Qui Bergamo n.ro 301

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NICOLA SANSONE: L’ARCHIVIO RITROVATO

L’UOMO CHE SCONFISSE LA POLIO

IDENTIKIT DI UN GENIO: LORENZO LOTTO

DRIVEN BY DREAMS: 75° COMPLEANNO PORSCHE

JEEP AVENGER ELETTRICA

FESTA DI PRIMAVERA ARMR

STUDIO BNC: UNA REALTÀ IMPRONTATA AL FUTURO

LA CASA DELLO SPORT

LA FABBRICA DELLE CARROZZE DEI TASSO

VETTE DI LUCE: IN

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Bergamaschi e Bresciani, in cosa si somigliano?

Da quasi vent’anni abbiamo unito le due città con i nostri magazines intuendo la forza creativa che questo avrebbe portato alle nostre pubblicazioni. In questo modo ci è facile mettere a fuoco le due realtà scoprendone pregi e difetti dall’una e dall’atra parte. Ci sono 5 aspetti che più di altri trovano tutti d’accordo e molto simili.

La voglia di lavorare, di creare, di inventare, di crescere e di non smettere di evolversi e modernizzarsi.

L’amore per il vino che con le cantine e le vigne fa da cerniera tra i due territori. Di qua e di là dell’Oglio il nettare dell’uva viene apprezzato, coltivato, studiato e anche goduto oggi più che mai da milioni di persone nel mondo.

Altra cifra che Bresciani e Bergamaschi condividono è l’amore per le auto sportive. Non a caso su questo numero trovate un reportage dalla festa dei 75 anni che Porsche ha organizzato tra Bergamo e Brescia, in un’unica serata per clienti e amici delle due città, per la prima volta nella storia insieme e, in anteprima, in collegamento con la casa madre, è stata mostrata ai fans della casa di Stoccarda il prototipo Mission X.

Altro aspetto che accomuna il carattere delle due popolazioni è una profonda religiosità. La Chiesa è elemento importante ed influente anche nella vita economica e sociale di entrambe con partecipazioni in banche e case editrici. Entrambe le città hanno avuto il loro Papa in tempi recenti e, grazie alla presenza della Chiesa, vi è stato un avvicinamanto, oltre che al sacro, anche al bello racchiuso e custodito nelle sue cattedrali, ma anche nelle chiese di campagna.

Infine la generosità che vede sempre in prima fila schiere di volontari delle due città nell’aiutare chi ha bisogno di una mano. Nessun altro territorio può vantare un così elevato numero di persone impegnate nel volontariato o di missionari sparsi ai quattro angoli del mondo dove ci sia bisogno di rimboccarsi le maniche per salvare vite umane. (V.E.Filì)

1 BERGAMOeBRESCIA
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EDITA PERIODICI srl

Via Bono, 10 - Bergamo

Tel. 035 270989 www.editaperiodici.it

BERGAMO MAGAZINE BRESCIA MAGAZINE

Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

Edizione cartacea distribuita nelle edicole e per abbonamento postale. Versione digitale sfogliabile su:

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Direttore responsabile: Vito Emilio Filì segreteria@editaperiodici.it

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Fotografie di:

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Hanno collaborato:

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Stampato con inchiostri a base vegetale.

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3 Nicola Sansone

LA RACCOLTA FONDI NELL’ATELIER DI STEVEN CAVAGNA

REALTÀ 18 MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L.

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12 Il volto di un genio LA POLIZIA SCENTIFICA ALL’OPERA PER SVELARE IL VOLTO DI LORENZO LOTTO SUCCESSO PER LA MOSTRA ORGANIZZATA DA EMOTIONAL HOME

44 Palazzo tasso

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Un Museo dei campioni dello sport GIACOMO AGOSTINI LANCIA UN’IDEA INTERESSANTE Spazio Salute a cura di Dr. Haim Reitan DIRETTORE SANITARIO STUDIO MEDICI ASSOCIATI BERGAMO ANNO 31 N° TRECENTOUNO GIUGNO 2023 SPEDIZIONE

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L’ARCHIVIO RITROVATO MO.CA. BRESCIA FINO AL 16 LUGLIO A.r.m.r.
5a EDIZIONE DEL TRIBUTO A CARLO RIVA A
MARGHERITA
Mulitsch di Palmenberg

NICOLA SANSONE

Brescia, Mo. Ca. Centro delle nuove culture (via Moretto, 78).

Fino al 16 luglio 2023

L’ARCHIVIO RITROVATO

Fino al 16 luglio 2023, il Mo. Ca. - Centro delle nuove culture di Brescia ospita la personale di Nicola Sansone (1921-1984), fotografo colto e socialmente impegnato che appartiene a quella “schiera romana” di reporter che a partire dagli anni ’50 ha segnato una stagione di grande fermento culturale nell’ambito del fotogiornalismo italiano. Insieme ad altri protagonisti quali Caio Mario Garrubba, Antonio Sansone, Calogero Cascio e Franco Pinna, fondò l’agenzia “Realphoto” che per molto tempo produsse servizi di notevole valenza per la stampa nazionale e internazionale.

A metà del secolo scorso, Nicola Sansone e gli altri della “banda” della colonna romana della fotografia, si sono fatti interpreti di un nuovo modo di fare giornalismo che, come recita Uliano Lucas, “getta il proprio sguardo oltre i consueti modi di utilizzare la fotografia della stampa italiana del tempo e scopre il linguaggio delle immagini come strumento di denuncia e di libertà, di rottura e di indipendenza”.L’esposizione, curata da Renato Corsini, presenta 120 immagini scattate tra gli anni ’50 e la fine degli anni ’60, frutto dei suoi viaggi in America, in Africa, in Giappone, in Turchia, in Thailandia, in Germania e in Italia, provenienti dall’archivio personale del fotografo, custodito per decenni come “il mio tesoro nascosto” nelle amorevoli mani della figlia Lea.

Questo patrimonio torna alla luce nel 2020, quando Renato Corsini ne viene a contatto organizzandolo ed interpretandolo per proporre, attraverso la realizzazione della mostra e la pubblicazione del relativo catalogo, la completezza insieme al valore artistico e storico del suo lavoro.

MOSTRA DA NON PERDERE 3
Nicola Sansone, New York 1958

La rassegna è una delle iniziative della VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f - Centro della Fotografia Italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ruota attorno al tema Capitale, e alle aree d’azione su cui si costruisce il programma; in particolare, la cultura come cura, che reinterpreta la tradizione solidale locale, la città natura, per ridisegnare le relazioni in vista di una coesistenza sostenibile, la città dei tesori nascosti, per ripensare il rapporto con il patrimonio esistente.

Per informazioni: www.bresciamusei.com

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NICOLA SANSONE L’ARCHIVIO RITROVATO Nicola Sansone, America 1958 Nicola Sansone, Campania 1961 Nicola Sansone, Leopoldville 1960
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Nicola Sansone, Napoli 1956
Ago numero uno chiede spazio per un museo IL PIÙ VINCENTE TRA I CAMPIONI DI BERGAMO PROTAGONISTA DI UNA SERATA PRESSO LA BIBLIOTECA DELLO SPORT PER FESTEGGIARE L’81° COMPLEANNO E RILANCIARE UNA SUA IDEA DA NON SOTTOVALUTARE Giacomo Agostini 15 TITOLI MONDIALI, RECORDMAN ASSOLUTO, 123 GARE VINTE AL MONDIALE, SU 313 TOTALI A CUI HA PARTECIPATO 6

Giacinto Facchetti

(Treviglio, 18 luglio 1942

Milano, 4 settembre 2006)

Felice Gimondi

(Sedrina, 29 settembre 1942

Giardini-Naxos, 16 agosto 2019)

Giacomo Agostini

Giacinto Facchetti

Felice Gimondi, ma non solo

UN MUSEO PER TUTTI I CAMPIONI BERGAMASCHI

L’idea è venuta a Giacomo Agostini, 16 giugno ‘42, il più grande pilota di moto di sempre, già custode di una specie di museo presso la sua abitazione, fatto di bolidi a due ruote, cimeli, coppe, medaglie e tutto l’armamentario di fotografie, giubbotti, caschi, guanti, occhiali di uno sportivo che ha dedicato la sua vita alle corse in moto, avendo vinto più di chiunque altro e di cui tutti hanno sentito parlare. Tutt’oggi è presente come commentatore nelle trasmissioni che si occupano di motociclette da corsa e di competizioni.

L’idea di Agostini è quella di unire il suo museo privato a quello di altri due sportivi bergamaschi protagonisti come lui sulla scena mondiale: Giacinto Facchetti, calciatore indimenticato, terzino della nazionale campione del mondo, e Felice Gimondi, supercampione di ciclismo. Niente male. Il sito ideale? Collegato all’aeroporto dove transitano milioni di passeggeri a cui ricordare che questa terra è stata anche terra di grandi campioni dello sport. Ultimo invitato quale eccellenza dello sport bergamasco la Freni Brembo che poteva essere interessata ad ospitarlo al Kilometro Rosso.

Ma come ha precisato lo stesso Giacomo Agostini in una serata organizzata presso la Biblioteca dello Sport di Seriate, anche per festeggiare con gli amici il traguardo degli 81 anni, l’idea seppur ritenuta interessante, non ha ancora trovato la sua strada. Ci permettiamo di suggerire che questo ipotetico museo dovrebbe essere un luogo nel ricordo anche di molti altri forse non così grandi come i tre campioni di cui sopra ma non per questo meno importanti. Siamo certi che esistano cimeli e trofei di altri campioni a cui la nostra terra ha dato i natali ai quali in futuro potrebbero aggiungersene altri. Un museo degli sportivi bergamaschi arrivati alla notorietà internazionale per una medaglia ai Mondiali o alle Olimpiadi, per una vittoria del giro d’Italia o del Tour, insomma i tanti che sono le glorie del nostro vissuto sportivo.

Giacomo Agostini il 13 giugno è stato ospite della Biblioteca dello Sport Nerio Marabini per una chiacchierata con Paolo Ianieri della Gazzetta dello Sport davanti ad un pubblico di 120 persone. Una girandola di ricordi, aneddoti sulle gare di ieri e su quelle di oggi.

“Nella mia vita ho avuto la fortuna di fare quello che più mi piaceva anche se all’inizio non fu facile fare accettare ai miei genitori che volevo correre con le moto. Ma ho iniziato da subito a vincere”.

“Le gare di ieri erano molto diverse. La più dura era il Tourist Trophy. Si correva sulla strada costiera dell’Isola di Man dove ogni volta morivano come minimo 3, 4 piloti. In totale su quella strada ne sono morti 258. Eravamo obbligati a correre perché era una tappa del mondiale. 360 chilometri, tutti tra buche, salti, voli”.

“La velocità è qualcosa che ti dà gioia, è un piacere. Anche oggi quando vado spingo, non sono un vecchio rincoglionito. Due, tre mesi fa son caduto scendendo da casa mia…”.

Fausto Radici, Sofia Goggia e Costantino Rocca tra quelli che non potranno mancare

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Giacomo Agostini con Maurizio Maggioni, Presidente dell’Associazione Vecchia Bergamo che promuove il museo degli sportivi bergamaschi
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Sergio Mulitsch di Palmenberg

A Treviglio esiste una via alla memoria di Sergio Mulitsch di Palmenberg. Ai più questo nome non dirà nulla ed è un gran peccato perché cela dietro di sé la storia di un sogno meraviglioso che a breve sarà realtà. Celebrare la visione capace di farsi azione concreta: è proprio sull’onda di questo motivo che lo scorso 17 maggio la sala consiliare del Comune di Treviglio ha ospitato il ricordo di Mulitsch, nel centenario della nascita, e del suo impegno per l’eradicazione globale della Poliomielite. Organizzatori dell’evento sono stati l’amministrazione locale ed il Rotary Club cittadino, di cui Mulitsch è stato promotore e socio fondatore. A fare loro compagnia, i ragazzi della 4a BTG dell’Isis Zenale e Butinone di Treviglio che, con la coordinazione degli insegnanti e del socio Mino Carrara, hanno ideato la mostra itinerante “Racconto di un sogno”, dedicata all’impresa di Mulitsch ma anche a tutti i medici e i ricercatori da sempre in lotta con la Poliomielite e malattie simili. Sergio Mulitisch è morto a Londra nel 1987, due giorni dopo la notizia della disponibilità di un fegato per un trapianto, unica cura contro l’epatite contratta in uno dei suoi numerosi viaggi. Nonostante questo, sulla scorta di quanto detto durante la commerazione, soprattutto da chi lo ha conosciuto personalmente come il nipote

Paolo, Mino Carrara o il Dott. Cesare Cardani, ci siamo divertiti ad immaginare un’intervista “impossibile” con lui. Me lo immagino come nelle poche fotografie che ho visto e se potessi gli chiederei...

INTERVISTA IMMAGINARIA CON SERGIO MULITSCH DI PALMENBERG L’uomo che sconfisse

Sig. Mulitsch, lei è nato a Trieste: come è approdato nella bergamasca?

la polio

“Bella domanda! Direi che il mio “spostamento a ovest” è frutto di vicende familiari e professionali. La mia è una famiglia goriziana dal Duecento e, nonostante il cognome tedesco, si è sempre sentita italiana. Per questo motivo, durante la Grande Guerra mio padre Lucio ha vestito la divisa del Regno nel Genio Ferrovieri, finendo di stanza in Piemonte dove ha poi incontrato mia madre, Sabrina Berruti. Alla fine del conflitto, prese Trento e Trieste, lo stato italiano aveva bisogno di sostituire la burocrazia austriaca con la propria e mio padre è diventato così capostazione a Trieste, dove sono venuto al mondo io. In seguito papà è stato trasferito a Milano, dove io ho scelto di rimanere anche dopo il ritorno dei miei a Gorizia. Nel ’46, terminata la guerra, ho iniziato a dedicarmi al mondo dell’imballaggio, trovando nel tempo riconoscimento a livello globale e ricoprendo anche incarichi ufficiali per l’ONU. Ho iniziato occupandomi di carta a Desenzano sul Garda ma, intuendo il potenziale della plastica termoretraibile, ho puntato su quella spostandomi a Zingonia, dove ho fondato la Packaging Spa”.

E Treviglio invece? Tutta colpa dei rotariani?

“In effetti sì: nel 1967 sono entrato nel Rotary Club di Salò e Desenzano del Garda e successivamente mi sono impegnato nella riorganizzazione del Rotary in Jugoslavia. Il mio lavoro evidentemente è stato apprezzato perché nel ‘76 ho ricevuto l’incarico di fondare il Rotary Club di Treviglio e della Pianura Bergamasca, operativo dal 1979”.

Il ’79 è stato un anno chiave anche per altri motivi, giusto?

“Esatto, il club nasce a marzo e a giugno mi trovo a Roma per la Convention dedicata all’approfondimento del valore del programma di solidarietà internazionale 3H (Health, Hungry, Humanity), ancora oggi pilastro del mondo rotariano. Tra gli anni ’50 e ’60, tre ricercatori (Koprowski, Salk e Sabin) erano giunti a formulazioni efficaci di vaccino contro la Poliomielite. Il pensiero di poter salvare milioni di bambini, specie in quei luoghi in cui la Polio ancora imperava, mi ha portato a riflettere, durante la Convention, sul come passare dal sogno alla realtà, ben consapevole della mole di lavoro da fare in termini organizzativi. I vertici del Rotary International hanno condiviso la mia idea e io ho scelto di affidarmi al Club di Treviglio per avviare una raccolta fondi che coinvolgesse governatori e altri club italiani. Nonostante le difficoltà iniziali, alla fine ci siamo riusciti: il 14 febbraio 1980, cinquecentomila dosi del vaccino Sabin (orale) sono state inviate nelle Filippine. Cinque anni dopo il Rotary International ha lanciato il progetto PolioPlus, con un obiettivo di raccolta fondi iniziale pari a 120 milioni di dollari”.

La sua esperienza come imprenditore ha in qualche modo influito sul successo dell’impresa?

“Dal punto di vista pratico, la mia attività nel settore degli imballaggi è stata importante per garantire la “catena del freddo”, indispensabile per il trasporto dei vaccini che devono essere conservati a 20 gradi sottozero.

Gli ostacoli sul percorso non sono mancati ma è importante non arrendersi davanti a nulla, rompere le scatole: mio nipote è sempre incredulo quando racconto di essere stato sull’aereo papale durante il viaggio del Pontefice nelle Filippine (1981). Il traguardo raggiunto è però soprattutto frutto della sinergia di tante realtà, in primis quella rotariana, con un forte legame con il territorio”.

È ancora lontano il sogno di un mondo senza Polio?

“No, direi che la campagna PolioPlus è quasi giunta al termine: la Poliomielite oggi è endemica solo in due nazioni, Afghanistan e Pakistan e, negli ultimi sei mesi, l’OMS ha registrato un solo caso di paralisi acuta. Il risultato è eccezionale, specie se consideriamo che i sintomi della malattia sono documentati fin dall’antico Egitto. Per rendere il traguardo effettivo, continuare a vaccinare è fondamentale, anche nei paesi più sviluppati, per far sì che il virus non acquisisca nuovo vigore. Possiamo comunque confidare nel fatto che a fine 2023 si possa iniziare il “countdown to history”: per poter affermare con certezza di aver definitamente debellato la Polio, non dovremo rintracciare il virus nell’ambiente per almeno tre anni, arco di tempo nel quale non dovrà inoltre registrarsi nessun nuovo contagio”.

Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, come dar risonanza alla lotta alla Polio?

“Beh, quest’anno ricorre anche il mio centesimo compleanno: un regalo gradito potrebbe prevedere l’illuminazione di qualche monumento nelle due città e nella mia Treviglio durante l’End Polio Now Day (24 ottobre). Chissà, speriamo nella sorpresa! “

Affinché il Rotary continui ad avere un ruolo determinante in questa ed in altre situazioni, come è meglio muoversi?

“La direzione da intraprendere è ben racchiusa nel motto dell’anno 2023/2024: “Creiamo speranza nel mondo”. La nostra speranza sono i giovani ma per far sì che se ne rendano conto è necessario dar loro fiducia, mostrar loro che sperare e sognare è ancora possibile. Ho sempre avuto molto a cuore i ragazzi: nell’8182 ho progettato per loro un concorso nazionale di disegno e pittura sul tema “La lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo”. Affidare la realizzazione dei pannelli della mostra che racconta la mia storia, ma anche quella di tanti altri uomini e donne (sapevate, ad esempio, degli importanti contributi del presidente Roosevelt alla lotta contro la Polio?), mi sembra un’ottima iniziativa, alla quale sono certo faranno seguito tante altre, capaci di stimolare le nuove generazioni ad un’azione attiva nella società”.

Per concludere, come le piacerebbe essere ricordato?

“Penso di essere stato tante cose diverse nella mia vita: un imprenditore serio ed onesto, un convinto rotariano, un allegro mattacchione in famiglia. Ma più di tutto, sono stato un sognatore ed ho creduto così tanto nei miei sogni da renderli concreti, da renderli sogni di tutti. Forse la cosa che più mi farebbe piacere è essere ricordato come uno tra i molti che hanno contributo a far si che oggi, entrando in una qualsiasi classe, di una qualsiasi scuola, davanti alla domanda “Che cos’è la Poliomielite?”, cada il silenzio. Questo silenzio mi piace, vuol dire che ce l’abbiamo fatta”.

Fine della Polio Ora. Anche Bill Gates tra i famosi testimonial della grande campagna planetaria per la vaccinazione contro la poliomielite

Sergio Mulitsch di Palmenberg
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identikit di un genio: lorenzo lotto

IL VOLTO DELL’ARTISTA RICOSTRUITO DALLA POLIZIA SCIENTIFICA

Chiara Moretti - ph. Daniele Trapletti

Stanislao Schimera, Questore di Bergamo, è stato, con il sindaco di Trescore, il promotore della particolare indagine della Polizia Scientifica che ha consentito la ricostruzione del volto di Lorenzo Lotto

Nella mattinata del 18 maggio scorso, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bergamo, si è svolta la presentazione di “Lorenzo Lotto. Identikit di un genio – Il volto dell’artista ricostruito dalla Polizia Scientifica”. Il progetto è nato da una sollecitazione dell’amministrazione comunale di Trescore Balneario in occasione del ricorrere, il prossimo anno, del cinquecentesimo anniversario degli affreschi lotteschi che decorano la splendida Cappella Suardi (1524).

Lotto è stato un artista poliedrico, con un cultura vastissima, il cui genio non sempre ha ottenuto all’epoca il giusto riconoscimento. Tramite quest’operazione di identikit, il nostro territorio gli rende un doveroso tributo. Ne abbiamo discusso con Stanislao Schimera, Questore di Bergamo e motore dell’iniziativa.

In breve, in che modo si è arrivati alla ricostruzione del volto di Lorenzo Lotto?

“La proposta del Comune di Trescore di ricostruire il volto dell’artista mi è subito parsa in linea con le tecniche e le metodologie che sono solitamente impiegate dalla Polizia. L’impresa, pur nella sua complessità, mi ha subito entusiasmato e così mi sono messo in contatto con Roma e la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.

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Giorgio

in alto a sinistra, e i relatori che hanno presentato i vari passaggi che hanno portato alla ricostruzione del volto di Lorenzo Lotto

Gori, sindaco di Bergamo,

identikit

di un genio lorenzo lotto

I due autoritratti di Lorenzo Lotto da cui è partita la ricostruzione delle sue sembianze da parte della Polizia Scientifica. Il primo è raffigurato negli affreschi di Villa Suardi a Trescore Balneario e il secondo in una della tarsie del coro della Basilica di Santa Maria Maggiore, oggetto di un restauro ancora in corso

Tecnici e personale della Polizia Scientifica sono quindi giunti nella bergamasca per effettuare i rilievi che hanno interessato l’Oratorio Suardi, in particolare l’affresco che rappresenta le quattro Sante protettrici della famiglia di Trescore, dove figura un autoritratto autentico del Lotto, ma anche la basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta dove l’artista compare in una tarsia. Da qui ha poi avuto il via il lavoro di ricostruzione vero e proprio che si è servito, per arrivare ad un volto veritiero, reale, in carne ed ossa, di una strumentazione all’avanguardia e dell’intelligenza artificiale. Si è giunti così ad un modello tridimensionale, in scala 1:1, frutto di uno scambio continuo tra i tecnici della Scientifica ed il mondo dell’arte incarnato dal Prof. Fernando Noris”.

Per quale motivo la Polizia sceglie di investire in questo tipo di attività?

Qual è il riscontro? C’è un qualche ritorno di immagine?

“Non diciamo eresie: come Polizia non abbiamo assolutamente bisogno di un ritorno di immagine. Semplicemente è stata individuata nella proposta fatta una certa affinità con il nostro lavoro: ci siamo occupati della ricostruzione del volto di Lorenzo Lotto come se si trattasse di quello di una persona scomparsa ai giorni nostri, applicando gli stessi strumenti e, benché siano passati cinquecento anni e l’autoritratto della Cappella Suardi sia fortemente deteriorato perché realizzato con tempera a secco, i risultati sono stati eccellenti”.

Nell’immaginario comune però l’attività delle forze di Polizia ha poco a che vedere con il mondo della cultura…

“Anche questa è un’impressione sbagliata perché noi non siamo strettamente legati all’ambito della sicurezza: numerose delle nostre attività danno prova di come il campo dell’indagine si sposi con quello culturale, specie in ambito artistico e archeologico, stando al passo con i tempi per la gente. Lo spirito di messa a disposizione delle nostre tecniche per il mondo dell’arte di questa iniziativa ne è una prova concreta. La riuscita del progetto è un vero e proprio successo mondiale visto che mai prima si era fatto qualcosa di simile. Non possiamo che celebrare l’eccellenza della Polizia Scientifica Italiana, che non a caso è la più antica di sempre, per essere stata capace di restituire il volto del pittore alla cittadinanza”.

Nella cornice di BGBS23 come Questura avete in programma altre iniziative simili?

“Dal 19 al 23 maggio, nel Palazzo della Provincia, si è tenuta una mostra dedicata ai 120 anni della Polizia Scientifica. Ovviamente però l’operazione di ricostruzione del volto di un genio come fu Lotto ha richiesto per diverso tempo un impegno considerevole in termini di energia e risorse. Sicuramente nei prossimi mesi ci saranno novità rispetto all’uso che del modello 3d della testa dell’artista verrà fatto dall’amministrazione comunale di Bergamo, probabilmente anche in collaborazione con l’aeroporto di Orio al Serio. Comunque, nonostante la portata di quest’operazione, abbiamo continuato e continuiamo ad essere presenti dove c’è bisogno di noi. Abbiamo scelto, ad esempio, di festeggiare i 171 anni della Polizia di Stato in mezzo ai ragazzi, presso l’Istituto Pesenti che sul nostro territorio rappresenta una realtà unica, essendo un crogiuolo di 47 etnie e dunque fonte di un’incredibile ricchezza culturale”.

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IL DIRITTO DELLA LIBERTÀ

La natura sa mantenere i suoi equilibri con continue modificazioni nel tempo che seguono pedissequamente l’energia e le frequenze dell’universo. Questi cambiamenti sono molto lenti, ma intraprendono sempre quel processo che richieda il minor spreco energetico per ottenere il risultato desiderato. L’uomo moderno invece non segue questa regola e vuole analizzare tutto nell’immediato per trovare delle soluzioni nel più breve tempo possibile. Spesso le conseguenze dei suoi interventi, soprattutto in termini economici, ambientali e sociali, non sono tenuti in debita considerazione, perché per raggiungere velocemente il suo fine, tutti i mezzi sono resi leciti.

In un tale contesto, il popolo sente la necessità di agire indipendentemente per creare il suo profitto, ma accetta di essere governato, o da un re, o da un despota, o da un più democratico presidente, nella gestione della cosa pubblica. Quel capo diventa così una specie di scarica barile, su cui riversare tutte le responsabilità di ciò che va bene, ma soprattutto di ciò che va male.

Gli italiani in questo sono maestri e se piove è semplicemente perché il governo è ladro e se diluvia è perché al governo c’è la Meloni. Ma non importa la colorazione politica del governate: in breve non c’è alcuna differenza di parte nell’indicazione di un colpevole e nella voglia di un ribaltamento partitico. Sono sempre da imputare ad altri le origini delle nostre malafatte, perché, preso singolarmente, il cittadino si considera perfetto, educato, civile, biologico e integerrimo.

Ma se misceliamo la velocità nel voler conoscere le risoluzioni di ogni problematica con la latenza individuale del senso dello Stato, ci riduciamo inevitabilmente nella triste situazione dei giorni nostri, dove fa caldo d’inverno e freddo d’estate, dove dopo 2 anni di siccità piove per un mese di fila, dove il Covid sparisce da solo dopo aver speso miliardi di euro in pseudo soluzioni inefficaci, dove i seggi si svuotano perché metà degli aventi diritto al voto se ne fregano della

DI PAGLIA

democrazia, dove la sinistra è sfascista e la destra è fascista, senza nessun ragionamento serio sul perché delle cose. La nota legge karmica di “causa ed effetto”, che dice che ciò che accade oggi è l’effetto di quello che si è fatto ieri e che ciò che facciamo ora sarà la causa di quello che accadrà domani, viene totalmente elusa e dimenticata. Eppure un mondo più razionale e meno emotivamente caotico, non sarebbe poi così difficile da costruire. Ma richiederebbe ben altre capacità da parte dell’uomo, che confonde il diritto alla sua libertà con l’autorizzazione a fare ciò che vuole e che invece di trovare soluzioni concrete persegue escamotage fallaci. In una connivenza tra politica e affari che ha dell’incredibile e che vola sulle ali dell’impunità sociale e mediatica.

Ovviamente i risvolti economici e psicologici a lungo termine sono sotto gli occhi di tutti. Se invece imparassimo dalle leggi naturali, capiremmo che non si possono accelerare troppo i tempi delle trasformazioni e che non è proficuo stravolgere le ancestrali attitudini dell’homo sapiens in frenesie caotiche dell’uomo moderno. Altrimenti entreremmo nell’epoca oscura della libertà del diritto prevalente. Alla prossima e in alto i cuori leggeri.

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FUOCHI di Giorgio Paglia

Sabato 17 giugno nella sede di via Camozzi, 44 a Bergamo, la famiglia Cornaro ha presentato a clienti ed amici la nuova collezione Mediterranea di Chantecler dedicata ai fondali di Capri.

L’estate da indossare, è sempre così con Chantecler, l’isola azzurra dove nasce la collezione, porta con sè i colori del sole del mare e le magnifiche creature dei fondali. Un viaggio alla scoperta di nuove e straordinarie creazioni che maestri orafi creano per il piacere di indossarli.

La professionalità dello staff Cornaro dal 1964, ancora una volta, ci permette di visionarne l’intera collezione Mediterranea in completa tranquillità. Ancora e come sempre è l’entusiasmo e la voglia di sognare che porta la famiglia Cornaro a presentare alla clientela e agli amici questa nuova e coloratissima collezione di pregio. Corallo, turchese, diamanti imprezziosiscono le famose campanelle simbolo storico di Chantecler dal 1947, anno della loro prima creazione. Indossate da donne di tutto il mondo icone di eleganza e unicità.

Via Camozzi, 44 - Bergamo 035 249333 - 346 2507220 info@cornarogioielli.it
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NELL’ANNO DELLA

CAPITALE ITALIANA

DELLA CULTURA 2023, LE DUE CONCESSIONARIE

BONALDI (BERGAMO) E SAOTTINI (BRESCIA)

HANNO FESTEGGIATO

INSIEME IL TRAGUARDO

PRESSO IL PORSCHE

EXPERIENCE CENTER

FRANCIACORTA.

OSPITE D’ONORE DELLA

SERATA L’ATTORE

ALESSANDRO BORGHI, CHE HA RICORDATO

L’IMPORTANZA DI

SEGUIRE I PROPRI SOGNI

CON INTRAPRENDENZA E CORAGGIO

Driven by dreams i centri porsche di Bergamo e brescia uniti per il 750 compleanno della casa madre
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Driven by dreams

Una serata di festeggiamenti, di condivisione e di grandi nomi quella di giovedì 8 giugno, al Porsche Experience Center Franciacorta. In occasione del 75° anniversario della casa automobilistica, infatti, il Centro Porsche Bergamo (Bonaldi –Gruppo Eurocar Italia) e il Centro Porsche Brescia (Saottini – Gruppo Eurocar Italia) hanno deciso di unirsi per celebrare questo importante traguardo, che cade proprio nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. L’evento, unico nel suo genere perché il primo ad essere organizzato da due centri Porsche differenti, ha avuto come fulcro centrale un solo desiderio, quello di unire nei festeggiamenti di un traguardo prestigioso due città che nella cultura popolare vengono viste come distanti, ma che in realtà hanno molto in comune: un tessuto produttivo interconnesso e una storica attenzione al territorio. “Questo anniversario è un’occasione per riflettere sull’importanza di Porsche come simbolo di eccellenza nel mondo dell’automobilismo. Da 75 anni, Porsche rappresenta la perfezione, l’innovazione e la passione per le prestazioni. Ma oggi non si tratta solo di celebrare il marchio Porsche. Quest’anno è l’anno di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Un riconoscimento alla loro storia, al patrimonio artistico e culturale e alla capacità di rigenerarsi, di proiettarsi fattivamente in un presente fatto di costruzione, di lavoro, di solidarietà e di innovazione. Due città simbolo di impegno, dedizione e imprenditoria. Un tessuto imprenditoriale fatto di persone che hanno deciso di credere nei loro “sogni”. Sogni che, come Porsche oggi ci racconta, devono essere il motore della nostra ambizione; dei punti di arrivo che hanno permesso agli imprenditori di queste due città di portare un contributo ineguagliabile al nostro Paese. In nome di questa rinascita e comunione di intenti questa sera ci ritroviamo qui, insieme, per celebrare la nostra comune passione per l'eccellenza.” ha affermato Silvano Lanzi, Brand Manager Centro Porsche Bergamo.

“Brescia e Bergamo, con le loro radici storiche e la ricchezza culturale, sono due città che hanno sempre portato avanti una tradizione di impegno, di competizione sana e di desiderio di eccellere in ogni campo, e oggi questo momento di festa e condivisione simboleggia un’opportunità di crescita e collaborazione” ha aggiunto Giovanni Zaupa, Brand Manager Centro Porsche Brescia.

Ospite d’eccezione della serata Alessandro Borghi, noto attore italiano, che ha raccontato nel suo monologo l’incontro immaginario tra lui e Ferry Porsche, al tavolo di un bar nella splendida cornice della Città Eterna. Il focus del discorso è stato il sogno, visto come un traguardo da raggiungere e non come qualcosa di intangibile; legato al raggiungimento dei propri obiettivi e ai valori di intraprendenza e coraggio che da sempre Porsche porta avanti.

i centri porsche di Bergamo e brescia uniti per il 750 compleanno della casa madre Manuela Boselli, Gianmaria Berziga, Alessandro Borghi e Stefano Mor Alessandro Borghi ospite della serata
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Evento Driven by dreams Porsche Experience Center Franciacorta

Presente all’evento anche Pietro Innocenti, CEO Porsche Italia, che ha tenuto un breve intervento sui 75 anni di storia del Brand e sugli obiettivi futuri e ha introdotto il collegamento in diretta con Porsche a Stoccarda, per la preview della concept car 911 ST. Sono intervenuti, infine, i direttori generali dei due Centri, Gianmaria Berziga, General Manager Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia e Stefano Mor, General Manager Saottini Auto - Gruppo Eurocar Italia, ringraziando quanti hanno preso parte all’evento e definendosi molto orgogliosi e soddisfatti di questa collaborazione speciale tra Bergamo e Brescia in occasione del compleanno di Porsche.

Pietro Innocenti, CEO Porsche Italia Team Centro Porsche Bergamo Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia con Alessandro Borghi.

tennis club città dei mille fa 40

Venerdi 16 giugno, nel fantastico dehor esterno si è tenuta la serata per festeggiare i 40 anni di attività del Tennis Club Città dei Mille allietata anche dalla presenza del mago, mentalista e cabarettista Andrea Paris.

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Il gruppo musicale HPM, di cui fa parte il socio Carlo Ghidotti, ha fatto ballare tutti con la sua musica allegra e coinvolgente. Un giardino rigoglioso e la fantastica piscina hanno reso l'atmosfera ancora più magica, il taglio della torta e il brindisi finale hanno quindi completato il riuscitissimo evento. Marco Fermi, il presidente del Tennis Club Città dei Mille, con un breve discorso ha augurato a tutti i soci altri 40 anni di successi ed eventi eccezionali per il circolo.

Ospiti della serata Lara Magoni, sottosegretario per lo Sport Regione Lombardia, e Marcella Messina, Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo. E allora.... tanti auguri per i primi tuoi 40 anni Tennis Club Città dei Mille!

(Valentina Visciglio - ph. Sergio Nessi)

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ph. Sergio Nessi

È sotto l’occhio di tutti che Banca Mediolanum abbia scelto un modello di business diverso, puntando sin da subito sulla tecnologia. Ma che riuscisse a coniugare in maniera così sapiente tradizione ed innovazione, non era certo scontato. L’11 maggio scorso, coerente alla propria intraprendenza organizzativa, Banca Mediolanum Bergamo ha allestito un evento esclusivo, ospitato nella suggestiva cornice del teatro Donizetti, rivolto ai propri clienti ma non solo. Un’iniziativa che ha avuto come focus i Megatrend, ovvero tutte quelle tendenze che rivoluzioneranno il mondo e la cui assonanza è assolutamente in linea con il DNA di Banca Mediolanum: una banca che se da una parte è molto ancorata alla tradizione , grazie al rapporto umano dei clienti con i Family Bankers, dall’altra è fortemente proiettata verso tutto ciò che riguarda l’innovazione. Tanti gli ospiti che hanno partecipato, come detto clienti e nuovi potenziali investitori affascinati dalla filosofia di Banca Mediolanum, da sempre in prima linea per cambiare l’idea di banca allo scopo non solo di semplificare l’utilizzo dei servizi proposti ma anche di creare con il cliente un rapporto di fiducia ed una relazione più vicina e umana incentrata sulla sua soddisfazione e sulla valorizzazione delle sue risorse nel tempo. Grazie al modello integrato che propone, infatti, Banca Mediolanum è in grado di offrire molteplici servizi, da quelli bancari a quelli attinenti all’area del credito (con fidi, mutui e prestiti) sino alla tutela dei beni della persona attraverso interessanti proposte assicurative che riguardano la sfera patrimoniale e finanziaria di un investitore. Servizi a cui si aggiungono quelli dedicati alla clientela afferente al mondo Private Banking & Wealth Management e quelli pensati per le piccole e medie imprese italiane attraverso la propria struttura di Investment Banking. (Tomaso Rereva)

Una finestra sul futuro

QUESTO LO SPIRITO GRAZIE A CUI È STATO

CONCEPITO L’EVENTO PROMOSSO DA BANCA MEDIOLANUM LO SCORSO 11

Revera 26
MAGGIO PRESSO IL TEATRO DONIZETTI Tommaso
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Nella nostra città ha ormai messo le radici con due Family Banker Office di alto profilo - uno in via Camozzi ed uno in Largo Belotti - in cui operano oltre 55 consulenti. Ogni sede, dotata di spazi pensati prevalentemente per accogliere la clientela, è in grado di dar risposte adeguate alla tipologia di clientela seguita: da quella retail a quella patrimonialmente più strutturata come Private e Wealth. Un luogo dove i consulenti , come nella tradizione della Banca, si impegnano a costruire relazioni durature, basate su

Un evento che rientrava nel progetto ‘Centodieci è progresso’, un palinsesto di iniziative ideate da Banca Mediolanum per migliorare come persone e professionisti, acquisendo mezzi e conoscenze per affrontare il futuro al massimo delle potenzialità.

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Una finestra sul futuro 28

fiducia, vicinanza e attenzione ai bisogni dei loro clienti. Dove, attraverso la pianificazione chiara e trasparente degli investimenti, prodotti e servizi vengono concepiti come soluzioni coerenti con gli obbiettivi condivisi.

Iniziative di questo tipo denotano la grande attenzione di Banca Mediolanum nei confronti di una città che, insieme a Milano e Brescia, riveste un’importanza strategica in ambito finanziario, e mirano a rafforzare la propria presenza territoriale.

Qui sopra il Family Banker Office di Via Camozzi, 80. Nella pagina precedente la squadra Mediolanum davanti alla sede di Largo Belotti, 5 a Bergamo

Da Autotorino arriva Avenger la jeep che non c’era 100%Jeep 100%elettrica

Jeep Avenger conquista tutti: è stata nominata Auto dell'Anno 2023, ha ottenuto il premio di Best Family SUV nell'ambito dell'edizione 2023 degli Women's World Car of the Year (WWCOTY) Awards e il pubblico la sta tributando con un’accoglienza entusiastica. Le ragioni del suo successo? L’abbiamo guidata, partendo dalla filiale Autotorino di Curno, e ne abbiamo trovate ben più d’una. Innanzitutto, giudicando dai commenti raccolti ad ogni sosta, piace a tutti per le sue dimensioni compatte (408 cm di lunghezza e altezza da terra di ben 201 mm), per le linee eleganti e pulite, per la tecnologia all’avanguardia presente a bordo. Ma la vera scintilla scocca quando diciamo che è la prima Jeep disponibile anche in versione 100% elettrica.

A colpo d’occhio, la versione full-electric è gemella di quella con motorizzazione turbo benzina, disponibile anche negli stessi allestimenti: base, Longitude, Altitude e Summit. Abbiamo provato la versione con allestimento top di gamma Summit che, rispetto agli altri, aggiunge cruise control con radar, chiave elettronica per apertura porte e avviamento, retrocamera con sensori di parcheggio, abbaglianti assistiti, fendinebbia, cerchi da 18’’, sedili riscaldabili e portellone ad apertura senza mani.

La vera novità è però sotto il cofano, con il sistema elettrico che garantisce un’autonomia sino a 400 km nel ciclo WLTP e oltre 550 km in città. La power unit di Avenger è un motore elettrico da 400 Volt di seconda generazione altamente efficiente, con 115 kW/156 CV di potenza e una coppia massima di 260 Nm.

La nuova batteria da 54 kWh di Avenger, prodotta da Stellantis, è molto compatta ed è posta sotto i sedili anteriori e posteriori e sotto il tunnel centrale, con un impatto pressoché nullo sulla spaziosità del veicolo.

Un altro elemento chiave delle ottime prestazioni elettriche è il sistema di ricarica, anche con poco tempo a disposizione: in soli tre minuti, cioè il tempo di un caffè, Avenger garantisce 30 km di autonomia con 100 kW di ricarica rapida DC. Il caricatore di bordo di serie offre 100 kW in corrente continua (che permette di caricare la batteria dal 20 all’80% in soli 24 minuti con la modalità di ricarica rapida) e 11 kW in corrente alternata (corrispondenti a una ricarica da 0 a 100% in 5 ore e mezzo presso una stazione di ricarica pubblica).

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Grazie alla grande potenza, alla coppia elevata e all’ampia autonomia, Avenger offre un piacere di guida senza compromessi su strada e fuoristrada, grazie al Selec-Terrain con sei modalità di guida: Normal per la guida di tutti i giorni, Eco per risparmiare energia, Sport per la guida dinamica, Snow ideale sui tracciati nevosi, Mud per i fangosi e Sand per i sabbiosi. Inoltre, conferma uno dei suoi punti di forza: la tecnologia dei sistemi di aiuto alla guida che garantiscono massima sicurezza, come la frenata automatica d’emergenza e il rilevatore di stanchezza del conducente – quest’ulti-

mo disponibile già con l’allestimento base. Grazie alla guida autonoma di livello 2, disponibile solo sulla versione elettrica, il guidatore ha a disposizione anche sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione che aiutano a mantenere la giusta distanza dal veicolo che precede e a tenere il centro della corsia grazie a un intervento attivo sul volante. Avenger è davvero la Jeep che non c’era. Con i Consulenti Autotorino delle sedi di Bergamo e Curno è possibile effettuare il proprio test-drive e trovare nuovi ed emozionanti motivi per esserne conquistati.

Il futuro di quella poltrona

INIZIATA LA CORSA ALLA

SOSTITUZIONE DELL’INSOSTITUIBILE

GIORGIO GORI. PIÙ CARNEVALI CHE

GANDI NEL CENTRODESTRA

PIÙ CONFUSIONE CHE MAI NEL

CENTRODESTRA DOVE L’UNICO A DIRSI PRONTO ALLA SFIDA È

GIANFRANCO CECI

Una cosa è certa ed è l’unica che in fondo importa alla città. Chi verrà dopo Giorgio Gori ad occupare la poltrona di sindaco dovrà fare i conti con le decine di dossier ancora aperti relativi ad opere, alcune di importanza vitale per la città, che questa amministrazione, con i dieci anni di continuità, grazie al doppio mandato ricevuto, è stata capace di avviare. È in via di approvazione il nuovo Piano di Governo del Territorio. Gli assessori competenti lo illustrano in sedute fiume nei vari quartieri dove ascoltano i cittadini che ne evidenziano le magagne. Si prende nota ma di solito tutto rimane comunque così com’è stato pensato dagli estensori. Nel nuovo PgT rientra anche il colossale piano per l’ambito di Porta Sud, l’enorme area che verrà liberata dalle Ferrovie dopo la costruzione della nuova stazione. Poi ci sono da finire i rondò e le tangenziali iniziate, c’è il recupero delle caserme da portare a termine e quello delle aree industriali dismesse. Insomma Gori, con la solida rete che ha costruito in dieci anni ha messo mano alla città come nessuno aveva mai fatto in precedenza e chi verrà dopo di lui dovrà proseguire nella realizzazione della sua visone di Bergamo. Sua e delle persone che lo sostengono.

Intanto si finisce la ristrutturazione dello Stadio, si completa il rondò dell’autostrada mentre, dopo quello del Teatro Donizetti, è partito l’ammodernamento dell’Accademia Carrara, il Palacreberg verrà smantellato per costruire un Palazzetto dello Sport tutto nuovo al posto di quello attuale che diventerà la futura sede della Gamec, e se il cielo vuole anche la lunga vicenda del parcheggio della Fara sta per concludersi…. Ne volete di più?

COI TEMPI CHE CORRONO CI CHIEDIAMO COSA LI SPINGA A VOLERSI CANDIDARE PER GOVERNARE UNA CITTÀ

Quindi, per proseguire sulla via tracciata da Gori, ci vuole uno che ne conosca già a fondo ogni aspetto e non prenda in futuro posizioni contrarie a quando già progettato, pena il blocco del sistema. La scelta quindi dovrebbe ragionevolmente cadere su Sergio Gandi che ha fatto il vicesindaco di Gori per questi dieci anni, oltre che l’Assessore al Bilancio, ai Tributi agli Affari legali, alla Protezione civile, alla Sicurezza e ai Fondi comunitari. L’avv. Sergio Gandi appartiene al Partito Democratico ma ha una storia più di sinistra di quanta non ne avesse Gori che ricordiamolo ha vinto riuscendo a farsi votare anche da fasce di popolazione non di sinistra.

C’è un altro fattore da considerare. Se il centrodestra a Bergamo dovesse candidare Alessandra Gallone il suo avversario, se uomo, potrebbe essere svantaggiato, vista l’onda al femminile che sta conquistando tutti i posti chiave della politica in Italia e ancor prima in Europa. Ultima, Laura Castelletti, eletta prima cittadina di Brescia un mese fa…

In questo caso, forse, per il centrosinistra sarebbe meglio affidarsi alla Carnevali e azzerare l’eventuale svantaggio dovuto al genere del candidato. Non ci giunge però alcuna voce dall’on. Alessandra circa una sua candidatura. Il suo mantra è sempre lo stesso: se me lo chiederanno i partiti della coalizione non potrei dire di no anche se sarebbe una battaglia difficile e dall’esito incerto.

Nella realtà, il centrosinistra, in questi anni, grazie ad una attenta politica, per qualcuno forse un po’ troppo democristiana, ha saputo aggregare soggetti impegnati nella vita cittadina, nei quartieri, nelle parrocchie, con le associazioni, tramite il lavoro di tante cooperative, cioè tutto quel terzo settore molto attivo e diffuso sul nostro territorio, che ne costituisce il primo enorme bacino di voti e che il Centrodestra non ha mai fatto nulla per conquistare.

Dopo la prima sconfitta subita da Franco Tentorio il centrodestra di Bergamo non ha più saputo risollevarsi. I suoi leader, sia della Lega, sia di Forza Italia sia di Fratelli d’Italia hanno preferito riciclarsi al Parlamento o alla Regione. La prima amministrazione Gori ha governato con il vento in poppa anche per la totale assenza di qualcuno che si mettesse di traverso… Così, anche mediaticamente, ha avuto campo libero tanto da influenzare anche le velleità di suoi possibili avversari per il secondo mandato. E infatti il centrodestra espresse come candidato Giacomo Stucchi, di ritorno dopo anni a Roma, sconosciuto ai più, sacrificato come perdente fin dall’inizio della campagna elettorale.

C’è però un pretendente storico alla candidatura per il Centrodestra, quel Gianfranco Ceci, avvocato, vicino alla chiesa e al mondo del volontariato già vicesindaco e assessore, nonchè longevo conoscitore degli affari di Palazzo Frizzoni, essendo eletto consigliere comunale da oltre trent’anni. In una recente intervista si è autocandidato per il Centrodestra, chiedendo agli alleati di esprimersi in merito e proporre alternative in tempi brevi. Se dovesse scendere in campo l’on. Gallone, appoggiata dall’alto dai partiti dell’attuale coalizione di governo, non lascerebbe spazio all’avv. Ceci che si vedrebbe di nuovo sorpassato, come accadde con la scelta di Stucchi cinque anni fa.

Ma questa volta la vicenda potrebbe prendere una piega diversa e spingere il Ceci a presentare una lista civica che creerebbe qualche problema a qualsiasi candidato del centrodestra, Gallone compresa, spaccando l’elettorato, anche solo di un 4-5 %, potrebbe riconsegnare la città al centrosinistra per altri 5 anni già dal primo turno.

Entrambi però oltre a chiedere il voto e a sperare di averlo dovrebbero presentare un contro-programma serio e alternativo a quello del Centrosinistra di Gori e sopratttuto la squadra con la quale, uomini e donne, andare a prendere in mano l’amministrazione e sostituire quelli che hanno messo in piedi tutto il casino che avete sotto gli occhi con cantieri in ogni quartiere. Compito questo arduo e assai rischioso. (V.E.Filì)

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VISIT US IN BERGAMO VIA PIAVE, 13, PEDRENGO (BG)
MILANO | ROMA | TORINO | CORTINA | FORTE DEI MARMI | PORTO ROTONDO | CAPRI | PARMA | TREVISO | BOLOGNA | MODENA | PRATO | MONZA | PORTO CERVO RICCIONE | BERGAMO | COMO | CONEGLIANO | FIRENZE | JESOLO | OLBIA | PADOVA | PORTO ROTONDO | VERONA | IBIZA | LUGANO
ARMR SERATA FINALIZZATA ALLA RACCOLTA FONDI PER LA RICERCA CONTRO LE MALATTIE RARE OSPITI NELL’ATELIER DELL’ARTISTA STEVEN CAVAGNA 34

Gaudalupi

Gennaro e Beppe

Mazzoleni

rispettivamente

Presidente e Vicepresidente di Fondazione Armr

Per la seconda volta Armr, la Fondazione presieduta da Daniela Guadalupi Gennaro che raccoglie fondi per finanziare alcune borse di studio destinate ai ricercatori dell’Istituto Mario Negri e che ha festeggiato quest’anno i trent’anni dalla sua nascita, ha organizzato la sua festa di primavera ospite nuovamente di Steven Cavagna nelle enormi sale del suo Loft Atelier Lostmymind ricavato in un ex capannone industriale in quel di Gandino. L’anno scorso, la novità di questa incredibile location aveva destato lo stupore di chi aveva partecipato alla Reunion Armr tanto da indurre Beppe Mazzoleni a proporre il bis per quest’anno.

Daniela
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Anche per quest’anno reclutato il sempre disponibile Mirko Ronzoni, chef di Hell’s Kitchen, che si è prodotto in uno show cooking molto apprezzato. Una serata di leggerezza in un luogo fuori dal comune dov’è più semplice capire quale nesso vi sia tra Arte e Ricerca scientifica capaci entrambe allo stesso modo di immaginare il futuro.

Ph. Sergio Nessi

Studio BNC

FRANCESCA GHEZZI

VALERIO CHIGNOLI RICCARDO RAPELLI

I NUOVI SOCI DELLO STUDIO BNC

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Una realtà improntata al futuro

STUDIO BNC - BERTA, NEMBRINI, COLOMBINI & ASSOCIATI, GUARDA AL FUTURO E LO FA ATTRAVERSO L’INGRESSO DI TRE NUOVI SOCI ALL’INTERNO DELLA SUA COMPAGINE SOCIETARIA: LA DOTT.SSA FRANCESCA GHEZZI, IL DOTT. VALERIO CHIGNOLI E IL DOTT. RICCARDO RAPELLI CHE AFFIANCHERANNO I SOCI FONDATORI

DOTT. GIORGIO BERTA, RAG. MIRELLA NEMBRINI E RAG. SERGIO COLOMBINI

Coniugare la saggezza dei senior con l’intraprendenza dei giovani: questa la formula che sta consentendo allo Studio BNC – una vera e propria istituzione cittadina in ambito di consulenza societaria, fiscale e del lavoro – di crescere e mantenere inalterata la fiducia che i suoi clienti ripongono in esso dal 2009, anno in cui nacque dalla fusione degli studi Berta Nembrini & Associati e Colombini & Associati. Presso lo studio di via Mazzini 4 a Bergamo, così come nelle sedi di Grumello del Monte e Treviglio, infatti, lavorano fianco a fianco due generazioni a confronto, diverse per molti aspetti, ma accomunate dalla tenacia, dalla passione e dalla medesima professionalità. Elementi chiave di un pool di professionisti che, operando in un clima di stima, rispetto e fiducia reciproca, è divenuto sempre più versatile, dinamico e propositivo. Non è casuale, quindi, la scelta compiuta negli ultimi anni di creare partnership strategiche con alcune delle più importanti realtà del territorio allo scopo di arricchire la propria offerta di consulenza: un segnale evidente di visione del futuro, ma anche di grande flessibilità. Ne abbiamo parlato con i tre nuovi soci, la Dott.ssa Francesca Ghezzi, il Dott.Valerio Chignoli e il Dott. Riccardo Rapelli, da tempo qualificate risorse dello studio e oggi protagonisti insieme ai soci fondatori di questa significativa evoluzione.

LO STUDIO ANNOVERA TRA I SUOI PROFESSIONISTI

ESPERTI DI DIRITTO TRIBUTARIO, SOCIETARIO E DEL LAVORO, VALUTATORI DI AZIENDE, ESPERTI DI FINANZA AZIENDALE, CONSULENTI TECNICI DEL GIUDICE ED ESPERTI DELLA CRISI D’IMPRESA.

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Tommaso Revera - ph. Sergio Nessi GIORGIO BERTA MIRELLA NEMBRINI SERGIO COLOMBINI

VALERIO CHIGNOLI

Studio BNC

Quali sono stati i fattori che hanno favorito la vostra ascesa professionale all’interno dello studio BNC?

Valerio Chignoli: “Diventare soci dello studio è stata la consacrazione di qualcosa che nella realtà dei fatti c’è da sempre ovvero la condivisione del modo di lavorare, di concepire la professione e di viverne quotidianamente la sua evoluzione. Tutti e tre abbiamo mosso qui all’interno dello Studio BNC i nostri primi passi professionali (io nel 2001, la Dott.ssa Ghezzi nel 2003 e il Dott. Rapelli nel 2005) per cui abbiamo visto, giorno dopo giorno, prima da spettatori e poi da protagonisti insieme ai soci fondatori, la sua crescita. Il nostro ingresso in qualità di soci è un importante segnale di apertura verso la nuova generazione che rappresentiamo, anche se non è certo un punto di arrivo ma di partenza per dar vita a nuove sinergie e collaborazioni”.

Francesca Ghezzi: “A prescindere dalle nostre professionalità, era importante per lo studio il nostro ingresso in società. È un segnale forte anche all’esterno che certifica la nostra continua evoluzione. Lavoriamo in una realtà che si discosta rispetto ad altre del nostro settore: si distingue rispetto all’idea (molto radicata nell’immaginario collettivo) di studio professionale fondato e gestito unicamente dal socio fondatore. Il nostro, al contrario, è uno studio che ripone molta fiducia nelle risorse che impiega, al punto da riconoscerne qualità e competenze che possono portare anche a un upgrade professionale, come avvenuto nel nostro caso. Da quando abbiamo iniziato a lavorare qui, lo abbiamo sempre fatto pensando che lo studio fosse anche un po’ nostro; l’atteggiamento non è mai stato quello di semplici collaboratori, ma di risorse attivamente coinvolte anche nelle scelte strategiche intraprese. Siamo grati ai soci fondatori per la fiducia che ci è stata accordata in questi anni e, al tempo stesso, siamo felici del riconoscimento per i tanti sforzi profusi con dedizione e impegno”.

Qual è la ricetta per potersi confermare in un mondo come il vostro?

FRANCESCA GHEZZI

Valerio Chignoli: “La nostra è una professione che richiede sempre nuove competenze, per cui siamo consapevoli del fatto che non siamo ancora arrivati da nessuna parte. Se vogliamo preservare il prezioso lavoro svolto in questi anni, è opportuno aggregare competenze ed eccellenze diverse , così come aprirci al mondo dei giovani per specializzarci e affinare nuove competenze. Un altro aspetto che ha contribuito alla nostra crescita è il rapporto di fiducia instaurato in questi anni con la nostra clientela: uno studio come il nostro, oltre a vantare competenze molto elevate, ha sempre avuto la capacità di dialogare con il mondo degli imprenditori”.

Francesca Ghezzi: “Una volta conclusa l’università, pensare che la formazione di base possa essere sufficiente per lavorare in uno studio professionale è profondamente sbagliato. La nostra professione, oggi, ci chiede di continuare a studiare, crescere e cercare servizi nuovi per i clienti, mettendosi sempre in gioco”.

Le realtà con le quali collaborate hanno bisogno di una guida anche alla luce dei repentini cambiamenti normativi. È questa l’esigenza che percepite maggiormente?

Valerio Chignoli: “Assolutamente sì e percepiamo anche la fiducia che il cliente ripone nella figura tradizionale del commercialista a

RICCARDO RAPELLI

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cui, però, chiede sempre di più. Per rispondere a queste rinnovate esigenze, recentemente abbiamo unito le forze con 4ward Consulting, società di consulenza strategica in ambito aziendale/industriale, e con Conlabora Srl: insieme agli esperti di 4Ward Consulting abbiamo costituito la società Before Advisory Srl per offrire così imprenditori la possibilità di relazionarsi con un interlocutore unico che li accompagni nelle fasi del loro sviluppo, mentre lavoriamo al fianco di Conlabora Srl per proporre servizi innovativi a supporto delle imprese. Oltre a queste sinergie importanti e proficue che abbiamo costruito negli anni, ricordo che Studio BNC è anche parte di ACB Group, un network di oltre 60 studi professionali associati che riunisce alcune delle migliori realtà di commercialisti, legali, docenti universitari ed esperti aziendali per assistere le imprese nel loro percorso di crescita. Tornando alla sua domanda, quindi, le realtà con le quali collaboriamo necessitano sicuramente di una guida di riferimento (che è il commercialista), ma che oggi sia in grado di avvalersi di un professionista adeguato a qualunque esigenza”.

Francesca Ghezzi: “Il mondo professionale si è evoluto in grande misura negli ultimi anni. Le competenze che ci vengono richieste sono molteplici per cui, in un’ottica lungimirante, abbiamo preso coscienza del fatto che sarebbe stato impossibile adempiere a tutte le richieste dei nostri clienti, senza aprirci a nuove sinergie e partnership. Per questo motivo, negli anni, abbiamo cercato partner importanti e autorevoli a cui affiancarci per garantire ai nostri clienti un servizio di consulenza a 360°, restando comunque la loro interfaccia di riferimento”.

Il territorio in cui viviamo quanto ha favorito la vostra apertura al mondo delle imprese?

Riccardo Rapelli: “Bergamo ci ha catapultato in un contesto imprenditoriale di grande fermento, che ci ha offerto stimoli professionali di ogni livello e tipologia. Far parte di una grande struttura come quella di Studio BNC e annoverare una clientela così prestigiosa, sicuramente ci ha facilitato nell’affinare le molteplici competenze necessarie per esaudire esigenze che richiedono livelli di professionalità adeguati. Il mondo imprenditoriale a cui ci rivolgiamo rappresenta un incentivo professionale importante che ci spinge a migliorarci sempre e acquisire nuove competenze per supportare al meglio i nostri clienti”.

Quali sono stati gli aspetti professionalmente più appaganti della vostra esperienza in BNC?

Valerio Chignoli: “Personalmente, ho sempre percepito l’autorevolezza di chi ha fondato questo studio, la fiducia che hanno riposto in me sin dal primo giorno e tanta responsabilità.

Francesca Ghezzi: “Anche prima di diventare soci, abbiamo sempre goduto di una discreta autonomia, segno di grande fiducia da parte dei soci fondatori, ma anche di grande responsabilità”.

Riccardo Rapelli: “Il privilegio di potersi formare godendo di una libertà d’azione tutt’altro che scontata, è stato l’aspetto che mi ha stimolato maggiormente. Percepire la fiducia di chi sta investendo su di te è qualcosa di molto gratificante”.

I VENERDÌ DELLO STUDIO BNC

Un’idea del Dott. Giorgio Berta, nata durante la prima ondata di Covid-19, ha portato all’ideazione di un format streaming realizzato dallo Studio BNC in collaborazione con il partner tecnico sitointerattivo srls, specializzato nelle dirette web. Stiamo parlando de ‘I venerdì dello Studio BNC’, una finestra che lo studio apre settimanalmente verso il mondo come occasione di riflessione, proponendo in diretta streaming sui propri profili social qualificati approfondimenti sulle più svariate tematiche di attualità con l’ausilio di ospiti importanti e autorevoli www.studiobnc.net/sito/archivio-i-venerdi-dello-studio-bnc-nuovo/

BERGAMO

Via Mazzini 4 - tel. 035.2286999

GRUMELLO DEL MONTE

Piazzetta Don Geremia 18 - tel. 035.832026

TREVIGLIO

Viale De Gasperi 14, scala G - tel. 0363 419330

info@studiobnc.it - www.studiobnc.it

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Berta, Nembrini, Colombini e Associati CONSULENZA SOCIETARIA FISCALE E DEL LAVORO

Una casa per sempre

LA NUOVA STRUTTURA, PRESSO LA CASA DELLO SPORT, HA OSPITATO IL TORNEO DI TENNIS DA SEMPRE MOTORE

DELL’ASSOCIAZIONE PRESIEDUTA DA GIOVANNI LICINI

ph. Studio San Marco

Giovanni Licini è un personaggio sulla scena bergamasca da parecchi anni. Un modernissimo Robin Hood capace di prendere ai ricchi per dare ai meno fortunati. Lui però non ha arco e frecce, se non quelle della sua eloquenza. Lui, per aiutare il prossimo in difficoltà si è inventato il Torneo Vip, poi diventato Accademia dello Sport per la solidarietà. Per partecipare bisogna “donare” qualcosa all’Accademia ma sui campi di quel torneo puoi incontrare davvero tante persone importanti che il nostro Licini con maestria - le chiavi sono la passione per il tennis e l’altruismo - riesce a riunire in quella settimana. Industriali, professionisti, artisti, calciatori e campioni di sport vari per i quali il Torneo diventa, anno dopo anno, una passerella irrinunciabile. Con lui solo volontari dell’Associazione grazie ai quali il Torneo riesce a raccogliere cifre sorprendenti. Tra i suoi ospiti, a sfidarsi a racchettate, gli amici di Striscia la Notizia che attirano l’attenzione anche sui media nazionali. Poi il Covid. Niente più tornei. Licini però, come se cambiasse pelle al bisogno, da gaudente organizzatore del Torneo, mette a disposizione la sua rete di conoscenze per salvare più vite possibile. Su vari fronti: la possibilità di avere a Bergamo la Tac Mobile con la quale diagnosticare il virus senza i tamponi che erano introvabili e reperire ossigeno ed i respiratori per poterlo utilizzare, alla sua presenza per la costruzione dell’Ospedale alla Fiera… Accademia diventa una centrale operativa H24 e Licini ne verrà travolto ma i suoi intrecci arrivano ovunque fin dentro i ministeri. Ma quando si chiede aiuto, lui c’è. Poi, per quanto fatto, arrivano premi, riconoscimenti, anche la Rosa Camuna. “Belli i premi ma la più grande emozione è quella che provi quando riesci a salvare la vita di qualcuno che si rivolge a te per avere aiuto”.

Ma questa è un’altra storia che magari vi racconteremo sul prossimo numero dove avremo le fotografie della serata tenutasi a conclusione del Torneo 2023.

LA NUOVA SEDE DEL TORNEO

DELL’ACCADEMIA DELLO SPORT È

UNA
NUOVA STRUTTURA AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ
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Giovanni Licini

Parliamo del nuovo impianto che ha ospitato la prima edizione del torneo dell’Accademia post Covid...

“Dal 1976, dopo 45 edizioni e dopo lo stop causa Covid, dopo aver spostato più volte nel corso degli anni la sede del Torneo che dà vita e visibilità all’Accademia, si è pensato di trovare una sede in città ma è stato impossibile, per ovvie ragioni, pensare di occupare un centro privato per due settimane. Avendo noi l’ufficio nel Palazzo dello Sport abbiamo preso in considerazione di potenziare e riqualificare la struttura esistente: due campi in cemento, costruiti dall’amministrazione pubblica ma da gente che non sapeva cos’era il tennis. Il consiglio dell’Accademia mi ha autorizzato a prendere in considerazione l’idea di avere una sede definitiva per il Torneo. Abbiamo messo sul tavolo 300mila euro. Il terreno è della Provincia e l’impianto è gestito dal CSI che è un ente pubblico. Abbiamo sottoposto la vicenda alla Regione Lombardia che ha realizzato il progetto del costo di un milione e trecentomila euro, mettendone sul piatto un milione. In cambio, per il nostro contributo, avremmo potuto organizzare il nostro torneo vita natural durante. Abbiamo così valorizzato qualcosa di esistente rendendolo adesso più fruibile. Rimane comunque sempre in gestione al Centro Sportivo Italiano. Che ha le sue logiche. Due campi coperti modernissimi con una copertura a doppio strato pneumatica sorretta da archi in legno. Due scoperti e due per il Padel. C’è anche un piccolo bar e un servizio di ristorazione”.

Bella l’idea per far conoscere uno spazio come questo organizzando al suo interno una mostra aperta al pubblico, invitando quattro conosciuti artisti, con un vernissage in piena regola, che si è svolto il 15 giugno scorso.

La location è magica, a piano terra, affacciata su un introvabile giardino, si apre con serie di volte di mattoni sostenute da importanti colonne che reggono il palazzo Tassi in via S. Elisabetta.

Le volte creano un ampio open space che, inframezzato dalle colonne, regala angoli e prospettive inaspettate. Ben si presta come galleria e questo ha indotto Ramona Abis, titolare di Emotional Home, a convincere quattro artisti a proporre le loro opere e tenere così a battesimo quest’angolo bellissimo della Bergamo più preziosa. A metà tra la città alta e la bassa, vicino all’Università, a due passi dal Centro. Prestigioso e importante sarà di sicuro il suo destino.

la fabbrica delle carrozze dei tasso

UNA MOSTRA D’ARTE CON QUATTRO ESPONENTI DI ARTE CONTEMPORANEA MOLTO APPREZZATI PER FAR CONOSCERE QUELLA CHE FU L’OFFICINA DOVE VENIVANO COSTRUITE LE CARROZZE DELLA FAMIGLIA TASSO E OGGI IN VENDITA. UNO SPAZIO PIÙ UNICO CHE RARO

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Emotional Home valorizza gli immobili in vendita, sprigiona e amplifica le caratteristiche dei locali, come in questo caso, per far percepire al potenziale acquirente le opportunità che possono scaturire dall'investimento.

Racconto dell'antica e famosa famiglia Tasso con importante lascito culturale del famoso Torquato che amava passare il tempo proprio in questo palazzo. Ed è qui dove si è svolto l'Open House, nel luogo in cui fabbricavano le loro carrozze. L'immobile e la mostra rimangono aperti fino al 15 luglio. È possibile prenotare una visita per valutarne la potenzialità delle varie destinazioni ed utilizzi, per massimizzare la resa dell'investimento. Lo spazio si presta a vari utilizzi: studio professionale, co-working, fitness-club, loft.

la mostra è stata realizzata con il contributo di BIO Mobil

CRISTINA BRAZZO, SERGIO BATTAROLA, MAURIZIO RADICI E CARLO PREVITALI

I quattro artisti che hanno tenuto a battesimo questo spazio fino ad oggi celato al pubblico. Grazie alle loro opere, Palazzo Tasso è tornato per un giorno ad essere pulsante di vita e creatività.

‘’Un immobile che regala fascino con la sua storia e pace affacciato sul parco secolare. In centro alla città. Aeroporto a 15 minuti, A4 a 10 minuti, Milano 40 minuti. Uno spazio che può essere: un’abitazione di pregio ed esclusiva o ufficio, lascia libera l’interpretazione al suo acquirente’’.

Spazio Palazzo Tasso, via Pignolo 78 Ingresso via Sant'Elisabetta

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in collaborazione con EMOTIONAL HOME di Ramona Abis info 334 2027990 emotionalhome.net/ www.expitaly.it

DIABETE: CELLULE DELLO STOMACO TRASFORMATE IN BETA SIMILI

Le cellule staminali dello stomaco possono essere convertite in cellule che secernono l’insulina in risposta ad elevati livelli di zuccheri nel sangue, offrendo un promettente approccio per trattare il diabete. È quando evidenzia uno studio preclinico condotto da ricercatori della Weill Cornell Medicine (USA), i cui risultati sono stati pubblicati da Nature Cell Biology.

Nello studio, il team ha dimostrato di poter ottenere cellule staminali dal tessuto dello stomaco umano e riprogrammarle, con un’efficienza sorprendentemente elevata, in cellule che assomigliano a quelle beta del pancreas e che secernono l’ormone.

Nello studio, dopo aver trasformato le cellule staminali gastriche umane in cellule simil-beta, il team ha fatto crescere in vitro piccoli cluster di cellule detti organoidi e ha scoperto che questi ‘pezzi’ di tessuto diventavano rapidamente sensibili al glucosio, rispondendo con secrezione dell’insulina. In particolare, trapiantati in animali di laboratorio, gli ‘organoidi’ funzionavano secernendo insulina in risposta ad aumento della glicemia e mantenendo costanti i livelli di glucosio nel sangue.

E i trapianti hanno continuato a funzionare anche dopo mesi. “Si tratta di uno studio proof-of-concept che fornisce una base per lo sviluppo di un trattamento per il diabete di tipo 1 e di tipo 2”, spiega Joe Zhou, autore senior della ricerca.

Fonte: Nature Cell Biology 2023

PRIMA LA SALUTE

ROBOT LIQUIDI PER ESPLORARE IL CORPO UMANO

Un nuovo robot, creato dai ricercatori dell'Università cinese di Hong Kong con l'utilizzo del gallio, ha dimostrato di essere in grado di adattare il proprio stato all'ambiente in cui si trova. Grazie alla sua capacità di passare dallo stato solido a quello liquido e viceversa, il robot può cambiare forma a seconda delle circostanze.Questo studio, pubblicato sulla rivista Matter, potrebbe rappresentare grandi opportunità di sviluppo nel campo medico e dell'elettronica.

Il robot è stato ispirato dalle capacità di adattamento del cetriolo di mare e del polpo, ed è stato denominato "magnetoactive phase transitional matter". Gli studiosi hanno utilizzato il gallio per realizzarlo, poiché questo metallo fonde a una temperatura molto bassa.Questo, d’altra parte, potrebbe costituire un limite nell’utilizzo di questa macchina a scopi medici: è infatti prima necessario ideare un modo per raffreddare questo metallo al di sotto della temperatura corporea. L’impiego di nanoparticelle magnetiche consente al robot sia di passare dallo stato solido a quello liquido, che di controllarne il movimento grazie alla variazione del campo magnetico.In uno dei test condotti dagli studiosi, il robot è stato inserito nella riproduzione di uno stomaco umano. Scopo, testarne la capacità di rimuovere o trasportare oggetti all'esterno e all'interno dell'organo.

L’ATTIVITÀ FISICA AIUTA LA MEMORIA

Fare attività fisica a lungo termine – in particolare dalla gioventù fino alla mezza età – aiuta a prevenire il declino della funzionalità della memoria correlato all’invecchiamento, aumentando la sopravvivenza e modificando la rete dei neuroni nati durante la prima età adulta. E’ quanto emerge da uno studio della Florida Atlantic University e del CINVESTAV di Città del Messico, pubblicato da eNeuro.

L’invecchiamento è spesso accompagnato da declino cognitivo e tra le prime strutture interessate ci sono ippocampo e corteccia adiacente, aree essenziali per apprendimento e memoria. Per lo studio, il team si è concentrato sugli effetti della corsa nel lungo periodo, osservati nel modello animale. I risultati hanno mostrato che i neuroni ‘adulti’, nati più in là negli anni, restano connessi; un fenomeno che potrebbe prevenire o ritardare la perdita di memoria e la neurodegenerazione legate all’invecchiamento.

“Il nostro studio fornisce informazioni su come l’esercizio continuo, a partire dalla giovane età adulta e continuato per tutta la mezza età, aiuti a mantenere la funzionalità della memoria durante l’invecchiamento, sottolineando l’importanza di includere ogni giorno l’attività fisica”, spiega Carmen Vivar, del CINVESTAV di Città del Messico.

Fonte: eNeuro 2023

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NUOVA POSSIBILE SOLUZIONE TERAPEUTICA
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Silver Economy Network

IL ROADSHOW NAZIONALE FA

TAPPA IN DOMITYS QUARTO VERDE

Si è tenuta il 18 maggio, presso Domitys Quarto Verde, in via Pinamonte da Brembate 5, a Bergamo, la seconda tappa del Roadshow nazionale del Silver Economy Network, prima rete italiana di aziende e associazioni che offrono prodotti e servizi dedicati agli Over 65. Nel corso della mattinata, aperta dalla Presidente del Silver Economy Network, Mariuccia Rossini, e dalla General Manager della Residenza Domitys Quarto Verde Bergamo, Orietta Coppi, sono intervenuti l’Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo, Marcella Messina, e il Presidente del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Bergamo, Giuseppe De Beni. L’evento, dal titolo “L’Italia che cresce: il valore della cultura per una società attiva, connessa e longeva”, è parte di un progetto strategico nato per promuovere la collaborazione tra aziende e istituzioni di diversi territori e creare un’opportunità unica per conoscere nuove realtà, sviluppare sinergie e aprire un confronto sul presente e il futuro della longevità. Dopo una prima tappa a Bari, il Silver Economy Network ha scelto la città di Bergamo, Capitale della Cultura 2023 insieme a Brescia, per presentare la sua attività e valorizzare l’eccellenza dell’offerta italiana in ambito silver economy. La Silver Economy rappresenta, infatti, una filiera strategica e un’area prioritaria d’intervento per l’Italia, dove la percentuale di over 65, pari oggi al 23%, è destinata ad aumentare, arrivando al 35% nel 2050 e dove nel 2021 si è registrata una crescita dell’aspettativa di vita pari a +0,6 anni per le donne e +0,7 anni per gli uomini. Si tratta di una vera e propria evoluzione demografica che porta con sé un inevitabile cambiamento dei trend di consumo e di comportamento e pertanto necessita di risposte sinergiche che possano far fronte ai fabbisogni di questo target. In particolare, relativamente alla sfera sociale, i dati nazionali 2020-2021 di Passi d’Argento (sistema di sorveglianza della popolazione con più di 64 anni coordinata dall’ISS) mostrano come il 16% degli over 64 abbia dichiarato, nel corso di una settimana normale, di aver vissuto in una condizione di isolamento sociale e come la partecipazione a eventi sociali interessi solo il 14%, andandosi a ridurre con l’età (il 19% degli 64-75enni vs il 4% degli over 85). “Il valore della cultura per una società attiva – ha commentato Orietta Coppi - è uno dei valori fondanti per Domitys. Rappresentiamo il nuovo modo vivere la silver age e il Senior Living, per una società anziana come quella italiana, è la migliore soluzione abitativa. È il luogo ideale per vivere e trascorrere i propri momenti in compagnia, all’insegna della convivialità. Gli ambienti di Domitys Quarto Verde sono studiati ad hoc per i nostri senior, ed essere riconosciuti dal Silver Economy Network come punto di riferimento per tutto ciò che è legato agli Over 65 è per noi motivo di orgoglio”.

Giuseppe De Beni Assessora Marcella Messina Orietta Coppi
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Mariuccia Rossini Martina Mastromarino

FABRIZIO PLESSI

Plessi sposa Brixia

UNA PASSEGGIATA MONUMENTALE CHE INTRECCIA GLI AMBITI MUSEALI DEL PARCO ARCHEOLOGICO E DI SANTA GIULIA UNIFICANDO LA VASTA AREA UNESCO DI BRESCIA E LA MOSTRA INEDITA E SITE-SPECIFIC PLESSI SPOSA BRIXIA CELEBRA PER L’OCCASIONE IL LEGAME TRA ARCHEOLOGIA E ARTE CONTEMPORANEA, UNO DEI TOPOS DELLA STRATEGIA DI FONDAZIONE BRESCIA MUSEI

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ph. Petrò Gilberti

Plessi sposa Brixia

A BRESCIA 2500 ANNI DI STORIA IN UN CHILOMETRO

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Nella navata della Chiesa di San Salvatore s’incontra il grande anello nuziale (manca il titolo dell’opera), fulcro e nucleo narrativo dell’intero progetto che sposa simbolicamente il Museo, i suoi beni e i suoi valori. L’opera è conduttrice di un profondo messaggio di fedeltà, di rispetto, di amore per il passato, fonte e sorgente della ricerca artistica, ma diventa anche allegoria della ciclicità del tempo e della trasformazione e, in quanto tale, simbolo positivo di rinascita dopo il periodo della pandemia.

INAUGURATO IL CORRIDOIO UNESCO, GEMMA DEL PATRIMONIO BRESCIANO

Brescia si conferma Capitale dell’archeologia e dell’arte contemporanea, con l’inaugurazione di due eventi culturali di grande interesse nell’anno in cui si festeggia l’assegnazione del titolo di Capitale italiana della Cultura.

Venerdì 9 giugno 2023, ha aperto dopo 3 anni di progettazioni e lavori il Corridoio UNESCO, una passeggiata monumentale di quasi un chilometro attraverso 2500 anni di storia, che collega in un unico percorso pedonale aperto liberamente e gratuitamente al pubblico, l’area del Capitolium al complesso monumentale di Santa Giulia, sino ad ora fruibili solo separatamente.

Il progetto è promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, con la collaborazione e il supporto di Camera di Commercio di Brescia e Fondazione CAB, d’intesa con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia e con il supporto di Regione Lombardia: il grande traguardo culturale ed urbanistico venne presentato in occasione della celebrazione per i dieci anni dall’iscrizione del complesso monumentale di Santa Giulia e del parco archeologico del Capitolium nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, all’interno del sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.).

Il Corridoio Unesco garantisce, per la prima volta in assoluto, a tutti i visitatori di rimanere immersi, visivamente e fisicamente, nelle architetture monumentali storiche, dall’età romana - raccontata attraverso il nuovo allestimento della Sezione romana, improntata ai più moderni standard di accessibilità e installazioni artistiche multimediali - per poi viaggiare nell’alto Medioevo e nel Rinascimento, senza alcuna interferenza tra la città attuale e l’aura di quegli antichi luoghi. Il progetto, che genera indirettamente l’apertura di 2 nuove piazze pubbliche ricavate in altrettanti chiostri sino ad ora inibiti alla visita se non dei visitatori del Museo di Santa Giulia, è stato curato dall’architetto Camillo Botticini per ARW Associates.

Il legame tra archeologia e arte contemporanea, uno dei topos di Brescia Musei, è sancito da Fabrizio Plessi, il pioniere della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia che, dal 9 giugno 2023 al 7 gennaio 2024, presenta PLESSI SPOSA BRIXIA, un progetto inedito, un percorso immersivo composto da installazioni, videoproiezioni e ambienti digitali monumentali, appositamente creato per il Parco Archeologico di Brescia romana e per il Museo di Santa Giulia, per consegnare al pubblico un messaggio di responsabilità e di consapevolezza del patrimonio storico, archeologico e iconografico di Brescia.

Fabrizio Plessi intraprende un viaggio che mette in evidenza le vestigia della città, reinterpretandole attraverso il suo caratteristico alfabeto tecnologico e multimediale, ovvero con la luce, il suono e le immagini in movimento e che si completa con una esposizione di disegni, tavole e schizzi originali di progetto.

L’iniziativa, curata da Ilaria Bignotti, promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei è il nuovo capitolo del format Palcoscenici archeologici, inaugurato con le monografiche su Francesco Vezzoli (2021) ed Emilio Isgrò (2022), e s’inserisce nel calendario di eventi di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023.

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Plessi sposa Brixia

Il tema espositivo che Fabrizio Plessi ha evidenziato coniuga i valori della bellezza, della salvaguardia e della tradizione con quelli della valorizzazione e del riconoscimento del luogo e della sua identità.

Ispirato dalle vestigia archeologiche e monumentali bresciane, Plessi ha visto in questo patrimonio un bacino di iconografie a partire dalle quali intervenire con il suo linguaggio, per creare una loro trasformazione multimediale in colate dorate, neri fondali, gorghi di luce, suoni e movimenti.

PLESSI SPOSA BRIXIA si chiude nella Sala dell’Affresco del Museo di Santa Giulia dove è esposta la più ampia mostra di schizzi, appunti, disegni e progetti mai realizzata dall’artista, accompagnati da pensieri sul senso della mostra e delle installazioni, che Fabrizio Plessi ha realizzato in oltre tre anni di lavoro per il progetto bresciano. Si tratta di un’occasione importante per osservare come l’artista elabori le idee delle sue opere, quali processi cognitivi e immaginifici siano alle spalle di una installazione artistica, ripercorrendo le riflessioni e i sogni di un autore contemporaneo nei confronti delle sue origini e della nostra storia.

Il catalogo, a cura e con contributi di Ilaria Bignotti include anche uno scritto inedito di Luca Massimo Barbero ed è edito da Skira. La collaborazione con l’artista è sancita anche dalla donazione di due opere alla Fondazione Brescia Musei da parte dell’artista. La Fondazione, costantemente impegnata nell’arricchimento del patrimonio civico, si arricchisce così di due installazioni fondamentali, tra le cinque esposte, tra le più connesse al patrimonio cittadino: Santa Giulia crocefissa e uno dei Capita aurea. Il progetto PLESSI SPOSA BRIXIA è reso possibile dall’impiego delle risorse dedicate alla valorizzazione degli artisti contemporanei nell’ambito del fondo Bruno Romeda.

La manifestazione Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 vede Intesa Sanpaolo e A2A nel ruolo di Main Partner, Brembo nel ruolo di Partner di Sistema, Ferrovie dello Stato Italiane e SACBO quali Partner di Area. Il Ministero della Cultura e Regione Lombardia sono partner istituzionali insieme a Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bresciana e Fondazione della Comunità Bergamasca.

Con l’inaugurazione del Corridoio UNESCO Fondazio

Ilaria Bignotti, curatrice Fondazione Brescia Musei ph. Petrò Gilberti

L’aula occidentale del Tempio Capitolino accoglie Capita Aurea, tre grandi opere multimediali, dove le teste di bronzo di imperatori romani si disciolgono lentamente finendo come oro liquido a terra. Una sorta di vanitas contemporanea, in cui il prezioso metallo diventa metafora del tempo che scorre, della gloria terrena che passa e del potere che si discioglie.

Colonne Colanti è il titolo dell’installazione che lavora sui frammenti di colonne miliari che si trovano all’interno del percorso museale di Brescia romana. La colonna, simbolo di potere e monumentalità ed elemento portante dell’architettura, nel lavoro di Plessi diventa liquida, sciogliendosi lentamente fino a scomparire in una pozza dorata: è un invito a meditare sulla vanagloria e sul potere, ma anche a ricordare la grande bellezza e le costruzioni dell’umanità e non lasciarle distruggere.

Con l’inaugurazione del Corridoio UNESCO Fondazione Brescia Musei completa un lavoro quadriennale intrapreso con il recupero della Vittoria Alata e la riqualificazione del Capitolium e quindi con la nuova sezione dell’età romana. Oggi i due poli del Parco archeologico e del Museo di Santa Giulia sono riunificati in un percorso di straordinaria suggestione che snodandosi tra i monumenti di 2000 anni di storia conduce alla piena comprensione del grandioso patrimonio bresciano. È una grande gioia lanciare questo progetto in contemporanea al terzo episodio del trittico espositivo Vezzoli, Isgrò e ora Fabrizio Plessi che abbiamo progettato dal 2021 proprio per avvicinare il pubblico alla comprensione di questo nuovo unicum museale attraverso le installazioni monumentali di tre grandi artisti. È un grande giorno per i Musei i Brescia. (Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei)

Le Domus dell’Ortaglia accolgono Underwater Treasure, un lavoro ispirato al patrimonio musivo bresciano. Per l’occasione Plessi ha selezionato alcuni mosaici antichi, realizzando un’opera nella quale i motivi grafici si trasformano in maree dalle onde dorate che si stagliano su fondi neri.

Plessi sposa Brixia

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Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei ph. Petrò Gilberti

“Oggi inauguriamo due momenti diversamente importanti per la nostra città. Il primo lo abbiamo atteso per diverso tempo e innumerevoli sforzi sono stati compiuti per realizzarlo: ora il Corridoio Unesco è realtà ed è un grandissimo regalo che BgBs2023 lascerà in eredità alla città. Un chilometro di bellezza, completamente accessibile, sempre aperto e gratuitamente fruibile da tutti: il Corridoio Unesco è il paradigma della cultura che vogliamo per Brescia e a cui stiamo lavorando da anni. Con il secondo, invece, Brescia si arricchisce di un altro grande nome dell’arte contemporanea come Fabrizio Plessi. Con il format “Palcoscenici archeologici”, Fondazione Brescia Musei sta portando in città uno spaccato di arte contemporanea che i bresciani, ma anche i turisti, stanno apprezzando moltissimo. L’opera di Plessi è stata pensata proprio per intrecciarsi con il parco archeologico di Brescia romana, il Museo Santa Giulia, il Corridoio Unesco stesso. Plessi esalta le nostre radici storiche e culturali illuminandole con un linguaggio nuovo, fortemente comunicativo, così come era stato per Vezzoli e Isgrò. Ciascuno di questi grandi artisti contemporanei ha portato dentro il parco archeologico il proprio personalissimo sguardo, forzandoci a guardare con occhi nuovi ciò che abbiamo la fortuna di avere sotto gli occhi ogni giorno”.

(Laura Castelletti, Sindaca del Comune di Brescia - foto in alto)

“La mostra di installazioni site-specific e multimediali di Fabrizio Plessi propone, per la prima volta a Brescia, un grande innovatore dell’arte contemporanea, un umanista tecnologico che da decenni lavora sul rapporto tra vestigia storico-artistica e loro reinterpretazione tecnologica nell’epoca della rivoluzione digitale. Un progetto ambizioso, come lo è stato il ripensamento del sito UNESCO bresciano che, da oggi, viene proposto in forma integrata e fisicamente unificato dal chilometro della passeggiata tra le bellezze della Brescia antica: da piazza Foro al Viridarium trascorrendo attraverso quattro nuove "piazze". Un progetto museale che trasforma radicalmente lo stesso tessuto urbanistico di questa parte della città rendendo penetrabile i siti museali e contaminandoli con il tessuto urbanistico antico”.

Stefano Karadjov, direttore Fondazione Brescia Musei ph.

PLESSI SPOSA BRIXIA Brescia, Corridoio Unesco, Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia Fino al 7 gennaio 2024 Orari di apertura martedì - domenica, 10.00 - 18.00 dal 1° giugno al 30 settembre, 10.00 - 19.00 - Chiuso tutti i lunedì non festivi Petrò Gilberti

Vette di luce

La montagna vista attraverso la pittura dell’800, la fotografia di Naoki Ishikawa, e, insieme, due progetti diffusi nel territorio: uno in pianura e un secondo in alta quota. La montagna dipinta, fotografata, raccontata, conquistata. Il paesaggio alpino idealizzato e insieme vissuto, sognato e mantenuto, aspro e amico, temuto e rispettato. Vette di Luce, attraverso l’arte, è un omaggio alle Alpi Orobie, una mostra in Accademia Carrara e doppio percorso espositivo in vari luoghi della provincia, in pianura e, in quota fino ai 2.300 metri. Perché la bellezza sia diffusa così come la cultura della montagna.

L’arte da sempre ha interrogato la montagna come tema ricorrente e questo confronto continuo, nei secoli, non ha mai smesso d’essere, fino a trovare nell’Ottocento e nella pittura di paesaggio, così come nella fotografia dal Novecento a oggi, le sue massime espressioni. Il paesaggio bergamasco e la luce, uno dei temi posti da Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, hanno ispirato Accademia Carrara per il secondo progetto espositivo previsto per l’estate, è nato così Vette di Luce, dal 23 giugno al 3 settembre 2023, un percorso tra storia e contemporaneità: una mostra all’interno della Carrara e, sul territorio, un doppio progetto per creare una sorta di “museo diffuso” di arte e cultura della montagna.

ACCADEMIA CARRARA PRESENTA LA NUOVA MOSTRA A CURA DI FILIPPO MAGGIA E M. CRISTINA RODESCHINI, IN COLLABORAZIONE CON CAI CLUB ALPINO ITALIANO - SEZIONE DI BERGAMO, CHE SARÀ VISITABILE FINO AL 3 SETTEMBRE 2023

Andrea Marenzi Le Cascate del Serio 1886 Accademia Carrara Bergamo

“E questo vedrà come vid’io” un breve appunto di Leonardo da Vinci descrive il suo passaggio sulle Alpi, un veloce rimando per rappresentare un grande e straordinario rapporto, quello tra gli artisti e la montagna, una storia fatta di osservazione diretta, di innamoramenti, passi, salite, appunti, disegni, scritti, taccuini, scoperte, dipinti, studi, memorie.

Nelle rinnovate sale al primo piano, la mostra prende forma attorno a un dialogo tra la pittura di paesaggio di tradizione ottocentesca e la fotografia di Naoki Ishikawa (Tokyo, 1977) insieme a due opere di arte contemporanea: la video-installazione dei MASBEDO e la mappa di Matteo Rubbi.

DUE Percorsi: il primo prevede le fotografie di Naoki Ishikawa, sempre dedicate alle Alpi Orobie, esposte in 5 luoghi del territorio, mostre spinoff del viaggio del fotografo giapponese sulle montagne bergamasche. Il secondo la presenza di 17 riproduzioni di capolavori della Carrara in 17 rifugi CAI della provincia bergamasca.

Il percorso pittorico, a cura di M. Cristina Rodeschini e Paolo Plebani, vede una serie di dipinti ottocenteschi della collezione di Accademia Carrara o provenienti da alcuni prestiti concessi da Club Alpino Italiano e collezioni private. Nelle oltre 35 opere sono indagati diversi aspetti: Costantino Rosa (1803-1878) descrive in una serie di piccoli olii la Val Taleggio, la Valle Brembana, la Val Seriana; Andrea Marenzi (1823-1891) racconta su tela lo spettacolo delle Cascate del Serio; Ermenegildo Agazzi (1866-1945) in una monumentale opera dipinge forse la più celebre delle cime bergamasche, la Presolana.

Oltre a Vette di Luce, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, la montagna è al centro di una serie di iniziative. Dalla mostra di Fondazione Brescia Musei, ospitata al Museo di Santa Giulia, fino al 25 giugno 2023 intitolata Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte. Luce della montagna al documentario Le montagne della cultura, prodotto da Art Film Kairos in collaborazione con Rai Documentari, che racconta il patrimonio artistico e culturale delle due città e dei territori, in prima serata su Rai Tre, il 2 giugno 2023.

“Gli artisti hanno sempre apprezzato i paesaggi d’alta quota e in modo particolare chi vi è nato o li ha frequentati, ha subito colto il lato magico di questi territori. Le Alpi Orobie sono state frequentate dai pittori che ne hanno percorso i sentieri, raggiunto le cime, osservato gli aspetti naturali, con l’intenzione di documentarne la bellezza e di condividerla con gli altri. Dalla seconda metà dell’Ottocento, con l’affermarsi del gusto per il paesaggio, alcuni tra i migliori allievi dell’Accademia di Belle Arti Carrara praticano con successo il genere che per alcuni di essi diverrà una vera e propria specializzazione”.

(M. Cristina Rodeschini direttore Accademia Carrara e co-curatore della mostra)

IN Carrara
Vette di Luce Accademia Carrara 2023 ph. Naoki Ishikawa

Vette di luce

Per aggiornare in chiave contemporanea il fascino che la montagna esercita sugli artisti, Accademia Carrara ha affidato una rilettura delle Alpi Orobie a Naoki Ishikawa. Fotografo ed alpinista Ishikawa ha conquistato 10 dei 14 ottomila metri esistenti sul pianeta e i suoi progetti, dedicati all’Everest, al K2, al Monte Fuji, al Circolo Polare Artico sono stati esposti in tutto il mondo e sono oltre 40 le pubblicazioni che raccontano le sue imprese e le sue immagini.

La sua presenza a Bergamo è stata fortemente voluta da Accademia Carrara che ha commissionato al fotografo-alpinista giapponese un'indagine realizzata in tre campagne tra il 2022 e il 2023, percorrendo l'Alta Via, con l'obiettivo di documentare in forma esperienziale il paesaggio, tracciando un profilo antropologico ed etnografico di questi territori. Come successo quasi 150 anni fa a Vittorio Sella (fotografo-alpinista, 1859 – 1943), si è rinnovato con questa spedizione l’interesse per un racconto del rapporto uomo-natura attraverso il paesaggio montano che muta, dalla città di partenza fino ai paesi e le valli, agli animali, tappa dopo tappa, spesso accompagnato da appunti e riflessioni in una serie di immagini inedite. L’impresa di Ishikawa è anche raccontata, in prima persona, in un film documentario: è il fotografo a condurre lo spettatore nelle due campagne sulle Alpi e all'interno del suo studio a Tokyo, mostrando il divenire del lavoro. Sono circa 40 le fotografie di Ishikawa in mostra in Carrara.

“È difficile stabilire se Naoki Ishikawa sia da considerarsi un fotografo-alpinista o viceversa. Nel corso degli anni, più volte gli è stata posta questa domanda, in occasione di incontri o presentazioni dei suoi numerosi libri. La risposta è sempre stata la medesima: «Fin da ragazzino sognavo di viaggiare, e da quando ho potuto farlo non ho più smesso. L’interesse per la montagna è relativamente recente, ma devo riconoscere che da quando ho iniziato a scalare non ho più voluto smettere. Tuttavia, nasco come fotografo e oggi racconto anche la montagna”.

Filippo Maggia, co-curatore della mostra

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Matteo Rubbi LaTana del Drago Naoki Ishikawa Vette di Luce Accademia Carrara 2023 ph. Naoki Ishikawa

Completano il progetto espositivo, all’interno della Carrara, due opere d’arte contemporanea. La video-installazione Ricordo di un dolore è stata realizzata nel 2020 da MASBEDO, duo artistico composto da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, in prestito da GAMeC. La salita silenziosa verso la Presolana, montagna ritratta anche in diversi dipinti ottocenteschi in mostra, di un uomo che porta sulle spalle una riproduzione del dipinto di Pellizza da Volpedo, parte della collezione Carrara, racconta la solitudine di un momento di dolore e la sua sublimazione, in un tutt'uno con il paesaggio circostante. Il lavoro di Matteo Rubbi (Seriate, 1980), intitolato La tana del Drago è stato realizzato nel 2023 appositamente per Vette di Luce, grazie a una commissione di Accademia Carrara che prevede l’acquisizione dell’opera all’interno della collezione. È una ricostruzione immaginata ed esperienziale delle Orobie, un viaggio a memoria in cui l’artista ha prima ricreato poi fotografato monti, fiumi, strade, paesi e città indicando i luoghi. Il risultato vuole somigliare più a un racconto che a una mappa analitica. Le montagne bergamasche sovrappongono ai vecchi modelli di rappresentazione i nuovi: ville romane e porte di città sono mischiate a condomini, capannoni e industrie che oggi caratterizzano il paesaggio urbanizzato sia della pianura sia delle valli. Il titolo richiama la reliquia della costola di un drago esposta, secondo tradizione, nella chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore, all’imbocco della Val Brembana.

DUE Percorsi

ISHIKAWA – 5 MOSTRE SPIN OFF

Le Alpi Orobie rappresentano un paesaggio ben preciso, un immaginario comune, così come una risorsa straordinaria naturale, culturale, economica, antropologica e sociale che questa iniziativa celebra in tanti modi cercando, quanto più possibile, di celebrarla e di condividerla rendendola vicina e accessibile a tutti.

Con questo spirito e sfruttando le possibilità date da un mezzo come la fotografia, Accademia Carrara con CAI –Bergamo, Osservatorio della Montagna e gli enti ospitanti, presentano cinque mostre spin off di Naoki Ishikawa, sempre dedicate alle Orobie. Un "museo diffuso della montagna" che da luglio ad agosto trova ospitalità presso 5 luoghi del territorio, dando forma a una volontà divulgativa che ha permesso una contaminazione di luoghi e di linguaggi e avvicina il pubblico a inediti racconti tra natura, storia, tradizione e arte.

LA CARRARA IN QUOTA - RIFUGI CAI

In concomitanza con il 150° anniversario dalla fondazione della Sezione di Bergamo, Associazione CAI e Accademia Carrara presentano PIÙ

SU, IN PIENA BELLEZZA Alta Via delle Orobie - tra natura, storie, persone e arte che intende generare ancor maggior fascino tra le meraviglie delle Orobie e le comunità di montagna. La cultura dell’alpinismo, dell’escursionismo e del turismo montano sostenibile e responsabile, si relazionano con la storia dell’arte italiana che sale in quota lungo l’Alta Via delle Orobie, il Sentiero 3 Valli e la rete dei rifugi, presidi di cultura, in una contaminazione di nuovi racconti. Diciassette rifugi CAI ospitano altrettante riproduzioni di capolavori della collezione bergamasca selezionati tra le opere più note del Museo.

In un reale connubio tra arte e cultura della montagna, oltre alla presenza delle riproduzioni dei capolavori, per il periodo del progetto i nomi dei singoli rifugi saranno completati dal nome dall’artista ospite, così gli alpinisti saranno accolti in val Seriana, a 1.410 m, all’interno del rifugio Alpe Corte Moroni o, prima di affrontare la parete settentrionale della Presolana, presso il rifugio Albani Mantegna a 1.939 m; sullo sfondo del Pizzo del Diavolo di Tenda, in Val Brembana a 2.015 m, nel rifugio Calvi Raffaello fino alla massima altitudine di 2.328 m, in valle di Scalve, del rifugio Tagliaferri Bellini. Grazie al Rifugio Tagliaferri Bellini, Accademia Carrara e CAI Bergamo realizzano anche il progetto più ad alta quota nell’anno di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura.

Piazza Giacomo Carrara, 82 Bergamo www.lacarrara.it

Accademia Carrara Bergamo Vette di Luce Accademia Carrara 2023 ph. Naoki Ishikawa

Da 125 anni sul territorio a fianco di famiglie e imprese

BANCA VALSABBINA FESTEGGIA 125 ANNI:

IL 5 GIUGNO 1898 VENIVA COSTITUITA

LA CASSA COOPERATIVA DI CREDITO VALSABBINA

Banca Valsabbina festeggia 125 anni. Il 5 giugno 1898 veniva infatti fondato a Vestone quello che oggi è il principale istituto bancario bresciano, con il nome di Cassa Cooperativa di Credito Valsabbina. Nei suoi 125 anni di storia Banca Valsabbina ha progressivamente consolidato il proprio radicamento prima nel territorio bresciano e poi in quelli dove ha esteso nei decenni la propria presenza, assicurando sempre vicinanza e sostegno sia alle imprese che alle persone.

Banca Valsabbina arriva al 125esimo anniversario con risultati di prim’ordine nello scenario bancario italiano: il bilancio relativo all’ultimo esercizio ha registrato performance economiche e patrimoniali tali da consentire il miglior utile di sempre nella storia dell’istituto. Dal bilancio 2022 emergono infatti un utile ante imposte di € 57,8 milioni (+16%) e un utile netto di € 41,4 milioni, con il risultato netto che ha superato del 6% l’utile record realizzato nel precedente esercizio. L’indicatore di redditività (“ROE”), pari al 10,5%, il CET 1 Ratio al 14% e il Tier Total superiore al 15% confermano i risultati positivi conseguiti dall’istituto.

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A destra

Renato Barbieri, Presidente di Banca Valsabbina e, a sinistra, la sede bresciana dell’Istituto

Negli ultimi anni la banca ha poi perseguito un piano di sviluppo di progetti innovativi, favorendo partnership strategiche e/o acquisizioni, con aziende innovative legate al mondo Fintech; cogliendo così le opportunità legate al processo di innovazione digitale in corso, anche ricorrendo ad operazioni di finanza strutturata e integrata.

“Non amiamo l’autocelebrazione e preferiamo continuare a lavorare per sostenere l’economia dei territori dove operiamo, ha spiegato Renato Barbieri, confermato proprio quest’anno alla presidenza di Banca Valsabbina. I risultati più che positivi raggiunti nel tempo ci spingono a continuare il nostro lavoro seguendo la linea tracciata, fedeli al ruolo che ci compete, per estrazione, di vicinanza alle famiglie e alle imprese, innovandoci e innovando con l’obiettivo di tendere verso un futuro sostenibile, di benessere e progresso. E nell’occasione di questo anniversario voglio ringraziare tutti i nostri dipendenti, con l’apporto dei quali negli anni è stato possibile realizzare questo percorso di crescita e consolidamento”, ha concluso Barbieri.

La storia di Banca Valsabbina affonda le radici nella seconda metà del XIX secolo, quando gli abitanti dei comuni valsabbini Vestone e Nozza decidono di dar vita ad una comune associazione e fondano una Società di Mutuo Soccorso. A quel tempo non esistevano infatti gli istituti previdenziali, quindi operai, artigiani e piccoli commercianti in caso di malattia o infortunio non avevano alcuna garanzia o tutela e per il sostentamento delle proprie famiglie e potevano fare affidamento solo sull’aiuto o sulla carità di persone amiche e facoltose.

Il 5 giugno 1898 viene quindi costituita la Cassa Cooperativa di Credito Valsabbina, società anonima cooperativa a responsabilità limitata e con capitale illimitato. Successivamente, con delibera dell’Assemblea straordinaria dei Soci del 26 giugno 1949, la Banca ha assunto la denominazione di Banca Cooperativa Valsabbina - Società cooperativa a responsabilità limitata. Se all’inizio la banca ha sostenuto la crescita dell’economia della Valsabbia, dalla seconda metà del secolo scorso ha esteso la propria presenza prima verso il lago di Garda e la città di Brescia e poi nel resto della provincia. L’attuale denominazione Banca Valsabbina SCpA è stata assunta con delibera dell’Assemblea straordinaria dei Soci del 14 maggio 2005. Negli ultimi anni ha poi esteso la propria presenza anche ad altre province della Lombardia e in altre regioni. Oggi Banca Valsabbina rappresenta la principale realtà popolare indipendente a livello nazionale, forte di una rete territoriale di 70 filiali dislocate nelle province di Brescia, Verona, Mantova,Trento, Monza-Brianza e nelle città di Modena, Bergamo, Milano, Padova,Vicenza, Treviso, Bologna, Reggio Emilia, Torino, Cesena, Parma, Asti e Pavia. Il progressivo consolidamento territoriale rientra nel percorso delineato nel piano strategico della Banca, che ha tra i principali obiettivi il rafforzamento della propria presenza nei principali capoluoghi del Nord Italia.

Brescia (sede) Via XXV Aprile, 10 Tel. 030 37231

Bergamo Viale Papa Giovanni XXIII, 38 Tel. 035 235178

www.bancavalsabbina.com

Fotografie di rara bellezza

ALL'INTERNO DELL'ATELIER MAISON CÒ È STATA PRESENTATA LA MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA A GIANNI TURILLAZZI CURATA DA RENATO CORSINI, DIRETTORE ARTISTICO DEL MA.CO.F - CENTRO DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA
G.Turillazzi
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Ottavia Piccolo

Gianni Turillazzi, bresciano di nascita, ben presto trasferitosi a Roma, è sicuramente uno dei protagonisti più importanti della fotografia di moda che, negli anni ’70, ha saputo raccontarci l'evolversi di un modo di vestire e di proporsi all'interno dell'immagine femminile. ”Fotografie di rara bellezza” è una mostra fotografica, curata da Renato Corsini, direttore artistico del Ma.Co.f - Centro della fotografia Italiana, allestita all'interno dell'atelier “Maison Cò” gestito dalle sorelle Marta e Maria Cò. L'esposizione nasce come testimonianza di un processo creativo che vede il connubio tra creativi del trucco e la loro interpretazione attraverso l'obiettivo di un fotografo. Non solo un momento estetico ma anche e soprattutto l'incontro tra due culture che si mettono al servizio di un unico progetto inteso a raccontare differenti professionalità; lo stesso incontro che avviene, uscendo dai consueti spazi museali dove solitamente sono visitabili le mostre, tra le immagini esposte e le postazioni di lavoro della “Maison Cò”. Nell'occasione del vernissage, a rendere maggiormente interessante il progetto è stata la presenza, tra le autorità intervenute, di Benedetta Barzini, notissima fotomodella che, negli anni ’70, anche grazie alle fotografie di Gianni Turillazzi, ha riempito i rotocalchi del tempo. Ora docente di antropologia della moda, Benedetta Barzini, nel corso di un dibattito con il pubblico, ha raccontato la propria esperienza nel mondo della moda, non risparmiandosi una lucida e colta critica su alcuni aspetti e conseguenze che spesso accompagnano quell'entourage. Il ruolo della donna protagonista non solo davanti all'obiettivo, ma anche e soprattutto al di fuori della sua iconica rappresentazione, è stato argomento di un condiviso percorso.

G. Tur, Gina Lollobrigida con il figlio Milko Skofic G.Tur. Claudia Cardinale con il figlio Patric Castaldi G.Tur, Virna Lisi con il figlio Corrado Pesci

ma era realtà!

Una mostra allestita presso Villa Passi di Villongo dove sono state esposte le immagini con le quali Maurizio Belometti, fotoreporter titolare dello Studio San Marco, ha documentato l’epopea del Covid. “Mi sono trovato come tutti - ha detto durante la presentazione dell’iniziativa - da un giorno all’altro in una nuova dimensione dove le strade deserte, percorse solo dalle ambulanze, facevano da contraltare agli ospedali affollati e ai cimiteri dove era difficile trovare posti liberi per la tanta gente che moriva uccisa dal virus.

giorni irreali...
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Maurizio Belometti

Per un reporter documentare quel periodo storico e carico di paura e al tempo stesso responsabilità è diventato un dovere morale. Ed oggi si è tradotto in una mostra che rende omaggio al Villongo ed ai suoi abitanti, ma idealmente a tutti i bergamaschi, travolti dallo stesso inimmaginabile drammatico destino. Il coraggio dei commercianti e la generosità degli imprenditori, come Manuel Oldrati che di notte rimuginava come liberarsi della burocrazia che gli impediva di trasformare maschere da snorkeling in maschere per la somministrazione dell’ossigeno da donare agli ospedali o Polini che, l’alcol da utilizzare per la produzione di liquori, lo destinava ai reparti ospedalieri più bisognosi. Una mostra per non scordare, mai, quello che sembrava irreale ma era una drammatica realtà.

Simone Polini, Adriano Signorelli e Manuel Oldrati, i tre main sponsor della mostra.

Porsche mission x

PRESENTATA LA NUOVA CONCEPT CAR DI PORSCHE IN OCCASIONE DEI FESTEGGIAMANTI PER IL 75° COMPLEANNO DEL BRAND

Oliver Blume, Chairman of the Executive Board of Porsche AG, e Michael Mauer, Vice President Style Porsche, hanno presentano la Mission X in occasione del 75° anniversario di Porsche. La nostra vision, qualora la concept car entrasse in produzione di serie: l'auto da strada più veloce sulla Nordschleife del Nürburgring; un rapporto peso-potenza di circa un CV per Kg.; una deportanza nettamente superiore a quella dell'attuale 911 GT3 RS; una ricarica circa due volte più veloce rispetto alla Taycan Turbo S

La Mission X è una due posti dal design incredibile, presentata in anteprima l'8 giugno 2023, alla vigilia dell'inaugurazione della mostra "75 Years of Porsche Sports Cars” presso il Museo Porsche di Stoccarda-Zuffenhausen. Si tratta di una data speciale: 75 anni fa, l'8 giugno 1948, la 356 Roadster "No. 1" divenne la prima automobile a marchio Porsche a ricevere l'autorizzazione a circolare. Fu in quell'occasione che nacque il Brand di auto sportive oggi noto in tutto il mondo.

"La Porsche Mission X è una sorta di 'faro tecnologico' per le vetture sportive del futuro. Prosegue il cammino avviato dalle auto sportive iconiche dei decenni passati: come la 959, la Carrera GT e la 918 Spyder prima di lei. La Mission X dà un impulso determinante all'evoluzione dei futuri concept automobilistici - ha dichiarato Oliver Blume, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Porsche AG. - Avere il coraggio di sognare e creare auto da sogno sono per noi due facce della stessa medaglia: Porsche è rimasta Porsche proprio grazie a un costante cambiamento”.

Michael Mauer, Responsabile Stile di Porsche, ha commentato: "La Mission X è un chiaro impegno a favore dell'essenza del Marchio. L'espressione costante e rafforzata della nostra identità di brand e di prodotto è per noi una bussola importante che ci guida nel processo di sviluppo dei nostri modelli di serie. Il prototipo esprime una simbiosi tra un inconfondibile DNA sportivo e un'immagine globale di lusso".

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Una cupola in vetro leggerissimo con un esoscheletro in plastica rinforzata con fibra di carbonio abbraccia entrambi gli occupanti. Le porte in stile Le Mans sono fissate al montante e al tetto e si aprono in avanti e verso l'alto. Questo tipo di portiere era già stato utilizzato sulla leggendaria Porsche 917 da competizione. Un altro elemento che cattura l'attenzione è la firma luminosa: per la Mission X, i designer hanno reinterpretato la caratteristica grafica a quattro punti di Porsche. La struttura a base verticale dei fari si ispira a vetture da corsa storiche come la Porsche 906 e 908 e si sviluppa verso il basso, in direzione della strada. Una struttura di supporto high-tech incornicia i gruppi ottici a LED e mette in risalto i sottili elementi a vista delle luci di marcia diurna e degli indicatori di direzione. Quando vengono azionate, le luci appaiono come un occhio che si spalanca. Una volta completamente accesi, i proiettori trasmettono una sensazione di sicurezza.

La centralità del conducente si evince dall'asimmetria degli interni e dallo schema cromatico, che è diverso per i due sedili. Tranne che per le sezioni in pelle in tonalità Marrone Andalusia, il sedile del conducente è Grigio Kalahari e crea un’area monocolore insieme alla console centrale e al cruscotto. Il sedile del passeggero è invece nella tonalità a contrasto Marrone Andalusia. Oltre ai gusci dei sedili in CFRP e alle cinture di sicurezza a sei punti integrate nella monoscocca, altri elementi di analogia con il motorsport sono rappresentati dal volante aperto, che è dotato di selettori di modalità e levette di selezione delle marce. A bordo sono presenti più telecamere. La ripresa inizia non appena il conducente preme il pulsante di registrazione (REC) sul controller multifunzione.

Caratteristiche estetiche: rivisitazione di elementi classici del Marchio La Mission X rappresenta l'apice delle prestazioni e del lusso moderno. Al contempo, la sua forma scolpita e le sue curve muscolari dimostrano che le hypercar non devono necessariamente avere un aspetto aggressivo. La carrozzeria dal profilo basso e allungato, alta meno di 1,2 metri, è rifinita in Rocket Metallic, un'elegante tinta studiata appositamente per questa concept car. Sotto la linea di cintura si notano elementi estetici con finitura a trama di carbonio. Tali componenti sono verniciati con finitura satinata e risultano quindi lievemente colorati, ma con una struttura materica sempre riconoscibile.

In Porsche, le concept car innovative hanno sempre posto le basi per il futuro. Il Costruttore di auto sportive continua questa tradizione con il suo ultimo prototipo. La Mission X è la spettacolare reinterpretazione di una hypercar, con portiere in stile Le Mans che si aprono verso l’alto e in avanti e un efficiente powertrain elettrico ad alte prestazioni.

Un gruppo ottico a tutta lunghezza che sembra fluttuare contraddistingue la sezione posteriore della Mission X. La scritta Porsche trasparente e illuminata costituisce un elemento caratterizzante. Le scultoree luci posteriori fuoriescono, come sospese nell'aria, da una moderna struttura di supporto e si estendono per tutta la larghezza del veicolo in quattro segmenti. Durante la ricarica, la "E" della scritta Porsche pulsa, creando un senso di mistero.

Un altro dettaglio saliente si trova sul lato passeggero, dove è presente un sistema a baionetta integrato nel cruscotto al quale è possibile fissare un modulo per il cronometro. Per la Mission X, Porsche Design ne ha creato uno speciale dedicato con display analogico e digitale. Gli orologi sono stati concepiti per l'uso in pista e nei rally e possono visualizzare, tra le altre informazioni, i tempi sul giro o i dati vitali del pilota.

Porsche mission x

Stemma Porsche aggiornato, che fa il suo debutto sulla Mission X. Pregiato metallo spazzolato, una struttura tridimensionale a nido d’ape, un cavallo araldico dal profilo rivisitato e una tonalità di oro più tenue: queste sono le differenze che si notano, a un’analisi attenta, tra lo stemma Porsche rinnovato e il suo immediato predecessore.

Le ruote del prototipo sono caratterizzate da dettagli elaborati: l'asse posteriore è provvisto di lamelle aerodinamiche quasi trasparenti, progettate come turbine per migliorare il raffreddamento dei freni.

Lunga circa 4,5 metri e larga due, la concept car Mission X si presenta come una hypercar relativamente compatta. Grazie a un passo di 2,73 metri, ha le stesse dimensioni della Carrera GT e della 918 Spyder.

A fini aerodinamici, il prototipo monta pneumatici di dimensioni miste, con cerchi da 20 pollici all'anteriore e da 21 pollici al posteriore.

Nel 1985, la Porsche 959 fece il suo debutto come piattaforma tecnologica. Il suo motore boxer biturbo a sei cilindri da 450 CV, abbinato a una carrozzeria ottimizzata a livello aerodinamico, spingeva la supersportiva a una velocità massima di 317 km/h, che allora rappresentava il record mondiale per un'auto sportiva di serie. Con il suo motore V10 da 612 CV, la sua linea aggressiva e, non ultimo, la sua incomparabile esperienza di guida, la Porsche Carrera GT rimane ancora oggi un'icona tra le vetture supersportive. La tecnologia ibrida Porsche ha raggiunto il suo apice più spettacolare con la 918 Spyder. Nel settembre 2013, la due posti da 652 kW (887 CV) è stata la prima vettura omologata da strada a infrangere la barriera dei sette minuti sulla Nordschleife lunga 20,6 chilometri del Nürburgring, completando il giro in 6:57 minuti. Porsche si propone di rimanere all'altezza di questo standard di prestazioni elettriche di altissimo livello: qualora la Mission X dovesse arrivare alla produzione di serie, la nostra visione prevede che diventi il veicolo omologato da strada più veloce sulla Nordschleife del Nürburgring.

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È MORTO IL RE, VIVA IL RE

In un modo o nell’altro si nasce, si vive, si muore e si rivive nella storia, ecco perché il Re non muore mai. Avevo scritto, sul numero di maggio, che il mese di giugno avrebbe coinciso con un momento importante per il Governo e sinceramente stavo pensando al Sig. Gentiloni che ci rappresenta in Europa e che non trova di meglio che spararci a palle incatenate ogni volta che si parla di Mes. Pensavo anche alla prova del nove per la premier Meloni in Africa, ai suoi “affari” europei per la creazione del partito conservatore e all’ammiccamento con il PPE. Pensavo al cambio di rotta della sinistra grazie alla nuova segretaria che finalmente comincia a fare politica e non solo passerelle, ma davvero non avrei mai pensato alla scomparsa dell’uomo che così velocemente ha cambiato l’Italia negli ultimi trenta anni.

In realtà parlando con amici si era detto che forse entro la fine anno ci avrebbe lasciato. Ormai la sua fibra era lacerata, non il suo cuore o la sua mente, bensì tutto il resto.

Il male cronico quando diventa attivo, vince sempre.

Forse era un disegno programmato dall’alto, ora il Governo deve cavarsela da solo, per un po’ du tempo vi sarà ancora l’onda lunga del Cavaliere, ma poi Giorgia Meloni dovrà vivere di luce propria e questo servirà a farci capire il livello di maturità politica di questo governo di destra-centro.

Potremmo far scorrere fiumi d’inchiostro parlando di Silvio Berlusconi e non sta a me farlo, sarà la Storia a giudicare: possiamo solo dire che senza di lui nulla sarebbe cambiato in questo Paese strano quanto bello. Nel ‘92 eravamo sotto un colpo di stato subdolo perpetrato dalla Magistratura con la complicità dell’Amerika irrispettosa del suo miglior alleato mentre però il blocco comunista veniva però fraudolentemente salvato dalla vicenda di Tangentopoli e…. è storia. Un uomo solo si contrappose, liberale, imprenditore, libero da tutto, scese in campo per combattere un neocomunismo strisciante ed ecco che il paese Italia cambia, in meglio o in peggio... per me in meglio. Ha messo a nudo la magistratura, la politica, le banche ed i salotti buoni, ha ridicolizzato la stampa, ha pagato di persona per leggi assurde, ha amato la sua Italia sino all’ultimo respiro. Ha avuto i funerali di Stato, la riabilitazione politica nazionale e soprattutto internazionale, ha insegnato ad essere gentili, rispettosi delle istituzioni, a non odiare l’avversario e a porgere l’altra guancia… Insomma un nuovo modo di fare politca. É stato un uomo generoso

e avanguardista.

Vi è un detto che dice: anche dopo la morte, i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani…. Lui ha lottato sempre come un leone. Ora tutto sarà diverso, cominciando da Bergamo dove le prove generali per la scelta del nuovo candidato sindaco per il centrodestra è in stallo per i troppi personaggi in cerca d’autore, mentre la sinistra ha già deciso. Più il tempo passa, più sarà difficile per l’attual eopposizione a Palazzo Frizzoni, riuscire a battere l’erade di Giorgio Gori. Servirà avere un’idea alla Silvio che passi sopra a tutto e a tutti, per il bene comune, poi qualsiasi sindaco i bergamaschi sceglieranno, si troverà a gestire i programmi e progetti fatti da Gori negli ultimi 10 anni (primo sindaco eletto due volte consecutive e con mandato popolare, alter ego di un Locatelli anteguerra e o di un Simoncini anni ‘60).

Servirà una figura pragmatica, di coesione generale e che condivida alcune cose fatte, magari discutibili, ma ormai da farsi.

Una persona un po’ più ecumenica nelle scelte, ma poi capace di amministrare.

Il curriculum servirà, ma non troppo, la squadra sarà fondamentale, anche con diverse figure tecniche, insomma una vera rivoluzione nella rivoluzione, altrimenti avremo, per entrambe le parti, una restaurazione.

Avanti, chi ha coraggio deve proporsi e raccogliere un plafond economico corrispondente alla necessità dei tempi, ma le coalizioni dovranno trovarsi attorno ad un tavolo e sviscerare tutto, ma proprio tutto, atrimenti il rischio sarà non vincere, ma soprattutto non poter progredire per altri 5 anni, molto importanti per la nostra citta’. Fratelli d’Italia, che ha il bandolo della matassa, deve dimostrare di aver capito cio’ che deve essere fatto, ricordiamoci della lezione di Silvio nel 93 e 94 con Alleanza Nazionale ed il PDL poi. La Lega ha già dato, Forza Italia può solo proporre, chi vivrà vedrà, e di sicuro capiremo molte cose per il futuro di tutti noi.

Per ora godiamoci l’estate che tarda ad arrivare, sbugiardando tutti coloro che vogliono farci credere che la fine del mondo per siccità è vicina…. A proposito tutti in Romagna per le vacanze, mi raccomando, ricordando ai loro Governatori come devono essere spesi i soldini…….

2 POLITICANDO
di Maurizio Maggioni

Le ragazze non sanno disegnare

VENTI DONNE DEL FUMETTO RACCONTANO IL FEMMINILE MO.CA CENTRO PER LE NUOVE CULTURE, BRESCIA FINO AL 24 SETTEMBRE 2023 A CURA DI MARTA COMINI, MARIA LA DUCA E MELANIA GAZZOTTI 70

Dal 23 giugno le Sale Neoclassiche del MO.CA - Centro per le nuove Culture, a Brescia in via Moretto 78, ospitano “Le ragazze non sanno disegnare”, la prima mostra nazionale dedicata alle donne del fumetto italiano, con uno sguardo attento al tema del femminile. Venti autrici per altrettante storie, tutte al femminile, accompagnano lo spettatore alla scoperta di stili, tecniche e approcci narrativi differenti, con l'intento di presentare un fenomeno editoriale e culturale sempre più attento e sensibile alle tematiche contemporanee. Alcune di loro lo fanno condividendo un’esperienza personale, altre portando alla luce figure storiche celebri oppure poco conosciute, altre ancora creando personaggi di finzione, che con la loro voce fanno eco a tutte le sfaccettature del femminile.

La finalità comune è quella di raccontare storie che riescano a trasmettere un femminile non stereotipato e inclusivo e liberino la rappresentazione del corpo da modelli estetici imposti dalla società.

La nona arte, in questa ricognizione, tutt’altro che esaustiva, si rivela quindi come un medium ideale per rappresentare in modo nuovo e aperto lo sguardo delle donne su se stesse e sulla complessità del mondo che le circonda. Donne che raccontano le donne, alcune attive dagli anni Ottanta, altre emerse prepotentemente nelle classifiche dei fumetti più amati solo negli ultimi anni. Sono Chiara Abastanotti, Bianca Bagnarelli, Barbara Baldi, Iris Biasio, Laura Camelli, Lorena Canottiere, Sara Colaone, Patrizia Mandanici, Leila Marzocchi, Arianna Melone, Alice Milani, Lorenza Natarella, Wally Pain, Rita Petruccioli, Cristina Portolano, Silvia Rocchi, Martina Sarritzu, Laura Scarpa, Alice Socal e Zuzu.

La mostra Le ragazze non sanno disegnare nasce da un’idea di Marta Comini, Maria La Duca, direttrici della sede di Brescia della Scuola Internazionale di Comics e Melania Gazzotti, storica dell’arte con un particolare interesse per la grafica e l’illustrazione, e dalla collaborazione con Associazione Flangini e Progetto GAPP (Gender In Action for Politics)

La mostra rappresenta una pietra miliare nella storia della sede di Brescia della Scuola Internazionale di Comics che dal 2009 forma professionisti nell’ambito del fumetto e delle arti applicate. “Oggi Scuola Comics è un’accademia di arti figurative e digitali ma anche una scuola di ordine artigianale: insegniamo ai nostri allievi a utilizzare strumenti, linguaggi e tecnologie contemporanee partendo dall’idea che la conoscenza delle tecniche classiche sia ancora un principio fondamentale” - spiegano Marta Comini e Maria La Duca, direttrici di Scuola Comics Brescia - "E l'incontro continuo con i protagonisti della comunicazione visiva è parte integrante della formazione della sede di Brescia”.

Associazione GAPP ha creduto e sostenuto subito il progetto e “per un'associazione come la nostra che fa cultura della parità” - sottolinea Martina Avanza, Professore Associato dell’Università degli Studi di Losanna e fondatrice di Progetto GAPP - “il fumetto è un ottimo mezzo per parlare in modo accessibile di tematiche importanti come il corpo, la sessualità e le discriminazioni. Il fumetto permette infatti di arrivare ad un pubblico giovane e/o poco attento a questi temi e che difficilmente leggerebbe un saggio di teoria femminista. Le fumettiste sono invece particolarmente sensibili alle tematiche dell’uguaglianza di genere e siamo molto contente, come progetto GAPP; di aver contribuito a dare visibilità al loro lavoro".

Matteo Stefanelli direttore artistico della prima edizione bergamasca di Comicon commenta così “Le 20 autrici selezionate da Marta Comini, Maria La Duca e Melania Gazzotti per questa mostra sono una duplice fotografia del panorama attuale delle tante disegnatrici attive nel nostro Paese. Da un lato, Le ragazze non sanno disegnare è un campione rappresentativo di una stagione creativa e professionale straordinariamente ricca per le fumettiste italiane; dall’altro, offre una prospettiva peculiare su alcune tra le diverse attitudini, interessi, abilità che lo sguardo personale della curatrice ha saputo mettere a fuoco”.

La quinta edizione del Tributo a Carlo Riva si è tenuta a Santa Margherita Ligure dal 25 al 28 maggio.

Molte le attività che hanno visto protagonisti i motoscafi più belli del mondo.

Questa quinta edizione del Tributo ha visto l’evento di consacrazione del “Riva Society Tigullio”, primo Club di Riva storici in Liguria, e il primo sul mare in Italia. Gli armatori degli splendidi motoscafi Riva d'epoca si sono dati appuntamanto a Santa Margherita Ligure per trascorrere quattro giorni all'insegna del glamour e del divertimento, e celebrare uno dei brand più iconici a livello internazionale, dando altresì la possibilità al pubblico di appassionati di godere di uno spettacolo unico di esibizioni e sfilate.

L'area portuale dedicata all’evento era quella di Calata del Porto, dove gli ospiti hanno trovato facile ormeggio al pontile del Centro Nautico Ligure oppure in banchina, agli ormeggi abitualmente utilizzati dall’Associazione La Calata di S. Margherita Ligure. Il Villaggio Ospitalità era allestito invece all’inizio della Calata stessa, per supporto ai partecipanti ed informazioni al pubblico in visita.

Come in passato anche questa quinta edizione ha visto in acqua un grande numero di motoscafi ed equipaggi.

Riva Society Tigullio è un’associazione sportiva di storici, conservatori, promotori o armatori di scafi originali Riva d'epoca.

L'associazione ha sede al Barracuda Caffè, presso il Grandhotel Miramare dai cui pontili frequentati dal jet-set internazionale partivano, negli anni '50, corsi di sci nautico su Riva Florida e Super Florida.

Una cornice paesaggistica e mondana così forte da aver dato ampia eco, nel mondo, al termine di dolcevita, un'atmosfera che oggi è importante rivalorizzare anche quale strategia d'immagine per il territorio.

Ma non solo: il Riva Society Tigullio, che è chapter territoriale dell’importante dipartimento Riva Society Italia, a sua volta filiazione di Riva Historical Society RHS, è il primo club ad essere fondato in Liguria, ed è anche il primo sul mare, tra tutti i Riva Society d’Italia. Un fatto di grande importanza, perché è un'opportunità per allargare l'associazione anche ai proprietari delle barche Riva di vetroresina degli anni '70 - '90, imbarcazioni che gravitano più al mare che sui laghi, e perché certifica l’adeguatezza microclimatica di un territorio che non ha paragoni per fascino e atmosfere.

Gli obiettivi associativi sono precisi: la conservazione degli scafi Riva e della loro storia (con particolare attenzione a quelli d'epoca), la conservazione del patrimonio tecnico e culturale che essi rappresentano nella nautica italiana e internazionale, la promozione e la raccolta di studi e ricerche, l'incoraggiamento al restauro conservativo nel rispetto dei criteri originali, la promozione e la realizzazione di raduni di imbarcazioni Riva e del mondo Riva, di incontri Sociali, oltre ad attività di diporto agonistico/sportivo.

Carlo riva forever

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TRIBUTO A CARLO RIVA A SANTA MARGHERITA LIGURE, UNO DEI RADUNI PIÙ ELEGANTI DELLA STAGIONE

V TRIBUTO CARLO RIVA PROMOTORE

Comune di Santa Margherita Ligure (GE)

Gruppo Albergatori S. Margherita Ligure -Portofino www.hotel-portofino.com

ORGANIZZATORE

Riva Society Tigullio rivasocietytigullio@gmail.com

PATROCINI ISTITUZIONALI

Comune di Portofino - Comune di Rapallo

PATROCINATORI E PARTNER

Riva Historical Society

Progetto Santa Margherita Srl

ASCOM Confcommercio Santa Margherita Ligure

Consorzio Santa Margherita Ligure Costa dei Delfini

CAMPO NATURALISTICO DI FORMAZIONE PER STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI

LEGAMBIENTE PROPONE A MEZZOLDO

DAL 31 LUGLIO AL 3 AGOSTO RAGAZZI E RAGAZZE APPASSIONATI DI SCIENZA E RICERCA PER UN’ESPERIENZA FORMATIVA

E DI SOCIALIZZAZIONE

Quattro giorni d’estate di full immersion dedicata alla natura e alla formazione in ambito ambientale. È quanto propone Legambiente Bergamo con il campo naturalistico “Claudio Porrini” che si terrà dal 31 luglio al 3 agosto al Rifugio Madonna delle Nevi di Mezzoldo con il patrocinio del Parco delle Orobie.

Il progetto nasce da una collaborazione tra l’associazione ambientalista e il Liceo Lussana ed è dedicato a Claudio Porrini, studente del Lussana appassionato e determinato camminatore che nel 2020 è stato portato via da una malattia con cui ha convissuto molti anni. Nelle prime due edizioni il campo è stato dedicato agli studenti del Lussana e poi anche del Sarpi.

“Da quest’anno abbiamo deciso di estendere l’invito a partecipare a tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che nell’anno scolastico appena concluso abbiano frequentato la classe dalla seconda alla quinta - ha spiegato Elena Ferrario, referente di Scuola e Formazione di Legambiente nazionale - Requisiti essenziali sono la curiosità e l’interesse per le scienze, ma soprattutto la voglia di conoscere la ricerca scientifica direttamente sul campo, vivendo un'esperienza socializzante che stimola, motiva e appassiona”.

Durante il periodo di permanenza a Mezzoldo i ragazzi saranno affiancati da esperti biologi/naturalisti e docenti di scienze di scuola secondaria di secondo grado che li accompagneranno in un percorso conoscitivo immersivo dei principali biotopi delle Orobie Bergamasche, prendendo coscienza in particolare dei gruppi animali e vegetali maggiormente rappresentativi e delle modalità per il loro censimento o monitoraggio. Impareranno ad approcciare le tematiche ecologiche che attualmente interessano l’ambiente alpino e avranno evidenza del ruolo centrale della biodiversità come risorsa dalla cui conservazione dipende il futuro del pianeta. Tra gli obiettivi del campo c’è anche il rafforzamento del senso di appartenenza al proprio territorio e al contempo stimolare la voglia di attivarsi e collaborare per il raggiungimento di obiettivi comuni per la tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Poiché le attività possono avere anche una forte valenza orientativa, da quest'anno è possibile riconoscere il Campo come percorso di PCTO per 20 ore, a seconda delle indicazioni delle scuole.

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Slow Emotion è un viaggio a ritmo lento, umano e imprevedibile; un'esperienza unica nel suo genere lungo le terre di confine tra le città di Bergamo e Brescia; uno spettacolo teatrale a bordo di un autobus attraversando laghi, vallate, gioielli nascosti e storie inaspettate raccontate da insoliti attori-autostoppisti. Un viaggio fisico, artistico ed emotivo pensato in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 e nato con lo scopo di scoprire i tesori nascosti di queste terre, ma anche le periferie e i luoghi meno conosciuti e le comunità che li abitano, alla scoperta delle bellezze paesaggistiche, naturalistiche e storico-antropologiche. Uno spettacolo teatrale itinerante a tappe per raccontare il territorio e le sue comunità, le usanze, gli aneddoti e il folklore locale, ma anche e soprattutto, le storie di chi quei territori li vive.

A bordo di un autobus ogni “viaggiatore-spettatore” verrà condotto per tutta la giornata in un percorso che si snoda tra Bergamo, Albano S. Alessandro, Trescore, Spinone, Endine, Costa Volpino, Pisogne, Marone, Provaglio d’Iseo e Brescia. Passando per la Strada Statale 42 e la Strada Provinciale Sebina Orientale che collegano Bergamo e Brescia, attraversando la Val Cavallina e il Sebino Orientale, l’autobus di Slow Emotion attraverserà piccoli paesi, borghi, laghi e paesaggi di inaspettata bellezza. Strade che, oltre ad avere un valore estetico e turistico indubbio, sono anche portatrici di una valenza storica inestimabile: da sempre viavai di popoli e uniche vie di comunicazione tra i paesi che le animano.

Durante il viaggio, a bordo strada, si incontreranno autostoppisti-performer: degli attori e delle attrici che saliranno sul pullman raccontando leggende, storie ed eventi caratteristici dei luoghi attraversati. Ognuno dei racconti messi in scena è il risultato di un’importante indagine svolta sul territorio attraverso un percorso partecipato. Con oltre 20 laboratori di comunità, realizzati tra gennaio e marzo 2023 da operatori territoriali come educatori professionali, arte terapeuti, psicologi e operatori di teatro sociale sono state raccolte testimonianze dirette degli abitanti dei territori coinvolti. I partecipanti hanno condiviso aneddoti locali, ricordi e racconti di vita personale, storie irriverenti o emotivamente toccanti.

Queste testimonianze sono state successivamente rielaborate per costruire la drammaturgia di Slow Emotion costruendo uno spettacolo che si fa narrazione universale e collettiva. Ai racconti e alle performance degli attori si alterneranno inoltre momenti conviviali dove gustare le delizie locali e le visite a due piccoli gioielli del territorio: il Monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo e il Museo d’arte contemporanea di Luzzana - Donazione Meli. In queste due località il pubblico sarà accompagnato alla visita da esperte guide locali.

Infine, arrivati in città ogni viaggiatore avrà qualche ora di svago ed esplorazione libera o, se vorrà, un’ulteriore breve visita condotta da una guida turistica professionista.

Slow Emotion è quindi un viaggio con un’importante valenza turistica; uno spettacolo teatrale in movimento svolto su un palcoscenico insolito, una serie di performance nate dalle testimonianze del territorio per raccontare le comunità. Slow Emotion si sofferma soprattutto sulla riscoperta dei luoghi e sul capitale umano, sulle persone e sulla cultura come elemento di cura capace di costruire legami tra le comunità e di concretizzare il “crescere insieme” di Capitale della Cultura.

“Teatro Ex Drogheria è stato tra i soggetti bergamaschi quello che ha accolto con maggiore entusiasmo la sfida del Crescere insieme lanciata da Bergamo Brescia 2023 ai territori, buttandosi fin da subito nella creazione di un progetto completamente originale, che davvero potesse unire le due città in un’azione innovativa. Il percorso è stato lungo e complesso, ha incontrato diverse difficoltà ed è infine approdato in una proposta progettuale di grande interesse, che ha infatti ricevuto un importante contributo dalla Fondazione di Comunità Bergamasca e dal Comune di Bergamo.

TEATRO EX DROGHERIA PRESENTA “SLOW EMOTION - MOVIMENTI PERFORMATIVI TRA BERGAMO E BRESCIA”: IL VIAGGIO-SPETTACOLO ATTRAVERSO LA CAPITALE DELLE CULTURA.

Slow Emotion
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Un format originale, assolutamente nuovo, che unisce teatro, partecipazione della cittadinanza, indagine sociale, turismo, patrimonio culturale, intrecciando le tematiche Cultura come cura e Tesori nascosti.

La proposta si configura di fatto come una classica “gita fuori porta”, costellata da imprevisti e sorprese: una giornata intera a bordo di un autobus, lasciandosi trasportare dalla drammaturgia originale creata per l’occasione. Qui sta il valore aggiunto del progetto: lo spettacolo è stato costruito a partire da una forte partecipazione di tutte le comunità attraversate, che hanno lasciato i loro racconti e i loro vissuti durante laboratori condotti da operatori di discipline diverse. Il risultato è un racconto corale tutto da scoprire, i cui dettagli si dipaneranno lungo il percorso tra Bergamo e Brescia.”

(Nadia Ghisalberti, Comune di Bergamo Assessora alla Cultura)

“Tra i progetti legati a Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, Slow Emotion è stato quello che fin da subito ci ha colpito maggiormente per la sua capacità di proiettarsi verso le province delle due città. Attraverso il viaggio si attraversano località spesso poco considerate nei circuiti turistici. Sarà l'occasione per molti di scoprire la bellezza della provincia e soprattutto di conoscere le storie delle persone. Un'esperienza che sono sicura verrà apprezzata da chiunque deciderà di partecipare allo spettacolo”

Romina Russo consigliera Provincia di Bergamo con delega alla cultura “Quello percorso da SlowEmotion è un viaggio che più dei luoghi attraversa le comunità, valorizzando non solo il patrimonio artistico ma anche il paesaggio, le tradizioni, le usanze, le storie delle persone. Crediamo che il cuore di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, il messaggio che questa importante iniziativa vuole valorizzare e rilanciare, sia rappresentato dall’idea che la Cultura di un territorio diventa qualcosa di tangibile soprattutto a partire dalle persone che lo abitano. È un approccio che Fondazione della Comunità Bergamasca ha messo al centro della propria attività di co-progettazione delle iniziative dell’anno della Capitale, decidendo di promuovere, in particolare, quelle iniziative in grado di coinvolgere le comunità, rendendole protagoniste non solo di singoli eventi ma di un impegno duraturo nel tempo”.

(Simona Bonaldi, vicepresidente Fondazione della Comunità Bergamasca)

COME PARTECIPARE

Il viaggio-spettacolo di Slow Emotion si svolgerà in 8 repliche: quattro con partenza da Bergamo con arrivo a Brescia nelle date di sabato 17 giugno, 24 giugno, 1 luglio e 8 luglio. Altre quattro date con partenza da Brescia e arrivo a Bergamo in programma domenica 24 settembre, 1 ottobre, 8 ottobre e 15 ottobre. Ogni viaggio occupa l’intera giornata con partenza alle ore 10.00 e arrivo per le ore 18.00. Alla fine della giornata si rientrerà intorno alle 22.00 circa nella città di partenza passando per la più veloce autostrada A4. Per partecipare ad uno dei viaggi spettacoli è necessario acquistare il biglietto disponibile su VisitBergamo (cercando “Slow Emotion” tra le esperienze o raggiungendo la pagina dal sito www.slowemotion.info).

Il biglietto comprende il viaggio spettacolo A/R, due visite guidate, un pranzo e una merenda. L’esperienza è preferibilmente consigliata ad un pubblico adulto. Le attività si svolgono tutte in lingua italiana. Eventuali problematiche devono essere segnalate in sede di iscrizione. tel: +39 339 672 1522 www.slowemotion.info

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la rosa nello sport

L’Associazione Rosa Camuna è nata nel 1997 con lo scopo di riunire i premiati dalla Regione Lombardia e non disperdere le risorse professionali e personali di ognuno ma rafforzarle e condividerle, sviluppando azioni di sostegno e promozione dell’impegno e senso di responsabilità nell’ambito delle istituzioni familiari, sociali, politiche, culturali. Il Premio Rosa Camuna (istituito con delibera della Giunta regionale del 4.10.1996) viene assegnato ogni anno a persone che in vari settori rappresentino un’eccellenza. È in questo ambito che si inserisce l’istituzione del Premio “La Rosa nello Sport” la cui prima edizione si è svolta nel novembre 2021 in partnership con il Panathlon di Pavia. La prima premiata a Pavia è stata l’atleta paralimpica di hand-bike Luisa Pasini. Il premio si rivolge ad atlete che non solo ottengano risultati di rilievo ma che soprattutto si distinguano per comportamenti virtuosi sia dal punto di vista etico che sociale.

Avendo cadenza biennale, quest’anno si è deciso di ricercare nella città di Bergamo/Brescia Capitale della Cultura 2023 coloro che per impegno ed etica sportiva fossero meritevoli di ricevere il premio e che una commissione appositamente costituita da Panathlon e Associazione Rosa Camuna ha individuato con motivazioni diverse ma entrambi di grande significato. Norma Gimondi, per le sue elevate capacità professionali nel ricoprire cariche dirigenziali di rilievo a livello nazionale e per la generosa attività di volontariato con il progetto “Gimondi Camp”, nelle province di Bergamo e Brescia, rivolto a bambine e bambini dai 5 ai 12 anni e alle famiglie, promuovendo l’uso della bicicletta e indirizzandoli a sani stili di vita.

Maria Clotilde Adosini, per l’eccezionale valore etico ed educativo dimostrato con la sua rinuncia ad una vittoria già assegnata in Coppa del Mondo under 20 di Spada femminile, ritenendola non meritata e ripetendo quindi la gara. L’assegnazione dei premi ex aequo è stata effettuata a San Pellegrino Terme venerdì 9 giugno 2023 nell’ambito di una cerimonia presso la Sala Consiliare del Comune a cui è seguita una cena conviviale presso il ristorante BIGIO.

ph. Sergio Nessi

LUPUS IN FABULA

Procuratore emerito della Repubblica

VIVERE NELLA REALTÀ VIRTUALE

1. Nella connettività digitale

Quando nel lontano 1955 l’informatico Usa John McCarthy parlò per primo di “Intelligenza Artificiale” (AI) probabilmente non immaginava quanti sconvolgimenti sarebbero derivati da quella sua ideazione. Una idea capace addirittura di dare il battesimo all’era nuova che ormai bussava alle porte del già complicato cammino della storia umana.

Ad essere pignoli, si può osservare che quella formula potrebbe apparire illogica e contraddittoria ove arbitrariamente intendesse accreditare una sorta di intelligenza all’interno della tecnologia e delle sue realizzazioni.

È noto infatti che l’intelligenza è, per prodigio di natura, facoltà esclusiva dell’uomo in grado perciò di ragionare e di giudicare. Al contrario, viene definito artificiale qualsiasi manufatto ottenuto dall’attività umana attraverso procedimenti tecnici, perfezionati dalla maestria artigianale e dai talenti impegnati in tutti i lavori intrapresi a scopo utilitaristico, nel passaggio delle competenze tra le generazioni.

È comunque certo che, in specie negli ultimi tre decenni, proprio grazie ai sistemi sempre più arditi di AI, il mondo ha anzitutto cambiato radicalmente il volto delle fasi di progettazione e di produzione dell’industria, sviluppandosi nel contempo in modo prodigioso attraverso la connessione globale integrata tra economia, comunicazioni, trasporti, ecc. A sua volta, la connettività digitale, in quanto madre e insieme figlia della tele-matica, che ha annullato le barriere spaziali e temporali, inventa altre tecnologie che assemblano e movimentano velocemente lo scambio programmato dei data-base e del relativo accesso alle reti virtuali. La rapida diffusione dei suddetti sistemi aveva dato fiato e in qualche modo attualizzato l’antico sogno della pacifica coesistenza tra i popoli, all’insegna della mondializzazione delle culture quale garanzia di liberazione sociale.

Ma il sopra evocato sogno è presto naufragato sotto il peso degli algoritmi, che di fatto hanno finito per mettere in risalto solo il lato ragionieristico e competitivo della natura umana. Con il conseguente sbilanciamento di una geopolitica frammentata, che procede di crisi in crisi, incapace di trovare nuovi equilibri globali nell’era post-ideologica, purtroppo non rimpiazzata dall’etica e dalla antropologia; come dimostra la paura di una Terza guerra mondiale, peraltro già combattuta a pezzetti (vedi invasione sanguinaria e devastante in corso ai danni dell’Ucraina).

2. Il paradosso del mondo virtuale Intanto la realtà virtuale, utilizzata quale efficace tecnica di simulazione oltre l’attenzione selettiva, viene cinicamente propagandata e strumentalizzata come valida leva del potere economico-politico corruttivo: un mondo occulto mosso da “manine” al soldo dei burattinai di tante nuove autocrazie. Ciò porta inevitabilmente l’intera umanità a vivere tempi difficili, in condizioni di schiavismo governato da sovrastrutture sempre più complesse. Il guaio è che le grandi trasformazioni in atto non sono pienamente comprese dalla massa dei cittadini, i quali perciò neppure si mostrano solleciti nel reclamare il necessario urgente adeguamento dei modelli educativi, formativi e delle strutture di pubblico servizio. Si assiste dunque a un evidente paradosso Cioè ad una opinione in apparenza logicamente corretta per cui, essendo ormai virtualmente collegato ogni angolo del pianeta, dovrebbero nel contempo risultare più collegate e integrate anche le relazioni sociali. Invece molti si ignorano persino nei condomìni e, presi da una specie di agorafobia, evitano di aprirsi al dialogo e all’incontro con gli altri; fatta ovviamente salva la cura dell’affarismo mercificato. In particolare, i giovani non apprezzano la miseria dell’anima di molti adulti, per dirla con il padre costituente Piero Calamandrei; essendo poi costretti a muoversi nell’incertezza di un futuro fluido e cangiante, essi non trovano di meglio che piegarsi in permanenza sul telefonino, dedicandosi così al chiacchericcio tipico del vocabolario futile del web, impropriamente assimilato al cinguettìo dei passeri evocato dai poeti. In verità però non tutto è perso, constatata ad es. la generosità di tanti ragazzi volontariamente accorsi a prestare aiuto alle popolazioni della Romagna colpita dalla devastante alluvione del maggio 2023. Quanto poi ai vecchi, in specie se diseredati, essi sono messi fuori gioco e parcheggiati in un prolungato sfuocato tramonto, in attesa di … togliere il disturbo.

3. Per un “digitale” dal volto umano La cultura occidentale risulta tuttora scettica nei confronti della tecnica e della civiltà delle macchine. Per questo, nell’era della transizione digitale, si rende necessario e urgente intrecciare un dialogo tra reale e immaginario, tra ragione e passione, tra conscio e inconscio e tra artificio e natura; dato tra l’altro che ormai computer e motori di ricerca da qualche tempo vanno imparando gli stessi sistemi cognitivi dell’uomo. Come ad es. dimostra il primo Robot avvocato già entrato nei tribunali Usa, trovatosi a suo agio considerato che la legge è una combinazione - di codici e di linguaggi - adattissimi alla AI, non a caso definita generativa. È ovvio però che, per realizzare ogni auspicata “intesa” tra mondo reale e regno virtuale, non è sufficiente esaltare gli indiscussi vantaggi pratici del diffuso impiego delle più avanzate tecnologie (si pensi, ad es., alla Cura sanitaria digitale e all’Arte al di là della materia). Occorre piuttosto infondere l’anima e i valori dell’etica all’interno del sistema digitale, sì dà attribuirgli un volto umano, trasformandolo cioè da mero strumento operativo (irresponsabile?) di impronta utilitaristica, in valido sostegno dell’umanità nel suo dolente inarrestabile viaggio alla ricerca dei valori del bello, del buono e del giusto.

Tale ambizioso obiettivo, tuttavia, risulta assai poco agevole. Soprattutto perché sussiste il rischio di vedere l’uomo marginalizzato, costretto ad inseguire e ad adattarsi al dominio di piattaforme digitali imperscrutabili e talvolta manipolate per divulgare informazioni false. E poi perché, nel bilancio tra costi e benefici di AI, restano aperte molte questioni fondamentali che meritano tutte separate approfondite riflessioni. A cominciare dalla necessità di una regolamentazione di portata globale con approccio etico, sostenibile e rispettoso dei diritti umani, con particolare riguardo alla protezione dei dati personali in linea con il risoluto intervento del Garante Privacy italiano sul caso ChatGPT.

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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)
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