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Azienda Agricola Salcini pag
Azienda Agricola Salcini
Gianluca Salcini, imprenditore di origini viterbesi, mi svela i segreti della sua azienda agricola, un luogo magico in cui i ricordi d’infanzia incontrano l’iconico packaging della bottiglia di latta.
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Il mio primo appuntamento con Gianluca Salcini non è andato esattamente come me lo aspettavo. Sono arrivata nel luogo del nostro incontro alle ore 11:30 ma lui non c’era. Si era dimenticato di me, staccando il cellulare per giocare a carte “Uno” con sua figlia Giulia. Come non perdonarlo!
Ci riproviamo e, questa volta, la sua parlata con spiccato accento romano e il suo forte carisma mi mettono subito di buon umore.
“L’azienda agricola è di nostra proprietà dal 1969 e si trova a Castel d’Asso, una zona termale nella periferia di Viterbo che Dante decantava come l’entrata del Purgatorio.”
Rimango affascinata da questa prima descrizione, lo fermo subito e gli dico che voglio assolutamente visitare il posto. In quel luogo mi ci sono poi recata per davvero insieme a Claudia, mia amica e fotografa di questa rivista, in una giornata di fine maggio. Che atmosfera magica! Riesco ancora a sentire l’intenso e inebriante profumo della limonaia, il silenzio sconfinato e quel verde, così puro da stupire gli occhi. Un casolare in mezzo alla campagna, circondato solo dalla natura e una grande veranda, vicina alla piscina, perfetta per organizzare incontri di lavoro, cene e aperitivi. Ma torniamo all’intervista. Gianluca continua a raccontarmi: “L'azienda era di mio padre e io l’ho rilevata nel 2015 quando, quasi totalmente abbandonata, contava solo 4 ulivi e un pascolo con alcune mucche da latte. Appena l’ho vista mi sono detto “devi risistemarla tutta e fare olio”. Così ho incominciato a comprare i terreni vicini (ora in tutto sono 80 ettari), a impiantare ulivi e a costruire la realtà di oggi: 11 persone che quotidianamente, con passione, lavorano utilizzando impianti di ultima generazione e attrezzature moderne e all’avanguardia. Gli stessi terreni che ospitavano già diversi ulivi, oramai ultra centenari. Quando creiamo il nostro olio, ci piace unire le olive di differenti tipologie: il risultato è un prodotto impeccabile, realizzato da materie prime non trattate e da varietà autoctone del luogo.”
Non me ne intendo molto, spiegami meglio come funziona la
raccolta. “La raccolta viene effettuata secondo la tecnica dello scuotimento attraverso cui le pettinatrici meccaniche fanno cadere a terra le olive senza rovinare le piante. Tengo molto alla qualità degli ulivi e per questo non abbiamo

piantagioni intensive ma solo piante a 5 metri l’una dall’altra. Amo la natura e la rispetto molto, per me questa azienda è un patrimonio da tramandare ai miei figli.” Ora mi racconta qualcosa di personale da cui traspare la sua dolcezza e il suo attaccamento a Gianmarco e Giulia: “Quando ho ristrutturato l’azienda, sul cancello d’entrata ho voluto far incidere una targa con scritto “dedicata a mio padre”. Non ho specificato il suo nome perché spero, un giorno, i miei figli facciano lo stesso con me.” Che meraviglia! Da mamma, mi emoziono.
I tuoi prodotti sono caratterizzati da un packaging molto particolare, com’è nato?
“L’idea del packaging è nata da una ragazza che collabora con me e che ha studiato architettura. Quando, nel 2015, abbiamo iniziato questa avventura ho detto ai miei ragazzi che volevo qualcosa di speciale, in grado di colpire l’immaginazione e che si distinguesse sulle tavole dei clienti rispetto alle consuete bottiglie verdi. Ecco che nacquero le idee: dapprima la bottiglia di latta, quella che si usa per l’acqua ragia e poi, ancora, la bottiglia da grappa, entrambe riempite d'olio. Inizialmente mi avevano scambiato per matto ma poi hanno apprezzato molto questa idea e adesso, in molti, ce la copiano! Mi sento di aver vinto quando gli amici mi chiamano e mi dicono di aver scambiato un altro olio per il mio; questo vuol dire che ora, quella bottiglia, è diventata iconica. Rappresenta me e il mio prodotto.”
E il tuo logo invece?
“Sono 3 cipressi che rappresentano le 3 “G” di Gianluca (il sottoscritto), Gianmarco e Giulia, i miei figli. Per fare olio non c’è bisogno di tanta fantasia, ci sono dei processi di lavorazione che vanno rispettati. Invece, dietro al logo che ho scelto, ho desiderato creare una storia in cui ci fosse anche della poesia. Il mio momento più bello è quando, di sabato, mi reco lì, chiudo il cancello e rivivo le emozioni di quando ero bambino. Mi sembra di tornare indietro nel tempo ed è davvero meraviglioso! I luoghi dell’azienda sono per me ricchi di ricordi d’infanzia, di quando andavo lì con mio padre. Ora vorrei rivivere quegli stessi posti con i miei figli, per creare insieme a loro dei momenti che perdurano nel tempo.”



