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Cristina Zanni pag
Cristina Zanni
La storia di Cristina Zanni, interior designer eclettica e ambiziosa, nonché madre di Mina Tina, Ava, Lola e Gina… le sue sedie LalaBonBon.
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Incontro Cristina Zanni, una professionista amante del bello, che si è saputa reinventare fino a realizzare un progetto tanto originale quanto ambizioso come quello delle sedie LalaBonBon. Mina,
Tina, Ava, Lola e Gina ispirate alla moda anni ‘50.
Interior designer affermata, Cristina ha messo a disposizione la sua creatività in funzione del risultato finale per dimostrare l’importanza di un progetto sartoriale cucito su misura per il cliente.

“Io sono una Santarcangiolese DOC, nata e cresciuta qua, quando ancora in questa piccola cittadina non c’era nulla e, se volevi uscire a far un giro con gli amici o qualche commissione, dovevi per forza recarti a Rimini. Ho frequentato l’Istituto d’Arte a Pesaro, con indirizzo architettura e arredamento. Ero una di quelle “poverine” che alle 06:40 del mattino avevano la sveglia e prendevano il treno. Mi sono innamorata perdutamente di questa scuola, così contaminante e artistica. L’ambiente era pazzesco con tantissimi laboratori, arte e disegni realizzati a mano libera. Terminato questo percorso di studi mi sarei dovuta recare a Firenze per frequentare la facoltà di Architettura. Ero uscita con il massimo dei voti, avevo vinto una borsa di studio ma, nonostante tutto, non me la sono sentita poiché avevo bisogno di lavorare. E così ho fatto, senza alcun rimpianto! Sono stata fortunata perché ho avuto la possibilità di formarmi sul campo, lavorando fin da subito nello studio di un architetto che si trovava in corso d’Augusto e che aveva un team di disegnatori, tra cui la sottoscritta, che elaborava disegni per numerosi studi di Rimini.” Mi confessa: “Ultimamente, e di questo mi rammarico un po', ho perso quella manualità di un tempo in quanto anch'io sono stata viziata dallo strumento digitale che, devo ammettere, sia davvero molto seducente! A 21 anni ho fatto un colloquio in un negozio di pavimenti, rivestimenti e arredo bagno di Rimini (“Gaudì”, prima in viale Tripoli e poi alle Celle) il cui proprietario divenne in seguito mio marito e il padre dei miei figli. In questo showroom crebbi tanto a livello professionale: mi occupavo di progetti a 360 gradi, dal disegno alla realizzazione, lavorando con marchi importanti per un alto target di clientela. Dopo 5 anni mi sono trasferita a San Marino dove ho dato vita a Materica Home, uno spazio bellissimo di 450 metri quadri in cui mi dilettavo nella direzione creativa: non più solo bagni ma tutta la casa! Nel 2006 ho avviato uno studio, sempre a San Marino, insieme alla mia collega Federica Signorini (un architetto di Riccione) con cui ho iniziato a seguire i primi progetti d’interni tutti miei, come faccio tutt'ora.”
E qui a Santarcangelo? Quando ci sei ritornata?
“Sono qui da soli 2 anni, dove ho aperto Inedita Dimora con l’in-


tenzione di fare uno showroom di interior in stile nordico europeo dove ci occupiamo non solo di articoli esclusivi, di nicchia e con una grande ricerca, ma anche di lavori a progetto. Credo moltissimo nei prodotti su misura, realizzati in maniera sartoriale al 100%. Non sono mai d’accordo quando si dice che i lavori sartoriali costino di più; basta avere una giusta selezione di fornitori e confrontare le differenti proposte. Dico sempre che, se si ha gusto, ci si può vestire bene anche al mercato. Questo è il mio concetto chiave, il mio cavallo di battaglia! È chiaro che, se ne hai la possibilità, un capo firmato è sempre bello - sorride - ma a livello etico cerco comunque di non arrivare a cifre folli. Questo aspetto fa parte della mia personalità, forse anche perché tutto quello che ho ottenuto nella vita me lo sono sempre dovuta guadagnare da sola.” Le chiedo di parlarmi più nello specifico di quello che è il suo progetto più famoso.
Come sono nate le tue iconiche sedie?
“Non amo sprecare ma, piuttosto, amo reinventare. Le sedie sono nate dal progetto di un locale arredato circa 6 anni fa, il Vicolo Mercato a Savignano, che era di proprietà di un albergatore. Lui mi disse fin da subito: “Le sedie le ho già” (Ovviamente! Visto che gli erano rimaste dagli hotel) così accettai di andarle a vedere. Erano 35, tutte uguali, fatte con una solida struttura in ferro che decidemmo di riverniciare di nero. Mi occupai della tappezzeria, decisamente da rinnovare e decisi di scegliere due tonalità di verde, una di grigio e un pattern. All’inaugurazione del locale si avvicinò a me una ragazza e mi disse: “Lo sai che queste sedie le produceva mio padre?”, io rimasi molto incuriosita e decisi di andare a fondo. Scoprii che si trattava di un’azienda di Savignano, la C.I.F.S.A. di proprietà di Olindo Branducci.” Un signore gentilissimo che, con i suoi occhi, trasmette tutta la passione che ha per il suo lavoro, quello della lavorazione del metallo per creare soluzioni personalizzate. “Ed ecco che nasce LalaBonBon, un incontro speciale tra la creatività contemporanea e i preziosi archivi della produzione italiana di sedie e modelli di arredamento originali degli anni ’50 e ’60. Il nome è eclettico e rievoca quasi una filastrocca poiché doveva esprimere qualcosa di giocoso, in grado di rappresentare la versatilità di ciascuna sedia, dinamica e contemporanea, capace di trasformarsi grazie alla varietà di materiali e colori. LalaBonBon incuriosisce e seduce nei suoi 5 modelli: Ava, Gina, Tina, Mina e Lola, tutte con nomi ispirati alle dive degli anni ’50.” Un’ultima domanda per Cristina, quella che amo fare a tutti nelle mie interviste.
Qual è la tua preferita?
“Lola. Anche se, le mie LalaBonBon, che sono un tripudio di velluti preziosi, materiali e rifiniture, io le amo tutte!”
Questo è il mio concetto chiave, il mio cavallo di battaglia! Forse anche perché tutto quello che ho ottenuto nella vita me lo sono sempre dovuta guadagnare da sola.”Cristina Zanni

