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Brianza Plastica

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Alpewa Storia di copertinaStoria di copertinaStoria di copertina

xxxx La lattoneria CAMBIA FACCIATA

Rivit èxonatrici). LE NOVX «La nostra gax

Dalle coperture alle superfici verticali: il trend ha cambiato (e ampliato) il lavoro dei professionisti del settore. Ma il problema è trovare posatori in grado di maneggiare sistemi di qualità. Per questo l’azienda di Bolzano punta sul servizio ai clienti e sulla formazione dei professionisti

«S e noi oggi promuoviamo 500 mila metri quadri di copertura di facciata, la capacità di installazione dei nostri clienti è due terzi». Ecco un punto essenziale del mercato odierno secondo Andreas Koler, socio e Ceo di Alpewa: il problema è non riuscire a trovare posatori che sappiano maneggiare sistemi di qualità. La risposta a questo gap del settore è rappresentata dalla formazione. Ci sta provando il Pile con la Scuola di lattoneria, ma alcune problematiche persistono. Riguardo a questo e a tutte le novità del mercato risponde un team d’eccezione di Alpewa: oltre al già citato Andreas Koler, in queste pagine intervengono Lorenz Pichler, socio e project manager, Armando Minoliti, responsabile tecnico, Gianluca Ricciardelli, direttore vendite, e Oscar Sandrini, responsabile della divisione anticaduta. Domanda. Che momento sta vivendo il settore della lattoneria? Andreas Koler. Un momento interessante, perché dalla lattoneria tradizionale del tetto aggraffato il nostro settore sta entrando in altri mondi, per esempio, quello della facciata. Allo stesso modo è l’architettura che sta cambiando, soprattutto nell’arco alpino, con l’evoluzione del tetto a falde verso un modello di copertura piana. Il lattoniere non realizza più solo il montaggio delle mantovane o delle grondaie come 30-40 anni fa, ma inizia a occuparsi di tutto l’involucro edilizio, in parte anche non metallico. D. Quali sono le prospettive per il 2020 per il settore? Andreas Koler. In generale, è difficile da dire, perché il nostro business è molto ampio rispetto ad altre realtà più piccole. Per quanto riguarda Alpewa, vedo un 2020 molto positivo, perché il 2019 lo abbiamo chiuso bene e ora stiamo continuando a lavorare come l’anno scorso. Tutti i nostri clienti sono pieni di ordini, fino alla fine dell’estate. Con gli investimenti fatti negli ultimi anni abbiamo ampliato a 360 gradi le possibilità che ha un lattoniere quando affronta un lavoro: ci occupiamo infatti di facciate, coperture, grondaie, tetti piani. Si tratta di un mondo molto più ampio di dieci anni fa. Ora incominciamo anche a promuovere altri prodotti che non sono metallici, perché è il mercato che ce lo chiede. D. Nel passato quale è stato il principale problema che lei ha dovuto affrontare con il suo ingresso in azienda? Andreas Koler. Io ho iniziato nel 1993, quando Alpewa era solo Alpewa Italia e non c’era ancora Alpewa Austria. Eravamo molti meno e concentrati solo sul mercato provinciale. All’inizio ho incominciato a gestire il mercato austriaco e tedesco,

«Con gli investimenti fatti negli ultimi anni abbiamo ampliato a 360 gradi le possibilità che ha un lattoniere»

Da sinistra, Armando Minoliti, Andreas Koler, Lorenz Pichler, Gianluca Ricciardelli

Da sinistra, Andreas Koler, Lorenz Pichler

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facendo viaggi all’estero di quattro giorni, quando non c’erano gli smartphone: tutta un’altra gestione rispetto a quella di oggi. Era forse molto più semplice, perché ci si concentrava su una cosa alla volta e non si era multitasking come oggi. All’inizio, poi, sono stato assistito molto da mio zio Walter Niederfriniger, e anche se ogni tanto mi buttava allo sbaraglio, io me la cavavo. In fin dei conti ero già rodato, perché ho incominciato a collaborare all’interno dell’azienda all’età di 14 anni. D. Proiettandoci invece nel futuro, il lattoniere sarà più tecnico o più creativo? Andreas Koler. Entrambi. L’obiettivo sta proprio nel coniugare le due cose, ma in Italia è complicato

perché fuori dal Trentino-Alto Adige non c’è la possibilità di formarsi adeguatamente sotto l’aspetto tecnico. Non esistono corsi e scuole: purtroppo i giovani possono essere istruiti solo all’interno delle aziende. Cosa difficile, perché in Italia ci sono delle difficoltà legislative per quanto riguarda apprendistati e formazione. Ma il mondo sta diventando sempre più tecnico, sia per varietà di prodotti e di colori, sia per la posa e l’installazione. D. In effetti, uno dei problemi maggiormente sentiti dalle aziende è quello della professionalità della mano d’opera. Qual è il vostro punto di vista? Andreas Koler. Le problematiche sono più di una. La gran parte della popolazione non sa nemmeno che cosa fa il lattoniere, o pensa che monti solo grondaie. Non esiste neanche come figura professionale sulle Pagine Gialle, dove il lattoniere si trova all’interno del gruppo degli idraulici. In funzione di questo bisognerebbe organizzare una grande attività di promozione culturale, anche per motivare qualche giovane a intraprendere la formazione per diventare lattoniere. Tema che rappresenta un altro problema: la formazione, infatti, dovrebbe essere offerta da enti terzi e non dall’industria. Per noi distributori, il problema principale tra dieci anni non sarà vendere il materiale o convincere gli architetti a posare il nostro prodotto, ma quello di non avere più clienti installatori. Un esempio pratico: se noi oggi promuoviamo 500 mila metri quadri di copertura di facciata, la capacità di installazione dei nostri clienti è due terzi.

D. Voi, però, investite sulla formazione. Andreas Koler. Noi abbiamo il grande vantaggio che in Alto Adige esiste una scuola professionale di lattoneria. La legislazione provinciale prevede l’alternanza scuola-lavoro per l’apprendistato. Dove la scuola dura tre anni, ospita un’officina professionale allestita al top e forma una decina di giovani all’anno. Nello specifico, noi abbiamo organizzato una scuola in collaborazione con Prefa per formare i nostri clienti sui prodotti dell’azienda per la copertura e per la facciata. Inoltre, dal primo di gennaio abbiamo dato il benvenuto nel team Alpewa ad Angelo Cimini (conosciuto sul mercato italiano come capomastro della Rheinzink) che forma i nostri clienti su tanti altri nostri prodotti, come Firestone, una membrana per tetti piani, nonché sugli stessi prodotti Rheinzink. D. Che cosa ne pensa dell’iniziativa di Pile

«L’obiettivo ultimo per il lattoniere è progettare un involucro di qualsiasi materiale, colore e forma»

sulla scuola di Lattoneria? Andreas Koler. Ho incontrato i Montagnoli, insieme all’Associazione, e devo dire che l’iniziativa è molto meritevole. Però ci sono due obiezioni: la prima è che cento ore di formazione sono troppo poche, anche considerando che qui in Alto Adige l’apprendistato dura tre anni. Secondo me, o si cambiano i titoli o si aumenta il numero di ore. La seconda osservazione è che dovrebbe essere un ente terzo a fare formazione, non l’industria e i distributori. I quali possono dare una mano, nel senso che possono continuare a organizzare dei corsi aggiuntivi, ma non di base. L’importante è che sia un ente terzo a fare l’esame finale. Per

quanto riguarda la formazione, poi, è necessaria un’approfondita conoscenza dei materiali. E sotto questo aspetto il nostro socio e project manager Lorenz Pichler può darvi maggiori informazioni, perché si occupa di materiali innovativi come l’Hpl o i pannelli compositi, diversi dal classico metallo. Lorenz Pichler. L’obiettivo ultimo per il lattoniere è progettare un involucro di qualsiasi materiale, colore e forma. Per questo vanno affrontati gli aspetti tecnici su come un materiale si possa dilatare o comportarsi sotto l’effetto del vento. Soprattutto è importante quello che c’è dietro all’involucro, su cui quest’ultimo si va a posare. Quindi la sottostruttura, il suo interasse, il suo fissaggio. Pannelli metallici tridimensionali Fielitz. Sotto, pannelli forati Alpewa

A destra, showroom Alpewa, pareti espositive

D. Oltre a una pratica di lavoro a regola d’arte, Alpewa si è sempre distinta per l’attenzione al design. In che modo? Lorenz Pichler. Come Alpewa ci siamo sempre distinti sulla qualità del materiale. Il design è il nostro obiettivo e l’approccio con i progettisti è semplice, perché sono sempre più attratti da un’estetica accattivante. Alla fiera Bau di Monaco, per esempio, si è visto un trend tendente alla tridimensionalità, dove molti produttori hanno posato pannelli piani in modo da generare dei prismi. In questa direzione, noi siamo distributori di metalli in 3D di grandi superfici (fino a 4 metri): un design che rispecchia le infinite possibilità dell’involucro. D. Uno dei trend, per quanto riguarda il risparmio energetico, è quello di tetto e facciata ventilata. È un concetto compreso dal mercato? Lorenz Pichler. Bella domanda. Per quanto riguarda il risparmio energetico, il programma italiano di incentivazione fiscale è ormai in vigore da quasi dieci anni ed è stato anche citato a Bruxelles come una buona pratica. Noi in Alpewa siamo soddisfatti perché è un programma che si sta conservando ed evolvendo: all’inizio i frigoriferi non erano considerati per la detrazione fiscale, ma in seguito lo sono stati, e poi le finestre e così via. È assolutamente una buona cosa. Il tema del risparmio energetico è compreso da ogni punto di vista, ma forse non la differenza tra alcuni prodotti che si possono usare per proteggere l’isolante. L’involucro da noi distribuito è molto importante, perché siamo convinti che sia il completamento qualitativo in

REGOLA NUMERO UNO: NON AVERE PAURA DEL NUOVO Gianluca Ricciardelli, direttore vendite di Alpewa, anticipa a Lattoneria i trend e gli ostacoli che le aziende del settore trovano sul mercato. E perché è necessario innovare

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Domanda. Quali sono le novità del mercato? Risposta. Quello dell’edilizia è sempre stato un mercato molto conservativo, e per certi aspetti sfiora anche il tradizionalismo esasperato. Se pensiamo ad alcune parti del nostro territorio dove gli edifici sono legati ai vincoli ambientali, è necessario porre attenzione ai prodotti proposti, in modo che siano confacenti alle esigenze architettoniche, che fortunatamente in Italia sono molte e ricche. Ciò non toglie che sia necessario l’evolversi, e per questo le aziende specializzate hanno cercato di promuovere negli anni qualcosa di innovativo muovendosi in maniera accorta per identificare nuovo valore da poter proporre. Un fattore concreto è che l’Italia è lunga e varia: molto spesso a distanza di 50 chilometri, da una provincia all’altra, si trovano delle realtà costruttive molto diverse e delle capacità di assorbimento di nuove nozioni diametralmente opposte. A tutti i livelli: progettazione, impresa, costruzione, privato. Il nostro punto di vista è quello di cercare sempre delle giuste alternative a quelli che sono i prodotti consolidati o della tradizione. Questo implica ricerca, innovazione, sviluppo, che tengano sempre massima attenzione di quello che il mercato richiede. D. Quali sono attualmente le tecnologie e i materiali più interessanti? R. Sicuramente va fatta una considerazione importante per tutto quello che concerne il rivestimento di facciata, se pensiamo che fino a sette-otto anni fa erano le coperture metalliche a fare da padrone sul mercato. Adesso non dico che la percentuale si sia rovesciata, ma poco ci manca. C’è un forte interesse per la tecnologia di facciata, con tutti gli annessi e connessi, e di conseguenza noi che da sempre promuoviamo prodotti adatti a questo tipo di soluzioni stiamo

grado di mettere al sicuro l’investimento fatto per l’isolamento. D. Un altro punto fermo è quello della sostenibilità. Qual è la vostra strategia a riguardo? Lorenz Pichler. È un tema molto importante al quale ci interessiamo molto. Noi come Alpewa non importiamo niente da realtà in cui la sostenibilità non è applicata. Cerchiamo di usare materiali made in Europe di altissima qualità che possono rimanere installati per tanti anni senza dover affrontare particolari manutenzioni. In più, stiamo combattendo per non utilizzare più la plastica in azienda: l’obiettivo è usare borracce in metallo, bicchieri di carta o in ceramica. Finalmente anche il mercato sta capendo l’importanza della sostenibilità e la considera un valore aggiunto alle forniture.

cavalcando l’onda promuovendo nuovi sistemi, ma anche facendo formazione del personale, dei progettisti stessi, e immettendo un tipo di informazione sul mercato molto più capillare. Il rivestimento di facciata sta vivendo una nuova giovinezza, perché fino a qualche anno fa era abbastanza prematuro pensare che una piccola o media impresa avesse necessità o voglia di investire nel rivestimento di facciata. Adesso, invece, per motivi architettonici, estetici, oppure di manutenzione, è un fattore che ha preso importanza. D. Alpewa investe in ricerca e sviluppo? R. Certamente, questa è una società che periodicamente presenta nella propria rete vendita qualcosa che permetta di porsi sul mercato con qualcosa di diverso, proprio a livello di ricerca di nuovi prodotti e di nuovi fornitori, molto qualificati, che permettano di investire le nostre proposte in termini innovativi. In ricerca e sviluppo viene investito buona parte del fatturato dell’azienda. Io sono nell’azienda da dieci anni e ho visto aumentare la gamma prodotti in maniera esponenziale. Una vasta gamma prodotti di rilevante importanza, tra quelli più importanti, ai quali si aggiunge la cosiddetta accessoristica. D. Che cosa direbbe a coloro che hanno paura di abbracciare il nuovo? R. Di non avere paura perché tutti i mercati devono evolvere, fermo restando che la tradizione deve rimanere. La storia non deve essere dimenticata o sottovalutata, ma se a tutti i livelli di mercato esiste la possibilità di muoversi trovando qualcosa di maggiormente performante e innovativo, affrontiamolo. Se non fosse così, in trent’anni non saremmo passati dal classico mercato della lattoneria incentrato su zincato e rame alla grande varietà del mercato odierno. Se tutto fosse rimasto legato al passato, sarebbe stato controproducente. È invece consigliabile ascoltare tutti coloro che cercano di portarci a qualcosa di diverso, di nuovo, a livello di formazione. Ricordando che è tutto correlato: risulta inutile parlare di qualcosa di nuovo se alle spalle non esiste qualcosa che possa aiutare ad affrontare questo concetto. Non tutte le aziende sono strutturate sotto questo punto di vista. Alpewa lo è sicuramente, vista la sua dedizione nell’organizzare corsi di formazione e nella partecipazione a importanti eventi. D. Quali sono le principali caratteristiche che distinguono Alpewa dalle altre aziende e competitor presenti sul mercato? R. Il fattore più importante penso sia la preparazione dell’azienda, ovvero il saper affrontare l’andamento di mercato, a partire dalla ricerca, fino alla preparazione e alla consulenza. Alpewa è un’azienda completa che lavora a 360 gradi. I nostri esterni sono persone in grado di recepire nella quotidianità le esigenze del mercato ed essere molto preparati. Siamo un’azienda attenta all’andamento del mercato, preparata per saper accogliere la sua evoluzione in un lasso di tempo molto breve. A questo si aggiunge il fatto che la nostra gamma rappresenta una fascia medioalta: la scelta dei nostri prodotti è sempre molto curata, nell’ottica dell’innovazione e delle performance, in funzione di un’immagine aziendale ben definita. Un altro punto di forza consiste nel servizio, ovvero tutto quello che c’è alle spalle di ciò che ci siamo dicendo: una realtà estremamente lucida e razionale, che funziona molto bene, dall’ausilio alla progettazione fino all’identificazione del prodotto e alla consegna.

xxxxxnio X xxFabio Franchini BOOM DEI SISTEMI DI ANTICADUTA Oscar Sandonini è responsabile della divisione anticaduta di Alpewa, una delle divisioni dell’azienda madre, che ha aperto un ufficio tecnico a Montichiari (Brescia)

Domanda. Innanzitutto, quando è stato aperto l’ufficio a Montichiari? Risposta. È nato circa due anni fa per motivi di spazio. Prima eravamo presenti nella zona di Lonato del Garda, dove siamo stati all’incirca dieci anni. Ora noi di Alpewa abbiamo spostato la sede nell’ufficio di Montichiari, dove è confluita tutta la parte dei sistemi anticaduta, a cui si è aggiunta nell’ultimo anno la parte di progettazione di membrane E pdm Firestone per il settore Lining (laghi e bacini) e Roofing (coperture piane). A Montichiari siamo in due operativi a tempo pieno, entrambi geometri. Ci occupiamo principalmente di progettazione, a cui seguono offerte economiche ed ordini materiale, diamo quindi un servizio completo al cliente-installatore su tutto il territorio Italiano. Operiamo con sistemi certificati secondo le ultime normative in vigore, acquistati da distributori e venduti da noi. Instauriamo un rapporto diretto con l’installatore cercando di offrire la massima consulenza sia in termini di miglior prodotto che di risoluzione degli imprevisti in cantiere. Per quanto riguarda sistemi strutturali a

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catalogo Alpewa, acquistiamo prodotti dalla Sicur Delta, nota azienda del settore in provincia di Pisa, di cui ci occupiamo della vendita prodotti da circa dieci anni. Siamo inoltre distributori esclusivi in Italia di ancoraggi anticaduta Latchways (assorbita negli ultimi anni da MSA), azienda inglese che esporta i propri prodotti in tutto il Mondo. Ultimo ma non meno importante, il sistema anticaduta EasyFix, la nostra punta di diamante, ancoraggio specifico per la messa in sicurezza di tutte le coperture in doppia graffatura. Trattasi di un sistema di nostra produzione, certificato e marchiato Alpewa, di cui andiamo molto fieri. Negli ultimi anni abbiamo avuto una escalation dal punto di vista delle vendite del sistema EasyFix, molto conosciuto ed apprezzato nel settore per la certificazione dell’ “ancoraggio completo”, eseguita presso l’Ente certificatore Dolomiti Cert di Longarone. D. Attualmente quali sono i lavori che stanno andando per la maggiore? R. Se parliamo di doppia graffatura, operiamo maggiormente su coperture di tipo residenziale, con superfici piuttosto ridotte. Dopodiché offriamo una serie di prodotti che possono spaziare dalle coperture industriali (pacchetti sandwich e lamiere grecate), fino a coperture piane in cui ci occupiamo della fornitura di membrana E pdm e del sistema anticaduta specifico alle stesse. D. Per voi che lavorate in tutta Italia con i sistemi anticaduta, la principale difficoltà rimane la diversità delle normative da regione a regione o ci sono altre problematiche? R. L’obbligatorietà dei sistemi anticaduta è estesa quasi in tutta Italia. A parte qualche regione del Sud e l’Alto Adige (non il Trentino), dove non è ancora entrata in vigore l’obbligatorietà della linea vita. Il fatto di avere sede in questa regione ci aiuta ad attuare una serie di operazioni atte a divulgare la conoscenza dei nostri prodotti su tutto il territorio Alto Atesino. D. Come è andato il 2019 e cosa vi aspettate dal 2020? R. L’anticaduta nel 2019 è andata molto bene, in modo direttamente proporzionale all’andamento globale di Alpewa. Abbiamo iniziato benissimo il 2020 e si spera di proseguire con un andamento positivo.

Abbiamo troppa plastica in giro. Come distributori di materiali per facciate e coperture, stiamo cercando di dare l’esempio per sensibilizzare i nostri collaboratori e di conseguenza anche i clienti che ci vengono a trovare. In Alto Adige abbiamo il grande vantaggio di bere l’acqua dal rubinetto, e non esiste che si compri l’acqua nelle bottiglie di plastica. Cerchiamo di fare il meglio per ridurre tutta la plastica possibile, considerando che non possiamo rinunciare all’imballo per i coils, per esempio, che serve per proteggerli dalla pioggia e altro. Dove possiamo ci impegniamo a eliminare la plastica e dove non possiamo cerchiamo di limitare il suo uso il più possibile. Lo può confermare anche il nostro responsabile tecnico Armando Minoliti. Armando Minoliti. Alpewa da sempre utilizza materiali tutti riciclabili, perché alluminio, zinco, rame, acciaio sono riciclabili al 100%. All’interno del trend riguardante le coperture piane, che Alpewa sta sperimentando da qualche anno, noi trattiamo in Italia una membrana in Epdm, che si discosta dal mondo delle guaine bituminose e da quello dei materiali in Pvc. Su questo prodotto esiste un concetto di sostenibilità elevatissimo,

perché il materiale non rilascia nessuna sostanza tossica nell’acqua che raccoglie. Si tratta di un materiale assolutamente eco friendly, che in altri paesi della comunità europea è strausato. In Italia si sta ora iniziando a capirne le potenzialità: la speranza è che la maggiore attenzione dal punto di vista dell’impatto ambientale favorisca l’adozione di prodotti che si dirigono in questa direzione. Una caratteristica del nostro mercato è che fa fatica a recepire le novità, anche perché, a volte, chi posa non ha voglia di capire qualcosa di nuovo, essendo preso da una serie di questioni lavorative che gli fanno pesare l’analisi di un prodotto innovativo. Però noi stiamo facendo un lavoro di sensibilizzazione che speriamo raggiunga l’obiettivo. D. Chiedo anche a lei, cosa ne pensa dell’iniziativa di Pile sulla scuola di Lattoneria? Armando Minoliti. Si tratta di un’iniziativa sicuramente lodevole e importante per il nostro mercato, anche perché l’obiettivo del Pile è quello di dare in mano a un operatore un patentino che ne attesti la professionalità. Concordo, però, con quello che diceva prima Andreas, ovvero che non si può diventare un lattoniere qualificato facendo un corso di tot ore. Può servire da un certo

«Dove possiamo ci impegniamo a eliminare la plastica e dove non possiamo cerchiamo di limitare il suo uso»

Armando Minoliti. A fianco, stratigrafia copertura in lamiera grecata con rivestimento Epdm. Sotto, pannello metallico tridimensionale Fielitz

Parete kubus showroom Alpewa, pannello metallico tridimensionale Fielitz. Sopra, showroom Alpewa, pannello facciata FX12 Prefa. Sotto, magazzino Alpewa. A destra, esterni Alpewa

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punto di vista a dare una qualifica a chi fa già questo lavoro, ma non si può in questo modo insegnare un mestiere, perché è necessario sicuramente più tempo e dedizione. Sull’aspetto del come gestire questa iniziativa, sono convinto che i produttori o i rivenditori debbano sostanzialmente starne fuori, o meglio essere degli elementi di supporto, ma la scuola deve essere qualcosa che opera in assoluta autonomia e senza influenze di produttori che spingono per un materiale piuttosto che per un altro ecc. La neutralità, insomma, è un fattore molto importante. Noi dobbiamo essere delle figure di contorno, di contributo, ma non dobbiamo essere noi a insegnare. D. Il bonus facciate coinvolge anche voi. Come? Armando Minoliti. Ho cercato di capire cosa possa rappresentare il bonus facciate. Se parliamo di un rivestimento metallico fatto con tecniche di doppia graffatura, è chiaro che questo può creare una richiesta, un incremento di mercato. Oggi, questo bonus ha come obiettivo quello di riqualificare un aspetto soprattutto estetico, perché per l’aspetto energetico esiste già l’ecobonus. Per noi può essere qualcosa in più, un’iniziativa che va a sensibilizzare il tema della facciata: si tratta di un’opportunità ancora tutta da capire.

Giovanni Argento

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