Qui Bergamo n.ro 326

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IN COPERTINA

Dott. Christopher Jorge

> 63° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo

> Gloria Bartoli nominata Segretario Generale di AMACI

> Da Vittorio, tra i 10 migliori ristoranti al mondo

> Aerotropoli: nuovo Terminal di Orio

> Sessant’anni di Metano Nord

> Cornaro Gioielli si accende a Natale

> Elda Zanoli: Essenza dell’essenza

> Geely Starray EM-i, un nuovo modo di viaggiare

> In Carrara un viaggio nella storia dei tarocchi

PASTICCERIA STORICA CON LABORATORIO ARTIGIANALE INTERNO. UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER GUSTARE PRODOTTI DOLCIARI D’ECCELLENZA

DISPONIBILI ANCHE TRAMITE SERVIZIO TAKE AWAY O A DOMICILIO CHIAMANDO IL NUMERO 035 259522.

EDITA PERIODICI srl

Via Bono, 10 - Bergamo

Tel. 035 270989 www.editaperiodici.it

BERGAMO MAGAZINE

Figli d’Italia, auguri!

Un Natale sempre più splendente di luci. Ovunque voi siate in questi giorni, venite raggiunti dal bagliore di milioni di lucine a led tutte, quasi di sicuro, made in China, che rendono la città magica, fiabesca per accendere la fantasia dei bambini ai quali resteranno bellissimi ricordi del Natale.

Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992 www.qui.bg.it

Edizione cartacea distribuita nelle edicole e per abbonamento postale. Versioni digitali sfogliabili su:

Direttore responsabile: Vito Emilio Filì segreteria@editaperiodici.it

Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it

Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it - redazione@qui.bs.it

Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it

Marketing e pubblicità Valentina Visciglio valentina.visciglio@qui.bg.it

Fotografie di:

Federico Buscarino

Sergio Nessi

Matteo Marioli

Paolo Stroppa

Daniele Trapletti

Hanno collaborato: Anna Donatini

Maurizio Maggioni

Daniela Sangalli

Giorgio Paglia

Haim Reitan

Luca Ruggeri

Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)

Informazioni 035.270989

Stampato con inchiostri a base vegetale.

Dall’alto di una terrazza panoramica posso scorgere il brulicare di tutto quello scintillio e il trambusto di bancarelle, giostre, video mapping, luminarie delle fogge più diverse, installazioni realizzate con raggi Laser, proiettori… La luce è diventata una delle tecniche espressive più in voga per molti artisti e ha una facilità di diffusione pazzesca, perché la corrente arriva ovunque. Non c’è paesino sperduto, sui monti o nella bassa, che non abbia i suoi giochi di luce, abeti incantevoli e i suoi festoni luminosi mentre, nei giardinetti delle villette e sui balconi delle palazzine, la gente fa a gara con angioletti, babbi natale con o senza slitta e renne (tramontati per fortuna quelli che si arrampicavano in cordata dai terrazzi o lungo le grondaie…) ma anche agnelli o capannine con la Madonna e tutti gli altri della compagnia di quella santa notte, angeli e pastori compresi: interi presepi fatti con i Led. Per non parlare delle stelle comete, ormai ovunque, anche gigantesche. Ultimo trend: rivestire tutto un intero albero, ogni suo più piccolo rametto, con una rete fittissima di lucine. Bianche sono più raffinate, un po’ pacchiane quelle multicolor, ma tant’è che dalla Luna, in queste settimane, ci vedono di sicuro. L’amico Catellani, che la sapeva lunga sull’argomento, mi raccontava già tanti anni fa come l’umore della gente cambi a seconda della luce. E non solo quella solare ma anche quella artificiale, quella che accendiamo nelle ore in cui il sole è tramontato.

La luce quindi entri in tutti noi, portandoci quell’energia e quello stupore che forse non è più facile trovare in giro a buon prezzo… E quei bimbi sognanti, in mezzo a tanta festosità natalizia, restino il più a lungo possibile bambini, sperando che non debbano mai vedere nel cielo altri lampi di luce meno rassicuranti.

Sono i figli dell’Italia di oggi, quelli che, se appena possono, scappano altrove… Figli d’Italia nati all’inizio della fine di un mondo che non hanno costruito loro e che dovranno smontare per sopravvivere sani di mente.

I figli, dopo i “fratelli” che l’hanno costruita con l’inno di Mameli, saranno loro a demolirla e ricostruirla. Figli di un’Italia sempre più multicolore, multigender, multiconfessionale, multiculturale. Molto connessa ma quasi sempre “sconnessa”. Un’Italia un po’ cialtrona, che evade le tasse però fa le donazioni, che non si ferma col giallo e parcheggia sul posto dei disabili. Figli, eredi dei debiti dei dissennati padri, che loro dovranno pagare per tutta la vita. Figli che un giorno prenderanno il potere grazie agli algoritmi dell’intelligenza artificiale, che metterà in luce i più furbi.

Tanti ma tanti auguri a voi che vedo sorridere sulla giostrina con i cavallini che fanno su e giù, auguri anche a chi si nasconde dalle luci per stare in angolo a bere o a fumare o chiuso in camera a chattare. E sempre meno a fare l’amore. Auguri figli d’Italia.

Vito Emilio Filì

in questo numero

EVENTI

Cornaro Gioielli: eleganza, gioia e alta gioielleria in un evento speciale

pag 4

A

dell’essenza di Elda Zanoli

SANGUE BLU

Conti Donata e Giovanni Lechi: custodi della memoria

pag 40

Dr. Christopher Jorge, odontoiatria evolutiva

pag 10

Giovanni Sanga inaugura il nuovo Terminal dello scalo di Orio al Serio

pag 25

SOLIDARIETÀ

Zona Blu al Settecento per donare un ecografo alla Casa di Cura San Francesco pag

ANNIVERSARI

Metano Nord celebra 60 anni di attività

storia incontra

pag 14

MUSICA

63° Festival Pianistico Internazionale Brescia Bergamo

SU STRADA

Geely Starray EM-i: un nuovo modo di viaggiare

SHOPPING

L’evoluzione di Ila Malù: da store a stories

pag 50

pag 34

Da Vittorio è tra i dieci migliori ristoranti al mondo

pag 46

pag 54 CHEF

MOSTRA

Tarocchi, le origini, le carte, la fortuna in Accademia Carrara

pag 64

PASSIONI

Paolo Cattin: Black Friday e orologi di lusso

pag 72

STORIE

Gloria Bartoli Segretario Generale dell’Associazione Musei d’Arte Contemporanea

pag 58

STORIA

Di Fortezza in Fortezza: Città Murate

pag 66

Brescia Romana

STORIE

Anna Lorenzetti: Violenza e linguaggio

pag 76

Melissa Aldana nel programma di Bergamo Jazz

pag

MEMORIE

Pacifico e l’addio ad Ornella Vanoni

pag 78

CORNARO GIOIELLI

ELEGANZA, GIOIA E ALTA GIOIELLERIA IN UN EVENTO SPECIALE

Emozioni. Se potessimo racchiudere in una parola l’evento svoltosi gli scorsi 22 e 23 novembre presso l’elegante Cornaro Gioielli non potremmo usare parola migliore. Al numero 44 di Via Camozzi a Bergamo la gioielleria si è accesa di una luce speciale per celebrare insieme l’arrivo del Natale. Una tradizione che unisce eleganza, raffinatezza e convivialità, essenze di Cornaro Gioielli, storica realtà animata dalla passione e dalla cura di una famiglia unica. Le due giornate sono state intense e ricche di emozioni, occasione per presentare in anteprima la nuova collezione di Crivelli, la prestigiosa maison internazionale nata a Valenza e oggi simbolo di eccellenza nella gioielleria mondiale. La protagonista è stata la collezione Unique, l’evoluzione in alta gioielleria dell’iconica linea Like, realizzata interamente in oro, nelle raffinate varianti bianco e rosa ed impreziosita da diamanti di differenti tagli, incastonati tra due file di brillanti. Un’eleganza sussurrata, gioielli che raccontano una storia di autenticità, con creazioni in cui la maestria artigianale incontra la ricercatezza dei diamanti, dando vita a pezzi dal fascino deciso e contemporaneo. L’evento è stato anche un piacevole momento conviviale, con tanti clienti ed amici che hanno potuto brindare in un’atmosfera natalizia, scambiandosi auguri e confrontandosi sui gusti e le tendenze preferite. L’allestimento natalizio ha rappresentato un vero e proprio fille rouge: Babbo Natale con in mano un mappamondo ha accolto gli ospiti mentre quattro parole -amore, amicizia, gioia e felicità - hanno raccontato la filosofia di Cornaro Gioielli.

Ph. Sergio Nessi

Gli anthurium, disposti nei tre colori della bandiera italiana, hanno richiamato l’eccellenza del brand Crivelli, enfatizzando il valore del Made in Italy e l’attenzione per i dettagli. Un elemento quest’ultimo che da sempre caratterizza Cornaro Gioielli che, anche per quest’anno che volge al termine, ha raccolto soddisfazioni, nuovi clienti e un crescente apprezzamento trai i giovani, grazie alla presenza della gioielleria sui social, utilizzando uno stile autentico e personale che mette sempre in primo piano la passione per questo stupendo lavoro. Tutti risultati raggiunti anche grazie alla preziosa collaborazione dell’affiatato e consolidato team, al quale la famiglia Cornaro ha porto il suo più sincero ringraziamento. E infine non è mancato l’augurio più prezioso: dedicare del tempo a sé e alle persone care. In un mondo che corre veloce, il dono più grande resta infatti il tempo condiviso, i momenti autentici e le emozioni che solo la vicinanza di chi amiamo può regalare.

E noi lo sappiamo bene.

DR. CHRISTOPHER JORGE

ODONTOIATRIA

EVOLUTIVA:

IL FUTURO NASCE DA UN SORRISO

CI SONO STUDI DENTISTICI CHE CURANO E CI

SONO STUDI CHE TRASFORMANO. A BERGAMO LO

STUDIO DEL DOTT. CHRISTOPHER JORGE RAPPRESENTA ESATTAMENTE QUESTO: UN LUOGO DOVE LA MEDICINA INCONTRA LA TECNOLOGIA, DOVE L’ODONTOIATRIA DIVENTA VISIONE E DOVE IL SORRISO NON È SOLO UN RISULTATO ESTETICO, MA L’ESPRESSIONE DI UNA RINASCITA PERSONALE.

Negli ultimi vent’anni il settore odontoiatrico ha attraversato una metamorfosi significativa. “Quando ho iniziato - ci ha raccontato il Dott. Christopher Jorge - l’approccio era principalmente interventistico. Si interveniva quando il problema esisteva. Oggi, invece, progettiamo il sorriso prima ancora di iniziare qualsiasi trattamento. E questa rappresenta la vera rivoluzione: anticipare, prevedere e pianificare con precisione ogni fase del percorso”.

Dottore, partiamo dall’inizio. Cosa l’ha portata in Italia dopo la laurea?

“Sicuramente dovremmo tornare agli anni ’90, quando i miei genitori si sono trasferiti in Italia per lavoro. Nel frattempo mi sono laureato a Lima, in Perù, nel 2001 con il massimo dei voti, e la scelta di seguire la famiglia è stata naturale. Inoltre ero consapevole che in Italia avrei avuto l’opportunità per crescere professionalmente e come persona”.

Nel 2005 il dottore ottiene il riconoscimento della sua laurea presso il Ministero della Salute a Roma, affrontando continui spostamenti e sfide accademiche, poiché gli esami venivano valutati dai docenti dell’Università La Sapienza: un passaggio fondamentale per inserirsi pienamente nella realtà professionale italiana. Nello stesso anno si iscrive all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Bergamo e da lì inizia una sfida impegnativa, fatta di studio intenso, osservazione costante e tanta pratica clinica: un percorso che ha plasmato il suo modo di essere odontoiatra, giorno dopo giorno.

Ha sempre puntato sull’esperienza internazionale. Quanto ha influito sulla sua metodologia?

“In modo decisivo. Ho frequentato un master in Implantologia all’Università di Pisa e corsi specialistici all’Università di Innsbruck con professionisti come il Dott. Zandonella Necca e il Prof. Francesco Spadari. Ho completato un post graduate in Parodontologia con il Prof. Giovanni Zucchelli e ho frequentato un master biennale clinico-pratico di Ortodonzia con il Prof. Giuliano Maino, oltre all’opportunità di formarmi presso la New York University College of Dentistry, dove le lezioni erano tenute da professori della facoltà di Odontoiatria specializzati in implantologia ed estetica dentale. Non ho mai smesso di studiare perché la nostra professione cambia con noi. Più cresciamo, più l’odontoiatria si trasforma in idee, tecniche e modi di prendersi cura delle persone. La formazione non finisce mai ed è questo che la rende speciale. Questo percorso mi ha permesso di scoprire nuove tecniche, nuove visioni e nuove modalità operative. Posso dire che, grazie alle diverse esperienze formative maturate in Italia e all’estero, ho potuto specializzarmi nella chirurgia implantare e nell’estetica dentale, ambiti nei quali continuo a investire per offrire trattamenti sempre più avanzati e consapevoli”.

Negli ultimi anni il settore ha subito una forte accelerazione. Qual è il cambiamento più evidente? “Negli ultimi anni la digitalizzazione ha rivoluzionato il settore odontoiatrico. Oggi la tecnologia ci permette non solo di pianificare e intervenire con estrema precisione — grazie a impronte digitali 3D, sistemi CAD/CAM e chirurgia guidata implantare — ma anche di prevedere il risultato prima ancora di iniziare il trattamento. Questo rende la pratica più sicura e rafforza la fiducia del paziente, che si sente parte attiva del percorso. Ciò che fa davvero la differenza, però, è l’integrazione tra innovazione e dimensione umana. La grande tecnica ha valore solo se messa al servizio di un percorso personalizzato, costruito sulla relazione e sulla continuità. Nei miei studi di Bergamo e Agnadello investiamo in questa integrazione: oltre alle più avanzate tecnologie digitali utilizziamo laser odontoiatrico e TAC cone beam, operando a 360°. Questo ci permette di gestire ogni fase del trattamento internamente, garantendo un monitoraggio completo e un percorso seguito da noi al 100%, dall’analisi iniziale fino al risultato finale”.

JORGE

Cosa significa gestire uno studio dentistico oggi, dopo oltre vent’anni di attività?

“Significa affrontare ogni giornata con la consapevolezza di guidare una piccola impresa e una grande responsabilità. Con sedi a Bergamo e Agnadello, un team interdisciplinare e più di 40.000 prestazioni cliniche effettuate, ogni decisione — clinica, gestionale o strategica — ha un impatto reale sulla vita delle persone. Da noi non esistono trattamenti isolati, ma percorsi condivisi. Ogni paziente è considerato un progetto comune, grazie a un lavoro integrato tra specialisti e a confronti clinici interni settimanali, che ci permettono di affrontare i casi più complessi con una visione collettiva. Il team è il vero motore dello studio: io porto la visione, ma sono i miei collaboratori che mi aiutano a renderla concreta ogni giorno. Ogni nuovo professionista viene affiancato per integrarsi nella filosofia del mio studio, un approccio in cui il paziente è sempre al centro, prima di qualsiasi procedura. Gestire uno studio oggi è come condurre una barca in mare aperto: se hai una rotta chiara e un equipaggio preparato, non temi la direzione del vento, la trasformi in energia per avanzare. Dopo vent’anni, non si tratta più solo di gestire una struttura, ma di costruire un’eredità”.

Parliamo del team. Quanto conta nella definizione del risultato clinico? “Conta tutto. Il risultato nasce dall’unione tra competenza tecnica e comprensione umana. Ho l’onore di lavorare con professionisti altamente specializzati in conservativa, endodonzia, ortodonzia, implantologia e igiene dentale, affiancati da assistenti che collaborano con me da anni e che continuano a formarsi costantemente. Il team è la forza operativa, ma anche il primo ponte di relazione con il paziente. La vera evoluzione, oggi, è saper capire cosa sente il paziente non solo nella bocca, ma nella mente. C’è chi arriva con vergogna, chi con paura, chi con rassegnazione. Il nostro compito è trasformare tutto questo in serenità. Prima di programmare un intervento, ascoltiamo la storia della persona: solo così possiamo costruire un percorso sostenibile clinicamente ed emotivamente. Lavorare sul sorriso significa anche lavorare sull’autostima”.

Bergamo è una città in grande crescita. Cosa significa operare qui, oggi?

“Bergamo ha una forte cultura del lavoro, della concretezza e della fiducia. Chi si affida a noi non cerca promesse, ma risultati reali. Ed è esattamente ciò che offriamo: soluzioni che uniscono estetica, funzionalità e durata nel tempo. È su questi valori che abbiamo costruito e sviluppato la nostra sede di Bergamo, in via Clara Maffei 14, progettata per accogliere il paziente in un ambiente dove tecnologia, competenza e ascolto convivono ogni giorno. Per questo abbiamo sempre puntato a crescere e ad ampliare i nostri orizzonti, con l’obiettivo di diventare un vero studio a 360 gradi. Oggi offriamo un’ampia gamma di trattamenti grazie all’esperienza costruita nel tempo, al lavoro sinergico dei nostri specialisti e a programmi dedicati non solo agli adulti, ma anche ai pazienti più giovani. Investiamo in metodologie avanzate e in pratiche evolutive come lo Smile Design, così come in tecniche che spaziano dalla chirurgia guidata implantare alle faccette, sempre con una particolare attenzione all’estetica dentale. Questo approccio rappresenta il nostro tratto distintivo e la filosofia che guida il nostro lavoro nel territorio bergamasco da oltre vent’anni”.

Guardando al futuro. Quali strategie ha adottato per rimanere al passo con l’evoluzione odontoiatrica?

“Lo studio ha sviluppato un approccio basato su tre punti di forza: Tecnologia — come mezzo per garantire precisione, sicurezza e risultati predittivi; Formazione — ogni anno io e il mio team investiamo in corsi specialistici, per crescere insieme come studio, come professionisti e come persone; Fiducia — il punto d’incontro tra competenza tecnica ed empatia. Non basta essere bravi clinicamente: bisogna essere coerenti, affidabili e presenti. Nel sorriso che consegniamo c’è un frammento della nostra identità professionale e umana”.

Quale messaggio vuole lasciare ai nostri lettori?

“L’odontoiatria del futuro parte dall’ascolto. La tecnologia rende possibile ciò che una volta era complesso, ma è la visione che lo rende significativo. Il sorriso non è solo il risultato di un trattamento: è la storia personale di chi lo porta. Il nostro compito è aiutare le persone a scriverla con fiducia”.

Lo studio del Dott. Christopher Jorge rappresenta una sintesi tra tradizione clinica e progresso digitale, tra rigore scientifico e autenticità umana. È un luogo dove innovazione e relazione convivono, e dove il sorriso non è il risultato finale ma l’inizio di qualcosa. “Il sorriso è una dichiarazione personale - ha concluso il Dottore. Noi aiutiamo le persone a ritrovare la forza di mostrarlo al mondo”.

Studio Dentistico Christopher Jorge

Via Clara Maffei 14, Bergamo Telefono: 035 211131

Piazza Castello, 8, Agnadello (CR) Telefono: 0373 976077

info@studiojorge.it www.jorgesmile.it

IG: dott_christopher_jorge FB: JORGE SMILE

SESSANT’ANNI DI METANO NORD

METANO NORD CELEBRA 60 ANNI DI ATTIVITÀ: UN PERCORSO DI ENERGIA, INNOVAZIONE E TERRITORIO

Metano Nord festeggia quest’anno un traguardo significativo: 60 anni di presenza costante al fianco delle comunità e delle imprese. Fondata nel 1965, l’azienda ha costruito nel tempo una filosofia basata su affidabilità, sicurezza e attenzione alle esigenze dei clienti, diventando come Gruppo un punto di riferimento nel settore del gas naturale, dell’energia elettrica e dell’efficientamento. In sei decenni di attività, Metano Nord ha accompagnato l’evoluzione energetica del Paese, investendo in infrastrutture moderne, soluzioni tecnologiche e progetti orientati alla sostenibilità. Il risultato è una rete efficiente e capillare, che continua a garantire un servizio di qualità e un impegno concreto verso la transizione energetica. Il sessantesimo anniversario rappresenta non solo un momento di celebrazione, ma anche un’occasione per rinnovare la visione dell’azienda: contribuire allo sviluppo di un futuro più sicuro, responsabile e attento all’ambiente. Metano Nord ringrazia i dipendenti, i partner e tutti i clienti che hanno reso possibile questo percorso, confermando la volontà di proseguire con lo stesso spirito di innovazione che da sempre la contraddistingue.

ph. David Rotasperti

R isponde alle nostre domande

Claudia Marinozzi, Avvocato collaboratrice

Studio BNC

STRUMENTI DI LAVORO Studio BNC

COMPLIANCE AZIENDALE EVOLUTA

Cosa si intende per Compliance aziendale? E per compliance evoluta? La compliance è l’insieme delle regole che un’impresa adotta per prevenire rischi legali, patrimoniali e reputazionali in ambiti diversi come sicurezza sul lavoro, fiscalità e responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001. La compliance evoluta è un approccio moderno e integrato alla gestione della compliance e consiste nell’adottare sistemi di controllo multidisciplinari.

Cosa prevede il D.Lgs. 231/2001?

Il Decreto ha introdotto la responsabilità amministrativa degli enti: la società può essere sanzionata quando una persona collegata commette, nel suo interesse o vantaggio uno dei reati espressamente previsti. Prima del 2001 la responsabilità ricadeva solo sulla persona fisica; con il Decreto essa si estende anche alla società.

Quali sono i vantaggi per le imprese che adottano il Modello?

Oltre a ridurre o escludere la responsabilità ex D. Lgs. 231/2001, il Modello 231 offre vantaggi concreti: migliora la gestione del rischio legale, rafforza i controlli interni, aumenta trasparenza e tracciabilità, chiarisce ruoli e responsabilità. Inoltre, porta benefici reputazionali e commerciali, migliorando l’immagine aziendale e facilitando l’accesso a gare e rapporti con stakeholder.

Quali invece i rischi maggiori che si corrono non adottandolo?

La mancata adozione comporta rischi significativi: sanzioni economiche fino a 1,5 milioni di euro, misure interdittive come la sospensione dell’attività, responsabilità civile degli amministratori, danni operativi e un forte impatto reputazionale. L’adozione del Modello 231 non è quindi solo un adempimento formale, ma una condizione per ridurre o escludere tali rischi.

Quale è il percorso da affrontare per la sua adozione?

Il percorso prevede analisi dei processi e dei rischi aziendali, definizione di protocolli e procedure, quindi la redazione di un Modello 231 calibrato sull’azienda, approvato e concretamente applicato.

Quale è la figura di riferimento per attenersi al DLgs 231?

Molto importante è l’Organismo di Vigilanza, indipendente e competente, con poteri di controllo e segnalazione. Ha il compito di vigilare sull’effettiva applicazione e sull’aggiornamento del Modello.

È necessaria una formazione specifica per i dipendenti?

Sì, la formazione è indispensabile: trasforma il Modello da documento formale a pratica concreta, diffonde conoscenza di obblighi e protocolli, riduce il rischio di comportamenti illeciti e rafforza la cultura aziendale della compliance.

Bergamo Via Mazzini, 4 - Tel. 035 2286999 - info@studiobnc.it

Grumello del Monte (BG) Piazzetta Don Geremia Rota, 18 - Tel. 035 832026 - info@studiobnc.it

Treviglio (BG) Viale A. De Gasperi, 14 (scala G) - Tel. 0363 419330 - info@studiobnc.it

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Essenza dell’Essenza

Dal piccolo paese di Ghisalba ai mercati mondiali: il viaggio straordinario del brand Le Essenze di Elda. La storia di un olfatto speciale e di una realtà nata da un’intuizione e trasformatasi in un progetto imprenditoriale di successo, basato su qualità ed autenticità come Elda Zanoli - fondatrice del brand - ci racconta in questa intervista…

Elda, ci puoi raccontare come e quando è nata l’idea di “Le Essenze di Elda”? “L’idea è nata… in lavanderia! Precisamente nella mia lavanderia di Ghisalba. All’inizio è stata davvero dura: introdurre la cultura della lavanderia pubblica in un paese di 6.000 abitanti, in un periodo in cui le self-service erano pochissime, sembrava quasi una follia. Con il tempo però chi provava il servizio per curiosità ritornava. Le clienti apprezzavano ordine, pulizia, velocità e anche la socialità del luogo. Ma una cosa metteva tutte d’accordo: il profumo che rimaneva sui capi. La voce si diffuse velocemente e mi dissi: “Voglio creare una linea di profumi per i vestiti” Così è iniziato il mio percorso nel 2011, tra prove, tentativi e collaborazioni con aziende specializzate. Dopo mesi di ricerca è nato DIAMANTE, il profumo iconico, quello che ha fatto impazzire tutti e che molti cercano ancora oggi di imitare senza successo.Da lì è partito tutto: clienti da fuori paese, poi da fuori provincia e regione, negozianti interessati, richieste dall’estero. Nel 2013 ho aperto il primo shop online, nel 2015 il primo deposito e da lì la crescita è stata continua”.

Cosa ricordi di quel periodo e dei tuoi primi passi nel settore?

“Ricordo la paura, l’incertezza ma anche l’adrenalina. Sentivo che stava nascendo qualcosa di importante, ma mai avrei immaginato dove saremmo arrivati. Ricordo soprattutto le persone che mi hanno sostenuta e quelle che purtroppo oggi non ci sono più. E la mia famiglia da sempre al mio fianco. Tutti questi ricordi mi emoziono ancora”.

Quando hai capito: “Ok, questo è il settore giusto per me”?

“Quando le persone facevano la fila fuori dalla lavanderia per comprare le mie essenze. Quando arrivavano email da tutta Italia per chiedere DIAMANTE. Allora ho percepito che non era solo un prodotto… ma un’emozione che portava le persone a tornare”.

Dalla fondazione del brand ad oggi come si è evoluta l’azienda?

“In modo incredibile! Da una piccola realtà siamo passati ad un’azienda strutturata, con un catalogo da oltre 400 articoli suddivisi in 24 categorie. La pandemia è stata un momento difficile ma anche una grande spinta: l’online è esploso e ho investito molto in comunicazione, strutture e risorse. Nel 2022 abbiamo acquistato la nuova sede di Spirano, completamente ristrutturata, in cui ci siamo trasferiti nel 2023”.

Essenza dell’Essenza

Ci puoi parlare delle prime linee e di cosa oggi è possibile trovare?

“Sono partita da tre fragranze: Perla, Smeraldo e Quarzo. Oggi abbiamo creato ben 43 profumazioni per il bucato, oltre a detersivi, ammorbidenti, prodotti casa, profumatori per ambiente e per la cura della persona, prodotti dedicati agli animali e molto altro. Tutto rigorosamente a marchio Le Essenze di Elda”.

Il trasferimento nella nuova azienda ha segnato un nuovo capitolo. Quanto era necessario?

“Tantissimo. Avevamo bisogno di spazi più comodi e sicuri per chi lavora con noi, maggiore organizzazione degli stock, tempi ottimizzati. La nuova sede rappresenta anche, dal punto di vista istituzionale, la qualità del brand. Per me e la mia famiglia è davvero il coronamento di un sogno”.

Come è strutturata oggi la vostra realtà a livello di uffici e magazzino?

“Abbiamo una sede moderna, con zone dedicate alla gestione ordini, uffici, magazzini ampi e organizzati e spazi pensati per garantire sicurezza e serenità ai collaboratori”.

Com’è composto lo staff de Le Essenze di Elda?

“La struttura è volutamente snella. Mi avvalgo di professionisti esterni che coordino personalmente mentre i miei collaboratori interni gestiscono magazzino e spedizioni”.

Dov’è possibile trovare Le Essenze di Elda?

“Oggi il brand è conosciuto in tutta Europa, nel Medio Oriente e nel Nord America. Un risultato che mi riempie di orgoglio”.

A cosa ti ispiri quando crei una nuova essenza?

“A tutto quello che mi circonda: un luogo, un ricordo, un contesto particolare. Mi piace sperimentare, miscelare profumi personalmente e creare nuove declinazioni olfattive. Decido io cosa immettere sul mercato e cosa no. Credo di avere un dono: un olfatto super sensibile, da sempre”.

BUCATOPROFUMAT

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FUOCHI DI PAGLIA 230 di Giorgio Paglia

LO STATO NEL BOSCO:

LA LIBERTÀ FA PIÙ PAURA DELLA DELINQUENZA

Lo Stato italiano stima di incassare quest’anno circa 750 miliardi di euro in tasse, ma la sua presenza invasiva non si ferma a mettere le mani nelle nostre tasche. Infatti, lo Stato ci deve controllare in modo sistematico ed oggi si avvale di sistemi di “spionaggio” sofisticatissimi e di indottrinamenti comportamentali indotti. Pensiamo solo alla diffusione massiva della gestione del denaro con sistemi di pagamento elettronici anche per piccole spese. Così i movimenti possono essere tutti tracciati e contabilizzati in tempo reale dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle

Entrate, devono avere l’indispensabile supporto del sistema bancario che incassa un pagamento per ogni operazione, ma peccato che se dovesse saltare momentaneamente il sistema informatico che gestisce tutte le transazioni, come è accaduto di recente in Spagna, nessuno avrebbe più i contanti nemmeno per comprarsi un panino. Poi lo Stato ti fornisce l’energia, sotto forma di benzina, elettricità, gas e acqua, per poter sopravvivere.

Per gestire il potere e per lobotomizzare i cervelli, lo Stato usa soprattutto una pachidermica burocrazia medioevale e una Giustizia lentissima, permissiva e che non garantisce la certezza della pena.

Così facendo il cittadino è inquadrato nel sistema, non ne può uscire e per mangiare, acquistare, istruirsi, curarsi e lavorare deve continuare a versare i suoi soldi nelle casse dello Stato.

Sembra un servizio, ma in realtà è un modo per controllare e tassare il cittadino, il quale non ha sistemi alternativi per approvvigionarsi (persino la legna nei camini è vietata) e non può trattare i prezzi delle forniture. Un solo esempio: sulla bolletta elettrica lo Stato applica, senza alcuna contestazione, l’Iva sulle accise, cioè mette una tassa su una tassa (guardare per credere). Aggiorna i prezzi delle forniture come e quando vuole: nessun calo proporzionato dei prezzi in questo periodo nonostante il gas abbia raggiunto il costo più basso da oltre un anno e mezzo (sotto i 30 € a megawattora). Per non parlare della benzina, le cui accise e l’IVA costituiscono il 60% del prezzo totale. Con le tasse lo Stato dovrebbe fornire servizi importanti alla sua popolazione.

E più le tasse sono alte e più i servizi pubblici dovrebbero essere eccellenti. Appunto, dovrebbero. Basta andare in Austria o nei paesi scandinavi per capire bene il concetto. Tra i servizi pubblici più importanti ci sono la sanità, la scuola e la sicurezza e non serve sprecare parole per criticare ulteriormente la situazione italiana.

Alla fine di novembre è successo un episodio incredibile che ha dimostrato come in Italia la libertà faccia più paura della delinquenza. Una famiglia anglo-australiana, che viveva felice nei boschi dell’Abruzzo, si è vista arrivare 4 auto dei Carabinieri a sirene spiegate che hanno prelevato i loro 3 bambini per portarli in una civilizzata casa famiglia sotto la tutela dei soliti assistenti sociali. Il vero problema è che i genitori sono fuori dalle “regole” della moderna civiltà: non vaccinano i figli, non gli danno un cellulare che li rincoglionisca, non li istruiscono in una scuola pubblica che insegna a conformarsi, non hanno un cesso dorato come i politici ucraini che finanziamo, non hanno bisogno dell’energia elettrica dalla rete pubblica.

Insomma non sono allineati, rassegnati e inquadrati come tutti noi.

Certo, la Magistrata, tal Cecilia Angrisano, probabilmente non aveva urgenza di perseguire chi ruba, chi accoltella, chi porta via i bambini dalle carrozzine, chi stupra, chi ammazza di botte, chi entra illegalmente in Italia e si fa mantenere dallo Stato, ma non poteva tollerare oltre modo che qualcuno vivesse sereno nella natura per i fatti suoi, con ritmi consapevoli e sani.

E allora, attenti allo Stato famelico, soprattutto se andate a funghi per boschi! Detto ciò, non mi resta che augurare a tutti voi Buone Feste in totale libertà!

Alla prossima e in alto i cuori leggeri.

Anche su:

Twitter:@Fuochidipaglia

Instagram:@fuochidigio

AEROTROPOLI

IL PRESENTE E IL FUTURO DELL’AEROPORTO NEL

DISCORSO DI GIOVANNI SANGA, PRESIDENTE DI SACBO, IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE

DEL NUOVO TERMINAL

L’etnologo e antropologo francese Marc Augé, nel suo libro del 1992, definiva gli aeroporti dei non luoghi… Per me è un terminal da cui ci si imbarca, dove si arriva e dove si accoglie chi transita, strutturato per fornire ogni servizio essenziale per le persone che prendono il volo. Nel nostro caso possiamo definirci, non me ne voglia la Sindaca Carnevali, una città nella città. Una città sempre in movimento che crea connessioni e attraverso cui è possible allargare la sfera delle relazioni, quali che siano le motivazioni alla base della scelta di volare verso una delle tante destinazioni da qui raggiungibili. Ci siamo chiesti da quale punto dovessimo considerare l’inizio del viaggio e abbiamo trovato la risposta nella multimodalità, un concetto caro agli esperti del settore e alle istituzioni. Ma la multimodalità cos’è? La combinazione di più modalità di mezzi di trasporto, al servizio del cittadino, per le sue svariate esigenze, anche tenendo conto delle sue attitudini e sensibilità. A tal proposito nel giro di un anno il treno collegherà direttamente l’aeroporto con Bergamo e Milano. Fino a 154 corse giornaliere alcune via Treviglio alcune via Carnate.

Premessa opportuna per l’evento di oggi, perché oggi raccontiamo un’importante tappa nella storia del nostro aeroporto che, nell’ultimo quarto di secolo, si è imposto nel panorama del trasporto aereo, nazionale ed europeo, diventando uno scalo strategico per il Paese. E tutto ciò grazie ad una rete di collegamenti sempre più estesa che ha agevolato le connessioni domestiche e reso possibile la crescita delle relazioni internazionali nell’ambito dell’economia, del lavoro, del turismo, dei rapporti interculturali, della formazione universitaria e dei servizi sanitari. Un processo che la pandemia ha rallentato ma non ha fermato. Un esempio di resilienza, di concretezza, della voglia di guardare al futuro con fiducia e la consapevolezza di dover andare avanti senza tentennamenti, facendoci trovare pronti per quando la vita sociale e le esigenze di mobilità sarebbero tornate come prima. Abbiamo creduto che, superata la drammatica fase dell’emergenza sanitaria, il trasporto aereo avrebbe segnato una ripresa progressiva. La ripresa c’è stata ed è stata anche sostenuta. L’abbiamo affrontata e gestita, rilevando con soddisfazione la preferenza accordata al nostro aeroporto, consapevoli che presto avremmo dovuto avviare il cantiere per allargare il fronte est e adeguare le nostre infrastrutture sotto l’aspetto dimensionale e tecnologico. Oggi celebriamo il completamento dei lavori avviati il 15 marzo dello scorso anno durati 622 giorni nell’assoluto rispetto del cronoprogramma. Lavori che hanno richiesto un investimento da parte di SACBO di 55 milioni di Euro, di cui 41 per la componente infrastrutturale e 14 per l’aquisto di macchine radiogene di ultima generazione.

L’area occupata dallo scalo aeroportuale

La prima parte, al piano terra, di 4300 mq, di cui 1500 per l’ampliammo delle sale check in e dei banchi di accettazione, con un nuovo sistema di gestione dello smistamento bagagli. La seconda parte al primo piano di 7500 mq in cui sono stati installati macchinari radiogeni che grazie agli algoritmi basati sull’ I.A. permettono di mantenere quanto contenuto nel bagagli a mano, in particolare dispositivi elettronici e liquidi, ovviamente garantendo che nessun tipo di oggetto proibito possa essere introdotto, innalzando i più alti standard di sicurezza internazionali. Sono a disposizione in totale 14 linee con criteri di priorità con una prima postazione per i passeggeri con ridotta mobilità e famiglie con bambini. Inoltre, si è provveduto anche a dotare l’area Schengen di una nuova sala imbarchi di 850 metri che ha migliorato ulteriormente il comfort dei passeggeri con aggiunta di spazi servizi e due nuovi gate.

La storia ci ha insegnato che il mondo dell’aviazione è stato precursore del cambiamento e del progresso. Lo sono e lo saranno anche gli aeroporti proiettati al futuro e con questa ambizione in nostro si configura come vero e proprio incubatore tecnologico e di innovazione. Proprio grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte, i nostri passeggeri godranno la migliore esperienza di transito e permanenza con un servizio adeguato e un notevole risparmio di tempo in un contesto di assoluta garanzia e sicurezza. Una volta superati i controlli di sicurezza, i passeggeri si avvieranno verso i gates transitando nella nuova area Duty free che arricchisce la già notevole offerta commerciale disponibile nel terminal.

Da sottolineare che, la trasformazione del nostro aeroporto e la sua evoluzione, sono frutto di una politica di investimenti gestita da SACBO con risorse proprie, senza alcun apporto esterno. Il processo di adeguamento, che ha permesso di sostenere la domanda crescente e attrarre nuove compagnie, dal 2020, compresi i difficili anni delle pandemia, è dunque proseguito: il gruppo Sacbo ha programmato opere per un valore di circa 300 milionii che hanno permesso di migliorare sia l’efficienza delle attività propriamente aeronautiche sia i servizi di accessibilità per i passeggeri.

AEROTROPOLI

Il grande cambiamento si è prodotto da un quarto di secolo a questa parte ed è destinato a perdurare sotto la spinta di fenomeni globali che alimentano la mobilità delle persone nei vari contesti. L’avvento delle compagne low cost dei primi anni 2000, ha rivoluzionato i viaggi aerei a beneficio di un modello operativo che ha semplificato gli spostamenti e portato a volare nuovi soggetti e nuove categorie sociali. Il numero di rotte è cresciuto considerevolmente e il nostro aeroporto è diventato un asset strategico nel sistema trasportistico del paese.

Ci definivano un scalo secondario rispetto al contesto nazionale, confondendo il modello low cost delle compagne aeree con l’infrastruttura aeroportuale. Nel frattempo questa infrastruttura è cresciuta, dimensionalmente e tecnologicamente, insieme al traffico di passeggeri. Nel 2000 il totale dei passeggeri a livello mondiale non superava i due miliardi, mentre nel 2025 il traffico di passeggeri globali sfiorerà i dieci miliardi di passeggeri con 1,5 voli a persona nel mondo ed una crescita annua costante per raggiungere i 19 miliardi nel 2040.

Per l’Italia si passerà dai 220 milioni di passeggeri del 2024 a oltre 300 nel 2035. Se poi osserviamo le previsioni dei grandi mercati emergenti, Cina, India, Paesi Arabi e Sud America, la crescita del settore sarà dieci volte più rapida rispetto a quello che avverrà in Europa e negli Stati Uniti.

Da Dicembre raddoppieremo i voli per Dubai e Sacbo sta elaborando una progettualità di ampio spettro che parte dalle stime di traffico potenziale e dal Piano Nazionale degli Aeroporti per poi tradursi negli scenari futuri sostenibili con 4 punti focali: lo sviluppo aeronautico, l’impatto ambientale, la performance in termini di servizi e il processo di digitalizzazione, anche alla luce delle nuove sconvolgenti opportunità offerte dall’IA.

Vorrei lasciarvi non tanto una conclusione suggestiva bensì un pensiero di prospettiva che riprendo dagli studi del Consiglio Internazionale degli aeroporti. Come saranno gli aeroporti nel 2050? Sempre più grandi, più tecnologici, con tanti servizi e fortemente interconnessi con la città e le aree urbane. Avranno sempre più contatti con le università e i centri di ricerca e si creeranno quindi dei veri e propri “campus” aeroportuali con spazi per riposare, per lo svago e momenti di comunità. Queste sono le previsioni che gli analisti ci mettono di fronte. Del resto, se diamo un semplice sguardo al nostro contesto e con un pennarello segniamo su una cartina il collegamento fra la Fiera, che ha programmato di raddoppiare i suoi spazi, il collegamento ferroviario, l’autostrada, l’hotel che inaugureremo tra un anno, Orio Center qui vicino, e le tante altre iniziative che stanno sorgendo nei dintorni, possiamo dire che si sta già formando quella che gli esperti chiamano un’AEROTROPOLI

Sarà un’evoluzione naturale e noi siamo già un punto nevralgico del sistema.

La fede nuziale: l’emozione di una promessa  Un cerchio senza inizio e senza fine, racchiude il significato più profondo dell’amore: la continuità. È il simbolo di due vite che si uniscono, scegliendosi ogni giorno con amore con la stessa intensità del primo. Non è un anello qualsiasi. È la voce silenziosa che, indossata sul dito, ricorda a chi ami: “Tu sei la mia scelta, oggi, domani e sempre.”

The Wedding Ring: The Emotion of a Promise

A circle without beginning or end, holding within it the deepest meaning of love: continuity. It is the symbol of two lives becoming one, choosing each other every day with the same intensity as the first. It is not just any ring. It is the silent voice that, worn on the finger, whispers to the one you love: “You are my choice, today, tomorrow, and always.”

fedi artigianali che respirano insieme a voi, ogni giorno, scolpite dalla mano dell’orafo con lentezza e dedizione.

ECOGRAFIA: MEGLIO NON AVERE DUBBI

Che cos’è l’ecografia?

L’ecografia è una metodica diagnostica non invasiva che utilizzando ultrasuoni (onde sonore) emessi da particolari sonde appoggiate sulla pelle del paziente, consente di visualizzare organi, ghiandole, vasi sanguigni, strutture sottocutanee ed anche strutture muscolari e tendinee in numerose parti del corpo. Durante l’esecuzione dell’ecografia, l’area da esaminare viene inumidita con un apposito gel, non tossico, che consente una migliore trasmissione degli ultrasuoni attraverso il corpo umano.

L’ecografia costituisce uno dei primi approcci allo studio del corpo umano, fatta eccezione della parte scheletrica e delle strutture interne alla scatola cranica. Gli ultrasuoni, infatti, non sono in grado di studiare le strutture ossee. Le ecografie sono, invece, molto utilizzate per lo studio del collo (tiroide, linfonodi), dell’addome (fegato, reni, milza, pancreas, eccetera), della pelvi (vescica, utero, ovaie, prostata), delle vene e delle arterie (carotidi, aorta, eccetera), dell’apparato muscolare (muscoli, tendini, legamenti).

L’ecografia non prevede emissione di radiazione di tipo X. Può essere, pertanto, effettuata con una certa frequenza qualora si rilevi la necessità di eseguire ripetute indagini in presenza di patologie note a scopo di monitoraggio.

TUMORE

DEL RETTO:

GUARIRE SENZA CHIRURGIA SI PUÒ

PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ

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Pubblicati su “THE LANCET Oncology” i risultati dello studio coordinato da ricercatori dell’Ospedale Niguarda e dell’Università degli Studi di Milano, con il sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.Un progresso importante è avvenuto di recente nella cura del tumore del retto: i risultati dello studio clinico NO-CUT, che modificano, migliorandola, la pratica clinica della terapia per questo tumore, sono appena stati pubblicati sulla rivista scientifica THE LANCET Oncology. Il tumore del retto colpisce nel mondo 700 mila persone ogni anno, e 340 mila di queste muoiono a causa della malattia. In Italia i casi annui sono oltre 14.000, e vengono registrati circa 5.000 decessi. Questi numeri, da soli, fanno comprendere l’urgenza di trovare nuove cure e l’importanza dei risultati ottenuti: in una persona su quattro, infatti, grazie al protocollo NO-CUT è stato possibile ottenere la remissione completa del tumore senza chirurgia.

“Complessivamente – ha commentato Salvatore Siena, direttore dell’Oncologia Falck all’Ospedale Niguarda di Milano e professore ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano – possiamo affermare che l’approccio validato dalla sperimentazione clinica NO-CUT rappresenta un progresso significativo per le persone affette da carcinoma del retto ed è una pietra miliare dell’oncologia. I dati emersi nello studio NO-CUT dimostrano infatti che, quando le terapie preoperatorie eliminano il tumore, la chirurgia può lasciare il posto a un attento follow-up, offrendo così la possibilità di guarire senza necessità di intervento. I risultati raccolti hanno infatti confermato la sicurezza di questa strategia, che è diventata un’opzione consolidata nelle linee guida terapeutiche per il carcinoma del retto”.

I carcinomi del retto localmente avanzati, esclusi quindi gli stadi iniziali e quelli metastatici, sono circa un terzo di tutti i nuovi casi. Fino a oggi la guarigione è possibile con una terapia multimodale comprensiva di radioterapia, terapia medica oncologica e chirurgia del retto. Quest’ultima, grazie ai risultati dello studio NO-CUT appena pubblicati, può essere evitata in un quarto dei casi senza compromettere la possibilità di guarigione.

Fonte: Ospedale Niguarda di Milano

Dr. Haim Reitan

Direttore Sanitario

Studio Medici Associati

MACULOPATIA: NUOVE TERAPIE SALVA-RETINA

Una delle emergenze con le quali gli esperti dovranno confrontarsi sempre più spesso nei prossimi anni è la degenerazione maculare legata all’età, che attualmente interessa oltre 1 milione di italiani che hanno un “buco” al centro del campo visivo. Un panorama destinato a cambiare nel prossimo futuro grazie all’arrivo di nuovi farmaci e di innovative strategie di intervento.

“La maculopatia è una patologia che compromette in maniera significativa la qualità di vita dei pazienti ed è molto diffusa: riguarda il 2% degli italiani e aumenta al crescere dell’età – ha osservato Stanislao Rizzo, presidente Floretina ICOOR, direttore della Clinica Oculistica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCSS, professore Ordinario di Oculistica presso Università Cattolica di Roma – È ormai una malattia sociale e rappresenta la causa più frequente di ipovisione e disabilità visiva dopo i 50 anni nel mondo occidentale. Ne esistono due forme, quella “secca”, la più comune (circa il 90% di tutte le forme), e quella umida o essudativa.

La maculopatia umida fino a qualche anno fa non era considerata curabile, ma i progressi terapeutici degli ultimi anni hanno consentito di rallentarne notevolmente la progressione e di ridurne la evoluzione“Purtroppo – mette in guardia l’esperto – molti pazienti arrivano alla diagnosi in ritardo perché non si sottopongono a visite oculistiche di controllo dopo i 50 anni e perché trascurano i sintomi iniziali, costituiti principalmente dalla visione un po’ distorta delle immagini: se l’altro occhio è sano, accade di non accorgersene subito e il disturbo progredisce, fino ad arrivare alla comparsa di una macchia scura potenzialmente irreversibile e indistinta in mezzo al campo visivo. L’obiettivo della ricerca di questi ultimi anni è stato perciò trovare farmaci che potessero essere più efficaci nel ritardare la progressione della perdita visiva, agendo anche su altri fattori di crescita coinvolti, e che rendessero più agevole la cura riducendo la necessità di somministrazioni intravitreali”.

Internazionale

di Brescia e Bergamo

Il 63° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo presenta la nuova edizione “Oriente & Occidente - Da Chopin ad Arvo Pärt”, che si terrà dal 27 aprile all’1 ottobre 2026. Dopo l’immersione nel folclore dei paesi latini, il Festival dedica questa edizione ai repertori e agli autori dell’Europa orientale e slava. Accanto ai nomi immortali di Čajkovskij, Rachmaninov, Prokof'ev, Šostakovič e Scriabin, il pubblico incontrerà anche le voci di Bartók, Dvořák, Janáček e Arvo Pärt in un percorso che unisce tradizione e contemporaneità, come esprime il sottotitolo scelto per quest’edizione. Sui palcoscenici delle due città - a Brescia del Teatro Grande e del Teatro Sociale, che entra a pieno titolo tra i luoghi del Festival, e a Bergamo del Teatro Donizetti e del Sociale di Città Alta - si alterneranno i migliori pianisti della scena internazionale: Grigory Sokolov, Mikhail Pletnëv, Jan Lisiecki, Lilya Zilberstein, oltre che a giovani talenti che il Festival ha l’orgoglio di far conoscere al suo pubblico. Principale novità del 2026 sarà una ‘coda lunga’ della 63esima edizione con due appuntamenti di primo piano in autunno. Due eventi straordinari che escono dal periodo tradizionale del Festival: il ritorno di Yuja Wang, accompagnata dalla Mahler Chamber Orchestra l’8 settembre al Teatro Donizetti, e quello di Beatrice Rana, protagonista di un recital al Teatro Sociale di Brescia il 1 ottobre. Anche per questa 63esima edizione Intesa Sanpaolo sarà a fianco del Festival in qualità di Main Partner.

Il tema

“La seconda tappa del nostro itinerario prevede uno sguardo sull’Est d’Europa. Ritroveremo i volti familiari di molti compositori. Arvo Pärt, che è stato protagonista insieme a Beethoven del 44° Festival, oggi è tra i compositori viventi più eseguiti e amati dal pubblico. Di Chopin, in programma pure la scorsa edizione per via dei suoi trascorsi in terra di Spagna, riscopriremo le origini polacche. Pur avendo vissuto gran parte della sua vita in Francia, o forse proprio per questo, la musica

di Chopin è pervasa da un sentimento di nostalgia verso una Patria lontana e immensamente amata. È un sentimento comune a molti grandi compositori di area slava che si traduce in una “tinta musicale” (usando un’espressione cara a Giuseppe Verdi) che sembra accomunare Čajkovskij a Dvořák, Musorgskij a Rimskij-Korsakov” ha dichiarato il Direttore Artistico Pier Carlo Orizio.

Il ricordo di Gianandrea Gavazzeni nel trentennale della scomparsa

L’edizione 2026 sarà inoltre dedicata a una figura che ha segnato la storia del Festival e della musica italiana: Gianandrea Gavazzeni, nel trentennale della sua scomparsa. Il Festival ricorderà il direttore d’orchestra, compositore e musicologo bergamasco nella seconda parte del progetto Vite Parallele – inaugurato lo scorso anno in occasione del trentennale della scomparsa di Arturo Benedetti Michelangeli.

Il Maestro fu ospite due sole volte nel cartellone del Festival con memorabili concerti nel 1990 e 1991, tuttavia fu sempre vicino al Festival con incoraggiamenti e pubbliche manifestazioni di stima.

“Proprio nel 1991 il Maestro si esibì con la Sinfonia Varsovia a Brescia e a Bergamo, ecco spiegato il significato di questo ritorno – ha dichiarato la Presidente Daniela Gennaro Guadalupi – Con un brano di Gavazzeni si aprirà inoltre il concerto del 29 maggio con ‘La Nota in più’, una collaborazione dal grande valore artistico e sociale. È un’iniziativa di cui il Festival è particolarmente orgoglioso, perché ribadisce quanto la musica non sia soltanto esperienza artistica, ma possa essere strumento di inclusione e relazione. Per ricordare il nostro illustre concittadino il Festival, la Fondazione Teatro Donizetti e la Fondazione Polli Stoppani proporranno un calendario di iniziative lungo tutto l’anno che presto verrà svelato al pubblico”.

GLI INTERPRETI

Abduraimov Behzod
Alexander Gadjiev - Ph. Victoria Nazarova
Armenian Nationa Philharmonic Orchestra
Giovanni Bertolazzi - Ph. Michele Maccarrone
Ettore Pagano
Eva Gevorgyan
Federico Colli - Ph. Roberto Mora
Louis Lortie - Ph. Elias Photography
Martina Meola
Jean Lisiecki - Ph.Stefano Galuzzi
Sophia Liu - Ph. Frances Marshall
Ryan McAdams - Ph. Lisa Mazzucco
Mossali Josef - Ph. Mario Rota
Mikhail Pletnev - Ph. Irina Shymchak Beatrice Rana - Ph. Simon Fowler
Orchestra la nota in più
Mahler Chamber Orchestra
Ph. Molina Visuals
Grigory Sokolov - Ph. Mary-Slepkova Lilia Zilberstein - Ph. Andrej Grilc Sinfonia Varsovia Miroslaw Pietruszynski
Philippine Philarmonic Orchestra

IL CARTELLONE

Regala il Festival per Natale

CAMPAGNA ABBONAMENTI E BIGLIETTI 2026

È possibile regalare per Natale un’esperienza al 63°Festival acquistando le opzioni disponibili per ogni città su Vivaticket dal 1 dicembre al 6 gennaio fino ad esaurimento posti disponibili. Le informazioni di biglietteria sono già consultabili sul sito del Festival: la campagna abbonamenti inizierà a Brescia il 21 gennaio e a Bergamo il 10 febbraio; la vendita dei biglietti serali partirà in entrambe le città il 26 marzo. Tutti i dettagli sono disponibili sul sito del Festival.

Oltre al cartellone principale torneranno le rassegne collaterali, che verranno svelate nei prossimi mesi. Sul sito (www. festivalpianistico.it) è possibile scaricare il calendario del 63°Festival con tutti i programmi nel dettaglio.

CONTI DONATA E GIOVANNI LECH I

CUSTODI DELLA MEMORIA

Tommaso Revera ph. Matteo Marioli

Il nostro viaggio alla scoperta delle famiglie nobili bresciane e bergamasche questo mese fa tappa in via Moretto, a Brescia, dove siamo stati ospiti della residenza nobiliare cittadina dei Conti Donata e Giovanni Lechi. L’origine della famiglia Lechi, o Leuco, in verità ha inizio a Lecco sulla riva orientale del lago di Como ma dal XIII secolo la famiglia si stabilì a Brescia.

Era, infatti, il 1274 quando comparve per la prima volta quel cognome in un rogito del Monastero di S. Chiara. Si tratta di una delle più importanti casate bresciane: tra i suoi esponenti, si ricordano i fratelli Teodoro e Giuseppe che servirono nelle file dell'esercito di Napoleone.

Tra le dimore della famiglia vi sono: Palazzo Lechi a Montirone (splendida dimora patrizia dove alloggiarono anche personaggi illustri del calibro di Amadeus Mozart e Napoleone Bonaparte, fresco di nomina a Re d'Italia), Palazzo Lechi a Brescia (ex Palazzo Avogadro, la residenza dove abbiamo ambientato questa intervista), Palazzo Lechi a Boldeniga e Palazzo Lechi a Calvisano, oltre al Museo Lechi di Montichiari.

Ad accoglierci presso il palazzo nobiliare di via Moretto 84 i Conti Donata e Giovanni Lechi che, con garbo e ospitalità, ci conducono nel suggestivo salone interno dove è stato impossibile non farsi rapire dalla bellezza delle importanti decorazioni e dagli affreschi che decorano il soffitto, così come dall’incantevole affaccio sul giardino interno.

Il vostro è un legame che dura da molto: come vi siete conosciuti?

“Tanti anni fa, quando entrambi frequentavamo l’università a Milano. Io alla Statale mentre Giovanni al Politecnico. Avendo amici comuni, ci siamo conosciuti ed è stato un colpo di fulmine. Al primo appuntamento - ci confida Giovanni - Donata non si presentò o meglio lo fece con estremo ritardo perché sbagliò indirizzo… Facevamo la classica vita degli studenti: io condividevo casa con una ragazza spagnola, figlia di un Generale, mentre Giovanni abitava in un appartamento di 37 mq con altri due ragazzi”.

A quando risale, invece, la vostra convivenza?

“Al ritorno di Giovanni dall’America. Ero stufa di non avere uno spazio per noi e così decidemmo di affittare una casa a Lambrate. O meglio per noi e i nostri tre gatti. E, in seguito, acquistammo un’abitazione a Brera, dove attualmente abitiamo, un quartiere che allora era ben diverso da quello che conosciamo oggi. Fu una grande intuizione…”.

CUSTODI DELLA MEMORIA

Il segreto della vostra unione?

“Siamo molto diversi. Io più emotiva e ‘problematica’, lui decisamente più razionale e ‘scienziato’. Probabilmente ciò che ha temprato la nostra unione è stata questa diversità, oltre ad un affetto ed un amore incondizionato che ci ha portato al matrimonio nel Giugno del 1983”.

A dispetto di quel che si pensa, la vita da Conti è tutt’altro che spensierata, sbaglio?

“Proprio così. Al di là di alcune disgrazie familiari che ci hanno profondamente segnato, non è un titolo nobiliare o alcune dimore storiche di proprietà ad averci garantito una vita serena e spensierata, anzi. Solo per la tassa di successione, di cui ci siamo presi carico per ragioni affettive e non certo materiali, non ha idea dei sacrifici che abbiamo dovuto affrontare, così come per la gestione di queste proprietà che, ancora oggi, è integralmente a carico nostro vista l’impossibilità nel trovare qualcuno di fidato a cui delegare qualche incombenza”.

Come è scandito il vostro quotidiano?

“A dispetto dei giovani di oggi, una generazione per lo più di sdraiati e collaudatori di divani, ci alziamo presto ogni mattina e lavoriamo sodo. Prendersi cura di queste dimore e di alcuni terreni agricoli, infatti, richieste grande impegno e sacrificio (quasi una vocazione), oltre ad un innumerevole serie di contrattempi ed imprevisti a cui far fronte, coniugando il tutto con le tradizionali incombenze di una famiglia tradizionale per cui figli, nipoti, animali domestici &C. Di tempo, quindi, non ne abbiamo molto ma quando riusciamo a ritagliarcelo, ci piace chiacchierare e condividere. Qui (a Palazzo Lechi di via Moretto, ndr) vuoi per il silenzio e la tranquillità, vuoi per la diversa dimensione degli spazi, ci riesce molto bene”.

L’aspetto che vi gratifica di più?

“L’aver custodito la memoria famigliare è per noi un grande motivo d’orgoglio. Sarebbe stato molto più semplice cedere qualche proprietà per condurre una vita più agiata ma siamo fieri della nostra scelta. Una scelta che è anche un grande insegnamento di vita”.

D'azzurro alla pianta (leccio) di verde cucita, nodrita nella punta dello scudo, divisa in tre rami sostenenti ciascuno un'aquila di nero, cucita, coronata d'oro; il tronco sostenuto da due leoni di oro rampanti, affrontati; con una stella d'oro di otto raggi al cantone destro superiore.

CONTI DONATA E GIOVANNI LECHI
LO STEMMA DELLA FAMIGLIA LECHI

LA CANTINA PIÙ SOCIAL DELLA

FRANCIACORTA CHIUDE IL 2025 CON RICONOSCIMENTI DA TUTTO IL MONDO CHE PREMIANO LA SUA ECCELLENZA.

FRECCIANERA DOVE LA STORIA INCONTRA IL FUTURO

Nel cuore di Borgonato di Corte Franca c’è un luogo in cui il vino è solo il punto di partenza: la cantina Freccianera, una delle più premiate della Franciacorta. Freccianera oggi è il nome di una delle poche cantine della zona a non aver mai cambiato proprietà, della famiglia Berlucchi dal 1927. Nelle sue volte trecentesche, dove sono riemersi affreschi rinascimentali e armi medievali che ne ispirano il nome, si custodisce una tradizione viva, a cui oggi si unisce una rinnovata sensibilità verso la contemporaneità e il cambiamento. Una storia di bollicine importante dunque, ancora oggi celebrata dai numerosi premi internazionali. Per citarne alcuni, ricevuti nel 2025: la Platinum Medal Decanter 2025, le 5 medaglie d’oro allo CSWWC 2025, i 5 Grappoli Bibenda 2026, il WineHunter Award 2025, il Franciacorta Wine Producer Trophy IWSC 2025 e il riconoscimento di Tom Stevenson come Best Italian Sparkling Wine al Freccianera Brut Magnum 2018.

ESPERIENZE TRA ARTE, GUSTO E BENESSERE

Freccianera è oggi tra le cantine più “social” e aperte della Franciacorta grazie a un calendario ricchissimo di attività: degustazioni guidate, pairing gourmet con eccellenze come Delizia Iberica e Serge Milano, Cooking Class in collaborazione con Franciacorta Tour, oltre a eventi d’arte realizzati insieme a Brescia Musei.

E il futuro si arricchisce di nuove prospettive per la prossima primavera: sessioni di yoga tra i filari, tour in e-bike con Orme Bike Experience, momenti di relax grazie ai cosmetici naturali di Be Cosmetics. Senza dimenticare che la prima Big Bench della Franciacorta è stata installata proprio nei vigneti Freccianera, a testimonianza dell’eccezionale accoglienza.

Proprio per unire gli appassionati di Franciacorta, tre anni fa è nato il Freccianera Club, il primo club dedicato a chi ama la Franciacorta e vuole viverla da vicino. Oggi il progetto unisce quasi 3.000 soci, offrendo anteprime, bottiglie rare, esperienze esclusive e un contatto diretto con la cantina. L’obiettivo è semplice: rendere il vino un linguaggio di relazione, accessibile anche a chi non è esperto ma desidera scoprire un territorio attraverso i sensi.

In Freccianera insomma il vino è cultura, natura, benessere, incontro. È un punto di vista nuovo sulla Franciacorta, capace di unire eleganza e autenticità. Una comunità che cresce, una storia che continua, un territorio che si racconta a chi vuole viverlo con curiosità e meraviglia: in fondo, il modo più autentico di scoprire la Franciacorta.

Freccianera www.freccianera.it Via Broletto 2, Corte Franca (BS) Tel. 030 984451 info@freccianera.it

DA VITTORIO TRA I DIECI MIGLIORI AL MONDO

A PARIGI, IL 25 NOVEMBRE SCORSO, IN OCCASIONE DEL DECIMO ANNIVERSARIO

DELLA “CLASSIFICA DELLE CLASSIFICHE”, IL

RISTORANTE TRISTELLATO DELLA FAMIGLIA

CEREA È ENTRATO PER LA PRIMA VOLTA AL VERTICE DELLA SELEZIONE DEI MIGLIORI

RISTORANTI AL MONDO

In attesa di festeggiare, il prossimo anno, i 60 anni di attività, la Famiglia Cerea di Da Vittorio chiude il 2025 celebrando un altro importantissimo traguardo: l’inserimento tra i 10 migliori ristoranti al mondo da La Liste, la guida francese - nata nel 2015 - che monitora 38.000 insegne e raccoglie ed elabora i giudizi espressi da più fonti (guide, blog, stampa) attraverso un algoritmo specifico. Con il punteggio di 99,5/100 Da Vittorio raggiunge per la prima volta la vetta della classifica, condividendo la posizione insieme ad altri nove ristoranti, tra cui alcuni mostri sacri della gastronomia mondiale: Guy Savoy di Parigi, Cheval Blanc di Peter Knogl (Svizzera), Le Bernardin (Stati Uniti), Schwarzwaldstube (Germania), SingleThread (Stati Uniti), Lung King Heen (Hong Kong), Matsukawa (Giappone) e le due new entry Robuchon au Dôme (Macao) e Martin Berasategui (Spagna).

Secondo i curatori de La Liste: “Al Da Vittorio non solo si mangia in maniera eccellente, ma si viene accolti dai migliori interpreti dell’ospitalità di classe, con un servizio impeccabile e sempre cortese. Chiunque entri al ristorante sa che ne uscirà felice”.

“Siamo veramente orgogliosi di essere stati inseriti in questo empireo della ristorazione mondiale. La nostra cucina è gioia, condivisione e qualità e il fatto che tutto ciò sia stato riconosciuto in un anno così importante per la cucina italiana, che potrebbe diventare patrimonio UNESCO il 10 dicembre, ha ancora più valore. Un grandissimo ringraziamento a tutto il team de La Liste!” ha commentato la famiglia Cerea al momento dell’annuncio.

La decima edizione della guida francese è stata anche l’occasione per tracciare un bilancio sulle ultime tendenze in cucina: il settore sembra voler tornare sempre più alle proprie origini, prediligendo il lavoro su prodotti davvero locali e immergendo i commensali in una dimensione più rilassata e accogliente. Due punti su cui Da Vittorio, dal 1966, costruisce ogni giorno la propria forza, credibilità e patrimonio.

DA VITTORIO NOMINATO TRA I 10 MIGLIORI

RISTORANTI AL MONDO PER LA GUIDA LA LISTE

Quella di Da Vittorio è la storia di un talento, quello della famiglia Cerea, capace di tracciare - in quasi 60 anni di attività - nuovi percorsi nel mondo della ristorazione e dell’accoglienza, inventando uno “stile” unico che oggi viene esportato in tutto il mondo. Nato nel 1966 con l’apertura della prima insegna a Bergamo, voluta da Vittorio Cerea e sua moglie Bruna, oggi Da Vittorio è un sistema di business articolato in diverse aree di offerta, tutte accomunate dallo stesso obiettivo: offrire ai propri clienti un’esperienza d’eccellenza a tutti i livelli. Accanto allo storico ristorante, oggi immerso nel verde della collina della Cantalupa a Brusaporto (dal 2010 insignito delle 3 Stelle Michelin), troviamo Da Vittorio St. Moritz e Da Vittorio Shanghai (entrambi 2 stelle Michelin dal 2020); la Dimora, sempre a Brusaporto, che con le sue 10 camere di charme fa parte del circuito Relais&Châteaux; la Pasticceria Cavour 1880, piccolo gioiello ristrutturato a Bergamo Alta e da tempo inserito nella lista dei Locali Storici d’Italia, cui si aggiunge la Locanda Cavour, che arricchisce la formula di accoglienza firmata Da Vittorio; un modello di ristorazione esterna pret-a-porter considerato tra i migliori al mondo; un sistema di ristorazione collettiva che offre competenza e qualità in ogni ambito; importanti consulenze per realtà di prestigio come Terrazza Gallia a Milano e Allianz Stadium a Torino; non ultimo, il casual dining, con una formula di cucina più informale e giocosa, inaugurato da DaV Cantalupa, seguito da DaV Mare presso lo Splendido Mare di Portofino, DaV Milano by Da Vittorio in Torre Allianz a City Life e il nuovissimo DaV by Da Vittorio Louis Vuitton, all’interno dello storico building che ospita la boutique della Maison. Con Da Vittorio Cafe Louis Vuitton e Da Vittorio Cafe Roma, si completa il pacchetto di offerta. La visione di papà Vittorio è oggi portata avanti dai figli insieme alla Signora Bruna: Enrico, detto Chicco, e Roberto (Bobo), sono entrambi executive chef. Francesco è responsabile della ristorazione esterna e degli eventi. Rossella cura l’ospitalità al ristorante e a La Dimora, segue la formazione del personale e l’innovazione di prodotto. Mamma Bruna continua a supervisionare il lavoro dei figli, ma anche delle mogli, dei mariti e dei nipoti che aiutano in cucina, in sala e in pasticceria. Il segreto del ristorante Da Vittorio è nella capacità di attuare il concetto di “tradizione lombarda e genio creativo”, unendo la grande tradizione culinaria italiana all’evoluzione della modernità.

ZONA BLU

PREVENZIONE È CURA

ph. Adele Battaglia

GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA SERATA DI GALA E RACCOLTA FONDI PROMOSSA DA ZONA BLU

È stata una serata di forte partecipazione e grande emozione “Evento Uno”, la cena di gala organizzata sabato 22 novembre presso [SETTECENTO] Ristorante & Hotel a Presezzo, a sostegno del progetto “Prevenzione è Cura” promosso da Zona Blu, il gruppo di donne imprenditrici e libere professioniste (Michela Patrini, Savina Baschenis, Anita Pezzotta, Alessandra Gotti e Laura Castoldi) che opera sul territorio bergamasco per diffondere la cultura della prevenzione e degli stili di vita sani. Il progetto ha permesso di donare un ecografo portatile e due postazioni informatiche alla Casa di Cura San Francesco di Bergamo. La serata si è aperta con IL RACCONTO, un momento dedicato a storie, visioni e competenze, che hanno dato voce ai valori del progetto. A guidare gli ospiti dentro il senso profondo di Zona Blu è stata Michela Patrini, co-founder di Zona Blu. Con parole luminose ha ricordato quanto la fiducia, le relazioni e la prevenzione siano valori capaci di generare impatto quando diventano azioni condivise. Zona Blu, però, è anche un insieme di racconti che possono ispirare chiunque e così è stata la testimonianza di Simone Trussardi, triatleta che ha raccontato la sua esperienza di vita: nel 2019, all’apice della performance sportiva, la diagnosi di tumore metastatico.

DONATI UN ECOGRAFO PORTATILE E DUE POSTAZIONI INFORMATICHE ALLA CASA DI CURA SAN FRANCESCO DI BERGAMO. PER FONDAZIONE BCC MILANO, MAIN SUPPORTER DI QUESTA INIZIATIVA, È IL PRIMO PROGETTO PORTATO A COMPIMENTO NELLA SUA NUOVA MISSIONE FILANTROPICA.

La sua storia rappresenta un esempio di forza e resilienza. Se prima praticava lo sport come lavoro, oggi, dopo una laurea in ingegneria, si è messo al servizio degli altri, avviando un’attività di coaching e mettendo a disposizione del prossimo la sua esperienza sportiva e personale. A seguire sono intervenuti Savina Baschenis, co-founder di Zona Blu, che ha offerto una riflessione sul valore della prevenzione integrata nella vita quotidiana, e Francesco Nicotra, velocista bergamasco che ha iniziato a vincere in età adulta, portando un messaggio di costanza, speranza e determinazione. Il testimone, quindi, è passato ai medici della Casa di Cura San Francesco di Bergamo, al centro della missione del progetto “Prevenzione è Cura”: prima il Dott. Francesco Pattarino, cardiologo esperto in cardioncologia e cardiologia dello sport, ha spiegato come l’attività fisica sia uno dei più potenti strumenti di prevenzione delle malattie cardiovascolari e poi il Dott. Elio Maria Staffiere, responsabile della Cardiologia, ha fatto un interessante excursus sull’evoluzione della medicina negli ultimi decenni, ponendo l’accento sul cambio dell’aspettativa e degli stili di vita. A portare il ringraziamento a chi ha reso possibile questo importante risultato è stata Anita Pezzotta, una delle cinque organizzatrici di Zona Blu. Le sue parole hanno introdotto il ruolo fondamentale della Fondazione BCC Milano, rappresentata dal Vice Presidente Francesco Percassi, Main Supporter del progetto, il primo che la Fondazione porta a compimento nella sua nuova missione filantropica. Poco prima della cena di gala si è tenuta l’ufficializzazione della donazione dell’ecografo portatile e delle due postazioni informatiche alla Casa di Cura San Francesco: un passaggio simbolico e concreto che ha coinvolto Francesco Percassi, Vice Presidente della Fondazione BCC Milano, e il Prof. Antonello Zangrandi, Direttore Generale della Casa di Cura San Francesco. A dimostrazione che quando realtà operanti in settori diversi uniscono visioni e intenti, possono dare vita a progetti concreti, che lasciano il segno e fanno bene alla comunità. La serata è proseguita con la cena di gala, resa ancora più coinvolgente dall’intrattenimento di Omar Fantini, che, con la sua verve, ha accompagnato i vari momenti con ironia e comicità.

L’EVOLUZIONE di ILA MALÙ

DA STORE A STORIES

ph. Paolo Biava

Ogni evoluzione nasce da un incontro, da una visione condivisa e dal desiderio di crescere insieme. Da questa premessa prende forma Concept Stories, il nuovo progetto nato dalla collaborazione tra Ila Malù e Maison Cò: un passo naturale e al tempo stesso innovativo nel percorso del brand bresciano. Negli ultimi anni Ila Malù ha progressivamente ampliato il proprio raggio d’azione, superando il concetto tradizionale di store per abbracciare un modello fondato sull’esperienza, la relazione e la creatività condivisa. “Oggi alle persone non basta più acquistare un prodotto: cercano luoghi che raccontino qualcosa, spazi che trasmettano significato, luoghi di condivisione” ci ha spiegato Ilaria, founder di Ila Malù. “Concept Stories nasce proprio dall’idea di creare un ambiente che non si limiti a esporre, ma che metta in dialogo brand, persone e visioni diverse”. Il nuovo ufficio, all’interno del palazzo Maison Cò, rispecchia pienamente questa filosofia: un ambiente luminoso dove professionisti, idee e progetti si incontrano e si mescolano, generando collaborazioni e nuove direzioni. Al piano terra, l’ex bar si trasforma in Concept Stories, uno spazio dinamico e in continua metamorfosi dedicato ai brand del cuore di Ila Malù, alle edizioni limitate, ai pop-up e agli eventi. La collaborazione con Maria e Marta di Maison Cò nasce da una sintonia immediata, fatta di visione, energia e desiderio di superare i confini del consueto. “Con loro abbiamo trovato un equilibrio naturale: guardiamo nella stessa direzione e ci stimoliamo costantemente a sperimentare” ha aggiunto Martina. In questa nuova fase, Ila Malù rafforza anche un’altra dimensione centrale del suo DNA: il mondo degli eventi: dalla progettazione e produzione di esperienze ai lanci di prodotto, dagli workshop creativi agli appuntamenti lifestyle fino agli eventi privati e corporate. «Il nostro obiettivo è creare momenti che restino, che lascino un’impronta emotiva e che permettano alle persone di sentirsi parte di un mondo fatto di stile e bellezza», ha concluso Lucia. «Siamo partite come store. Oggi siamo stories. E la storia continua».

Il futuro team

Audi F1 annuncia che Visit Qatar diventerà partner principale della squadra in vista del debutto a inizio 2026 nel Campionato Mondiale FIA di Formula 1. La collaborazione si basa su di un obiettivo condiviso: portare il Qatar al centro del mondo e della community globale della F1.

Geely Starray EM-i

UN NUOVO MODO DI VIAGGIARE

Tommaso Revera Ph. Sergio Nessi

SBARCA SUL MERCATO ITALIANO GEELY, IL COLOSSO CINESE AZIONISTA DI MAGGIORANZA DI VOLVO, LOTUS E POLESTAR

Le case produttrici cinesi di auto elettriche proseguono nella loro inarrestabile ascesa alla conquista del mercato europeo. Questa volta, però, a sbarcare sul mercato italiano, insieme a Jameel Motors, è il Zhejiang Geely Holding Group, il più grande costruttore cinese in mani private. Per darvi un’idea oltre quaranta stabilimenti in cui lavorano più di 120.000 dipendenti che nel 2022 ha venduto 2,3 milioni di auto in tutto il mondo. Un colosso che negli anni è divenuto azionista di maggioranza di brand del calibro di Volvo, Polestar, Lynk&Co e Lotus, ma anche Proton e LEVC (marchio nato dopo l’acquisizione della storica London Taxi International che produceva i famosi “taxi cab” neri). Geely, inoltre, dal punto di vista etimologico, è un adattamento del cinese che significa “di buon auspicio” per cui se tanto mi dà tanto… Geely a Bergamo ha come concessionaria ufficiale Iperauto Bergamo.

DESIGN GLOBALE, EFFICIENZA E ATTENZIONE

ALL’ESPERIENZA DELLA PERSONA

Sono questi i pilastri su cui poggia la filosofia di Geely Auto alla ricerca di un nuovo paradigma di mobilità: innovativo, tecnologicamente avanzato e centrato sulle persone. Una visione fondata su sostenibilità, design internazionale e integrazione tra cultura, progettazione e ingegneria.

IL DEBUTTO SUL MERCATO ITALIANO CON

GEELY STARRAY EM-I: SUV IBRIDO PLUG-IN

Si tratta di un SUV plug-in hybrid con una batteria, protetta dalla struttura dell’auto, dalle dimensioni maggiori (da 18.4 KwH) in grado di percorrere poco meno di 90 chilometri in modalità elettrica e di garantire un’autonomia complessiva di quasi 1000 chilometri (WLTP). Una vettura progettata per offrire un perfetto equilibrio tra l’efficienza dell’elettrico e la percorrenza di un motore termico.

UN PROFILO CHE EMOZIONA

Ad una prima occhiata esterna colpiscono le sfaccettature che caratterizzano il fianco della vettura che le conferiscono una linea morbida, avvolgente e delicata ma, al tempo stesso, garantiscono anche un gioco di luci e ombre che ne svela un fascino dinamico e raffinato.

PROGETTATA PER STUPIRE

Una volta a bordo stupiscono il design, caratterizzato da linee decise, e la tecnologia. Ogni angolo e ogni superficie (in versione bicolore tabacco/nero per la vettura che abbiamo provato), raccontano una nuova visione della mobilità: sicura e sorprendente. Generose le dimensioni (4740 mm per 1905 mm per 1865 mm) così come le dotazioni tra cui la configurazione flessibile degli interni, la regolazione dello schienale posteriore e, soprattutto, i sedili multistrato traspiranti con funzione memoria in ingresso e uscita, oltre a riscaldamento, ventilazione e massaggio. Bagagliaio leader nella categoria con una capacità di 1877 litri ed una struttura a tre strati e portellone elettrico.

Abbiamo provato la Geely Starray EM-i, il modello ibrido Plug-in Super Hybrid con cui Geely Auto ha fatto il suo battesimo sul mercato italiano

Geely Starray EM-i

TECNOLOGIA EM-I SUPER HYBRID

Al cuore della Starray EM-i c’è l’avanzata tecnologia EM-i Super Hybrid, sviluppata per garantire massima efficienza, sicurezza e usabilità nella vita di tutti i giorni. Dal motore al sistema batteria, ogni componente lavora in armonia per farti arrivare oltre, in modo più sicuro e intelligente. Un motore a benzina ad alta efficienza termica completa il sistema. Un perfetto equilibrio tra l’efficienza dell’elettrico e la percorrenza di un motore termico. Guida in elettrico quando vuoi e passa all’ibrido quando serve: vivi il meglio dei due mondi, senza dipendere dalla ricarica.

DOTAZIONI PREMIUM E SICUREZZA AL TOP

Dotazioni ricchissime a dispetto del prezzo decisamente contenuto. Tra queste il Sistema Audio Flyme© da 1000 W - 16 casse di ultima generazione con casse integrate nei poggiatesta anteriori per messaggi personalizzati per il guidatore e 4 modalità di equalizzazione - ed un’ illuminazione ambientale intelligente con funzione rilassante in 256 colori.

Impressionante anche l’impianto di sicurezza integrato nella vettura grazie ai 16 sistemi di assistenza alla guida integrati tra cui il Lane Assist, che mantiene l’auto nella corsia di marcia intervenendo sul sistema di sterzo, il Cruise Control Intelligente grazie a cui gestire automaticamente la velocità e la posizione del veicolo sulla corsia di marcia, mantenendo la distanza di sicurezza, il monitoraggio dell’angolo cieco, che mostra avvisi luminosi quando un altro veicolo è in arrivo in un’altra corsia, e quello dell’ambiente circostante, grazie a cui visualizzare sullo schermo centrale la vista del veicolo da una prospettiva a volo d’uccello o in 3D, l’assistente alle manovre d’emergenza che interviene sulla sterzata nelle situazioni di pericolo, riducendo così il rischio di incidenti in presenza di possibili ostacoli o di portiere aperte.

GLI ALLESTIMENTI

La gamma Geely si struttura con un’offerta molto semplice: due allestimenti, Pro e Launch Edition, con dotazioni già molto complete sulla Pro (interni in ecopelle, guida autonoma di livello 2, sedili riscaldati, schermo da 15.4” touch 4k, cruscotto digitale) e tutto di serie per la Launch Edition (sedili ventilati, tetto apribile, illuminazione d’ambiente, cerchi da 19”, sistema audio a 16 altoparlanti con casse integrate nei poggiatesta, sistema di telecamere 360, ecc.). In pratica bisogna scegliere solo il colore esterno della vettura.

L’OFFERTA

DI LANCIO

Come offerta di lancio la Launch Edition è proposta allo stesso prezzo della Pro, ovvero 34.900 euro chiavi in mano. La garanzia del costruttore è di 6 anni sulla vettura e 8 sulla batteria. Ma attenzione: ai primi 1.000 clienti in tutta Italia, Geely offre la garanzia a vita.

IL NOSTRO GIUDIZIO

Ibrido Plug-in che monta un 1.500 benzina con un motore elettrico per un totale di 218 cavalli. Convincente l’estetica e molto piacevoli le sensazioni alla guida: compatta, nonostante le dimensioni generose, scattante, con una trasmissione di potenza fluida che non ti restituisce mai la sensazione di perdere il controllo, e silenziosissima. Dotazioni e tecnologie di segmento superiore. Se poi la batteria dura quanto promesso (testata per oltre un milione di chilometri)… Un affare ancor di più oggi che è garantita a vita per i primi 1000 clienti italiani!

Special thanks to:

Iperauto Bergamo S.p.A. Via Borgo Palazzo, 205 - Bergamo - Tel. 035 2924311 www.iperautobg.it/geely info@iperautobg.it

Location shooting:

Kaiser Farmhouse - Via Fontana, 15 - Bergamo - Tel. 035 339034 www.kaiserfarmhouse.com - info@kaiserfarmhouse.com

GLORIA BARTOLI

Ph. Alberto Nidola

SEGRETARIO

GENERALE DELL’ASSOCIAZIONE MUSEI

D’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANI

Il Consiglio Direttivo di AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, ha annunciato la nomina della dott.ssa Gloria Bartoli come nuovo Segretario Generale dell’Associazione, per il triennio 2025-2028. La dott.ssa Bartoli, che attualmente ricopre il ruolo di Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne della Pinacoteca Agnelli di Torino, ha un’esperienza pluriennale nel campo delle relazioni pubbliche, della comunicazione e della gestione di istituzioni culturali.

In passato ha ricoperto il ruolo di vicedirettrice artistica di Arte Fiera, Bologna, dove ha contribuito all’evoluzione del format curatoriale e alla valorizzazione della comunicazione e promozione della fiera; ha collaborato con il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci occupandosi di fundraising e relazioni esterne; e si è formata professionalmente presso la fiera internazionale Artissima di Torino, culminando il suo percorso in qualità di VIP Manager, dedicandosi all’ampliamento dei rapporti nazionali e internazionali. Laureata in Filosofia Teoretica presso l’Università di Torino e in Gestione e innovazione delle Organizzazioni Culturali e Artistiche presso l’Università di Bologna, ha maturato una solida esperienza nella progettazione culturale, nella comunicazione e nel fundraising per l’arte contemporanea.

Con la sua nomina, AMACI intende rafforzare la propria struttura operativa e promuovere una visione strategica sempre più incisiva a favore della diffusione dell’arte contemporanea, della ricerca e del dialogo istituzionale, a livello nazionale e internazionale.

Il Presidente Lorenzo Balbi, le Direttrici e i Direttori dei musei AMACI rivolgono alla dott.ssa Bartoli i migliori auguri di buon lavoro, certi che la sua professionalità, la competenza e la passione per la cultura contemporanea sapranno contribuire con energia e visione al consolidamento e alla crescita dell’Associazione nel prossimo triennio. La dott.ssa Bartoli succede alla dott.ssa Greta Gelmini, Segretario Generale dell’Associazione dal 2019, e al dott. Cristian Valsecchi, che ha ricoperto la stessa carica dalla fondazione di AMACI nel 2003 fino al 2019. Alla dott.ssa Gelmini va un sentito ringraziamento per il costante e infaticabile impegno a favore dell’Associazione: il Presidente, tutte le Direttrici e tutti i Direttori dei musei aderenti esprimono il loro profondo apprezzamento per la dedizione con cui ha accompagnato AMACI prima come project manager e poi come Segretario Generale.

Fondata nel 2003, AMACI –Associazione dei Musei d’Arte

Contemporanea Italiani è un’associazione non profit che riunisce 26 tra i più importanti musei d’arte contemporanea del nostro Paese. Nata con lo scopo di sostenere l’arte contemporanea e le politiche istituzionali legate alla contemporaneità, AMACI si propone ogni anno di rafforzare il proprio ruolo come punto di riferimento per la promozione dello studio, della ricerca e della diffusione dell’arte contemporanea in Italia e all’estero.

AMACI Via San Tomaso, 53 Bergamo Tel. 035 270 272 info@amaci.org www.amaci.org

VICTORIA MATER. L’IDOLO E L’ICONA
BRIXIA. PARCO ARCHEOLOGICO DI BRESCIA ROMANA. FINO AL 12 APRILE 2026

L’installazione pone in dialogo due statue di arte romana antica di straordinaria bellezza ed eleganza: la Vittoria Alata di Brescia e l’Idolino di Pesaro proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, in un inedito allestimento creato da Francesco Vezzoli per la cura di Donatien Grau. Il progetto segna la collaborazione tra la Fondazione Brescia Musei e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze che, dall’11 dicembre 2025 al 9 aprile 2026, ospita un’esposizione gemella, dal titolo Icone di potere e bellezza, con tre teste bronzee di imperatori romani provenienti dalle Collezioni bresciane, in dialogo con materiali delle raccolte medicee. L’esposizione rientra nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026.

L’installazione, dal titolo Victoria Mater. L’idolo e l’icona, in programma al Parco archeologico di Brescia romana, all’interno del Capitolium, fino al 12 aprile 2026, propone un confronto dialettico tra due bronzi di straordinaria bellezza ed eleganza, ma forse ancor di più di profondo senso e contenuto, che dialogano sullo sfondo creato da uno dei più riconosciuti e apprezzati artisti italiani a livello internazionale. In continuità con i progetti di valorizzazione e riqualificazione dell’area archeologica portati avanti negli ultimi anni e in linea con la strategia culturale di una costante e attiva contaminazione tra antico e contemporaneo, la Fondazione Brescia Musei ha, infatti, affidato a Francesco Vezzoli il compito di realizzare un’inedita installazione, curata da Donatien Grau, che faccia dialogare la Vittoria Alata, una delle opere più importanti della romanità per composizione, materiale e conservazione, e l’Idolino di Pesaro, esempio raffinato di artigianato classico proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze. L’intero progetto, promosso da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia, in collaborazione con la Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, l’Opificio delle Pietre Dure e il fondamentale contributo di Intesa Sanpaolo, col patrocinio dell’Ateneo di Brescia - Accademia di scienze, lettere e arti, è stato appositamente studiato per accompagnare l’apertura delle celebrazioni per il Bicentenario della scoperta del deposito bronzeo del Capitolium bresciano, dove si conservava la Vittoria Alata, e in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. L'iniziativa è finanziata da Regione Lombardia nell'ambito del bando Olimpiadi della Cultura ed è parte del programma Giochi della Cultura, promosso da Regione Lombardia in collaborazione con Triennale Milano. L’evento si inserisce nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026: il programma multidisciplinare, plurale e diffuso che animerà l’Italia per promuovere i valori Olimpici e valorizzerà il dialogo tra arte, cultura e sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026 che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026. Con questa iniziativa si vuole, inoltre, ripercorrere la felice esperienza che, nel 2023, in occasione di Bergamo-Brescia Capitale della Cultura, aveva visto il museo bresciano presentare la Vittoria Alata accanto alla statua bronzea del Pugile a riposo del Museo Nazionale Romano. Anche in questo caso, si conferma il ruolo di Fondazione Brescia Musei quale acceleratore di sinergie per creare un consolidato sistema di collaborazioni tra alcune delle più prestigiose realtà culturali del Paese, per la promozione e lo studio del patrimonio artistico che gestiscono. L’esposizione, infatti, s’inserisce nel quadro istituzionale di una virtuosa collaborazione tra la Fondazione Brescia Musei e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, sotto gli auspici della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, dal titolo complessivo Idoli di bronzo.

AL PARCO ARCHEOLOGICO DI BRESCIA ROMANA

Victoria Mater. L’idolo e l’icona, racconta e richiama il valore simbolico delle due statue, che sono “idolo”, ovvero figura e rappresentazione della divinità e, allo stesso tempo, “icona”, nel significato più moderno del termine, simbolo e portatore di valori universali. L’arte di Francesco Vezzoli si è sempre distinta per la capacità di fondere epoche, linguaggi e immaginari, trasformando la memoria del passato in un dispositivo critico e sensuale per leggere il presente. Da anni l’artista indaga il patrimonio iconografico della classicità, appropriandosi di forme e simboli della scultura antica per restituirli in chiave contemporanea, ibridata e spesso ironicamente sovversiva. Nel nuovo progetto, Vezzoli prosegue la sua riflessione sul dialogo tra archeologia e modernità, intervenendo con un gesto di ricomposizione e dislocazione.

VICTORIA MATER. L’IDOLO E L’ICONA

Il suo intervento trasforma lo spazio sacro del tempio nello scenario di una installazione artistica attraverso l’inserimento di un terzo elemento in bronzo: una grande silhouette, che genera, con effetto trompe l’oeil, l’impressione di un’ombra impossibile che suggerisce un contatto virtuale, seppure non concretamente compiuto, tra le due figure. L’esperienza è ulteriormente arricchita da tre atmosfere luminose successive, che nell’arco di venti minuti permettono al visitatore di esplorare l’installazione da prospettive diverse. Le tre situazioni, evocative dei temi della luce, del tempo, della memoria e della metamorfosi, si susseguono nell’ordine: A New Dawn (Una Nuova Alba), The Golden Hour (L’Ora Dorata) e Afterglow (Il Riflesso dell’Attesa). Quello che si crea è la rappresentazione di una scena materna, in cui la Vittoria Alata si libera dello scudo, elemento di difesa, ma che riporta a situazioni di conflitto, per abbracciare teneramente la figura efebica dell’Idolino. Nell’aula che accoglie l’allestimento museale progettato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, il visitatore potrà incontrare la Vittoria Alata, un’opera celebrativa realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa indiretta intorno alla seconda metà del I secolo dopo Cristo, e probabilmente ispirata a modelli più antichi. Accanto ad essa, si ammirerà il cosiddetto Idolino di Pesaro, scoperto nella città marchigiana nell’ottobre del 1530 a seguito dei lavori di scavo per le fondazioni della casa del nobile pesarese Alessandro Barignani, alle spalle del Palazzo Ducale. La scultura bronzea ritrae un giovane nudo, dal corpo leggero e armonioso, che reggeva originariamente nella mano sinistra un tralcio di vite destinato a sostenere lucerne e, con molta probabilità, un vassoio nella destra, qualificandosi così come una statua decorativa e funzionale, ovvero un lychnouchos o portalampade per illuminare, come descrisse Lucrezio in un passo del De rerum natura, i banchetti notturni. La visita alle opere è gratuita per tutti gli abbonati all’Abbonamento Musei Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, grazie all’inclusione di Brixia. Parco archeologico di Brescia romana nell’offerta del circuito, per i cittadini bresciani, in virtù della gratuità istituita dopo l’anno di Brescia Capitale italiana della Cultura e, fino al 6 gennaio 2026 anche per i residenti e i nati nella Provincia di Brescia.

AL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE

Il gemellaggio, volto a valorizzare le collezioni di arte romana delle due capitali culturali italiane ponendole a confronto reciproco, si traduce, oltre al prestito dell’Idolino, in una mostra in programma al Museo Archeologico Nazionale di Firenze fino al 9 aprile 2026, dal titolo Icone di potere e bellezza. La rassegna, curata dal direttore del Museo fiorentino, Daniele Federico Maras, e dalla conservatrice Barbara Arbeid, è stata concepita per proporre e commentare lo sviluppo storico dell’uso delle immagini per la presentazione, conservazione e trasmissione del potere nell’ambito dell’Impero Romano, in una fase di crisi e di potenziale sfiducia quale quella sperimentata nel III secolo d.C. Il progetto ruota attorno a tre teste in bronzo dorato di imperatori romani provenienti dalle collezioni bresciane e parte anch’esse del deposito bronzeo del Capitolium, poste in dialogo con materiali delle raccolte medicee, in particolare monete dell’epoca, che veicolano il ritratto imperiale come simbolo e garanzia della continuità del potere, ma anche gemme della collezione del Museo fiorentino, destinate a un uso “privato”, ma non meno simbolico. La mostra offre, inoltre, l’opportunità di ammirare gli esiti del restauro, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, sia del ritratto bronzeo del cosiddetto Probo, in prestito dai Musei Civici di Brescia, sia una raffinata testa bronzea di Afrodite, afferente alle antiche collezioni medicee.

TAROCCHI

LE ORIGINI, LE CARTE, LA FORTUNA.

CARRARA, UN VIAGGIO DI SETTE SECOLI

NELLA STORIA DEI TAROCCHI

Un progetto atteso da tempo: dopo più di un secolo saranno riunite le 74 carte del mazzo Colleoni, il più completo al mondo, conservate tra l’Accademia Carrara di Bergamo, The Morgan Library di New York e una collezione privata. L’occasione di questa eccezionale riunione ha avviato un progetto altrettanto unico: un percorso lungo sette secoli, dal Quattrocento al Novecento e oltre che, grazie a prestigiosi prestiti nazionali e internazionali, approfondisce la storia, la committenza, gli artisti, le tecniche – anche alla luce delle recenti indagini scientifiche -, la fortuna, le ispirazioni, il fascino che queste carte continuano ad avere. Nati come svago aristocratico e diffusi con l’invenzione della stampa, i tarocchi si sono affermati come strumento divinatorio nel XVIII secolo, raggiungendo un’enorme fortuna culturale e simbolica nel Novecento e oltre. I temi trattati all’interno del progetto restituiscono la più importante panoramica sui tarocchi mai realizzata: l’origine delle carte; l’ambiente raffinato e sfarzoso delle corti dell’Italia settentrionale in cui il gioco si diffuse intorno alla metà del Quattrocento; l’evoluzione da passatempo aristocratico a gioco popolare, per trasformarsi infine in una tecnica di divinazione del futuro; la fortuna dei tarocchi nel Novecento fino a oggi. La mostra è realizzata in collaborazione con The Morgan Library di New York e presenta prestiti straordinari provenienti da istituzioni quali la Bibliothèque National de France di Parigi, la Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University e la Biblioteca Nazionale di Firenze.

VictorBrauner

Le Surrealiste

Peggy Guggenheim Collection, Venezia

Bonifacio Bembo, dal mazzo di Tarocchi Colleoni, L’imperatore, 1455-1490, Accademia Carrara, Bergamo
Antonio Cicognara Cartadagioco Mazzo di Tarocchi Colleoni LA LUNA Accademia Carrara, Bergamo

DI FORTEZZA IN FORTEZZA

IL PROGETTO UNESCO “DI FORTEZZA IN FORTEZZA ATTRAVERSO UN TURISMO SOSTENIBILE” OTTIENE 200.000 EURO

DAL MINISTERO DELLA CULTURA

Il progetto “Di fortezza in fortezza attraverso un turismo sostenibile”, presentato dal Segretariato internazionale UNESCO presso il Comune di Bergamo (Bergamo è città referente per il sito seriale “Opere di difesa veneziane del XVI e XVII secolo. Stato di Terra – Stato di Mare Occidentale) nell’ambito del bando del Ministero della Cultura dedicato agli interventi a favore dei siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, ha ottenuto un finanziamento di 200.000 euro. Il bando ha ammesso 31 domande complessive, per un totale di 3.620.374 euro di risorse, suddivise tra due piani gestionali: il primo, da 1.900.374 euro, è destinato ai servizi di assistenza ai siti italiani tutelati dall’UNESCO; il secondo, pari a 1.720.000 euro, riguarda interventi di valorizzazione dei siti UNESCO.

Bergamo è infatti città referente per il sito seriale “Opere di difesa veneziane del XVI e XVII secolo. Stato di Terra – Stato di Mare Occidentale”. Il progetto, della durata di 18 mesi, sarà realizzato congiuntamente con le altre due città italiane comprese nel sito, Peschiera del Garda e Palmanova. L’iniziativa risponde a una delle sfide più urgenti del Programma UNESCO per il Patrimonio Mondiale e il Turismo Sostenibile, mirando a sviluppare soluzioni concrete per un turismo rispettoso dei luoghi e delle comunità che li abitano. Il risultato finale del progetto sarà la redazione del Visitor Management Plan, il Piano per la gestione dei visitatori: un documento operativo richiesto da UNESCO per garantire una gestione sostenibile dei flussi turistici, favorire la sensibilizzazione dei visitatori e coinvolgere attivamente le comunità locali, con l’obiettivo di promuovere comportamenti responsabili e strategie condivise.

Per affrontare il tema attuale e urgente del rapporto tra turismo, tutela del patrimonio culturale e qualità della vita nei centri urbani, il progetto prevede il coinvolgimento diretto degli stakeholder locali di ciascuna città attraverso tavoli di co-progettazione. Questo approccio collaborativo e inclusivo consentirà di elaborare un piano realistico e attento anche all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 11 dell’Agenda 2030, dedicato a città e comunità sostenibili. Ai tavoli prenderanno parte attori significativi dei settori del turismo, della mobilità, della tutela del patrimonio e della promozione culturale e dell’industria creativa.

SETTING THE PACE

Setting The Pace, dettare il ritmo o dettare il passo. Joe Lovano, per la terza volta Direttore Artistico di Bergamo Jazz, annuncia il titolo e la prima parte del programma dell’edizione 2026 del Festival, che si svolgerà dal 19 al 22 marzo nel solco di una celebrazione straordinaria: la ricorrenza del centenario della nascita di Miles Davis e John Coltrane, figure seminali e iconiche della musica afroamericana. Organizzato da Fondazione Teatro Donizetti, con il sostegno di Comune di Bergamo, MiC-Ministero della Cultura e di sponsor privati, il Festival giungerà alla 47esima edizione con un fitto programma di concerti al Teatro Donizetti, al Teatro Sociale e in altri luoghi della città, che ancora una volta si animerà dei mille suoni di una musica che a Bergamo ha messo da tempo salde radici.

“Nella vita, nelle arti, nelle scienze, nello sport e nel mondo degli affari ci sono state persone e organismi collettivi che hanno dettato il passo, il ritmo, con passione e amore, rappresentando per generazioni un modello. Bergamo Jazz ha ispirato negli anni altri festival jazz a raggiungere un alto standard di eccellenza nella programmazione e nell’organizzazione, dettando il ritmo da seguire”, ha specificato Joe Lovano nell’introdurre Bergamo Jazz 2026. “Come musicisti siamo costantemente impegnati nello studio e nello sviluppo per trovare la nostra voce. Questo percorso è alimentato dai suoni e dallo spirito dei maestri.  Quelli che ci hanno dato e danno la fiducia e l’ispirazione per raggiungere gli elevati standard di oggi. Gli artisti che si esibiranno a Bergamo Jazz Festival 2026 stanno tutti “dando il ritmo” per celebrare l’eredità di Miles e Trane nel loro centenario”.

Melissa Aldana by Ebru Yildiz

Immancabilmente fedele alla naturale visione internazionale del Festival, l’edizione 2026 di Bergamo Jazz sarà quindi come sempre una finestra spalancata sulla composita scena di un universo espressivo che continua a mostrare segni di vitalità nel suo essere ideale punto di incontro fra musiche e culture diverse, fra tradizione e modernità. Da sottolineare, ancora una volta, la folta rappresentanza femminile, oggi più che mai sotto i riflettori con musiciste e compositrici di assoluto valore.

Mentre sono in via di definizione numerose iniziative realizzate in collaborazione con altrettante realtà del territorio, inclusi gli incontri con le scuole curati dal CDpM e la sezione “Scintille di Jazz” curata da Tino Tracanna e dedicata ai giovani talenti, il cartellone dei concerti al Teatro Donizetti e al Teatro Sociale è già ultimato nei dettagli, così da poter dare avvio alla campagna abbonamenti e alla vendita dei biglietti. I vecchi abbonati potranno infatti procedere al rinnovo dal 3 al 20 dicembre 2025 (cambio posto dall’8 al 10 gennaio 2026), con diritto di prelazione per i concerti al Sociale. I nuovi abbonamenti saranno quindi disponibili dal 14 gennaio 2026, con possibilità di acquisto anche dei biglietti del Sociale, mentre i biglietti per le singole serate al Donizetti saranno in vendita dal 28 gennaio.

JAZZ AL DONIZETTI

Venerdì 20 marzo, la prima delle tre serate in abbonamento al Teatro Donizetti, con inizio alle ore 20.30, amatissime sia dai bergamaschi sia da chi proviene da ogni parte d’Italia e da oltre confine, sarà aperta dal duo formato da un fuoriclasse del contrabbasso come Dave Holland e da Lionel Loueke, uno dei chitarristi più innovativi apparsi sulle scene del jazz negli ultimi decenni. Il duo ha pubblicato nel 2024 l’album United, disco che trascende la semplice collaborazione incarnando il dialogo tra le sensibilità di due musicisti dai background differenti, capaci di ascoltarsi a vicenda, di fondere le rispettive voci strumentali. Holland e Loueke faranno da “apripista” al concerto di Steve Coleman e dei suoi Five Elements: il sassofonista di Chicago tornerà sul palcoscenico del Donizetti a vent’anni esatti dalla sua precedente esibizione per proporre la sua rodatissima miscela di funk visionario in cui l’improvvisazione più immaginifica si compenetra a rigorose strutture compositive. La sera dopo, Bergamo Jazz offrirà all’ascolto uno dei gruppi del momento, i Bad Plus, in una special edition che vedrà i due membri fondatori, il contrabbassista Reid Anderson e il batterista Dave King, affiancati dal sassofonista Chris Potter e dal pianista Craig Taborn, ovvero altri due colossi del jazz contemporaneo nelle rispettive specificità strumentali.

Joe Lovano, per la terza volta Direttore

Artistico di Bergamo Jazz

(ph. Michael Kelly)

Al centro della musica del quartetto ci saranno composizioni scritte da Keith Jarrett per il suo glorioso American Quartet, quello in cui il pianista di Allentown dialogava con Dewey Redman, Charlie Haden e Paul Motian. Un gruppo passato giustamente alla storia per la sua forza espressiva e di cui i Bad Plus si candidano a degni eredi, prendendosi quelle libertà che caratterizzano ogni jazzista di razza. A seguire, si saluterà il ritorno di Lakecia Benjamin, che sarà di nuovo ospite di Bergamo Jazz dopo la sua partecipazione al Festival nel 2023, coronata da grande successo. La sassofonista newyorkese presenterà il suo nuovo album, forte delle cinque Grammy Nomination ottenute in poco tempo. La terza e ultima serata di Bergamo Jazz 2026 al Teatro Donizetti sarà interamente imperniata sul progetto speciale ideato dallo stesso Joe Lovano per ricordare il centenario della nascita di Miles Davis e John Coltrane. Una vera dream band: non si può definire altrimenti il cast artistico selezionato appositamente dal celebre sassofonista, la cui regia darà vita a combinazioni strumentali diverse e a momenti collettivi, facendo leva su affinità espressive, lunghe frequentazioni artistiche, grande stima reciproca. Alla tromba ci sarà Avishai Cohen, ormai da tempo uno dei nomi di punta del catalogo ECM, solista raffinatissimo e poeticamente figlio di Miles. Al sax tenore, oltre che lo stesso Lovano, sarà in campo un’altra autorità dello strumento, George Garzone, uno dei più profondi conoscitori di Coltrane. Un altro sassofonista, ma nell’occasione a vari tipi di flauti, sarà della partita: il britannico Shabaka Hutchings, tra le più forti personalità del nuovo jazz, già ospite di Bergamo Jazz in due precedenti occasioni. Nuova presenza sarà invece il pianista argentino Leo Genovese, rising star degli 88 tasti. Il danese Jakob Bro imbraccerà la chitarra, con il suo consueto stile raffinato ma incisivo. Infine, a contrabbasso e batteria Drew Gress e Joey Baron, una delle migliori sezioni ritmiche che oggi si possano immaginare.

JAZZ AL SOCIALE

Anche nel 2026 saranno due gli appuntamenti al Teatro Sociale di Città Alta, il primo dei quali, la sera di giovedì 19 marzo (ore 20.30,) proporrà dapprima il nuovo trio del pianista Franco D’Andrea, eccellenza del jazz made in Italy che avrà al su fianco due compagni di avventura d’eccezione quali il contrabbassista Gabriele Evangelista, abituale partner anche di Enrico Rava e Stefano Bollani, e il batterista Roberto Gatto, veterano di infinite battaglie musicali a suon di piatti e tamburi.

Shabaka Hutchings

Infine, Bergamo Jazz ha ora un nuovo sito dedicato, collegato al consueto sito della Fondazione

Teatro Donizetti, per dare ancora più rilievo comunicativo allo stesso Festival: il sito conterrà, in modo chiaro e di immediata consultazione, tutte le informazioni utili al pubblico.

Per informazioni, visitare il sito: www.bergamojazz.org

Dal blues al jazz delle origini, alle sue forme più avanzate e alla pura invenzione: D’Andrea, Evangelista e Gatto recuperano dalle origini del jazz un feeling bluesy che ne permea la poetica per dar vita a una musica libera, gioiosa ed estremamente comunicativa. La stessa sera sarà di scena il quartetto della sassofonista cilena Melissa Aldana, il cui brillante background tecnico è ben bilanciato da una cifra stilistica sempre più personale, figlia di Sonny Rollins ma anche di Wayne Shorter, come rivela il recente album Echoes Of The Inner Prophet. Domenica 22 (alle ore 17.00) Bergamo Jazz 2026 si aprirà al sofisticato mix di pop e jazz di Simona Molinari e del suo spettacolo “La Donna è Mobile”, un viaggio musicale e teatrale che racconta la figura femminile attraverso la musica e le sue infinite sfumature, ispirato all’iconica aria verdiana. Sul palco, accanto alla cantante, una band tutta al femminile composta da musiciste di vasta esperienza in vari ambiti musicali: la sassofonista e flautista Chiara Lucchini, la pianista Sade Mangiaracina, la bassista Elisabetta Pasquale e la batterista Francesca Remigi. Tutte insieme reinterpreteranno un repertorio eclettico che spazia dall’opera lirica a sonorità contemporanee, passando per l’eleganza di Lucio Dalla e le atmosfere intense di Milly, fino ad arrivare all’energia di Billie Eilish. Come già accennato, il programma Bergamo Jazz 2026 sarà completato da appuntamenti ospitati, anche la mattina e fino a tarda sera, in altri teatri, musei e locali, portando la musica jazz a contatto con il tessuto cittadino, contagiandolo con il suo spirito di avventura, con il suo messaggio universale di pace e di dialogo tra popoli diversi. Un messaggio attuale e necessario soprattutto in tempi complessi come quelli che stiamo vivendo.

Franco D'Andrea (foto Riccardo Musacchio)

Paolo Cattin

PERCHÉ PER PAOLO CATTIN

IL VERO AFFARE NON È LO

SCONTO MA LA SCELTA

DELLA REFERENZA GIUSTA

BLACK FRIDAY E OROLOGI DI LUSSO

Novembre è il mese in cui la parola “sconto” domina il linguaggio dei consumi. Dalle piattaforme di e-commerce ai negozi fisici, tutto ruota intorno al Black Friday, percentuali, codici promo, offerte temporanee. Ma nel mondo dell’orologeria di alta gamma, queste logiche semplicemente non esistono. Qui la dinamica non è mai quella del ribasso, ma della selezione. Non si cerca lo sconto ma si cerca il pezzo giusto, il modello che mantiene il suo valore nel tempo, la referenza che ha una storia, una coerenza e una desiderabilità reale. È una cultura completamente diversa da quella di qualunque altro settore del lusso.

A spiegarlo è Paolo Cattin, uno dei più autorevoli esperti italiani di orologeria contemporanea, autore dei volumi “Collezionare Orologi di Lusso” e “Investire in Orologi di Lusso”, tra i divulgatori più ascoltati dai collezionisti e protagonista di conferenze e workshop dedicati alla comprensione del mercato del secondo polso. La sua analisi non si limita alla dimensione estetica, ma entra nelle logiche tecniche, storiche e finanziarie che determinano la chiara differenza tra un acquisto impulsivo e una scelta di valore. “In orologeria non esiste la mentalità del Black Friday, semplicemente perché un orologio di livello non è pensato per essere scontato. È pensato per durare, essere tramandato e vivere molte vite” ha spiegato Cattin. “Quando qualcuno mi chiede dove trovare lo sconto migliore, rispondo che la domanda è sbagliata, il vero affare non è pagare meno, ma acquistare bene”. Secondo Cattin, l’equivoco nasce dall’idea che un prezzo più basso equivalga automaticamente ad un’opportunità. Nell’orologeria seria, è esattamente il contrario. Il valore non si misura nel momento dell’acquisto, ma negli anni successivi.

La referenza giusta ha stabilità, riconoscibilità, mercato. Un modello scelto solo perché “in offerta” rischia, al contrario, di perdere attrattiva già nel giro di pochi mesi. Ed è qui che il Black Friday mostra la sua incompatibilità con questo settore. “Il pubblico deve imparare a distinguere tra prezzo e valore, che non sono mai la stessa cosa” aggiunge Cattin. “L’acciaio, l’oro, le complicazioni tecniche, la storia di una cassa o di un quadrante non seguono logiche di saldi. Il mercato del secondo polso è meritocratico, premia la qualità e punisce le scorciatoie”. La visione di Cattin è ancora più interessante oggi perché coincide con uno dei progetti più ambiziosi a cui sta lavorando, ovvero la realizzazione del “Daytona Museum”, un percorso espositivo dedicato alla più iconica linea sportiva della storia dell’orologeria contemporanea. Non una raccolta di pezzi rari, ma un’esperienza culturale e analitica, concepita per raccontare perché alcune referenze hanno segnato epoche e plasmato intere generazioni di appassionati. “Il Daytona non è un oggetto, il Daytona è un linguaggio. Per questo il museo è il luogo ideale per far capire perché certi modelli diventano leggendari e altri si perdono” sottolinea Cattin. Il riferimento al Daytona non è casuale, perchè è l’esempio perfetto di un mercato che non segue mode improvvise, ma ha una coerenza costruita su decenni di design, materiali, calibro e competizione. È un caso di scuola che dimostra ciò che Cattin ripete da anni: “Il valore lo decide la storia, non lo sconto”. Nel mese del Black Friday, la vera notizia è che il mondo degli orologi insegna un principio controcorrente: l’affare non è risparmiare, ma scegliere con criterio. La differenza resta tutta lì. Chi compra un orologio come compra un elettrodomestico cerca lo sconto. Chi compra un orologio per quello che rappresenta cerca la referenza giusta. E questa, nel lungo periodo, è l’unica decisione davvero conveniente.

PLASTIC FREE STORY

REPERTI VINTAGE RECUPERATI NEL DELTA DEL PO

UN WEEKEND CON LA PLASTICA

CHE RACCONTA 70 ANNI DI INCURIA AMBIENTALE

Oggetti in plastica degli anni ’50, confezioni integre di detersivi degli anni ’60, flaconi scoloriti degli anni ’70: a prima vista sembrano cimeli da collezione, ma sono rifiuti ritrovati negli ultimi anni nel cuore del delta del Po dai volontari di Plastic Free durante le attività di raccolta ambientale. Nasce così “Plastic FreeStory”, la mostra aperta al pubblico a fine novembre presso la Pescheria Nuova di Corso del Popolo a Rovigo. La mostra era il fulcro del Plastic Free Weekend, evento patrocinato dal Comune di Rovigo nell’ambito della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (S.E.R.R.), e rappresenta un’esperienza unica nel suo genere: una collezione di “reperti plastici” che raccontano decenni di abitudini, consumi e incuria. “Questi oggetti – ha raccontato Riccardo Mancin, referente provinciale di Plastic Free – sono emersi da fiumi, argini e spiagge dopo 60 o 70 anni. Non è una mostra nostalgica, ma una testimonianza cruda di quanto sia duratura la plastica nell’ambiente. Alcuni pezzi sono così ben conservati da far paura. Parlano di un’Italia passata, ma ci ricordano il peso che lasciamo in eredità al futuro”.

Plastic FreeStory non è solo una mostra: è un racconto visivo sull’impatto dei rifiuti nel tempo, rivolto a cittadini, famiglie, scuole e amministratori. Un’iniziativa nata a Rovigo che, nelle intenzioni degli organizzatori, punta a diventare un progetto itinerante per tutto il Polesine, e non solo. “L’obiettivo è rendere la mostra itinerante in tutto il Polesine – ha spiegato Riccardo Mancin, referente provinciale di Plastic Free. Gli oggetti in esposizione raccontano un’Italia che non c’è più, ma ci ricordano il peso dell’eredità che lasciamo a chi verrà domani, se manca educazione e rispetto per l’ambiente”. All’evento parteciperà anche Anna Nicoli, responsabile regionale del progetto scuole di Plastic Free, che evidenzia l'importanza educativa dell’iniziativa: “Far vedere ai ragazzi questi oggetti ha un impatto maggiore di qualunque slide. Sono testimoni silenziosi della nostra storia, ma anche campanelli d’allarme. E i giovani lo capiscono”. Plastic FreeStory sarà visitabile gratuitamente. Per informazioni è possibile contattare i referenti locali dell’associazione tramite i canali ufficiali Plastic Free.

Tra gli articoli in esposizione: involucri di merendine anni ’80, tappi di bibite degli anni ’70, flaconi di shampoo e detergenti con grafiche d’epoca, oggetti del quotidiano ormai scomparsi ma ancora perfettamente riconoscibili. Tutti recuperati nel delta del Po, una delle zone più ricche di biodiversità d’Europa e oggi anche tra le più colpite dall’inquinamento da plastica.

VIOLENZA E LINGUAGGIO: DALL’OSSERVATORIO

DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA UN DOCUMENTO RIVOLTO AI MAGISTRATI

Nuovi spunti da un “cantiere aperto” contro la violenza di genere arrivano dall’Università degli studi di Bergamo. È stato infatti predisposto dalla professoressa Anna Lorenzetti, ordinaria di diritto costituzionale dell’Ateneo e docente del corso dedicato alla violenza di genere, il documento “Linguaggio e violenza di genere nella giurisdizione: un cantiere aperto”, recentemente pubblicato dall’Osservatorio permanente sull’efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica del Ministero della Giustizia, coordinato dalla dottoressa Maria Rosaria Covelli.

Già punto di riferimento nella formazione alla magistratura, il documento nasce dal gruppo di lavoro sul linguaggio coordinato all’interno dell’Osservatorio dalla stessa Lorenzetti, chiamata a farne parte dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’obiettivo è chiaro: favorire una riflessione consapevole sull’importanza delle parole nella redazione delle pronunce e innalzare il livello di sensibilità sul rapporto tra violenza di genere e narrazione giurisdizionale. Un orientamento ancora più urgente alla luce delle condanne rivolte all’Italia dalla Corte europea dei diritti umani e dal Comitato Cedaw, tra cui l’ultima, di poche settimane fa, nel caso Scuderoni.

“È importante tenere conto di come si sia, tutte e tutti, spesso involontari portatori di un utilizzo sessista della lingua che influenza la rappresentazione della realtà – ha spiegato Anna Lorenzetti. La lingua non soltanto definisce, ma prescrive l’immaginario, anche simbolico, su cui il diritto si costruisce. Così, il diritto giurisprudenziale può rischiare di assorbire condizionamenti che danno spazio a stereotipi e pregiudizi, impattando sulla vittima”.

Il documento, costruito con taglio operativo e destinato prioritariamente alla magistratura ma accessibile a tutte e tutti, mette dunque in evidenza come la narrazione giudiziaria possa contribuire alla vittimizzazione secondaria attraverso l’uso di espressioni radicate nel pregiudizio e nella stereotipia. Senza entrare nei contenuti delle decisioni – ambito non rientrante nelle competenze dell’Osservatorio – il lavoro sviluppa un percorso di consapevolezza sugli impliciti linguistici che incidono sul vissuto delle vittime nei procedimenti giudiziari.

Caratterizzato da una veste grafica immediata e dinamica, curata da Flavia Pellegrinelli, il documento raccoglie gli spunti provenienti dalla Corte EDU e dal Comitato Cedaw e resterà, come indica il sottotitolo, “un cantiere aperto”, pensato per aggiornarsi nel tempo, anche sui nuovi temi della violenza online e della cyberviolenza, richiamati dalla recente Direttiva europea 1384/2024.

Il testo è arricchito da numerosi rimandi multimediali, QR Code e riferimenti alle pronunce più significative, e può essere liberamente scaricato dal sito del Ministero della Giustizia (https://ovg.giustizia.it/), che ospita anche la raccolta normativa di tutte le fonti interne e sovranazionali in materia di violenza di genere, pubblicata lo scorso anno in occasione dell’8 marzo e coordinata dalla dottoressa Giuseppina Casella.

Per Ornella,

21 Novembre 2025

Ho avuto la fortuna che abbiamo avuto tutti, quella di ascoltarla. I grandi artisti si appiccicano alle persone che amiamo, quelli che ci girano per casa. Ornella stava sulle spalle di mia madre, che affrontava armata di straccio la finestra cantando l’Appuntamento, sostituendo il testo con un insistito nananana, per poi scandirlo corretto e a squarciagola sul ritornello, “… Amore fai presto, io non resistoooo”, passaggio cantato con rinnovato vigore per accompagnare il gesto necessario a togliere un alone resistente dalla vetrata. Ornella veniva giù dalla radiolina sul frigorifero, appena dopo un notiziario, mentre il caffè risaliva allegro e riempiva la cuccuma - mio padre ignaro del potenziale criminoso dello zucchero, ne versava dentro un paio di cucchiaini abbondanti, mescolandolo al caffè direttamente nella caffettiera. Ornella usciva dalla radio estraibile della Seicento, o della Simca, o della Panda - sempre avuto un debole per le fuoriserie in famiglia. E chissà in quante docce, in quanti abitacoli, in quanti impianti stereofonici gracchianti o ad alta fedeltà c’era Ornella. Per non dire della televisione, o del cinema. Si dice degli artisti “era uno di casa”, mi sembra appropriato.

Poi ho avuto il privilegio di frequentarla. Un primo incontro anni fa, grazie a Mario Lavezzi, nel suo magnifico appartamento di Largo Treves. Poi c’è stato un Sanremo insieme, una canzone bellissima scritta per lei con Francesco Gabbani. E infine il privilegio di starle vicino per un anno e mezzo continuativamente, per scrivere la sua biografia. O meglio, come puntualizzava, il suo Diario Sentimentale. Mi aspettava, immancabilmente elegante, nel salotto, seduta in poltrona, incorniciata nella finestra. In quella finestra ho visto le giornate buie già dal primo pomeriggio, l’intermittenza delle luminarie natalizie - che detestava. Poi la finestra l’ho vista aperta due dita, per far entrare la primavera tiepida. E infine di nuovo l’ho vista chiusa, nel tentativo di resistere all’assedio dell’afa.

A volte mi accoglieva con un ricordo urgentissimo, “scrivi scrivi, che se no lo perdo!!” Altre volte era in silenzio, di profilo - mi stupiva, non mi ero accorto di quanto fosse bello il suo profilo. Con gli occhi puntava il muro, lo trapassava e si allontanava. Ogni tanto trovava qualcosa e mi chiamava, io accorrevo e segnavo. Era come stare con una cesta sotto un grande albero capace di spostarsi, che ogni tanto si scuoteva e lasciava cadere frutti. Era notoriamente spiritosissima, di quell’umorismo milanese che avevano perfezionato, intorno ai tavoli di bar e osterie, lei, Jannacci, Gaber e Pozzetto.

La battuta era implacabile, un bisturi, caustica ma mai malevola. Più che altro un ridimensionamento bonario, “se, ciao, è arrivato il Maradona!!”. Essendo io un musicista, la prossimità, la frequentazione, mai mi ha fatto perdere di vista la grandezza dell’artista che avevo davanti. E uno dei ricordi più vibranti che ho, ancora e spero per sempre acceso dentro, è la sua figura, vista da dietro il pianoforte, sul palco di Sanremo. Di tre quarti, le guance con ancora sopra le pugnalate di una lontana acne. Dritta, maestosa, che rovesciava sulla platea quella voce e tutto il teatro, tutto lo champagne, tutta la depressione, tutto il sesso, tutta l’amicizia, tutto il dolore, tutto l’appetito, tutto il divertimento che è stata capace di accumulare.

Spadaccina implacabile e vittoriosa contro avversari che non potevano minimamente tenerle testa, la Noia, il Prevedibile, la Prudenza. Tutti a terra, uno dopo l’altro. Mi infilo nel coro di ringraziamenti. E cercherò, nonostante tutto il mio impaccio, di sostenere fino alla fine il tuo proposito:

“Non puoi risparmiare nella vita, in amicizia come in amore, non puoi essere tirchio. Se sei al mondo, non puoi non partecipare. Nel fuoco delle passioni bisogna entrarci. E io dell’amore conosco l’ustione”.

Pacifico

Proseguelacollaborazione conLucaRuggeri,daun latoilsuopercorsoconla malattia,difronteisuoi ricordiealcune riflessionisullavita.

LA TRACHEOSTOMIA

(tratto da il gatto del presidente di Luca Ruggeri)

Siamo ai primi freddi autunnali e il mio Arrigo inizia a farsi vedere. Di pomeriggio dorme con me sulla coperta. Io sono felicissimo di averlo vicino. Con l’associazione devo far fronte ad un altro allontanamento: si tratta della psicologa di Aisla Brescia. Mi schiero con lei. Non voglio un incontro per chiarire: andare a rovistare nel recente passato la spingerebbe a dimettersi e io non voglio perderla. Guardo Arrigo che chiude gli occhi: anche lui è d’accordo con me. Io insisto con il mio Consiglio Direttivo ma non riesco ad evitare l’incontro. Porto dalla mia parte la maggioranza del Consiglio Direttivo ma non è sufficiente.

La psicologa, dopo averci pensato per qualche giorno, capisce di non avere la fiducia di tutti e consegna le dimissioni. Mi spiace tantissimo, ho con lei un ottimo rapporto e spero di mantenerlo. Un’altra delusione. Questi primi mesi di associazione non mi sono piaciuti, troppi abbandoni. Oltre alla dottoressa se ne andrà tutto il team, psicologhe e parecchi volontari legati a lei. Associazione dunque da ricostruire. Tanto lavoro da fare, ma il nostro è un gruppo che non si perde d’animo e piano piano lo ricostruiremo. Introduciamo vari progetti per i nostri ammalati che prenderanno il via dopo poche settimane, oltre a due nuove psicoterapeute che inizieranno anche loro poco dopo. Ma il mio problema vero non è l’associazione, bensì il mio deperimento. La SLA non si ferma mai. Non riesco ad espellere le secrezioni e rischio più volte di soffocare.

Guardo Arrigo che dorme sulle mie gambe col pelo morbido e i suoi colori che vanno dal bianco all’arancione con una simmetria perfetta. Il disegno che ha sulla parte sinistra, si ripete uguale sulla parte destra, come se fosse un peluche stampato. Invece, è la natura che ancora una volta dà dimostrazione della sua superiorità. Ho un forte desiderio di accarezzarlo, se potessi lo accarezzerei tutto il giorno; ma la SLA mi ha impedito di abbracciare Marina il giorno del suo matrimonio e di abbracciare Lucia all’anniversario del nostro trentesimo anno di matrimonio. Dunque, Arrigo, porta pazienza, hai un padrone difettato.

Il mio vero problema non è Arrigo o l’associazione ma la SLA. Dopo aver rimandato per tre volte il banchetto solidale per raccogliere donazioni per l’associazione a causa del maltempo, arriva la domenica giusta. Anche se fa un po’ freddo, io

CHE PACE È QUESTA?

SECOND LIFE AGAIN

non posso mancare. Ci sono i miei conoscenti, amici, parenti, tutte persone che ci tengono a vedermi. Rimango all’evento quasi tutto il giorno e sono molto soddisfatto del risultato e di aver visto tanta gente che mi vuole bene. Ma l’aria fredda mi ha causato una bronchite che dopo alcuni giorni è diventata difficile da contenere; fino a che una mattina mi sono arreso e ho chiesto al medico rianimatore del 112 di portarmi in ospedale a fare la tracheostomia, precisamente al Poliambulanza di Brescia. All’ospedale arrivo abbastanza tranquillo, la crisi respiratoria si è calmata. Indosso la maschera della bipap con aggiunto l’ossigeno a 12 litri. Dopo aver dichiarato sia io che le mie donne che voglio fare la tracheostomia, i medici del pronto soccorso mi portano in reparto medicina e mi riferiscono che prima di effettuare l’operazione devono indagare sulla bronchite, che dagli esami risulterà una broncopolmonite al polmone sinistro. Così, dopo poche ore, mi ritrovo in stanza con un anziano che dorme. Purtroppo sono solo. Lucia deve aspettare l’esito del tampone Covid prima di venire in reparto con me. Io al momento sono relativamente tranquillo quando, all’improvviso, la mia paura più feroce si realizza: ho un attacco respiratorio. Non sono attaccato al saturimetro che potrebbe fare suonare l’allarme in caso di crisi respiratoria. Non muovendo né mani né braccia non riesco a far funzionare l’allarme. Il mio compagno di stanza dorme e gli infermieri che girano in reparto e che potrebbero sentirmi tossire non ci sono. È quasi mezzanotte e non ho più forze; sono rassegnato al peggio. Mi sento soffocare, ho molta paura, cerco disperatamente l’aria che non c’è.

Ma la caparbietà di mia moglie Lucia che, nonostante in pronto soccorso l’abbiano invitata a tornare al mattino seguente, mi salva. Malgrado l’ora tarda insiste per rimanere e dopo aver ricevuto il risultato del tampone covid, si precipita in reparto come se presentisse qualcosa. Mi trova semicosciente e con la faccia viola. Chiama immediatamente i soccorsi. I medici e il rianimatore intervengono velocemente. L’ultima cosa che ricordo sono gli infermieri che mi tagliano la maglietta intima con le forbici in tutta fretta.

Dopodiché mi risveglio intubato, con un fastidio incredibile in gola, ma capace di nuovo di respirare. Passati tre giorni, mi operano e mi inseriscono la tracheostomia. Vengo poi trasferito alla clinica Don Gnocchi di Rovato. Il mio umore non è dei migliori ma ho raggiunto due risultati: essere ancora vivo e aver fatto la tracheostomia.

L’intervento degli Stati Uniti nell’imporre la pace alla guerra tra Ebrei e Arabi di Palestina non è completo manca di un ingrediente determinante cioè due popoli due stati, tutto il mondo lo sa che questa è l unica strada da percorrere! Sembra chesoloStatiUnitieIsraelenonlosappiano!Noncapiscocosac’èsottoquestomistero,senonlofaranno scommettoche ci sarà una ripresa dei combattimenti tra non molto! Quanto alla guerra tra Russia e Ucraina le condizioni per una pace, sempreconl’avallodiStatiUnitieRussia,sonoumiliantiperl’Ucraina,nonmipiacemoltoZelenskichevorrebbeportarein guerraEuropaeStatiUniticontrolaRussia,manonèpossibileunapaceaquestecondizioni:lasciareiterritoriconquistati dai Russi, diminuire il numero dei soldati Ucraini a una cifra ridicola, rinunciare alla entrata dell Ucraina nella Nato e nella comunitàEuropea,einfineperdareilcolpodigrazia alladignità delpopoloUcrainointroduzionedellalinguarussacome madre lingua dell Ucraina! E la comunità Europea, sta a guardare, come al solito non sanno che strada prendere!

la natura ringrazia

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