LUCA PERCASSI, GIOVANNI LICINI, ATTILIO FONTANA, GIANCARLO GIORGETTI
E GIAN PIERO GASPERINI
ALLA CENA DI GALA DEL TORNEO DI TENNIS
ACCADEMIA DELLO SPORT PER LA SOLIDARIETÀ
UNI BG GRADUACTION DAY
OSCAR PANZERI CONFINDUSTRIA BERGAMO
BONALDI MOTORI PRESENTA LA NUOVA AUDI A3
ASSEMBLEA ANNUALE CONFARTIGIANATO BG
GIUSEPPE REMUZZI PRESENTA IL NUOVO LIBRO
MUSEO DEDICATO AL GRANDE LUIGI VERONELLI
A SAN SIRO PER IL 60° DI CERESOLI UTENSILI
CONVIVIO CORNOLTI DA VITTORIO
ENGEL & VÖLKERS BERGAMO: 10 ANNI CON VOI
UFFICIO OGGETTI SMARRITI POLIZIA LOCALE
PUNTOGEL: IL VALORE DEL CAPITALE UMANO
BREMBO SOSTIENE ACCADEMIA CARRARA
Ph. Sergio Nessi
PROTAGONISTI
UNI BG
GRADUATION DAY CON LANCIO DEL TOCCO
OSCAR PANSERI
PRESIDENTE COMITATO PICCOLA INDUSTRIA DI CONFINDUSTRIA BERGAMO
BONALDI MOTORI PRESENTA LA NUOVA AUDI A3
GIACINTO GIAMBELLINI
PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO IMPRESE BERGAMO
IN COPERTINA
LUCA PERCASSI
GIOVANNI LICINI ATTILIO FONTANA
GIANCARLO
Vito Emilio Filì
Complimenti e tanti auguri di buon lavoro alla sindaca Elena Carnevali, prima donna in quella veste a Bergamo, ma applausi per Andrea Pezzotta, uno dei pochi rimasti a rispondere quando la Patria chiama, che è stato fagocitato e trascinato a candidarsi per il Centrodestra quando lui neppure ci pensava.
Ma torniamo alla Sig.ra Elena. Per la prima volta Bergamo ha una donna al comando. Per lei, hanno spianato la strada del successo, sia il suo predecessore, Giorgio Gori, sia l’ex vicesindaco Sergio Gandi, ritiratosi dalla competizione interna al PD e il suo compito sarà per molti versi facilitato in ragione della continuità che ha promesso agli elettori.
Non sarà facile tenere il passo di Giorgio Gori anche se l’orchestra sarà più o meno quella e la musica anche, è cambiato “solo” il direttore.
GIORGETTI, GIAN
PIERO GASPERINI AL GALÀ DELL’ACCADEMIA DELLO SPORT PER LA SOLIDARIETÀ
LE SANGUISUGHE DI GIULIETTA
NUOVO LIBRO DI GIUSEPPE REMUZZI
La vittoria della Carnevali era nell’aria non appena è girato il suo nome al di là di chi sarebbe stato il candidato della destra.
Riceve un’eredità importante in una città che ha premiato l’impegno e il pragmatismo manageriale di Gori ma che per la prima volta può essere interpretata con lo sguardo di una donna.
Il suo avversario, inciampato in una candidatura arrivata in extremis, ha avuto un coraggio da leoni nel farsi carico di rappresentare quella Bergamo che non è di sinistra, quella dei cattolici più o meno moderati, dei liberali, dei conservatori. Purtroppo però, nei partiti che dovrebbero rappresentare quest’area politica, dopo i due ko rifilati da Gori, il primo subito da Franco Tentorio, il secondo da Giacomo Stucchi, non hanno trovato il candidato vincente neppure questa volta. Doveva essere il turno di Forza Italia, che cinque anni fa si era piegata a malincuore al candidato della Lega ma, il mutato scenario con Fratelli d’Italia passati in testa nelle politiche, ha determinato che la scelta spettasse a quest’ultimi, i quali pur di non accettare la candidatura più rassicurante che il centrodestra potesse esprimere, cioè Alessandra Gallone, hanno messo sulla pista di lancio l’avvocato Andrea Pezzotta sponsorizzato dall’ex sindaco Franco Tentorio.
Lui, Pezzotta ci ha creduto, ha creduto fino in fondo di poter vincere anche alla luce di sondaggi, quanto mai farlocchi, (ma chi li ha fatti????)che lo davano persino in vantaggio. La sua immagine si è fatta via via più dettagliata, portando a galla un uomo mite, solare, facile al sorriso e amante della musica.
ANDREA PEZZOTTA
CARLO SAFFIOTI
60° CERESOLI UTENSILI
FIDUCIA NEL TEAM, SUCCESSO NEL FUTURO
CONVIVIO CORNOLTI DA VITTORIO
Ha indossato di buon grado i panni del futuro sindaco ed è andato in giro, come forse non ha mai fatto, per tutti i quartieri della città raccogliendo sempre affetto e sincero incoraggiamento.
L’UFFICIO OGGETTI
SMARRITI DELLA POLIZIA LOCALE
CRESCERE AL MUSEO
BREMBO PARTNER EDUCATIVO
DELL’ACCADEMIA CARRARA
Ma per quanto potrebbe essere potenzialmente un ottimo leader, non si è vista alle sue spalle una squadra forte che fosse in grado di portargli i voti che sarebbero serviti per sconfiggere una sinistra, radicata, introdotta, tentacolare, onnipresente e per di più pappa e ciccia con il variegato mondo cattolico ed i suoi media. Bergamo non è diventata d’un tratto una città di sinistra ma ha scelto di continuare ad essere amministrata da chi ha dimostrato di saperlo fare, da chi è presente sempre nei quartieri, tra la gente, non solo quando si vota. Forse Alessandra Gallone non avrebbe vinto comunque, ma avrebbe combattuto ad armi pari (o quasi), però per aver tradito Giorgia Meloni, passando in Forza Italia, è stata scartata, nonostante si fosse dichiarata ampiamente disponibile. A lei si è preferito un “non politico” per contrastare una ‘volpe’ come Elena Carnevali, che della politica ha fatto una professione... In Forza Italia in pochi, tranne il mitico Carlo Saffioti, sceso cavallerescamente al fianco di Pezzotta, hanno tirato il carro più di tanto. Gianfranco Ceci che avrebbe sempre voluto ma non ha mai potuto candidarsi a sindaco, dopo aver minacciato fuoco e fiamme, ha gettato la spugna e trasferito il suo “pacchetto” di voti alla figlia che, guarda caso, è stata la più votata nel centrodestra. Alessandra Gallone prima corteggiata poi rifiutata, non ha fatto granchè per tirare la volata a Pezzotta e così tanti altri. Lega assente se non fosse stato per l’intervento di Calderoli che ha tentato di mettere una pezza sulla vicenda del treno a Boccaleone per cercare di raggranellare qualche voto sul malcontento di quel quartiere.
LUIGI FERRARA
ENTRA NEL
BOARD DI ACCADEMIA CARRARA
Un francobollo di poesia
Vieni musa dalla bella voce infondi con la poesia respiro al respiro l’armonia perduta del vivere e morire per ciò che si ama.
Vieni e dipingi parole di incenso gorghi di roghi purificatori nei labirinti dell’inquietudine e nel grigiore dell’indifferenza.
Accompagnaci tenendoci per mano nei giardini incantati di Afrodite crogiolo ineffabile di corpi vasi di luce chiamati a scegliersi e raccontarsi nel silenzio.
Ascolta questo fiume antico che ha irrorato dei suoi umidori balze e borghi e piane ridenti.
Ora quando scende la sera teme di annullarsi nell’eternità chiede allora un giorno in più per differire il fondersi con l’etere e attraversare ancora il tempo lento con la leggerezza dei tuoi vellicamenti.
Benito Melchionna (giugno 2024)
Francesco Alleva, addetto stampa del Comune di Bergamo e portavoce del sindaco Giorgio Gori per dieci anni, lascia l’incarico e si dimette con le parole che riportiamo di seguito. Efficiente e sempre disponibile, nel ringraziarlo per il lavoro svolto, gli auguriamo un futuro di grandi soddisfazioni
“Dopo 10 anni, concludo il mio lavoro al Comune di Bergamo. Sono stato legato a Giorgio Gori e alla sua Giunta per tutto questo tempo e penso che non abbia senso per me, ma anche per coloro che prenderanno il suo posto, che io continui a lavorare qui. C’è bisogno di energie nuove e di uno sguardo diverso dal mio, per raccontare al meglio un nuovo progetto politico, una nuova stagione del Comune e della città di Bergamo. Ti scrivo essenzialmente per ringraziarti. Del supporto quando ne ho avuto più bisogno, delle chiacchiere, di tutto questo lavoro. Perdonami se ogni tanto non sono stato preciso come avrei dovuto, o tempestivo nel rispondere, al telefono o a un messaggio, o cordiale come di solito mi capita di essere. Ho cercato di essere all’altezza del compito, anche quando non sapevo proprio che pesci pigliare. È stato bello, tanto. A presto. E grazie di cuore. Francesco Alleva
GRADUATION DAY
OSPITE D’ONORE DELLA CERIMONIA DEDICATA AGLI OLTRE 1.700 LAUREATI MAGISTRALI DI UNIBG IVANO DIONIGI, PROFESSORE EMERITO DELL’ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, DI CUI È STATO RETTORE E PRESIDENTE DEL CONSORZIO INTERUNIVERSITARIO ALMALAUREA
IL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI BERGAMO SERGIO CAVALIERI
NELL’IMMAGINE SOTTO ACCANTO AD IVANO DIONIGI PROFESSORE
EMERITO DELL’ALMA MATER STUDIORUM –UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, DI CUI È STATO RETTORE
“Siete stati coraggiosi e temerari, anche un poco incoscienti, nella scelta dell’università e del percorso di studi. Avete sperimentato e compreso l’importanza del vivere appieno l’esperienza universitaria e della relazione con le persone quali tappe fondamentali per la vostra crescita personale e professionale. Vi abbiamo messo a disposizione una cassetta degli attrezzi che vi permetterà di aprire porte: non smettete mai di approfondire e formarvi. Care laureate e cari laureati magistrali: perseverate con quel coraggio che vi ha guidati fin qui e festeggiate a pieno cuore questa giornata memorabile”. Così il Rettore dell’Università degli studi di Bergamo Sergio Cavalieri si è rivolto ai 600 laureati che, sabato 15 giugno, sono stati protagonisti, in rappresentanza degli oltre 1.700 laureati magistrali di UniBg dell’a.a. 2023/2024, della cerimonia del Graduation Day, una mattinata ricca di emozioni vissute nella splendida cornice dell’Aula Magna di Sant’Agostino a Bergamo Alta. È il tema del coraggio, l’”avere cuore” e avvalersi della sua forza per affrontare le sfide quotidiane, quello scelto dal Rettore per augurare il futuro migliore ai neolaureati dell’Università di Bergamo. Coraggio che “deve poter imprimersi in voi come un tatuaggio invisibile, un’impronta, una forza capace di accettare anche le sconfitte e imparare dagli errori”. Coraggio di esprimersi liberamente, di avere rispetto degli altri, di saperli ascoltare.
È stata poi la volta di “Il presente non basta”, l’elogio dei giovani portato al Graduation Day di UniBg dall’ospite d’onore Ivano Dionigi, Professore emerito dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, di cui è stato Magnifico Rettore, e Presidente del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, che ha esortato: “Mostrate i vostri volti, fate sentire la vostra voce, non siate clandestini; il vostro tempo non è domani, è ora; voi che avete il futuro nel sangue e il privilegio di dare del tu al tempo. Siate consapevoli della vostra forza, perché il tempo vi è amico. Siate insoddisfatti, siate esigenti, siate rigorosi. Vorrei dirvi: siate perfetti. Il mondo sarà migliore il giorno in cui non diremo più di un ragazzo o di una ragazza «è tutto suo padre, tutta sua madre», ma di un genitore diremo «è tutto suo figlio, è tutto sua figlia»”. Al Graduation Day hanno preso parte le massime autorità civili, tra cui la Consigliera delegata del Ministro dell’Università e della Ricerca Alessandra Gallone, che è intervenuta a distanza con un videomessaggio, e la neoeletta Sindaca di Bergamo Elena Carnevali, che ha detto rivolgendosi ai laureati: “Siate protagonisti della vostra vita, nella dimensione sociale e in quella professionale che comincia già da oggi. Questo è il mio augurio a voi neolaureati che vi affacciate al futuro con l’energia e l’entusiasmo della vostra età e con la fiducia che noi adulti riponiamo in voi. Durante il percorso formativo, completato con il raggiungimento della laurea magistrale, avete coltivato interessi e saperi arricchendoli di conoscenze e competenze di qualità; ma soprattutto avete maturato quello spirito critico indispensabile per essere cittadini del mondo. Voi siete il presente e, ancora di più, il futuro: costruitelo con tutta la passione e la determinazione di cui siete capaci. In questi mesi ho incontrato tante ragazze e ragazzi che mi hanno manifestato l’urgenza di essere ascoltati e partecipare alle scelte che li riguardano direttamente e che incidono sulla vita di tutti noi. Con loro mi sono impegnata a coinvolgerli perché ritengo che il loro apporto possa essere ricco e prezioso. La nostra comunità ha bisogno della vostra visione. Bergamo ha bisogno di voi per essere sempre più aperta, intraprendente, internazionale”.
Presenti anche il Rettore dell’Università degli Studi di Brescia Francesco Castelli, il segretario del consigliere regionale Jacopo Scandella, il comandante dell’Accademia della Guardia di Finanza gen. Paolo Kalenda, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Giuseppe Teodoli, il comandante provinciale dei Vigili del fuoco Vincenzo Giordano, il delegato del Vescovo della Diocesi di Bergamo Don Giovanni Gusmini, i consiglieri Luberg Tamara Gerbino e Mario Porzio e la direttrice del Politecnico delle Arti di Bergamo Daniela Giordano. Nel corso della mattinata, arricchita dalla performance “La magia della sabbia” dell’artista Andrea Arena-Sand Art, sono stati premiati anche 80 laureati (10 per dipartimento) che si sono particolarmente distinti per merito nel corso dei loro studi. La cerimonia si è conclusa all’insegna della festa, con il rituale “lancio del tocco” e il canto del “Gaudeamus igitur”, l’inno degli universitari.
LANCIO DEL TOCCO NEL
PRESENTATA A BERGAMO LA NUOVA AUDI A3 FRA INNOVAZIONE, CREATIVITÀ E CULTURA
Si è svolta sotto il segno di innovazione, creatività e cultura la serata “Urban Evolution” organizzata da Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia il16 maggio per presentare la nuova Audi A3. Nella concessionaria di via Gemelli, completamente trasformata grazie agli allestimenti e agli show di luce curati dall’azienda Mediaextreme, sono state svelate le tre versioni della rinnovata vettura: Sportback, Sedan e Allstreet (quest’ultima, nella colorazione iconica del giallo pitone metallizzato).
Un’esperienza tecnologica, multisensoriale e personalizzata quella offerta da Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia presso l’Hangar Audi di via Agostino Gemelli nella serata di giovedì 16 maggio per presentare la nuova arrivata della casa dei quattro anelli.
GIANMARIA BERZIGA, DIRETTORE GENERALE DI BONALDI GRUPPO EUROCAR ITALIA
“Siamo grati a tutti i presenti di essere qui con noi questa sera – ha affermato Gianmaria Berziga, Direttore Generale di Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia – per l’evento dedicato alla nuova gamma A3; composta dalla Allstreet, che è la novità assoluta, oltre che dalla Sportback e dalla Sedan. Essere all’avanguardia nella tecnica è sempre stato il claim e, al contempo, la mission di Audi; perché non esiste innovazione senza avanguardia. Anche stavolta Audi non ha deluso le aspettative: la prima versione della A3 è stata presentata nel ‘96 e, da allora, in Italia ne sono state vendute oltre 380.000; diventando senza ombra di dubbio il riferimento del segmento C, quello delle compatte. Io l’ho provata, e posso assicurarvi che è stata un’esperienza straordinaria: invito tutte e tutti a venire a scoprire e provare la nuova A3”.
ANDREA BASSOLI, BRAND MANAGER AUDI
DI BONALDI - GRUPPO EUROCAR ITALIA
“Sono molto emozionato – ha aggiunto Andrea Bassoli, Brand Manager Audi di Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia – perché, questa sera, abbiamo l’opportunità di mostrare alla città di Bergamo la nostra gamma rinnovata.
L’A3 è un prodotto che sta dando grandi soddisfazioni da quasi 30 anni; l’anno scorso è stata leader del segmento Premium.
La novità assoluta è che Audi, con questa gamma, intende riscrivere quello che è l’approccio alla mobilità in città, proponendo una versione più alta (30 mm di altezza in più) e con un design iconico che vi stupirà. Il colore giallo pitone, in cui viene proposta la Allstreet, è molto impattante e riesce a valorizzare appieno le caratteristiche proprie di una vettura urbana.
La gamma è già disponibile sul mercato: vi aspettiamo in concessionaria a scoprirla nei prossimi giorni, in tutte le sue motorizzazioni (benzina e diesel fino a 150 cavalli di potenza)”.
Durante l’evento, gli ospiti hanno potuto prendere parte a due esperienze proposte dal Gruppo grazie alla collaborazione con le aziende bergamasche Tassino Eventi e Scent Company: il viaggio gastronomico “Urban Dinner” e la creazione di un profumo totalmente personalizzato grazie all’Experimental Hub.
Domenica 19 maggio la festa è continuata e l’Hangar Audi ha fatto da cornice al raduno di alcuni esemplari di Audi S3 e RS3, versioni sportive della A3. Durante l’evento, è stato possibile partecipare a un contest votando l’auto che si preferiva tra le partecipanti: il proprietario dell’auto più votata ha vinto un’Audi Driving Experience sul circuito di Vairano.
Via Agostino Gemelli, 30, Bergamo
Tel: 035 453 2711 - www.bonaldi.it/audi
IL 27 MAGGIO APPROVATO ALL’UNANIMITÀ IL BILANCIO DI CONFARTIGINATO IMPRESE BERGAMO CHE CONFERMA SOLIDITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA CONSEGNATA ANCHE LA BORSA DI STUDIO INTERCULTURA
È stato approvato all’unanimità dei soci, lunedì 27 maggio, il rendiconto economico finanziario 2023 di Confartigianato Imprese Bergamo. La votazione durante la parte privata della 79ª Assemblea Generale, importante momento statutario di partecipazione alla vita dell’Associazione. La seduta è iniziata con l’intervento del presidente Giacinto Giambellini, incentrato sulle molte attività, eventi, servizi e sulle politiche di rappresentanza che hanno scandito l’anno trascorso, con un’attenzione alla transizione digitale e green. Confermata la solidità dell’Organizzazione, garantita dalla tenuta degli associati. Il direttore Stefano Maroni ha poi illustrato il rendiconto, che si è chiuso con un risultato netto di gestione pari a € 273.796, in aumento rispetto al consuntivo 2022.
Al termine, è stata assegnata la Borsa di studio istituita insieme alla Fondazione Intercultura a Sveva Salvi (figlia degli artigiani associati Pierangelo Salvi e Tiziana Vassalli dell’impresa Edile “Salvi di Salvi Pierangelo” di Alzano Lombardo) che a fine agosto partirà per un soggiorno semestrale in Germania. Presente Mietta Denti Rodeschini, già vicepresidente di Intercultura.
Info: www.confartigianatobergamo.it
Giacinto Giambellini, Presidente di Confartigianato Imprese Bergamo
Stefano Maroni, Direttore di Confartigianato Imprese Bergamo
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Dal 2018 Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, il professore Giuseppe Remuzzi è Laureato in Medicina e specializzato in Ematologia e Nefrologia, diventando primario nel 1999. È professore Ordinario «per chiara fama» dell’Università Statale di Milano, collabora come docente di Nefrologia con diverse università italiane e scrive per il Corriere della Sera. Ci ha raccontato del suo ultimo libro, Le sanguisughe di Giulietta e altre storie sul progresso (e le contraddizioni) della medicina, in occasione della presentazione che si è svolta lo scorso 3 giugno presso la sede della Fondazione A.R.M.R. di Bergamo. Edito a fine aprile da Solferino, il saggio narra vicende ordinarie e straordinarie per spiegare la complessità del progresso in medicina, i giganteschi passi avanti nella scienza ma anche i drammatici passi indietro nella vita reale di medici, infermieri, esami e farmaci.
LE SANGUISUGHE DI GIULIETTA
Da dove è nata l’ispirazione per scrivere Le sanguisughe di Giulietta?
“Il libro riunisce diverse vicende riguardanti la medicina che ho raccolto nel corso del tempo. Si parla di scienza, di medici, di imprese straordinarie, di infermieri, di vicende che si tingono di giallo come la storia delle prime trasfusioni, del Sistema Sanitario Nazionale, di trapianti, di etica della medicina e altro ancora. A me piace moltissimo scrivere, è una grande passione. Cerco sempre di esprimermi in modo che possa leggere non solo chi ha una cultura scientifica e tengo a raccontare la medicina come se fosse una storia, per avvicinare il lettore all’argomento”.
Lei racconta in questo libro storie sul progresso e le contraddizioni della medicina. Come immagina l'evoluzione della medicina nei prossimi dieci anni e quali sfide ritiene saranno più urgenti da affrontare?
“Stiamo vivendo un momento magico della storia della medicina e nei prossimi anni diverrà ancora più straordinario: già ora osserviamo progressi impensabili come malattie metastatiche che guariscono. Oggi, per esempio, un collega del Consiglio Superiore di Sanità, il prof. Curigliano, ha pubblicato i risultati di uno studio sul tumore della mammella metastatico dove una combinazione di anticorpi monoclonali è in grado di dare una risposta nel 66% dei casi: una notizia straordinaria! Dall’altra parte, abbiamo costi impressionanti da sostenere, come nel caso delle malattie rare; tra le varie, noi ne curiamo una dove prima i bambini morivano nell’arco di sei anni dalla diagnosi o entravano in dialisi: oggi esiste una terapia, ma costa 460.000 euro l’anno! Una cifra altissima, che può sostenere solo il nostro Servizio Sanitario nazionale, almeno finché esisterà. Temo che in futuro avremo sempre più possibilità di terapie, ma riservate per le persone che potranno permettersi questi costi, aumentando il divario tra chi può e non può curarsi. Un altro punto da sottoporre alla nostra attenzione non è quanto riusciremo a far vivere le persone, ma quando fermare le cure. Nel mio libro La scelta parlo proprio di questo tema; noi medici abbiamo bisogno di consentire alla gente di morire bene, aiutarli a non soffrire. Credo che sia fondamentale, un nostro imperativo morale”.
“Saranno i robot a diagnosticare le malattie e perfino a curarci?”: in questo capitolo del suo libro si tocca il tema dell’impatto che avranno le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, sulla medicina moderna. Ci sono innovazioni che considera particolarmente promettenti o al contrario preoccupanti?
“La robotica ci assiste già, basti pensare ai sensori nel telefonino e nei vari orologi che dicono come stiamo. In futuro ci sarà sempre meno bisogno di recarsi in ambulatorio perché potremo agire molto in autonomia. Sicuramente la robotica e l’intelligenza artificiale avranno un impatto enorme sulla medicina, ci aiuteranno a curarci da soli, la nostra capacità diagnostica inevitabilmente migliorerà; saranno necessari meno medici, ma ne serviranno soprattutto per le questioni più sofisticate. Consideriamo l’esempio del pilota automatico sugli aerei: a cosa serve il pilota? Eppure, il decollo e l’atterraggio viene ancora eseguito dall’uomo, perché se dovesse verificarsi un guasto o un imprevisto deve esserci qualcuno in grado di risolvere il problema.
Questo per dire che avremo sempre bisogno dei medici e il malato avrà sempre la necessità di rapportarsi con il dottore; i dottori, inoltre, dovranno essere ancora più bravi e preparati, per essere all’altezza della robotica”.
Lei racconta nel capitolo conclusivo l’emozione provata quando, a 26 anni, venne a sapere che una sua lettera sarebbe stata pubblicata sul Lancet. Quali sono stati altri momenti così gratificanti della sua carriera? C’è un aneddoto o un'esperienza che ricorda con particolare affetto?
“Non riuscirò mai a dimenticarmi quando, durante un’ordinaria giornata di lavoro in ospedale, ero nell’ufficio di un collega per rubare un breve momento di tranquillità dal trambusto delle numerose chiamate e ricevetti una telefonata da Jerry Kassirer, che mi chiese se volessi far parte del Comitato editoriale del New England Journal of Medicine, il giornale di medicina clinica più importante del mondo. Quasi svenni per l’emozione! Sono stato il primo nefrologo del mondo a fare parte del Comitato e il secondo italiano dopo Attilio Maseri, un cardiologo che svolse tutta la sua carriera a Londra ed era al servizio della regina. Rimasi al Journal dal 1998 al 2013. È stata un’esperienza incredibile per me.
Si fissavano due riunioni all’anno, una a Boston durante l’inverno e una in Europa d’estate: si trattava di tre giorni durante i quali cercavamo di porre domande intelligenti ai medici più brillanti del mondo… Era un compito molto arduo!”,
C’è stato invece un momento particolarmente impegnativo che ha dovuto affrontare?
“Un momento difficile della mia vita di dottore cominciò una sera, quando arrivò una ragazzina che soffriva di un problema che non si riusciva a diagnosticare. La stavamo curando in base ai risultati ottenuti dopo una prima biopsia renale, ma continuava a peggiorare, stava male, non si capiva, fu anche operata; per fortuna c’era il dr. Locatelli. La malattia non andava come ci aspettavamo, così eseguimmo un’altra biopsia, dalla quale uscì un quadro completamente diverso, eravamo spiazzati. Una sera, con grande tristezza, annunciai al padre che non sapevo se si sarebbe risvegliata il mattino dopo. Invece la giovane resistette e piano piano migliorò, entrò in dialisi, poi fece il trapianto e ora sta bene. Ricordo che non volevo le si rovinassero le braccia e chiesi espressamente di non farle la fistola artero-venosa.
È stato un momento particolarmente duro, come ce ne furono altri. D’altra parte, ho ricevuto anche tante soddisfazioni. Credo che questo sia il mestiere più bello del mondo e non avrei saputo fare altro, tranne scrivere”.
Infatti, ha scritto 16 libri ed è anche editorialista del Corriere…
“Scrivo sul Corriere dal 2001, grazie ad Adriano Celentano! Nel corso di una trasmissione, infatti, affermò che aveva paura di essere in coma; in risposta io scrissi una lettera aperta spiegando, con un certo garbo, che gli organi vengono presi ai defunti, non alle persone in coma. Avrei voluto che uscisse su diversi giornali, ma il direttore del Corriere (allora De Bortoli) la volle pubblicare, ma in esclusiva. Così iniziai la mia collaborazione con il quotidiano di via Solferino”.
Giuseppe Remuzzi
Un progetto di ricerca che l'Istituto Mario Negri sta portando avanti a cui Lei tiene in modo particolare?
“Abbiamo sempre lavorato per indurre tolleranza al trapianto, ovvero per fare in modo che il nuovo organo venga accettato dal ricevente, dal momento che uno dei limiti del trapianto è proprio il rigetto, ossia il rifiuto dell’organo ricevuto. Nel capitolo “Morirò presto insieme al mio cuore nuovo” racconto la vicenda di una ragazza di trent’anni morta in seguito agli effetti negativi della terapia immunosoppressiva legata al trapianto. Oggi siamo vicini a una possibile soluzione di queste problematiche, grazie a un progetto finanziato dall’Unione Europea e svolto insieme a un gruppo di studio in Canada e a Barcellona. In questa ricerca proviamo a far sì che certe proteine, liberate durante un’infiammazione o un rigetto, vengano riutilizzate per essere processate dalle cellule del sangue in modo tale che, invece di formarsi cellule che rigettano l’organo, si generino cellule regolatorie, con una funzione di modulare il sistema immunitario, in modo da accettare l’organo trapiantato. Se questa ricerca dovesse andare a buon fine sarebbe un risultato eccezionale”.
Che consiglio darebbe ai giovani medici e ricercatori che si affacciano ora al mondo della medicina?
“Come dicevo, credo che fare il medico e curare i malati sia il mestiere più bello del mondo.
Ai giovani che vogliono intraprendere questa strada dico che bisogna farlo per i pazienti, non per altri fini.
Fondamentale è unire l’osservazione clinica con la ricerca: ogni malato deve diventare un progetto di studio e in questo modo il lavoro è sempre stimolante. La ricerca scientifica significa scoprire cose nuove ed è molto entusiasmante, di conseguenza è importante combinare entrambe le cose. Infine, è molto importante far capire al paziente che la sua salute è la nostra unica preoccupazione; anche se il tempo della visita dura poco, il malato deve percepire che tutta la nostra attenzione è rivolta a lui. Non è una questione di quantità, ma di qualità del tempo dedicato”.
L’EUROPA CHE NON C’È 2
In Italia l’8 e il 9 giugno si è votato per le elezioni europee. Questo editoriale è però stato scritto qualche giorno prima di tale data e quindi potrete leggere qui di seguito un commento antecedente e non mirato ai risultati delle urne. Vediamo un po’ di dati. Il parlamento europeo è composto da 705 deputati dei 27 Stati membri, di cui gli italiani sono circa una settantina, che restano in carica per 5 anni. Si parlano 24 lingue ufficiali. Poi vi sono 20 commissioni permanenti specializzate in vari settori. Il parlamento europeo occupa circa 8.000 dipendenti e la sua struttura amministrativa costa circa 11 miliardi di euro all’anno.
Invece la spesa dell’Unione Europea per il periodo 20212027 è stimata in circa 825 miliardi di euro. La sua istituzione più importante è la Banca Centrale Europea (BCE) che conta oltre 5.000 dipendenti e che ha un capitale di 10.825 miliardi di euro, sottoscritto dalle banche centrali di tutti gli Stati UE. Insomma un carrozzone mastodontico. A parte la moneta unica, che comunque non è in vigore in tutta la UE (6 nazioni non sono nell’area euro), il senso di comunanza della Comunità negli ultimi anni si è fortemente affievolito. Sono troppi nel tempo gli interventi a capocchia che la UE ha imposto ai vari membri e tra quelli recenti ricordiamo la data del 2035, in cui si potranno vendere solo auto elettriche e la direttiva “case green” che prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero entro il 2028, mentre tutti quelli esistenti dovranno raggiungere la classe E entro il 1 gennaio 2030 e la classe D entro il 2033. Anche per il riscaldamento domestico dal 2035 sarà vietato l’utilizzo di combustibili fossili (metano incluso). Per gli italiani quest’ultimo giochetto può costare oltre 1.000 miliardi di €. La domanda nasce spontanea: chi pagherà? Il problema è che quando qualcuno vive in palazzi dorati con stipendi base di 10mila euro al mese, esclusi rimborsi e indennità, oltre a circa 10mila euro al mese per un contributo alle spese generali e ai costi di vitto e alloggio, perde il contatto con la realtà quotidiana. Dimenticavo, un europarlamentare, anche con un solo mandato, ottiene a 63 anni una pensione di 1.750 euro lordi al mese, alla faccia di chi a 70 anni in Italia deve ancora lavorare per raggiungere la piena pensione. Poi ci si lamenta
FUOCHI DI PAGLIA
di Giorgio Paglia
se la gente non va più a votare! Non è una questione di disillusione, ma di disgusto per una presa in giro politica che è diventata epocale. È partita all’inizio degli anni 2000 con l’introduzione dell’euro, dove un marco (che valeva 900 lire) è stato cambiato ad un euro, mentre gli italiani hanno dovuto sborsare quasi 2.000 lire per acquistare lo stesso euro. È continuata con leggi assurde e balzelli ridicoli che non tenevano conto di una logica quotidiana, progettuale e sostenibile. Basti pensare che con l’abolizione del motore endotermico a favore dell’elettrico (un flop commerciale e un errore clamoroso che ci lega mani e piedi alla Cina), si agevolano le imprese asiatiche e si affossano le fabbriche automobilistiche europee. Senza contare che non si è ancora capito chi produrrà lo sproposito di energia elettrica che serve per continuare a ricaricare i circa 300 milioni di auto che circolano in Europa. E come è stata affrontata la guerra tra Russia e Ucraina, che dura da oltre due anni? Una politica UE arrogante e terribilmente costosa (a marzo di quest’anno si stimano in oltre 1,3 miliardi di € le sole sovvenzioni italiane all’Ucraina) ha pienamente dimostrato la miopia delle scelte europee e i gravissimi danni economici che le sanzioni hanno causato a noi occidentali, piuttosto che ai russi. Per non parlare dell’inflazione e dei tassi d’interesse che la BCE mantiene ancora alti per un dictat tedesco e che sta arricchendo all’inverosimile solo le banche. Il vero problema è che il popolo europeo è stanco di questi continui giochetti di potere condotti da dilettanti allo sbaraglio ed esternati come svolte storiche, che non portano risultati, aumentano le spese e stanno oltremodo impoverendo la gente. Avete notato che i politici ormai parlano con un linguaggio fantasioso di argomenti che non solo non interessano più, ma che non vengono nemmeno compresi? Detto questo, auguri alla vecchia Unione Europea, che non vive di sicuro nello spirito dei suoi popoli, ma che alberga solo nei palazzi dorati di Bruxelles.
Alla prossima e in alto i cuori leggeri.
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il Veronelli
LUIGI VERONELLI
A 20 ANNI DALLA SCOMPARSA, APRE, ALL’EX CONVENTO DEI NEVERI A BARIANO (BG), IL LUOGO FISICO E SIMBOLICO CHE ACCOGLIE E RACCOGLIE IL CUORE DEL PATRIMONIO CULTURALE DI LUIGI VERONELLI, CELEBRE GIORNALISTA-SCRITTORE E VIVACE PROTAGONISTA DELLA CULTURA MATERIALE DELLA SECONDA METÀ DEL ‘900. IN UN FASCINOSO CONTESTO ARCHEOLOGICO E ARTISTICO, 6 GLI AMBIENTI: L’ARCHIVIO DOCUMENTALE, LA BIBLIOTECA CON OLTRE 6.500 VOLUMI, LA CANTINA CON CIRCA 12 MILA BOTTIGLIE, LO STUDIO (LA SUA “FUCINA”), LA SALA ASSAGGI E UNA CAFFETTERIA. PROPOSITO: FAR VIVERE LA MEMORIA E FAR CONOSCERE IL PENSIERO DI UNA DELLE FIGURE PIÙ AUTOREVOLI PER LA CRESCITA DELLA CULTURA MATERIALE NEL NOSTRO PAESE.
Nasce all’ex Convento dei Neveri a Bariano (BG) “Il Veronelli”, il luogo, fisico e simbolico, che accoglie e raccoglie il cuore del patrimonio culturale di Luigi Veronelli, padre indiscusso della critica enologica e gastronomica italiana. “Il Veronelli” è un nuovo spazio permanente, ma, soprattutto un’esperienza conoscitiva, evocativa e sensoriale che, attraverso libri, oggetti, bottiglie, immagini, e grazie anche all’ausilio di materiali della fortunata mostra “Camminare la terra”, narra l’esaltante vicenda umana, professionale e intellettuale del celebre giornalista-scrittore. Scomparso 20 anni fa, ha lasciato un'eredità immensa.
LUIGI VERONELLI. Nato a Milano nel 1926, cresciuto in famiglia benestante con il culto della buona tavola, e “anarchico dal 1946”, Luigi Veronelli fa della scrittura il fulcro della sua attività: editore (dal 1956 al 1962 e, di nuovo, dal 1989 al 2004), giornalista, scrittore, in circa cinquant’anni di attività conta 6 testate di sua fondazione e/o direzione, collaborazioni continuative con 4 quotidiani – a partire da Il Giorno, per cui scrisse, in particolare, le celebri cronache per il Giro d’Italia a tema gastronomico ed enoico – e con 12 periodici nazionali, e circa 70 libri scritti con diverse case editrici, vantando traduzioni in Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone.
il Veronelli
La prima pubblicazione, nel 1961, è I vini d’Italia, la prima opera, dopo oltre quattro secoli, che tenti un inventario del patrimonio vinicolo italiano. È anche autore di due enciclopedie e di varie edizioni di cataloghi e guide, tra cui la Guida Oro I Vini di Veronelli pubblicata ancora oggi dal Seminario Permanente Luigi Veronelli, da lui fondato per promuovere cibo e vino come fatti di cultura. Ma non solo scrittura: nel 1960 esordisce in televisione nel rotocalco Personalità. Segue, dal 1971, la co-conduzione di Colazione allo studio 7 e di A tavola alle 7 con Ave Ninchi, con cui introduce la prima sfida cucinaria in televisione tra cuochi amatoriali. Nel 1979 realizza, con Nichi Stefi, il Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini, un antesignano docufilm di denuncia sullo stato della viticoltura e, in generale, dell’Italia agricola. IL DIRE
E IL FARE VERONELLIANO
Luigi Veronelli è stato il primo a scrivere di vino e di cibo “per lavoro”, inventando un nuovo tipo di giornalismo: scrive per diretta esperienza a contatto con produttori, ristoratori, artigiani, da cui era fortemente stimato, coniando e utilizzando un linguaggio del tutto nuovo, colto, ricercato e raffinato. Riporta alla luce il termine vignaiolo, le sue descrizioni sensoriali costituiscono un patrimonio semantico unico, e inventa, tra le altre, la celebre espressione Vino da meditazione, per indicare quei vini da gustare per sé soli. Non si rivolge mai a un pubblico indefinito, ma sempre al singolo individuo, con il pronome “tu”.
Cerca il dialogo con il lettore, lo coinvolge, lo interroga. Costruisce e offre una seria e documentata informazione a lettori e telespettatori che si sono avvicinati a quella che lui stesso definiva “la cultura della terra e della tavola”, non limitandosi a informare, ma spendendosi per sensibilizzare, per un’agricoltura di qualità e responsabile, e per un consumo critico (individuale) e salubre. È sempre stato a fianco dei vignaioli e degli agricoltori, nelle rivendicazioni per il riconoscimento, anche sociale, del loro lavoro. Si batte per l’introduzione, in etichetta, del nome del vigneto; sdogana, non senza polemiche, l’ingresso di “vini cru” nei supermercati; ispira il Primo congresso mondiale degli scrittori del vino. Negli ultimi anni della sua vita si fa ancora più agguerrita la difesa delle produzioni alimentari di qualità: propone l’istituzione delle De.Co. (Denominazioni Comunali) e stende il lungimirante manifesto L’olio secondo Veronelli contro il monopolio delle multinazionali nel mercato dell’olio d’oliva. IL VERONELLI.
“Il Veronelli” propone un inedito racconto della figura di Luigi Veronelli, autore molto prolifico, sperimentatore di linguaggi, ideatore di format editoriali innovativi che hanno segnato la cultura materiale nel nostro paese, mobilitatore di coscienze. Una carriera di cinquant’anni, l’incessante lavoro e le acerrime battaglie a favore della qualità hanno determinato la rinascita del vino e delle produzioni agroalimentari italiane. Il percorso espositivo si compone dell’archivio, con una selezione ragionata di materiali, tra documentazione cartacea e mediatica, per conoscere l’approccio e il metodo di lavoro veronelliani; la biblioteca con circa 6.500 volumi a tema cucina, vino, distillati, civiltà contadina, impreziosita da una selezione di testi da bibliofilo; la riproduzione del suo studio; la cantina, ricostruita conforme all’originaria della sua casa in Bergamo alta, che accoglie circa 12.000 bottiglie; la sala assaggi, l’ambiente in cui “ascoltare i vini”, circondati dagli scritti veronelliani sulla degustazione e dal celebre scatto di Toni Thorimbert. A completare il percorso, una caffetteria con i disegni realizzati per Alessi, i pannelli con nomi e menu dei ristoranti che parteciparono al campionato gastronomico lombardo ideato con Gianni Brera negli anni 60, le ricette di alcuni suoi cocktail…
“Il Veronelli” occupa due piani, più il sottoterra, nell’ala ottocentesca direttamente collegata all’ex-Convento dei Neveri a Bariano (Bergamo), sito di sorprendente valore archeologico, storico e artistico (con testimonianze che datano dall’epoca romana in poi), ristrutturato e riadattato a struttura ricettiva.
Un contesto che incarna appieno la visione “sincretica” veronelliana della vita e dell’uomo, ovvero il fluire e l’intersecarsi continui di cultura, storia, arte, lettere, bellezza, tradizione, relazioni, cibo, vino…
il Veronelli
“Con Luigi Veronelli nasce la critica enogastronomica in Italia. Le sue intuizioni hanno marcato il miglior destino del comparto vitivinicolo italiano dal secondo Novecento in poi. “Il Veronelli” nasce per continuare la sistemazione organica dei suoi materiali (iniziata nel 2010), per far conoscere il suo pensiero, per mantenerne viva la memoria. Una memoria non, o non solo, celebrativa, ma trampolino per agire secondo due dei suoi must: “fare nuovo” e “festeggiare la vita”. Il Veronelli vuole infine offrire spunti di riflessione, avvicinare a una visione del mondo, mostrare che l’opera veronelliana è di forte attualità. Proprio per ciò, si propone d’essere sia un luogo dinamico, animato da eventi (propri e, per chi vuole, di soggetti terzi esterni) sia aperto alle persone (studenti, studiosi, operatori, appassionati) interessate ad approfondire la conoscenza del celebre giornalista-scrittore e, attraverso lui, della cultura enogastronomica e materiale italiana” ha spiegato Gian Arturo Rota, responsabile de Il Veronelli.
“Camminare la terra” per Luigi Veronelli significava mettere al centro il rapporto tra natura e cultura, perché da lì si sviluppano la conoscenza, l’arte, la scienza. Il vino e il cibo, per Gino, rappresentano le forme più altre del nostro “camminare la terra”, perché possiedono tutte quelle qualità per le quali ha senso parlare di “opera” della creatività e della progettualità umane. La persona al centro, anche con le sue imperfezioni, perché la ricerca della verità appartiene a un processo infinito di approssimazione, di cui noi siamo sempre i protagonisti: il vino migliore e autentico, come affermava Veronelli, è il risultato di questo processo che non avrà mai termine», commenta Aldo Colonetti, filosofo, storico e teorico dell'arte, del design e dell'architettura, tra i curatori, nel 2015, della grande mostra “Luigi Veronelli - Camminare la Terra”.
“Quello di Luigi Veronelli è un messaggio di estrema attualità ancora oggi: parlava di terra, sapere, competenze, collaborazione, educazione ad un consumo consapevole. Parlava di futuro. È stato, sopra ogni cosa, un innovatore e un precursore. Il suo enorme lavoro al fianco di produttori e ristoratori, e la sua opera di divulgazione e sensibilizzazione delle persone, hanno contribuito a far diventare il vino e, più in generale, le produzioni agroalimentari e la cucina italiana di qualità, apprezzate in tutto il mondo, come oggi le conosciamo. Per questo, ringraziamo i promotori del progetto Il Veronelli, che non mancheremo di sostenere perché con loro condividiamo orgogliosamente il compito di tenere vivi e di far conoscere anche alle nuove generazioni la memoria e il pensiero di Luigi Veronelli, che costituiscono innegabilmente parte integrante del patrimonio culturale del nostro Paese” ha raccontato Angela Maculan, Presidente del Seminario Permanente Luigi Veronelli.
“Il Veronelli” è visitabile su prenotazione, con visite guidate (a pagamento e modalità da definire).
Per informazioni: www.ilveronelli.it
Nicolas Suardi, proprietario ex Convento dei Neveri, Angela Maculan, Presidente del Seminario Permanente Luigi Veronelli, Gian Arturo Rota, responsabile de Il Veronelli, Aldo Colonetti, filosofo storico e teorico
CERESOLI UTENSILI: FIDUCIA NEL TEAM, SUCCESSO NEL FUTURO
Ttommaso Revera
PER CELEBRARE IL 60° DELL’AZIENDA DI COMUN NUOVO SPECIALIZZATA NELLA PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI UTENSILI SPECIALI A DISEGNO È STATO SCELTO SAN SIRO, LA SCALA DEL CALCIO, PERCHÉ NEL LAVORO COSÌ COME NELLO SPORT È IL GIOCO DI SQUADRA CHE CONSENTE DI CONSEGUIRE GRANDI RISULTATI
Non è la prima volta che Corrado Ceresoli, Presidente della Ceresoli Utensili, e Monica Arioldi, Responsabile dell’area amministrativa ma con la passione per l’organizzazione degli eventi, ci stupiscono con effetti speciali organizzando iniziative di team building allo scopo di festeggiare una ricorrenza e consolidare i rapporti umani e professionali tra dipendenti, clienti e fornitori abituali attraverso un complesso di attività ludiche, formative ed esperienziali volte a favorire la comunicazione e l’affiatamento.
Dopo l’indimenticata giornata vissuta a Maranello il 10 maggio di cinque anni fa in occasione del 55° anniversario di questa affermata realtà industriale di Comun Nuovo, abbiamo avuto il privilegio di vivere in prima persona un altro grande evento studiato nei minimi dettagli. La location prescelta per brindare al 60° anniversario è stata niente meno che la scala del calcio, lo stadio Giuseppe Meazza, che il 21 maggio è stato vestito a festa con i colori dell’azienda orobica che ha visto il proprio logo proiettato su maxischermo, insegne e cartelloni pubblicitari posti a bordo campo.
“60 anni di storia sono qui presenti con noi” ha commentato un emozionato Corrado Cresoli rivolgendosi alla numerosa platea radunata in Tribuna Autorità (primo anello rosso) per i saluti che hanno dato il via alla giornata. “Una storia iniziata grazie a mio padre, il Cav. Carlo Ceresoli presente all’evento, mia madre Angelina Locatelli e ai miei fratelli Diego e Omar, con cui ha preso le redini dell’azienda, e che è arrivata fino ai giorni nostri. Poter essere qui a celebrare un traguardo importante come quello dei 60 anni sul mercato con i nostri prodotti (utensili speciali per l’industria meccanica), i nostri servizi (riaffilatura e rivestimento) e soprattutto i nostri clienti (che quando li osservo vedo in primis degli amici) è un grande motivo d’orgoglio” ha concluso.
E, coerentemente alla location che ha fatto da sfondo a questo importante anniversario, il filmato aziendale celebrativo trasmesso sul maxischermo del Meazza non poteva che rimarcare la metafora dello sport applicata al mondo del lavoro: senza un affiatato gioco di squadra è impossibile conquistare simili traguardi. Passione, determinazione ed impegno sono doti imprescindibili, nello sport così come nel lavoro, anche per superare i fisiologici momenti di difficoltà. Valori incarnati appieno da un grandissimo ospite a sorpresa, Beppe Bergomi, campione del mondo nel 1982 e bandiera dell’Inter che ha incuriosito la platea con aneddoti e racconti tratti dalla sua esperienza calcistica ventennale.
“Nella vita - ha raccontato un acclamatissimo ‘Zio’ - nessuno ti regala niente: per ottenere qualcosa bisogna fare fatica. Attraverso le difficoltà, infatti, si cresce e quanto fatto dalla Ceresoli Utensili dimostra l’importanza della squadra”. Un team composto oggi da oltre 30 persone ognuna con competenze e professionalità specifiche.
Il ricco programma dell’evento non si è esaurito con l’esclusivo pranzo organizzato nella Sala Executive del Meazza con affaccio diretto sul campo - condito prima da un combattutissimo quiz con in palio maglie storiche dell’Inter autografate dallo Zio e poi da due divertentissime esibizioni di Alessandra Ierse nei panni de La Bruna (l’instancabile lavoratrice bergamasca) e Jolanda (l’ex prostituta un po’ svampita) - ma è proseguito con alcune chicche certamente non banali: la visita al San Siro Museum, equamente diviso tra i colori rossoneri e quelli nerazzurri, a cui ha fatto seguito il tour negli spogliatoi di Milan e Inter sino all’arrivo in campo: sensazioni uniche che per sportivi e non, hanno suscitato emozioni davvero molto intense.
Il Convivio CORNOLTI - DA VITTORIO
IL 20 MAGGIO, PRESSO LA CANTALUPA (DA VITTORIO), SI È TENUTA L’ANNUALE SERATA DI BENEFICIENZA DELLA BOUTIQUE ENOGASTRONOMICA CORNOLTI DI SORISOLE. LA RACCOLTA FONDI È STATA REALIZZATA IN FAVORE DELLA FONDAZIONE PER LA RICERCA SULLA FIBROSI CISTICA - ONLUS
Lo scorso 20 maggio, nella suggestiva location della Cantalupa di Brusaporto, la famiglia Cornolti insieme a diversi artigiani del Made in Italy tra cui il Prosciuttificio Sant’Ilario, uno dei migliori produttori di crudo di Parma, Dok dall’Ava, produttore del prosciutto Nebrodok, il prosciutto crudo dai suini neri dei monti Nebrodi, il Caseificio il Fiorino, produttore del Pecorino Riserva del Fondatore, il formaggio più premiato al mondo, Doa Gin, gin prodotto a Bracca che si è contraddistinto a livello internazionale diventando protagonista di diversi premi, Le Corne, vino del nostro territorio, precisamente di Grumello del Monte, Catellani & Smith, designer di lampade conosciute ed apprezzate in tutto il mondo, il Gelato Contadino, giovane artigiano del gelato di Bergamo, Icefactory, produttore di ghiaccio confezionato certificato, e Manzoni Auto hanno dato vita al Convivio 2024, un evento benefico per raccogliere fondi in favore della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus. All’evento, oltre all’aperitivo iniziale, sono stati presentati i mini casoncelli con ripieno ricotta e spinaci, pasta fresca della boutique Cornolti, accompagnati da una spuma di parmigiano reggiano ed un ristretto di sugo di arrosto. Grandi novità e sorprese ci aspettano per l’edizione 2025.
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POLITICANDO
di Maurizio Maggioni
GRAZIE A CHI È ANDATO A VOTARE
Al termine di questa tornata elettorale possiamo tirar le somme, come si dice, alla fine dei giochi. I fronti erano molteplici, dalle comunali, alle europee, alle regionali, ma soprattutto molto importante era il posizionamento dei tre partiti che la faranno da padrone con il bilanciamento dei risultati ottenuti. Per quanto riguarda Bergamo, tutto è andato come previsto, forse con un punteggio un po’ troppo forte a favore del centro-sinistra che ha vinto con il 55% dei voti in prima battuta. Un centrodestra ingessato che per un decennio non si è rinnovato e non è stato in grado di gestire e organizzare i partiti che avevano tre nobili cavalieri i quali avrebbero comunque perso, forse non così pesantemente, anche contrapponendo il candidato donna alla Carnevali.
Andrea Pezzotta, un eroe, candidato a rappresentare il centrodestra, scelto tardi e senza consultazioni territoriali, praticamante imposto da Fratelli d’Italia. Ha fatto il meglio possibile raggiungendo il 44%, il massimo; poteva essere un punto in più ma non altro. Si pensava di andare ad un ballottaggio per poi giocarsela, invece l’effetto dell’azzeramento dei 5 stelle (spariti), l’effetto trainante di Giorgio Gori, il tempo che ha giocato a favore del centrosinistra, (due anni di preparazione) ma, soprattutto l’elettorato che, come al solito, a Bergamo ha votato in massa raggiungendo oltre il 60% contro una media nazionale molto più bassa, ha fatto la differenza.
La differenza anche comunicativa dei progetti ancora da realizzare, la presa di coscienza di aver poco lavorato sulla sicurezza e la mobilità solo per questioni ideologiche e poi... alla borghesia bergamasca, va meglio l’usato garantito che il nuovo non innovativo nè rivoluzionario. La comunicazione social l’ha fatta da padrone, i giovani non sono andati in massa a votare ma quelli che lo hanno fatto hanno votato il PD.
Dovremmo chederci perchè, ma già lo sappiamo: Gori potrebbe essere il dopo Schlein, è bravo, arguto, ha fatto molto, pochi errori, riconosciuti e ricondizionati e poi ha una squadra rodata e ben oliata. Se aveste girato a Brescia o in Liguria o in Piemonte, come è capitato a me per lavoro e diporto, avreste capito l’entità sia degli investimenti economici, sia della volontà di giungere al traguardo. 210.000 voti… nemmeno i democristiani di antica memoria ci riuscivano.
Pensate che Lara Magoni, altra bergasca grande lavoratrice e tenace come nel suo passato da atleta, ne ha presi 20.000, in seno a Fratelli d’Italia…. vedete voi! Buon lavoro ai due rappresentanti del nostro territorio che sicuramente sarà ben rappresentato. A mio parere faranno squadra per noi, sono intelligenti e scaltri entrambi.
Questa tornata elettorale ha visto il mondo borghese scendere in lizza, tantissimi nomi da entrambe le parti che si sono messi in gioco mettendoci la faccia. Onore ai non eletti da entrambe le parti, un grande augurio a coloro che ci dovranno governare, con un solo monito: basta pregiudizi ideologici, ora finiamo i lavori in essere migliorandoli ove possibile, diamo più sicurezza alla nostra città, e facciamo bene le cose che si devono fare d’obbligo, iniziando dalla mobilità in città.
Le periferie vanno salvaguardate perché non diventino delle banlieu... Entrambi i candidati, Elena e Andrea lo hanno riconosciuto…
Allora si inizi da lì e dal mettere in gioco le Forze dell’Ordine con nuove regole d’ingaggio.
Speriamo che anche la Curia si scuota un attimo: predicare è doveroso e lecito, come seguire il proprio gregge che, se non protetto, abbandona il Pastore e soprattutto gli nega la sussistenza. Essere inclusivi è importantissimo, ma deve essere saldamente organizzato e amministrat per non cadere nei soliti errori. Sembrerebbe tutto così lapalissiano, invece ecco che alcune forze politiche per poter vivere e non fare la fine di Renzi-Calenda-Conte, candidano soggetti diversi tra loro, ma con un solo intento: sopavvivere.
La Salis candidata perché la sinistra verde possa entrare in Europa, perché senza di lei non ci sarebbero mai riusciti, come i verdi in Germania con Carola la comandante speronatrice. La Lega candida un Generale con molti meriti, medaglie e capacità, che ha detto alla pancia di un elettorato trasversale ciò che voleva sentirsi dire. Senza di lui la Lega quanto avrebbe totalizzato? Sono partiti decenni addietro i Radicali che candidarono Toni Negri, la Cicciolina e altri, per rompere gli schemi, oggi…… Solo la scelta di candidare Enzo Tortora fu felice e veramente baluardo di Libertà contro le storture giudiziare che ad ognuno di noi potrebbero capitare. La politica non impara mai… per questo pochi la considerano. Speriamo solo che questo cambiamento con i nuovi posizionamenti in Europa e la fine dell’asse Franco -Tedesco, che non ha mai, dicesi mai, portato bene all’Europa, con i loro leader dimezzati e non più voluti dagli elettori, speriamo dicevo, che la montagna non partorisca un topolino e che il Vecchio Continente torni ad essere il faro di riferimento per mantenere la rotta del cambiamento.
Gli Americani non hanno a cuore l’Europa, ma solo i loro interessi, ondivaghi e non programmati e poi il loro Comandante in Capo potrebbe non farcela alle prossime elezioni, sia politicamente che umanamente; la sua salute e capacità cognitiva imporrebbe che vi fosse qualcun altro del suo partito a prenderne il posto, non ci chiediamo perché non ci sia nessuno?
Memento… a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia quasi mai (diceva Andreotti Belzebù).
A proposito sembra che l’orco Orban abbia attuato le regole democratiche e speriamo che la non colpevole e non innocente, ma sotto giudizio, voglia togliersi lo scudo dell’immunità europea che è vastissima, per farsi giudicare, lasciando procedere il giusto corso della giustizia.
Grande Bergamo ed il suo territorio, grazie a coloro che sono andati a votare ed hanno permesso tutto quanto sopra descritto, nel bene e nel male, ma questa è la democrazia, non l’assenteismo, che è una falsa democrazia: la somma dei non votanti va a vantaggio dei vincitori, per cui è come il marito che si taglia gli ammennicoli per far dispetto alla moglie Meditate gente meditate.
SI RINGRAZIANO
DIECI ANNI DI INTERCULTURA con
CONFARTIGIANATO BERGAMO
Conosco delle barche
Conosco delle barche che restano nel porto per paura che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire hanno paura del mare a furia di invecchiare e le onde non le hanno mai portate altrove, il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’ sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora, ogni giorno della loro vita e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche che tornano in porto lacerate dappertutto, ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche che tornano sempre quando hanno navigato. Fino al loro ultimo giorno, e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti perché hanno un cuore a misura di oceano.
Confartigianato e Intercultura
UNITI PER UN FUTURO INTERCULTURALE E SOSTENIBILE
Confartigianato Imprese Bergamo il 14 giugno ha festeggiato con una serata-evento i 10 anni di collaborazione con Intercultura, l’organizzazione no-profit che promuove il dialogo interculturale e gli scambi scolastici internazionali, e, come ogni anno dal 2015, ha deciso di assegnare ad un giovane studente, figlio di un artigiano associato, una borsa di studio per poter trascorrere un’esperienza di studio all’estero in grado di arricchire il suo percorso personale e professionale.
La suggestiva terrazza della presidenza con vista su Città Alta, nella sede dell’Associazione in Via Torretta, è stata scelta come location dell’evento a cui hanno partecipato gli studenti che in questi anni hanno beneficiato delle borse di studio, accompagnati dai familiari.
Mentre su uno schermo scorrevano le immagini delle premiazioni e dei viaggi di studio, alcuni studenti hanno raccontato la loro esperienza, ricordando i momenti più significativi trascorsi all’estero e spiegando l’impatto che tutto questo ha avuto sulle loro vite e sulla loro crescita umana e professionale.
L’evento ha rappresentato anche un’occasione per rinnovare l’impegno di Confartigianato Imprese Bergamo verso le nuove generazioni, dimostrando il sostegno continuo nei confronti dell’educazione e della crescita personale dei giovani.
“Mi rivolgo ai miei artigiani - ha detto il presidente Giacinto Giambellini - Abbiate fiducia nei vostri figli, credeteci come ci crediamo noi. L’investimento nel loro futuro è uno dei più grandi doni che possiate fare. Iscriveteli al progetto intercultura, una straordinaria opportunità per ampliare i loro orizzonti, scoprire nuove culture e crescere come cittadini del mondo. Noi siamo qui per supportarvi in ogni passo di questo percorso, convinti che insieme possiamo costruire un futuro migliore per le nuove generazioni”.
Alla serata, accanto al presidente Giacinto Giambellini e al direttore Stefano Maroni, sono intervenuti Mietta Denti Rodeschini già vicepresidente di Intercultura, la neosindaca di Bergamo Elena Carnevali, il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti, la presidente di Intercultura Bergamo Cristina Aliprandi, il segretario generale di Confartigianato Imprese Brescia Giuseppe Amici e il presidente di Confartigianato Imprese Crema Pierpaolo Soffientini.
Gli studenti e studentesse assegnatari delle borse di studio in questi primi dieci anni di collaborazione sono stati: nel 2015 Giorgia Scaburri, nel 2016 Davide Viganò, nel 2017 Noemi Lamera, nel 2018 Simona Turotti, nel 2019
Gretanna Maria Paluschi, nel 2020 non è stata assegnata causa Covid, nel 2021 Sara Ruggeri, nel 2022 Paolo Brignoli, nel 2023 Giulia Magri e nel 2024 Sveva Salvi, quest’ultima consegnata lo scorso 27 maggio nel corso della 79ª Assemblea Generale dei soci.
ENGEL & VÖLKERS BERGAMO
10 ANNI DI EMOZIONI
DA VIVERE ED ABITARE
Dieci anni di Engel & Völkers Bergamo, dieci anni ricchi di passione e determinazione, tratti distintivi di una storia emozionante che ha portato questa realtà ad essere oggi uno dei punti di riferimento del settore immobiliare di prestigio per la nostra città. Un anniversario celebrato lo scorso 16 maggio con un party esclusivo presso il Globe Balzer, elegante e raffinato locale di Piazza Dante, nel cuore della città. Qui un coinvolgente aperitivo con musica dal vivo ha visto protagonisti tutti i clienti, gli amici, tantissimi professionisti della realtà bergamasca, imprenditori, ex collaboratori e compagni di viaggio che in questo ultimo decennio hanno reso Engel & Völkers Bergamo la realtà d’eccellenza che tutti oggi conosciamo. Presente alla serata tutto il team, capitanato dal Dott.Tassoni Francesco, licence partner, che non ha mancato di ricordare i momenti più entusiasmanti dell’avventura finora compiuta, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito ai successi ed alla crescita continua di Engel & Völkers Bergamo.
SANT'ALESSANDRO: affascinante
nel cuore del "Parco delle Valli d'Argon".
Superficie di 1.400 mq fra fabbricati e scuderie, di 200.000 mq C.E. assente, 6 camere, 5 Prezzo 2.480.000 €, E&V ID W-02VFOY
ALZANO LOMBARDO: elegante proprietà di 450 mq situata a soli 10 minuti dal centro della città di Bergamo con giardino pianeggiante di 2.500 mq. C.E. D, 4 camere, 4 bagno, Prezzo 1.550.000 €, E&V ID W-02TMD9
RANICA: in zona residenziale di sole ville, in posizione pedecollinare, a ridosso del Parco dei Colli, incantevole villa singola con piscina. Impiantistica di alto livello. C.E. B, 3 camere, 4 bagni, Prezzo 1.180.000 €, E&V ID W-02UTVP
nel contesto residenziale “Le Case
d'Autore”, splendida villa bifamiliare immersa quiete con piscina. Realizzata dall'Arch. Pizzigoni. C.E. D, 4 camere, 5 bagni, 890.000 €, E&V ID W-02QZQG
Era il 2014 quando l’azienda si affacciava per la prima volta sul territorio bergamasco, pronta per abbracciare la sfida di inserirsi in un mercato già presidiato da realtà del settore con un’esperienza consolidata. Elemento che è servito da stimolo per puntare all’eccellenza ed a performance che, negli anni successivi, hanno condotto Engel & Völkers Bergamo nel panorama delle eccellenze immobiliari del segmento premium.Tutto questo grazie ad un team di professionisti d’eccellenza che conta oggi ben quattordici persone tra licence partner, Office Manager, esperti di comunicazione e marketing digitale e la parte operativa composta da agenti e consulenti immobiliari. Chiave un marketing attivo e performante nonché un’energia indiscussa del comparto comunicazione: elementi che hanno consentito una penetrazione vincente nel tessuto immobiliare di Bergamo e Provincia, presidiando il mercato di competenza a 360°, con un’attività quotidiana di ricerca degli immobili d’eccellenza da proporre ai clienti. La cura della proposizione degli stessi e la rete internazionale generano costantemente interessamenti da parte di potenziali clienti locali ed internazionali. Tutto questo con un obiettivo chiaro: rendere i nostri immobili esclusivi che diventeranno il sogno realizzato dei nostri clienti in quanto ogni casa è il posto in cui scegliamo di vivere e dove nascono preziosi ricordi che durano per sempre. Ecco quindi che il fattore emozione è per Engel & Völkers il “parametro” chiave per ogni operazione immobiliare che si rispetti. Perché “i sogni son desideri” citava una celebre canzone ed il team di Engel & Völkers Bergamo lo sa bene e non smetterà di lavorare ed impegnarsi appieno anche negli anni a venire, per trasformare in realtà il sogno di casa di ogni suo cliente.
GORLE: in zona residenziale tranquilla e vicina a tutti i servizi, villa bifamiliare del 2012 si sviluppa su 3 livelli, oltre a un piano interrato. E' di recente costruzione e ben tenuta. C.E. B, 3 camera, 3 bagno,Prezzo 630.000 €, E&V ID W-02V7GD
CENATE SOTTO: panoramica villa a schiera di testa, situata in una tranquilla zona residenziale collinare. Distribuita su quattro livelli, garantisce il massimo comfort. C.E. D, 3 camere, 2 bagni, Prezzo 445,000 €, E&V ID W-02SZSX
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BERGAMO
OGGETTI SMARRITI
ALL’UFFICIO OGGETTI SMARRITI, IN QUESTI PRIMI 10 ANNI, SONO BEN 11.115 I BENI RICONSEGNATI. MA COME FUNZIONA? LO ABBIAMO CHIESTO ALLA COMANDANTE GABRIELLA MESSINA. Tiziana Genise ph. Foto San Marco
GABRIELLA MESSINA, COMANDANTE
DELLA POLIZIA
LOCALE DI BERGAMO
Al comando della Polizia Locale c’è un ufficio molto importante per la cittadinanza: l’ufficio oggetti rinvenuti. dove vengono consegnati gli oggetti smarriti e ritrovati. E, proprio quest’anno, questo ufficio festeggia i suoi primi 10 anni, un compleanno importante che ne dimostra l’importanza e il senso civico di chi consegna gli oggetti trovati. In questi primi mesi dell’anno le pratiche di rinvenimento sono 419 con 218 chiuse. Abbiamo fatto una chiacchierata con la Comandante della Polizia Locale di Bergamo, la d.ssa Gabriella Messina che, con grande passione, ci ha raccontato come funziona questo ufficio.
Dottoressa Messina come funziona l’ufficio oggetti rinvenuti?
“Il recupero e la riconsegna degli oggetti smarriti è un servizio alla cittadinanza che facciamo da sempre ma è nel 2014 che è stato istituito l’ufficio oggetti rinvenuti. Chi trova degli oggetti li consegna all’ufficio preposto presso il nostro Comando all’agente di riferimento Elena Tedesco. Quindi gli oggetti vengono catalogati e stoccati in un magazzino e la fotografia inserita nella nostra pagina FB. Questo per tutti quegli oggetti il cui proprietario non può essere identificato mentre, per i documenti, viene fatta una ricerca all’interno del nostro database per contattarlo”.
La pagina Facebook funziona?
“La svolta è arrivata proprio con l’apertura, nel 2017, della nostra pagina FB - Oggetti ritrovati Polizia Locale Comune di Bergamo - che ha permesso di raggiungere più utenti dandoci l’opportunità di trovare più facilmente i legittimi proprietari. Pubblichiamo le fotografie degli oggetti ritrovati e quando il presunto proprietario si presenta al nostro Comando, prima di riconsegnare l’oggetto, dobbiamo accertarne la proprietà, pertanto, chiediamo copia della denuncia di furto o smarrimento, fotografie che ritraggano il bene stesso o particolarità che riconducano al bene trovato”.
Se non si riesce a individuare il proprietario, che fine fanno gli oggetti?
“Tutti gli oggetti rinvenuti vengono conservati per un anno nei nostri magazzini quindi, se non reclamati, diventano d’ufficio di proprietà di chi li aveva consegnati mentre quelli trovati dagli agenti durante il pattugliamento, se non rivendicati, vanno al macero. Diverso, ovviamente, quando ritroviamo animali: se per quelli con microchip risalire al proprietario è più semplice, gli altri vengono riallocati in condizioni di benessere. Recentemente abbiamo ritrovato un gallo che, non avendo nulla che lo potesse ricondurre al proprietario e non essendo stato rivendicato da nessuno, è stato portato in una fattoria”.
Quali sono gli oggetti più strani che sono stati smarriti?
“Ultimamente abbiamo rinvenuto due alani smarriti in città alta ma l’elenco è lungo: si va dagli animali agli apparecchi acustici fino alle fedi nuziali, passando per gli apparecchi tecnologici. Abbiamo trovato un tagliasiepi, diversi album di fotografie oltre a chiavi, occhiali, portafogli, carte di credito, soldi, biciclette, monopattini, cuffie, telefoni, macchine fotografiche, giubbini, zaini, utensili e molto altro. Nel 2016 abbiamo rinvenuto un album funerario degli anni ’40. La nostra agente Tedesco ha preso a cuore questo ritrovamento immaginandone il valore affettivo e ha iniziato a fare ricerche utilizzando i social network e poi recandosi personalmente in alcune biblioteche per fare delle ricerche. Tutto partendo da un cartello stradale sul fondo di una delle fotografie.
“Ultimamente abbiamo rinvenuto due alani smarriti in città alta ma l’elenco è lungo: si va dagli animali agli apparecchi acustici fino alle fedi nuziali, passando per gli apparecchi tecnologici. Abbiamo trovato un tagliasiepi, diversi album di fotografie oltre a chiavi, occhiali, portafogli, carte di credito, soldi, biciclette, monopattini, cuffie, telefoni, macchine fotografiche, giubbini, zaini, utensili e molto altro”.
Un lavoro certosino che ha portato all'identificazione della proprietaria alla quale è stato riconsegnato. Oppure un cittadino che ha trovato sulla sella dello scooter un paio di AirPods, ha messo dei cartelli nel parcheggio e così è stato possibile riconsegnarli”.
Storie che insegnano rispetto e senso civico “Certamente. Se chi ritrova gli oggetti smarriti non avesse un forte senso civico il nostro ufficio non esisterebbe e molte persone resterebbero deluse dalla perdita delle proprie cose. Spesso ci riportano portafogli pieni di soldi, c’è chi attraversa la città per venire da noi e questo dimostra che c’è ancora una grande attenzione nei confronti del prossimo e fiducia nel nostro lavoro. Un lavoro, il vostro, che ha molte sfaccettature e che non si limita al controllo della viabilità e al comminare sanzioni. Lavoriamo con il Comune e con le altre Forze di Polizia nella gestione dell’ordine pubblico durante tutte le manifestazioni che sono notevolmente aumentate così come il numero dei turisti che visitano la città con il conseguente controllo di documenti oltre al presidio del territorio in aree sensibili della città. Ci occupiamo della lotta ai ‘piccoli’ reati e, da qualche tempo, abbiamo aperto il gabinetto di fotosegnalamento per i rilievi fotodattiloscopici che ci permette di accorciare i tempi fotosegnalando il fermato senza doverlo portare in questura. Abbiamo, inoltre, un’unità specialistica per il controllo dei documenti con un laboratorio di falsi documentali”.
Lei è nella polizia Locale da molto tempo. Come ha visto cambiare il corpo e la città?
“Sono entrata nella Polizia Locale nel ’92 e ho assistito ad un importante cambiamento del corpo. Inizialmente eravamo più sulla viabilità e la sicurezza stradale, nel tempo i nostri servizi sono aumentati e con loro è aumentata la nostra professionalità. Così come la città ha fatto un grande cambiamento divenendo un’importante destinazione turistica del nord d’Italia implicando un nostro maggiore e diverso lavoro per il quale, negli anni, ci siamo formati”.
OGGI CHE IL BENESSERE PSICOFISICO FA PARTE ORMAI DELLA
NOSTRA CULTURA E DEL NOSTRO QUOTIDIANO, LA PROPOSTA
PERFORM CHE INTEGRA ALLENAMENTO
PER IL BENESSERE, NUTRIZIONE, MEDICINA
FUNZIONALE, FISIOTERAPIA E RIABILITAZIONE, OTTIMIZZAZIONE
DELLE PERFORMANCE
SPORTIVA E DI VITA, RISCUOTE SEMPRE PIÙ CONSENSI
il tuo partner per un migliore stile di vita
Il mese scorso vi abbiamo presentato il modello vincente proposto da Perform Sport Medical Center, nato nel 2015 e con sede a Bergamo in via Furietti al civico 10. Ora diamo spazio a coloro che compongono la squadra partendo da Giacomo Milesi, CEO, Direttore e Referente dell’area Competition.
“Sono in Perform dall’apertura, insieme a Francesco Vaccariello sono uno dei suoi soci fondatori” - ci ha raccontato Giacomo. “Mi sono sempre occupato di dirigere il centro cercando, soprattutto all’inizio, di lavorare come figura di personal trainer. Nel tempo l’attività, aumentando gli staff e le aree di lavoro, è diventata via via più complessa per cui mi sono concentrato più sugli aspetti dirigenziali del centro.
Perform è un centro medico sportivo che vuole trovare l’algoritmo perfetto per il benessere della persona a 360°. Attraverso i servizi delle nostre aree (medical, training, coaching, competition) vogliamo offrire un servizio integrato con dei check periodici in ogni area affinché la persona possa trovare il proprio percorso unico e ideale per raggiungere e mantenere gli obiettivi desiderati.
A discapito di come inizialmente venivano apprezzati - erano tempi in cui il mercato era monopolizzato da centri fitness di grandissime dimensioni divenuti poi palestre low cost - ci rivolgiamo a tutta la popolazione: bambini e anziani, uomini e donne non solamente sportivi anche se la nostra estrazione è quella della performance e dello sport. Io vengo dal mondo Atalanta, Francesco non ha bisogno di presentazioni, il nostro psicologo sportivo ha lavorato in Superbike… Tutti i soci fondatori di Perform provengono dal mondo del professionismo e dalla competenza e dal nostro credo abbiamo identificato e sviluppato la nostra proposta.
“Perform oggi è questo e molto altro!” - ha concluso Milesi: “Ha tante progettualità corollarie. Infatti, anche attraverso la nostra società YOURBESTRAINER, che è coinvolta nei progetti sportivi sul territorio, siamo riusciti ad accrescere la nostra audience e a creare progetti sociali e benefici a Bergamo e provincia. La nostra mission a breve termine è migliorare il progetto Perform ampliandone gli spazi di lavoro e sviluppo. A medio termine stiamo lavorando sul progetto del potenziale franchising cercando di creare un modello ordinato e fluido che rispecchi al meglio, la nostra volontà di integrità morale, la nostra vision e la fisiolofia del modello Perform”.
IL VALORE DEL CAPITALE UMANO Puntogel
PUNTOGEL, AZIENDA
FAMILIARE BERGAMASCA
LEADER IN LOMBARDIA NELLA
DISTRIBUZIONE DI PRODOTTI PER GELATERIE, PASTICCERIE, PANETTERIE, PIZZERIE E RISTORANTI, HA DECISO DI PREMIARE I SUOI DIPENDENTI
CON UN ABBONAMENTO DI 2
ANNI ALLO SPORT PIU’ CLUB
RESORT. UN FRINGE BENEFIT SPECIALE CHE VUOLE UNIRE
BENESSERE FISICO, MENTALE E AGGREGAZIONE SOCIALE
Prima ancora che leader, Puntogel è un sistema organizzativo fatto di persone, storie di vita, competenza, passione e grande rispetto e dedizione per ciò che esprime. Non è un caso, quindi, se dopo una storia di oltre 40 anni nel campo della gelateria, da tre generazioni, Puntogel sia riuscita ad evolversi ed espandersi nei segmenti attigui, senza mai tradire la propria identità. “Competenza, anima e cuore da sempre ispirano il nostro operato” ci ha raccontato Aurora Minetti, Amministratore Unico di Puntogel Srl, coadiuvata dalla preziosa collaborazione di Diego Zanoli, suo compagno di vita nonché direttore generale. “Tre qualità che ben si sposano con i tre elementi cardine della nostra visione: storicità, identità e orientamento al futuro”. Ciò che per certi versi sorprende è stata l’espansione di questa realtà nata nel 1980 e divenuta oggi a tutti gli effetti un gruppo industriale. Con la sola forza familiare e senza l’apporto di nessun fondo d’investimento straniero (che nel settore della ristorazione tricolore sta compiendo importanti acquisizioni) è riuscita a strutturarsi mantenendo intatti i valori originari. “Non ci siamo mai snaturati - ha proseguito Aurora Minetti -valorizzando così la nostra specificità e riuscendo sempre a porre grande attenzione alle relazioni umane”. Un approccio che negli anni ha pagato e che ha consolidato il rapporto con i propri dipendenti, considerati in primis capitale umano prima ancora che risorse.
“La ricerca della qualità dei nostri prodotti è per noi direttamente proporzionale alla qualità di vita dei nostri collaboratori e dei nostri clienti”. Non sorprendono, pertanto, iniziative di welfare estremamente gratificanti come l’abbonamento gratuito di due anni ad uno dei più rinomati centri sportivi resort della città omaggiato di recente a tutti i dipendenti del gruppo. “Si tratta di un benefit pensato per incentivare un vero e proprio cambiamento nelle abitudini di vita dei nostri collaboratori, includendo anche coloro che non lavorano vicino alla nostra sede di Longuelo e che non riescono a tornare a casa nelle due ore di tempo della pausa pranzo. È ormai provato, del resto, che sport e relax facciano bene al fisico, alla mente e all’umore così come alle relazioni, promuovendo aggregazione e socialità tra colleghi”. Un’iniziativa che segue i significativi investimenti sostenuti per la formazione dei propri dipendenti attraverso corsi di Team Building e Comunicazione durante le ore di lavoro, diversificati per obiettivi e funzioni. Attività fortemente volute dalla Dirigenza, coinvolta anch’essa in questi percorsi, a riprova che per crescere bene sia necessaria la collaborazione di tutti.
Molto sentito è anche il tema dell’inclusività che si concretizza in un vero e proprio progetto sociale, attivo ormai da anni all’interno di Ostificio Alpino, altra azienda del gruppo Minetti. Un’esperienza che punta a facilitare l’inserimento delle persone fragili nei contesti lavorativi, grazie all’accompagnamento di tutor e di staff esperto.
Via G. Rossini, 6/A Bergamo Tel. 035 260360 info@puntogel.com www.puntogel.com
ph. Matteo Zanardi
OPERATI DAL ROBOT
AL PAPA GIOVANNI XXIII È ARRIVATO IL SECONDO ROBOT CON IL PRIMO ROBOT ORMAI UTILIZZATO AL MASSIMO DELLE POSSIBILITÀ, L’INVESTIMENTO PERMETTERÀ DI AUMENTARE IL NUMERO DI INTERVENTI. NEL 2024 SONO INIZIATI AL PAPA GIOVANNI XXIII, UNICO CENTRO IN PROVINCIA, GLI INTERVENTI CON IL ROBOT ANCHE PER PATOLOGIE DEL FEGATO, DEL PANCREAS E DEL POLMONE
Luigi Da Pozzo, Professore di Urologia all’Università di Milano Bicocca, Direttore del Dipartimento Chirurgico dell’ASST Papa Giovanni XXIII
Il secondo robot dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato installato lunedì 3 giugno 2024. L’acquisizione di un ulteriore sistema robotico si è resa necessaria perché, dopo tre anni e mezzo di attività, è stata raggiunta ormai la saturazione massima delle possibilità di utilizzo della unica piattaforma robotica in dotazione.
Sono stati 183 gli interventi con il robot nel 2024 (fino a venerdì 24 maggio compreso). Il trend è superiore al risultato del 2023 (393 interventi). Per questo l’anno scorso Regione Lombardia ha approvato un ulteriore finanziamento per rendere possibile il raddoppio dei sistemi robotici all’Ospedale di Bergamo.
Il secondo robot si rende necessario anche perché due nuove équipe hanno avviato il programma di chirurgia robotica nei primi mesi del 2024. La Chirurgia generale 3 - trapianti addominali ha effettuato i primi interventi - con il chirurgo Marco Zambelli alla console di comando del robot, coadiuvato dal Direttore Domenico Pinelli - per trattare tumori al fegato benigno a rischio evolutivo, neoformazioni della colecisti sospetta per malignità e cisti benigne alla milza. A partire da aprile ha avviato l’attività anche la Chirurgia toracica, per il trattamento di neoplasie benigne e maligne del polmone e del mediastino. Alla console del robot opera il Direttore Alessandro Lucianetti coadiuvato da Eliseo Passera. Il Papa Giovanni XXIII è l’unico centro in provincia di Bergamo ad effettuare interventi con il robot per fegato, pancreas e polmone. Salgono così a sei le équipe in grado di realizzare interventi mininvasivi con la piattaforma robotica. Le due nuove Unità coinvolte fanno seguito alla ormai consolidata attività chirurgica da parte dell’Urologia, della Ginecologia e Ostetricia, della Chirurgia generale e della Chirurgia pediatrica.
“È per me fonte di grande soddisfazione - ha dichiarato Luigi Da Pozzo, Professore di Urologia all’Università di Milano Bicocca, Direttore del Dipartimento Chirurgico dell’ASST Papa Giovanni XXIII - vedere coronato con questa prestigiosa seconda acquisizione il lungo e faticoso percorso intrapreso in quest’ultimo decennio per mantenere gli standard chirurgici della nostra azienda all’avanguardia e al passo con gli aggiornamenti tecnologici.
In Urologia vedo ora la possibilità di ampliare ulteriormente il numero e la tipologia di procedure chirurgiche che potranno essere affrontate in maniera mininvasiva. Poter operare con tecnica robotica non è solo una opportunità in campo urologico, ma una vera e propria necessità.
Nuovo robot da sinistra
Maurizio Cheli (pediatrica)
Marco Zambelli (epatobiliare e pancreatica)
Alessandro Lucianetti (toracica)
Roberto Manfredi (generale)
Luigi Da Pozzo (urologia)
Adriano Bellia (ginecologia).
“In qualità di Direttore di Dipartimento di Chirurgia sono felice di avere insistito e lavorato per diffondere le tecniche robotiche a molte altre specialità chirurgiche. E proprio in questi ambiti vedremo grandi sviluppi nel prossimo futuro. Abbiamo giocato di anticipo. Ringrazio le Direzioni, presenti e passate, per avere fortemente creduto ed essersi grandemente impegnate nel progetto”.
Mauro Moreno, Direttore sanitario dell’ASST Papa Giovanni XXIII ha aggiunto “Per ospitare il ‘nuovo arrivato’ è stata allestita, all’interno delle aree che ospitano le sale chirurgiche, una sezione interamente dedicata alla chirurgia robotica. Questa soluzione permetterà di sfruttare le sinergie tra le professionalità in grado di operare con il robot, oltre a una migliore gestione logistica. Il nuovo ‘blocco robotico’ ha reso necessaria una riorganizzazione dell’attuale turnazione di sala operatoria, che ha coinvolto anche altre équipe chirurgiche. A loro va il ringraziamento della Direzione per la disponibilità dimostrata al questo importante progetto di aggiornamento tecnologico”.
MITICO SILVIO CON L’ABBRONZATISSIMO OBAMA
Queste immagini hanno davvero fatto il giro del mondo e testimoniano i giorni in cui nel 2019 venne organizzato il G8 a l’Aquila degli Abruzzi dopo la devastazione causata dal terremoto. Belometti, di Foto San Marco di Villongo, che abbiamo già conosciuto per i suoi reportage dalla Bosnia, in guerra e dopo la guerra e più recentemente per quello realizzato durante il Covid, ha proposto con una mostra a Sarnico, purtroppo rimasta aperta solo per tre giorni, gli scatti realizzati seguendo Berlusconi ed i suoi illustrissimi ospiti nel summit organizzato dall’Italia nella città abruzzese.
Nel 2009 il G8 comprendeva anche la Federazione Russa che aveva inviato al summit Dmitrij Anatoli Medvedev che nella foto se la ride con la sig.ra Merkel ripresa di spalle. È lo stesso che un giorno sì e l’altro anche, minaccia l’occidente di un attacco nucleare. Da notare anche il look del povero (si fa per dire) Gheddafi e quel brillantone di Sárközy che ne decreterà la fine bombardando la sua casa in combutta con gli Stati Uniti
L’INSUFFICIENZA CARDIACA LASCIA
‘MEMORIA DELLO STRESS’ NELLE CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE
PRIMA
LA SALUTE
INFORMAZIONI & CURIOSITÀ
2
Lo stress provocato dall’insufficienza cardiaca viene ‘ricordato’ dall’organismo. E questo fenomeno sarebbe alla base dell’insufficienza cardiaca ricorrente. È quanto evidenziano, su Science Immunology, alcuni ricercatori giapponesi guidati da Katsuhito Fujiu, dell’Università di Tokyo. Secondo il gruppo di studio l’insufficienza cardiaca lascia una ‘memoria dello stress’ in forma di cambiamenti a livello del DNA delle cellule staminali emopoietiche. In particolare, come evidenziato dal team su modelli animali, una via di segnalazione chiave, il fattore di crescita trasformante beta (TGF-beta), viene “soppressa” nelle cellule staminali ematopoietiche durante l’insufficienza cardiaca, influenzando negativamente la produzione di macrofagi, che sono cellule immunitarie.
Dopo aver eseguito un trapianto di midollo in animali sani da animali che avevano sofferto di insufficienza cardiaca, i ricercatori hanno scoperto che le cellule staminali continuavano a produrre cellule immunitarie non funzionanti e che gli animali trapiantati sviluppavano, successivamente, insufficienza cardiaca con conseguenti danni agli organi.
Migliorare i livelli di TGF-beta, invece, potrebbe aprire nuove strade per il trattamento dell’insufficienza cardiaca ricorrente, mentre rilevare l’accumulo della ‘memoria da stress’ potrebbe fornire un sistema di alert precoce per questa patologia cardiaca. “
Sebbene vari altri tipi di stress possano imprimere questa ‘memoria dello stress’ nelle cellule emopoietiche, riteniamo che quello indotto dall’insufficienza cardiaca sia particolarmente significativo”, conclude Fujiu. Fonte: Science Immunology 2024
Dr. Haim Reitan
Direttore Sanitario
Studio Medici Associati
CICLO MESTRUALE: SI ABBASSA
L’ETÀ DEL MENARCA
Il Canadian Journal of Psychiatry ha pubblicato le line guida cliniche aggiornate del Canadian Network for Mood and Anxiety Treatment (CANMAT) sulla depressione. Si tratta delle raccomandazioni più utilizzate al mondo. La nuova versione delle linee guida integra le prove scientifiche più recenti e i progressi nella cura della depressione. La loro ultima edizione è datata 2016. L’aggiornamento è stato condotto da ricercatori dell’Università della British Columbia e dell’Università di Toronto, insieme a un gruppo di oltre 40 esperti clinici e partner di pazienti.
Il documento affronta otto aree tematiche principali che mappano il percorso di cura del paziente, dalla valutazione e diagnosi, fino alla scelta del trattamento e delle strategie per prevenire le recidive. Le raccomandazioni sono organizzate in base al livello di evidenza a supporto di ciascuna terapia e a fattori quali sicurezza, tollerabilità e fattibilità dei trattamenti. Il documento, inoltre, fornisce una guida per aiutare gli operatori sanitari nella scelta della opzione terapeutica più opportuna, con particolare attenzione al processo decisionale da svolgere in collaborazione con il paziente. Infine, offre indicazioni su come integrare alle terapie interventi sullo stile di vita (esercizio fisico, alimentazione e sonno).
“Le linee guida evidenziano l’importanza di collaborare con i pazienti nelle decisioni di cura e di fornire un approccio terapeutico personalizzato che consideri attentamente le esigenze, le preferenze e la storia del trattamento di una persona”, conclude Raymond Lam, co-autore principale del documento.
Fonte: The Canadian Journal of Psychiatry 2024
GLI EFFETTI DEL SOLE SULLA
SALUTE VISIVA
E I PRINCIPALI RISCHI
Ora che arriva il bel tempo si ha più voglia di stare all'aria aperta e di prendere un po' di sole, ma bisogna sempre fare attenzione e proteggersi in modo adeguato perché le radiazioni UV sono dannose non solo per la pelle, anche per gli occhi. Secondo gli specialisti di www.clinicabaviera.it, una delle più importanti aziende oftalmologiche in Europa, l'esposizione diretta e prolungata ai raggi ultravioletti può avere effetti gravi e potenzialmente irreversibili sulla salute visiva. Adottare misure di protezione adeguate è quindi fondamentale per prevenire i danni agli occhi e preservarne la salute a lungo termine.
I raggi ultravioletti B sono in gran parte assorbiti dallo strato di ozono ma quelli A e C arrivano sulla Terra in misura maggiore, soprattutto in estate. L’esposizione a questi raggi può avere effetti gravi, che vanno dalle irritazioni temporanee fino a malattie croniche e debilitanti. Una protezione adeguata, con l'uso di occhiali da sole con protezione UV, indossando cappelli o berretti che forniscono ombra aggiuntiva
e riducono la quantità di radiazioni che raggiungono gli occhi, limitando l'esposizione diretta al sole, specialmente nelle ore di picco, usando protezioni solari, in particolare se si svolgono attività specifiche come lavori all'aperto o se si sta in acqua, sono essenziali per preservare la salute degli occhi. Per questo motivo, gli esperti di Clinica Baviera spiegano i principali rischi che si corrono e gli effetti che può avere il sole sulla salute visiva:
1. Fotocongiuntivite è un'infiammazione della congiuntiva, la membrana mucosa che ricopre l'occhio e l'interno delle palpebre. Si manifesta con arrossamento, irritazione e sensazione di sabbietta negli occhi come conseguenza di un'esposizione prolungata e diretta al sole.
2. La cataratta è un annebbiamento del cristallino, la lente interna dell'occhio, che può portare a visione offuscata e anche alla cecità, se non viene trattata correttamente. L'esposizione prolungata ai raggi UV aumenta il rischio di sviluppare la cataratta, poiché i raggi possono causare danni al cristallino che si sommano nel corso del tempo.
3. La Fotocheratite è una bruciatura della cornea causata dalla luce ultravioletta.Viene descritta come una “scottatura” dell'occhio che può essere molto dolorosa e provocare lacrimazione e sensibilità alla luce. Di solito si risolve da sola nel giro di pochi giorni evitando l'uso di dispositivi elettronici, l'esposizione alla luce intensa e favorendo il riposo degli occhi, ma se i sintomi sono gravi o persistenti è importante rivolgersi a un medico per non aggravare il danno oculare.
4. Lo pterigio è una crescita anomala di tessuto nella congiuntiva che può estendersi sulla cornea e compromettere la visione. È un tumore benigno che, se arriva a compromettere la vista, può richiedere un intervento chirurgico. È comune nelle persone che trascorrono molto tempo all'aperto, esposte al sole, al vento e alla polvere. Lo pterigio può causare arrossamenti, irritazioni e, nei casi più gravi, offuscamento della vista.
5. Degenerazione maculare senile (AMD) è una malattia che colpisce la macula, la parte centrale della retina responsabile della visione centrale nitida. È causata da un accumulo di “drusen”, che sono depositi cellulari che l'organismo non riesce a espellere. È un problema oculare di solito correlato all'età, ma alcune abitudini negative possono accelerarne lo sviluppo: come l'esposizione prolungata e non protetta alla luce solare, che contribuisce a danneggiare la retina e aumenta il rischio di AMD, una delle principali cause di cecità nelle persone di età superiore ai 60 anni.
6. Cancro della pelle intorno agli occhi. La pelle del contorno occhi è molto delicata e suscettibile ai danni dei raggi UV. L'esposizione al sole senza un'adeguata protezione può aumentare il rischio di cancro della pelle, tra cui il carcinoma basocellulare, il carcinoma squamocellulare e il melanoma delle palpebre e delle aree circostanti. A differenza di altre parti della pelle, l'area intorno agli occhi non viene protetta con creme solari per paura che la crema finisca negli occhi, ma è un'area molto delicata che dovrebbe essere protetta come il resto del viso, magari con una crema specifica.
7. Il melanoma oculare è simile al cancro della pelle intorno agli occhi, con la differenza che, invece di essere localizzato nella pelle, è localizzato in uno dei tessuti dell'occhio. Il melanoma è un tipo di cancro che colpisce i melanociti, che sono le cellule responsabili della produzione di melanina.
8. La pinguecola è un nodulo che compare all'interno dell'occhio. Si tratta di un tumore benigno che cresce in modo irregolare e può causare fastidio agli occhi e difficoltà visive. È un problema più comune nelle persone di età superiore ai 50 anni ma l'esposizione diretta e continua ai raggi ultravioletti è uno dei fattori scatenanti più frequenti.
9. Fotofobia. L'eccessiva esposizione alla luce solare intensa può provocare un aumento della sensibilità alla luce, fenomeno noto come fotofobia. Può causare fastidio o dolore agli occhi quando ci si trova in ambienti luminosi.
10. I nei oculari o nevi appaiono sull'occhio proprio come sulla pelle. Sono concentrazioni di melanociti che possono comparire sull'iride o sulla sclera. Non sono necessariamente maligni ma devono essere controllati frequentemente.
ECOGRAFIA: MEGLIO NON AVERE DUBBI
Che cos’è l’ecografia?
L’ecografia è una metodica diagnostica non invasiva che utilizzando ultrasuoni (onde sonore) emessi da particolari sonde appoggiate sulla pelle del paziente, consente di visualizzare organi, ghiandole, vasi sanguigni, strutture sottocutanee ed anche strutture muscolari e tendinee in numerose parti del corpo. Durante l’esecuzione dell’ecografia, l’area da esaminare viene inumidita con un apposito gel, non tossico, che consente una migliore trasmissione degli ultrasuoni attraverso il corpo umano.
L’ecografia costituisce uno dei primi approcci allo studio del corpo umano, fatta eccezione della parte scheletrica e delle strutture interne alla scatola cranica. Gli ultrasuoni, infatti, non sono in grado di studiare le strutture ossee. Le ecografie sono, invece, molto utilizzate per lo studio del collo (tiroide, linfonodi), dell’addome (fegato, reni, milza, pancreas, eccetera), della pelvi (vescica, utero, ovaie, prostata), delle vene e delle arterie (carotidi, aorta, eccetera), dell’apparato muscolare (muscoli, tendini, legamenti).
L’ecografia non prevede emissione di radiazione di tipo X. Può essere, pertanto, effettuata con una certa frequenza qualora si rilevi la necessità di eseguire ripetute indagini in presenza di patologie note a scopo di monitoraggio.
Brembo è Educational partner di Accademia Carrara per il triennio 2024-2026, a sostegno dei progetti e delle attività educative e didattiche proposte da La Carrara Educazione, pensate per scoprire il museo sin da bambini e viverlo come luogo famigliare anche da adulti. La Carrara vanta una lunga tradizione nella didattica museale, che con la nascita della Fondazione si è rinnovata e rafforzata grazie all’istituzione di un dipartimento interamente dedicato all’educazione, all’accoglienza dei pubblici e attivo anche nella ricerca in questo specifico ambito. Dal 2016, La Carrara Educazione costruisce relazioni e progetti dedicati alle diverse tipologie di visitatori, con proposte per le scuole di ogni ordine e grado, per le famiglie, le bambine e i bambini, per gli adulti e le persone con fragilità e disabilità. Al cuore di ogni progetto c’è il patrimonio dell’Accademia Carrara, eredità culturale che i cittadini sono chiamati a vivere da protagonisti.
CRESCERE in MUSEO
BREMBO SOSTIENE
Le persone, ognuna con le proprie caratteristiche e i propri vissuti, sono quindi al centro dell’azione educativa del museo, che si mette al servizio della comunità per contribuire al suo benessere. La Carrara Educazione lavora per costruire con e per le persone attività sartoriali per la conoscenza del museo e delle mostre temporanee, rivolgendo una specifica attenzione alle nuove generazioni: visite e laboratori progettati per alunni e studenti dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado; PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento); attività in classe e incontri di formazione per insegnanti. Dall’inizio dell’anno scolastico e fino al campus estivo, l’Accademia Carrara è un luogo amichevole in cui tornare e ritornare. Le proposte dedicate alle famiglie sono pensate per scoprire nel museo uno spazio accogliente in cui incontrarsi, confrontarsi, fare e crescere insieme.
L’impegno dei partner a sostegno delle attività culturali è sempre più importante sia per un costruttivo rapporto tra pubblico e privato sia per maggiore consapevolezza da parte delle aziende del valore della Responsabilità Sociale d’Impresa per il proprio rafforzamento.
CRESCERE in MUSEO
La partnership tra Brembo e Fondazione Accademia Carrara, a favore de La Carrara Educazione, testimonia la rilevanza che possono assumere i privati per la creazione e lo sviluppo di progetti culturali con interesse sociale, aprendo le porte del museo e contribuendo a renderlo sempre più accessibile, inclusivo e innovativo.
“Brembo condivide con Fondazione Accademia Carrara non solo uno stretto legame con il territorio di Bergamo, ma anche l’impegno per lo sviluppo di progetti che abbiano valore sociale per la comunità in cui siamo presenti” - ha commentato Cristina Bombassei, Chief CSR Officer di Brembo. “Va in questa direzione il nostro sostegno alle attività dedicate alla didattica di La Carrara Educazione, un ambito a cui teniamo molto perché coinvolge i più giovani, avvicinandoli alla bellezza dell’arte e incoraggiando la loro curiosità verso il mondo”.
“Siamo felici e onorati che Brembo, punta di diamante della manifattura e della tecnologia italiana nel mondo, abbia scelto di sostenerne le iniziative educative di Fondazione Accademia Carrara. La fiducia che Brembo ripone nel nostro museo, come luogo di formazione, dimostra l’importanza di pensare al futuro partendo dal passato e trasformare così eredità di ieri nel patrimonio di domani” - hanno affermato Martina Bagnoli, Direttrice di Fondazione Accademia Carrara e Gianpietro Bonaldi, General Manager di Fondazione Accademia Carrara.
THE MUSEUM IS PRESENT 2024
Attività per bambine e bambini dai 6 agli 11 anni. È tornato il campus estivo dell’Accademia Carrara e della GAMeC, con un calendario ricco di laboratori, sperimentazioni e scoperte. Bambine e bambini dai 6 agli 11 anni sono accolti ogni mattina da educatori ed educatrici museali, che aprono loro le porte dei musei per condurli in un divertente, colorato e appassionato viaggio nell’arte e nel tempo.
Orari e informazioni
Dal 10 giugno al 26 luglio e dal 26 agosto al 6 settembre 2024. L’iscrizione s’intende settimanale, dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30. Anche quest’anno è possibile fermarsi per la pausa, portando il proprio pranzo al sacco o richiedendo il servizio catering a cura di Golosidea. Dalle 12.30 alle 13.30 è prevista assistenza nello spazio dedicato alla consumazione del pranzo. Per ulteriori informazioni: www.lacarrara.it/evento/ the-museum-is-present-2024 - servizieducativi@lacarrara.it
METTI UNA SERA NELLA PIAZZETTA DI VILLASIMIUS
UN INVITO? UNA PROPOSTA.
LUIGI FERRARA IN VACANZA IN SARDEGNA SEI ANNI FA INVENTA UN FESTIVAL DIVENTATO
UNO DEGLI APPUNTAMENTI CULTURALI PIÙ INTERESSANTI DELL’ESTATE ISOLANA
LUIGI FERRARA FONDATORE
DEL FESTIVAL DI VILLASIMIUS
Pochi mesi fa era stato in copertina come testimonial della campagna di Accademia Carrara e in quell’occasione ci aveva raccontato qualcosa della 6a edizione del Festival della Marina di Villasimius che da quest’anno, e per un triennio, vedrà all’opera la nuova direttrice artistica Francesca Serafini.
“Un paradiso di bellezza come Villasimius non può fare a meno della cultura ed è per questa ragione che ho pensato di organizzare il Festival che vede sul palco scrittori, giornalisti, attori, registi, artisti, filosofi creativi e pensatori di varia estrazione, che portano ad ogni edizione una ventata di pensieri innovativi, visioni del futuro, parole in libertà. Confesso che trascorrendo le vacanze ogni anno in quello splendido posto un po’ mi mancavano proposte culturali che chiudessero il cerchio, tra la bellezza del paesaggio ed il mondo della cultura e delle arti.
FRANCESCA SERAFINI
DIRETTRICE ARTISTICA
DEL FESTIVAL
Quando ho cominciato a pensare al programma del festival, per tenere a bada l’emozione e definire una linea per le scelte che volevo precise e rispondenti a un disegno (per certi versi si trattava anche qui di scrivere una storia, come quelle a cui lavoro per i libri e i film), mi è venuto in soccorso il ricordo di uno scambio tra David Foster Wallace e David Lipsky (nel libro-intervista Come diventare sé stessi). Quello in cui Wallace paragona l’intrattenimento alle caramelle e la cultura al cibo.
Dice Wallace: “nel cibo c’è qualcosa di profondamente vitale che nelle caramelle manca”. Danno un effetto gradevole sulle prime, ma non nutrono. E in definitiva anestetizzano i sapori creando una dipendenza, sempre da intendersi orientata alla fuga: dai nostri affanni, certo; ma anche dalla consapevolezza necessaria (che sia quella a perseguire i principi di un’alimentazione corretta, o a comprendere qualcosa in più di noi e del tempo che viviamo).
Questa riflessione mi è stata utile per chiarirmi da subito – tenuto conto del contesto vacanziero della manifestazione – che forse ci si sarebbe aspettati delle caramelle. E però anche il fatto che volevo di più. Volevo – esagerando – del cibo che lasciasse un buon sapore come le caramelle. Nella fattispecie: delle serate piacevoli che continuassero a nutrire nel tempo, magari incoraggiando i partecipanti alla ricerca a casa di un film, un libro, una canzone, sentiti citare durante gl’incontri.
E così ho cominciato a stilare una lista di nomi, pensando ad artiste e artisti che in tempi diversi mi hanno divertita e commossa (emozionata è la parola): e nutrita, appunto. Tutti – spaziando tra letteratura, cinema e musica – con una loro precisa idea di arte e di rigore nella forma, che è tutto quello che c’è da sapere sull’arte, poi, per me.
Volevo un’alternanza di voci, diverse anche nei suoni (di diverse provenienze regionali, quindi), e negli stili; e però, nelle diversità, tutte con una poetica personale e profonda, riconoscibile in mezzo a tante altre. Volevo offrire al pubblico l’opportunità di entrare nelle loro officine, in un percorso di ritratti e conversazioni non limitate alla presentazione di opere in promozione, per regalare una tregua dalla frenesia del mercato e i suoi tempi a cortissimo raggio.
DI ACCADEMIA CARRARA
La sua vicinanza all’Accademia Carrara, la sua perseverante passione per l’arte, manifestatasi in varie occasoni e con varie iniziative, è stata premiata e Giorgio Gori, da presidente della Fondazione Accademia Carrara, lo ha nominato formalmente membro dell’Advisory Board in seguito alla delibera che ne prevede la costituzione. Cosí come vuole lo statuto della Fondazione stessa.
Ma quali compiti avrà questo nuovo organismo?
Lo abbiamo chiesto al diretto interessato :
“L’ Advisory Board di un museo e dunque anche quello della Carrara è una sorta di “incubatore di pensiero”, sul modello anglosassone, con funzioni consultive che, in carica per il perodo previsto dallo statuto, supporta il Museo nell’attuazione delle linee strategiche e nel reperimento di risorse. Penso che, un museo importante e prestigioso come l’ Accademia Carrara, abbia fatto bene a completare il suo modello di governance dotandosi ora di un advisory board che per sue caratteristiche dovrà essere portatore di contributi di pensiero utili a sviluppare un confronto virtuoso con il Consiglio di Amministrazione cui è affidata la responsabilità della gestione e che può contare su di una direzione del museo e di uno staff di prim’ordine.
La sera del 13 luglio alle ore 21.30, il premio Oscar Paolo Sorrentino, reduce dai dieci minuti di applausi a Cannes per il suo Parthenope, inaugurerà l’edizione 2024 del Festival della Marina di Villasimius. Sette appuntamenti serali, a ingresso gratuito, in cui si alterneranno ritratti e conversazioni, tra artiste e artisti del mondo della letteratura, del cinema e della musica, secondo un percorso disegnato dalla nuova direttrice artistica Francesca Serafini.
La piazzetta del porto turistico di Villasimius tornerà anche quest’anno a essere il palcoscenico naturale della rassegna organizzata dall’Associazione MARINEDICULTURA con il Patrocinio del Comune di Villasimius, a cui quest’anno si aggiunge quello della Regione Sardegna.
Si partirà dunque Sabato 13 luglio con Paolo Sorrentino. Il Sorrentino scrittore, però. Che non ci parlerà solo del suo cinema (un cinema dove la scrittura conta molto, del resto). Ma che per una volta lascerà il proscenio ai suoi libri – bellissimi – in un dialogo con la direttrice del Festival. Venerdì 19 luglio sarà invece la volta di Sandro Veronesi (due Strega, un Campiello, e svariati altri premi), in una conversazione a partire dalla sua formazione di architetto, per sapere se è davvero così diverso progettare un ponte rispetto a una storia. E se le storie non sono forse ponti per farci ritrovare tutti al centro, da una sponda all’altra.
Domenica 21 luglio saremo tra i primi in Italia a incontrare la vincitrice o il vincitore del Premio Strega 2024, che verrà assegnato nella serata del 4 luglio. In una conversazione con Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci che organizza il premio.
Sabato 27 luglio saranno protagonisti della serata Alessandro Borghi e Luca Marinelli, due attori David di Donatello che con il loro talento stanno illuminando il nostro cinema, portandolo anche fuori dai confini nazionali.
Domenica 28 luglio si renderà omaggio alla Sardegna, da sempre madre di grandi autori (da Grazia Deledda a Giuseppe Dessì, solo per fare due nomi), in una conversazione tra Milena Agus e Alessandro De Roma, che ci proporranno un viaggio attraverso i libri della loro formazione: un’avventura affascinante anche per chi potrà portarsi a casa preziosi consigli di lettura per le vacanze in corso.
Sabato 3 agosto il premio Campiello 2016 Simona Vinci sarà protagonista di una conversazione con Giordano Meacci (finalista allo Strega 2016, e vincitore di numerosi premi tra cui il Flaiano nel 2018). Un viaggio affascinante tra i loro libri e la letteratura che li ha formati.
Infine, la rassegna si ricollega nel titolo - La grande bellezza - all’incontro che l’aveva aperta. Domenica 4 agosto Dori Ghezzi ripercorrerà le tappe della sua attività di cantante da solista e in coppia con Wess e ci racconterà una sua privatissima storia della musica, insieme al suo amore per Fabrizio De André e la Sardegna, in un dialogo con Valentina Bellè (Nastro d’Argento 2023 e tra le European Shoting stars a Berlino 2024), che nel 2018 ha indossato i suoi panni nel film Fabrizio De André: Principe libero. Un confronto tra artiste di età e àmbito diverso per capire se è così diverso interpretare un ruolo in un film o una canzone mentre si canta. Tutto, davvero, di grande bellezza.
Il Festival, nato da un’idea di Luigi Ferrara e organizzato in collaborazione con Ornella Bramani, da quest’anno si avvale della direzione artistica di Francesca Serafini, scrittrice, sceneggiatrice e giurata in numerosi premi, tra cui dall’edizione 2024, per restare in Sardegna, il Giuseppe Dessì. Il Festival ha ottenuto il Patrocinio e il contributo del Comune di Villasimius, il Patrocinio della Regione Sardegna (è in attesa a giorni dell’esito del richiesto Patrocinio al Ministero della Cultura) e il sostegno di MAG, Sicuritalia, Queryo, Alarm System, Surrau,Tanka Village, Hotel Cala Caterina, Hotel Su Sergenti, Falkensteiner Resort Capo Boi, Acqua e Sale e viene realizzato con la collaborazione del Consorzio Turistico di Villasimius, della libreria Hemingway e grazie al determinante contributo della Marina di Villasimius Srl, società organizzatrice e sede ospitante dell’iniziativa.
LUIGI FERRARA MEMBRO DELL’ADVISORY BOARD
METTI UNA SERA NELLA PIAZZETTA DI VILLASIMIUS
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FUOCHI DI PAGLIA
di Giorgio Paglia
L’EUROPA CHE NON C’E’
In Italia l’8 e il 9 giugno si è votato per le elezioni europee. Questo editoriale è però stato scritto qualche giorno prima di tale data e quindi potrete leggere qui di seguito un commento antecedente e non mirato ai risultati delle urne. Vediamo un po’ di dati. Il parlamento europeo è composto da 705 deputati dei 27 Stati membri, di cui gli italiani sono circa una settantina, che restano in carica per 5 anni. Si parlano 24 lingue ufficiali. Poi vi sono 20 commissioni permanenti specializzate in vari settori. Il parlamento europeo occupa circa 8.000 dipendenti e la sua struttura amministrativa costa circa 11 miliardi di euro all’anno.
Invece la spesa dell’Unione Europea per il periodo 20212027 è stimata in circa 825 miliardi di euro. La sua istituzione più importante è la Banca Centrale Europea (BCE) che conta oltre 5.000 dipendenti e che ha un capitale di 10.825 miliardi di euro, sottoscritto dalle banche centrali di tutti gli Stati UE. Insomma un carrozzone mastodontico. A parte la moneta unica, che comunque non è in vigore in tutta la UE (6 nazioni non sono nell’area euro), il senso di comunanza della Comunità negli ultimi anni si è fortemente affievolito. Sono troppi nel tempo gli interventi a capocchia che la UE ha imposto ai vari membri e tra quelli recenti ricordiamo la data del 2035, in cui si potranno vendere solo auto elettriche e la direttiva “case green” che prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero entro il 2028, mentre tutti quelli esistenti dovranno raggiungere la classe E entro il 1 gennaio 2030 e la classe D entro il 2033. Anche per il riscaldamento domestico dal 2035 sarà vietato l’utilizzo di combustibili fossili (metano incluso). Per gli italiani quest’ultimo giochetto può costare oltre 1.000 miliardi di €. La domanda nasce spontanea: chi pagherà? Il problema è che quando qualcuno vive in palazzi dorati con stipendi base di 10mila euro al mese, esclusi rimborsi e indennità, oltre a circa 10mila euro al mese per un contributo alle spese generali e ai costi di vitto e alloggio, perde il contatto con la realtà quotidiana. Dimenticavo, un europarlamentare, anche con un solo mandato, ottiene a 63 anni una pensione di 1.750 euro lordi al mese, alla faccia di chi a 70 anni in Italia deve ancora lavorare per raggiungere la piena pensione. Poi ci si lamenta
se la gente non va più a votare! Non è una questione di disillusione, ma di disgusto per una presa in giro politica che è diventata epocale. È partita all’inizio degli anni 2000 con l’introduzione dell’euro, dove un marco (che valeva 900 lire) è stato cambiato ad un euro, mentre gli italiani hanno dovuto sborsare quasi 2.000 lire per acquistare lo stesso euro. È continuata con leggi assurde e balzelli ridicoli che non tenevano conto di una logica quotidiana, progettuale e sostenibile. Basti pensare che con l’abolizione del motore endotermico a favore dell’elettrico (un flop commerciale e un errore clamoroso che ci lega mani e piedi alla Cina), si agevolano le imprese asiatiche e si affossano le fabbriche automobilistiche europee. Senza contare che non si è ancora capito chi produrrà lo sproposito di energia elettrica che serve per continuare a ricaricare i circa 300 milioni di auto che circolano in Europa. E come è stata affrontata la guerra tra Russia e Ucraina, che dura da oltre due anni? Una politica UE arrogante e terribilmente costosa (a marzo di quest’anno si stimano in oltre 1,3 miliardi di € le sole sovvenzioni italiane all’Ucraina) ha pienamente dimostrato la miopia delle scelte europee e i gravissimi danni economici che le sanzioni hanno causato a noi occidentali, piuttosto che ai russi. Per non parlare dell’inflazione e dei tassi d’interesse che la BCE mantiene ancora alti per un dictat tedesco e che sta arricchendo all’inverosimile solo le banche. Il vero problema è che il popolo europeo è stanco di questi continui giochetti di potere condotti da dilettanti allo sbaraglio ed esternati come svolte storiche, che non portano risultati, aumentano le spese e stanno oltremodo impoverendo la gente. Avete notato che i politici ormai parlano con un linguaggio fantasioso di argomenti che non solo non interessano più, ma che non vengono nemmeno compresi? Detto questo, auguri alla vecchia Unione Europea, che non vive di sicuro nello spirito dei suoi popoli, ma che alberga solo nei palazzi dorati di Bruxelles.
Alla prossima e in alto i cuori leggeri.
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Zona blu:
TRASFORMARE ESPERIENZE
ONCOLOGICHE IN FATTORI DI LONGEVITÀ
ZONA BLU è una community di Donne imprenditrici e libere professioniste, nata da un’idea di Sara Nozza Bielli e Paola Cavagna, che condividono i valori della compassione, impegno sociale e sostegno reciproco e che vogliono diffondere con energia e gioia il valore delle esperienze per ingaggiare le persone nel loro percorso di salute e di longevità attiva invitandole a scoprire la propria “Zona Blu”. “Evento Zero” ha visto Michela Patrini presentare il progetto che, nella serata dell’8 giugno, ha riunito un centinaio di partecipanti tra aziende sponsor ed invitati, nella storica cornice di [SETTECENTO] Ristorante e Hotel dell’hinterland di Bergamo, partner sostenitore. Una serata di intense emozioni con le testimonianze di Vatinee Suvimol, Michela Patrini, Laura Castoldi, Sara Oppedisano, Angela Cammarota e Savina Baschenis sul valore delle esperienze di ex pazienti e specialiste nella valorizzazione di sé . Ospite speciale, la Dott.ssa Myriam Mazza, farmacista, cosmetologa e fondatrice del progetto “Ricomincio da me”. Omar Fantini, conduttore e comico TV, ha intrattenuto gli ospiti durante la cena di gala. L’incasso dell’evento è stato devoluto ad AOB, Associazione Oncologica Bergamasca, per sostenere le attività di volontariato a favore delle donne presso gli Ospedali Papa Giovanni XXIII di Bergamo e San Giovanni Bianco.
GUARDATI SEI BELLISSIMA.
Il Progetto “Guardati sei Bellissima” vuole dare alle pazienti oncologiche e alle donne che vivono il cambiamento provocato da cure ed interventi, un aiuto ad abbracciare le metamorfosi del loro corpo con i Laboratori per la Consulenza d’Immagine a 360°, assolutamente innovativo perché ideato da ex pazienti per le pazienti, che metta a loro disposizione professioniste della Consulenza d’immagine, della Dermocosmesi, del Make Up e del Cancer coaching. “Durante il nostro percorso abbiamo visto quanto sia importante per le donne, soprattutto quando affette da patologie, ritrovare la fiducia in se stesse attraverso la cura dell’aspetto fisico”. Questo migliora l’autostima, ma può anche influenzare positivamente l’ingaggio della persona nel suo percorso di salute, le relazioni, il tono dell’umore, con benefici che vanno ben oltre l’estetica. Le tecniche di valorizzazione personale dovrebbero essere considerate come terapie complementari nelle cure oncologiche perché offrono alle persone strumenti per gestire al meglio i cambiamenti fisici, ridurre lo stress e migliorare la qualità della vita durante un periodo così delicato. Cosa cerchiamo? Strutture sanitarie pubbliche e private selezionate, medici che credano nell’engagement del paziente come strumento per un’alleanza terapeutica efficace ed offrano uno spazio per i Laboratori, che saranno tenuti da professioniste di settore selezionate da ex pazienti per le pazienti sia della struttura stessa che esterne.
BARBARA MAZZALI
ASSESSORE
AL TURISMO, MARKETING
TERRITORIALE
E MODA DI REGIONE
LOMBARDIA
I dati della scorsa estate dicono che è Temù, nel Bresciano, il Comune italiano più attrattivo da un punto di vista cicloturistico. Seguono, rispettivamente in seconda e terza posizione, Dobbiaco (Bolzano) e Tuoro sul Trasimeno (Perugia). È quanto emerge dal quarto Rapporto sul Cicloturismo italiano, ‘Viaggiare con le bici 2024’, elaborato da ISNART (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), UnionCamere e Legambiente. Nel report si precisa che la metodologia utilizzata è la 'Location Intelligence', focalizzata sul cluster cicloturistico, con dati di traffico e navigazione raccolti nei mesi di luglio ed agosto 2023, analizzati con una geolocalizzazione che ha coinvolto oltre mille Comuni ad alta vocazione turistica sull’intero territorio nazionale.
Per ciascuna regione è stato quindi individuato il Comune dove essi sono stati maggiormente rilevati nel periodo di riferimento (luglio e agosto 2023). Di qui il luogo più capace di attirare chi pratica cicloturismo in Italia: Temù, Brescia. L’analisi indica inoltre che le regioni più accoglienti da un punto di vista cicloturistico sono Trentino-Alto Adige, Abruzzo, Lombardia, Veneto, Toscana, Marche ed Emilia-Romagna.
IL BRESCIANO, PARADISO DEI CICLISTI
SUI PERCORSI DEI CAMPIONI
“La provincia di Brescia è una meta amatissima dai ciclisti, per itinerari che attraversano montagne e costeggiano laghi e non stupisce il podio assegnato a Temù, piccolo borgo a 1.144metri di quota, circondato da prati e boschi, ‘sotto gli occhi’ delle maestose cime dell’Adamello. Un territorio che comprende il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco dell’Adamello che d’estate diventa il ‘paradiso’ degli amanti della mountain bike”.
Chi ci parla è Barbara Mazzali, assessore al Turismo, Marketing Territoriale e Moda di Regione Lombardia.
"Il percorso di 22 chilometri che conduce da Temù Passo Gavia - ci spiega - è una delle iconiche salite del ‘Giro d’Italia’, un tracciato non alla portata di tutti, ma pieno di fascino e capace di attrarre tanti bikers, che oltre a praticare il loro sport preferito godono della vista di panorami spettacolari”.
S ulla base delle risultanze dello studio ‘Viaggiare con le bici 2024’ di ISNART, Unioncamere e Legambiente, a livello nazionale sono quasi 57 milioni le presenze cicloturistiche rilevate in Italia nel 2023. Il dato corrisponde al 6,7% del totale delle presenze di viaggiatori registrate in Italia e indica una crescita del 4% rispetto al 2019, anno d'oro del turismo italiano. Da un punto di vista economico, i numeri si traducono in 5,5 miliardi di euro, un giro d’affari che vede un aumento del 35% rispetto al 2022 e del 19% rispetto al 2019.
CICLOTURISMO. LA SCORSA ESTATE TEMU’ (BRESCIA) PRIMO COMUNE ITALIANO PER CAPACITÀ ATTRATTIVA ‘A DUE RUOTE’
LOMBARDIA TERZA REGIONE TRA LE PIÙ ‘ACCOGLIENTI’ PER GLI APPASSIONATI DELLE 2 RUOTE
LAVORI DI CONSOLIDAMENTO PER LA DIGA IN FONDO AL SEBINO
PROSEGUONO I LAVORI DI MANUTENZIONE
E CONSOLIDAMENTO GENERALE DELLA DIGA
COSTRUITA LA DOVE IL LAGO FINISCE PER DIVENTARE DI NUOVO FIUME OGLIO
Diga mobile a traverso, questa la definizione tecnica che compare nei primi documenti ufficiali risalenti al 1904 e che argomentano sull’utilità di costruire un solido sbarramento là dove il Lago d’Iseo diventa di nuovo Fiume Oglio. Il problema della regolazione del livello del lago è stato cruciale da sempre provocando spesso tafferugli tra i pescatori e i contadini che ricevevano l’acqua per irrigare i campi a valle del lago. Fu un’opera mastodontica anche per i tempi in cui venne realizzata. Come si evince dai documenti i primi progetti risalgono agli inizi del secolo ma dovettero passare molti anni per vedere l’inizio dei lavori, su progetto del prof. gaetano Ganassini, che iniziarono nel novembre del 1931 per terminare due anni dopo con l’impiego di 900 persone. Misura 124 m di lunghezza e consta di una traversa formata da 4 luci di 15 m ciascuna, separate da piloni di cemento alti 13 m e larghi 2,5 m. Il 6 novembre del ’33 venne inaugurata e da allora svolge egregiamente il ruolo a cui è stata destinata, cioè regolare il flusso dell’acqua per impedire che il lago possa esondare o rimanere in secca, e al tempo stesso lasciar defluire l’acqua nel fiume in maniera controllata costantemente. Oggi arrivata alla soglia dei novant’anni è oggetto di lavori di manutenzione e consolidamento, finanziati dal PNRR che vedono impegnati ingegneri e operai da alcuni mesi.
La diga costruita negli anni 30 del secolo scorso per regolare il livello del Lago d’Iseo. Alla sua sinistra la centrale elettrica e a desta l’inizio della Roggia Fusia che porta l’acqua del lago nelle camapagne dei paesi della bassa bresciana
La mancanza di una regolazione del deflusso delle acque del lago provocava spesso esondazioni nei comuni rivieraschi. Nella foto il ponte tra Sarnico e Paratico visto dalla sponda bergamasca allagata
Le prime operazioni prevedevano di deviare il percorso delle acque con delle paratie costruite con tronchi, teli e pietre, come si vede nella foto sotto. Prusciugata una porzione dell’alveo del fiume, si poteva realizzare il basamento in cemento armato che avrebe sostenuto la struttura della diga.
Questo il luogo dove sorgerà la diga vista dalla sponda bergamasca dove oggi c’è il Lido Fosio
Con l’utilizzo di grosse pompe si provvedeva a mantenerere all’asciutto la parte sulla quale veniva realizzata la prima gettata della futura diga. In alto a sinistra si nota una piccola imbarcazione che era adibita al trasbordare la gente attraversando il fiume del dalla sponda di Fosio a quella di Paratico dove era già stata costruita la ferrovia che portava a Palazzolo.
Deviato il corso del fiume i lavori proseguirono con la costruzione della prima pila della futura diga. Un grande cassone di cemento armato che venne riempito con materiali provenienti dalla vicina cava che si nota di fronte situata nel comune di Paratico.
Non furono poche le difficoltà che si incontrarono nella costruzione dell’imponente struttura ma il regime voleva finire i lavori in tempi brevi e alla fine venne data una vera accelerazione, utilizzando fino a 900 operai.
Nell’immagine in alto la diga è terminata con i cinque piloni alti 13 metri con una base di 2,5 metri per lato che delimitano e sorreggono le paratie mobili che regolano il deflusso delle acque del lago.
A sinistra della diga è stata inoltre realizzata una canalizzazione forzata che serve a muovere le turbine di una piccola centrale elettrica in funzione ancora oggi. A sinistra la targa che il regime fascista volle apporre al centro della passerella che unisce in alto i piloni della diga, il 22 maggio 1937 quando venne redatto il trattato di Sarnico che stabiliva le competenze e le spettanze delle acque del lago, mettendo fine per sempre alle contese. Ora dopo aver compiuto novant’anni di onorato servizio è fatta oggetto di lavori di controllo e consolidamento
Il Consorzio dell’Oglio, che si occupa della regolazione dei livelli del lago d’Iseo e delle portate di acqua del fiume emissario, prevede un intervento da circa 10 milioni di euro che una volta terminati i lavori, permetterà di avere un’infrastruttura completamente nuova, dotata di sistemi elettromeccanici per la chiusura delle paratie in sostituzione di quelli idraulici.
Sono Luca Ruggeri malato di SLA dal 2015; non posso mangiare, non posso bere, non posso parlare, non faccio più nessun movimento volontario e muovo solo gli occhi che mi consentono di comunicare con un tablet oculare. Un’amica mi ha dedicato una poesia
Sei qui nelle increspature del lago che raccolgono l’acqua più alta.
Sei nei chiaroscuri che slittano tra monti e paesi, con le valli aperte che accolgono il cielo
Ti incontro ogni volta che alzo gli occhi e guardo tutta la bellezza del mondo che mi invita ad amare ogni più piccola cosa
Tutto ti contiene e mi chiama. Tutto si spalanca e mi chiama. tutto scivola dall’alto da dove tu osservi e mi dici niente è perduto, tutto va e torna.
E ora ti scava un piccolo bulbo di bene che tu semini col tuo sorriso. Qui è la vita
Qui è l’amore che resta
Luca ti posso sentire nel fruscio dell’aria dentro le foglie. E ti posso sentire nel silenzio che fa cerchi sul lago. Luca, il tuo nome sto imparando a farlo crescere in me, è il nome del cielo che incontra la terra e mi insegna a donare e mi fa vibrare il cuore (Iole)
2 SECOND LIFE AGAIN
di Luca Ruggeri
L’ILLUSIONE GIAPPONESE: FIDUCIA
È da poco che ho ricevuto la diagnosi di SLA, sono giorni difficili per me e la mia famiglia, il neurologo è stato chiaro, cure non ne esistono ma la scienza spinge molto. Stiamo tutti i giorni su internet alla ricerca di qualche notizia e ne troviamo una interessante: in Giappone è stato approvato un farmaco (Edavarone) che dovrebbe rallentare la progressione della malattia. La tentazione di andare a provare è forte, anche perché adesso sono ancora in buone condizioni fisiche a parte una mano e un po’ di debolezza generale. Ma servono più informazioni, così prendo appuntamento con i migliori neurologi che si occupano di SLA a Brescia, a Milano e a Torino. Visite che costano molto sia economicamente che psicologicamente. Trovo questi luminari molto preparati sulla malattia, ma completamente impotenti su una possibile cura. Quello che più mi delude è che non hanno informazioni sul farmaco giapponese, anzi diffidano della notizia e mi invitano a non andare a provare definendo tutto come ridicolo e senza efficacia.
Torno da queste visite sempre sconsolato. Ma non mollo e tramite un malato di Roma, che era appena tornato dal viaggio della speranza in Giappone, ricevo informazioni sul nome della clinica e sul neurologo primario che si chiama Yoshino. Nelle email che scambio proprio con il primario, le sue parole mi fanno una bella impressione di persona seria, non promette miracoli e dice che dovrò soggiornare per circa un mese, naturalmente tutto a mie spese, compresa la cura. Per i malati di SLA giapponesi la cura è invecena spese della loro sanità pubblica.
Nella mia famiglia ci sono pareri contrastanti, come fare a dargli torto: Yoshino, oltre a essere primario della clinica, è anche uno dei proprietari e qualche dubbio c’è. L’ultima parola spetta a me e decido di andare.
Data della partenza 1° gennaio 2016, mi accompagna mio fratello Diego. Dopo aver festeggiato il capodanno con gli amici e avere fatto l’ultimo brindisi al nuovo annosicuramente il brindisi più speranzoso della mia vita -, Stefano e Elena, i miei cognati, sempre pronti a dare una mano quando c’è bisogno, mi accompagnano all’aeroporto. Un ultimo saluto a tutti e dopo qualche ora mi trovo in aereo sopra la Siberia. Non è il mio primo viaggio lungo, ma questo sembra interminabile. Non riesco a dormire e osservo i numerosi passeggeri giapponesi, immobili, silenziosi, con gli occhi, sembrano finti, verrebbe la tentazione di toccarli per capire se siano caldi o freddi. All’arrivo all’aeroporto di Tokyo ci sarà l’interprete e guida Toshi, segno di riconoscimento la sciarpa giallorossa della Roma, che il malato romano ha regalato a Toshi e che indosserà al collo. Toshi è una persona allegra, intelligente, molto disponibile, ama l’Italia dove ha studiato ed è molto orgoglioso di essere giapponese, non riesco a dargli un’età ma avrà circa 50 anni. Stare con Toshi è bello, lui ci spiega tutto il suo sapere del Giappone e di Tokyo, purtroppo non c’è tutti i giorni e dobbiamo sfruttare la sua presenza per le visite con Yoshino alla clinica.
La clinica è piccola e si occupa solo di SLA, c’è una palestra dove riesco a fare un po’ di fisioterapia, ci vado tutti i giorni tranne la domenica e mi somministrano una flebo col farmaco che dura circa un’ora. A metà settimana mi visita Yoshino e ogni due giorni ho il prelievo del sangue per verificare che vada tutto bene. La clinica dista dal nostro hotel un’ora di metro, resta in periferia, e dopo la metro abbiamo circa un km di cammino.
SECOND LIFE AGAIN
TOKYO
Per la prima volta vedo nella clinica i malati di SLA in fase molto avanzata, mi fanno tanta impressione, resto terrorizzato e incredulo del fatto che anch’io diventerò così. È nei trasferimenti alla clinica in metro che tocco i momenti più angoscianti: nonostante la preziosa presenza di mio fratello mi sento terribilmente solo, circondato da persone completamente diverse, immobili, silenziose. Mentre ascolto il freddo rumore meccanico delle porte del treno che si aprono e si chiudono, la sensazione che la vita mi stia lasciando prevale su tutto, i pensieri volano dispersi, spaesati, senza meta, guidati dalla paura. Leggo sul cellulare alcuni versi del vangelo che secondo mia zia Norma che me li ha dettati, dovrebbero rincuorarmi; dopo alcuni giorni li imparo a memoria ma l’angoscia non mi lascia mai.
Tokyo è una città moderna, piena di grattacieli e pochi palazzi storici, ci sono alcuni templi quasi tutti immersi nelle poche aree verdi, il nostro hotel è nel quartiere di Asakusa dove c è un tempio antico tutto in legno e molto colorato, dedicato alla misericordia dove la notte è tutto illuminato. Dalla finestra della camera si vede il suo contrasto con i grattacieli che creano un’atmosfera surreale, quasi da fantascienza. Passo parecchio tempo prima di andare a dormire a osservare quella meraviglia, perché prendere sonno mi è molto difficile
I giorni passano velocemente, arriva la visita di controllo della seconda settimana. Le visite con Yoshino Toshi e mio fratello sono quasi divertenti. Yoshino è felicissimo di avermi come paziente e mi ripete più volte che lui ha seguito le sperimentazioni di persona, è sui malati in fase iniziale dove il farmaco ha avuto una buona efficacia. Aggiunge che tra alcune settimane andrà negli Stati Uniti per presentare gli studi, con buone possibilità che l’Edaravone venga approvato. Spesso le traduzioni di Toshi ci fanno sorridere e la visita sembra diventare un incontro tra vecchi amici.
La visita va bene, tollero bene il farmaco e addirittura nelle prove di forza (che eseguono con degli strumenti molto semplici ma che in Italia nelle neurologie ancora non esistono) sembra che io sia leggermente migliorato. Da questo momento in poi il mio stato d’animo cambia: sento uno spirito diverso, il Giappone diventa un piacevole luogo turistico e i giapponesi i miei fratelli. Con le indicazioni di Toshi visitiamo tutti i migliori quartieri di Tokyo, andiamo al mercato del pesce che è il più grande del mondo, sulle due torri panoramiche, allo zoo a vedere il Panda Gigante che sprigiona una fantastica simpatia; staresti lì tutto il giorno a guardare! Riusciamo anche a vedere un incontro di Sumo che è lo sport più seguito, una specie di lotta tra ciccioni in mutande, per noi molto ridicoli; andiamo a mangiare in molti locali tipici e ci lanciamo ad assaggiare i loro piatti, alcuni molto buoni, altri totalmente fuori dai sapori italiani.
RIENTRO
Ormai siamo agli ultimi giorni di permanenza e dobbiamo organizzare il viaggio di ritorno col farmaco in valigia. Le infusioni tramite vena continueranno quando sarò a casa; la terapia è per sempre e prevede l’infusione di due fiale al giorno dentro la fisiologica per cinque volte a settimana. Dobbiamo portarci il massimo consentito dalle leggi internazionali, la terapia per tre mesi equivale a 120 fiale. Non è così facile, le regole dicono che dobbiamo avere: 1) la prescrizione medica del dottor Yoshino scritta in giapponese e in inglese, con descrizione della posologia e delle modalità di uso del farmaco, con la fattura e la ricevuta di pagamento, 2) il permesso scritto in inglese dell’ambasciata italiana di Tokyo; 3) la richiesta italiana con prescrizione medica del dottore che richiede il farmaco per me, con la definizione di “Farmaco salvavita” su carta timbrata della struttura in cui esercita.
Yoshino, il medico della clinica di Tokio che ha preso in cura Luca Ruggeri con un farmaco a innovativo ancora non importato in Italia
DIFFICOLTÀ BUROCRATICHE
Tutto appare fattibile meno che sul punto tre, infatti nessun medico che mi segue firmerà rischiando complicazioni sul fatto che questo farmaco è approvato solo in Giappone; come posso dargli torto, se non fosse che sono gli stessi medici che avevano detto di volermi aiutare, definendomi coraggioso. Forse quello che manca a loro è proprio il coraggio di aiutare un disperato!
Con un po’ di fortuna un medico coraggioso lo troviamo, tramite le conoscenze di mia figlia. Non lo conosco fino a quel momento, so che ha avuto un’esperienza simile alla mia con sua moglie, capisce la mia situazione e fa la prescrizione senza paura e senza chiedere nulla.
Ho voglia di tornare a casa ad abbracciare le mie donne, salutiamo tutti alla clinica e andiamo a pranzo con Toshi, mi promette che si prenderà carico lui di spedirmi il farmaco in Italia ogni tre mesi. Ogni spedizione costa circa tremila euro e oltre alle 120 fiale comprende lo sdoganamento italiano, le spese di trasporto e una cifra sconosciuta che si tiene Toshi. Tornato a casa trovo altri problemi, per le infusioni serve un infermiere e la richiesta medica che come al solito essendo infusioni di un farmaco non approvato nessuno me lo somministra, anche qua devo fare le cose in modo irregolare e chiedere a un’infermiera in pensione, amica di famiglia con una predisposizione a fare del bene, che ringrazierò per sempre per la sua disponibilità.
Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.
2
(Winston Churchill)
LUPUS IN FABULA
Benito Melchionna
Procuratore emerito della Repubblica
IL MATRIMONIO DI “UN’ORA” E IL “DIVORZIO” DI GARIBALDI
PROSEGUE IL RACCONTO DI ALCUNI PARTICOLARI DELLA VITA
SENTIMENTALE DECISAMENTE MOVIMENTATA DI GIUSEPPE
GARIBALDI L’EROE DEI DUE MONDI
Seconda parte
3. Il matrimonio di “un’ora” con Giuseppina Raimondi
Se l’eroe dei Due Mondi fu indubbiamente grande stratega nei campi di battaglia, egli si dimostrò spesso molto ingenuo in politica e un po’ pasticcione in amore. Giuseppina (Maria Carolina Giuseppa) Raimondi, nata a Fino Mornasco (CO) il 17 marzo 1841 (morirà nel 1918 all’età di 77 anni) e registrata come “figlia di ignoti”, venne riconosciuta come figlia naturale ma non legittimata dal marchese Giorgio Raimondi Mantica Odescalchi.
La marchesina, dal carattere forte e temerario, era un bel tipetto che piaceva agli uomini sin da quando, a dodici anni, aveva cominciato ad avventurarsi in flirt liberi e spregiudicati. Si era inoltre imposta quale ardimentosa “pasionaria”, prestando volontariato per dare aiuto ai patrioti lombardi nella loro rischiosa lotta contro il dominio austriaco. Garibaldi la conobbe nel giugno 1859 a Robarello - Varese, mentre lei accompagnava in calesse - che nascondeva un carico di fucili per i patrioti - un sacerdote libertario. Il generale se ne innamorò prontamente, ma la ragazza non corrispose, anche perché era già legata sentimentalmente a due giovani ufficiali, il maggiore Carlo Rovelli (suo cugino) e il tenente dei Cavalleggeri di Saluzzo, il ricco vitaiolo bergamasco Luigi Caroli, detto Gigio.
Date però le insistenze dell’innamorato generale (pur confuso nella complicata gestione in contemporanea - non c’erano ancora gli sms! - di ben quattro relazioni: (la bolognese Pepoli, Speranza von Schwartz, Battistina Rovelli e la Raimondi), ma soprattutto per coprire (da parte Raimondi) il fatto che Giuseppina aveva appena scoperto di essere incinta (ad opera di Caroli?), prese corpo l’idea del matrimonio. Questo progetto era del resto favorito con entusiasmo dallo stesso marchese Raimondi, a sua volta fervido patriota e coetaneo di Garibaldi, che si prefiggeva di poter in tal modo soddisfare le sue ambizioni alla nomina senatoria. Garibaldi dunque, dopo l’armistizio di Villafranca (11 luglio 1859) tra Napoleone III e Francesco Giuseppe, avendo finalmente ottenuto nella stessa estate del 1859 il certificato di stato libero dal matrimonio con Anita, nel dicembre fu ospitato - in previsione del matrimonio - nella villa Raimondi a Fino Mornasco; in quel rilassato e fastoso ambiente egli intrattenne rapporti intimi con Giuseppina, la quale - secondo talune dicerie - continuava nel contempo ad incontrare furtivamente di notte il suo amato Gigio.
La cerimonia venne quindi celebrata il 24 gennaio 1860 nella chiesa privata del parco secolare di Villa Raimondi, alla presenza di oltre 200 esponenti della migliore aristocrazia risorgimentale milanese e comasca.
Al termine della funzione, lo sposo fu avvicinato sul sagrato della chiesa da uno sconosciuto (Carlo Rovelli, Gigio Caroli?) che frettolosamente gli consegnò una missiva “anonima”, secondo la migliore tradizione.
GIUSEPPINA RAIMONDI, SECONDA MOGLIE DI GIUSEPPE GARIBALDI
RIPUDIATA SOLO DOPO UN’ORA DAL MATRIMONIO
LUPUS IN FABULA
La lettera in questione - mai più rinvenuta - rivelava che la Raimondi era incinta e che aveva mantenuto relazioni con altri uomini anche nel momento immediatamente precedente le nozze.
Alle adirate rimostranze del generale, la sposa non ebbe difficoltà ad ammettere quelle circostanze, per cui si narra che Garibaldi l’abbia apostrofata con la frase “Signora, siete una puttana!”.
Si racconta anche che Giuseppina abbia a sua volta replicato con l’espressione “Pensavo di essermi sacrificata per un eroe, invece non siete che uno zoticone”. Furioso e indignato per la beffa subìta, Garibaldi ripudiò immediatamente la moglie, piantandola in asso (come aveva fatto Teseo con Arianna nell’isola greca di Nasso), senza neppure spedirle il famoso “libellum repudii” del divorzio di diritto romano. Egli si allontanò precipitosamente a cavallo, tra la costernazione e lo scandalo degli invitati, e da allora non rivide mai più la sposa che lo aveva così platealmente “imbrogliato”.
La notizia di quel matrimonio durato meno di un’ora, per comprensibili ragioni, ebbe una diffusione soft presso i giornali e presso l’opinione pubblica dell’epoca, per cui quel racconto risulta ancora oggi poco tramandato.
Il fatto fu tuttavia motivo di ilarità, tant’è che, ad esempio, si vuole che lo stesso Cavour (Torino 1810 - 1861), abbia “riso assai” rispetto a quell’aneddoto; si dice anche che Vittorio Emanuele II (Torino 1820 - Roma 1878) abbia a sua volta preso le distanze, sbottando: “doveva fare la prova non dopo, ma prima del matrimonio”.
Intanto Garibaldi, affranto e deluso, dopo essere rientrato a Caprera, forse proprio per riprendersi dallo smacco, si era presto deciso a guidare la spedizione dei Mille, salpata infatti da Quarto la notte dal 5 al 6 maggio 1860. Naturalmente il generale rifiutò con sdegno di ammettere il Caroli a far parte della spedizione. Il giovane ufficiale seguì quindi il garibaldino bergamasco Francesco Nullo in Polonia, ma mal gliene incolse perché fu fatto prigioniero dai russi e spedito ai lavori forzati in Siberia, dove morì trentenne nel 1865. Giuseppina a sua volta, nell’agosto del 1860, aveva partorito un bambino morto; ma, a seguito di varie vicissitudini, anche lei subito dopo l’annullamento del chiacchierato matrimonio, potè sposare il cognato, il nobile patriota e avvocato Lodovico Mancini, dal quale ebbe l’unica figlia, Nina Mancini. Segue sul prossimo numero il quarto capitolo
4. L’urgenza di cassare quella “larva” di matrimonio
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BERGAMO MAGAZINE BRESCIA
Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992
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