Dicembre 2011

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arte&co. » di Marco Sciame

envenuti in questa lettura, scritta da chi vive l’arte nel campo e non nelle parole o nelle descrizioni. Da pittore vi porto all’attenzione eventi culturali ed esposizioni artistiche che hanno alla base creatività e valori all’interno del colorato mondo della fantasia e dell’intuizione. C’è molto da osservare dove spesso una critica non arriva, o dove spesso un media non fotografa o immortala. Ci sono parole che nascono sussurrate e hanno la forza di un ciclone, come ce ne sono altre urlate ma prive di interesse. Si cammina così nel tempo e nella strada e si finisce per ritrovare un luogo appena nato dal corredo invidiabile ad ogni artista desideroso d’un atelier al passo con i tempi. Lo Spazio Pep Marchegiani in via Montanara, nei pressi del centro Delfino, a prima vista ruba l’occhio per un complesso di vetrine che poco cela di un luogo che sembra invogliare ad esibizioni ed eventi e come in un ruolo impavido, sgomita le avvenenti gallerie. Alessio Sarra mi parla d’arte con lo spirito di chi cerca bellezza e non posso che approvare questo primo annuncio che con una semplice parola sa nascondere enormi valori. Affinando la ricerca si finisce a parlare con Giovanna Lecedra, performer di se stessa e del mondo moderno. Intervistando Giovanna con email e discussioni artistiche ne ricerco il suo dono di mettere in opera il suo corpo come se fosse un dipinto, dove le mani sono pennelli e le azioni, i colori. L’artista alle mie domande cerca lo sfogo delle parole che solo chi è regia e attore, ma soprattutto narratore di se stesso, sa esprimere. La sua azione nello Spazio Pep Marchegiani ha il titolo di Io Sottraggo, e descrive la malattia dell’anoressia e bulimia che Giovanna ha vissuto e vive. La carne povera e sofferente, la sua voce malata ed il suo sguardo dritto e riversato sullo spettatore assumono la cornice del dramma. Si racconta di se stessi forse per non morirne dentro e, come dice la performer, si tenta di trasformare il proprio veleno in medicina. Nessun dottore sa raccontare una malattia come lo stesso malato sa fare. La vedo anche nel video e brividi di consapevolezza lasciano frenato il respiro. Forse si comprende finalmente qualcosa di cui tanti parlano ma pochi conoscono. Giovanna vive la sua disperazione e te la sbatte in faccia fino a svolgere atti di chi vergogna non ne ha, perchè lo scudo dell’anoressia ti protegge da questo. La bulimia la invade in una magrezza non da dieta ma da sofferenza. E chi si vergogna è l’osservatore. Ci si vergogna della propria ignoranza e della propria incapacità di fermarsi alla notizia se non gridata da chi quella notizia ne fa cuore e sangue. Ho parlato con Giovanna e come un fiume di parole, racconta e come un fiume di lettere, scrive. Una persona che ha da dire. La performance solo una concretezza di lei nell’intimo. Questo è donna e arte, artista ed umanità. La creatività distingue e arreca un valore che può anche far male, far gridare, che sa usare

VOCI SUSSURATE

Interpretazione artistica di “Voci Sussurrate” di Marco Sciame

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