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Enio Ottaviani Vini e Vigneti pag

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Bolé Wine pag

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Enio Ottaviani Vini e Vigneti

L’emozionante racconto dei fratelli Lorenzi che, insieme ai cugini Milena e Marco, gestiscono con passione la cantina di famiglia, tramandando storie in grado di colpire l’animo dei clienti.

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"We make wines for friends"

We make wines for friends mi dice Massimo nel suo inglese “romagnoleggiante”. “Perché avete scelto questa citazione come slogan della vostra azienda?” gli chiedo incuriosita. “Franci, se ci pensi, qual è il vino più buono? Quello che bevi in compagnia degli amici!” - niente di più vero, penso io.

“L’azienda Enio Ottaviani Vini e Vigneti (in via Pian di Vaglia 17 a San Clemente di Rimini) nasce con nostro nonno, Enio per l’appunto, negli anni ’60. Una proprietà di circa 12 ettari dove lo stile dei vini lo costruisco un po’ in base al mio gusto” - inizia a raccontarmi Davide Lorenzi. “E mentre mio fratello Massimo girava il mondo come commerciale, io iniziai a investire i miei risparmi per visitare luoghi e cantine. Assimilavo da tutti le cose belle, quelle che mi sensibilizzavano di più e le facevo mie. Sono un autodidatta. Ho cominciato a conoscere per davvero questo settore in seguito ai numerosi incontri con professori ed enologi. Ho girato Cile, Argentina, Borgogna arrivando perfino in Sud Africa, ed è proprio a quest’ultimo territorio che appartiene l’inconfondibile stile industriale della cantina. Amo stare in mezzo ai nostri ospiti, andare tra i tavoli per raccontare ciò che viene versato nei calici. Enio Ottaviani Vini e Vigneti non è semplicemente un produttore di vino ma è un luogo in cui, chi lo frequenta, deve portare via con sé un pezzetto dei nostri racconti. È un po’ come chi va in un ristorante non tanto per lo chef o il menù ma per la persona che ci lavora. Siamo romagnoli: ci piace bere, mangiare e goderci la vita! Questo è quello che desideriamo offrire anche ai nostri clienti.”

E il logo, così contemporaneo, com’è nato?

“Circa quindici anni fa abbiamo sentito l’esigenza di rinnovare il logo di nonno Enio (che prevedeva un’immagine massiccia con due leoni) creandone uno più stilizzato e al passo con i tempi.” Quindici anni? Penso tra me e me, eppure sembra appena ideato. I fratelli Lorenzi precursori di un brand e del suo design.

Ho desiderato omaggiare la copertina di questo numero a un vostro best seller, la cassa del “Dado”. Ma dimmi un po’, Massimo, com'è stato concepito questo vino?

“Il Dado è stato un progetto bellissimo, nato dal voler raccontare un “vino paesaggio”. Noi abbiamo diversi appezzamenti di terra tutti situati all’interno dell’oasi faunistica della Valle del Conca. In questo modo, nel Dado, confluiscono le caratteristiche di quattro differenti aree: l’area bassa del sale, quella alta della struttura, quella della zona più ventilata dove la buccia del Sangiovese è più sottile e l’area della stratificazione. Un concetto estremamente innovativo e internazionale poiché, in soli 20 chilometri, riusciamo a creare un grande vino!”

Perché il nome “Dado”?

“Prende il nome da Davide, mio fratello, soprannominato da tutti “il Dado”. Per me questo vino è un prodotto che valorizza il territorio in quanto sull’etichetta è denominato Sangiovese e non Riserva o Superiore.” A un certo punto Massimo si alza e dice: “Aspettami qui, vado a prenderti una cosa.” Qualche minuto dopo torna appoggiando sul tavolo un giradischi col suo vinile. E qui inizia la parte più emozionante di questo racconto. “Quello che sono oggi lo devo a una persona che è stata molto importante per me: la nonna, la signora Delia Gianmattei. Negli anni ’50 la mia mamma lavorava come barista ai “Tre Piccioni” - famosa balera di Cattolica conosciuta in tutta Europa - e mia nonna era la cantante di quello stesso locale. Io mi ricordo che noi, piccolini, andavamo a dormire a casa sua e che lei, a una certa ora, ci salutava per andarsi a truccare e vestire prima dell’esibizione. Senti un po’ che marketing incredibile facevano già allora: invece di chiudere per la pausa invernale, il gruppo della balera andava in tournée con tappa fissa al Bayerischer Hof, 5 stelle di Monaco di Baviera. In questo modo si creavano la giusta clientela tedesca per la stagione successiva a Cattolica. Non vendevano un locale ma un territorio! Lo stesso cerco di fare io che, quando mi siedo a tavola con la gente a parlare, non racconto solo un vino ma piuttosto la nostra storia. Poi accadde un fatto speciale. Circa una decina di anni fa degli inglesi arrivarono a casa nostra in cerca dei miei genitori (Loredana e “Veleno”), portando con sé alcune bobine in pellicola. Erano dei clienti della balera che volevano restituirci la registrazione di una serata cantata dalla nonna.” Si tratta proprio della musica riprodotta dal giradischi mentre ascolto le parole di Massimo, uno spettacolo che stringe il cuore.

Amo stare in mezzo ai nostri ospiti, andare tra i tavoli per raccontare ciò che viene versato nei calici.

Enio Ottaviani Vini e Vigneti non è semplicemente un produttore di vino ma è un luogo in cui, chi lo frequenta, deve portare via con sé un pezzetto dei nostri racconti. Siamo romagnoli: ci piace bere, mangiare e goderci la vita! Questo è quello che desideriamo offrire anche ai nostri clienti.

Davide Lorenzi ”

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