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Mirco Giovannini pag
Mirco Giovannini
Il racconto di Mirco Giovannini, uomo dall’animo nobile e amico speciale che, da stagista rimproverato diventa stilista della maglieria di lusso fino a essere considerato il dopo Alaïa.
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Conosco Mirco grazie ai signori dell’articolo precedente, in quanto è lo stilista che ha rivestito con della pregiata lana di alpaca le sedute nel dehors della cantina Ottaviani.
“Sono nato il 16 febbraio 1968 e, da 12 anni a questa parte, festeggio ogni mio compleanno all’Avenue di Parigi, un luogo del cuore dove, tra l’altro, le mie due assistenti (Noemi e Veronica) lo scorso anno mi hanno fatto recapitare uno splendido mazzo di fiori.”
Come nasce la tua passione?
“Già da quando ero in terza elementare ho sempre avuto una bella mano felice. Disegnavo una zebra e sembrava prendere vita. Poi, alle superiori, nel periodo in cui andavano di moda i personaggi di Walt Disney interpretati da Iceberg, io mi dilettavo a riprodurli su jeans e magliette per i miei amici che ricambiavano con 5.000 lire a disegno. Ancora, però, l’idea di fare lo stilista era lontana, quasi inesistente direi. Ho poi frequentato l’Istituto Secoli a Bologna e, durante l’ultimo esame, i professori chiesero chi fossi perché secondo loro avevo la stoffa per diventare uno stilista importante. Così, a soli 22 anni, ebbe inizio il mio percorso professionale.”
Quando digito Mirco Giovannini su Google non capisco perché tra i risultati ci sia sempre Beyoncé, toglimi questa curiosità!
“Avevo il mio ufficio stampa a Los Angeles e lei, recandosi lì in cerca di un abito per il video del suo brano One more One, lo scelse e lo indossò per ben 1 minuto e 13 secondi. E non fu la sola ma, a seguire, anche Lady Gaga e Katy Perry mi scelsero per alcuni loro concerti e io ne fui enormemente onorato. Una volta terminati gli studi mi promisi che non avrei mai fatto maglieria. E invece, secondo te, di cosa mi sono poi occupato? Di maglieria, ovviamente! Sono un’eterna contraddizione!” - esclama con il sorriso. “Sono partito dal basso e, inizialmente, un po’ come tutti, ero il ragazzo preposto alla fotocopiatrice. Quando ho iniziato a lavorare da Gabriella Frattini ero ancora un bambino, l’ultimo arrivato, spesso e volentieri rimproverato, che lavorava anche di sabato e domenica e a cui ne dicevano di ogni colore! Hai presente Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada? - certo, rispondo io - ecco, accadeva proprio così. Poi arrivò l’anno 1992 in cui una stilista di Ferré mi disse: “Prova a fare una cartella colori anche tu”. Non era mai successo prima, ero così estasiato ma allo stesso tempo terrorizzato. E così, qualche giorno dopo, una ragazza da Milano prese la mia cartella tra le mani e chiese: “Di chi è questa?” io, impanicato, dapprima cercai di nascondermi tra i colleghi poi, timidamente, mi feci avanti. “È tua?” feci cenno di sì con la testa, pronto al peggio. Quello, invece, fu il momento in cui diventai il braccio destro della titolare e partì ufficialmente la mia carriera. Tutta colpa di una cartella colori sui toni del grigio!" Sorride. È proprio vero che il talento, in un modo o nell’altro, esplode fuori. Sempre.



E da lì, come hai continuato?
“Il mio obiettivo era quello di crescere professionalmente così, dapprima collaborai con il maglificio Fuzzi per Jean Paul Gautier, poi partecipai al famoso concorso di Vogue Who’s the next, vincendolo. Fu in quell’occasione che ebbi la fortuna di conoscere la stylist Anna Dello Russo (la stessa che lanciò Dolce e Gabbana e Dsquared2) proprio lei, che ancora oggi, mi chiama teneramente “fortunello”. Poi è arrivato il mio brand: Mirco Giovannini, maglieria donna. Un’azienda che aveva la sua produzione a Fano, sede di maglifici importanti, e lo showroom a Milano.” Un silenzio improvviso. Poi la commozione: Mirco che, ancora una volta, mi sottolinea come, partito dal niente e realizzando la sua prima collezione nel garage di casa, è arrivato a celebrare l’apice del successo. Continua a raccontarmi. “Anche Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, ha sempre creduto in me promuovendomi con numerose pubblicazioni e dedicandomi addirittura una cover con un mio capo indossato da Isabeli Fontana.”
Il tuo lavoro ti ha portato a viaggiare tanto?
“Tantissimo. Inizialmente, quando ho aperto il mio ufficio a Milano, ero un irrefrenabile pendolare. Poi molti viaggi; Tokyo, New York, Parigi e nel mondo. Grazie ai miei due uffici stampa ottenni un successo che nessuno si aspettava… nemmeno io a essere sincero!”
E ora, cosa fai?
“Da sei anni mi occupo di mass market e disegno capi per una grande azienda del Veneto (la Emi Maglia spa) dove creo per Zara, Mango, Massimo Dutti e molti altri. Attualmente ho anche in essere un piccolo progetto che si chiama Flo’Sophie by Mirco Giovannini che si occupa di realizzare capsule di maglieria. Ecco la mia storia - conclude - quella di un uomo che ogni mattina si risveglia con una forza più grande del giorno prima.”
Frattini ero ancora un bambino, l’ultimo arrivato, spesso e volentieri rimproverato. Hai presente Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada? Ecco, accedeva proprio così! ”Mirco Giovannini

