Qui Brescia n.ro 201

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ph.
Claudio Amadei e Giulia Bussei

PORTATORI DI DONI

La tradizione di affidare a qualcuno il compito magico di portare dei doni ai bambini, ma non solo a loro, divide il popolo italico dal nord al sud e, se la sostanza non cambia, cambiano i protagonisti ossia i portatori di doni. In Sicilia e in altre regioni del sud i doni ai bambini li portano i morti. Le persone defunte si incaricano nella notte del giorno dei Santi che precede il due novembre di recapitare magicamente dall’aldilà, nelle case dove c’erano dei bambini, dolci, giocattoli e tanto altro. Ovviamente non a tutti ma a quelli che si erano recati al cimitero a far visita ai cari estinti portando fiori. In questo caso, contrariamente a quello che accade con gli altri portatori, non si fanno richieste e niente letterina. Si prende quello che arriva.

Salendo lo stivale, al centro Italia, va per la maggiore la Befana, quella che vola a cavallo della scopa e lascia i doni nelle calze appese al camino e passa nella notte che precede l’Epifania, giorno nel quale si ricordano i Re Magi e i loro doni a Gesù nella culla di Betlemme. La dipingono vecchia con il nasone e i foruncoli, ma in fondo è tanto amata.

Nel nord resistono due portatori di doni. In alcune città settentrionali, Bergamo e Brescia in primis, insieme ai territori dell’Alto Adige, resiste con grande attaccamento Santa Lucia. La martire a cui vennero cavati gli occhi che, con il suo asinello, porta ai bambini buoni i desideri scritti nella letterina, spedita presso la chiesa a lei dedicata. La notte tra il 12 e il 13 dicembre, bisogna lasciare sulla porta di casa una ciotola d’acqua e dell’avena per il ciuco - ma vanno bene anche i biscotti - e se non avrai commesso marachelle riceverai quanto richiesto, altrimenti lei ti lascerà un po’ di carbone…

In cima a tutti i “portatori”, però, c’è Babbo Natale, riconosciuto number one. Il vecchio barbagianni vestito di rosso, importato dall’America, anche se originario dell’Asia centrale come Santa Claus, gran bevitore di Coca Cola di cui è testimonial da sempre, ha, se non soppiantato ma di certo affiancato, gli altri della combriccola. È stato furbo, si è fatto un sacco di pubblicità, te lo trovi in tutte le trasmissioni in tv e prima di Natale si fa vedere ovunque…

Non ha resistito neppure il Gesù bambino che trattava in proprio i doni dei bambini di Milano.

Babbo Natale si è fatto spazio con il suo buffo ‘Ho Ho Ho’ e ci ha insegnato che buon Natale si dice Merry Christmas. La notte di Natale arriva lui giù per il camino bello, imponente, così americano, il primo supereroe della nostra infanzia e tanti saluti a Gesù nella stalla.

Alle altre due portatrici è stato lasciato spazio e, visto che non arrivano lo stesso giorno, ognuno è libero di scegliersi quello che preferisce. Il bambino furbo e digitale, scrive una e-mail a tutti e tre, anzi gli manda un reel su insta, chiede un sacco di cose perché sa che comunque ne riceverà la metà.

In compenso niente asinello per Santa Lucia, niente scopa per la Befana, e risparmiamo le renne anche a Babbo Natale. Per la consegna, va bene un corriere. Niente discesa dal camino, che del resto hanno ormai in pochi.

Di solito qualcosa arriva sia da Santa Lucia, sia da Babbo Natale e persino dalla Befana.

La cosa importante è crederci.

Vito Emilio Filì

PROTAGONISTI

Nel blu dipinto di blu di Claudio Amadei

Christmas Souk all’Albereta

Al MO.CA. per la festa dei vent’anni di qui Brescia

C’erano una volta le luminarie. Oggi è Christmas Design

A Pisogne

Luca Missori e la mostra dedicata alla Luna

Terrel James in mostra alla Galleria

Cadogan di Milano

Presentata la stagione 2025 del Teatro Grande

Ovdamatic: 50 anni di storia

Il 2024 con Lamborghini Bergamo e Milano

Luca Abete in tour nelle Unoversità

A Greta Martina il premio Bonaldi per l’Arte Enterprize

Beatrice ed Eleonora Casati: un pouf di design da materiale riciclato

Fotografi in fondo al mare: i premiati di MyShot

Juke Box di Silvia Mei alla Galleria Mangano di Cremona

Volti e Nomi una mostra su 40 anni di accoglienza

Avviato l’insediamento di alveari nella Valle di Astino

Architectur for dog in mostra da ADI a Milano

OSPITI DEL MO.CA E DEL MACOF, NEGLI

SPAZI DEL PALAZZO MARTINEGO COLLEONI DI MALPAGA, ABBIAMO FESTEGGIATO

I 20 ANNI DELLA NOSTRA RIVISTA

E LE 200 COPERTINE PUBBLICATE

Il videomessaggio augurale di Luisa Corna, copertina del primo numero di qui Brescia

VENT’ANNI CON VOI: 200 NUMERI, 200 EMOZIONI, 200 SORRISI.

Questo il sintetico resoconto di una bella festa, organizzata in modo perfetto da Tommaso Revera, grazie all’ospitalità dell’amico Renato Corsini nelle storiche e affascinanti sale dell’ex Tribunale in via Moretto oggi sede del Ma.Co.f, Centro della Fotografia Italiana, e del MO.CA — Centro per le Nuove Culture. Non poteva esserci location migliore per due motivi.

Il primo risale esattamente alla primavera del 2004 quando salivo lo scalone di quel palazzo per registrare il periodico qui Brescia presso la cancelleria del Tribunale. Un vero atto di nascita ufficiale che vide il debutto nelle edicole del neonato magazine nel giugno successivo. Il secondo motivo, che ci rende decisamente orgogliosi, è che la nostra voleva essere una festa dedicata alle persone ritratte nelle 200 copertine della rivista, nei vent’anni che abbiamo appunto festeggiato.

Le nostre 200 copertine hanno sempre avuto ospiti importanti, il meglio della gente di qui, appunto, fotografati da alcuni dei fotografi più quotati sulla piazza, foto d’autore, e come tali sono state accolte ed esposte all’ingresso del museo della fotografia dove sono stati in tanti a ritrovarsi, magari con qualche ruga in meno, in quelle immagini, ognuna delle quali ha lasciato un segno e non solo nel cuore del sottoscritto. E un segno lo hanno lasciato anche i tanti amici che hanno partecipato al piccolo evento e che negli anni hanno contribuito in modo determinante all’affermazione della nostra testata.

Ci scusiamo di non aver potuto invitare tutti quelli che sulle pagine di qui Brescia hanno lasciato la loro firma o pubblicato le migliori fotografie. Per tutti loro, che ancora ringrazio e che non posso elencare qui per questioni di spazio (sarebbero davvero tantissimi, più di 200), abbiamo in previsione una festa estiva… che lasceremo organizzare all’ottimo Tommaso ;-) che ha voluto e messo in piedi in modo ineccepibile il nostro evento dei vent’anni, il tutto con la brillante idea guida di accostare il mondo della fotografia alla nostra rivista che di fotografia vive. Il parcheggio al silos vicino. La navetta, una elegante vettura che faceva la spola tra il silos e Via Moretto. Lo scalone che porta all’accoglienza dove tre bellissime ragazze dell’agenzia di Elisabetta

Del Medico, da sempre nella nostra squadra, hanno accolto gli ospiti, condotti poi verso la sala convegni dove, dopo lo scorrere di un video che proiettava le 200 copertine realizzate, i miei brevi ringraziamenti e due parole molto gradite di Renato Corsini (una delle nostre copertine), hanno poi avuto modo di ammirare le due mostre in esclusiva: ‘Patrie Galere’, con fotografie di Uliano Lucas, Renato Corsini, Mauro D’Agati, Davide Ferrario e immagini scattate dai detenuti nell’ambito del progetto Ri-scatti, e l’esposizione ‘Nel blu dipinto di blu’, personale di Claudio Amadei, grazie a cui esplorare il rapporto tra luce e colore attraverso il celebre blu di Yves Klein.

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Diverse tra loro ma intense e in grado di generare comunque stupore. Presente anche l’autore Claudio Amadei che, insieme alla sua assistente Giulia Bussei, ha anche realizzato i fotoritratti che avete visto in queste pagine. Quindi un apericena molto apprezzato, innaffiato da ottimi vini gardesani e una gigantesca torta a forma del numero 20. Risate, ricordi, nuove conoscenze, un brindisi e, all’uscita, un panettoncino d’autore e due fuoriserie che ti aspettavano per ri portarti al parcheggio. What Else?

Un sentito ringraziamento a chi ha reso possibile questo evento: Banca Valsabbina, Forelli Pietro, OMR Automotive e RBM. Senza dimenticare il fondamentale apporto di Renato Corsini e Marta Pietrobelli

Un grazie anche ai partner ‘tecnici’ e a tutte le persone coinvolte: Ma.Co.f. Centro della fotografia italiana, MO.CA — Centro per le Nuove Culture e Brescia Infrastrutture che ci hanno ospitato; Claudio Amadei e Giulia Bussei per la realizzazione dei foto ritratti; Mery Saporito per la realizzazione del logo celebrativo; Sergio Nessi per le foto del ‘chi c’era’; Mirko Filippi per la creazione del video celebrativo; Luisa Corna (a cui abbiamo dedicato la nostra prima copertina) per l’affettuoso videomessaggio inviato; Daniela Busetti per il supporto creativo;

Boccon d’Oro (in particolare Fabrizio Pettinari e Federica Abbate) per il catering e il servizio; Perla del Garda (in particolare Giovanna Prandini) per la fornitura del vino; DaV Pastry Lab (in particolare la famiglia Cerea) per la fornitura dei cadeau pensati per i nostri ospiti; Dolceria Fatur (in particolare Matteo Comi) per la torta celebrativa;

Rossocorsa Brescia (in particolare Enrico Marcon) per il servizio courtesy car offerto ai nostri invitati; Valenti04 (in particolare Francesca, Eleonora e Ketti) per l’attività di call, recall, inoltro inviti e la grafica di quest’ultimi; Ila Malù (in particolare Ilaria) per l’allestimento del set fotografico e per il supporto nel confezionamento dei cadeau; Deejay Choice Eventi (in particolare Luciano Paitoni) per l’assistenza audio e la selezione musicale proposta Frizza Group (in particolare Davide Frizza) per il telo in micro sfere riflettenti su cui è stata posizionata la Maserati GranCabrio all’interno del chiostro; Image Time (in particolare Elisabetta Del Medico) per le ragazze dell’accoglienza e del guardaroba; Santi Eugenio Spa (in particolare Paola Santi) per il gentile prestito di appendiabiti e grucce; Brescia Mobilità (in particolare Nicola Plebani) per il parcheggio Autosilo 1; Bar Martha (in particolare Andrea) per averci custodito e tenuto in fresco le bevande; Pepenero home&flowers (in particolare Giuseppe) per la composizione floreale del set fotografico; Polizia Locale di Brescia per il tempestivo supporto fornito per il parcheggio.

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NEL BLU DIPINTO DI BLU

Da quando si è avvicinato alla fotografia, la cifra stilistica dell'operare di Claudio Amadei è sempre stata il connubio tra la luce e il colore. Convinto assertore della ricerca, talebano della perfezione e caparbio navigatore delle opportunità che le nuove tecnologie sono in grado di offrirci, Amadei, tra i suoi impegni professionali, si ritaglia spesso spazi di puro divertimento fotografico. Lo fa con quella stessa passione e entusiasmo che tanti anni fa lo hanno spinto a dedicarsi in modo continuativo al mondo, o meglio alla fabbricazione, delle immagini. Con quest'ultimo suo lavoro, fa una scelta minimale e esclusiva: quella di privilegiare un unico colore con il quale “giocare” per inseguire non solo una serie di begli scatti ma anche un percorso progettuale di forte impatto narrativo. “Nel blu dipinto di blu” non ci sta solo il mestiere, il consolidato rapporto con la fotografia di studio e una profonda conoscenza del mezzo; ci stanno anche colte ironie negli accostamenti e l'attenta mediazione tra il reale e l'inventato Il blu di Yves Klein, quello che venne definito “la più perfetta espressione del blu” e che da sempre contraddistingue la creatività di un genio anticipatore di fermenti artistici, nelle mani di Claudio Amadei diventa interpretazione monocroma del fare fotografia e testimonianza di maturità espressiva. La complicità professionale con il light designer Rocco Este è il valore aggiunto per un'esposizione che sa anche diventare fascinosa installazione.

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ALBERETA CHRISTMAS SOUK 2024

Sabato 23 e domenica 24 novembre è andato in scena in Franciacorta il Christmas Souk de L’Albereta nella consueta veste invernale all’insegna dello shopping natalizio Made in Italy e della solidarietà. Musica, brindisi, incontri, merende e cocktail per una grande festa ideata 20 anni fa da Carmen Moretti, vicepresidente di Holding Terra Moretti e anima del mondo Resort che fa capo alla sua famiglia. “Una ricorrenza importante – ha dichiarato – perché nel corso di questi anni il nostro Souk, nato nel Natale del 2004, è diventato un doppio appuntamento, estivo e invernale, che ci ha consentito di unire il bello e il buono abbracciando iniziative di solidarietà attraverso la valorizzazione delle boutique artigianali e degli atelier creativi. Sono semplici scelte di gusto, cose belle, come mi piace chiamarle, oggetti e prodotti che piacciono a me e che fanno stare bene anche gli altri. Spesso li scopro nei luoghi dove vivo, lavoro o viaggio, e spesso sono fornitori che abbiamo scelto per i rituali dei nostri Resort, dal tempo libero al sonno, dai decori floreali alle

essenze e candele per la casa, ma tutti hanno in comune quell’accuratezza e quel senso estetico che contraddistinguono il saper fare di noi Italiani e rappresentano uno dei cardini dell’identità del nostro Paese”. Il Christmas Souk si è snodato negli ampi ed eleganti spazi della Sala delle Feste [la Sala del Cielo, la Sala Dehors e la Sala delle Erbe] e proseguito nella Bottega di Mariella e nel caldo abbraccio dei ristoranti e del suo storico parco delle sculture. Più di 60 le boutique e gli atelier che hanno partecipato a questa edizione resa ancora più piacevole dalle proposte gourmand accompagnate da una selezione di vini Bellavista. In Piazza Dehors panettone, mele caramellate, caldarroste e vin brûlé, e poi due corner speciali con la Fonduta di formaggi e la Griglia di carni, tutto all’insegna di una produzione locale “buona, pulita e giusta”. L’Aperisouk nella Piazza delle Erbe con proposte della tradizione in abbinamento ai vini Bellavista ha concluso in musica il pomeriggio del sabato prima della consueta spaghettata delle 22:00, mentre nella giornata di domenica è stato il mondo incantato di una madrina d’eccezione, Chiara Maci, a scandire il tempo di sorprese, tra cui una Chiacchierata in Cerchio, moderata da Adelaide Corbetta, presidente di The Circle Italia, con la partecipazione di Maddalena Fossati, Chiara Maci, Carmen Moretti e Valentina Moretti, Monica Sarti e un Laboratorio Creativo che Chiara ha pensato per i più piccoli e per le loro famiglie. Un modo autentico per stare insieme imparando a realizzare le decorazioni del Natale con la tecnica del découpage. Non è mancato l’appuntamento gourmand della domenica con il brunch della tradizione nella panoramica Stanza 54. Più di 300, infine, i biglietti “solo vincenti” messi in palio per la beneficenza: tra i premi, vini, beauty routine, profumi, voucher spa e soggiorni a L’Albereta e a L’Andana. Anche quest’anno parte del ricavato delle due giornate è stato destinato a The Circle Italia Onlus che dal 2010 si impegna a favore delle donne che vivono in difficoltà.

IL 2025 DEL GRANDE

Dopo l’importante anno dedicato agli anniversari pucciniani, la Fondazione del Teatro Grande di Brescia ha presentato la programmazione 2025, con un ricco palinsesto suddiviso nei due semestri di Stagione. Da gennaio a giugno e da settembre a dicembre, il cartellone abbraccerà i diversi generi dello spettacolo dal vivo con una programmazione tra le più ricche degli ultimi anni: concerti, spettacoli di danza, progetti culturali e per le scuole, performance outdoor e progetti di confine tra le diverse discipline artistiche metteranno in dialogo tra loro ambiti culturali tra i più eterogenei.

IL 2025 DEL GRANDE

Grandi interpreti e formazioni di fama mondiale, ma anche giovani talenti saranno protagonisti nei magnifici spazi del Teatro Grande: la Sala Grande, il settecentesco Ridotto, il suggestivo Salone delle Scenografie e l’affascinante Sala Palcoscenico Borsoni.

La Stagione Opera e Balletto sarà come da tradizione collocata nella seconda metà dell’anno e avrà una presentazione dedicata nei prossimi mesi.

“La Stagione 2025 – ha affermato il Sovrintendente e Direttore Artistico Umberto Angelini – è una finestra sul mondo, sui grandi capolavori della storia della musica (la Quinta di Mahler, la Nona, la Quinta e la Sesta di Beethoven, le Quattro Stagioni di Vivaldi, il Magnificat di Bach) e sulle sue pagine meno conosciute, sui nuovi talenti come Arsenii Moon, vincitore del Concorso Busoni e del Premio Arturo Benedetti Michelangeli e sulle più importanti produzioni coreografiche. Una Stagione che ribadisce la centralità del Teatro Grande nel panorama nazionale, il suo concreto impegno nel contrastare la povertà educativa e la sua cura verso le fragilità e le marginalità sociali”.

La Fondazione del Teatro Grande riconferma inoltre l’attenzione verso temi importanti, come quelli dell’inclusione, dell’accessibilità e del turismo culturale individuando nuove occasioni per promuovere e valorizzare la bellezza della musica, dell’arte e della danza anche al di fuori della cornice prestigiosa degli spazi del Teatro. Il 2025 vedrà il ritorno del progetto Il Grande in Provincia, in collaborazione con la Provincia di Brescia, con la Fondazione Provincia di Brescia Eventi e con le diverse realtà del territorio che partecipano all’iniziativa, con l’obiettivo di dar vita a una nuova edizione capace di portare grandi voci e grandi interpreti in alcuni suggestivi luoghi della nostra provincia. La rassegna – diventata negli anni uno dei momenti più attesi della programmazione estiva bresciana – giunge quest’anno al traguardo dei 10 anni, un impegno che ha consentito di creare nuove occasioni di valorizzazione territoriale, portando il pubblico in piccoli borghi, antiche pievi, suggestivi scorci naturalistici e tesori architettonici meno conosciuti. Nell’ambito dell’inclusione, si confermano nella Stagione 2025 il progetto OPEN. Il Grande accessibile – vincitore del Premio Cultura + Impresa 2024 e dedicato alle persone con disabilità sensoriali e cognitive – il lavoro sulla rete Grande Comunità che, partecipata da 18 soggetti, diffonde la bellezza della musica anche alle persone più fragili coinvolgendo realtà del sociale della città, e gli appuntamenti di Dance Well rivolti prevalentemente alle persone che convivono con il Parkinson che ogni settimana si ritrovano negli spazi del Teatro per le lezioni di questa pratica di danza che ha l’obiettivo di migliorare il benessere fisico e psicologico dei partecipanti.

Per il 2025 la Fondazione sarà inoltre impegnata nell’attività di valorizzazione dei propri spazi: oltre alle aperture del fine settimana del Caffè del Teatro Grande – Berlucchi (sabato e domenica dalle 10.00 alle 20.00), che contempleranno anche alcuni venerdì sera con gli Aperitivi in jazz, il Teatro aprirà le sue porte ai visitatori offrendo loro la possibilità di scoprire la storia e gli aneddoti che hanno reso il Grande celebre in tutto il mondo attraverso un ventaglio di percorsi per tutte le età. Questi appuntamenti saranno occasione per far conoscere al pubblico anche l’importante impegno nella conservazione e nel restauro degli spazi del Teatro che la Fondazione ogni anno mette in atto.

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna

Procuratore emerito della Repubblica

LA FUNZIONE PEDAGOGICA DEL MITO

IL MITO COME ESPERIENZA DI VITA

Il difficile mestiere (dal latino ministerium, servizio, servitore) del vivere si può compiutamente imparare solo armonizzando le esigenze logico-razionali con la componente spirituale, emotiva e creativa.

Per questo, sin dal suo venire alla luce, ogni essere vivente, di per sé individuo indivisibile e separato dal resto del mondo, cura la sopravvivenza affidandola al proprio ego identitario. Di conseguenza, ciascuno a suo modo e quale “animale sociale” cerca di adattarsi al contesto naturale e artificiale che lo circonda, e quindi si organizza per integrarsi nella comunità dei suoi simili attraverso lo scambio del sapere teorico e l’esperienza pratica.

Essendo però anche “persona” (dall’etrusco, maschera), l’essere umano - per conquistare il livello di pari dignità - è interessato a smascherarsi per rappresentare all’esterno ciò che si agita nel proprio complicato laboratorio interiore. Ciò al fine di consolidare la dimensione relazionale con gli altri, recitando la propria parte di attore sul palcoscenico della vita.

Questo atto di amore richiede anzitutto lo sforzo di scandagliare e approfondire la conoscenza di sé come ancora consiglia la massima “gnothi seautón” (conosci te stesso) inscritta sul fronte del tempio di Apollo a Delfi. Tuttavia, per quanto possa essere evoluto e riflessivo, l’uomo della modernità avanzata si vede costretto a convivere in una quotidianità indaffarata e poco ospitale, per non dire conflittuale, come in modo diverso si verificava anche nel passato. Ci troviamo pertanto un po’ tutti immersi e intrappolati in una civiltà imbarbarita dalla disgregazione delle reti di solidarietà sociale. Le quali, a loro volta, sono asservite agli imperativi della logica di mercato, della razionalità tecnica e della comunicazione superficiale, spesso aggressiva e violenta.

IL MITO È ANCORA UTILE?

I sopra citati richiami sono peraltro comprovati dal fatto che, pur essendosi ormai spenti i fari dei grandi ideali, gli stessi bambini nativi digitali cercano di soddisfare la loro istintiva curiosità ascoltando con stupore le fiabe raccontate dalla mamma; imparando così, attraverso un linguaggio semplice e genuino, a distinguere la realtà dalla fantasia. E quindi a dominare le paure, i pregiudizi e le convenzioni con cui i grandi ostacolano la loro libera crescita, inibendoli nel contempo ad affrontare con coraggio le difficoltà e le sfide della vita.

Altrettanto dovrebbe inoltre verificarsi nei confusi attuali contesti di famiglia e nella male in arnese arena della scuola: istituzioni entrambe deputate - sulla carta! - a educare e a insegnare ai ragazzi in primis l’impegno ad evadere dalla buia prigione dell’ignoranza (vedi il noto mito della caverna raccontato da Socrate al discepolo Platone).

Infine, quanta attenzione gli adulti (sedotti da ben altro e contagiati in particolare dall’idolatria del denaro) riservano oggi al mito?

La risposta, al riguardo, risulta ancor più complicata dal fatto che, come per la storia del passato e ancora a maggior ragione oggi, il racconto dell’attualità dominata dal mondo virtuale risulta sempre più lontano dal vero; ciò in quanto le notizie sono riportate e diffuse in base alla virtù della memoria, comunque affidata a narrative di parte.

Nasce da qui una persistente importanza di recuperare e coltivare, in ogni fascia di età, il mito inteso come forza orientata alla sostanza delle cose e perciò educativa, informativa e formativa.

Pertanto, per superare il permanente destino di scontro tra l’io e il noi, ossia tra la solitudine e la fratellanza, la stessa cultura greca aveva puntato molto sulla forza evocativa del mito (favola, racconto). Uno strumento culturale ritenuto a ragione capace di sintetizzare e di raccontare, in forma favolistica e allegorica, l’intricata relazione tra il bene e il male. È infatti noto che il racconto aiuta a conoscere e ad amare l’esperienza della vita universale e individuale, collegando la memoria del passato con il presente, nel perenne replicarsi della storia. Allo stesso modo, sul versante etico-morale le parabole dei Vangeli raccontano e raccomandano, con la suggestione di esempi facilmente comprensibili, i valori religiosi e le finalità ultime della nostra precaria esistenza.

Appare allora determinante la ricerca di un modus vivendi, capace di inglobare la retorica manipolatoria della civiltà artificiale nel perimetro dei bisogni valoriali di crescita e di progresso. Anche al fine di evitare, per il futuro, il predominio di scalcagnati spocchiosi cavernicoli, che si affacciano all’orizzonte privi di consapevolezza logica, etica e creativa. Soggetti pertanto inadatti a realizzare, con un uso saggio e calibrato delle nuove tecnologie, una umanità aumentata; capace cioè di assicurare l’equilibrio tra i principi di libertà e giustizia e tra la verità e il falso, nel quadro del sempre più necessario primato dell’uomo.

Appunto quello invano cercato dal filosofo greco Diogene, detto il Cinico (412-323 a.C.), che fu visto un giorno per le vie di Atene, in pieno mezzogiorno, camminare con una lanterna in mano dicendo: “Cerco un uomo”.

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BEST OF 2024

Riavvolgere il nastro in casa Lamborghini Bergamo e Milano significa riportare la mente a un susseguirsi di eventi, che sono lo scenario privilegiato per incontrare i clienti e far vivere loro intense emozioni, complice la presenza di auto meravigliose. Il dealer rappresenta il trait d’union tra l’head quarter di Sant’Agata Bolognese e la clientela, avendo l’arduo compito di instaurare e coltivare relazioni di valore. Creare senso d’appartenenza e coinvolgere in magiche esperienze sono solo alcune delle sfide con le quali le concessionarie Lamborghini Bergamo e Milano – due dei sei dealer officiali in Italia (quella orobica

LA FINE DELL’ANNO COINCIDE CON UN PERIODO DI ANALISI, IN CUI SI PERCORRE QUANTO SVOLTO, FACENDO TESORO DELLA BELLEZZA SPERIMENTATA

In collaborazione con Lamborghini Bergamo e Lamborghini Milano

è la più storica, presente sul territorio dal 2008) ed entrambe facenti parte di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia - hanno a che fare ogni giorno.

REVUELTO PROTAGONISTA

Protagonista indiscussa del 2024 è stata Revuelto, la prima supersportiva ibrida HPEV (High Performance Electrified Vehicle) della casa del Toro, che vanta 1015 CV, un motore V12 a combustione interna, tre motori elettrici e un cambio elettrico trasversale a doppia frizione.

Gianmaria Berziga, Direttore Generale di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia

LA BAIA DI PARAGGI

Il 25 giugno Lamborghini Bergamo ha organizzato la presentazione ufficiale presso il proprio showroom, trasformato per l’occasione in un giardino con uno scenografico allestimento floreale e lounge di design.

La flying dinner e lo showcooking stellati nonché le raffinate performance musicali hanno intrattenuto i clienti in una serata all’insegna dell’eccellenza. Il 09 luglio, è stata la volta di Lamborghini Milano, che ha scelto la suggestiva baia di Paraggi per ospitare il lancio ufficiale dell’auto. Un’esclusiva serata in riva al mare, allietata dalle note gourmet della Langosteria e da eleganti performance artistiche. Infine, un test drive, ospitato lo scorso 15 ottobre nell’atmosfera charmant de La Cantalupa, grazie al quale i clienti si sono messi alla guida della Revuelto, sotto l’egida di un pilota Lamborghini Squadra Corse, che ha fornito loro spiegazioni e preziosi suggerimenti.

BULL RUN

Per alimentare la relazione con i clienti, Lamborghini Bergamo e Milano organizzano anche diversi raduni, tecnicamente definiti Bull Run. Amichevoli occasioni di incontro in cui il giro in macchina diventa l’opportunità per vivere esperienze indimenticabili. A troneggiare, il Movember: il raduno organizzato lo scorso 9 novembre, a sostegno dell’omonimo movimento internazionale per la prevenzione delle patologie maschili. Scenario d’eccezione, il lago di Garda con Gardone Riviera. Presso l’Eden Reserve i clienti hanno potuto sperimentare un adrenalinico volo in elicottero sul basso Garda, una watch masterclass a cura di Verga 1947 (storica orologeria di Milano) e autentiche lezioni di stile a cura e con la prestigiosa presenza di Maurizio Marinella (terza di quattro generazioni del celebre marchio di cravatte E. Marinella).

BEST OF 2024

GLI

APPUNTAMENTI DEDICATI AL SERVICE

L’agenda dei due dealer vanta anche appuntamenti dedicati al service dove le auto sono le vere protagoniste. A maggio e a ottobre le concessionarie organizzano le service clinic, giornate nelle quali i clienti possono usufruire di un check up gratuito della vettura. La sessione di ottobre si è contraddistinta per la presenza di due partner prestigiosi: Pirelli e E. Marinella. Pirelli ha illustrato le caratteristiche degli pneumatici, puntando l’attenzione sulle differenze tra prodotti invernali ed estivi. E. Marinella ha portato note glamour, realizzando cravatte dal vivo e spiegando tecniche, segreti e aneddoti legati a questo accessorio.

Generare eccellenza all’insegna dell’autenticità è l’obiettivo delle due concessionarie. L’anno nuovo è ormai alle porte e le idee sono in fermento. Lamborghini Bergamo e Milano stanno già scaldando i motori per un 2025 brave, unexpected e authentic.

Lamborghini Bergamo

Via Piemonte, 12 - Azzano San Paolo (BG) Lamborghini Milano

Viale Renato Serra, 61 - Milano

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POLITICANDO

L’OGLIO NON DIVIDE MA UNISCE

Giusto per entrare nel clima festivo natalizio. Ho partecipato a tutte quelle cene di studio, di amici, che sempre desiderosi di avermi come ospite mi hanno invitato, tra Bergamo e Brescia e le loro province. Ho potuto assaggiare i tipici piatti che ci accomunano, bergamaschi e bresciani, simili ma differenti, come lo sono le due città e le genti che ci vivono. Se non si parla delle “differenze” calcistiche che vedono il Brescia nelle retrovie e l’Atalanta in cima al campionato e vincitrice in Europa, per tutto il resto siamo abbastanza allineati.

Se mi trovo a Brescia devo dire che ne invidio la viabilità. Qui c’è stato il coraggio di aver realizzato vent’anni prima di Bergamo le tangenziali, le bretelle di raccordo, il ring intorno alla città, la metropolitana, il centro senza macchine ma tutto è pratico e scorrevole nel contesto generale. Insomma, se non un dieci almeno un otto è meritato. La BreBemi ha decongestionato il traffico da Sud sulla A4. Però la città vecchia ha risentito un po’ della noncuranza, a differenza di Città alta a Bergamo tirata a lucido, mentre la città dei Mille per il traffico urbano ed extra merita un inappellabile 4. C’è da dire che finalmente gli imprenditori di Bergamo hanno avuto un colpo di reni che ha portato in breve tempo a rifare completamente lo stadio cittadino adattandolo alle necessità sia calcistiche, sia ambientali e soprattutto commerciali, rilanciando un quartiere un po’ obsoleto.

Caravaggio di Orio, sta preparando offerte che non potranno essere rifiutate).

Se Brescia non convincerà i veneti che detengono la maggioranza del D’Annunzio di Montichiari ad accettare una collaborazione, quest’ultimi si troveranno con tante strade ma isolati.

Grazie alla famiglia Percassi. Oltre a ciò, verso l’uscita della città verso le Valli, gli eredi del Cav. Domenico Bosatelli hanno da poco inaugurato un intero nuovo quartiere, ChorusLife, 70 mila metri quadrati a disposizione della città con parcheggi, arene per teatro e spettacoli, palazzetto per gli sport, negozi, un bellissimo Hotel Radisson e tante altre cose, proprio in un’area strategica soprattutto perché accanto alla nuova ferrovia leggera che, dalla Stazione di Bergamo sale per la Val Brembana, sperano possa arrivare fino a San Pellegrino, dove a breve inizieranno i lavori di ristrutturazione del Grand Hotel da parte di un fondo californiano. Forse essere stati capitale della Cultura ha dato una sveglia e stiamo tentando di uscire dal provincialismo. Se Bergamo è indietro come viabilità è avanti con l’aeroporto. A Orio sbarcano 16,5 milioni di passeggeri, mentre Montichiari langue. Si spera però ancora per poco perché Sacbo (la società che gestisce il

Brescia e Bergamo devono fare squadra e superare la visione strabica di Bergamo verso ovest e di Brescia verso est. Guardiamo al centro e mettiamo in cantiere un super spiedo bresciano accompagnato da un Valcalepio e da una buona taragna condita con il Branzi e il Bagoss e il burro di entrambe le malghe. Che ne dite? Non sarebbe un bel regalo di Natale per tutti quanti? Condividere il lago d’Iseo, le sue superfici per la navigazione ed il volo come a Costa Volpino, valorizzare la montagna che ci abbraccia da Nord e la bassa pianura con i suoi castelli, le sue tradizioni senza dimenticare la cucina ed il vino… Uniti si vince e non ci ferma nessuno, dalle Prealpi al Po. Godiamoci l’inizio di questo inverno che ci vede abbastanza contenti e sereni in casa nostra, perché invece in giro per il mondo, non ce la si passa bene, proprio per niente. Non parliamo di politica ora, perché ogni giorno ne succede una sempre più grossa, dopo ciò che già sappiamo di Gaza e Israele, ora si aggiunge la Siria, la Corea del nord e la fragilità della Francia che ha il doppio del nostro spread, quasi in default senza governo… Si sono italianizzati e loro, sempre grandeur, ci hanno superato anche in questo. Che dire poi della Germania, poverina, da locomotiva a ultimo carro del treno europeo, banche e industria dell’auto kaput (glielo avevamo detto, ma...).

Infine l’Europa a democrazia alternata… Romania, Georgia, lasciamo perdere… Aspettiamo con serenità che il Santo Natale con il Redentore si affacci piano piano e, come ogni anno, speriamo che ci porti un po’ d’amore e di serenità, la felicità sarebbe anche troppo. Un grande augurio a tutti gli uomini di buona volontà. Buon anno 2025, è già passato un quarto di secolo dallo scorso se solo pensiamo che nel 2000 il mondo a causa di un bug informatico sarebbe finito… Invece siamo qua sempre più speranzosi e bizzarri.

Nella foto a Ponte di Legno la nascita del Fiume Oglio.

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C’ERANO UNA VOLTA LE LUMINARIE

ADESSO È CHRISTMAS DESIGN

FLOWING COLORS. La scultura luminosa è composta da una serie di elementi accostati l’uno all’altro e disposti in una forma circolare. Il gruppo di luci inizia ad illuminarsi con un colore uniforme. Un solo elemento è bianco e “ruota” lungo il cerchio lasciando dietro di sé un nuovo colore che, poco a poco, sostituendosi al precedente, riempie l’intero cerchio. Una volta ultimato il giro, la trasformazione dell’opera prosegue dando all’intero complesso di luci un nuovo colore e così via, lentamente ma a ciclo continuo. I colori stessi si proiettano e si amplificano sugli alberi circostanti suggerendo simbolicamente il rinnovamento della natura, attraverso una quinta luminosa pronta a lasciare senza fiato gli spettatori. L’installazione è in evoluzione dinamica e questo accentua l’idea di metamorfosi.

Flowing Colors, voluta da A2A SpA in collaborazione produttiva con IDRA Teatro e realizzata dal designer Stefano Mazzanti, è esposta all’interno del Giardino di Piazza Cavour, a Bergamo bassa

Chiamarle luminarie fa un po’ sorridere e, a chi è nato da un po’ di anni, verranno in mente quegli sfigati lampioncini, quelle stelline striminzite, le fioche campanelle e quelle file di luci che qualche volta lampeggiavano nel buio e che decoravano le vie della città con fili appesi da una casa all’altra dall’inizio di dicembre fino all’Epifania.

In qualche paesino le mettono ancora ma nelle città oggi impera il Christmas Design, interpretazione contemporanea del medesimo intento di accendere di luce la città e divertire l’animo di chi le guarda. Oggi le tecnologie offrono soluzioni impensabili ai tempi delle prime lampadine di Edison: laser, led e neon sono strumenti molto flessibili e, il desiderio di illuminare in modo creativo vie e piazze, palazzi e alberi, è diventata territorio di conquista di artisti, anche di grande fama, Pistoletto su tutti, solo per ricordare le sue installazioni a Montisola in occasione della Capitale della Cultura l’anno scorso. Per riuscire a capire bene cosa sono le luminarie non c’è niente di meglio che parlare della loro storia e delle loro origini. Da quando venivano utilizzate solo lampade ad olio e candele fino alle luminarie come le conosciamo oggi.

Brescia

LE ORIGINI DELLE LUMINARIE

La storia delle luminarie ha origini lontanissime che risalgono al XVII secolo. Durante le feste dell’epoca si era soliti utilizzare fonti di luce per conferire un senso di allegria e calore. Le decorazioni delle feste erano costituite dalle “parature”. Si tratta di pali in legno sui quali venivano appesi bicchieri contenenti olio. Dopodiché, grazie all’invenzione della lampadina da parte di Edison, tutto è diventato più semplice. Da quel momento in poi l’evoluzione è stata incredibile nella concezione delle luminarie, un patrimonio artistico che ha le sue radici nella tradizione barocca delle città del Sud Italia.

Bergamo

Bergamo

Bergamo

Brescia
Brescia

IL SIMBOLISMO DELLE LUMINARIE

Luci, candele e torce sono da sempre state a stretto contatto con la spiritualità e la religione. Nelle chiese, nei templi e in generale in tutti i luoghi di culto, questo tipo di illuminazioni hanno sempre avuto un forte ruolo simbolico, in particolare nei paesi di tradizione cattolica.

La luce, infatti, era vista come l’essenza di Dio e come personificazione di Cristo che muore e poi resuscita. Le luminarie sono un simbolo religioso e nascono nell’ambito della celebrazione dei Santi. Negli anni ‘30 si assiste alla loro evoluzione e, di conseguenza, alla nascita delle prime luminarie come le conosciamo oggi. Iniziano a diffondersi soprattutto nei paesi del sud Italia dove la tradizione delle feste patronali è molto sentita.

Al giorno d’oggi, le luminarie salentine rappresentano una forma d’arte. Non si tratta di semplici decorazioni, ma di architetture ricercate che creano corone, altari, troni, archi e cupole che sono invidiate in tutto il mondo.

LE LUMINARIE OGGI:

DA SIMBOLI RELIGIOSI

A FINI COMMERCIALI

Lo splendore delle luminarie natalizie, con il passare degli anni, ha fatto il giro del mondo. È arrivato fino a paesi come Stati Uniti, Giappone, Qatar e Russia.

Queste opere sono richieste non solo per illuminare durante il Natale o le feste, ma anche per mettere in risalto gazebo e giardini.

Il potere delle luminarie è quello di trasformare i luoghi più disparati in posti incantevoli. Noi di Gasparotto possiamo offrire al cliente infinite opportunità di installazione, consulta il nostro catalogo qui e scopri la nostra ampia offerta di luminarie natalizie. Grazie alla nostra continua ricerca per soddisfare i più alti standard tecnologici, siamo in grado di accontentare tutte le richieste dei clienti. Abbiamo investito per i materiali più di qualità: tra questi la fibra di vetro è il nostro fiore all’occhiello, visita questa la sezione dedicata per saperne di più.

Brescia

COLESTEROLO? DA NON DEMONIZZARE, ECCO PERCHÉ È INDISPENSABILE PER IL NOSTRO ORGANISMO

PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ

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Dr. Haim Reitan Direttore Sanitario Studio Medici Associati

Considerato fra i principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, il colesterolo viene costantemente demonizzato e visto come un elemento di pericolo. In realtà questo composto organico, appartenente alla famiglia dei lipidi complessi steroidei, svolge delle funzioni importantissime nel nostro organismo, pertanto è scorretto identificarlo come un “nemico”. Oltre ad essere uno dei mattoncini che costituiscono le membrane di ogni cellula, il colesterolo è un precursore di vitamina D, sali biliari e di ormoni steroidei nell’uomo e nella donna.

Colesterolo, come abbassare il temuto LDL. Occhio alla soglia di pericolo che cambia Intervistata da La Gazzetta, la dottoressa Cristina Tomasi ha cercato di chiarire il ruolo del colesterolo nel corpo umano. La percezione di questo composto organico come pericolo è ormai radicata nella società dopo anni e anni passati a elencare i rischi correlati a livelli altimissimi di concentrazione nel sangue. Il colesterolo è però fondamentale per l’organismo umano, dunque è impossibile rinunciarvi. Per capire quanto sia importante, basti pensare che il nostro corpo riesce a sintetizzarlo da solo, laddove riscontrasse delle carenze. In questo caso è il fegato a produrlo.

“È una componente chiave della membrana cellulare, le conferisce flessibilità e struttura. È indispensabile per la sintesi di ormoni fondamentali come testosterone, estrogeni, progesterone e cortisolo, oltre che per la produzione di vitamina D; è la base della bile, una sostanza che aiuta a digerire i grassi e assorbire vitamine liposolubili come A, D, E, K. È anche centrale per il nostro sistema nervoso: circa il 25% del colesterolo corporeo si trova nel cervello, concentrato nelle sinapsi e nella mielina, elementi fondamentali per la comunicazione tra le cellule nervose e per la memoria”, ha spiegato la dottoressa, ricordando tutte le preziose funzioni svolte dal composto.

Altra funzione fondamentale è quella relativa al nostro sistema immunitario. Il colesterolo ci aiuta a combattere le infezioni, favorendo il nostro recupero. Recenti studi hanno inoltre dimostrato che una carenza di questo composto viene associata a un maggiore rischio di morte per cancro.

Il nostro corpo è in grado di regolare i livelli di questa sostanza.”La quantità sintetizzata è inversamente proporzionale a quella assunta con la dieta. Il fegato è il principale regolatore: produce colesterolo e lo utilizza per creare la bile. Una volta nell’intestino, circa il 95% della bile viene riassorbita, perché il corpo non spreca questa preziosa risorsa. È un processo complesso e altamente efficiente, che coinvolge fino a 42 reazioni biochimiche”, ha precisato la dottoressa. Ben più attenzione deve essere prestata agli zuccheri, veri responsabili di tante malattie che colpiscono l’essero umano. “Quando assumiamo zuccheri in quantità eccessive, i livelli di glucosio nel sangue salgono rapidamente. Il corpo risponde producendo insulina, l’ormone che permette al glucosio di entrare nelle cellule per essere utilizzato come energia. Quando questa situazione si ripete spesso, le cellule diventano meno sensibili all’insulina: è l’inizio della resistenza insulinica. Il pancreas deve perciò produrre sempre più insulina per ottenere la stessa risposta. I livelli alti di insulina non solo promuovono l’accumulo di grasso, ma creano anche uno stato di infiammazione cronica nel corpo”, ha aggiunto.

Per mantenersi in salute, quindi, sarebbe meglio evitare gli zuccheri e i carboidrati raffinati.

In questo modo si va a ridurre il processo infiammatorio. “Non sono i grassi animali a metterci in pericolo, ma il modo in cui la nostra dieta moderna, ricca di zuccheri, altera l’equilibrio metabolico”, ha concluso.

IDENTIFICATO POTENZIALE BIOMARKER

Attraverso un semplice tampone orale su alcune donne in gravidanza, un team guidato da Michael Skinner, della Washington State University, ha identificato un potenziale biomarker epigenetico per rilevare precocemente la preeclampsia, una condizione che spesso porta a parti prematuri. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Environmental Epigenetics.

Si stima che la preeclampsia causi circa l’8%-10% delle nascite pretermine. Il sintomo più evidente è rappresentato da un’elevata pressione sanguigna, che però si manifesta solo nel secondo trimestre di gravidanza. A volte la preeclampsia può passare inosservata fino a quando non diventa un’emergenza.

Lo studio

Il team della Washington State University, dopo il parto, ha prelevato cellule materne attraverso tamponi effettuati su 49 neomamme. Di queste, 13 avevano sofferto di preeclampsia e avevano avuto un parto prematuro. Il resto delle neomamme non aveva manifestato preeclampsia, anche se 23 avevano partorito prematuramente, mentre 13 avevano avuto regolari parti a termine. I ricercatori hanno quindi analizzato le cellule per cercare eventuali modifiche epigenetiche. Il team ha scoperto, così, che le madri con preeclampsia presentavano 389 modifiche epigenetiche nelle aree di metilazione del DNA.

GRAVIDANZA E COMPLICAZIONI AORTICHE: UN RISCHIO DA NON SOTTOVALUTARE

Un ampio studio condotto in Taiwan, recentemente puvbblicato sull?Euroean Heart Journal, ha evidenziato un’associazione significativa tra gravidanza e complicazioni aortiche, analizzando il loro impatto su madri e neonati i ricrcatori hanno utilizzato i dati del Taiwan nationale Health insurance Research Data base esaminado oltre 4,7 milioni di gravidanze tra il 2000 e il 2020. Le analisi hanno rilevato che il tasso i incidenza delle complicazioni aortiche durante il periodo di vulnerabilità (dalla gravidanza fino ad un anno dopo il parto( era di 1,19 per 100 mila gravidanze, quasi tre volte superiore rispetto al periodo di ocntrollo (IRR 2,86, P <.001)

Queste modifiche non sono state riscontrate nelle madri senza preeclampsia. Inoltre, le modifiche si sovrapponevano solo per un 15% con l’epigenetica delle madri che avevano avuto un parto pretermine, ma non avevano ricevuto una diagnosi di preeclampsia. Questo aspetto ha fatto ipotizzare ai ricercatori che le modifiche epigenetiche fossero correlate in modo specifico alla condizione di preeclampsia.

“Avere un biomarker per la suscettibilità alla preeclampsia può aiutare a definire pratiche di gestione clinica nel primo trimestre e all’inizio del secondo, che potrebbero ritardare una nascita pretermine”, ha concluso Skinner.

Questi eventi risultano essere un fattore di rischio significativo, con conseguenze gravi sia per la madre sia per il neonato.

Le madri che hanno sperimentato eventi aortici durante la gravidanza o il post partum hanno mopstrato un tasso di mortalità più alto rispetto a quelle senza eventi (6,3% contro 0,6%, P< .001) sottolineando l’impatto su entrambi i soggetti coinvolti.

Lo studio sottolinea l’importanza di una dignosi precoce e di un attento monitoraggigo delle donne a rischio di eventi aortic, soprattutto in presenza di disturbi ipertensivi durante la gravidanza, anamnesi familiare positiva o patologie aortiche preesistenti. Identificare tempestivamante queste condizioni può prevenire complicanze potenzialemte fatali, miglirando gli esiti sia per le madri. sia per ineonati. I risultati offrono una nuova prospettiva sulla necessità di maggiore consapevolezza e prevenzione delle complicazioni cardiocascolari in gravidanza, richiamando l’attenzione su un problema spesso traascuraro ma di estrema rilevanza clinica.

OVDAMATIC CINQUANT’ANNI DI STORIA

Una storia che viene da lontano. Fondata nel 1974 da parte di Giorgio Turotti per iniziare una nuova avventura imprenditoriale insieme ad altri soci. Radicata alle proprie radici, fiera delle proprie origini ma sempre proiettata verso il futuro. È questa l’essenza di Ovdamatic S.p.a., che nel 2024 ha festeggiato le sue nozze d’oro nel Vending.

Ovdamatic che, lungo 50 anni di crescita aziendale, ha fatto dell’eccellenza organizzativa e del proprio servizio l’orizzonte a cui tendere. Una gestione grande nei numeri ma, soprattutto, grande ed illuminata nella sua struttura, nel suo modo di concepire un Vending di qualità, nella sua capacità di abbinare la praticità a una visione del settore legata all’innovazione e allo sperimentare per segnare nuove strade e nuovi business.

Una cultura aziendale fondata sulle persone, sulla responsabilità, sul rispetto e sulla crescita condivisa. Grazie alla sua capacità di costruire relazioni autentiche, l’azienda è cresciuta anno dopo anno, affrontando con coraggio le sfide di un mercato in continua evoluzione mantenendo al centro il valore della persona.

Dott. Pierpaolo Turotti

Le premiazioni nel corso dell’evento celebrativo del 50° di Ovdamatic

Ovdamatic, in occasione del suo 50° anniversario, ha presentato il suo primo bilancio di sostenibilità. Un documento che racchiude il percorso di un’azienda storica verso una crescita responsabile e sostenibile. Lanciato come parte di una strategia di rinnovamento, il bilancio riflette l’evoluzione del settore della distribuzione automatica, trainata dall’innovazione tecnologica e dalla crescente sensibilità verso l’ambiente. Ovdamatic ha strutturato il bilancio intorno a quattro pilastri fondamentali: Organizzazione, Diritti Umani, Ambiente e Comunità, principi cardine che guidano ogni attività del gruppo. Tra i traguardi raggiunti spiccano la riduzione delle emissioni di CO2 grazie all’utilizzo di distributori automatici certificati, mezzi a metano e la promozione di prodotti a Km 0. L’adesione al progetto RiVending garantisce il riciclo di bicchieri, palette e bottiglie in plastica, trasformandoli in nuovi prodotti. Parallelamente, con oltre 4.000 ore di formazione annuale, Ovdamatic investe nello sviluppo professionale dei suoi dipendenti, promuovendo nel contempo la parità di genere. L’azienda si distingue anche per il lancio di soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Tra queste, i distributori 4.0 interconnessi, dotati di sistemi di telemetria per ridurre i fermi macchina, e il progetto OVDA Green, che introduce alternative sostenibili alla plastica come bicchieri in R-PET e mescolatori riciclabili.

Bilancio 2023

Fatturato: 23,4 milioni di Euro + 13,5% rispetto all’anno precedente

Parco clienti: 8.500 unità - Organico 120 addetti

Bilancio 2024

Fatturato previsto circa 25 milioni di Euro + 7% rispetto all’anno precedente

Parco clienti 9.000 unità - Organico 130 addetti

IL PERCORSO DELLE CERTIFICAZIONI

1999 - UNI EN ISO 9001

2015- 2012 - TQS VENDING

2013 - UNI EN ISO 22000

2005 - 2018 – DECRETO LGS 231/2001

2020 - UNI ISO 45001:2018

2020 - UNI EN ISO 14001:2015

2024 - ISO 14064:2019

Pierpaolo Turotti, CEO del Gruppo, sottolinea: “Questo bilancio non è solo un documento, ma una promessa verso i nostri stakeholder. Siamo determinati a integrare sostenibilità e innovazione in ogni aspetto del nostro lavoro, continuando a crescere responsabilmente”. Ovdamatic si impegna anche nel supporto alle comunità locali, con iniziative come la Officina del Caffè, che favorisce il reinserimento lavorativo dei detenuti, e il sostegno a eventi benefici come il progetto Adisco e il Camozzi Open, torneo internazionale di tennis in carrozzina. OVDAMATIC

2024 - UNI/PdR 125:2022

2024 – ECOVADIS RATINGS

GRETA MARTINA

FOSSI IO TECO; E

PERDERCI NEL VERDE

La dodicesima edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize, l’importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30 ideato dalla GAMeC nel 2003 con il sostegno del Gruppo Bonaldi, e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi, è stata vinta da Greta Martina e dal progetto di mostra Fossi io teco; e perderci nel verde.

La giuria, presieduta dal Direttore della GAMeC Lorenzo Giusti e composta dall’artista Isaac Julien e da Alia Swastika, Direttrice della Biennale di Jogja e co-curatrice della 16a Biennale di Sharjah, dopo aver approfondito con ciascuno dei candidati i progetti di mostra in concorso, all’unanimità ha deciso di assegnare il Premio al progetto Fossi io teco; e perderci nel verde della curatrice Greta Martina, che coinvolge gli artisti Attila Faravelli (1976, Italia); Enrico Malatesta (1985, Italia); Felicity Mangan (1978, Australia); O Thiasos TeatroNatura: Sista Bramini (1958, Italia), Camilla Dell’Agnola (1987, Italia), Nora Tigges (1973, Italia); Umberto Pellini (1995, Italia); Nicola Ratti (1978, Italia); Lorenzo Silvestri (1999, Italia); Valentina Viviani (1991, Argentina).

Fossi io teco; e perderci nel verde è un invito a riscoprire il legame con la natura attraverso la meraviglia, la cura e la responsabilità. Traendo ispirazione dagli scritti di Aldo Leopold e di Giovanni Pascoli, il progetto incoraggia un abbandonarsi al verde, articolandosi tra opere, laboratori e performance negli spazi espositivi della GAMeC e nei dintorni di Bergamo. L’istituzione d’arte diviene un luogo in cui lo stupore tipico dell’infanzia incontra la consapevolezza dell’età adulta, andando a creare uno spazio di relazione, partecipazione e riflessione collettiva.

La giuria ha particolarmente apprezzato la cura del progetto nel porre enfasi sugli aspetti di partecipazione e responsabilità nel rapporto tra le comunità naturali umane e non umane. La curatrice ha integrato in maniera puntuale il concept del suo progetto con il programma biennale Pensare come una montagna, nell’ambito del quale è inserito, proponendo workshop e performance scanditi per tutta la durata della mostra e ospitati in varie località del territorio bergamasco. La giuria ha inoltre premiato la collaborazione della curatrice con gli artisti coinvolti, invitati a confrontarsi con il contesto della città di Bergamo e del suo territorio, e a realizzare nuove opere concepite appositamente per la mostra e per il museo. Infine, la giuria ha riconosciuto l’originalità del riferimento di partenza del progetto: un verso di Giovanni Pascoli, poeta italiano dell’Ottocento, che invita a rallentare e a stupirsi della natura per ritrovare il senso di meraviglia infantile nei confronti del mondo, filtrato attraverso la prospettiva di una consapevolezza e di una responsabilità più profonde, proprie dell’età adulta.

GRETA MARTINA

VINCE LA XII EDIZIONE DEL PREMIO LORENZO BONALDI

PER L’ARTE – ENTERPRIZE

Sino dalla sua costituzione, il Premio ha inteso sottolineare la centralità e il significato della figura del curatore nel panorama artistico internazionale attraverso la produzione di un progetto di mostra inedito, concepito sulla base di uno spazio espositivo e di un budget assegnati.

Il progetto di mostra sarà presentato a febbraio 2025 nell’ambito del programma Pensare come una montagna, tra Serina – comune di nascita di Lorenzo Bonaldi, a cui il Premio è dedicato – e la GAMeC

Greta Martina (Bologna, 2000) è un’artista e curatrice indipendente con un interesse su linguaggio e immagine in movimento, che esplora sia attraverso pratiche artistiche che curatoriali. Ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere e ha svolto studi a Bologna, Vienna (Universität Wien), Berlino (Freie Universität) e Milano, dove ha frequentato il corso magistrale in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. La sua esperienza professionale include collaborazioni con gallerie e istituzioni come Elisabeth & Klaus Thoman (Vienna), KOW (Berlino), Triennale (Milano), Ar/Ge Kunst (Bolzano), François Ghebaly e Mendes Wood DM (New York). È autrice di CORRISPONDENZE (Correspondences) disponibile in diversi store, tra cui Printed Matter, Karma Bookstore, Aeon Books e Colbo (New York). Attualmente è responsabile dell’ufficio personale di Zasha Colah, direttrice artistica di Ar/Ge Kunst Bolzano e Curatrice della 13a Biennale d’Arte Contemporanea di Berlino.

BEATRICE ED ELEONORA CASATI

CREMINO, IL POUF DI DESIGN CHE ERA UN MATERASSO

Nasce Cremino, il pouf di design che era un materasso: la startup Pulvera mostra il primo esempio di come un’innovativa tecnologia di riciclo meccanico degli scarti tessili possa dare vita ad oggetti creativi, belli e utili. Cremino viene presentato ufficialmente nel Textile District di Ecomondo, l'evento di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare, svoltosi dal 5 all’8 novembre presso la Fiera di Rimini. Cremino è un pouf nato dalle cover tessili dei materassi destinati alla discarica, che verrebbero inceneriti, vengono invece riciclati per realizzare una seduta a strati che ricorda il famoso cioccolatino. La base, la parte fondamentale, è un agglomerato di scarti di cover di materassi polverizzate: sono recuperate, sfilacciate grossolanamente e successivamente polverizzate attraverso la macinatura meccanica che da oltre 70 anni caratterizza la produzione di Casati Flock & Fibers - azienda in cui Pulvera affonda le radici. Il risultato è una polvere che assomiglia a dei batuffoli, il cui colore grigio-azzurro deriva dagli scarti stessi.

Questa polvere viene agglomerata e pressata in uno stampo di forma quadrata, indurita per garantirne l’utilizzo come seduta.

Sopra la base, è posizionato un quadrato di agglomerato di poliuretano riciclato, ottenuto dai materassi di scarto e realizzato dalla Re Mat di Nichelino (Torino), una startup innovativa che collabora con Pulvera e utilizza - prima in Italia - i materassi dismessi per ottenere il poliuretano riciclato, con performance tecniche comparabili a quelle del poliuretano vergine. Questo strato realizzato con Re Mat, di circa 5 cm, garantisce il comfort alla seduta. La collaborazione tra Re Mat e Pulvera permette di rendere ancora più efficace il riciclo dei materassi, che adesso avviene in tutte le sue parti, cover comprese.

L’ultimo strato, che completa Cremino, è interamente di flock riciclato, core business di Casati Flock & Fibers: una fibra tessile di scarto polverizzata e successivamente applicata al poliuretano, così da proteggerlo dallo sfregamento e donargli una finitura elegante, di design e piacevole al tatto.

“L’idea di Cremino è quella di dimostrare come un prodotto di scarto, un materasso, si possa ottenere qualcosa di nuovo senza dover sfruttare ulteriori risorse e materiali. In questo caso, sia le cover che il materasso stesso sono stati riciclati per essere trasformati in un pouf di design”, ha spiegato Eleonora Casati, ceo di Pulvera. “Cremino non è solo funzionale, sostenibile, bello di suo: pone sotto i riflettori la bellezza degli stessi materiali riciclati”.

CARMINATI OUT OF HOME ADV

TEMPO DI CHRISTMAS PARTY!

Un Christmas Party scintillante quello organizzato lo scorso 5 dicembre presso il Globe da Carminati Out of Home. Una serata esclusiva - nel cuore pulsante della movida bergamasca - dedicata ai tanti clienti con i quali tutto il team Carminati ha condiviso un evento animato da allegria, musica e quella magia che solo il Natale porta con sè. L’evento è stato un perfetto mix di musica dal vivo, aperitivo e dj set, in un’atmosfera accogliente che ha contribuito a rendere ancora più indimenticabile la serata.

La celebrazione del Natale è stata così anche il momento perfetto per ringraziare tutti i clienti che, da anni, affidano a Carminati Out of Home la propria comunicazione.

Con oltre 90 anni di esperienza infatti l’azienda, con sede in Bergamo, rappresenta un punto di riferimento nel settore delle affissioni e messaggi pubblicitari digitali, grazie ad un network completo e soluzioni efficaci che comprendono più di 5000 impianti in tutta Italia. Dalle frecce direzionali alle maxi affissioni, l’azienda offre strategie su misura per ogni cliente, garantendo visibilità e risultati concreti, comunicando in modo diretto, emozionale e indelebile. Posizionare un’affissione nel luogo giusto, scegliere il formato ideale e creare contenuti accattivanti sono gli elementi chiave del lavoro quotidiano di questa azienda e dei suoi professionisti. Creatività, precisione ed efficacia, tutti elementi vincenti di Carminati Out of Home, mescolati sapientemente anche nel riuscitissimo Christmas Party 2024. Un evento che ha unito divertimento e professionalità, con l’obiettivo di ringraziare chi ha contribuito al raggiungimento di importanti traguardi. Tra le luci natalizie e le note della musica la serata è stata così situazione perfetta per chiudere l’anno con entusiasmo e guardare con ottimismo al futuro.

Carminati è una delle più solide e apprezzate realtà in Italia nel settore. Operatore di comunicazione outdoor, è in grado di offrire un servizio efficiente e competitivo in un completo ventaglio di prodotti, con particolare riferimento alle location più interessanti della Lombardia. La disponibilità di spazi e locazioni eccellenti per impatto comunicativo, si uniscono ad una consulenza competente per ottimizzare ogni tipo di investimento in comunicazione outdoor: proposte modulari e mirate, sinergie fra mezzi, pianificazioni personalizzate ed offerte last minute. Due i prodotti su cui l’azienda sta puntando in particolare per il futuro: il circuito di impianti digitali a Porto Cervo ed i display digitali che verranno collocati nel 2025 lungo la linea T1 della TEB, un mezzo di trasporto universale utilizzato da un pubblico estremamente ampio e diversificato che sarà in grado di intercettare un vasto numero di persone offrendo un’esposizione continua ai messaggi pubblicitari.

CARMINATI OUT OF HOME ADV

Via Cesare Correnti, 45 Bergamo

Tel. 035 342084 - info@carminati.it - www.carminati.it

Ph. Walter Corna

LUCA ABETE

NELLE UNIVERSITÀ CON IL TOUR MOTIVAZIONALE #NONCIFERMANESSUNO

Una campagna sociale che è stata premiata dalle Istituzioni, per il suo alto valore simbolico, ricevendo così nel 2018 la Medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. #NonCiFermaNessuno si pregia del patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Conferenza dei Rettori e della collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. La tappa lombarda ha visto la presenza di Fondazione Cariplo, che ha patrocinato l’evento.

Si è svolta il 3 dicembre, presso l’Università degli studi di Bergamo, nella sede di Sant’Agostino, la decima tappa del tour motivazionale di Luca Abete #NonCiFermaNessuno negli Atenei italiani, che in Lombardia ha visto l’atto conclusivo di un viaggio entusiasmante, partito l’8 marzo da Roma e che ha coinvolto migliaia di studenti italiani. Progetto ideato e animato dallo storico inviato di Striscia la Notizia che realizza, da 10 anni, un prezioso lavoro di ascolto della realtà giovanile grazie ad una serie di talk che hanno come scopo quello di stimolare fiducia negli studenti, invitandoli a credere nelle proprie potenzialità e a reagire davanti alle avversità della vita. Protagonisti in aula gli studenti dell’Università bergamasca, che hanno affrontato anche la tematica dei terribili giorni della pandemia.

“Viviamo in un momento storico in cui troppo spesso i ragazzi si sentono stretti in un vicolo cieco. Durante il talk, i loro racconti hanno indicato strade, prospettive inesplorate e proiezioni della propria esistenza che prima vedevano a malapena. Sta qui la forza del mio format. Bisogna creare le condizioni per cui ogni talento trovi ispirazioni per rimettersi in moto, ogni sogno riceva la sua possibilità di diventare realtà, nonostante il clima di sfiducia che a volte sembra prendere il sopravvento. Del resto, Bergamo è una città simbolo di resilienza, che ha dimostrato come dalle difficoltà si possa rinascere più forti. I loro racconti hanno emozionato. Non a caso chiudiamo il nostro tour 2024 proprio qui”.

Il Rettore Sergio Cavalieri, estremamente soddisfatto per questa ‘prima volta’ all’Università degli studi di Bergamo, ha dichiarato: “Siamo lieti di aver accolto e ospitato presso il nostro Ateneo il tour motivazionale #NonCiFermaNessuno, un'iniziativa di valore sociale che mette al centro le esperienze, i sogni e le sfide delle giovani generazioni. Il claim del tour, ‘Impariamo ad amarci’, è un invito potente a riflettere sull'importanza della consapevolezza di sé e della resilienza, in ambito universitario ma soprattutto nella personale esperienza di vita di ognuno. Questo evento è stato un momento di ispirazione e condivisione, in linea con la missione di UniBg di essere non solo un luogo di formazione, ma anche di ascolto e supporto per i propri studenti”. Slogan che ha riscosso grande successo tra gli studenti come sottolinea lo stesso Abete: “L’abbraccio degli studenti e delle studentesse a fine talk è la prova di quanto sia stato apprezzato. Ho chiesto ad ognuno di abbandonare gli alibi per ritrovarsi più vicini. Di partire da se stessi per rivoluzionare il concetto di amore anche per chi abbiamo intorno proprio come dice il nostro claim 2024: impariamo ad amarci”.

MyShot

CONCORSO

FOTOGRAFICO

PER SUB SVELA

LE PERLE DEL MARE

DAL PAGURO

EREMITA, AL

POLPO TRASPA -

RENTE AI RELIT-

TI DI UN TEMPO

Vincitore Incontri ravvicinati

Giacomo Marchione

Il paguro eremita ripreso da Giovanni Crisafulli per la categoria “Contrasti”, tre delfini sott’acqua illuminati dai raggi del sole catturati da Marco Lausdei per la sezione “Emozioni”, il polpo palmato -blanket octopus come lo chiamano gli inglesidi Giacomo Marchione per “incontri ravvicinati”, la sagoma di una nave che fa capolino tra un branco di pesci colta da Marco Lausdei per la categoria “Relitti” e il pesce pagliaccio nascosto tra gli anemoni catturato da Alberto Groppo per la sezione “La subacquea è”. Sono queste le immagini e gli autori che hanno trionfato nell’edizione 2024 di «MyShot underwater photo contest», il concorso dedicato agli appassionati di fotografia subacquea organizzato sin dal 2005 da Zero Pixel e a cui, con i 270 che hanno gareggiato quest’anno, hanno preso parte più di 5mila concorrenti da tutta Italia e dall’estero.

Vincitore Contrasti Giovanni Crisafulli

Vincitore Subacquea

Alberto Groppo

“Le fotografie presentate in questo concorso sono state semplicemente straordinarie, capaci di raggiungere una qualità tecnica ed emotiva che ha reso il compito della giuria, in molti casi, una vera sfida - ha spiegato Marco Daturi, ideatore del concorso, autore di tre libri sulla subacquea-. Ogni scatto portato in gara è stato un viaggio nelle profondità marine, un racconto visivo che riesce a trasmettere la meraviglia, il mistero e la vita vibrante che si cela sotto la superficie dell’acqua. Alcune immagini sembravano veri e propri dipinti di emozioni, storie catturate con una sensibilità unica, che solo l’occhio attento e poetico di un fotografo subacqueo riesce a catturare e condividere. Questo concorso non è stato solo una competizione, ma un’occasione per mostrare al mondo la magia dei fondali marini, un universo straordinario che rimane invisibile ai più. Attraverso questi scatti, abbiamo potuto aprire una finestra su un mondo affascinante e fragile, dando voce alle profondità dell’oceano e invitando anche chi non si è mai immerso sotto il pelo dell’acqua a scoprire la bellezza che vi si nasconde.

È incredibile come la fotografia riesca a unire tecnica e cuore, trasformando il silenzio del mare in un linguaggio universale capace di emozionare, stupire e, forse, ispirare una maggiore sensibilità verso il nostro pianeta blu”.

La giuria di quest’anno era composta da Cristian Umili (presidente), Marco Daturi, Pietro Formis e Adriano Penco e la menzione d’onore è andata ai primi tre di ogni categoria, le cui opere sono pubblicate su ScubaPortal, il riferimento online per la subacquea italiana, fondato nel 2003 proprio da Marco Daturi. Tra le immagini, spicca sovente l’incontro «tra il mondo naturale e quello artificiale, dove anche le strutture create dall’uomo diventano parte dell’ecosistema», come dice Giovanni Crisafulli presentando la sua “Nemo’s”, che ha trionfato nella categoria “Contrasti”.

Vincitore Relitti
Marco Lausdei

LUNA AMORE MIO

A PISOGNE UNA MOSTRA DEDICATA ALLA LUNA. IL MUSEO MIRAD’OR E LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA NEVE OSPITANO “ISEO-SERENITATIS”, UN INVITO A SCOPRIRE IL LEGAME TRA IL MICROCOSMO DEL LAGO D’ISEO E L’UNIVERSO ATTRAVERSO LO SGUARDO DI LUCA MISSONI. A CURA DI MAURIZIO BORTOLOTTI

La mostra rimarrà aperta, con ingresso libero, fino al 26 gennaio 2025 nei seguenti orari: Museo Mirad’Or venerdì dalle ore 16.00 alle ore 20.00; sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle 16.00 alle 20.00.

Chiesa di Santa Maria della Neve: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Per informazioni: comune.pisogne.bs.it

ISEO-SERENITATIS

L’opera di Luca Missoni esplora il legame profondo tra la Terra e la Luna, mettendo in relazione la geografia terrestre del Lago d’Iseo con il mare Serenitatis della Luna. La chiave di lettura del progetto è rendere esplicito il legame tra la Terra e il suo Satellite.

Fino al 26 gennaio 2025 il Mirad’Or e la Chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne (Lago d’Iseo) ospitano la personale di Luca Missoni dal titolo “iseo-serenitatis”. L’esposizione, organizzata dal Comune di Pisogne e curata da Maurizio Bortolotti, presenta un’installazione immersiva, realizzata specificamente per questa occasione che, unitamente ad alcune stampe fotografiche di grande formato, racconta la profonda passione dell’artista per la Luna e le sue infinite variazioni.

La mostra si sviluppa in due luoghi suggestivi di Pisogne: il museo Mirad’Or sulla riva del lago, e la Chiesa di Santa Maria della Neve affrescata da Girolamo Romanino. Per la prima volta Luca Missoni espone nel contesto del Lago d’Iseo, con un progetto site-specific, nato cioè appositamente per questo luogo, che mette in dialogo la sua opera con gli affreschi del Romanino e con la suggestiva architettura del Mirad’Or - una struttura leggera appoggiata sulle acque del lago come una moderna palafitta - e il paesaggio circostante.

La mostra invita i visitatori a riflettere sulla posizione periferica del genere umano nell’Universo, attraverso una reinterpretazione del mito lunare che l’artista esegue con un approccio oggettivo, quasi scientifico, filtrato attraverso lo sguardo della sua infanzia, influenzata dai viaggi spaziali e dal film 2001: Odissea nello Spazio.

La mostra si compone di un’opera principale dal titolo Moon Phases, una sequenza di lune realizzate filtrando la luce solare nelle sue variazioni cromatiche. Posta sulla parete di vetro più lunga del padiglione, la serie interagisce di giorno e di notte con la superficie del lago in un gioco di riflessi e trasparenze che il vetro contribuisce ad amplificare, creando un dialogo con il paesaggio circostante.

Su una delle vetrate più strette, Blue Moon emerge da un profondo nero cosmico e stabilisce un collegamento visivo con gli spettatori che guardano il padiglione dalla riva del lago, ribadendo il gioco dei riverberi tra le immagini della Luna e i riflessi dell’acqua. Sulle pareti di fondo è presentata Moon Atlas, una sequenza di tre grandi opere, in cui l’oggettività della rappresentazione è la cifra principale della visione dell’artista e l’essenza della sua lettura del mito della Luna in età moderna. Infine, una selezione di immagini di piccolo formato ripercorre i primi passi della ricerca lunare dell'artista. Nell’abside della Chiesa di Santa Maria della Neve, che ospita un importante ciclo di affreschi cinquecenteschi sulla vita di Cristo ad opera di Girolamo Romanino, è presente l’opera Moon Shadow, un’immagine suggestiva che dialoga rispettosamente con la sacralità del luogo. Il risultato è un viaggio in più tappe che conduce lo spettatore in un'esplorazione del mito della Luna, rivelandone il fascino senza tempo.

Luca Missoni è un fotografo e artista italiano, conosciuto in particolare per il suo lavoro incentrato sull'osservazione e la rappresentazione della Luna, frutto di due decenni di osservazioni. Nato nel 1956, è Direttore Artistico dell'Archivio Missoni, dove si occupa di preservare e promuovere la storia della famiglia e della famosa casa di moda. Cresciuto in un ambiente creativo, ha sviluppato un forte interesse per l'arte, il design e la fotografia. Da venticinque anni porta avanti una ricerca sull’immagine della Luna e su come questa sia cambiata nella nostra percezione dai viaggi nello spazio degli anni ‘60 ad oggi. Luca Missoni ha esposto i suoi lavori in mostre internazionali e ha collaborato con prestigiose Gallerie come la Photology Gallery a Milano, la Arthur Roger Gallery a New Orleans, la Michael Hoppen Gallery a Londra, la Benrubi Gallery a New York e la Galleria Il Rivellino a Locarno.

TERRELL JAMES Myth

PER LA SUA PRIMA PERSONALE NEGLI

SPAZI MILANESI DELLA GALLERIA,

L’ARTISTA AMERICANA TERRELL JA -

MES PRESENTA UNA NUOVA SERIE DI OPERE CHE SEGNANO UN’EVOLUZIONE

DELLA SUA PRATICA ARTISTICA OGGI

CONCENTRATA SU FORME MITICHE E

DESCRIZIONE DI PAESAGGI URBANI

Si intitola Myth la personale dell’artista Terrell James, per la prima volta negli spazi milanesi di Cadogan Gallery dall’11 dicembre 2024 al 15 febbraio 2025. Dopo lo stand personale presentato all’edizione 2023 di miart, James rinnova la collaborazione con Cadogan presentando una nuova serie di lavori che segnano un’evoluzione nella sua pratica pittorica.

Compaiono sulle sue tele tracce, impronte ed evocazioni figlie di un processo creativo che trasforma l’opera in un esercizio istintivo dell’atto del dipingere. Caratterizzata da una ricerca sul colore, la produzione di James mette in risalto i soggetti grazie allo studio sulle cromie, come in How a Poem Begins, in cui emergono frammenti di un paesaggio costruito da pennellate di blu, turchese e verde acqua. La sua è una pittura fortemente introspettiva e propone un’impressione astratta della realtà, presentando una stratificazione di forme e linee che allude a città e ad architetture inedite.

James ha sempre utilizzato un linguaggio astratto, ma nei 15 dipinti che compongono il percorso di Myth è visibile il passaggio dell’artista verso una nuova ricerca su forma, linee e spazio. Il mito, concepito dall’artista come fondamentale chiave di lettura della natura umana, è un riferimento onnipresente nella sua ultima serie, che vede forme più nitide, paesaggi riconoscibili e colori più aderenti alla realtà, come nelle opere Sovereign e This Place, This Time. L’artista stessa descrive i lavori esposti da Cadogan Gallery come astrazioni tese a un approccio più strutturato alla forma, che non tralascia rimandi mitici intrecciati a nuovi paesaggi urbani. Terrell James vive e lavora a Houston. Le sue opere sono conservate in prestigiose collezioni, come quella del Boston Museum of Art, del Dallas Museum of Art e del Whitney Museum of American Art. È rappresentata da Cadogan dal 2015.

JUKEBOX

Curatore: Gianluca Mangano

La Galleria Mangano di Cremona è lieta di annunciare “Jukebox”, l’imperdibile mostra personale di Silvia Mei: “Un’artista immensamente sensibile che attraverso una forma “mostruosa”, ai confini tra Sublime e Perturbante, ci presenta la cruda verità della sostanzaumana… Noncurante dell’aspetto esteriore, lo scopo e mero che annulla l’anima, indaga al contrario, i meandri della propria coscienza, contempla la molteplicità dei sentimenti sino a raggiungerne le radici più profonde… La vita è una costante ricerca di un equilibrio tra il bene e il male, Silvia lo trova scavando tra le proprie emozioni, la volontà di bilanciare il vantaggio di quelle negative, “che demoliscono la psiche”, col recupero di quelle positive, che afferra con forza… Solo la dolcezza del ricordo può aiutarti ad uscire da quella morsa oscura… La memoria indelebile di un pensiero felice… Un brano musicale che peschiamo dal Jukebox della nostra vita, quel “registro di emozioni incastrate in un tempo che pare non esserci più, ma che in realtà esiste ancora”. Gli uccellacci neri forse se ne andranno e torneranno i colori, l’infinità dei fiori, colti nella loro meravigliosa differenza, a definire l’unicità dell’essere umano, la sua straordinarietà”.

La mostra resterà aperta fino al 16 Febbraio 2025 con i seguenti orari: lunedì - venerdì, ore 16:30-18:30; Tutte le mattine, sabato e domenica su appuntamento.

GALLERIA MANGANO

VIA GRADO, 6 - CREMONA

TEL. +39 0372 413333

WWW.MANGANO.ART

VOLTI E NOMI

40 ANNI DI CURA E DI ACCOGLIENZA

Sono stati oltre 500 i visitatori registrati nei 14 giorni di apertura della mostra fotografica realizzata dalla Cooperativa Sociale Il Germoglio in collaborazione con il Comune di Iseo, la Fondazione l'Arsenale e con il supporto di Confcooperative Brescia, i Comuni di Marone, Provaglio d'Iseo e Paratico, Rete Connessioni, Amici del Germoglio e Gruppo IseoImmagine, nelle sale del palazzo dell’Arsenale di Iseo, per celebrare quarant’anni di impegno a fianco delle persone con disabilità. Un successo di pubblico che ha suscitato grande soddisfazione e una forte partecipazione emotiva.

“L'esposizione “Volti e Nomi" - afferma Pietro Arrigoni, direttore artistico e autore delle immagini, “è stata più di una semplice mostra: ha rappresentato un percorso di consapevolezza sul valore umano insito nella cura delle persone e della comunità. Nella sua opera, Il Germoglio si identifica con l'immagine stessa del germoglio, un elemento che non solo nasce, ma rimane e si sviluppa, radicandosi nel territorio e abbracciando ogni sfida come atto amorevole”. La “cura” è sempre al centro dell'approccio de Il Germoglio, e la mostra lo ha evidenziato attraverso la rappresentazione dei volti e dei nomi che incarnano storie, emozioni e percorsi unici. "Cura" è intesa come atto di responsabilità, che non si esaurisce nel semplice "fare", ma si estende al "prendersi cura" con dedizione e delicatezza.

Il Germoglio, con i suoi progetti e le sue iniziative, non solo si radica nella realtà locale, ma si è impegnata nel corso di questi quarant’anni, a promuovere un'idea di disabilità che non sia solo vissuta come un limite, ma vissuta come una dimensione ricca di valore sociale e relazionale. Restare significa assumersi la responsabilità di partecipare alla costruzione di una comunità in cui ognuno possa sentirsi parte integrante e rispettata, indipendentemente dalle proprie capacità fisiche o cognitive.

La mostra che si è appena conclusa ha voluto essere una celebrazione dell'amorevolezza che Il Germoglio coltiva da quarant'anni. I volti esposti non erano soltanto immagini di persone con disabilità; rappresentavano storie, vite e percorsi di resilienza, talenti e dignità. Questi ritratti sono diventati il simbolo di un amore che guarda oltre l'apparenza e riconosce il valore umano, esaltando l'individualità di ogni persona e trasformando la diversità in una fonte di ricchezza per la comunità.

Da sottolineare la partecipazione attiva degli ospiti della Cooperativa, che hanno accompagnato il pubblico in qualità di guide, e si sono identificati e riconosciuti nei trentuno volti rappresentati. Simbolo di un cambiamento di paradigma anche i banner installati sui due torrioni del Castello Oldofredi: da luoghi di difesa a luoghi di accoglienza e apertura verso chi guarda. “Volti e Nomi” ha rappresentato un traguardo e un ulteriore passo in un percorso che Il Germoglio ha scelto di proseguire con responsabilità e amorevolezza. “Quarant'anni sono un tempo significativo, ma sono anche un invito a guardare al futuro con la stessa restanza e cura che hanno guidato la Cooperativa fino ad oggi” – afferma la presidente Clelia Marini. “L’obiettivo è che questa mostra abbia ispirato i visitatori a vedere la disabilità con occhi nuovi, comprendendo il valore del restare e del prendersi cura come atti concreti e significativi”. Per info: www.ilgermoglio.org

LE API DEL CONVENTO

APPROVATO IL PROGETTO ESECUTIVO DEL PARCO APISTICO

NELLA VALLE DELLA BIODIVERSITÀ DI ASTINO

La Giunta comunale di Bergamo ha approvato il progetto esecutivo del parco apistico nella valle della biodiversità di Astino. Il progetto, redatto dal Comune di Bergamo, è stato finanziato dalla Fondazione Banco del Monte di Lombardia per un costo complessivo di 125.000 euro.

“Città, Api e Persone”, questo il nome del progetto, prevede la creazione su uno spazio terrazzato, storicamente gradonato con muretti a secco e coltivate e oggi in stato di abbandono, di un percorso didattico sul tema del rapporto uomo-ape (con arnie storiche) e sull’importanza degli insetti impollinatori, sia selvatici che allevati, grazie all’allestimento di una superficie di quasi 1.000 mq.

I lavori avranno inizio nel prossimo mese di gennaio, rendendo l’area fruibile al pubblico nell’estate 2025. Il percorso apistico prevede una serie di azioni dedicate a:

· rimodulare le scarpate presenti inserendo siepi costituite da essenze con fioriture attrattive per gli impollinatori; tali fasce hanno anche una funzione di sicurezza, costituendo una protezione dalla caduta accidentale sul pendio

· creare parcelle gradonate e delimitate con pali di castagno, all’interno delle quali realizzare praterie naturalistiche fiorite utilizzando prevalentemente specie mellifere e nuove piantagioni di erbacee perenni con fioriture appetite dalle api e dagli altri insetti impollinatori;

· inserire parcelle dedicate a coltivazione agricole particolarmente attrattive per gli impollinatori (es. Facelia: Phacelia tanacetifolia, grano saraceno: Fagopyrum esculentum)

· manutenzione e integrazione del percorso esistente nel bosco per renderlo funzionale all’inserimento del bioparco apistico nella rete delle connessioni e del percorso di visita;

· creare un percorso di visita in cui declinare il tema dell’apicoltura secondo la sua evoluzione storica: esposizione delle diverse arnie corrispondenti alle diverse tipologie di allevamento collocate all’interno di un percorso temporale ed evolutivo, possibilmente messe nelle condizioni di accogliere le api;

· incentivare e favorire la nidificazione degli insetti, utilizzando materiali anche di recupero dal parco stesso all’interno del percorso di visita;

· costruire nuovi percorsi integrati con il contesto paesaggistico attraverso tecniche naturalistiche: cordoli e gradoni in pali di castagno, riempiti con pietrisco spaccato per un progressivo inerbimento naturale;

· manutenzione e recupero del percorso di risalita preesistente, attraverso tecniche costruttive tradizionali locali: utilizzo di conci in pietra selezionati e rifiniti per costituire dei gradini da posare a secco.

“Vogliamo portare sempre più natura in città per salvaguardare la qualità della vita delle persone e la salute dell'ecosistema. In questa prospettiva, nella sezione di Astino, l'Orto Botanico ha scelto di realizzare un parco apistico che coinvolge la comunità e riqualifica un’area attualmente non accessibile al pubblico: antichi terrazzamenti, un tempo coltivati a vigneto e successivamente abbandonati, in parte crollati e in parte costituiti da una scarpata inagibile.

Questo progetto è parte di una più ampia iniziativa che punta a valorizzare la Valle della Biodiversità, migliorandone l'accessibilità e arricchendola di installazioni, con l’obiettivo di trasformarla in un luogo sempre più frequentato da chi cerca esperienze in natura ma è, anche, un tassello importante della nostra visione di città amica delle api: promuovere lo sfalcio differenziato, creare corridoi di fiori e valorizzare le biodiversità vuol dire tutelare gli insetti impollinatori e occuparci della nostra alimentazione. Gli ortaggi, la cui coltivazione dipende dagli insetti impollinatori, è pari al 52% dell'assortimento di prodotti ortofrutticoli normalmente in vendita" ha dichiarato l’assessora al verde Oriana Ruzzini.

MENO BAMBINI E SEMPRE PIÙ POVERI

SAVE THE CHILDREN, IN ITALIA SEMPRE MENO BAMBINI E SEMPRE PIÙ POVERI. IN LOMBARDIA NEL 2023 NE SONO NATI 65.563, IL DATO PIÙ ALTO IN ITALIA.

NELLA REGIONE IL 16,1% DEI MINORI DI 18 ANNI VIVE IN POVERTÀ RELATIVA

Save The Childrend ha pubblicato l’Atlante dell’Infanzia (a rischio) dedicato ai primi anni di vita e sottolinea la necessità di un cambiamento radicale delle politiche pubbliche per sanare disuguaglianze nei servizi per la prima infanzia. Con i progetti PNRR, i posti negli asili nido in Lombardia raggiungeranno il 41,8%, poco oltre la media nazionale del 41,3%. Sempre meno bambini e sempre più poveri. L’Italia nel 2023 ha conosciuto un nuovo record negativo per la natalità, con meno di 380mila nuovi nati[1], mentre la povertà continua a colpire i minori, i più piccoli in particolare: il 13,4% delle bambine e dei bambini tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta[2], e circa 200mila bambini di età compresa tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivono in povertà alimentare[3], ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Oltre la metà risiede nel Mezzogiorno (Sud e isole), dove la percentuale sale al 12,9%. Quasi un bambino su dieci (9,7%) della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata in inverno. In Lombardia nel 2023 sono nati 65.563 bambini, la prima regione per numero di nuovi nati, seguita, a distanza, da Campania (42.846), Sicilia (35.454) e Lazio (34.229). Nella regione il 16,1% dei

minori di 18 anni vive in povertà relativa (rispetto ad una media nazionale del 22,2%).Negli ultimi anni le famiglie che vivono in Italia si sono dovute confrontare anche con aumenti rilevanti dei prezzi di alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia. Dal 2019 al 2023, su base nazionale, la spesa per prodotti alimentari per la prima infanzia (latte e pappe) è salita del 19,1% (più dell’inflazione al 16,2%) mentre il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3%, con riferimento in particolare all’offerta privata (mentre per i posti finanziati dai Comuni l’aumento è pari all’1,5%). Sul fronte dei servizi educativi le famiglie incontrano molte difficoltà. Oggi meno di un bambino su tre dagli zero ai due anni (30%) trova posto in un asilo nido, un servizio fondamentale per combattere le disuguaglianze, con forti disparità territoriali. In Lombardia la percentuale della copertura attuale è del 36%. Nel 2026, quando dovrebbero concludersi gli investimenti del PNRR, ferma restando l’incognita sui costi di gestione che dovranno essere sostenuti dai comuni, si stima che l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia salirà al 41,3% a livello nazionale, non lontano dal target del 45% fissato a livello europeo per il 2030. Tuttavia, questa cre-

scita rischia di non compensare i divari territoriali, tanto che due Regioni, Campania e Sicilia, che attualmente hanno il tasso di copertura più basso in Italia (risp. del 13,2% e del 13,9%), in base alle stime sui progetti in corso, non riuscirebbero a raggiungere neanche il 33%, arrivando la prima al 29,6% e la seconda al 25,6%. Eppure, la Campania e la Sicilia sono la seconda e la terza regione, dopo la Provincia Autonoma di Bolzano, per incidenza dei bambini da zero a due anni sulla popolazione, e presentano alti tassi di povertà minorile e dispersione scolastica. Sempre tra le regioni del Sud, la Puglia è previsto raggiunga il 38,4% della copertura, mentre la Calabria si dovrebbe attestare al 40,3%. In Lombardia si stima che la percentuale salga al 41,8%. Sono alcuni dei dati inediti contenuti nella XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Un due tre…stella. I primi anni di vita”, pubblicato oggi da Save the Children. L’Atlante restituisce la fotografia della prima infanzia in un Paese fragile, con profonde disuguaglianze sociali e territoriali, in cui i nuovi nati sono sempre meno e le opportunità, fin dai primi mille giorni di vita, non sono uguali per tutti, dalla salute all’ambiente, ai servizi educativi. www.savethechildren.it

ARCHITECTUR FOR DOGS

Fino al 16 febbraio 2025, ADI Design Museum di Milano presenta un’esposizione visionaria e trasversale dedicata al miglior amico dell’uomo. Per la prima volta in Italia e alla sua seconda edizione europea dopo quella londinese del 2020, la mostra sarà prodotta in una versione inedita, con due nuove architetture a firma italiana, di Giulio Iacchetti e Piero Lissoni, realizzate da Riva 1920, in linea con la produzione aziendale da sempre ecologica e sostenibile.

Curata da Kenya Hara, designer giapponese di rilevanza internazionale e direttore artistico di Muji, la mostra proclama l’architettura e il design come strumenti di esplorazione delle relazioni tra esseri viventi e ambiente costruito, allontanandosi dal concetto tradizionale di uno spazio puramente funzionale per gli animali domestici e i propri umani.

Nell’epoca dell’antropocentrismo, Architecture for Dogs compie un ribaltamento del paradigma abitativo: gli animali domestici non sono più spettatori dello spazio umano, ma protagonisti consapevoli, fruitori di un design che si plasma sulle loro caratteristiche e che invita a una riflessione sul concetto di habitat condiviso. Il progetto è una sfida alle convenzioni, uno spazio di sperimentazione in cui la pet-tecture - architettura per animali domestici - assume una veste artistica e critica, che stimola il pubblico a riconsiderare questo legame ancestrale, rispondendo a una chiara direzione della nostra società: in Italia ci sono infatti circa 15 milioni di cani domestici e a Milano 1 persona su 2 ha un animale domestico. Un sentire che accomuna altre declinazioni di design, come il settore della moda e del tessile, partner della mostra è infatti la maison Giorgio Armani che insieme a Poldo Dog Couture ha creato una capsule interamente dedicata agli amici a quattro zampe, fondendo l'inconfondibile stile dello storico marchio a design funzionali.

Questi progetti vanno oltre la semplice cuccia o spazio funzionale per il cane, indagando nuove modalità di interazione, “esplorando come architettura e design possano rappresentare un linguaggio che accomuna tutte le specie viventi” sottolinea Kenya Hara.

L’allestimento, a cura dello stesso Hara, si presenta come un fluido sistema di isole espositive, ognuna delle quali racconta una diversa interpretazione dello spazio e del rapporto simbiotico che si può instaurare tra l’architettura e l’essere vivente. Una costellazione di opere realizzate da nomi internazionale dell’architettura contemporanea, come Asif Khan, Atelier Bow-Wow, FGMF, Hiroshi Naito, Kenya Hara, Kazuyo Sejima, Kengo Kuma, Konstantin Grcic, Ma Yansong, MVRDV, Reiser + Umemoto, Shigeru Ban, Sou Fujimoto, Torafu Architects, Toyo Ito.

Con il loro aspetto ludico e la precisione progettuale, i progetti evocano un senso di appartenenza e di riconoscimento nei cani stessi, rendendo il design un ponte tra la sensibilità animale e quella umana

Rampe, cushion, tappeti, panchine studiate per consentire alle razze più pelose di trovare fresco ristoro dal clima caldo, e ancora una cuccia verticale che equilibra la scala umana e quella animale permettendo al cane di guardare negli occhi il proprio padrone. La mostra Architecture for Dogs presenta insolite cucce, rifugi creati per rispondere alle esigenze specifiche di ogni razza e al contempo rafforzare la relazione con l’essere umano.

In Mostra Fino al 16 febbraio 2025 ADI Design Museum, Piazza Compasso d'Oro, 1 Milano

SECOND LIFE AGAIN

Sono Luca Ruggeri malato di SLA dal 2015; non posso mangiare, non posso bere, non posso parlare, non faccio più nessun movimento volontario e muovo solo gli occhi che mi consentono di comunicare con un tablet oculare.

LA PEG

Il team di medici che mi segue alla Don Gnocchi ha deciso all’unanimità di consigliarmi di fare la Peg. La Peg prevede un buco nello stomaco e un sondino per alimentarmi. Ho perso peso in questi mesi, fatico troppo a deglutire e a masticare, ho un principio di disfagia, ovvero c’è la possibilità che il cibo vada nei polmoni anziché nello stomaco, causando delle polmoniti che potrebbero essere fatali.

Marina e Lucia, i miei angeli custodi, non sono convinte: serve un incontro con il team per spiegare bene la situazione e i pericoli a cui andrei incontro se esitassi a fare la Peg. I medici spiegano che con molta attenzione potrei ancora mangiare frullando il cibo. L’opera di convincimento va a buon fine, perciò si consulta subito la Poliambulanza di Brescia per avere una data per l’intervento il prima possibile. Trovato posto, dopo un mese mi operano.

Questa operazione è veloce e di solito indolore, e richiede circa tre o quattro giorni di ricovero. È arrivato il momento, sono pronto. Gli infermieri vengono a prendermi in reparto con la barella per portarmi in sala operatoria che è piuttosto distante. Per distrarmi e allentare la tensione conto le luci a neon del soffitto: ne conto trentaquattro, e poi ci siamo.

Dopo una breve attesa si avvicina l’anestesista; è una donna, tra la cuffia e la mascherina brillano due splendidi occhi azzurri, impossibile non notarli, così la guardo e mi viene d’istinto un sorriso; lei si avvicina e mi sussurra nell’orecchio: di solito arrivati qui i pazienti difficilmente sorridono, il tuo sorriso mi resterà impresso a lungo.

Dopo queste parole non ricordo più niente. Mi risveglio più tardi. Ho perso la cognizione del tempo, sono un po’ rintronato, è l’effetto dell’anestesia. Mi riportano in reparto. All’uscita della sala operatoria ci sono i miei angeli custodi Lucia e Marina. Faccio un bel sorriso per tranquillizzarle e riprendo a guardare le luci del soffitto ma stavolta non le conto, non sono ancora in grado.

In seguito verrò portato per la riabilitazione alla clinica Don Gnocchi. Durante la riabilitazione mi viene una riflessione negativa ma purtroppo realistica: in questo reparto arrivano tanti malati di Ictus, Ischemie e malattie del genere; spesso arrivano con la Peg, ma dopo alcuni mesi tanti di loro recuperano e la Peg gli viene tolta; io invece con la SLA faccio il percorso contrario, continuo a peggiorare e questo buco in pancia mi seguirà fino al mio ultimo giorno di vita.

FIGLI DI PUTIN

Troppe guerre nel nostro sempre più fragile pianeta. In Africa si concentrano quelle più violente, ben undici, in otto stati ed è impressionante come vengano taciute dagli organi d’informazione.

Nel medio oriente non ci si capisce più nulla a partire dall’Isis arrivando a Hamas, Israele, Siria, Palestina, Iraq, Iran che ha la bomba atomica e non perde occasione per minacciare Israele e l’occidente, per non parlare dell’Afghanistan dominato dai Talebani col mitra in mano. Poi passiamo all’Asia con le due Coree armate fino ai denti pronte a duellare per ogni pisciata di gatto, India e Pakistan in guerra per la regione del Kashmir da anni, turchi e curdi che si ammazzano da decenni, Cina che vuole annettersi Taiwan e continua a minacciarla, e lo stesso Tibet ormai diventato una provincia Cinese.

Passiamo all’America del sud e centrale dove esistono ancora dittature militari e narcotrafficanti più armati dell’esercito! Appena sopra ci sono gli Stati Uniti dove acquistare un mitra è facile come ordinare un caffè, con continue stragi di gente innocente. Ora passiamo all’Europa dove, oltre al terrorismo degli estremisti islamici, dobbiamo fare i conti con una guerra tra Russia e Ucraina talmente inutile e sanguinosa che porterà la povera Ucraina ad essere rasa al suolo. Ora, fatti i dovuti ragionamenti scontati sulla condanna a tutte le guerre, vogliamo dire chiaramente chi ci guadagna soldi, sporchi di sangue, in queste guerre, i veri figli di Putin... Sono intermediari, politici e fabbricanti di armi che abbiamo anche noi poco distante da dove abito. Gente senza coscienza, senza scrupoli, senza vergogna. Quanto vorrei che un giorno venissero abolite in tutto il mondo le fabbriche di armi sostituite da laboratori sulla ricerca per trovare cure per malattie al momento incurabili, trasformate in panifici per sfamare il mondo utilizzando i droni, inventati per la guerra, per la consegna, purtroppo e solo un sogno, la mia paura condivisa da molti è che prima o poi arriverà il pazzo che schiaccerà il bottone delle armi nucleari e il genere umano si avvierà verso l’autodistruzione.

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Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

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Fotografie di: Federico Buscarino

Sergio Nessi

Matteo Marioli

Paolo Stroppa

Daniele Trapletti

Hanno collaborato: Anna Donatini

Maurizio Maggioni

Benito Melchionna

Chiara Moretti

Giorgio Paglia

Haim Reitan

Luca Ruggeri

natura ringrazia

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