Qui Bergamo n.ro 260

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C’è un personaggio del mondo dello sport, allenatore o giocatore, che hai avuto modo di intervistare e su cui avresti scommesso ancor prima della sua consacrazione? “Qualcuno sì, Gasperini in un certo senso lo è stato. O anche Kakà a cui avevo dedicato un reportage quando stava per approdare in Italia intervistando i suoi allenatori di San Paolo. Uno in particolare mi disse che si recava al campo di allenamento sempre con i tacchetti di ferro nonostante il terreno di gioco fosse sempre piuttosto secco. Quando gli chiesero spiegazioni circa l’utilizzo di quei tacchetti, l’ex talento rossonero rispondeva sempre ‘ma io andrò a giocare in Europa e lì giocano con questi tacchetti. Mi devo abituare’. Ecco, quando hai di fronte una persona che già a quell’età risponde in quel modo, con quella mentalità, con quella fame, con quel desiderio di arrivare, allora comprendi di avere di fronte un futuro campione”. C’è, invece, un’intervista che, magari in occasione delle tue prime esperienze, ti ha prodotto un imbarazzo tale da volerti sotterrare? “Fortunatamente no. Ne ho fatte tante ma, senza presunzione, non mi è mai capitato. Alcune certamente sono più riuscite di altre ma anche le meno interessanti le ho sempre portate a casa”.

Da addetto ai lavori che idea ti sei fatto dell’esultanza da stadio di Lele Adani e Riccardo Trevisani in occasione di Inter-Tottenham? Non credi abbiano un filo esagerato? Quanto è importante, a prescindere dalle simpatie personali, rimanere equilibrati nel giornalismo di oggi? “È fondamentale nel nostro lavoro rimanere equilibrati, ne parlo anche in quest’ultimo libro. La simpatia per la propria squadra del cuore va in un certo senso mitigata per riuscire ad essere il più imparziale possibile. In questo senso è curioso il fatto che in trent’anni di carriera l’unica querela che ho ricevuto sia stata quella dell’Inter, squadra per cui tifo. Un episodio che rivendico sempre con un certo orgoglio e la considero a tutt’oggi una medaglia. Detto questo non criminalizzerei certi episodi: è bella la passione che un evento sportivo può suscitare. A maggior ragione se il mezzo di diffusione è la televisione dove tutto è volutamente più enfatizzato”. Atalanta e Brescia stanno brillando nei rispettivi campionati: credi che l’anno prossimo potranno tornare a darsi battaglia nella massima serie? “Credo proprio di sì. Sinceramente non ho seguito tanto il Brescia ma, a giudicare dai risultati, direi di sì. Anche la piazza lo merita. Le rivalità così accese, se tenute nei giusti argini, sono anche belle da vedere”. Recentemente hai assistito al big match Napoli-Juventus che ha di fatto confermato l’egemonia della vecchia signora nel campionato italiano. Come si è arrivati ad una supremazia così netta da parte dei bianconeri? Quando pensi si potrà invertire questo trend? “La parola chiave per spiegarlo è una sola: programmazione. Una cosa che è mancata a tutta la concorrenza per motivi diversi. A Milan e Inter per esempio, che sono le prime rivali in Italia, per via dei cambi di proprietà. La Juventus, invece, che è nelle mani di una famiglia da tempo, ha programmato il cambiamento sia a livello di squadra che di struttura (vedi lo stadio di proprietà) con anche prese di posizione ‘dolorose’ e senza troppi sentimentalismi come gli addii a Del Piero e Buffon. Questo lavoro nel tempo ha pagato e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un percorso studiato per cui adesso vedremo se arriverà anche la Champions, la vera ciliegina sulla torta”. Se ti chiedessi di sbilanciarti e indicarmi i tre giovani calciatori che faranno la fortuna della nazionale? “Non è difficile: un tris di calciatori che sta crescendo vertiginosamente e che da tempo non avevamo più sono Barella, Chiesa e Zaniolo. Quando nel corso dell’ultima intervista fatta a Roberto Mancini mi disse che sognava di vincere Europeo e Mondiale, mi sembrava una follia ma vista la crescita impressionante di questi ragazzi c’è da ricredersi. Senza tralasciare Donnarumma, autore di una stagione straordinaria”.

GARLANDO RACCONTA LA SUA STORIA, TRA DIVERTENTI ANEDDOTI CHE COINVOLGONO SPORTIVI FAMOSI E PREZIOSI CONSIGLI PER CHI SOGNA DI SEGUIRE LE SUE ORME E DIVENTARE UN GIORNALISTA


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