CMP BERGAMO ANNO 30 - N° DUECENTONOVANTAQUATTRO - NOVEMBRE 2022 - € 5 SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTEEDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121TASSA PAGATA BG CPO Cover story dr. Haim Reitan La grinta del giovane Telmo Pievani Arte è ricerca per ARMR Ciocche di capelli per il popolo iraniano Cerea’s Family apre DaV Milano City Life 77a Assemblea di Confartigianato Imprese Bergamo Nuovo Suzuki S-Cross Hybrid: tutta un’altra storia Luce in città e un bosco di pioppi al Kilometro Rosso Accademia Carrara, la casa del collezionismo L’archivio digitale delle opere di Giacomo Manzù C’era una volta la Naia nelle foto di Battista Marini Festival Organistico, finale pirotecnico Mirco Rossi appende il berretto al chiodo Il Gen. Zafarana a Bergamo per il primo anno della nuova Accademia
STUDIO MEDICI ASSOCIATI
Ph. Paolo Stroppa
Vivi a pieno la tua vita connessa con le lenti Eyezen®. Le lenti Essilor® Eyezen® proteggono(1) gli occhi e riducono l’affaticamento visivo per stare al passo con la vita sempre connessa. ©ESSILOR INTERNATIONAL – Settembre 2022 – Essilor® e Eyezen® sono marchi registrati di Essilor International. Montatura: Ray-Ban RB3016 CLUBMASTER W0365. (1) Luce Blu-Viola nociva: fino a 455 nm con picco delle frequenze nocive tra i 415 e 455 nm. È un dispositivo medico Leggere attentamente le avvertenze o le istruzioni per l’uso. Aut. Min. 0041249 del 10.06.2022
Anche se nelle prossime pagine troverete un po’ di leggerezza e qualche spunto di riflessione sul nostro vivere, non vuole dire che non sentiamo il bisogno di unire la nostra voce a quella di chi sta combattendo contro un invasore spietato, a quella delle donne iraniane che rifiutano e pagano con la morte la legge di un teocrate fuori dalla storia, di chi vive con la minaccia di un’invasione imminente, di chi fugge disperato in cerca di una vita degna di essere vissuta. (qui Bergamo)
Stiamo tutti dalla stessa parte
Arriva il nuovo anno e sarà determinante nel futuro di Bergamo e di Brescia che saranno Capitale Italiana della Cultura e hanno dovuto bruciare le tappe per poter onorare il mandato ricevuto all’indomani della prima catastrofe pandemica. Quasi a titolo di risarcimento, per le due comunità colpite più duramente dalla diffusione del Covid, venne accolta la richiesta di concedere alle due città insieme il “brand” che solitamente prevede la severa selezione di una sola città. Bergamo ci provò in passato e rimediò una sonora delusione dopo averci investito risorse e speranze. Ovviamente si sono già sollevate le critiche di chi non vede di buon occhio che la città venga presa d’assalto da folle di turisti e mette il dito nella piaga della mobilità che sarà messa a dura prova. Qualcuno ha bocciato il programma per la mancanza di veri grandi eventi di richiamo internazionale. A noi sembra che invece si siano messe in cantiere molte iniziative in grado di ri mettere in movimento ogni espressione di cultura locale che le due realtà possono offrire, che saranno coinvolte e faranno da volano alla fruizione di quanto accadrà presso il pubblico delle due provincie.
La grande bellezza che sarà protagonista per un anno intero sarà in primis a di sposizione degli abitanti delle due città e dei territori confinanti. Se è stato un gesto di compassione, una sorta di risarcimento, ebbene, che un risarcimento sia, soprattutto per l’anima che tanto ha dovuto soffrire e reprimere la gioia per tan to tempo. Lasciamoci andare all’onda di creatività, d’arte e d’ingegno che sta per sommergerci e che ci porterà più lontano di qualsiasi viaggio. Nutrimento per lo spirito che farà bene anche alla nostra economia. Contribuiamio a dare di noi e delle nostre città l’immagine migliore possibile, sforziamoci di essere ospitali, educati, puliti, rispettosi e, per quanto sia difficile, far respirare a chi verrà un’aria meno inquinata. In questa opportunità dobbiamo essere tutti impegnati e tutti dalla stessa parte. Questa volta non si elegge alcun sindaco, nè si farà campagna elettorale, ma ne va del futuro di tutti. (V.E.Filì)
2023:
quibergamo_quibrescia
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IL GUADO MIRACOLOSO
Detenuti di serie A e di serie B? Non sia mai. Eppure, chissà perché, l’emergenza-carceri è tornata improvvisamente di moda solo in que sti foschi tempi di Tangentopoli. Accorgersi di quanto si stia male nei penitenziari italiani solo quando ci finiscono i potenti della politica e i divoratori del denaro pubblico è il malvezzo ricorrente dei garantisti dell’ul tim’ora, di quelli cioè che non si sono mai scandalizzati per le decine di suicidi che ogni anno si consumavano dietro le sbarre e adesso levano grida di orrore contro l’uso distorto e torturatore della custodia cautelare. Sarà capitato un po’ a tutti di leggere o di ascoltare interviste in pompa magna a politici o alti magistrati che si lamentano di essere inseguiti dai sospetti e dalle bugie dei “forcaio li”, cioè di coloro che non tollerano più una classe dirigente che ha confuso, in modo criminale, la politica con gli affari, e che in vece, una settimana dopo, ritroviamo in carcere rei confessi e pronti a patteg giare la pena. “Che si fa?”, ci si chiede, spaesati, nelle redazioni in cui l’editore di riferimento (reo confesso) è stato inghiottito dalla smania di “giustizia sommaria” del pool milanese. Bergamo, da questo punto di vista, è soggetta ad uno strano fenomeno geografico e fluviale. Al di là dell’Adda (procura di Milano) imperversano casi di corruzione, concussione e finanziamento illecito, tutti rigorosamente perseguiti codice alla mano. Superato il guado, così caro al Manzoni, gli uomini diventano buoni, le amministrazioni pulite, gli appalti regolari, i partiti poverelli e mendicanti. Come per Renzo che fugge dai disordini mila nesi, il gorgoglio dolce e familiare dell’ Adda preannuncia la salvezza dai peccati di Tangentopoli. “Scampato pericolo”, mormorano le acque. Sarà per questo miracolo idro geologico che, in Via Gleno, di politici ne sono passati pochi (si contano sulle dita d’una mano) e, in confronto ai briganti milanesi, di calibro non molto rilevante Possiamo pertanto considerarsi immuni dal “neogarantismo” (completamente estraneo alla nobile e lontana tradizione del garantismo) e dalle acrobazie in malafede di certe “stampelle di regime”. Possiamo dunque affrontare il problema-carcere con lo spirito di chi considera che il sovraffollamen to delle celle, la mancanza di igiene, la carenza di personale, il rischio Aids, gli spazi soffocati e le lentezze della giustizia, al pari della “Legge”, sono uguali per tutti. Per un Ligresti, per un presidente di tribunale, per un tossicodipendente. Anche nella casa circondariale bergamasca, che pure ha sempre goduto di un’ottima fama, non mancano i problemi. Dal carcere modello affiora qualche inquietudine. Lo vedremo nel prossimo numero: per una volta senza i pruriti dello scandalo e senza le bugie di chi non vuol vedere. (T.P.)
La grinta del giovane Telmo
Le premesse c’erano tutte e che lui fosse un fuoriclasse lo capivi al volo. Sveglio? Era dir poco. Molto intelligente, uno scrittore raffinato, un ragazzo sensibile e, a quei tempi, anche un coraggioso giornalista.
Telmo Pievani, forse il più raffinato redattore che abbia mai lavorato a questo giornale, senza nulla togliere ai tanti che hanno scritto su queste pagine. Allora iscritto alla Facoltà di Filosofia, oggi Docente universitario, scrittore di successo e divulgatore televisivo sempre più conteso. Leggete cosa scriveva sul numero di novembre del 1992 in piena tangentopoli, quando i PM di Milano iniziarono a mettere in cella i vip della politica di allora.
Telmo Pievani (1970) è Ordinario presso il Dipar timento di Biologia dell’Università degli studi di Padova, dove ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche. Presso lo stesso Dipartimento insegna anche Bioetica e Divulgazione naturalistica. Dal 2016 è Delegato del Rettore per la Comunicazione Istituzionale e la Divulgazione scientifica dell’Università degli studi di Padova. Dal 2017 al 2019 è stato Presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica, il primo filosofo della scienza a ricoprire questa carica. È Socio effettivo dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, per la classe di Scienze, Socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino per la classe di Scienze, Socio non residente dell’Accademia Olimpica di Vicenza, per la classe di Scienza e Tecnica. Dopo gli studi di dottorato e post-doc negli Stati Uniti, dal 2001 al 2012 è stato in servizio presso l’Università degli studi di Milano Bicocca.
Telmo Pievani
Filosofo della bio logia ed esperto di teoria dell’evolu zione, è autore di numerose pubbli cazioni nazionali e internazionali nel campo della filosofia della scienza.
Nella foto in alto Telmo Pievani al computer, uno dei primi Mac nella prima redazione di qui Bergamo, al 55 di via S. Alessandro
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ARTE è RICERCA
A GANDINO, NELL’ATELIER DI STEVEN CAVAGNA, SHOW COOKING DELLO CHEF MIRKO RONZONI, PER LA CENA BENEFICA DI FONDAZIONE A.R.M.R. (AIUTI PER LA RICERCA SULLE MALATTIE RARE)
Sabato 22 ottobre a Gandino si è tenu to “Arte è Ricerca”, l’evento benefico or ganizzato dalla Fondazione A.R.M.R. (Aiu ti per la Ricerca sulle Malattie Rare) con sedi a Bergamo e Brescia, per raccogliere fondi da destinare ai giovani ricercatori che svilupperanno le loro attività pres so l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Un connubio fantastico tra arte, territo rio, ricerca, impegno civico e grande cuci na con uno “show cooking” offerto dallo Chef Mirko Ronzoni.
Il poliedrico Chef bergamasco, già vin citore di Hell’s kitchen nel 2015 ed ora consulente gastronomico, ha unito la sua creatività con quella di Steven Cavagna e la potenza delle sue opere, all’interno dello spazio Lost My Mind di Gandino. Oltre 130 sono stati i partecipanti alla serata, i quali hanno potuto contribuire a far crescere la ricerca trascorrendo una serata sicuramente unica, piacevole ed indimenticabile.
MIRKO RONZONI
Classe 1990, cresciuto a due passi da Bergamo, ma cittadino del mondo. Comunicativo, istrionico, socievole, amante della moda, non passa inosservato grazie ad una spiccata perso nalità. Mir ko è vincitore di Hell’s kitchen 2015 - Italia, il Talent show culinario più famoso e longevo al mondo, condotto dallo Chef Carlo Cracco e andato in onda su Sky Uno.
luogo
creazioni, le sue invenzioni, le sue strane collezioni e
nascono
Daniela Guadalupi Gennaro, Presidente del la Fondazione A.R.M.R
Beppe Mazzoleni, instancabile vice presi dente della Fondazione A.R.M.R. e organizzatore della serata
STEVEN CAVAGNA
Artista a 360°, ha ospitato la serata nel suo incredibile atelier LOST MY MIND in quel di Gandino, il
dove
le sue
dove trovano pace le sue passioni, che sono tante. Pittore, scultore, creatore di automobili da corsa, inventore, sce nografo... Impossibile darne una connotazione ma tangibile la generosità che ha dimostrato nell’ospitare la cena benefica della Fondazione A.R.M.R.
L’EVENTO BENEFICO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE A.R.M.R. (AIUTI PER LA RICERCA SULLE MALATTIE RARE) PER RAC COGLIERE FONDI DA DESTINARE A GIOVANI RICERCATORI CHE SVILUPPERANNO LE LORO ATTIVITÀ PRESSO L’ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRI
ph. Sergio Nessi
Un’unione di energie a dir poco travolgenti quelle sviluppate tra Steven Cavagna, Mirko Ronzoni e Giuseppe Mazzoleni, Vicepresidente della Fondazione A.R.M.R. che hanno ideato e organizzato il format della serata di raccolta fondi per la ricerca. Uniti per rilanciare il ruolo fondamentale della ricerca anche in luoghi d’arte e di gusto. Tante le persone e le aziende presenti alla serata, che hanno deciso di sostenere la ricerca con l’obiettivo di donare speranza a chi è meno fortunato di noi. Grazie a questa rete di persone si è riusciti a far arrivare in un territorio come quello di Gandino, prodotti di aziende bergamasche di grande rilievo culinario fino ad arrivare alla Sicilia.
ARTE è RICERCA
ARTE è RICERCA
“La maestria dello Chef, l’olio del le isole Eolie, il formaggio Branzi, il Mais Spinato di Gandino e altri ottimi prodotti del territorio che sono stati offerti hanno contribuito alla buona riuscita della serata” - ha affermato Giuseppe Mazzoleni, Vicepresidente della Fondazione A.R.M.R.
“Un gradissimo lavoro di squadra che ha coinvolto tutti; partecipanti, orga nizzatori e donatori hanno permesso, infatti, di raccogliere ben 2 “Grant per la Ricerca” - ha concluso.
Una fantastica esperienza di successo che sicuramente dovrà ripetersi, affinché si diffonda maggior consapevolezza dell’Ar te come Ricerca e della Ricerca come forma d’Arte.
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Valtellina
Da AnnaVÌ ad AnnaVostra
1980
Quando la conobbi avevo poco più di vent’anni e per guadagnarmi da vivere giravo per raccogliere la pubblicità sugli elenchi telefonici. Sulla scheda che mi venne affidata c’era il nome di un’azienda, SBILTE e un nome da contat tare, certa sig.ra Anna Valtellina. Si trattava di un bel contatto quindi di buon grado presi appuntamento con una segretaria e due giorni dopo mi ritrovai al cospetto di Anna Valtellina, una giovane signora molto carina, con qualche anno in più di me, poteva essere sulla trentina, non molto alta, capello biondo a caschetto, rossetto scarlatto, un occhio vivissimo e un fare da vera padrona del vapore. Un grande ufficio in quel di Gorle, dove la sig.ra Anna mi rice vette e dove rapidamente e senza tante obiezioni firmò le scartoffie relative alla presenza dell’azienda su Pagine Gialle ed elenco alfabetico. Mi guardava un po’ dall’alto in basso, lei donna affermata che - siamo all’inizio degli anni ottanta - si trovava a capo di un’azienda con oltre duecento dipendenti. Una delle aziende di una piccola galassia di società, quelle facenti capi ai Valtellina, operanti in larga parte per enti pubblici come SIP, monopolista della telefonia diventata poi Telecom, ed Enel, a cui fornivano la costruzione e la manuten zione delle reti. Conclusa le formalità, Anna mi diede un’occhiata che mi fece quasi arrossire. Per lei ero solo un ragazzino e mi bastò quel suo sguardo per farmelo capire. Uscendo me la trovai alle spalle che a sua volta camminava verso il parcheggio all’esterno dell’azienda. Con passo veloce mi superò e non potei non notare l’attraente silhouette dalla signorina che si lasciò dietro una scia di inebriante profumo. Salì su una BMW nera, cabrio con gli interni color panna, aprì la capote spingendo un tasto e si sistemò al volante aggiu stando la sacca con le mazze da golf poggiata sul sedile posteriore. Il pedale sull’acceleratore e via con me che restai lì imbambolato nella sua scia. Tanta roba, si direbbe oggi...
IMPRENDITRICE DI SUCCESSO, ORA A RIPOSO - NEL SUO CASO SI FA PER DIRE - SI DEDICA CON PASSIONE ALLA RACCOLTA DI FONDI DA DESTINARE ALLE BORSE DI STUDIO PER I RICERCATORI DELL’ISTITUTO MARIO NEGRI.
1995
Sono passati alcuni anni da allora, ho lavorato qual che anno a Milano e da tre anni sono l’editore di qui Bergamo.
Anna ha venduto la sua azienda e ha deciso di misu rarsi in un settore che da sempre la affascina. Apre una gioielleria bellissima in via sant’Orsola, la chiama AnnaVì e per il suo progetto vuole Pino Giavarini, uno degli architetti già allora tra i più apprezzati in città. Sua la ristrutturazione della Galleria Mazzoleni e la piazza.
La nuova attività la assorbe completamente e, il giorno dell’inaugurazione, Anna che ovviamente non si ricordava del nostro primo incontro, si convin se a promuovee la nuova attività su qui Bergamo diventando uno degli inserzionisti più eleganti di quegli anni. Le doppie pagine, che voleva posizionate rigorosamente in entrata della rivista, con cascate di oro, perle e coralli davano insieme al colore borde aux scelto come colore della maison, un tono forte al giornale.
In breve AnnaVÌ, diventò un punto di riferimento in città, non solo degli amanti della gioielleria di alto livello e degli orologi di lusso, ma anche di una certa Bergamo che la simpatia di Anna riusciva a coinvol gere con eventi e situazioni sempre molto brillanti. Ogni cosa ha una fine e, forse anche un po’ stanca di avere preoccupazioni, chiuse la bellissima boutique. Da allora Anna dedica il suo tempo al prossimo. È diventata una delle prime attivissime volontarie della Fondazione Armr di cui è associata fin dall’inizio. Donna pratica ed intelligente si dedica sia all’or ganizzazione degli eventi sia alla raccolta dei fondi e dei premi che di volta in volta vengono messi in palio. Instancabile è a capo di uno staff di persone che realizzano una serie di piccole opere d’arte che vengono poi vendute. Anche quest’anno l’abbiamo vista sempre al fianco di Daniela Guadalupi, la presi dente, sia nella preparazione del Red Party, sia per il recente show cooking organizzato presso l’atelier di Steven Cavagna a Gandino.
Ancora oggi, quando la incontro, sempre simpatica e intrigante, non posso fare a meno di rivederla sulla sua cabrio nera, con lei al volante che mi fa ciao con la mano mentre sfreccia via verso il campo da golf.
(V.E.Filì)
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Anna
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c’è da ridere, per non....
Evidentemente per qualcuno i veri problemi sono questi: di che colore erano le lancette e le cifre dell’orologio della Torre dei Caduti? Sono da lasciare dorate, come qualcuno ha pensato un po’ di anni fa, verniciandole per coprire l’ossidazione del bronzo di cui sono fatte, oppure vanno lasciate, una volta ripulite, del colore naturale quindi scure? Daniele Belotti, ex parlamentare leghista, ha pensa to bene di investire della questione nientepopodimeno che il neo sottosegretario ai Beni Culturali, prof. Vittorio Sgarbi. Al dibattito, quanto mai colorito sviluppatosi intorno al caso, ha cercato di porre fine Marco Brambilla, Assessore ai Lavori pubblici del Comune di
La lettera di Belotti a Vittorio Sgarbi
L’ex deputato leghista Daniele Belotti ha scritto una lettera al neo sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi per segnalare il caso della Torre dei Caduti e in particolare il nuovo colore dell’orologio dopo i lavori di restauro del monumento che si trova nel centro della città:
Caro Vittorio, mi permetto di segnalarti, in qualità di sottosegretario alla Cultura e di grande esperto di storia e di arte, l’ultimo scempio compiuto a Bergamo. Nei mesi scorsi eri intervenuto per contestare l’allucinante passerella a Porta San Giacomo che ha compromesso la vista panoramica dalle Mura e pregiudicato il fascino della porta artisticamente più bella di Città Alta. Ora la Giunta comunale, con l’avallo della Soprintendenza, ne ha fatta un’altra: nella ristruttu razione della Torre dei Caduti, il principale simbolo identificativo della Città Bassa, il grande orologio è stato “annerito”, sostituendo l’originario colore bronzo dorato delle lancette e dei numeri con una vernice grigio topo. Ovviamente si è scatenato un ampio dibattito social a cui l’assessore ai Lavori Pubblici Marco Brambilla ha candi damente risposto: “Abbiamo riportato il colore originale, peraltro lo stesso dell’orologio sul viale. Purtroppo per l’assessore, da ricerche condotte da alcuni cittadini, sia dalle fotografie dell’epoca, ma ancor di più da un numero della rivista Emporium del 1924, anno di inaugurazione della Torre, si legge che l’orologio “ha lance e lettere in bronzo dorato”.
A questo punto sorge il dubbio: ma l’assessore e il Soprintendente, sempre ligio a fare prescrizioni sul colore delle ante e delle pietre del garage di anonime case all’interno degli enti Parco, cosa hanno consultato visto che per loro lancette e numeri erano originariamen te neri e solo negli anni seguenti erano stati dorati? Forse avevano avanzato ancora della pittura grigiastra con cui quest’estate aveva no ridipinto la fontanella più amata dai bergamaschi, che si trova proprio sotto la Torre, e che tutti qui chiamano “Vedovella” o “Drago verde”. Infatti da sempre era di un colore verdone, ma il solerte assessore Brambilla ha voluto ingrigire salvo poi, per l’indignazione popolare, riportarla al verde originario. Caro Vittorio, alla luce di quanto sta succedendo a Bergamo, ricor dando che il prossimo anno saremo con Brescia la capitale della cultura 2023, sarebbe utile una tua verifica alla Soprintendenza di Brescia tenendo conto, inoltre, del tardivo (circa un anno) intervento ai lavori del piccolo chiostro alla sede dell’Università a Sant’Agostino che aveva comportato il rifacimen to di alcune opere già eseguite oltre che dei cronici ritardi nell’e spressione di pareri richiesti dai comuni che alcune volte portano addirittura al paradosso di perdere finanziamenti statali e regionali. Con stima, Daniele Belotti
Precisazioni del Comune di Bergamo
Innanzitutto, il lavoro realizzato dai tecnici incaricati dall’Ammini strazione ha consentito di rimuovere non solo la sporcizia e le patine che l’azione del tempo e dell’inquinamento avevano im presso sulla Torre, ma anche gli effetti di interventi che avevano compromesso i materiali originali. Per quel che riguarda quest’ul timo aspetto, emblematico è stato il restauro delle lancette e dei numeri dell’orologio che si trova sulle facciate del monumento. Il restauro – la cui lavorazione è stata concordato con la Soprin tendenza Belle Arti e Paesaggio di Bergamo e Brescia – ha infat ti consentito di rimuovere una vernice di colore giallo paglierino impressa solo qualche anno fa sui manufatti (non solo le lancette, ma anche i numeri delle ore) di bronzo dell’orologio. La rimozione della vernice - chiaramente non originale - ha pertanto consentito di ritrovare il colore del bronzo – ossidato da quasi 100 anni di storia e agenti atmosferici – con il quale sono stati realizzate le parti in questione dell’orologio. Il Comune di Bergamo ricorda che la doratura del bronzo dell’orologio, a cui si fa riferimento in riviste dell’epoca, niente ha a che fare con la “placcatura” in oro o vernice d’oro dei manufatti. Nel caso della Torre dei Caduti, la tecnica con la quale il metallo venne dorato è quella che prevede l’immer sione di lancette e parti bronzee in acido nitrico fino a ottenere un colore brillante, simile a quello dell’oro. Col tempo, perduta la vernice di protezione, tutti questi manufatti tendono ad ossidarsi rapidamente, prendendo un colore più scuro. Prova ne è il fatto che la statua issata sulla facciata della Torre dei Caduti, pochi metri sotto lo stesso orologio, era stata – come ricordato dalle stesse ri viste dell’epoca dell’inaugurazione del monumento - realizzata con la stessa tecnica di doratura. Oggi, anch’essa si presenta di colore scuro, frutto non solo del comunissimo fenomeno dell’ossidazione, ma anche – val la pena ribadirlo – dell’azione degli agenti atmosfe rici e dell’inquinamento dell’aria dell’ultimo secolo.
Sgarbi ribatte
Se i cittadini si sono abituati al giallo, allora le lancette e i numeri devono ritornare di quel colore... Questo in breve il giudizio di Vit torio Sgarbi sulla vicenda della Torre dei Caduti. Ma non è finita qui. Sgarbi interviene sul posizionamento del busto di Locatelli all’interno della Torre considerato inadatto al luogo. Ne sentiremo delle belle...
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Daniele Belotti, Marco Brambilla e Vittorio Sgarbi
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Arriva in edicola #CCW Calendar Cancer Woman”
La lotta al cancro passa anche dalle storie di forza e di speran za. Arriva in edicola il calendario #CCW Calendar Cancer Woman”, progetto editoriale di Araberara che celebra la bel lezza femminile nata dal dolore “perché le donne che hanno sofferto e soffrono hanno dentro una bellezza che sboccia, e quando sboccia non ce n’è più per nessuno”. Sono 12 foto grafie di donne del Lago d’Iseo e delle valli che trasformano la ferita del tumore al seno in fascino: gennaio è Ornella di Costa Volpino, febbraio Monica di Cazzano, marzo Valeria di Fino del Monte, aprile Justyna di Legnano, maggio Luisella di Co sta Volpino. Giugno è rappresen tato da Claudia di Sovere, luglio da Miriam, Pisogne, agosto da Renata, Schilpario. E poi ci sono settembre, Grazia di Castione della Presolana, ottobre con Serena di Gandino, novembre con Katia di Spinone al Lago, dicembre con Orietta di Albino. Dodici donne con le loro ferite e i loro sorrisi, il loro sguardo e il loro corpo, dietro i quali si ve dono l’anima, il cuore, l’energia che diventa forza e rivincita. Accanto ad ogni volto o corpo di donna c’è una poesia di Alda Merini: 12 intense ‘pillole’ di speranza e di amore che trac ciano un cammino di rinascita. Il calendario è il frutto del lavo ro di Aristea Canini, ideatrice e direttrice artistica, Morgan Marinoni che ha realizzato le fotografie, Angela Cocchetti responsabile del trucco e delle acconciature, Etta Bonicelli consulente per gli abiti, Silve rio Lubrini che ha fornito uno studio professionale e Sabrina Pedersoli, motivatrice e coordinatrice dei backstage.
Il calendario si può acquistare nelle edicole della zona che tro vate in elenco aggiornato ogni giorno sulla pagina Facebook di Araberara e direttamente nella redazione di Araberara a Clu sone in via San Lucio 37/24 al costo di 10 euro (per chi decide di prenderlo in redazione ci sarà un omaggio particolare).
CALENDARIO DOVE IL DOLORE SI FA BELLEZZA
Il ricavato consentirà di acquistare giochi e altro materiale da regalare ai bambini ricoverati in oncologia pediatrica al Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Saranno le stesse ‘modelle’ a consegnarli.
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Ascoltatevi per megliovivere
Reitan, la vita dedicata alla cura delle persone e i suoi consigli per vivere in buona salute
Parla con voce affabile, Haim, e il suo sorriso fuga ogni dubbio sul suo carattere solare. Lui del resto viene dalla sponda più calda del Mediterraneo, Israeliano, ma nato ad Istanbul, per via di un padre medico e ufficiale dell’esercito. Anche Haim vorrebbe fare il medico ma lo mandano in guerra. Poi, l’Italia, quasi un premio e la Laurea in medicina a Pavia. Gli inizi alla Clinica di Ponte San Pietro fino al modernissimo Studio Medici Associati, un poliambula torio dove collaborano alcuni tra i più stimati e conosciuti specialisti del territorio.
A chi meglio di lui che ha l’oppor tunità di confrontarsi a 360° con il mondo di chi è malato e di chi se ne prende cura potrei chiedere...
Vito Emilio Filì Ph. Paolo Stoppa
Haim
Dr. Haim Reitan
Quali sono i segreti per vivere bene?
“Il primo meraviglioso regalo che riceviamo quando veniamo al mondo è il tempo e il raggio di sole che condurrà la nostra esistenza è la salute. Il tem po, quello che trascorriamo su questo bellissimo palcoscenico terreste, è il maestro di ogni nostra scelta. Il tempo dà la soluzione ad ogni problema, dà senso alle emozioni, aiuta nelle difficoltà. Il tempo ha tutte le risposte. Però bisogna imparare ad ascoltarci per capire i segnali che ci manda il nostro or ganismo, decifrare ciò che passa nei nostri pensieri e, quello che sentiamo nel nostro intimo, ci può indicare come guarire dalle malattie. Quindi il segreto è attraversare il tempo che ci è dato alla nascita, consci che prima o poi finirà, apprezzando la bellezza del creato ed imparando ad ascoltare noi stessi dal profondo”.
Come è stata la sua vita? “Ho ricordi un po’ sbiaditi della mia infanzia. Sono nato ad Istanbul, dove il babbo era a sua volta medico nell’esercito. Si innamorò di quella che sarebbe stata mia madre ma, per via della contrarietà della famiglia di lei, fu costretto a rapirla con l’aiuto di alcuni amici. Nel 1946 sono arrivato io e, dopo di me, altri quattro fratelli, una di loro morta purtroppo giovanissima. Quando avevo dieci anni, nel ‘56, ci siamo trasferiti in Israele in un periodo storico complicatissimo. Proclamato come nuovo Stato da Ben Gurion solo sei anni prima, il mio Paese era in guerra praticamente con tutti quelli confi nanti. Dopo il liceo vengo reclutato per il servizio militare che durava tre anni e poi ci fu la guerra dei 6 giorni. Dopo questo periodo ho lasciato Israele per venire a studiare in Italia”.
Perché ha scelto proprio l’Italia?
“Prima del servizio militare avevo chiesto di studiare da Medico come mio padre e così, grazie ad accordi internazionali tra Italia e Israele, qualcuno scelse per me questo bellissimo Paese e l’iscrizione alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, molto quotata e riconosciuta già allora come una delle migliori in Europa, dove trovai altri ragazzi israeliani. Non sapevo parlare italiano, ma iniziai con impegno a studiarlo seguendo contemporaneamente le lezioni in Università, dove captavo le parole una alla volta per collegarle poi a casa cercando di capire cosa era stato spiegato dai professori. Le diffi coltà erano davvero molte, pensavo che non sarei mai uscito a laurearmi ma, acquisendo padronanza della lingua, tutto divenne più facile e ricordo quegli anni come un bellissimo periodo della mia vita.
Mi laureai con il massimo dei voti ma il giorno della discussione della tesi mi sembrò triste, non avendo nessuno della mia famiglia con me. All’uscita però trovai uno dei professori che mi avevano esaminato. Quella persona cam biò la mia vita. Era il prof. Cortinovis, il quale mi propose di lavorare con lui alla Clinica di Ponte San Pietro dov’era primario. Una vera fortuna. Il lunedì successivo, dopo essermi fatto prestare un’auto, mi presentai al Dott. Poletti l’allora Direttore sanitario che mi accolse con entusiasmo affidandomi all’e quipe di Cortinovis. Mi trovavo benissimo e decisi di non tornare in Israele. Ho lavorato al Pronto soccorso, svolgevo servizio come Guardia medica e, con il dott. Catona abbiamo realizzato il primo reparto di Nefrologia. Mi sono anche trasferito per qualche mese a New York per frequentae un corso avanzato di Cardiologia, riconosciuto poi come specializzazione dall’Universi tà di Pavia. Così, già iscritto all’Ordine dei Medici e in possesso anche della cit tadinanza italiana, potevo finalmente iniziare ad esercitare come cardiologo e appena fu possibile partecipai al bando per entrare nel Servizio Sanitario Nazionale”.
“L’esperienza di tanti anni trascorsi a prendermi cura delle persone in vari ambiti della medicina, la vicinanza con tanti specialisti di talento e anche gli anni che avanzano, mi portano qualche volta a riflettere sulla vita, sull’importanza di vivere pienamente i regali che la vita porta con sé”.
Ascoltatevi per megliovivere
Il suo studio racconta molto di lui. Nella poca luce di quello che vuole essere più un salotto rilassante dove viene agevole confida re disturbi, sintomi e segreti, osservo la sua scrivania, la libreria di fronte a me dove, tra i libri, spiccano alcuni modellini di auto. Il re sto dello spazio è occupato dalle necessarie attrezzature per le visite compreso un appa recchio generatore di raggi Laser.
Il laser (acronimo dell’inglese light amplifi cation by stimulated emission of radiation, in italiano si legge amplificazione della luce mediante emissione stimolata della radiazio ne) è un dispositivo optoelettronico in grado di emettere un fascio di luce coerente. Una delle sue applicazioni più rivoluzionarie è in campo medico per le sue caratteristiche.
Quando ha avuto l’idea di costituire uno Studio Associato con altri medici?
“Sono passati trent’anni esatti da allora. In quel tempo ero occupato come cardiologo per la Medicina dello sport e, con il collega Antonio Catona, abbiamo dato vita al primo ambu latorio in coabitazione. Era l’inizio della mia attività come pro fessionista ed ero convinto che ci sarebbero state importanti prospettive se avessi avuto la capacità di investire un capitale che però non possedevo.
In questo frangente incontrai un’altra persona che, com’era accaduto con il prof. Cortinovis, diede una svolta decisiva alla mia vita. Era il dott. Messina, allora direttore della filiale di Ber gamo della Banca San Paolo. Gli chiesi un appuntamento e, dopo aver ascoltato con attenzione il mio progetto, mi diede fiducia e ciò mi permise di compiere i primi passi con lo studio e via via di ampliarlo.
Le mie previsioni si rivelarono fondate. Al progetto dello Stu dio Associato, aderirono i primi rinomati specialisti - alcuni di loro lavorano ancora con me - e con il tempo fui in grado di ripagare il debito ed ingrandire lo studio fino ad avere oggi, 9 ambulatori, con la disponibilità immediata di modernissimi ecografi per i ben 25 specialisti, 11 dei quali Primari nei vari ospedali del circondario”.
Medico ma anche manager…
“Lo Studio è gestito da Medic Service, dove mia moglie Mi rella, si occupa di ogni questione amministrativa, della tanta burocrazia a cui dobbiamo attenerci. Lei con Monica, perfetta organizzatrice degli appuntamenti dello studio e di tante altre cose, è un vero grande aiuto. Mirella, mia moglie che ho co nosciuto come paziente, è stata in ogni aspetto la persona più importante della mia vita”.
Era una sua paziente?
“Sì, era giovane e molto graziosa. Venne in ambulatorio per chè accusava lievi disturbi. Durante la visita, le misi una mano sulla fronte e le dissi: adesso Mirella magari sentirai suonare le campane.
La cosa ci fece ridere, ma lei dovette ammettere di aver senti to le campane (era mezzogiorno) ed è così che iniziò la nostra storia.
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Ci siamo sposati e ben presto sono arrivati due figli. Susi, laureata in scienze politiche che vive e lavora a Londra, e Daniele che si è laureato in Medicina due anni fa, e ora sta portando a termine la spe cializzazione come internista presso l’Ospedale di Seriate per poter diventare medico di famiglia. Presto comunque sarà in grado di dare il suo contributo allo Studio”.
La storia continua con la terza generazione di Doc Reitan?
“Mi auguro che questo avvenga anche per non disperdere quel gran de bagaglio di conoscenza che ho accumulato in questi trent’anni trascorsi al fianco di professionisti di grandi capacità che hanno fatto la storia della medicina in Italia. Sono ogoglioso che mio figlio abbia seguito le orme mie e di suo nonno e costituisca la terza generazione di medici della famiglia”.
Lei dopo cardiologia ha scelto di specializzarsi in proctologia... Piuttosto singolare.
“Quando mi accorsi di essere attorniato dai migliori cardiologi pre senti sulla piazza, che avevano scelto di associarsi al nostro Studio, decisi di dedicarmi a qualcosa di diverso che mantiene un collega mento con i disturbi vascolari e che per varie motivazioni viene da sempre un po’ lasciato ai margini, anche se interessa larghe fasce di popolazione. Ho iniziato a studiare i più avanzati sistemi per liberare la gente dal problema delle emorroidi. Come un vero pioniere del settore, sono volato in Canada per apprendere tutto sulla criotera pia, una tecnica rivuluzionaria per quei tempi che rendeva inerti le zone trattate con il freddo. Tornai dall’America con una strana pistola adatta allo scopo che conservo ancora. Era un primo passo per su perare le tradizionali e dolorose tecniche di asportazione chirugica. Oggi adottiamo tecniche di microchirurgia che utilizzano il Laser e che consentono interventi rapidi, indolori e dall’esito risolutivo, senza dover affrontare complicate e lunghe convalescenze. In questo campo l’avvento del Laser ha dato risultati sorpendenti ed impensabili fino a pochi anni fa. La stessa apparecchiatura, ad esem pio, viene utilizzata da un altro specialista ginecologo per curare i disturbi caratteristici della meno pausa”.
Un ultimo consiglio?
“Credo di aver già indicato l’attenzione da porre all’ascolto dei segnali del nostro organismo che ci consentono la prevenzione dell’insorge re di patologie ed il controllo di ogni aspetto della nostra salute. Con trolli accurati ed effettuati con regolarità ci consentono di monitorare e di tenere sempre vivo il raggio solare della salute”.
Studio Medici Associati nasce con l’intento di creare un polo di servizi medici d’eccellenza, dove profes sionisti riconosciuti e selezionati possano dedicarsi unicamente alla cura del paziente, all’interno di un ambiente tecnologicamente all’avanguardia e in gra do di rispondere con flessibilità a molteplici necessità, dalla diagnostica alla chirurgia ambulatoriale.
Reparti: Ginecologia Gastroenterologia Neurlogia Cardiologia Dermatologia Ematologia Endocrinologia Osteopatia Oncologia Ortopedia Chirurgia Vascolare Chirurgia Toracica Servizio diagnostico ecografico di ogni settore organico
Bergamo Via Torino, 13 tel: 035.236048
info@studiomediciassociatibergamo.it
Donna, vita e libertà
Sulla scia delle iniziative di solidarietà messe in atto dalla Triennale di Milano, dal MAXXI di Roma e da altre realtà, anche il Macof, Centro della Fotografia Italiana, dá il proprio contributo, ospitando l’iniziativa di raccolta delle ciocche di capelli che saranno poi inviate al Consolato iraniano a Milano.
Dalla morte di Mahsa Amini in Iran non si fermano le proteste contro il governo. La 22enne curda iraniana è stata arrestata il 13 Settembre a Teheran dalla cosiddetta polizia morale, picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza, è morta tre giorni dopo. In molte città del Paese e università in migliaia sono scesi in piazza per gridare “Donne, vita e libertà!”. Il governo iraniano ha assicurato che “sommosse e vio lenze non saranno tollerate”. Dopo settimane sono state uccise molte persone, ma la lotta non si placa e in tutto il mondo ci sono manifestazioni a sostegno della causa del popolo iraniano.
“Il taglio dei capelli è una vecchia cerimonia usata in Iran e in altri paesi limitrofi. Significa “lutto”: quando ci si trova di fronte a una grande tristezza o rabbia, allora ci si tagliano i capelli. È come ignorare il proprio senso estetico o la propria bellezza per far vedere che si è tristi. Adesso questo è diventato simbolico”. Bita Malakuti
L’iniziativa è promossa dal Macof, con la collaborazione di Carolina Zani e Paola Linda Sabatti e di tante persone volontarie che presiedono l’iniziativa. Dopo un mese dalla partenza dell’iniziativa si sono presentate al Macof più di 300 persone che hanno voluto aderire al progetto. La partecipazione è stata soprattutto femminile, ma non sono mancate presenza maschili. Studentesse, professioniste, asso ciazioni di categoria, gente comune e politici, si sono presentati negli spazi del Macof per testimoniare la loro solidarietà alle donne Afghane. Numerose anche le ciocche di capelli inviate per posta dai pesi della provincia.
CIOCCHE DI CAPELLI PER IL POPOLO IRANIANO
MACOF – CENTRO DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA, VIA MORETTO 78 - BRESCIA
POLITICANDO di Maurizio Maggioni
Un anno di cambiamenti
Ci avviciniamo alla fine di questo anno del Signore 2022 che ci ha portato molti cambiamenti. In ordine, potremmo dire che abbiamo scoperto che la guerra può arrivare sino alla porta di casa nostra, che i popoli europei, italiani com presi, non sono affatto disposti a morire per un’idea, ma possono sopportare il gioco economico di chi guadagna sulle disgrazie dei popoli, come Amsterdam e la borsa del gas... Ma voi, sapevate della sua esistenza? Però, siamo anche riusciti a far saltare il banco delle balle istituzionali tipo: “non possiamo votare in estate”, oppure “non può cadere un governo tecnico”... Gli italiani, hanno dimostrato il contrario, hanno votato a settembre e man dato via il “tecnico” per eleggere un gover no politico. Inoltre, si è finalmente messo a nudo il “sistema” della sinistra nazionale ed internazionale. Una sinistra che negli ultimi vent’anni non si è rinnovata, come già dice vamo, e non ha permesso alla nostra Na zione di migliorare e di cambiare. Adesso non è in grado di ammettere la sconfitta e iniziare un’opera di revisione completa dei suoi punti di riferimento. Sempre ancorata alla retorica del “noi siamo nel giusto”, non si accorge di aver perso il faro della propria identità, non si accorge di aver abbando nato il popolo per attaccarsi alla carrozza della grande borghesia, ma soprattutto del potere economico e delle banche. Infine, quest’anno, ha visto la celebrazione del centenartio della marcia su Roma, tanto vituperata dalla politica nostrana, ma riabilitata da quella internazionale. In Italia non si è voluto leggere ciò che accadde in un passato sempre più remoto, non si è voluto imparare dai suoi in segnamenti e adesso si teorizza un ritorno del fascimo in veste meloniana. Solo perchè qualche migliaio di persone hanno democraticamente ricordato quella ricorrenza sen za alcuna turbativa dell’ordine pubblico. La sinistra demoniz za anche quello e così arriviamo ai manichini appesi a testa in giù, sosia di un Presidente del consiglio democraticamen te eletto, o al rogo delle fotografie Ignazio La Russa, Presi dente del Senato, democraticamente eletto. E se la sinistra non si può migliorare, nè uscire da questi retaggi, la destra non potrà che crescere a discapito di tutti noi, onorevoli cittadini italiani.
Questione migranti, ad esempio: perché non sedersi attorno ad un tavolo e verificare cosa si è fatto negli ultimi trent’anni per l’immigrazione?
Da Prodi che faceva speronare le navi albanesi, a Minniti, alle leggi Fini e Napo litano, sino ad oggi. Troviamo la quadra tra di noi, cioè tra i partiti italiani, senza ideologie sulle spalle, bensì con una grande azione programmatica che tenga conto delle necessità e allo stesso tempo, delle opportunità dei paesi mediter ranei aderenti alla UE.
Solo così l’Europa dei burocrati potrà capire ciò che si deve fare e le stesse grandi potenze (forse una volta...) come la Germania e la Francia, capiranno che se tutti “programmiamo” tutti ne guadagneranno. Certo, la Francia dovrebbe uscire da tutti gli interessi neocoloniali che ancora de tiene nel continente nero, la Germania dovrebbe dimostrare nei fatti di aver capi to che senza il mercato italiano la sua locomo tiva sbuffa a vuoto e gli stati del Nord Europa smettano di fingere di essere democratici per poi affittare le carceri in paesi terzi per met terci coloro che non producono??? Selezione della razza al reverse. La Gran Bretagna riman da i ruandesi in Ruanda e respinge con la forza oltre la Manica gli indesiderati. L’ONU dov’è? La UE dov’è? La costituente Africana dov’è? Vedremo il 31 marzo 2023 a che punto sa remo arrivati, dobbiamo far passare la luna di miele di questo governo di centrodestra che tante responsabilità si è preso sulle spalle. Do vremo aspettare la fine del tunnel della guerra Nato-Usa vs. Russia via Ucraina, che ora si sta di nuovo riposizionando verso la mediazione (speriamo, viva la poltica di mediazione, basta con la guerra convulsa). Vedremo se la stampa nazionale capirà che forse è meglio smetterla di dare addosso immotivatamente al governo avversario invece che stimolarlo verso la scelta condivisa di un qualcosa prezioso per tutti noi: la collaborazione e la risolu zione di problemi ormai annosi. Il PD non si sa dove andrà a finire, il Terzo Polo è alla ricerca di chiunque possa farlo crecere, come la scelta Moratti in Lombardia, ma non potrà vincere: speriamo che tutto ciò porti poi ad una collaborazione trasversale, utile alla nazione. Attendere per vedere e verificare, lottare per otte nere il meglio, partecipare per crescere insieme, amare e non odiare per miglio rarsi, tenendo fede alle proprie idee, soprattutto se cristiani. Il Papa è testimone del cambiamento ed autorevolmente ha il coraggio di dire e fare ciò che pensa, nel bene e o nel male, come il suo recente viaggio in Barhein: un paese islamico che ha visto una grandissima partecipazione di popolo agli ideali cristiani, incredi bile ma vero. Questo sta a significare che se ci credi, ottieni! Un pensiero ai giovani, se ci siete battete un colpo!
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PRIMA O POI DOVEVA SUCCEDERE ED È SUCCESSO. DOPO AVERLO IPOTIZZATO PER MOLTI ANNI, ADESSO, CON IL NUOVO RISTORANTE DA VITTORIO DAV MILANO, IL MODELLO DELLA RISTORAZIONE E DELL’ ACCOGLIENZA DELLA FAMIGLIA CEREA DEBUTTA A MILANO CITY LIFE Tra i primi a voler degustare le raffinatezze del nuovo Ristorante DaV Milano Chiara Ferragni ed il marito Federico Leonardo Lucia in arte Fedez. Ad accoglierli Francesco Cerea con loro nella foto INCONTRO INEVITABILE Cerea’s Family apre DaV a Milano City Life 26
Dopo il soft opening dal 4 luglio, la Famiglia Cerea, ha aperto ufficialmente la sua prima insegna meneghina all’interno di Torre Allianz: proposta casual dining, ma con lo stile unico che contraddistingue tutta l’offerta del Gruppo Portare un angolo di Brusaporto all’ombra delle Tre Torri: è questa la nuova scommessa su cui punta la Famiglia Cerea di Da Vittorio, 8 stelle Michelin sparse tra Europa (il tristellato in pro vincia di Bergamo, il bistellato di Saint Moritz, la stella “conquistata” a Il Carpaccio al Royal Monceau di Parigi) e Asia (le due stelle di Shanghai).
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Con l’apertura di DaV Milano by Da Vittorio (situato al primo piano della Torre Allianz a City Life, con 60 coperti all’interno e 90 nella terrazza con affaccio sulla piazza), Bruna Cerea e i figli Chicco, Francesco, Bobo e Rossella realizzano un sogno ambizioso, che coltivavano da tempo.
DaV Milano by Da Vittorio rispecchierà i canoni che contraddistinguono il modello applicato anche alle altre emanazioni del Gruppo, sotto l’egida DaV: una proposta causal dining più informale ma sempre centrata sulla massima qualità della materia prima, uno stile di accoglienza che rappresenta il fiore all’occhiello del sistema Da Vittorio, una location curata nei minimi dettagli.
Nel menù che i clienti potranno degustare, accanto ad autentiche “istituzioni” come il pacchero, l’elefantino con patate al forno e pomodorini canditi, i casoncelli con melanzane alla cenere e pomodorino giallo, la guancetta di vitello con spuma di patate alle erbe e marmellata di pomodoro. Gustosa novità, ma in pieno stile Cerea, è l’antipasto in condivisione, anzi in CondiviDaV: 9 portate in formato sharing (carne, pesce e vegetariano) per accontentare tutti i palati al tavolo.
Non manca anche la selezione di pizze, dalla napoletana alla pala romana, fino a quelle con topping gourmet, firmata da Alessio Rovetta, in forze al Da Vittorio già da tempo.
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A guidare la brigata di cucina gli chef Paolo Pivato e Nicholas Reina, formatisi sotto lo sguardo attento di Chicco e Bobo Cerea.
“Abbiamo atteso molto prima di realizzare questo progetto perché volevamo che fosse tutto perfetto. Ora che i tempi sono maturi, siamo pronti per debuttare nella città che più di ogni altra in Italia sa intercettare le novità e i trend culinari del futuro, accogliendo le firme più prestigiose del panorama gastronomico nazionale e internazionale”.
Per informazioni e prenotazioni: DaV Milano By Da Vittorio, Torre Allianz - primo piano Piazza delle Tre Torri, 3 Milano Aperto dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 00.30 sabato e domenica dalle 12.30 alle 15.30 e dalle 18.30 alle 00.30 telefono 02.36723830 | mail: davmilano@davittorio.com
DA V. MILANO BY DA VITTORIO: IL MODELLO DI RISTORAZIONE E ACCOGLIENZA DELLA FAMIGLIA CEREA DEBUTTA A CITY LIFE
In sala, a garantire la continuità con gli standard di servizio di Brusaporto e degli altri stellati del Gruppo, il General Manager Salvato re Impieri con il supporto del Restaurant Manager Stefano Lotti e del Bar Manager Cosimo Nucera: un approccio fresco, informale, veloce e al contempo internazionale. Non manca anche una carta dei vini di qualità, con etichette accuratamente selezionate e un occhio di riguardo per Champagne e bollicine.
Successo anche quest’anno per la Fiera delle Fiere
Con tanta gente tra gli stand, si è conclusa con successo alla Fiera di Bergamo anche la 43esima edizione della Campionaria. La ‘fiera delle fiere’ multisettoriale di Promoberg ha chiuso i battenti come da tradizione il 1° novembre, festa di Ognissanti con l’ingresso gratuito.
Sui 15mila metri quadrati al coperto del polo fieristico è stato rappre sentato al meglio, come avviene da oltre quattro decenni, il commer cio, l’economia, il costume e la storia del territorio, non solo orobico. Sono state infatti ben 14 le regioni italiane rappresentate dalle 170 imprese espositrici, a cui si sono aggiunti alcuni espositori stranieri da Croazia, Ecuador, Pakistan e Tunisia.
Grande interesse per tutta l’area espositiva, con un’attenzione in più per i temi legati a pianeta casa: risparmio energetico, ristrutturazioni, arredamento e complementi d’arredo e serramenti tra i più gettonati con enogastronomia, abbigliamento, automotive, benessere e tempo libero. Molto seguiti anche gli eventi collaterali, tra cui spiccanova no ‘Mattoncini a Bergamo’ (evento dedicato al mondo LEGO®) e Fieramente Birra, con protagonisti i microbirrifici artigianali che ha confermato il grande interesse per uno dei fenomeni di successo del beverage degli ultimi tempi.
“Siamo molto soddisfatti per la calorosa risposta da parte del pubblico –dichiara Luciano Patelli, presidente di Promoberg -. Cinque giorni di grande afflusso, favorito anche dall’ingresso gratuito, che abbiamo introdotto anni fa per sostenere le imprese e le famiglie. Dal 1979 la nostra ‘fiera delle fiera’ è un punto di riferimento sia per le imprese del commercio e dei servizi, sia per la nostra comunità. Ma la Campionaria va ben oltre la nostra provincia e la Lombardia. Anche quest’anno, infatti, le imprese espositrici sono arrivate a Bergamo da quasi tutta Italia, e tra i visitatori sono in molti quelli giunti dalle province limitrofe. Anche con la Campionaria, Promoberg ha quindi confer mato la sua mission: sostenere e promuovere lo sviluppo delle imprese e del nostro territorio, in chiave non solo economica
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Scanner intraorale Rileva l’impronta dentale digitale del paziente senza l’utilizzo di pasta dentale.
Chirurgia guidata attiva Pianifica in anticipo l’intervento di implantologia e guida il Dottore tramite sensori ottici.
Previsualizzazione digitale Ricostruzione virtuale del futuro sorriso che si otterrà con i trattamenti di estetica dentale.
Guided Biofilm Therapy
Una soluzione efficace e allo stesso tempo delicata per l’igiene orale professionale.
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Charme alla Fiera Campionaria
UN NUOVO SUCCESSO!
La prima volta di Charme Innovative Beauty alla fiera Campionaria di Bergamo ha riscosso grande entusiasmo da parte delle 70 mila persone che hanno visitato l’evento, basti pensare che sono stati effettuati gratuitamente a ciclo continuo diagnosi con Visia Skin analsysis solution, la tecnologia per la diagnostica del viso e del decoltè che contraddistingue l’approccio di Charme.
Certo, il Team di Charme, come consuetudine, ha programmato nei dettagli le giornate dedicate ai clienti che sono passati per un saluto e ai nuovi che si sono approcciati per la prima volta a que sta realtà del mondo dell’estetica e del benessere, unica nel suo genere, dove medicina estetica, osteopatia, tecnologie d’avanguardia e olistica dialogano tra loro nei 500mq del centro di Alzano Lombardo.
Approccio e sviluppo vengono visti da Charme come un’evoluzione naturale degli obiettivi posti dai clienti, uomini e donne che si rivolgono al centro di Alzano Lombardo per un dimagrimento, una remise en forme, un aiuto alla pelle del viso, ogni richiesta viene analizzata e valutata nell’insieme del benessere della persona.
Valentino Locatelli, titolare di Charme Innovative Beauty
Sopra Valentino Locatelli con le atlete del Volley Bergamo e sotto con Lara Ma goni, campionessa di sci oggi Assessore al Turismo di regione Lombardia
Si parte sempre da una consu lenza con una Beauty Consul tant e un check-up estetico che è il momento fondamentale in cui la consulente ha l’oppor tunità di programmare con i clienti il miglior percorso da intraprendere trasmettendo le sue competenze e la sua pro fessionalità. Insieme si verifica lo stato presente, si parla degli obiettivi reali e possibili e si de finisce il percorso da intrapren dere.
In Charme la medicina estetica e la tecnologia sono al servizio delle clienti, la beauty consul tant segue la cliente in tutti i passaggi.
A tutto questo, Charme affian ca una linea di Cosmetici rea lizzata con prodotti di altissima qualità di origine naturale privi di parabeni e nichel con l’ag giunta di acqua termale.
In fiera si è potuto dare solo un assaggio di quanto è possi bile trovare nella modernissi ma sede in Alzano Lombardo, dove lo staff è a disposizione anche per illustrarvi le nuove ed esclusive tecnologie
RED TOUCH-KEOPE-ONDA COOLWAVES, CRIOSAUNA, TECAR-TERAPIA INFRAFIT X e SCHWARZY - CRIOLIPOLI SI, ma anche per farvi visitare la zona fitness e scoprire le promozioni che ogni settimana vengono proposte.
ALZANO LOMBARDO VIA PESENTI 35 tel. 035.4536791 info@charmebeauty.it www.charmeinnovativabeauty.it
77ª ASSEMBLEA DI CONFARTIGIANATO IMPRESE BERGAMO
SABATO
La 77ª Assemblea Generale di Confartigianato Imprese Bergamo – Parte Pubblica dal titolo “Pas sato e presente dell’energia nel Manufatturiero Italiano. Ma…quale futuro?”, è stata una sorta di anticipazione della Settimana per l’Energia. Te nutasi al Villaggio operaio di Crespi d’Adda, sito Unesco dal 1995, ha visto la presenza tra gli al tri del Ministro della Transizione Ecologica del Governo Draghi, Rober to Cingolani (collegato in videoconferenza), del presidente nazionale di Confartigianato, Marco Granelli, dell’assessore alle Infrastrutture Trasporti e Mobilità sostenibile di Regione Lombardia, Claudia Maria Terzi, e del Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Il presidente di Confartigianato Imprese Bergamo, Giacinto Giambellini, durante la sua relazione ha ricordato che Confartigianato Bergamo da 14 anni con la Settimana per l’Energia ha avviato le riflessioni sui temi energetici. “In questi anni – ha affermato –abbiamo fatto i pionieri su temi come l’economia circolare, le smart cities, la mobilità elettrica, l’effi cientamento energetico.
22 OTTOBRE È ANDATA IN SCENA LA 77^ ASSEMBLEA GENERALE DI CONFARTIGIANATO IMPRESE BERGAMO (PARTE PUBBLICA) NELL’INSOLITA CORNICE DEL VILLAGGIO OPERAIO DI CRESPI D’ADDA
Ma adesso non è più il momento di riflettere su cosa bisogna fare in teoria, bensì su come bisogna farlo in pratica. Le risposte al ‘cosa bisogna fare’ in questi quattordici anni ce le siamo date, chiediamo semplicemente che ci vengano dati gli strumenti utili per mettere in pratica queste idee”. L’esempio che è stato fatto, partito da quel villaggio operaio dove 200 anni orsono, con lungimiranza e visionarietà, è stata costruita la comunità di lavoro ed energetica autonoma di Crespi d’Adda, è proprio quello delle comunità energetiche, aggregazioni tra imprese, enti pubblici, associazioni e famiglie, per autoprodurre energia pulita e ridurre così i relativi costi. Cingolani ha poi precisato che “Oggi la no stra dipendenza dalla Russia si è assestata attorno al 18% ma l’obiettivo è di scendere ancora, fino all’8-9%, entro la metà del prossimo anno. Ci pre senteremo quindi con un piano di risparmi che ci
permetterà di affrontare con una certa tranquillità il prossimo inverno”. Fronteggiare il caro-energia e la crisi energetica con strategie di approvvigiona mento lungimiranti, dunque, il forte messaggio ri suonato in quest’occasione con l’auspicio che non resti inascoltato dal nuovo governo.
Chi c’era
Da 0 a 300: beneficenza a tutto gas
IL LIONS CLUB ROMANO DI LOMBARDIA HA ORGANIZZATO UN GRANDE EVENTO BENEFICO CHE SI È SVOLTO IL 28 E 29 OTTOBRE NELLA SUGGESTIVA CORNICE DI PALAZZO COLLEONI IN CORTENUOVA
“Da Zero a Trecento Beneficenza a Tutto Gas” è il titolo della due giorni promossa dal Lions Club Romando di Lombardia che ha visto la pre senza eccezionale del Campione di motociclismo, categoria SuperBike, Andrea Locatelli del Team Yamaha che ha partecipato in prima persona per donare alcuni suoi effetti personali con lo scopo di raccogliere fondi per il volontariato. L’evento, patrocinato dal Comune di Covo e dalla Provincia di Bergamo, ha attirato anche l’attenzione di una trentina di imprenditori locali i quali hanno dato un apprezzabile e determinate contributo per il raggiungimento degli obiettivi tra cui l’acquisto di un densimetro osseo (MOC), per l’unità mobile UPLOAD di proprietà dei Lions del Distretto Lions 108 IB2, utilizzata da tutti i soci e i club che ne faranno richiesta per lo screening gratuito della popolazione più bi sognosa. Grazie alla partecipazione dell’Associazione Parkinson&Sport, inoltre, verrà anche realizzato un Docufilm per dimostrare e diffondere come lo sport possa garantire benefici importantissimi per coloro che sono colpiti dal morbo di Parkinson. Il progetto è un service che ha visto l’impegno di numerosi sponsor, Club Lions e dei LEO di tutto il Distretto 108IB2. A tal proposito, sono stati aperti tre progetti pres so la Fondazione Bruno Bnà con l’obbiettivo di coinvolgere proficua mente tutti i partner dell’evento. “I Lions hanno colto una formidabile occasione per rendere concreta la beneficenza e il servizio a favore della nostra comunità attraverso partner di caratura internaziona le come il pilota motociclista An drea Locatelli e con il contributo determinante dell’Associazione Parkinson&Sport - ha dichiara to Menotti Brunelli, Presidente del Club. A loro in particolare, ai numerosissimi sponsor, alle isti tuzioni e al mondo Lions, che ci sostiene, va il nostro più grande e sincero ringraziamento. Corre remo tutti insieme per tagliare il traguardo della beneficenza, sa pendo che ciascuno di noi darà il massimo non per primeggiare l’uno sull’altro ma per sentirsi partecipe di una squadra ispira ta dai sani principi di solidarietà verso i più bisognosi”.
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Testo Tommaso Revera - Ph. Daniele Trapletti e Ph. Jay Ferreira
Banca Valsabbina
IN CONTROTENDENZA
L’innovazione tecnologica sta generando nume rosi cambiamenti nel mercato finanziario, facendo crescere notevolmente la richiesta di prodotti e servizi bancari facilmente accessibili e fruibili attra verso piattaforme digitali. Anche le esigenze della clientela si stanno sempre più adeguando a questo nuovo modo di fare banca. Banca Valsabbina, istitu to di credito bresciano fondato nel 1898, da oltre centovent’anni si pone come interlocutore di fami glie, artigiani, imprese e piccole attività economiche. Avendo già sostenuto la crescita e lo sviluppo di oltre 25mila PMI, in particolare, è un punto di rife rimento per il mondo imprenditoriale grazie al suo particolare connubio tra i servizi bancari tradiziona li, offerti dalle filiali locali, e i vantaggi derivanti dalle nuove soluzioni in ottica Fintech. Fintech e tradizio ne, un nuovo modo di fare banca.
APRE NUOVI SPORTELLI ED INTEGRA I SERVIZI FINTECH A FAVORE DEI PICCOLI RISPARMIATORI
Il management 2022 con (da sx a dx) il condirettore generale Marco Bonetti, il DG Tonino Fornari e il responsabile della Divisione Business Hermes Bianchetti
Il valore aggiunto diventa, in questo caso, proprio la collaborazione tra un modo più tradizionale di fare banca, per accogliere le esigenze di quelle fasce di clientela che ancora privilegiano la funzione sociale delle filali, e il Fintech, in cui Banca Valsabbina sta recentemente promuovendo importanti investi menti. Ad illustrare gli obiettivi chiave della banca è Hermes Bianchetti, responsabile Divisione Business dell’Istituto. “Per noi offrire un servizio distintivo si gnifica abbinare servizi tradizionali e innovazione, quindi sia garantire una rete distributiva efficiente sia mettere a disposizione servizi personalizzati per soddisfare nel modo migliore le esigenze finanziarie dei nostri clienti”. Un nuovo modo di fare banca, quindi, che guarda al futuro mantenendo l’identità originaria di istituto finanziario radicato nel territo rio, da sempre vicino alle piccole e medie imprese. “Vogliamo potenziare questa essenza con l’aggiunta dei servizi digitali, fruibili a prescindere dagli orari di apertura delle filiali ma anche pratici, snelli ed effi cienti dal punto di vista amministrativo”.
Nuove filiali al servizio delle imprese
Nata come banca locale, Banca Valsabbina vanta attualmente una rete territo riale composta da 70 filiali: 44 in provincia di Brescia, 8 in provincia di Verona, 3 a Milano e 15 tra le province di Bergamo, Bologna, Mantova, Milano, Modena, Monza-Brianza, Padova, Reggio Emilia, Torino, Trento, Treviso, Vicenza, Cesena e Parma. Il percorso di crescita e consolidamento delineato nel piano strategico della Banca prevede infatti il progressivo rafforzamento della propria presenza nei principali capoluoghi del nord Italia, come conferma la recente apertura della terza filiale a Milano in via Domodossola, nei pressi di Corso Sempione e del quartiere di CityLife.
“Con la nuova filiale di Milano vogliamo dare un segnale positivo e consolida re ulteriormente la nostra presenza in quella che si conferma come la piazza economica più dinamica del Paese e che, nonostante il momento di crisi eco nomica dove al perdurare della pandemia si sono aggiunte le conseguenze del conflitto in Ucraina, siamo certi potrà sostenere la ripresa della nostra econo mia, ha dichiarato Hermes Bianchetti, responsabile Divisione Business di Banca Valsabbina. La crescita di Banca Valsabbina su Milano, ma anche in altre province, conferma che c’è ancora spazio anche per istituti di taglia medio piccola, anche considerando che la dimensione più contenuta può rappresentare un vantaggio competitivo, perché consente di accorciare la filiera e assicurare al mercato e ai clienti tempistiche di risposta veloci, elemento ancor più importante proprio per le difficoltà dell’attuale contesto economico. Guardiamo comunque con fiducia al futuro, conclude Bianchetti, e continueremo a lavorare con l’obiettivo di creare valore e supportare la ripresa economica dei territori che presidiamo”.
Banca Valsabbina
Viale Papa Giovanni XXIII, 38, Bergamo
Tel: 035 235178 info@bancavalsabbina.com www.bancavalsabbina.com
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Chi c’era
Non è mai facile decidere di appendere al chiodo una divisa indossata per tanti anni con il massimo impegno. Ma il tempo passa e anche per Mirco Rossi, Guardia Giurata conosciu tissima per essesi tantissime volte distinto in interventi in difesa di persone, abitazioni e aziende, è giunto al limite per la pensione. Lui che doveva essere Carabiniere e non potendo farlo per amore, ha scelto comunque una vita in divisa sempre pronto ad accorrere laddove qualcuno aveva bisogno di una mano. Quella rinuncia alla Benemerita gli ha però dato in cambio una bellissi ma famiglia e un lavoro che, grazie al suo coraggio, gli ha dato grande popolarità, confermata dalla tanta gente che ha voluto salutarlo e ringraziarlo ancora una volta in divisa alla festa organizza ta per la sua nuova vita da pensionato e supernonno. Sapevo che ci sarebbe scap pata la lacrima e allora ho preferito lasciare la Galleria Mazzoleni dove era convo cata la festa. (V.E.F.)
SUPER MIRCO va in pensione
Nuova SUZUKI S-Cross Hybrid
IN GIRO PER LA CITTÀ ALLA GUIDA DELLA NEONATA SUZUKI S-CROSS HYBRID PER UN TEST DRIVE VERAMENTE… GREEN!
Tutta un’altra storia.
Da poche settimane sul mercato la nuova Suzuki S-Cross Hy brid ha già dimostrato tutto il suo carattere balzando in testa alle classiche della sua categoria. Un risultato non casuale quando parliamo di un nuovo concetto di SUV 100% ibrido. Una caratte ristica fondamentale come ci spiega Curzio Rota AD di Autorota, concessionario ufficiale per la provincia di Bergamo. “In un momento storico in cui la necessità di rispettare l’ambiente è prioritaria per gli scenari che si stanno propinando, il lancio della nuova S-Cross completamente Hydrid ha trovato fin da subito il massimo dei consensi in tutti i nostri clienti.
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Valentina Colleoni - ph. Sergio Nessi
Non solo - prosegue Rota - la possibilità di viaggiare su un SUV compatti, versatile, sicuro e innovativo rende questa auto il sogno perfetto per chi ama la guida”. Premesse assolutamente confermate durante il nostro test drive in giro per la città di Bergamo: da Via Cam pagnola - sede della concessionaria - verso i bellissimi scorci di Sant’Agostino in Città Alta, passando per il paesaggio autunnale di Monterosso. Il percorso perfetto per prendere confidenza con la nuova tecnologia 4WD AllGrip, che ti aiuta a mantenere il massimo controllo anche nelle situazioni di scarsa aderenza, su strade sci volose o innevate, lasciando solo il piacere della guida. Spinta unica inoltre grazie alla Tecnologia Suzuki Hybrid 140V abbinata al nuovo motore 1.5 DUALJET -alterna tivo all’efficiente motore 1.4 BOOSTERJET abbinato alla Tecnologia 48V- entrambi disponibili con l'esclusiva tra zione integrale Suzuki 4WD ALLGRIP
Nuova Suzuki SCross Hybrid: tutta un’altra storia
Tutto questo nel confort assoluto di un abitacolo cura to nei minimi dettagli, con spazi perfetti sia per i passeg geri che per i bagagli e una tecnologia di bordo di ultima generazione: un nuovo infotainment con schermo tou ch da 9”, connettività smartphone con Apple CarPlay® wireless ed Android Auto, navigatore integrato e video camera 360°, per un vero e proprio controllo a portata di mano. Inoltre grazie alla App Suzuki Connect impa reggiabile la possibilità di rimanere sempre aggiornato sulle esigenze della propria auto, controllandone l’uti lizzo ed i suoi parametri direttamente dallo smartpho ne. Che dire, non solo Hybrid ma anche tecnologia e super confort. Tre caratteristiche vincenti per l’auto dei desideri… Ovviamente Suzuki S-Cross Hybrid!
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DERMATROPHINE
Grandi costruzioni che fanno grandi anche noi
“È stato scritto che ‘le grandi costruzioni fanno noi, non solo noi facciamo le costruzioni’. È così! Ed è ancora più vero per un luogo, come l’accademia, a cui spetta il delicatissimo compito di formare, plasmare, forgiare “costruire” per l’appunto - i futuri quadri dirigenti del Corpo.
Di qui gli sforzi realizzati negli anni passati per portare a compimento il pro getto di riunificazione dell’Istituto nel bellissimo complesso che oggi ci ospita. Il coronamento di un lavoro intenso, per il quale è stato fondamentale il contributo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, della Regione Lom bardia, dell’Amministrazione locale e di Cassa depositi e prestiti. Un perfetto esempio, come ho evidenziato in precedenti occasioni, di sinergia tra Istitu zioni dello Stato.
E una progettualità che ha ulteriormente rafforzato il legame, già solidissimo, tra la Guardia di Finanza e questa splendida città.
Una realtà, Bergamo, che da lungo tempo ha adottato i nostri cadetti, riser vando loro, generazione dopo generazione, sempre, una straordinaria ospi talità.
E che con le sue doti di laboriosità, di sobrietà, di compostezza, di generosità e di solidarietà, di cui ha dato eccezionale testimonianza anche in momenti drammatici della storia recente del nostro Paese, incarna al meglio alcuni dei valori più significativi che l’Accademia è chiamata a trasmettere ai nostri allie vi. Il chè la pone in un rapporto simbiotico, di perfetta sintonia, con il progetto formativo portato avanti dall’Istituto.
Tanti i benefici per il Corpo scaturiti da questo intervento di riunificazione! Sotto il profilo finanziario, con un significativo abbattimento dei costi di ge stione; organizzativo, con l’ottimizzazione di funzioni prima replicate su due sedi; didattico, con la possibilità di disegnare percorsi formativi ancora più armonici e integrati tra tutti i corsi alla sede; e logistico, grazie alla disponibilità di spazi molto più ampi e di aule, infrastrutture, sale e ambienti che, in fase di riqualificazione e ricondizionamento della struttura, sono stati forniti delle più moderne dotazioni informatiche e tecnologiche. È per queste ragioni che siamo felici di ritrovarci qui, oggi, a distanza di un anno dall’inizio delle attività dell’istituto. Avremmo voluto procedere alla scopertura della targa il giorno stesso dell’inaugurazione ma i tempi, allora, non lo hanno consentito.
IL DISCORSO DI GIUSEPPE ZAFFARANA, COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA TENUTO IN OCCASIONE DEL PRIMO COMPLEANNO DELLA NUOVA SEDE DELL’ACCADEMIA
Giuseppe Zaffarana, Comandante Generale della Guardia di Finanza
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Il Generale Paolo Kalenda, Comandante dell’Accademia della Guardia di Finanza
Farlo oggi, però, ci permette di apprezzare gli ulteriori affinamenti nel frattempo realizzati e di toccare con mano l’alto livello di efficienza raggiunto. Siamo in presenza di un progetto che può dirsi oramai com pleto.
Di una struttura che risulta pienamente operativa e in tutto e per tutto rispondente alle esigenze per cui era stata concepita. Ne abbiamo una plastica testimonianza di fronte ai nostri occhi. Tutti i corsi - ruolo nor male, comparto ordinario, aeronavale, speciale e ruolo tecnico-logistico amministrativo - tutti, dicevo, riuniti nella stessa sede!
Una convivenza che si traduce nella possibilità, per i discenti, di sviluppa re virtuose dinamiche di interazione. Ogni corso già sa cosa lo aspetta perché può intravederlo attraverso i corsi che lo precedono. Gli Allievi più giovani possono contare su dei punti di riferimento. I più anziani sono consapevoli di dover svolgere una fondamentale funzione di esempio. I frequentatori dei corsi speciali, a loro volta, possono arricchire questa osmosi, offrendo il loro contributo di esperienze sul campo. Si stabiliscono, così, legami di colleganza, di amicizia e di solidarietà. Una rete di rapporti attraverso cui potranno poi svilupparsi, un domani, nella dimensione del servizio, canali di dialogo, di confronto e di collaborazione ancora più fluidi ed effi caci. Il tutto all’interno di un disegno formativo che punta a far crescere e maturare gli Allievi sia sotto l’aspetto tec nico-professionale che etico-morale. E che ha un eccezionale punto di forza nel corpo docenti; personalità di altissima levatura, che non solo trasmetto no ai nostri giovani uno straordinario patrimonio di pre ziose conoscenze e solidi contenuti didattici, ma anche messaggi formativi in termini di esempi, di rigore, impe gno, serietà, attenzione al merito, precisione, puntualità. Ed è una missione, quella dell’Istituto, che si svolge, oggi - come accennavo - in una cornice dallo straordinario pregio architettonico. Un complesso che è sinonimo di bellezza, di eleganza, di stile, di armonia e che mette gli Allievi nelle condizioni migliori per raggiungere i loro obiettivi. E che, per la sua storia, racchiude in sé anche un prezioso valore evocativo. Questa, come noto, era la sede degli Ospedali riuniti di Bergamo, il luogo in cui si facevano nascere bambini, si curavano persone in difficoltà, si fornivano assistenza, so stegno, speranze a quanti erano costretti a con- frontarsi con le afflizioni e le pene della malattia. Il luogo in cui, in poche parole, medici e personale sanitario dedicavano la propria esistenza al servizio degli altri. Ebbene, questa vocazione al bene del prossimo rimane ancora oggi! Perché lo spirito di servizio, il senso del dovere, il donarsi in favore dei cittadini, della col lettività e del Paese sono i cardini del sistema di valori etico-morali che ogni frequentatore, durante il corso d’Accademia, è tenuto a interio rizzare. Il ché ci permette di tracciare un’ideale linea di continuità tra il passato e il presente di questa struttura. E di dire che le nobili pagine di altruismo e di generosità scritte tra queste mura, l’esempio di dedizione offerto da quanti erano qui prima di noi, contribuiranno - siamo certia ispirare le future generazioni di Ufficiali. Perché, come dicevo all’inizio, non solo noi facciamo le costruzioni, ma le grandi costruzioni fanno noi. E questa lo è, grandissima! Per la maestosità delle sue strutture, per il fascino dei suoi ambienti e per l’importanza della sua storia. Grazie!”.
La prima volta che sentii parlare di occupare l’area dell’Ospedale con l’Accademia, una volta che fosse stato costruito quello nuovo, fu da Mirko Tremaglia, senatore e ministro, già colonna del Movimento Sociale e al fianco di Gianfranco Fini in Allenaza Nazionale che diventerà poi Fratelli d’Italia. In quegli anni prevalse però l’ipotesi di fare di quel sito un campus universitario trasferendovi tutte le varie Facoltà oggi sparse in più sedi. L’ipotesi Accademia pertanto tramontò presto anche per i tempi certi che i vertici delle fiamme gialle chiedevano per la collocazione della loro massima scuola di formazione. Poi, anche l’ipotesi della creazione del campus lasciò spazio ad una visione policentrica dell’Università, quindi facoltà sparpagliate sul territorio meglio che concentrate in un sito solo. Non sarebbe comunque stato facile ricavare aule dalle camere dell’ospedale, magari dovendone mantenere l’aspetto originario. Si prestavano invece benissimo, come poi si è dimostrato, per ospitare in modo eccel lente in una cornice unica i futuri ufficiali delle GdF. Dovevano passare però ancora molti anni e vari tentativi andati a vuoto di vendere l’area a qualche costruttore lo cale peraltro in un momento difficile per il settore, perchè alla fine, con una vera architettura finanziaria, Cassa Depositi e Prestiti, ha messo a disposizione le risorse per acquisire e ristrutturare tutto il com plesso accollando un mutuo alla Guardia di Finanza che nel tempo rimborserà il debito grazie al rispamio che otterrà la sciando le varie attuali sedi dove paga af fitti non indifferenti ma anche grazie ad immaginabili economie gestionali, avendo accentrato nella nuova sede tutti i corsi. Il disegno lungimirante di Tremaglia, che, al di là del credo politico, di certo amava Bergamo, si è avverato e, giustamente or gogliosi, i vertici delle Fiamme Gialle han no voluto ricodare il primo anniversario di vita della nuova Accademia. Adesso ciò che fu l’Ospedale cittadino, quelle palazzine a cui tutti noi siamo legati per ricordi, belli o brutti, che spesso ci hanno cambiato la vita, non hanno perso la loro sobria ele ganza, distese sotto il colle immerse nei viali di tigli che le incorniciano. Non sono più affollati di auto parcheggiate ovunque, nè percorsi da ambulanze o lettighe, brulicanti di pazienti in cerca del reparto, di medici e infemieri in camice correre da una parte all’altra. Adesso la pace regna sovrana, le piante hanno ritrovato i loro spazi tutto risulta essere più ordinato. Poco lascerebbe pensare che si tratta di una caserma se si tascurano i due cannoni che vi accolgono all’entrata. Rimane la vocazione del luogo al servizio dei cittadini, un tempo per la salute, oggi per la sicurezza, ma non solo. Infatti i nuovi impianti sportivi realizzati all’interno della nuova sede dell’Accademia, piscina, campi di calcio, di basket e palestre saranno fruibili anche da parte della comunità. In giorni e orari prefissati le società sportive del territorio, grazie ad una convenzione con il Comune, potranno avere accesso alla struttura. (V.E.Filì)
VINCITORI PER LA REALIZZAZIONE A
BERGAMO DI DUE INSTALLAZIONI
URBANE GRAZIE ALLA SINERGIA TRA
COMUNE DI BERGAMO, CONFINDUSTRIA
BERGAMO E GAMEC
Luce in città e un bosco di pioppi al Kilometro Rosso
I DESIGNER OBJECTS OF COMMON INTEREST PRESENTERANNO UN PROGETTO SITE-SPECIFIC PER PIAZZA DELLA LIBERTÀ
Comune di Bergamo, Confindustria Bergamo e GAMeC hanno presentato i progetti e i designer vincitori del contest per l’allestimento di due piazze della città di Bergamo: Piazza della Libertà e la piazza antistante la nuova sede di Confindustria al Kilometro Rosso.
I progetti sono interamente sostenuti da Confindustria Bergamo, a testi monianza della volontà di supportare la comunità bergamasca attraverso la realizzazione di luoghi di incontro e di socialità inclusivi, sostenibili e armoniosamente integrati nel contesto cittadino, legati inoltre ai valori di innovazione e operosità, fulcro tanto della mission di Confindustria Ber gamo quanto di quella di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. L’installazione di Piazza Libertà sarà inaugurata a inizio 2023 in con comitanza con l’apertura delle celebrazioni per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura. L’allestimento della piazza al Kilometro Rosso è invece previsto nella primavera 2023. I contest, lanciati nel mese di luglio, hanno visto il coinvolgimento di do dici designer internazionali e italiani. Tra questi sono stati selezionati i due progetti vincitori, scelti per creare un ponte ideale tra il centro della città e la sua periferia, tra il nucleo urbano storico e di rappresentanza e l’attuale polo dell’innovazione e dell’industria.
Il progetto che vestirà Piazza della Libertà con un intervento tempora neo orientato a interpretare il tema della capitale della cultura “La Città Illuminata” è Lights On, dei designer greci Objects of Common Interest. Il progetto è stato selezionato dalla commissione per la capacità di combi nare il carattere iconico dell’elemento scultoreo – il segno luminoso che interagisce con la facciata del Palazzo della Libertà e richiama i valori della Città Illuminata su cui si fonda il progetto di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura – a un’esigenza di partecipazione comunitaria, an dando a creare uno spazio accogliente e funzionale per tutte le persone che vivranno la piazza in questo anno di celebrazioni.
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LO STUDIO DI ARCHITETTURA SALOTTOBUONO INTERVER RÀ SULLA PIAZZA ANTISTANTE LA NUOVA SEDE DI CONFINDUSTRIA BERGAMO AL KILOMETRO ROSSO
ANNUNCIATI I PROGETTI
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OBJECTS OF COMMON INTEREST
Lo studio Objects of Common Interest è composto da Eleni Petaloti e Leonidas Trampoukis, che vivono e lavo rano tra Atene e New York. Architetti di formazione ma designer di prima occupazione, la loro ricerca si concentra sulla capacità di creare ambienti e oggetti esperienziali attraverso un’elaborazione concettuale della materia e un approccio intuitivo alla forma.
I loro progetti sono stati esposti in istituzioni, gallerie e fie re d’arte e di design, e hanno presentato mostre personali in istituzioni quali il Museo Noguchi di New York, il Museo del Design di Bruxelles, la Biennale di Architettura di Ve nezia e il Salone del Mobile di Milano. Tra i nominati nella categoria “Designer dell’anno” per i Dezeen Awards 2022, hanno vinto il Wallpaper* Design Award 2022 e il Design Prize 2021 nella categoria “sperimentazione”.
Il progetto che trasformerà lo spazio di ingresso alla sede di Confin dustria Bergamo all’interno di Kilometro Rosso Innovation District è Pioppeto, dello studio di architettura Salottobuono fondato da Matteo Ghidoni. La piazza, rinnovata, sarà dedicata al concetto di “Industriosa Natura”, scelto dall’Associazione degli industriali bergamaschi per rac contare la propria volontà nel promuovere uno sviluppo attento ai pro blemi dell’ecologia e della sostenibilità, e nella capacità di farsi guidare da uno sguardo innovativo, dinamico e creativo.
Il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha sottolineato: “I due progetti rappresentano alcuni dei primi interventi, in ordine temporale, che permetteranno a Bergamo di evolvere, nel contesto del progetto di Capitale Italiana della Cultura 2023, rappresentando al grande pubblico alcuni dei valori e temi più caratterizzanti della Città Illuminata: l’animo industrioso del territorio, il suo tessuto creativo e imprenditoriale, la spinta all’innovazione e al rinnovamento propri della nostra identità. E, se l’intervento su Piazza della Libertà è destinato ad avere una diversa collocazione a fine 2023, quello del Kilometro Rosso è pensato per restare definitivo, un lascito alla città”.
“Le due opere – ha proseguito Giovanna Ricuperati, Presidente di Confindustria Bergamo – concorrono a definire la nuova visione di un territorio attrattivo e consapevole delle proprie potenzialità, che dialoga con la modernità, partendo dai suoi punti di forza, la radice manifatturiera, il forte senso di appartenenza, e li coniuga con i valori dell’innovazione e della sostenibilità economica, sociale e ambientale, grazie anche alla capacità evocativa dei linguaggi dell’arte e della cultura. In particolare, il progetto della piazza al Kilometro Rosso Innovation District, si sviluppa lungo le linee di “Industriosa Natura” che ci hanno ispirato durante tutto il processo di realizzazione della nostra nuova sede, segnando l’ulteriore avvicinamento e apertura alla comunità, mentre il progetto per la Piazza Libertà esprime in chiave artistica la visione imprenditoriale illuminata che trova sempre nuove vie per resistere alle complessità dei mutevoli contesti”.
Ha aggiunto Alberto Barcella, Presidente della GAMeC: “La presentazione oggi dei due progetti vincitori per le piazze di Bergamo e del Kilometro Rosso rappresenta la conclusione di un attento e articolato processo di selezione che ha coinvolto giovani professionisti, ricerca tori e curatori di design. Siamo soddisfatti delle energie attivate finora, grazie alle quali la città si arricchisce di due nuovi spazi di incontro mediati dal linguaggio del design urbano, e attendiamo il momento in cui la comunità di Bergamo e i visitatori della città potranno abitarli”.
Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo
Giovanna Ricuperati, Presidente di Confindustria Bergamo
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La luce in città e un bosco di pioppi al Kilometro Rosso
Pioppeto intende farsi interprete della necessità per l’industria di coniugare sostenibilità, natura e produzione, intervenendo sulle specifiche qua lità spaziali e ambientali del contesto in cui l’in stallazione andrà a inserirsi e contribuendo, con un piccolo ma altamente simbolico tassello, agli obiettivi di decarbonizzazione e riforestazione del territorio.
Le piantagioni di pioppo, figure familiari e iconiche nel paesaggio della Pianura Padana, offrono infatti notevoli opportunità per affrontare le sfide del cambiamento climatico e attivare nuove econo mie sostenibili; contribuiscono in modo significa tivo agli obiettivi del Green Deal poiché, grazie alle loro molteplici potenzialità di trasformazione industriale e alla rapida rotazione, possono aiutare a soddisfare le richieste del mercato riducendo significativamente la domanda di estrazione da foreste naturali.
Il progetto interesserà l’area tra il muro del Kilo metro Rosso e la sede di Confindustria, sul tetto dell’auditorium ipogeo: 32 alberi in vaso saranno disposti in modo da formare una grande sala co lonnata naturale sormontata da un tetto di foglie, che anticipa l’ingresso all’edificio. L’area a prato lungo il fondale rosso del muro verrà sostituita da uno specchio d’acqua che accoglierà canneti, tifa e ninfee. Vasi e panche in calcestruzzo e ce ramica dalle diverse geometrie completeranno l’allestimento della piazza, che intende essere un luogo accogliente, capace di offrire condizioni di benessere per la pausa e l’incontro all’aria aperta e di ospitare eventi e momenti di condivisione pensati per la comunità.
SALOTTOBUONO
Salottobuono nasce nel 2005 a Milano con Matteo Ghidoni. Redattore della sezione “Istruzioni e Manuali” della rivista Abitare (2007-2010) e direttore creativo della rivista Domus (2011, 2012), lo studio ha parte cipato alla Biennale di Venezia (2008, 2012, 2014) e ha progettato il Padiglione Italia nel 2010. Salottobuo no ha pubblicato il Manuale della decolonizzazione (2010) e Atti fondamentali (2016). Matteo Ghidoni è stato inoltre socio fondatore dell’agenzia di ricerca Multiplicity dal 2002 al 2006. Il suo lavoro con Multipli city è stato esposto al Kunstwerke di Berlino (2003), alla Biennale di Venezia (2003), al Musée d’art moder ne di Parigi (2003), allo ZKM di Karlsruhe (2004) e alla Biennale di Pechino (2004). È stato professore ospite presso l’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia presso la Facoltà di Architettura, il Politecnico di Mila no, la Royal Danish Academy of Arts di Copenhagen e la Pontificia Universidad Javeriana a Bogotà. Ha tenuto conferenze in diverse scuole e istituzioni tra cui il Berlage Institute, Berkeley e la Columbia University. Ghidoni è cofondatore e caporedattore di San Rocco, una pubblicazione internazionale indipendente di architettura.
PER I SUOI 18 ANNI L’AGENZIA DI COMUNICAZIONE BERGAMASCA HA DECISO DA DARE ANCORA PIÙ FORZA
AI PROPRI OBIETTIVI DI CRESCITA PASSANDO DA S.R.L. A S.P.A. SOCIETÀ BENEFIT.
Publifarm diventa Società Benefit
Quello della maggiore età è un traguardo significativo, una pietra miliare che per un ’agenzia come Publifarm vuol dire tante cose. Da una parte significa che ciò che è stato realizzato finora ha dato i suoi frutti e che l’impegno nel proporre strategie e soluzioni efficaci è stato ben speso. Dall’altra la con sapevolezza di avere 18 anni porta con sé il desiderio di consolidare quasi un ventennio di successi per indossare un abito nuovo, cucito su misura dei propri valori e dei propri obiettivi.
Quella degli ultimi anni è stata per Publifarm una crescita non solo in termini di fatturato, come dimostrano i recenti riconoscimenti Leader della Crescita 2022 e Campioni della Crescita 2022.
Il cambio societario - il passaggio da S.r.l. a S.p.A. avvenuto a giugno 2022 - si configura all’interno di questa “piccola grande svolta”, all’insegna di una mag giore solidità e della consapevolezza che crescere porta con sé anche nuove responsabilità nei confronti di tutti: dipendenti, clienti e fornitori.
Contestualmente Publifarm è diventata ufficialmente Società Benefit. Opera re anche in favore del territorio e della società, infatti, è stata un’evoluzione naturale del lavoro svolto negli ultimi 18 anni, un periodo nel quale il team Publifarm non ha mai perso di vista l’importanza di creare un’agenzia di co municazione in grado di offrire qualcosa in più. Dall’attenzione all’ambiente, con le buone pratiche adottate per limitare i consumi e gli sprechi, fino al welfare aziendale, con il sostegno economico alle attività sportive dei dipen denti.
Il primo passo per la neo-nata Società Benefit è stato compiuto con la spon sorizzazione di GAMeC, la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, una realtà del territorio nella quale Publifarm crede profondamen te e della quale condivide sia i valori che le aspirazioni.
La sponsorizzazione della mostra di Anri Sala in GAMeC è stata la prima delle tante azioni che, in qualità di Società Benefit, Publifarm si impegna a compiere nei prossimi anni, non solo per la comunità, ma anche per il terri torio e l’ambiente.
“Il traguardo dei 18 anni è arrivato quasi all’improvviso, perché per Publifarm il tempo sembra non bastare mai!” ha commentato Nicola Pavesi, CEO di Publifarm. “Abbiamo ancora la stessa energia e la stessa voglia di metterci in gioco che avevamo nel 2004 e credo che molto dipenda dal fatto che il team di lavoro ha continuato ad arricchirsi di nuove figure professionali giovani e piene di talento. Abbiamo sempre camminato con le nostre gambe e mi piace pensare che a questo punto del suo percorso Publifarm sia diventata ‘grande’ abbastanza da intraprendere sfide sempre più impegnative, senza mai perdere di vista i propri valori: il coraggio di osare, la passione per il lavo ro, la ricerca dell’innovazione, il rispetto per le persone”.
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Publifarm è un’agenzia di comunicazione specializzata nella creazione di progetti integrati su tutti i media e che ha fatto del coraggio di osare il proprio marchio di fabbrica. Nata a Bergamo nel 2004 per offrire alle aziende del territorio strategie di marketing e comunicazione, nel tempo ha esteso il proprio portfolio clienti a brand internazionali. Tra i servizi disponibili si trovano la gestione dei social, lo sviluppo di siti web e app, la realizzazione di video e di strumenti editoriali e legati alla comuni cazione più tradizionale.
Negli anni l’agenzia ha ricevuto importanti riconoscimenti per i suoi progetti creativi. Dagli Openart Award ai Social Creative Awards, passando per i premi legati a lavori di design da parte di European Product Design Awards e Packaging of the World.
Con un team di 25 creativi e un fatturato in costante crescita Publifarm ha recente mente ricevuto importanti riconoscimenti come “Leader della Crescita” da Statista e Il Sole 24 Ore e “Campioni della Crescita” secondo La Repubblica Affari & Finanza. UNA “BRAVE
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Accademia Carrara
Evaristo Baschenis, Ragazzo con canestra di pane e dolciumi, 1650 -1660, olio su tela, 53x72 cm
In oltre 200 anni di storia, Accademia Carrara ha raccolto un patrimonio di stra ordinaria qualità che, a partire dal lascito del suo fondatore Giacomo Carrara, si è ampliato grazie a oltre 260 donatori, tra i quali Guglielmo Lochis Giovanni Morelli, Federico Zeri e molti altri anche in tempi recenti. Una lunga tradizione di generosità e fiducia che rende orgoglioso il museo e premia il suo pubblico nazionale e internazionale, una lunga tradizione che non si è mai attenuata nei decenni e che si rinnova ora con Mario Scaglia, collezionista di origini bergamasche, che ha destinato alla Carrara parte delle sue raccolte che coprono un arco temporale di quattro secoli, oltre ad un ulteriore e significativo sostegno al Museo. Tra queste un corpus di opere costituito da medaglie, placchette, nielli, paci e crocifissi, oltre al dipinto ‘Ragazzo con canestra di pane e dolciumi’ di Evaristo Baschenis.
L’opera pittorica arricchisce la già importante presenza dell’autore nella collezio ne, e soprattutto lo completa del genere di figura. Frutto di un’appassionata ricerca antiquaria durata quasi cinquant’anni, la rac colta Scaglia rappresenta un unicum di ‘collezioni nella collezione’. Infatti, molti oggetti derivano da patrimoni di altri celebri collezionisti privati, il che rende, se possibile, la loro storia ancora più appassionante. Così è per il dipinto di Baschenis, confluito dalle collezioni Quarenghi e Suardi, per numerose medaglie e placchette provenienti dalle collezioni di Franco Steffanoni, Eugenio Imberti e Giorgio Corsi o ancora di conoscitori internazionali come Adalbert von Lanna, Thomas Whitcombe Greene, Henry Oppenheime e Robert O. Lehman.
La Casa del Collezionismo
UN DIPINTO DI EVARISTO BASCHENIS
COMPLETA, GRAZIE AL GENERE DI FIGURA, L’IMPORTANTE PRESENZA DELL’ARTISTA ALL’INTERNO DELLA COLLEZIONE MUSEALE E UNA DELLE PIÙ STRAORDINARIE RACCOL
TE DI MEDAGLIE E PLACCHETTE, DATABILI DAL QUATTROCENTO AL SETTECENTO CON NOMI DI RILIEVO COME PISANELLO, NON SOLO INTEGRA UNA SEZIONE MA INSTAURA CON I DIPINTI NUOVE RELAZIONI E NUOVI FILONI DI RICERCA
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GRAZIE ALL’ING. MARIO SCAGLIA, UNA NUOVA DONAZIONE ARRICCHISCE ACCADEMIA CARRARA CONFERMANDO LA SUA VOCAZIONE DI ‘CASA DEL COLLEZIONISMO’
In
La continenza di Scipione 1500 – 1510, bronzo, fusione
Qui sopra: Antonello Gagini Palermo, 1478 - 1536 Busto di Matteo Barresi di Pietraperzia, 1531, bronzo Sotto: Annibale Fontana Milano, 1540 - 1587 Sacrificio di Isacco 1560 – 1570, bronzo, fusione, doratura
Molte medaglie, inoltre, appartenevano alla prestigiosa collezione di Ago stino Chigi, documentate in un inventario del 1674 presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Tra le circa 500 medaglie della collezione Scaglia, sono presentti esemplari di particolare valore appartenenti alla scuola lombarda e toscana, comprese alcune realizzate da Pisanello, Sperandio, Savelli, Anto nello Gagini, Leone Leoni, altri su disegno di Gian Lorenzo Bernini, o ancora fusi dal medaglista francese Guillaume Dupré. Ugualmente, anche la raccolta di placchette copre un arco temporale molto ampio, da metà del Quattro cento al Settecento, con esemplari ispirati alla storia antica oppure di natura devozionale, molti di questi conservati nella loro montatura originale. Un nucleo importante è rappresentato poi da placchette di scuola tedesca e fiamminga tardo rinascimentali. Completano la donazione alcuni esempi di crocifissi in bronzo, databili dal tardo medioevo al Seicento, incisioni in rame, nielli di grande pregio, oltre a rami smaltati, vetri dipinti, sigilli che custodisco no ceralacche e avori intagliati, insieme ad un nucleo di instrumenta pacis, re alizzati in diversi materiali preziosi, come argento, avorio, lapislazzuli e cristalli. “La Carrara - ha dichiarato Mario Scaglia - è il museo a cui sono più legato, è il museo della mia città, il museo nel cui consiglio di amministrazione sono stato per molti anni. Ho scelto di donare la mia raccolta alla Carrara perché mi sembra che queste opere possano servire a completare la sua collezione: il Baschenis è il dipinto di figura che manca tra quelli del museo, mentre la vasta raccolta di medaglie, placchette ed altre opere metalliche, scrive un nuovo capitolo della storia delle collezioni del museo.
Le opere della Carrara, poi, contano una grande quantitàdi ritratti e le quasi 500 medaglie che ho donato possono instaurare con questi un fecondo dialogo che spero il pubblico apprezzerà”.
“Tratto distintivo e identitario della Carrara è di essere riconosciuto come il museo del collezionismo - ha dichiarato Maria Cristina Rodeschini, di rettore dell’Accademia Carrara. Questa pratica culturale, esercitata con in transigente passione dai conoscitori mecenati che hanno scelto il museo quale destinatario finale delle loro raccolte, gode di una vasta e secolare esperienza. A partire dal fondatore, Giacomo Carrara, la ragione ultima è stata di condividere la dedizione per l’arte, che ha contraddistinto intere esistenze, con gli altri: fare comunità oltre la propria scomparsa. Un altro elemento guida è stato quello di raccogliere opere solo di altissima qualità, obiettivo perseguito grazie alla grande competenza. La raccolta di medaglie di placchette, e non solo, di Mario Scaglia risponde esattamente a questa profonda e indiscutibile radice culturale del progetto museale della Carrara. Nella particolarità degli oggetti d’arte collezionati, la raccolta di Mario Sca glia introducei una tipologia nuova da mettere in dialogo con la magnifica collezione dipinti di cui il museo è dotato. Aggiungere, dunque, per arricchire e qualificare. La stessa logica motiva il dono del dipinto di Evaristo Baschenis, Ragazzo con cesto di pane e dolciumi, capolavoro del Seicento lombardo. La Carrara dispone di importanti nature morte di strumenti musicali del pittore bergamasco, ma sino ad oggi di nessuno dei rari esempi di dipinti di figura dello stesso autore. Splendida dunque anche questa assegnazione pensata e realizzata con precisionee e acutezza”.
Pisanello (Antonio di Puccio Pisano) Pisa (?), 1394 circa - Roma, 1455 Leonello d’Este / Triplice volto infantile, 1441 – 1444, bronzo, fusione
Accademia Carrara Bergamo piazza Giacomo Carrara, 82 - www.lacarrara.it
alto Moderno (Galeazzo Mondella) Verona, 1467 - 1528
“Fattore” Umano
Dal lontano 1914 è lì, ai piedi delle Prealpi Orobiche, che su un poggio immerso nel verde si affaccia sulla Valle di San Martino a Cisano Bergamasco. Stiamo parlando dell’Hotel Ristorante Fatur gestito dalla famiglia Comi da ben 4 generazioni. Pierangelo insieme alla moglie Bruna possono contare sull’apporto umano e professionale dei figli, Patrizio e Matteo, ai quali hanno sapientemente distinto i compiti per valorizzarli al meglio e per rispettare le reciproche attitudini. Al primo figlio, Patrizio, di poche parole ma di sostanza, hanno affidato la cucina dell’hotel e del ristorante mentre al secondogenito, Matteo, più esuberante ed estroverso, la gestione della Dolceria, l’ultima nata in casa Fatur, e del servizio catering per eventi privati, ricevimenti nuziali, battesimi e feste di ogni genere.
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CONOSCIAMO PIÙ DA VICINO LA FAMIGLIA COMI CHE GESTISCE IL RISTORANTE E L’HOTEL FATUR DI CISANO BERGAMASCO
Tommaso Revera - Ph. Sergio Nessi
Come è stata l’evoluzione di questa realtà nel corso degli anni? Lo abbiamo chiesto a Pierangelo Comi…
“Il locale, nato come trattoria di paese, è stato fondato da mio nonno nel 1914. In seguito, precisa mente nel 1945, è subentrato mio padre Patrizio (di ritorno dalla guerra) e, un anno dopo, mia madre Maria. Infine io con mia moglie ed i nostri figli”.
Da cosa deriva il nome? “Mio nonno era il capo dei contadini della valle San Martino per cui da fattore a fatur è stato un attimo”.
A vederlo oggi il ristorante si è ingrandito anno dopo anno… “Proprio così. Mio padre prima di lasciarci (purtroppo è morto molto presto, nel 1961) ha costruito una sala aggiuntiva e portato grosse migliorie in cucina. Così mia madre quando subentrò ne sfruttò le potenzialità dal momento che a quei tempi in Italia c’era il boom economico. Le persone venivano a mangiare di frequente e ricordo ancora le fila chilometriche della domenica. Ma non era come adesso: un tempo in auto ci stavano sei persone e non una o due come avviene oggi. Sempre in quel periodo, inoltre, la richiesta di banchetti per cerimonie ed iniziative particolari si fece sempre più crescente e così ci allargammo ul teriormente realizzando la sala che oggi è la principale del ristorante”.
Quando ha sentito il dovere di contribuire all’attività di fami glia?
“Presto. Ero in seconda Geometri quando decisi di mollare e dedicar mi a tempo pieno al ristorante e alla cucina. Già allora si faceva fatica a trovare figure professionali all’al tezza, soprattutto tra i cuochi che al tempo erano pochi e molto ri cercati. Pur con un percorso da au todidatta, sono riuscito a maturare una discreta preparazione sul cam po e, dal 1973, a prender le redini del ristorante”.
Il locale tra una fase di assesta mento e l’altra è andato avanti e ciò che è avvenuto poi è frutto dei giorni nostri… “Abbiamo ristrutturato l’intero im mobile, rifatto i vari impianti e por tato l’albergo da 6/7 a 14 camere, ognuna dotata di svariati comfort. Con l’approdo dei nostri figli nella
con l’aiuto di Patrizio e introdotto, nell’ottica di una rivisitazione
rafforzando contestualmente anche il servizio catering”.
A quale utenza si rivolge l’hotel? “Diciamo che l’attrattività turistica non è uno dei principali punti di forza di Cisano Bergamasco ma, complice la presenza di alcune importanti realtà produttive, lavoriamo molto bene con diverse aziende che operano nei paraggi”.
gestione, abbiamo migliorato la nostra proposta in cucina
flessibile dei nostri spazi, la Dolceria grazie all’apporto di Matteo,
Quali sono i punti di forza della vostra cucina?
“Proponiamo una cucina varia e ricercata con piatti tipici della tradizione bergamasca. Siamo specializzati anche nella produ zione di paste ripiene e casoncelli e disponiamo di un’accurata selezione di vini nazionali. Cerchiamo di rinnovarci spesso non solo inserendo di volta in volta dei piatti nuovi nel menù ma anche diversificando la carta ogni 4/5 mesi. La nostra fortuna è che ‘siamo in famiglia’ anche se far andare d’accordo tutti non è mai facile”.
Siete sempre aperti?
“Il giorno di chiusura è il venerdì ma, in caso di richieste parti colari, saltiamo il riposo. È una scelta atipica chiudere a pranzo e cena il venerdì ma era l’unica soluzione per assecondare le richieste dei clienti dell’albergo”.
In oltre 100 anni di storia avrete costruito dei rapporti quasi familiari anche con i vostri fornitori, sbaglio? “Proprio così. Ci avvaliamo degli stessi fornitori di un tempo: chi per il formaggio, chi per la carne e chi per i salumi”.
C’è un ristorante o un collega a cui guarda con partico lare ammirazione e che magari rappresenta per voi una fonte di ispirazione?
“Un locale che soprattutto in passato mi aveva personalmen te impressionato è stato quello di Pierino Penati a Viganò in provincia di Lecco, così come il ristorante Posta gestito dalle sorelle Frosio a Sant’Omobono, Il Saraceno di Cavernago, il ristorante Collina di Almenno e il ristorante Cucina Cereda di Ponte San Pietro”.
Oggi per aver successo basta proporre una buona cucina o serve dell’altro?
”Un tempo forse bastava, oggi invece occorre far star bene le persone curando in particolare aspetti quali l’ambiente, l’acco glienza e il servizio”.
Il suo sogno più grande per il futuro?
“Che Patrizio e Matteo possano capitalizzare al meglio le reci proche potenzialità portando avanti con orgoglio, gioia e sod disfazione una tradizione di famiglia che si tramanda da quattro generazioni”.
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Cisano Bergamasco (BG) Via Roma, 2 Tel. 035 781287 www.fatur.it info@fatur.it
C’era una volta la Naia
Nelle foto di Battista Marini
Di recente un esponente politico con sempre meno seguito, nella foga della campagna elettorale, ha palesato la volontà di voler ripristinare il servizio militare obbligatorio per i maggiorenni, così com’era una volta. Apriti cielo. È lo stesso personaggio che vorrebbe riaprire i bordelli e adesso che è mani e piedi dento il Governo chissà che non ci provi. Del resto soldati e puttane sono sempe stati un binomio indissolubile nella storia. Inutile dire della quantità di pernacchie che sono arivate al suddetto ministro dai diretti interessati, i giovani, mentre molti adulti, specie tra quelli che non riescono ad educare decentemente i propri figli, sperano che un anno di naia sia in grado di raddrrizzare la schiena ai loro pargoli. C’è anche chi vede, nel ritorno del servizio militare, un modo per render più indipendenti i gio vani, abituarli ad essere responsabili di loro stessi, imparare a vivere insieme ad altre persone, ad obbedire e a comandare, così come accade a tutti i livelli nelle forze armate.
NELLE IMMAGINI SCATTATE DAL GIOVANE BATTISTA MARINI, ARRUOLATO COME FOTOGAFO, IL PERCORSO DEI DODICI MESI DI SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO CHE IN MOLTI VORREBBERO REINTRODURRE
D’altro canto c’è chi la ritiene solo una perdita di tempo se non addiittua un ritorno ad una logica sor passata di un popolo addestrato all’uso delle armi. Tra i tanti che hanno provato il brivido di ricevere la famosa cartolina rosa di precetto, ci sarà sicura mente chi ne vorrebbe il ritorno ma i più lo conside rano solo un brutto ricordo e tutti siamo concordi nel dire che, un anno dato allo Stato, ci ha lasciato davvero poco. Certo, abbiamo imparato a conoscere altre regioni, altre città, altre genti, altri dialetti e for se questo è stato l’aspetto più positivo del servizio militare. Abbiamo imparato a marciare tutti quanti belli inquadrati, a battere il passo, abbiamo giurato fedeltà alla Patria, abbiamo tirato al bersaglio con un vecchio moschetto e le bombe a mano finte… E abbiamo sperato che in guerra non ci saremmo mai andati per davvero. Dopo l’arrivo della cartolina, c’erano i tre giorni di visite e interrogatori presso il distretto militare. Seminudi per ore ad aspettaredi di essere pesati, tastati, misurati, interrogati e, infine, dichiarati abili e quindi arruolati, oppure, per chi aveva problemi di salute, scartati oppure, ed era il peggio che potesse capitare, dichiarati rivedibili.
L’arrivo al battaglione, i primi campi di addestramento
feste tra i coscritti chiamati alla leva, prima di partire per i tre giorni richiesti per le visite ed i colloqui per l’arruolamento (foto sotto) In alto a destra il taglio
dei capelli
C’era una volta la Naia Le
cortissimo
era obbligatorio
Nelle foto di Battista Marini
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Nello specchio si intravede Battista Marini
Durante la parata il caporale viene colto dall’obiettivo di Battista Marini a fare le corna
Infatti, se si veniva riconosciuti rìvedibili bisognava aspettare che, dopo un’altra visita, a distanza di un anno, venisse cambiato il verdetto: sano ed inviato al reparto, oppure riformato e rispedito a casa con il congedo. Chi veniva scartato d’ufficio, quasi sempre, era raccomandato e, tutto sommato, veniva anche un po’ invidiato. Se non è buono per il Re, non è buono neppure per la Regina, si ironizzava... ma, sotto sotto, in pochi partivano volentieri per trascorrere un anno comunque scomodo anche se da ufficiale, lontano da casa, tenendo in sospeso la vita, gli studi, il lavoro, gli amici, la fidanzata, la famiglia. Battista Marini era uno tra quelli che partirono volentieri, anche se dovette lasciare il lavoro che faceva già da ragazzo nella bottega di fotografo del padre. Venne arruolato come fotografo e trascorse il servizio militare scattando fotografie ufficiali e no. Momenti di vita in caserma tra il serio e il goliardico, ragazzi sempre col pensiero alla fidanzata e alla mam ma capaci di ridere e di pensare solo che dopo pochi mesi, la naia sarebbe finita!
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C’era una volta la Naia Nelle foto di Battista Marini
Arrendersi
L’AUTOBIOGRAFIA DI BONO RIPORTA AI LUOGHI DUBLINESI DEGLI U2
Ora che uno dei libri più attesi di quest’ ultima parte dell’anno “Surren der” di Bono è finalmente in libreria, i fan hanno un motivo in più per programmare un viaggio a Dublino attraverso i luoghi di uno dei suoi cittadini più famosi di sempre: Paul David Hawson, in arte Bono. D’altra parte, la città ha sempre avuto un ruolo importante per la band che le ha elargito numerosi tributi, tra cui l’album “Song of Innocence”.
Lo stesso Bono, nel commentare l’uscita del libro, ha sottolineato l’im portanza di luoghi e persone: “Quando ho iniziato a scrivere questo libro, speravo di definire in dettaglio ciò che in precedenza avevo solo abbozzato nelle canzoni. Le persone, i luoghi e le opportunità della mia vita. “Resa” è una parola carica di significato per uno come me: cresciuto con i pugni alzati (musicalmente parlando), nell’Irlanda degli anni Settan ta), non era un concetto naturale. È una parola che non sono riuscito a mettere a fuoco fino a quando non ho raccolto i miei pensieri per il libro e sono ancora alle prese con l’imperativo che più in assoluto richiede di essere umili.
Nella band, nel mio matrimonio, nella mia fede, nella mia vita da attivista. “Surrender” è la storia della mancanza di progresso di un pellegrino… con una buona dose di divertimento lungo il percorso”.
Naturalmente, seguire le sue tracce e quelle degli U2 per scoprire la capitale irlandese può essere un approccio insolito e divertente per tutti e non solo per chi ama la band alla follia, approccio che può portare a scoprire qualche piacevole sorpresa fuori dalle rotte più battute e fornire uno spunto per esplorarle.
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NASCE IL PRIMO CATALOGO DIGITALE RAGIONATO DEDICATO ALLA PRODUZIONE ARTISTICA DI GIACOMO MANZÙ, PORTA D’ACCESSO VIRTUALE AD UNO DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI DELLA SCULTURA ITALIANA DEL NOVECENTO. TUTTO MANZÙ ONLINE
il principale frutto di un ampio progetto di valorizzazione dell’opera dell’artista bergamasco nato dalla collaborazione tra Fondazione Giacomo Manzù - costituita nel 2008 per volontà della vedova Ingeborg Katharina Schabel e di cui fanno parte i figli dell’artista, Giulia e Mileto Manzoni - e Fondazione Banca Popolare di Bergamo: la sinergia ha coinvolto l’Università degli studi di Bergamo e l’Università degli Studi Roma Tre con l’obiettivo di promuovere la figura e l’opera del noto scultore attra verso percorsi e progetti scientifici e didattici. Il lavoro di creazione di un catalogo online - tipologia molto diffusa all’estero, ma di scarsa attenzione in ambito italiano - permetterà di riordinare per la prima volta in un unico luogo virtuale la vasta produzione di Giacomo Manzù, e aprirà così la stra da ad ulteriori ricerche e approfondimenti sull’arte dello scultore e sulle influenze reciproche con l’ambiente artistico italiano del Novecento.
Il progetto della costruzione di uno strumento digitale dedicato a Giacomo Manzo ni, detto Manzù dal dialetto bergamasco (Bergamo 1908 – Aprilia 1991), ha preso il via nel gennaio 2022 con l’obiettivo di restituire una mappatura completa delle opere dell’artista, conservate nei musei pubblici e nelle collezioni private distribuite nel mondo. Il catalogo ne raccoglie, al momento, oltre 300: ognuna è corredata da una o più fotografie, eseguite in epoche differenti e da differenti autori, così da poter seguire anche la fortuna visiva di una stessa opera. Il catalogo, che nelle prossime settimane sarà consultabile online gratuitamente, si rivolge alla comunità scientifica, ai collezionisti, ma anche al grande pubblico: un software dedicato rende estremamente facile ed intuitiva la consultazione e la ri cerca delle opere ordinate in sequenza cronologica, ed offre anche un’ampia pos sibilità di incrocio e di comparazione dei dati legati ad esposizioni, aste, citazioni bibliografiche. Si tratta di un lavoro in fieri, uno strumento pensato per essere progressivamente arricchito con l’identificazione delle nuove opere della vasta pro duzione dell’artista che nel tempo saranno attribuite all’autore. Le opere di uno scultore quasi sempre prevedono, infatti, varianti significative, esemplari diversi di una stessa opera, ad esempio diverse fusioni nel caso dei bronzi, di cui si può venire a conoscenza nel corso del tempo. In questo caso la tecnologia consente quell’ag giornamento che il tradizionale catalogo cartaceo esclude, e che lo rende obsoleto a fronte di nuove acquisizioni o scoperte sulla produzione dell’artista. Per questa prima fase, che comprende l’attività di Manzù dal 1927 al 1947, curatrice del catalogo - con la consulenza scientifica della storica dell’arte Barbara Cinelli - è Caterina Caputo, storica dell’arte, il cui lavoro è stato sostenuto da Fondazione Giacomo Manzù e Fondazione Banca Popolare di Bergamo attraverso l’istituzione di una borsa di ricerca finalizzata in modo specifico all’iniziale inventariazione delle opere e alla digitalizzazione della relativa documentazione fotografica conservata nell’Archivio della Fondazione Manzù.
Responsabili dell’infrastruttura informatica del nuovo catalogo online sono gli svi luppatori Giuseppe Falco, Nicola Gnecchi e Michele Mazzali; responsabili della pro gettazione Erica Bernardi, Alessandro Botta e Luca Pietro Nicoletti con una iniziale collaborazione di Chiara Fabi.
La ricerca scientifica rappresenta un tassello fondamentale dell’articolato lavoro di valorizza zione dell’eredità culturale del Manzù sostenuto dalle due Fondazioni, e di cui sono protagoni ste le due Università grazie all’attivazione di un accordo di programma gestito da un comitato tecnico-scientifico ad hoc. Il comitato, coordinato da Barbara Cinelli, è composto da Laura Iamurri (storica dell’arte, per l’Università di Roma Tre), Sara Damiani (critica dell’arte, per l’Università degli studi Bergamo), Simone Facchinetti (storico dell’arte, per Fondazione Banca Popolare di Ber gamo) e Marco Roncalli (saggista e studioso della figura e dell’opera di Manzù).
Una collaborazione, questa, che si concretizza in diverse proposte che prevedono l’arricchimento dell’offerta formativa degli studenti, l’integrazione dell’educazione umanistica e scientifica dei ricer catori in storia dell’arte, informatica e archivistica, ma anche specifiche attività culturali e di promo zione dedicate a Giacomo Manzù e alla scultura del Novecento: conferenze, convegni, seminari di formazione, esposizioni e pubblicazioni, progetti multimediali di qualità, documentari e audiovisivi rivolti anche ad un pubblico non specialistico.
È
La struttura del catalogo online delle opere di Giacomo Manzù La presentazione nella sede della Fondazione Banca Popolare di Bergamo
Finale pirotecnico in Cattedrale
Finale pirotecnico in Cattedrale, Venerdì 28 ottobre alle ore 21, a con clusione della trentesima edizione del Festival Organistico Internazio nale “Città di Bergamo”. Per la prima volta al Festival si è potuto assi stere ad un concerto a 2 organi. Si deve, infatti, sapere che nel Duomo cittadino esistono due strumenti: l'antico Felice Bossi 1842 ed il nuovo organo sinfonico Pietro Corna 2010. Alle loro consolle si sono esibiti Jürgen Essl, indiscusso ‘deus ex-machina’ del dipartimento organistico della Hockschule di Stoccarda, e Jeremy Joseph, insegnante d'organo e improvvisazione al Conservatorio di Vienna. L'eccezionalità dell’evento era nel programma, che include vari concerti per 2 organi di Antonio Soler e, soprattutto, improvvisazioni 'a due organi e due organisti' su temi dati al momento dal pubblico: una performance audace e di ra rissimo ascolto. In occasione della giornata mondiale della poliomielite, appena trascorsa, la serata prevede una raccolta di beneficenza a favore del programma End Polio Now a cura del Distretto Rotary 2042.
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Festival Organistico Internazionale “Città di Bergamo” 30a edizione
Maurizio Maggioni Presidente dell’Associazione Vecchia Bergamo organizzatrice del Festival Organistico.
Fabio Galessi Direttore Artistico e anima del Festival Organistico Internazionale Città di Bergamo.
è stato registrato ed è possiible riascoltarlo su: https://youtu.be/jyIIC35wqUA
Il concerto è stato possibile grazie alla collaborazione con la Fondazione Vittorio Polli ed Anna Maria Stoppani ed era ad ingresso libero e gratuito Ogni concerto
Jeremy Joseph Jürgen Essl
FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia
UNA RETTA VISIONE
A fine settembre il centro destra ha vinto le ultime elezioni politiche e già si evidenziano alcune caratteristiche tipiche dei tempi moderni. Innanzitutto il potere politico è sempre più distante da ciò che veramente interessa alla gente. È come se i palazzi romani fossero la classica boccia di vetro per i pesci rossi: il mondo fuori da lì è molto diverso e la realtà dall’in terno viene pure deformata da una lente trasparente. Destra e sinistra ormai si scontrano quotidianamente con prese di posizioni difficili persino da capire. Il popolo della sinistra lo ricordo bene fin dalla gioventù, perchè già da allora ha avuto accesso in modo privilegiato alla gestione dell’istruzione, dello spettacolo, della giustizia, della cultura e dell’informazione. Se non si cavalcavano quelle posizioni, la carriera era preclusa, o comunque ostacolata, in tutti quei settori. Con il passare del tempo la sinistra ha tol lerato sempre meno chi non la pensava come lei e ora la destra, senza centro, è subito tacciata di fascismo, anche se sia mo alla soglia del 2023. L’antifascismo è così diventato il lasciapassare per giusti ficare anche le posizioni partigiane più oltranziste. Così non è più un discorso di ciò che può essere giusto o sbagliato oggettivamente, perché se profuma di un rosso soggettivo, va bene a prescindere. Insomma stiamo rasentando la dittatura dell’antifascismo. Poi, negli ultimi decenni la sinistra si è fatta più chic, ha assapora to il piacere del benessere e dei privilegi. L’essere ricchi non è più ostativo per essere sinistrorsi, anzi. Siamo agli inizi di novembre, mentre scrivo il mio duecente simo pezzo che potrete leggere tra un paio di settimane, e la povera Meloni è già sotto il fuoco incrociato di una sinistra comunque perdente nelle urne, ma vincente nei proclami ide ologici. Giorgia non ha fatto praticamente ancora niente, ma poco importa: per qualcuno ciò che propone è sbagliato sem pre e comunque. Nel frattempo la nostra nazione sta pagando errori passati gravissimi nella programmazione dello Stato, con provvedimenti folli adottati, o peggio non adottati, dai tanti governi precedenti, di qualsiasi colorazione fossero. Pensiamo solo al piano energetico a lungo termine: 35 anni fa (governi Craxi e Goria) abbiamo deciso, con tanto di referendum e
unici in Europa, di abbandonare il nucleare. E poco importava se compravamo energia a caro prezzo dai paesi confinanti, Francia in testa, che la producevano con le loro tante centrali atomiche. In seguito ci siamo affidati agli oligarchi russi del gas, un pericoloso mono fornitore, i cui risultati oggi sono sotto gli occhi del mondo.
Lo stesso errore lo stiamo commettendo con le auto elettri che che nel 2035 sostituiranno in toto quelle a combustibi le fossile, con buona pace della Cina che è una monopolista nella produzione di batterie e dei rari metalli che servono per fabbricarle. Ma sull’ondata green, qualcuno si è chiesto se davvero l’elettrico è meno inquinante del motore endoter mico alimentato con i nuovissimi bio carburanti? Altri errori clamorosi li stiamo vedendo nella gestio ne dell’immigrazione clandestina, dove non abbiamo avuto la forza di chiedere un supporto concreto all’Europa, for se perché le nostre cooperative stanno facendo affari d’oro? Poi mettiamoci la burocrazia medioevale italiana che è in grado di affondare qualsiasi iniziativa di buon senso, pannelli solari compresi. In fine ricordiamoci dei mastodontici tempi della Giustizia, dove tra l’altro la pena non è mai certa e i carnefici sono più tutelati delle vittime. Sulla tassazione italica, da record mondiale, è meglio calare un velo pietoso, perché la colpa è sempre dell’e vasione e del tetto al contante. Neanche con i quasi 10 anni di governi berlusconiani abbiano assistito a cambiamenti epocali in meglio, perché, senza una retta visione, la politica ormai è diventata una piazza di duri scontri dialettici intorno al nulla. È sufficiente calarsi nell’oggi, dove a fronte di un’inflazione devastante, a prezzi energetici insostenibili e alla miseria avanzante, c’è ancora chi parla di declinazioni al femmi nile, di transgender, di rave party, di fascismo e di mascherine. Forse aveva ragione chi sosteneva che governare gli italiani non era impossibile, ma era praticamente inutile. Sembra che per primo l’abbia detto Giovanni Giolitti agli inizi del Novecen to, ma era più di un secolo fa. Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia
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Al top della classifica mondiale dei Master
Il Master Executive in Gestione degli Asset Industriali e della Manutenzione – MeG MI, iniziativa promossa congiuntamente da SdM – Scuola di Alta Formazione dell’Uni versità degli studi di Bergamo e da POLI MI Graduate School of Management, bu siness school del Politecnico di Milano, ha conseguito il 1° posto nella classifica Best Master Ranking stilata da EdUniversal nella categoria “Industrial and Operations Ma nagement” per l’area geografica Western Europe
La classifica annuale di EdUniversal coin volge oltre 4000 università ed enti di for mazione nel mondo presenti in oltre 154 Paesi; i Master selezionati per la graduatoria sono più di 5000 e coprono 50 ambiti di formazione. Il traguardo raggiunto vede il Master in Gestione degli Asset Industriali e della Manutenzione superare in classifica Master erogati da prestigiose Università in glesi, tedesche, francesi e spagnole.
I criteri utilizzati per la valutazione dei Ma ster sono legati non solo al livello di sod disfazione dei partecipanti ma anche alle opportunità che questo genera e al ricono scimento, sia nazionale che internazionale, del livello di competenze acquisite durante il percorso formativo.
Il Master MeGMI nel corso delle sue 17 edi zioni ha visto la partecipazione di più di 280 professionisti afferenti ad oltre 100 aziende di rilevanza nazionale e internazionale del tessuto industriale italiano (tra queste si an noverano Tenaris Dalmine, Eni, Italcementi, Brembo, SIAD e SIAD Macchine Impianti, Cotonificio Albini, Radici Group, Uniacque, Rete Ferroviaria Italiana, Unareti, Same Deutz-Fahr, Istituto Poligrafico e Zecca del lo Stato, CNH) e si rivolge a responsabili e professionisti operanti nell’area della ge stione della manutenzione degli impianti in dustriali, dei sistemi infrastrutturali nonché ai fornitori di servizi collegati.
Il Master Universitario MeGMI, dalla sua prima edizione, si pone l’obiettivo di for mare manager di manutenzione che, oltre a possedere adeguate competenze tecniche, siano in grado di gestire i processi di as set management in termini organizzativi e gestionali, governando l’impatto che questi hanno sul resto dell’organizzazione, sui suoi obiettivi di business, di qualità, sicurezza ed efficienza.
“Questo risultato - ha commentato il Rettore dell’ Università degli studi di Bergamo, prof. Sergio Cava lieri - frutto del lavoro sinergico tra UniBg e la Busi ness School del Politecnico di Milano, in primo luogo, oltre che della collaborazione dei partner industriali aderenti al corso, ci riempie di orgoglio, a riconfer ma del valore di un percorso altamente specializzato, teso a formare i manager responsabili della gestione della manutenzione degli impianti industriali e dei si stemi infrastrutturali. In aggiunta, mi preme sottoline are che, in qualità di Centro di Ateneo dell’Università degli studi di Bergamo, SdM rappresenta il punto di incontro delle migliori risorse accademiche e pro fessionali, oltre a rendere possibile la trasformazione della ricerca in futuro professionale: questo riconosci mento attesta a livello sovranazionale il ruolo cruciale che il nostro Centro d’Ateneo ha saputo ritagliarsi fin dalla sua creazione”.
Gli fa eco la Prof.ssa Cristiana Cattaneo, direttrice della SdM Scuola di Alta Formazione dell’Università degli studi di Bergamo: “Siamo orgogliosi di questo ri conoscimento che va ai docenti che hanno dato tan to valore al percorso, ma che dimostra anche come SdM sia luogo di sviluppo di percorsi, progetti e idee innovativi, capaci di creare conoscenza e valore per le persone e le imprese”.
Rettore dell’Università degli studi di Bergamo
Prof.ssa Cristiana Cattaneo, direttrice della SdM Scuola di Alta Formazione dell’Università degli studi di Bergamo
UNIVERSITÀ DI BERGAMO E POLIMI GRADUATE SCHOOL OF
MANAGEMENT
IL MASTER EXECUTIVE IN GESTIONE DEGLI ASSET INDUSTRIALI E DELLA MANUTENZIONE SI RICONFERMA AL PRIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DI EDUNIVERSAL PER LA CATEGORIA “INDUSTRIAL AND OPERATIONS MANAGEMENT”
Prof. Sergio Cavalieri
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LE RAGAZZE DI TEHERAN
LUPUS IN FABULA
Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica
1- Nell’Iran degli Ayatollah
Per una lettura ragionata dello scontro che si va inaspren do in Iran, a motivo della atavica discriminazione e della repressione della libertà delle donne, serve ripassare un pizzico di storia. Analizzare infatti il tormentato contesto culturale e geopo litico di quel nobile paese rende possibile rammentare che: - nel 1935 l’antica terra di Persia assunse la denominazione di Iran, cedendo alla tentazione del più fiero nazionalismo identitario, rintracciato nella discendenza dal mitico grup po indo-iranico, che in epoca preistorica si stanziò in Iran e nell’India settentrionale; - nel 1979, a seguito della rivo luzione islamica dell’ayatollah (= miracoloso segno di Dio) R. Komeini (1900-1989), la nuova Costituzione della Re pubblica Islamica sciita di Iran sancì la superiorità e il pri mato del potere religioso su quello politico. Attribuendo alla Suprema Guida politica e religiosa dell’ayatollah (dal 1989 Alì H. Kamenei) il pieno controllo delle leggi e degli organi dello Stato; - il credo musulmano si basa sulla stret ta obbedienza alla legge del Corano, il Libro sacro rivelato da Allah al profeta Maometto (570-632 d.C.) per rendere “sottomessi a Dio” (e alla Guida Suprema?) i fedeli all’Islam; - alcune versioni del Corano, in diverse delle sue 114 sure (capitoli), escludono la pari dignità tra uomo e donna (che vale perciò la metà di un uomo), e legittimano la poligamia consentendo ai credenti maschi di avere 4 mogli; - nel Libro sacro è anche scritto (sura 4, versetti 34) che “gli uomini hanno autorità sulle donne” e che “se temete che alcune si ribellino, ammonitele, lasciatele sole nei loro letti e poi picchia tele” (v. “il Corano” spiegato da Magdi Cristiano Allam, pag. XXXVI, ed. Elledici per il Giornale, 2008).
2 - L’insostenibile leggerezza del velo (hijab)
Ricordo che nel 2008, avendo avuto l’opportunità di visitare l’università della meravigliosa città di Isfahan, incontrai giovani studenti fortemente sco larizzati e colti. Alcune deliziose ragazze, senza perdere il fascino lieve della seduzione femminile, già contestavano con coraggio (dal latino cor, cuore) l’impedimento all’accesso ai basilari diritti umani (dignità, libertà, uguaglianza, ecc.), sul loro capo imposto dal fondamentalismo teocratico (potere ema nante da Dio) e dal radicalismo di Hezbollah (partito di Allah).
Esse non si ritenevano affatto alla stregua di Eva, formata da Dio da una costola di Adamo, secondo l’immaginario racconto della Bibbia.
Al contrario, si stimavano curiose e libere - al pari degli uomini - di rivendi care quei diritti e di prendere in mano la propria vita. Per poterla investire anche nella “ri-scoperta” di un cor po vitale, da abitare sia come invo lucro dell’anima, sia come fecon do “corpo sociale”; in grado così di scardinare convenzioni, muri e violenze: altro che arcaica patriar cale società dominata dal maschio e coperta dallo hijab!
Del resto, già allora il velo, reso obbligatorio in pubblico dal 1979, assumeva ai loro occhi valore di simbolo-icona di lotta al potere dispotico, in un gioco di intreccio tra la “insostenibile” leggerezza del lo hijab e la fiera resistenza al suo oppressivo “pesante” significato. Ora le manifestazioni di prote sta si sono estese, a seguito della morte (16.9.2022) della ventiduenne curda Mahsa Amini, arrestata e per cossa dalla famigerata polizia morale (!) perché non portava il velo in modo corretto.
Tuttavia, la repressione con centinaia di vittime e migliaia di arresti giudicati pubblicamente, e la severità giustificata dalla necessità di applicare alla “po litica” di sicurezza pubblica i rigidi precetti (privati) dell’Islam, non possono certamente essere condivise. Va infatti considerato che l’essenza della Leg ge sta proprio nel controllo dell’esercizio arbitrario e violento del Potere, e non nella repressione della Libertà, intesa come coscienza, misura e limite dei valori individuali e sociali. > prosegue alla pagina successiva >
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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)
BERGAMO
BRESCIA
3 - L’Occidente tra emancipazione e decadenza
Le ragazze iraniane curano da sempre la immaginazione, parola de rivata dall’antico persiano “himma”, che indica il potere di creare col cuore: ossia la facoltà di creare energia. Di conseguenza, esse amano i poeti, sacerdoti dello spirito, perché san no che la forza dell’arte poetica insegna a vivere in modo autentico, e le aiuta a ricordare di essere ancora vive anche quando, per rivendica re il supremo valore della Libertà, sfidano addirittura la morte di fronte alla violenza della polizia morale islamica. Le donne dell’Occidente - già demonizzato da Komeini e ora da Vla dimir Putin - sono invece privilegiate, anche se per loro non sono tut te… rose e fiori.
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Ciò perché, a seguito della Rivoluzione francese, dando retta al sug gerimento del Vangelo, i nostri sistemi democratici cercano di tenere separata la politica (Cesare) dalla religione (Dio). In tal modo si spera di evitare le “deviazioni” perpetrate nei secoli da tutte le chiese istituzionalizzate. Le quali hanno purtroppo la storica vocazione a mescolare sacro e profano, cioè peccato, opinioni per sonali e reato, in una opaca commistione tra potere confessionale e gestione degli affari politici, tra l’altro in barba a qualsiasi ipotesi di trascendenza.
La evoluzione della cultura laica ha intanto progressivamente facilita to la emancipazione (dal latino, tenere per mano, liberare dalla servi tù) della donna, liberandola – secondo misure e modalità tuttora da “calibrare” - dalla condizione di inferiorità giuridica, sociale e culturale rispetto agli uomini.
Perciò la nostra Costituzione repubblicana (art.3) riconosce e pro muove la pari dignità e l’uguaglianza, senza distinzione di sesso, davan ti alla legge; e la riforma nota come Codice rosso (Legge n.69/2019) appresta ora un rapido ombrello protettivo a favore delle vittime di violenza domestica e di genere (femminicidio, revenge porn, stalking, maltrattamenti, ecc.).
Mentre però tutti condividiamo il dramma delle ragazze di Teheran, pochi sembrano riflettere sull’inarrestabile decadenza del modello di sviluppo consumistico occidentale, che si allontana sempre più da un vero progresso in direzione di una migliore qualità della vita. Tale crisi si declina ovviamente anche con riguardo alla attuale com plessa condizione femminile, che vede molte donne “smarrirsi” di fronte alla gravosa molteplicità dei ruoli casa-lavoro-affettività… Del resto, l’intero mondo della globalizzazione multicentrica deve or mai fare i conti con la rivoluzione digitale, la (in)sostenibilità ambien tale-energetica e lo sfilacciamento della relazione umana, incapace di trasformare in unità la ricchezza della diversità; considerati peraltro i guasti indotti dal Covid e dalla situazione nella martoriata Ucraina Senza trascurare, da ultimo, le questioni che emergono dalla sempre più diffusa povertà etica e culturale. Quale quella che, ad esempio, si segnala negli U.S.A., dove si estende un fenomeno di primitivismo di struttivo, noto come “Cancel culture”, la cultura della cancellazione (del passato), che minaccia e progetta addirittura libri da bruciare, statue da abbattere, corsi di latino e greco da cancellare e…via delirando. Allora vedeva giusto il geniale Woody Allen quando - con azzeccata ironia - affermava: “Marx è morto, Dio è morto e anch’io non mi sento molto bene”. (B.M.)
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LE RAGAZZE DI TEHERAN
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