Viviana Amendola, Cristina Bonadei, Micol Brusaferro, Alice Noel Fabi, Isabella Franco, Elisa Grando, Emily Menguzzato, Francesca Pitacco, Alberto Polojac, Ilaria Romanzin, Ottavio Silva, Lucija Slavica, Paolo Valerio
content editor
Rino Lombardi
marketing advisor
Stefania Boccabianca
coordinamento traduzioni
Rita Pecorari Novak
progetto grafico e impaginazione
Matteo Bartoli, Elisa Dudine – Basiq
stampa
Riccigraf S.a.s.
illustrazioni
Jan Sedmak
foto di copertina
Alessandro Ruzzier
fotografie
Demis Albertacci, Camilla Bach, Massimo Battista, carsosegreto.it, Barbara Dall’Angelo, Ulderica Da Pozzo, Simone Di Luca, Mitja Emili, Fabrice Gallina, Giada Genzo, Luciano Guadenzio, Tiziano Gualtieri, MassMedia, Max Morelli, Fabio Parenzan, Devis Solerti, Tassotto&Max, Mario Verin, Claudio Zamparini, Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, Comune di Trieste, PromoTurismoFVG, Archivio Adobe Stock
un progetto
Via Cesare Battisti 1, 34125 Trieste redazione@prandicom.it www.triestelifestyle.com
IES Trieste Lifestyle N°28 – Spring 2025 Autorizzazione del Tribunale di Trieste del 16 marzo 2018, numero periodico 9/2018 V.G. 847/2018.
Finito di stampare: aprile 2025
Alessandro Ruzzier
Brusaferro
di /by Giovanni Marzini
Il ritorno del Tram blu
—The blue tram returns to Trieste
Quando ha ripreso a sferragliare, dopo un forzato letargo di otto anni e mezzo, sono venuti a fargli festa non solo gli abitanti della sua città natale: intere comitive hanno raggiunto Trieste anche da Austria, Germania e Ungheria. Ma perché tanto amore?
Forse per l’età: un tram ultra centenario suscita ammirazione e rispetto, per la voglia che ha di rimettersi in gioco e tornare a faticare, nonostante gli anni e le quotidiane salite. Genera “like” tra i nonni che vi sono saliti a bordo da ragazzini ed i loro figli e nipoti, che magari ne han fatto la conoscenza proprio in queste ultime settimane. Ma a noi piace pensare che il fascino di questa carrozza sia nel suo originale colore. Suoi altrettanto non giovanissimi colleghi poggiavano nel secolo scorso su analoghi binari cittadini, ma dipinti di verde. Colore usuale tanti anni fa: verdi e neri erano infatti anche i taxi a Trieste. Il “nostro” era ancor più diverso, capace di distinguersi anche quando con poca lungimiranza la città decise di liberarsi di tram e filovie, disfandosi di binari e pantografi per una poco ecologica conversione agli scarichi degli autobus. Il suo azzurro intenso che virava verso il blu lo rendeva unico: più simpatico e “sostenibile”. Parola questa, per altro non così usata all’epoca. Un blu che ricordava il colore del cielo che potevi ammirare quando salivi dal livello del mare ai 300 e più metri del Carso, con quello che era il più lento ma anche il più puntuale mezzo capace di collegare la città al suo altipiano. Forse perché gli abbiamo voluto e continuiamo a volergli così bene. Nel numero primaverile di IES, abbiamo allora scelto “el tram de Opcina” per farvi scoprire altri colori, ma anche altri profumi: quelli che regala il Carso in questa stagione. E lo facciamo sin dalla partenza del nostro viaggio che lascia il centro città, seduti sulle antiche panche in legno di quella rumorosa carrozza, nata “disgraziata” solo per soddisfare le indimenticabili rime della più cantata delle canzoni triestine. In realtà, resta sospirata e benedetta, capace com’è di farci stare ancora oggi in un blu, nuovamente dipinto di blu! Dopo 123 anni di onorato servizio.
After eight and a half years of enforced silence, the familiar rattle of Trieste’s beloved blue tram is once again echoing through the city streets. Its long-awaited return has drawn not only local crowds but also enthusiasts from Austria, Germany, and Hungary, all eager to celebrate its comeback. But what is it about this tram that inspires such loyalty and affection?
Perhaps it’s the age. Any tram that’s been in service for over a century commands a certain respect–a symbol of resilience, still ready to take on steep climbs and daily routes despite the passage of time. It resonates across generations, from grandparents who once rode it as children to their sons, daughters, and grandchildren now discovering it for the first time.
But it’s more than longevity. There’s something undeniably special about this tram’s distinctive colour. While many of its contemporaries once rattled along the city’s tracks dressed in green–a colour that extended to Trieste’s taxis as well–the “blue tram” stood apart. It was unique even when, in a moment of questionable foresight, the city dismantled its tram and trolleybus network, trading tracks and pantographs for the less eco-friendly exhaust fumes of buses. That deep, rich shade of blue–somewhere between azure and navy–became its signature. It wasn’t just a quirk of design; it made the tram instantly recognisable, endearing, and, in hindsight, remarkably sustainable. Long before the word was fashionable, it represented a greener, quieter form of transport. There’s something almost poetic about the way its blue mirrored the skies above, especially as the tram climbed from sea level to the 300-plus metres of the Karst plateau. It was the slowest, yet most reliable, link between the city and its upland, an enduring presence in a fastchanging world. In this spring issue of IES, we’ve chosen the iconic Opicina Tram as our starting point–a symbol of continuity and charm–to take readers on a journey through not only the colours but also the scents of the Karst in bloom. It’s a voyage that begins right in the heart of Trieste, aboard those timeworn wooden benches, in a tram that’s anything but unlucky despite the rhyme of Trieste’s most famous song. After 123 years, the blue tram remains a treasured part of the city’s identity–still going strong, still painted blue, still carrying us towards the sky.
la cultura,
quasi un processo di “geminazione”
Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto. Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più.
La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”. Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più sofisticate, che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo.
Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione).
Chiavi che durano per sempre. Che affinano gusto e capacità di giudizio. Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare. Che potremo condividere e scambiare con altri.
La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche matrice di autentica felicità individuale.
Ci sono infiniti buoni motivi per incoraggiare e sostenere la cultura in tutte le sue migliori espressioni.
La Fondazione lo crede da sempre.
IES, il cuore di Trieste
Una malattia ancora poco compresa: l’endometriosi
A Little-Understood Illness: Endometriosis
di /by Emily Menguzzato
Dolori intensi, infertilità e sterilità, affaticamento e depressione. Sono solo alcuni dei sintomi dell’endometriosi, una patologia cronica della donna caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale (quello che riveste l’utero) che si insedia fuori dal suo contesto naturale.
“Si tratta di una malattia invalidante e ancora poco riconosciuta seppur molto diffusa, di cui soffre una donna su dieci –spiega Sonia Manente, presidente e fondatrice dell’Associazione Endometriosi FVG
OdV.– Ho scoperto di soffrirne dopo 5 interventi chirurgici e una diagnosi tardiva”. Sonia, nel 1999, è entrata così in contatto con numerose donne affette da questa patologia femminile, fino a fondare, nel 2006, l’associazione grazie alla quale è stata approvata in Friuli Venezia Giulia la prima legge in Italia (L.R. 18/2012) per la tutela di chi soffre di endometriosi.
Oltre a essere un punto di riferimento, l’associazione si impegna per promuovere convegni e incontri informativi e formativi, sensibilizzare gli enti e le istituzioni regionali e nazionali, promuovere la ricerca.
“Il prossimo passo sarà incentivare la progettualità nelle scuole, per portare avanti il nostro impegno per la prevenzione con i più giovani”, conclude Manente.
Per sostenere l’associazione è possibile fare una donazione o destinare il 5×1000 attraverso il codice fiscale: 90015570303
Info: www.endometriosifvg.it
Severe pain, infertility, chronic fatigue, depression – these are just some of the symptoms of endometriosis, a long-term condition affecting women, characterised by the presence of endometrial tissue (the tissue that lines the uterus) growing outside its natural location.
“It’s a debilitating illness, still poorly recognised despite being widespread – it affects one in ten women,” explains Sonia Manente, president and founder of the Endometriosis FVG OdV Association. “I only discovered I had it after five surgeries and a delayed diagnosis.”
In 1999, Sonia came into contact with many other women suffering from the same condition. This eventually led her, in 2006, to establish the association, which played a key role in the approval of Italy’s first regional law protecting those affected by endometriosis (L.R. 18/2012) in Friuli Venezia Giulia.
Beyond being a vital point of support, the association works to promote conferences, training sessions, and awareness campaigns aimed at regional and national institutions, while also supporting research. “Our next step will be encouraging initiatives in schools, so we can continue our commitment to prevention among younger generations”, Manente concludes.
To support the association, donations can be made or a share of your 5×1000 tax contribution allocated using the following tax code: 90015570303.
Info: www.endometriosifvg.it
CARSO NATURALE E DIGITALE
di /by
Nicolò Giraldi
illustrazione di /illustration by Jan Sedmak
In bici, a piedi o di corsa. Conoscere gli angoli nascosti di un territorio fino a non molto tempo fa era prerogativa quasi esclusiva degli avventurosi e degli amanti delle mappe. La digitalizzazione sfrenata esplosa durante e dopo la pandemia da Covid, oltre alla libertà degli spazi aperti, ha di fatto scatenato l’ondata di nuovi strumenti tecnologici utili a girare il globo. Quel mondo, però, che si è di colpo rimpicciolito, alla stregua di un areale nostrano. Il coinvolgimento di migliaia di utenti “atterrati” su piattaforme di recentissima nascita, ha modificato ulteriormente le modalità operative. Non più profili passivi, abituati a consumare e basta: da clienti si è passati ben presto a poter recitare un ruolo attivo.
Non è una novità assoluta. Come in tutte le rivoluzioni di cui non si conosce
l’inizio, il domino si sviluppa in tempistiche uniche nel loro genere. Così, anche per girovagare tra la città e il Carso, moltissime persone utilizzano applicazioni dove itinerari, sentieri e indicazioni vengono fornite dagli stessi “avventurieri”. Basti pensare che, per mettere un passo dopo l’altro di corsa o a piedi –al di là della magia del perdersi, che non passa mai di moda– si possono utilizzare numerosi strumenti digitali sempre aggiornati.
Oltre 50 milioni di download, dopo aver inglobato l’applicazione gratuita Fatmap, Strava rappresenta l’applicazione maggiormente utilizzata dagli escursionisti e, più in generale, da chi vuole scoprire il territorio attraverso i consigli utili degli stessi utenti. Nell’ultimo periodo l’applicazione è alle prese con importanti aggiornamenti, ma rimane tra le migliori piattaforme del XXI secolo.
La ciclopedonale ‘Cottur’ consente di raggiungere la Val Rosandra dal centro di Trieste.
social media, and new ways to make the most of the plateau just beyond the city.
/The 'Cottur' cycle and foot path links the centre of Trieste to the Val Rosandra.
Komoot è un sistema che comprende un sito e un’applicazione dove poter progettare, in base all’attività che si vuole andare a intraprendere, itinerari soprattutto legati al mondo della bicicletta. Inserendo il punto di partenza e quello di arrivo, l’app è capace di creare una traccia (il collegamento al rilevatore gps è fondamentale) che si può agevolmente seguire. Vale soprattutto per gli amanti della mountain bike, ma viene utilizzata anche dagli appassionati di enduro. Proprio l’utilizzo del gps a volte può risultare particolarmente gravoso sulla batteria del proprio smartphone, ma Komoot rappresenta pur sempre una community significativa nel panorama delle applicazioni open.
La terza modalità operativa nel girovagare in Carso è quella di affidarsi a Wikiloc. Applicazione liberamente scaricabile, è diventata piattaforma amata dagli utenti che condividono gli itinerari tracciati, creando un mondo dove i consigli e gli spunti giungono dalle stesse persone che l’hanno utilizzata. Per quanto riguarda poi sempre il mondo del bike (soprattutto nel panorama dell’enduro), anche Trailforks si è fatta largo tra le applicazioni più in voga. A dire il vero l’applicazione è a pagamento, ma esiste anche una versione free utilizzabile fino ad un massimo di 150 chilometri di distanza dal punto di localizzazione gps. Se il mondo delle applicazioni finisce direttamente sul proprio cellulare durante le giornate dedicate all’aria aperta e alla scoperta del territorio, ecco che anche i social network possono restituire mappe poco conosciute e svelare enigmi affascinanti. Negli ultimi anni a Trieste e dintorni è nata la pagina Facebook
“Misteri e meraviglie del Carso”. Community che abbraccia oltre 50mila utenti, la fanpage è amministrata da Paolo Del Core.
Affidandosi soprattutto all’inventiva delle persone che la seguono e la aggiornano con contenuti ogni giorno diversi, Misteri e meraviglie è diventata un vero e proprio punto di riferimento per i tantissimi utenti alla ricerca degli elementi rimasti nascosti nel tempo. Uno scrigno composto da misteri –per l’appunto–, ma soprattutto da storie uniche nel suo genere e che, a volte, regalano emozioni che i social non sono soliti dare. La vicenda è di quelle capaci di far emozionare anche le anime più ciniche.
È il 1931 e in val Rosandra, nei pressi delle cosiddette pareti di Draga, muore un ragazzino di 15 anni. Il suo nome è Carlo Zanier. I compagni di classe, qualche tempo dopo, per ricordare la sua memoria organizzano una gita e piantano, su quel calcare così scivoloso, una targa. Sopra c’è scritto “A Carlo Zanier + Il 3 maggio 1931 + La classe”.
Quella targa negli anni si perde, scivola via e nessuno la trova più. Perduta, chissà dove. Un ragazzo dimenticato da tutti. Paolo si appassiona al caso, tanto che nel corso del tempo la storia diventa un vero e proprio tormentone all’interno del gruppo. Chi ha informazioni prova a condividerle con gli altri, questa è la regola. Nascono dibattiti e una discussione da oltre 200 commenti. Ognuno, con le conoscenze e le risorse che ha, tenta di risolvere il grande mistero della croce. Perché è proprio la croce posata sulle pareti di Draga il primo indizio da cui partire. La croce di ferro, a differenza della targa, è sempre rimasta lì.
La pagina Facebook
“Misteri e meraviglie del Carso” abbraccia oltre 50mila utenti.
The Facebook page “Mysteries and Wonders of the Carso” embraces over 50 thousand users.
Strava
Wikiloc
Komoot
Trailforks
D. Albertacci
Nel gennaio del 2019 l’osteria di Bottazzo è ancora aperta con i suoi frequentatori abituali. Paolo è assieme a Fabio Fabris. Ad un certo punto l’occhio cade per caso sopra una vecchia foto: una delle cornici appese alla parete del locale contiene la fotografia di una croce arrugginita e forata, a sua volta appesa ad una falesia di calcare. L’oste Fabio Bordon esce nel giardino con un cannocchiale in mano e la indica seguendo la linea dello spigolo che scende dal Tabor di Draga verso il fiume. Eccola la croce. “Gli venne raccontato –continua Paolo–dal nonno che i fori erano colpi dei graniciari (le guardie jugoslave a presidio della Cortina di ferro) che la usavano come bersaglio”. Misteri e meraviglie fa quindi partire una indagine che, in qualche anno, conduce a importanti sviluppi sul mistero della val Rosandra.
Riescono a recuperare un vecchio trafiletto de Il Piccolo che racconta di un ragazzo morto da quelle parti. È Carlo Zanier, si legge. “Lì –si legge– abbiamo capito che quella misteriosa croce, priva di qualsiasi dicitura, poteva essere in ricordo di quella lontana tragedia”. Come tutte le storie, anche questa necessita di un colpo di fortuna che aiuta, come sempre, solo gli audaci. È qui che entra in scena Franco “Cispan” Pischianz,
alpinista triestino che arrampica sia su pareti nuove che su vecchi tracciati. Pischianz, assieme alla sua compagna, nell’autunno del 2024 decidono di richiodare alcune vecchie vie tracciate negli anni Venti, proprio sulla parete di Draga.
In uno dei sopralluoghi, appena sopra le rovine del mulino Ljubič scendendo il ghiaione sotto la parete Franco incespica in un pezzo di ferro che emerge di poco dal pietrame: è un rettangolo di rame ossidato, con inciso sopra qualcosa. È la soluzione dell’enigma e Carlo Zanier ha di nuovo la sua targa. Restaurata, lucidata e di nuovo al suo posto. Una storia “struggente –conclude–, ma che tutti assieme si è riusciti, prima a ricostruire, e poi salvare dall’oblio”. Ovvero, quando i social veicolano messaggi positivi.
“Una
storia struggente ma che tutti assieme si è riusciti, prima a ricostruire, e poi salvare dall’oblio.”
“A
fitting conclusion to a story of collective memory, persistence, and a digital community doing what social media rarely does.”
By bike, on foot or running–the hidden corners of the Karst were, until recently, the preserve of adventurous souls and map lovers. But the rapid digital boom, sparked during and after the Covid pandemic, has transformed how we explore. Alongside the appeal of open spaces came a wave of new tech tools, turning the globe–and even local areas–into navigable playgrounds.
Thousands of users now flock to platforms that didn’t even exist a few years ago, shifting from passive consumers to active contributors. The digital adventurer isn’t a new phenomenon, but like all revolutions whose origins are hard to pinpoint, this one has unfolded in its own unique rhythm.
Today, countless people navigating between Trieste and the Karst rely on apps where routes, trails, and tips come directly from fellow explorers. Gone are the days when getting lost was part
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Zinelli & Perizzi Via San Sebastiano 1 34121 Trieste zinellieperizzi.it
Moltissime persone utilizzano applicazioni dove itinerari, sentieri e indicazioni vengono fornite dagli stessi “avventurieri”.
Today, countless people navigating between Trieste and the Karst rely on apps where routes, trails, and tips come directly from fellow explorers.
of the fun (though, for some, it still is)–now, up-to-the-minute digital guides are just a tap away.
Among the most popular is Strava, boasting over 50 million downloads and now incorporating the Fatmap app. It’s the go-to for hikers and anyone keen to explore, powered by user-generated recommendations. Despite ongoing updates, Strava remains one of the standout platforms of the 21st century.
For cycling enthusiasts, Komoot offers a highly customisable toolset. Whether it’s road cycling, mountain biking, or enduro, users can plot routes based on start and end points, with GPS integration providing easy-to-follow paths. Though the GPS usage can drain a smartphone battery quickly, Komoot has cemented its place as a key player in the open-access outdoor community.
Another favourite among Karst wanderers is Wikiloc. Freely downloadable, it’s built around shared user experiences–offering a treasure trove of itineraries and suggestions uploaded by those who’ve already been there. And for fans of off-road biking, particularly enduro riders, Trailforks has become essential. Though subscription-based, its free version covers up to 150 kilometres from your GPS location.
But the digital revolution doesn’t stop at dedicated apps. Social networks now offer their own surprising contributions to exploration. In recent years, one Facebook page has become a local phenomenon: Misteri e Meraviglie del Carso, or Mysteries and Wonders of the Karst. Managed by Paolo Del Core, the community has grown to over 50,000 members, who share forgotten tales, local legends, and hidden gems every day.
One story in particular has captivated even the most sceptical followers. It dates back to 1931 in Val Rosandra, near the limestone cliffs of Draga, where a 15-year-old boy named Carlo Zanier tragically died. His classmates, in tribute, placed a plaque on the slippery rock face marked simply:
“To Carlo Zanier + 3 May 1931 + The class.”
Over the years, the plaque vanished–lost to time, weather, and shifting terrain. The memory of Carlo seemed destined to fade. But Paolo became intrigued by the story, and within the group, the mystery soon took on a life of its own. Members shared tips, theories, and snippets of history, with over 200 comments pouring in as they tried to piece together the puzzle. One detail stood out: an iron cross on the cliffs, the only clue left in place.
In January 2019, Paolo happened to be at the Bottazzo tavern, alongside local historian Fabio Fabris. There, a faded photograph on the wall caught his eye–a rusted cross riddled with holes, perched on a limestone cliff. Tavern owner Fabio Bordon pointed out its location, using binoculars to trace the ridge from Tabor di Draga down to the river. According to Bordon’s grandfather, the holes were bullet marks left by Yugoslav border guards who used the cross for target practice during the Cold War.
Driven by the discovery, the Facebook community kept digging. Eventually, they unearthed an old newspaper clipping from Il Piccolo, reporting the death of a boy named Carlo Zanier in that very area. It became clear: the nameless cross was a long-forgotten memorial to a tragedy almost erased from memory.
But the final piece of the puzzle required a stroke of luck–and boldness. Enter Franco “Cispan” Pischianz, a well-known Triestine climber. In autumn 2024, he and his partner were rebolting old climbing routes on the Draga cliffs, originally established in the 1920s. During a routine check, just above the ruins of the Ljubič mill, Franco stumbled over something half-buried in scree: a corroded copper rectangle, faintly engraved.
It was Carlo Zanier’s lost plaque. Carefully restored and polished, it has now been returned to its rightful place–a fitting conclusion to a story of collective memory, persistence, and a digital community doing what social media rarely does: bringing people together to honour the past.
Quando a Trieste si desidera
fare una passeggiata in mezzo agli alberi storici il primo pensiero corre al Castello di Miramare con il suo patrimonio di sequoie, pini dell’Atlante, ginko biloba oppure ai parchi urbani dove si trovano platani e splendidi bagolari, ma in realtà il vero scrigno delle bellezze verdi locali è senza dubbio il Carso.
When Trieste locals think of a stroll among historic trees, their minds usually jump to the Miramare Castle grounds, with its towering sequoias, Atlas pines, and ginkgo bilobas, or to the city’s urban parks filled with plane trees and splendid hackberries. But in reality, the true green treasure trove of the region is undoubtedly the Karst.
ALBERI & RADICI
—Trees & Roots
di /by Francesca Pitacco
Fu l’ispettore forestale
boemo Josef Ressel ad essere incaricato dal governo austriaco di ideare un ciclopico piano di rimboschimento.
It was the Bohemian forest inspector
Josef Ressel who, commissioned by the Austrian government, devised a monumental reforestation plan.
Pino nero The Black Pine
Una volta pietraia desolata punteggiata di cespugli di scotano (qui popolarmente chiamato sommaco), oggi l’altipiano che circonda il centro è un fitto bosco dove la presenza più comune è quella del pino nero. Fu l’ispettore forestale boemo Josef Ressel –noto anche come inventore dell’elica sottomarina per la propulsione delle imbarcazioni– ad essere incaricato dal governo austriaco di ideare un ciclopico piano di rimboschimento che durò sostanzialmente lungo tutto l’Ottocento e non coinvolse solo l’area circostante Trieste, ma si propagò verso Gorizia e l’Istria. I numeri sono impressionanti: sorsero 873 ettari di bosco e vennero usate quasi quindici milioni di piantine e sei tonnellate di semi per la cui “difesa” furono eretti 33 chilometri di muretti a secco. Cosa resta oggi di questo lavoro? I pini neri ottocenteschi stanno pian piano lasciando spazio alle specie autoctone (soprattutto carpini e roverelle) garantendo la biodiversità, ma le pinete
intorno al santuario di Monte Grisa o al Monumento nazionale della foiba di Basovizza –tanto per citare quelle più facilmente raggiungibili– sono ancora vigorose e restano a imperitura memoria di un intelligente lavoro dell’uomo sulla natura.
Once a barren, rocky plateau dotted with smoke bush or sumach (locally called sommaco), the Karst plateau surrounding Trieste has transformed into a dense forest where black pines are the dominant species. It was the Bohemian forest inspector Josef Ressel–better known as the inventor of the marine propeller–who, commissioned by the Austrian government, devised a monumental reforestation plan. The project, spanning much of the 19th century, extended not only around Trieste but also towards Gorizia and Istria. The figures are remarkable: 873 hectares of woodland planted, nearly fifteen million saplings and six tonnes of seeds used, and 33 kilometres of dry stone walls built to protect the young plants. What’s left of this endeavour today? The 19th-century black pines are gradually making way for native species–mainly hornbeams and downy oaks–helping restore biodiversity. But the pine forests near Monte Grisa Sanctuary or the Basovizza Foiba National Memorial still stand strong, a lasting testament to this intelligent human intervention.
A destra /right Il bosco di pino nero vicino a Monte Grisa. /The black pine forest near Monte Grisa.
A sinistra /left Un cespuglio di scotano. /A smoke tree bush.
A destra /right Monumento nazionale della foiba di Basovizza. /National monument of the Basovizza foiba.
La quercia
The Oak
Un altro splendido sentiero per ammirare quanto gli alberi d’alto fusto siano riusciti a trovare spazio tra le pietre calcaree è la pianeggiante carrareccia che dal piccolo borgo di Gropada entra in Slovenia e va verso Sezana. Tronchi che sembrano candelabri, piccoli ripari agricoli in pietra, doline e caserme abbandonate a presidio del confine creano il contesto adatto per l’apparizione di una regina dei boschi. A un crocevia del sentiero ecco che vi troverete al cospetto di una sontuosa quercia: la quercia di Napoleone (Napoleonov hrast).
Il suo nome deriva dalla tradizione che vede il condottiero corso sostare proprio sotto quest’albero durante uno dei suoi passaggi in zona. Si può
dubitare di questa diceria, ma non dell’antichità di questa splendida signora e del suo potere taumaturgico. Posizionata al centro di un crocevia la quercia di Napoleone dispensa forza e benessere. Tante sono le leggende di guarigioni avvenute al suo cospetto e abbracciare il suo tronco nodoso dona pace e tranquillità a chi ha la capacità di ascoltare il fruscio delle foglie nella bora e ha il tempo di attendere l’arrivo di scoiattoli, cerbiatti e cinghiali. –
Another enchanting trail where tall trees have found a home among the limestone rocks is the flat track leading from the tiny hamlet of Gropada into Slovenia, towards Sežana. Candleshaped tree trunks, stone
shelters, sinkholes, and abandoned border barracks create the perfect backdrop for encountering a queen of the forest: the Napoleon Oak (Napoleonov hrast).
Legend has it that Napoleon himself rested beneath this grand oak during one of his passages through the area. Whether or not that’s true, there’s no doubt about the tree’s age or the mystical aura surrounding it. Standing at a crossroads, the Napoleon Oak is said to radiate strength and well-being. Tales abound of healings taking place under its mighty branches. Embracing its gnarled trunk offers peace and tranquillity to those who listen to the leaves rustling in the bora wind and are patient enough to spot squirrels, deer, and wild boar.
Il cerro The Turkey Oak
A sinistra /left La quercia di Napoleone sul sentiero che da Gropada si dirige verso Sežana. /Napoleon’s oak on the path from Gropada toward Sežana.
Anche i cerri sono querce e i più belli del Carso stanno sul fondo della dolina di Percedol, accessibile in pochi minuti di cammino dal posteggio che si apre sulla strada che da Opicina conduce a Col e Repen. La grande e profonda dolina propone uno dei rari stagni presenti su un altipiano così avaro d’acqua. Luogo di transito e ristoro per gli animali, lo stagno è stato anche meta di svago per i triestini che lo raggiungevano a piedi e in carrozza tra Otto e Novecento. La particolare posizione sul fondo della dolina, circondato appunto da cerri monumentali, fa si che per diversi mesi lo stagno rimanga gelato. Vicino al pannello informativo si possono ancora vagamente scorgere le fondamenta di un capanno per il noleggio dei pattini da ghiaccio anche se ora –complice la mano dell’uomo–il laghetto non offre più la possibilità di volteggiare sul suo specchio. Anche i cerri non se la passano benissimo:
I più belli cerri del Carso stanno sul fondo della dolina di Percedol. Some of the finest specimens can be found in the sinkhole of Percedol.
qualcuno è stato abbattuto, ma nel complesso la dolina di Percedol conserva il suo fascino arcano da “romanticismo tedesco”.
–
Turkey oaks, too, are part of the Karst landscape, and some of the finest specimens can be found in the sinkhole of Percedol, just a short walk from the car park along the road linking Opicina to Col and Repen. This large, deep dolina features one of the rare ponds on an otherwise water-scarce plateau. It’s a vital stop-off for wildlife and, historically, a leisure destination for Triestini, who would visit on foot or by
carriage between the 19th and early 20th centuries. Thanks to its sheltered position, the pond remains frozen for months, and faint traces of the foundations of an old skate rental hut can still be spotted nearby. While some of the Turkey oaks have been lost over time, the Percedol sinkhole retains its evocative, almost “German Romantic” charm.
Sul Carso non esistono tuttavia solo ambienti ombrosi. L’ulivo è un albero domestico che adora il sole e la sua coltivazione sta prendendo sempre più piede anche a Trieste, che vanta una produzione quantitativamente e qualitativamente in continua crescita. Dopo la terribile gelata del 1929 che distrusse tutte le piante e il progressivo abbandono dei poderi la bianchera (bjelica in sloveno e croato), una cultivar rustica e tenace, si sta prendendo spazio nella zona di San Dorligo, sulle pendici di Montedoro e sui pastini sopra la strada Costiera ed è apprezzata per il suo sapore amaro e piccante. Se si desidera unire la scoperta della produzione locale DOP Tergeste alle vicende novecentesche la meta più interessante è l’azienda agricola di Bruno Lenardon a Muggia, nota non solo per l’olio, ma anche per l’ottima malvasia. I terreni sono posti a pochi passi dal confine, che nella sua definizione dopo la seconda guerra mondiale aveva tagliato in due la proprietà e una cui targa ancora campeggia in casa. Una tipica storia di questo lembo d’Europa, quella che racconta il proprietario ricordando come dopo il secondo conflitto l’unico frantoio della zona era rimasto in territorio jugoslavo e si dovettero portare le olive a frangere addirittura a Bassano del Grappa. Un lungo viaggio che oggi non si intraprende più grazie alla costruzione del frantoio di Dolina.
L’ulivo The Olive Tree Il tiglio The Linden Tree
But the Karst isn’t all shaded groves. The olive tree –a sun-loving, domesticated species– is steadily reclaiming its place around Trieste, with both quantity and quality of production on the rise.
After the devastating frost of 1929, which wiped out all the trees, and the gradual abandonment of farmlands, the hardy Bianchera variety (Bjelica in Slovene and Croatian) has made a comeback, especially around San Dorligo, Montedoro, and the terraced slopes above the coast road. Its distinctive bitter and peppery flavour is highly prized.
For those keen to combine a taste of local DOP Tergeste olive oil with a slice of 20thcentury history, a visit to Bruno Lenardon’s farm in Muggia is essential. Renowned not just for its oil but also for its excellent Malvasia wine, the property stands close to the border, which, after WWII, split the estate in two. A plaque inside still marks this division.
Lenardon often recalls how, after the war, the area’s only olive press ended up on the Yugoslav side, forcing farmers to transport their olives all the way to Bassano del Grappa for processing–a long journey no longer needed thanks to the Dolina press built in more recent years.
Se in questi ultimi anni l’ulivo sta diventando emblema di San Dorligo, dove il Comune ha inaugurato il progetto “Un albero per ogni neonato”, l’albero per eccellenza nel quale si riconosce la comunità slovena della zona è il tiglio (lipa in molte lingue slave). Non è un caso quindi che il tiglio più antico (che conta tra i 300 e i 400 anni) sia davanti alla piccola chiesa della Santissima Trinità di Crogole sempre a San Dorligo, punto d’incontro per la popolazione del circondario. “Albero della vita” in gran parte del mondo slavo, il tiglio è infatti spesso associato alla donna. In passato sotto il tiglio si riuniva il consiglio dei capifamiglia per discutere i problemi della borgata e si svolgevano i processi. La tradizione tramanda che il tiglio non debba essere mai sradicato o sfregiato. Da una parte c’è la sacralità, dall’altra la paura di svegliare il diavolo che ci dorme sotto.
While the olive tree has recently become a symbol of San Dorligo, where the municipality has launched the “A Tree for Every Newborn” initiative, it’s the linden tree (lipa in many Slavic languages) that holds deep cultural significance for the local Slovene community. Fittingly, the oldest linden in the area –estimated to be between 300 and 400 years old– stands in front of the small Church of the Holy Trinity in Crogole, San Dorligo, long a gathering place for the surrounding population. Often dubbed the “tree of life” across the Slavic world, the linden is also closely linked to femininity. Traditionally, village elders would gather beneath its branches to deliberate over community matters and hold trials. Folklore warns against uprooting or harming the tree–not just out of reverence but also out of fear of disturbing the devil believed to sleep beneath it.
Inverno addio, l’equinozio di primavera apre la bella stagione, quella in cui il Parco storico di Miramare mostra il suo aspetto migliore, con le aiuole fiorite e la vegetazione rigogliosa che saluta la primavera con sfumature di verde e di petali multicolore. Non mancate di ammirare il parterre principale inondato di tulipani variopinti e di narcisi profumati e scoprite le zone del giardino dove fanno capolino inaspettate fioriture!
Anche il parterre del Castelletto, da poco restaurato e riportato all’antico splendore, in questa stagione è punteggiato di tulipani sbocciati grazie ai primi tepori. Interessante è la visita a quella che fu la prima dimora di Massimiliano e Carlotta d’Asburgo, un vero e proprio gioiello conservato nel suo aspetto originario. Il Castelletto si può ammirare
IL PARCO DI MIRAMARE
—Spring blooms at Miramare Park
con una visita guidata dal lunedì al venerdì alle ore 11.30 e nel fine settimana alle ore 11.30 e alle 14.00.
Da non perdere anche le fioriture nella parte alta del parco, negli Orti di Massimiliano che ospitano i giovani virgulti ricavati dai semi e dalle talee degli alberi monumentali.
Scendendo, impossibile non rimanere incantati dalla delicata bellezza dei ciliegi in fiore che fanno da cornice al Laghetto dei Cigni.
ENGLISH TEXT
Farewell to winter! The spring equinox marks the beginning of the most beautiful season at the historic Miramare Park, when flowerbeds burst into bloom and lush greenery welcomes spring with vibrant shades of green and a flurry of colourful petals.
Don’t miss the main parterre, now ablaze with multicoloured tulips and fragrant daffodils, and explore the hidden corners of the gardens where unexpected blossoms make their shy debut. The Castelletto parterre, recently restored to its former glory, is also glowing with newly opened tulips, encouraged by the first warm days.
A highlight of any visit is the Castelletto itself–once the first residence of Maximilian and Charlotte of Habsburg. This exquisite little palace has been beautifully preserved in its original state and can be visited on a guided tour: Monday to Friday at 11:30, and at 11:30 and 14:00 on weekends.
Further up in the park, don’t miss the Orti di Massimiliano (Maximilian’s Gardens), home to young saplings grown from the seeds and cuttings of monumental trees. And as you descend, prepare to be enchanted by the delicate beauty of the cherry blossoms, now in full bloom around the Swan Pond, creating an unforgettable springtime scene.
Urban Real Estate Via Mazzini, 40a T. +39 040 761 383 studio-urban.it
TRAM SWEET TRAM
Sembra un giocattolo gigante quella carrozza bianca e blu d’altri tempi, che parte dal centro e arriva dritta dritta a Opicina e al cuore. La magia del tram si rinnova, per una gioia che invade la città e coinvolge anche lo staff di Urban Real Estate, da sempre attivissimo nei comuni e nei borghi dell’altopiano carsico.
Lara Berdon e Roberto Pesavento, i partner dello studio, sono entusiasti per questo grande ritorno, pronti a creare nuove opportunità a Opicina e vicino al percorso della funicolare. La prima proposta immobiliare in zona sta già prendendo forma: molto centrale, molto comoda, a 1 minuto dal capolinea. Abitare a due passi dal tram significa trovarsi in una posizione privilegiata per essere nello stesso tempo vicini alla
quotidianità cittadina, ma anche alla possibilità di una facile evasione nella natura. Questo mezzo di trasporto è un valore aggiunto. A Scorcola, tanto per dirne una, ci sono case che non sono raggiunte dagli autobus, ma sono servite solo dal tram; un bel punto anche a favore della privacy!
Vivere il Carso è uno dei buoni motivi per abitare qui. È il grande tesoro naturale di Trieste, uno straordinario patrimonio di biodiversità subito a portata di mano per una passeggiata, un’escursione, una semplice boccata d’aria. L’invito a una continua scoperta in tutte le stagioni, sia in superficie sia nel sottosuolo, in una terra senza confini.
Più della metà dei clienti di Urban Real Estate sono stranieri. Una clientela esigente e molto variegata, composta da professionisti, imprenditori, creativi, scienziati e giramondo di importanti istituzioni, solo per dirne alcuni: ognuno di loro in Urban Real Estate trova un punto di riferimento sicuro per potersi sentire davvero a casa a Trieste. Il team di via Mazzini 40 fornisce un’esperienza di alto livello, nelle compravendite, nei servizi di consulenza, nella gestione delle locazioni e nel property management. I nuovi triestiner di solito sono venuti qui per lavoro o per turismo e ne sono rimasti conquistati. Ci si innamora della città per la straordinaria qualità della vita, per l’atmosfera culturale, oltre che per l’impareggiabile luce e i famosi tramonti sul mare. Poi c’è chi arriva a Trieste senza conoscerla e scatta l’alchimia: cerca subito casa!
Roberto Pesavento non finisce mai di emozionarsi davanti a tanta bellezza: “L’altro giorno scendevo da Contovello
guidando l’auto a 30 all’ora. Volevo godermi il paesaggio: il ciglione carsico, il verde che scende fino al mare, il golfo, la città… ma dove lo trovi un posto così?” Urban Real Estate, in fondo, oltre a una grande professionalità, ci mette anche un valore in più, un pizzico di Urban Poetry.
That white and blue vintage tram looks like a giant toy as it rolls from the city centre straight to Opicina–and straight to the heart. The magic of the tram is back, bringing joy that spreads across the city and into the offices of Urban Real Estate, long active in the villages and communities of the Karst Plateau.
Lara Berdon and Roberto Pesavento,
partners at the agency, are thrilled by this much-anticipated return and are already working to create new opportunities in Opicina and along the scenic tram route. The first new property in the area is already taking shape: right in the centre, incredibly convenient–just a minute’s walk from the terminal. Living close to the tram means enjoying the best of both worlds: quick access to daily city life, but also the freedom of a swift escape into nature. It’s an undeniable plus. In Scorcola, for instance, there are homes that aren’t even served by buses–only the tram reaches them. That’s a real bonus when it comes to privacy!
Living on the Karst is one of the many reasons to choose this area. It’s Trieste’s natural treasure–an extraordinary reserve of biodiversity, perfect for a stroll, a hike, or simply a breath of fresh air. It invites year-round exploration, above ground and underground, in a land with no boundaries.
Over half of Urban Real Estate’s clients are international. This diverse and discerning group includes professionals, entrepreneurs, creatives, scientists, and globetrotters from prestigious institutions. All of them find in Urban Real Estate a reliable partner to help them feel truly at home in Trieste. From their base at via Mazzini 40, the team offers high-level services: property sales, consultancy, rental management, and full property administration.
Many new “Triestiners” arrive for work or leisure and fall under the city’s spell. They’re drawn in by its exceptional quality of life, cultural buzz, iconic light, and those famous sunsets over the sea. Then there are those who arrive not knowing what to expect–until something clicks, and they find themselves house-hunting right away!
Roberto Pesavento is still moved by all this beauty. “The other day I was driving down from Contovello at 30 km/h,” he says. “I just wanted to take in the view: the cliffs of the Karst, the greenery rolling down to the sea, the gulf, the city… Where else can you find a place like this?”
At the end of the day, beyond their professionalism, what sets Urban Real Estate apart is something special—a touch of what we like to call Urban Poetry.
di /by
Micol Brusaferro
LUOGHI SOSPESI
Il Carso regala pezzi di un passato affascinante, tra storia e leggende.
—The Karst region features fascinating remnants that combine history and legends.
In alcune zone del Carso il tempo sembra essersi fermato. Cristallizzato in diverse epoche raccontate da caserme, valichi, hotel, scuole, stazioni ferroviarie e altri edifici dismessi. Siti che rappresentano tappe di quel “turismo dell’abbandono” che negli ultimi anni ha preso piede in Italia e in tutto il mondo. Agli appassionati di storia, cultura, architettura e anche esoterismo, si aggiungono i tanti “urbex”, fotografi e videomaker che cercano immagini d’effetto. E il Carso regala pezzi di un passato affascinante, tra storia e leggende.
Come terra di confine, i presidi militari sono moltissimi, spesso frutto di vani tentativi di vendita del Demanio. Tra i più grandi c’è la caserma Monte Cimone a Banne, una città nella città, con tanto di viabilità interna e edifici spalmati su una superficie di ben 250mila metri quadrati, ormai in pessime condizioni. Francesco Guccini, durante il servizio di leva, scrisse proprio tra queste mura la canzone “Eskimo”, alla fine degli anni Settanta. E quell’eskimo, raccontò in un’intervista, lo comprò in quel periodo per combattere il freddo, spesso pungente sull’altipiano. Grandezza simile per un’altra
maxi-caserma dismessa, la Dardi, dove anche qui sembra di vivere in un paese dove pare siano tutti scappati improvvisamente; ci sono poi altre caserme più piccole, come quella di Fernetti o di Malchina, ormai chiuse dagli anni Novanta. E poi ci sono i valichi, simbolo di un limite che ormai c’è solo nella geografia, dopo l’apertura dei confini e il libero passaggio, segno tangibile di un passato che ha profondamente segnato il territorio. Sono spesso malconci, violati o ridotti a ruderi, facilmente visibili transitando sulla strada, come quello di Monrupino, o più defilati e nascosti, come quello agricolo di Gropada. Merita una tappa in particolare il valico di Bottazzo, punto per lungo tempo nevralgico lungo la Cortina di ferro, una sorta di spartiacque tra Ovest ed Est. Dopo una quarantina d’anni di abbandono è invece a una svolta l’ex hotel Obelisco, dove da poco sono iniziati interventi di recupero. Ma per decenni è rimasto dimenticato a Opicina, insieme alla sua piscina e al parco. Prima stazione di posta, poi luogo di villeggiatura, tenne anche a battesimo la prima traduzione dall’arabo de “Le mille e una notte” ad opera del console britannico Sir Richard Francis Burton che definì la
A destra /right L’Hotel Obelisco a Opicina.
vista da quelle finestre “la più bella del mondo”.
Anche le ferrovie regalano pezzi di storia relegati al dimenticatoio, con diverse stazioni dismesse, come quella di Prosecco o quella di Aurisina, dove c’è ancora chi ci abita, a lato dell’edificio principale. Sono persone che con i treni hanno lavorato una vita, come il signor Gualtiero, ex capo stazione, che risiede ad Aurisina dal 1961 con la moglie. “Non c’è più il movimento di una volta –dice–non passa ormai nessuno, ma noi stiamo bene, per noi è casa”.
Tra gli altri edifici abbandonati in Carso c’è un po’ di tutto: scuole, fabbriche, magazzini, officine, ristoranti e anche un enorme cinema. Ci sono pure luoghi nascosti, sotterranei, che celano ancora di più misteri e storie lontane nel tempo.
In certain corners of the Karst, time seems to have stopped. Frozen across eras, marked by deserted barracks, border crossings, hotels, schools, railway stations, and other abandoned buildings. These sites have become key stops on the growing trend of “ruin tourism,” which in recent years has taken hold in Italy and beyond. Alongside history buffs, architecture lovers, and cultural enthusiasts, you’ll find a new crowd –urban explorers, photographers, videomakers– all chasing striking images and forgotten stories. And the Karst delivers, offering fragments of a fascinating past, caught between history and legend.
As a borderland, military outposts are plentiful–many now the result of failed attempts by the state to sell them off. One of the largest is the Monte Cimone barracks in Banne: a veritable city within a city, complete with internal roads and buildings sprawled across 250,000 square metres, today in a state of severe disrepair. It was within these walls that singer-songwriter Francesco Guccini, during his military service, penned the song “Eskimo” in the late 1970s. In an interview, he once recalled buying that eskimo coat at the time to shield himself from the biting cold of the plateau.
A similar scale is found at the vast, disused Dardi barracks, where the atmosphere feels like an abandoned village–its inhabitants having vanished overnight. Then there are smaller, nowclosed barracks, such as Fernetti and Malchina, both shut since the 1990s.
Equally symbolic are the border crossings, remnants of a dividing line that today exists only on maps. Since the opening of the borders, these once heavily guarded points now stand derelict, ruins of a past that has left a deep imprint on the region. Some are easily spotted along the road, like the crossing at Monrupino; others are more hidden, like the agricultural crossing at Gropada. One worth a stop is Bottazzo–a key point along the Iron Curtain for decades, a threshold between East and West.
After forty years of abandonment, the former Obelisco Hotel has recently
Francesco Guccini, durante il servizio di leva, scrisse tra le mura della caserma di Banne la canzone “Eskimo”, alla fine degli anni Settanta.
It was within these walls that singer-songwriter Francesco Guccini, during his military service, penned the song “Eskimo” in the late 1970s.
turned a corner, with restoration work now underway. For decades, it sat forgotten in Opicina, alongside its swimming pool and park. Originally a coaching inn, later a holiday retreat, it’s also known for having hosted the first translation from Arabic of One Thousand and One Nights by British consul Sir Richard Francis Burton, who once described the view from its windows as “the most beautiful in the world.” Even the railways offer their share of forgotten history, with several disused stations like those at Prosecco and Aurisina. At Aurisina, a few residents still live beside the main station building–people who worked the railways their entire lives, like Mr Gualtiero, a former station master who has lived there with his wife since 1961. “It’s not like it used to be,” he says. “No one passes through anymore, but for us, it’s home.” The Karst is dotted with other abandoned structures: schools, factories, warehouses, workshops, restaurants, and even a vast cinema. Some locations are hidden underground, adding an extra layer of mystery to the forgotten stories they guard.
Gruppi e community
Local groups and communities
A Trieste il gruppo Triesteabbandonata da dieci anni mappa tutti i siti dismessi della provincia, con alcune incursioni anche in altre zone del Friuli Venezia Giulia. Conta su un portale dove i beni sono presenti con foto e descrizioni accurate e con la storia, e su pagine social molto seguite. Il gruppo fa parte anche di “Ascosi Lasciti”, un sodalizio di rilevanza nazionale, che punta a far prendere coscienza dell’immenso patrimonio immobiliare sommerso in Italia attraverso convegni, conferenze, approfondimenti, mostre e altre iniziative.
In Trieste, the group Triesteabbandonata has been cataloguing abandoned sites across the province for over a decade, occasionally venturing further into Friuli Venezia Giulia. Their website offers detailed photos, descriptions, and histories of each site, alongside active social media pages that draw a loyal following. The group is also part of Ascosi Lasciti, a nationwide network aiming to raise awareness of Italy’s vast, hidden real estate heritage through conferences, exhibitions, publications, and public initiatives.
A sinistra /left Il valico abbandonato di Gropada. The abandoned border crossing at Gropada.
A destra /right Caserma Monte Cimone a Banne. /Monte Cimone Barracks in Banne.
100 PRIMAVERE DI DESIGN 1925-2025
—100 Springs of Design
1925–2025
Primavera è una bella parola per parlare di questa storia, una storia fatta da tante primavere. Nascite e rinascite, fioriture e rifioriture continue. In fondo, dentro ogni progetto c’è una nuova primavera che aspetta di sbocciare. Tutto comincia nel 1925, con la tappezzeria artigianale di Giovanni Perizzi che trova la sua prima affermazione internazionale a bordo del transatlantico Saturnia, tra i più lussuosi dell’epoca. Nel 1945 Nino e Tullio Perizzi, figli di Giovanni, inaugurano il primo negozio, che negli anni ‘50 e ‘60 diventa un luogo privilegiato per respirare l’aria della più straordinaria stagione del design italiano. Nel 1959, in società con il veneziano Zinelli –una vera autorità nei tessuti d’arredo– nasce Zinelli & Perizzi.
Questo è il nome che negli anni ‘70 firma gli arredi dei Ciga Hotels, dall’Excelsior di Roma al Gritti e al Danieli a Venezia, e che negli anni ‘80 arreda case italiane bellissime, da Cortina alla Costa Smeralda.
Il decennio successivo vede un momento triste con la scomparsa di Nino Perizzi e una nota felice con l’inizio di una felice stagione di successi per le navi da crociera made in Italy, una stagione che continua ancora oggi.
Negli anni 2000 si aprono nuovi mercati, nascono il nuovo show-room SpazioCavana e SpazioCaboto.
Dopo la scomparsa di Tullio Perizzi,
la tradizione del prestigioso marchio continua, con uno stile e una maturità professionale che consentono di affrontare le sfide del design nel nostro tempo.
La compagine sociale, oggi composta da Ottavio Silva (CEO), Luisa Cimador (Amministrazione e finanza) e Gianni Vittor (Marine Division), guarda al futuro mettendo in pratica il primo comandamento della tradizione Zinelli & Perizzi, ovvero: caratterizzare in modo unico e fortemente distintivo ogni tipo di progetto, dalle case, al contract, alle navi. È facile ritrovare questo impegno nelle soluzioni, nelle decorazioni, nei tessuti. In ogni scelta.
Tutto questo è reso possibile da un’esperienza straordinaria in ogni tipo di tematica dell’arredo, fatta anche di attenzione all’arte e alla cultura, con il coinvolgimento di artisti locali ed internazionali in molti interventi.
Dopo cent’anni Zinelli & Perizzi è un’azienda solida, dinamica, moderna che affronta con professionalità le sfide di un futuro che, pensandoci bene, è altrettanto complesso come il passato. L’importante è essere preparati, come sempre, più che mai. Con una squadra di manager di grande esperienza che sentono tutta la responsabilità del lavoro e dei valori di un secolo, e che lavorano insieme a un team di giovani in crescita, attenti al bello, curiosi e pieni di entusiasmo. Le premesse sono ottime, per le future primavere.
di /by Ottavio Silva
ENGLISH TEXT
Spring” is the perfect word to tell this story–one made of many springs. Seasons of beginnings and rebirths, of blossoming and blooming again. After all, every design project carries within it a new spring, quietly waiting to unfold.
It all began in 1925, when Giovanni Perizzi opened his artisanal upholstery workshop, earning his first international recognition aboard the Saturnia, one of the most luxurious ocean liners of its time. In 1945, his sons Nino and Tullio Perizzi opened the first shop. By the 1950s and ’60s, it had become a key destination for those breathing in the golden age of Italian design.
In 1959, together with Zinelli, a renowned Venetian expert in furnishing fabrics, they founded Zinelli & Perizzi.
During the 1970s, the name adorned interiors for Ciga Hotels–from Rome’s Excelsior to Venice’s Gritti and Danieli. In the 1980s, the company designed stunning homes from Cortina to the Costa Smeralda.
The following decade brought both loss and renewal: the passing of Nino Perizzi, but also the start of a flourishing period of success in Italian cruise ship interiors–a journey that continues to this day.
The 2000s saw the company expanding into new markets and opening two contemporary showrooms: SpazioCavana and SpazioCaboto.
After the passing of Tullio Perizzi, the prestigious brand lives on with a design maturity and signature style that continue to meet the challenges of our time. Today, the team–Ottavio Silva (CEO), Luisa Cimador (Finance and Admin), and Gianni Vittor (Marine Division)–looks ahead, staying true to the founding principle of Zinelli & Perizzi: to give each project–whether a home, a commercial space, or a ship–a bold and distinctive identity.
You can see that commitment in every detail: from solutions and surface finishes to fabrics and décor choices.
It’s all made possible thanks to unparalleled expertise across all areas of interior design, along with a deep connection to art and culture, and the involvement of both local and international artists in many projects.
After one hundred years, Zinelli & Perizzi stands as a solid, dynamic and forward-looking company–one that faces the future with the same professionalism that shaped its past. The future may be just as complex as the century behind us, but the team is ready–perhaps more than ever.
Today, a seasoned group of managers carries the legacy of a century of design, working side-by-side with a growing team of young talents: curious, passionate, and attuned to beauty.
The foundations are strong–ready for many more springs to come.
Isabella Franco
Il Carso in tavola
Luoghi da non mancare sul Carso
triestino.
A selection of must-visit spots on the Trieste Karst.
Se cercate sushi o ramen, cambiate rotta. Se vi piace la cucina fusion e siate fan indefessi del wasabi pur ignorando che è fatto con la nostrana radice di kren, puntate il navigatore verso il centro città. Ma se invece, una volta scesi dal mitico tram di Opicina, siete determinati a scoprire un territorio tanto ostico quanto affascinante, ecco una breve e non esaustiva antologia di luoghi da non mancare sul Carso triestino.
Il ristorante Sardoč, a Slivia dagli anni ’50, è stato insignito del Diploma Buona Cucina dall’Accademia italiana di buona cucina. Pochissimi come Ranko hanno resistito alle sirene dell’omologazione dei gusti, alle limitazioni imposte dal nuovo codice della strada e, non ultimo, ai carichi fiscali proibitivi. Il segreto, confida, è la conduzione familiare della sua trattoria, dove da ben 62 anni gnocchi e sughi sono appannaggio di mamma Elena, e i dolci della sorella Roberta. Da Sardoč la promessa è mantenuta e, come scriverebbe una blasonata guida gastronomica, si vive un’esperienza immersiva. Qui gli highlights sono senza dubbio il pollo fritto con patate in tecia, lo stinco di vitello, il rotolo di spinaci con ricotta e “gnocchi di susine solo quando è stagione”.
Profuma di casa anche la cucina della Trattoria Gostilna Sardoč, ristorante omonimo del precedente ma situato nella frazione di Precenico (Duino Aurisina). Qui si mangiano Žlikrofi (caramelle ripiene di patate e pancetta) “da urlo” e una Ghibaniza (dolce a tre strati con base di pasta frolla, noci, ricotta, mele e semi di papavero) che non teme rivali, tanto che ha
vinto un rinomato premio a Cittanova. Alternativa, nel senso di diversamente istituzionale, la Trattoria sociale di Contovello, al centro dell’omonimo antico borgo di pescatori. Anche qui zero deroghe, soprattutto pesce e solo local, giardino esterno dove in estate ci scappa qualche partita a briscola. Tradizioni rispettate e, anzi, valorizzate, all’agriturismo Milič a Sagrado nonostante non si possa propriamente definire una gostilna. Qui le donne di casa propongono ricette carsiche di un tempo introvabili altrove.
Nemmeno in Carso mancano le sperimentazioni ma, per fortuna sono contenute, nate per soddisfare clienti in cerca di “raffinatezza rustica”. La gostilna Brin, ad esempio, che grazie ai giovani Alex e Alexander ha ridato nuova vita al ristorante di lunga tradizione “Al Castelliere”, preservando le ricette del passato e introducendo un’ampia varietà di carne alla brace, con licenze extra-territoriali. Anche alla trattoria da Valeria, ottimo ristorante a pochi passi dal capolinea del tram di Opicina il cuoco e titolare Tom Oberdan, forte della sua esperienza, concede qualche deroga alla tradizione inserendo in menu la tartare di fassona, ma non perdetevi gli gnocchi di albicocche e lo strucolo di spinaci.
Per finire con i locali che offrono interessanti rivisitazioni e interpretazioni, è giusto citare un’eccezione: una pizzeria! Si chiama “Rino”, anch’essa in centro a Opicina, e vi si può gustare una strepitosa e molto tipica ljubljanska (milanese doppia con all’interno prosciutto crudo e formaggio) per pochi euro.
Lo staff della ‘Gostilna Brin’.
Nemmeno in Carso mancano le sperimentazioni, ma per fortuna sono contenute, nate per soddisfare clienti in cerca di “raffinatezza rustica”.
That’s not to say the Karst is devoid of experimentation. Thankfully, it’s kept in check, often aimed at diners seeking a touch of “rustic refinement.”
If you’re after sushi or ramen, you’re better off looking elsewhere. And if fusion cuisine and wasabi are your thing–without realising that wasabi is actually made from our local horseradish root, kren–you might want to head back to the city centre. But if, after stepping off the legendary Opicina Tram, you’re determined to explore a region as rugged as it is captivating, here’s a brief (and by no means exhaustive) selection of must-visit spots on the Trieste Karst.
First up, Restaurant Sardoč in Slivia, a fixture since the 1950s and proud recipient of the “ Buona Cucina ” diploma from the Italian Academy of Fine Dining. Few, like Ranko, have resisted the temptation to standardise flavours, the constraints of modern traffic regulations, and the burden of heavy taxation. The secret, he confides, lies in keeping it a family affair: for 62 years, gnocchi and sauces have been the domain of mamma Elena, while sister Roberta takes care of the desserts. At Sardoč, the promise is simple and honest–what you see is what you get. As a renowned food guide might put it, it’s an immersive experience. Highlights include the crispy fried chicken with potatoes, slow-cooked veal
shank, a ricotta and spinach roulade, and plum dumplings–but only when in season.
There’s also a homely feel at Trattoria Gostilna Sardoč, which shares the same name but is located in Precenico (Duino Aurisina). Here, you’ll find Žlikrofi (pasta parcels filled with potatoes and pancetta ) that are simply outstanding, and a show-stopping Ghibaniza–a three-layered dessert with shortcrust pastry, walnuts, ricotta, apples, and poppy seeds, which has even earned top honours in culinary competitions in Novigrad. For something a little more offbeat, try the Trattoria Sociale di Contovello, right in the heart of the ancient fishing village of the same name. There are no exceptions here: fish is the star, sourced locally, and in summer, you might catch a casual game of briscola in the garden. Tradition is also king at Agriturismo Milič in Sagrado, which–while not technically a gostilna–keeps alive age-old Karst recipes that are increasingly hard to find elsewhere, thanks to the women of the house. That’s not to say the Karst is devoid of experimentation. Thankfully, it’s kept in check, often aimed at diners seeking a touch of “rustic refinement.” Take Gostilna Brin, where young chefs Alex and Alexander have breathed new life into the historic Al Castelliere restaurant, balancing classic recipes with a generous offering of grilled meats and occasional culinary departures. Similarly, at Trattoria da Valeria, a well-regarded spot just steps from the Opicina tram terminus, chef-owner Tom Oberdan draws on his experience to introduce a few modern twists–think Fassona beef tartare–while staying true to tradition. Don’t miss the apricot dumplings or the spinach strudel. And for one final nod to creative reinterpretation, let’s mention an exception: a pizzeria! Rino, located right in the heart of Opicina, serves up a fantastic, ultra-traditional ljubljanska –a double-breaded schnitzel filled with cured ham and cheese–for just a few euros.
ENGLISH TEXT
Tutto è cominciato con una ricetta ingiallita.
La tradizione non è nostalgia. È responsabilità.
Pasticcere e pasticceri dal 1947
Via dei Piccardi 18, Trieste 040 245 1772
IO, TRAM
foto di /photo by Alessandro Ruzzier
testo di /text by
Cristina Bonadei
Opicina
Trieste
Piazza Casali
Sant’Anastasio via Romagna
Vetta Scorcola
Cologna
Chiesetta
Conconello
Banne
Obelisco
Campo Romano via Nazionale
Tratta funicolare Funicular section
Su tutto, e nonostante i nonostante, io sono e mi sento un tram chiamato desiderio. Anzi, il. Questa è la mia essenza di Giano Bifronte, era e sarà, terra e cielo, così tenace da sfidare le leggi della fisica, ammaliato dalla fatica vittoriosa della salita e dalla temerarietà della discesa. Attraverso il tempo della
Storia e quello meteorologico, nella mia pancia di legno e ferro caterve di persone si sono lasciate incantare dallo sferragliare delle mie giunture e dalla vista di una città che per qualche anno mi ha messo in disarmo, talvolta ingrata, forse, ma di una bellezza senza aggettivi. Trieste. Credo di esserne la metafora, perché non c’è niente di più moderno del
passato: sono un monumento di avanguardia dall’estetica perfetta. Nei miei cadenzati sentieri sfilano le fermate, come un ipotetico pellegrinaggio, nelle fasi di ordinaria quotidianità. Anche se sono nato nel 1902, come un metronomo ho sentito il fluire delle stagioni che mi hanno insegnato a guardare la gente invertendone lo sguardo, regalandomi
un’anima viva e attenta. A tal punto da sentire come un rabdomante cosa provano quando si siedono, accomodandosi rapidi vicino ai finestrini così da perdere il senso dello spostamento, del dove devono scendere. Sospesi. Il viaggio in sé, non la meta. Io stesso mi perdo talvolta, ammaliato da una certa luce, dai ceselli floreali di borghesi edifici Liberty, da
un mare generoso e amniotico. Per questo me son ribaltà. Ho perso i sensi dall’emozione, sono svenuto, succede, sono vecchio e sensibile. E pure acciaccato: chiedetelo alla funicolare, che sia benedetta! Arrancando verso Opicina dal centro città ho trasportato il mondo intero. Nessuno escluso: sono democratico, fatto all’antica, sembro rigido ma è solo apparenza. Ho il cuore morbido che gioisce quando sente che la direzione è l’altopiano del Carso, e la Napoleonica aspetta di essere attraversata come un corridoio d’azzurro, nell’attesa di un bosco o di una pietraia. A bici, a piedi, finalmente si respira. I gaudenti scendono invece alla fermata di Conconello, alla ricerca di un’osmiza, e sono sicuro
che un calice è alzato anche alla mia, di salute. Lechaim, alla vita, si dice in ebraico. Così come erano ebraiche le origini dell’ingegnere Eugenio Geiringer che progettò nel 1901 il tracciato entro cui mi muovo. Ci passo eh, sotto al suo Castelletto che oggi è una scuola. Ma c’è anche chi la marina, e quanti ne ho portati, via via, si va ad Opicina, oggi non
ho voglia, c’è il mondo che mi aspetta, il banco aspetterà. Anzi, hanno aperto il Borarium, dai, quasi quasi vado a prendermi una folata di libertà.
Era dal 2016 che ero in apnea, nove anni in cui mi sono sentito inutile. È proprio vero che vecchi si nasce e giovani si diventa ed io, ora, mi sento un adolescente. D’epoca, ma unico.
Above all else–and despite the “despites”–I am, and I feel like, a tram called desire. In fact, the tram called desire.
That’s my Janus-faced nature: past and future, earth and sky, stubborn enough to defy the laws of physics, drawn to the victorious strain of the uphill climb and the recklessness
of the descent. Through the seasons of history and the weather alike, my wooden and iron belly has carried crowds enchanted by the clatter of my joints and the view of a city that, for some years, left me idle–sometimes ungrateful, perhaps, but of a beauty beyond adjectives. Trieste. I think I’m its metaphor, because there’s nothing more modern
than the past. I’m an avant-garde monument, perfectly formed. Along my steady track, the stops pass by like stations on an imaginary pilgrimage woven into the rhythms of everyday life. Even though I was born in 1902, like a metronome I’ve felt the pulse of the seasons, teaching me to observe people while reversing their gaze, gifting
me a living, attentive soul. So much so that I can almost sense, like a dowser, what my passengers feel when they sit down–quickly claiming a window seat, losing all sense of movement, forgetting where they were meant to get off. Suspended. The journey itself, not the destination. I, too, sometimes lose myself, beguiled by a certain
light, by the floral scrollwork on bourgeois Liberty-style buildings, by a sea both generous and amniotic. That’s why I toppled once. I fainted from emotion, it happens–I’m old, sensitive, and a bit battered. Ask the funicular –bless it!–that pulls me up towards Opicina from the city centre. I’ve carried the whole world, no one left behind: I’m
democratic, old-fashioned. I may look stiff, but it’s all an illusion. I have a soft heart that rejoices when I sense the direction is the Karst plateau, and the Napoleonica waits like a corridor of blue sky, leading to woods and limestone fields. On bikes, on foot, finally breathing. The bon vivants hop off at Conconello, heading for an osmiza,
Alessandro Ruzzier
Alessandro Ruzzier è fotografo e artista visivo e sonoro. Il suo lavoro di ricerca indaga le correlazioni tra l’uomo e il paesaggio e le diverse forme sociali, politiche e ambientali che queste relazioni assumono. Utilizzando metodologie che includono sia fonti documentaristiche che narrative combina il lavoro sul campo e la ricerca d’archivio con l’intento di ridefinire l’ordine apparente delle cose in una nuova sintesi poetica ed esperienziale. Ha realizzato immagini per importanti aziende, enti ed istituzioni. Sue opere sono state esposte in Italia e all’estero e sono conservate in musei e collezioni private e pubbliche. –
and I’m certain someone raises a glass to my health as well. Lechaim–to life, as they say in Hebrew. Just like the Jewish engineer Eugenio Geiringer, who in 1901 designed the track I ride on. I pass beneath his Castelletto, which today is a school. But there are also those who ditch class–I’ve carried many of them over the years. Off to
Opicina, never mind school, the world is waiting. Besides, the Borarium’s open–maybe I’ll go catch a breath of freedom.
Since 2016, I’d been holding my breath–nine years feeling useless. But it’s true what they say: you’re born old and become young. And now, I feel like a teenager. Vintage, but one of a kind.
Alessandro Ruzzier is a photographer and visual and sound artist. His research explores the connections between humans and the landscape, and the various social, political, and environmental forms these relationships take. Employing methodologies that blend both documentary and narrative sources, he combines fieldwork and archival research with the aim of redefining the apparent order of things into a new poetic and experiential synthesis. Ruzzier has produced images for leading companies, organisations, and institutions. His works have been exhibited in Italy and abroad and are part of public and private collections and museum holdings.
ZKB CREDITO COOPERATIVO DI TRIESTE E GORIZIA
Oltre i numeri, un impegno concreto per la comunità.
ZKB Credito Cooperativo di Trieste e Gorizia, con 14 filiali sparse sul proprio territorio di riferimento che va da Sant’Andrea (GO) fino a Muggia (TS), è l’unica banca locale con sede operativa nella provincia di Trieste. Il costante aumento di volumi e conti conferma la crescente fiducia della clientela che ripagano con un costante sostegno al territorio sotto forma di nuovi finanziamenti, gestione del risparmio ed elargizioni.
Una delle sue peculiarità è anche il suo essere bilingue, espressione dell’identità del territorio in cui opera. La banca è profondamente legata alle famiglie e alle piccole e medie imprese, e agisce da volano per l’economia del territorio, creando un circolo virtuoso che ha inizio con la raccolta e la gestione del risparmio della clientela privata, si alimenta con il reinvestimento di queste risorse nell’economia locale attraverso finanziamenti a imprese e famiglie, e si completa sostenendo la crescita e lo sviluppo del tessuto sociale ed economico, contribuendo al bene comune.
I dati di bilancio del 2024 confermano un altro anno molto positivo, caratterizzato dalla crescita di tutti gli indicatori, economici e patrimoniali e da
un impegno sempre più concreto verso le pari opportunità. La raccolta complessiva è cresciuta del 4,7% (+ 41 milioni) arrivando a un totale di 926 milioni, con un incremento della raccolta diretta del 3,6% e della raccolta gestita-assicurativa del 4,5% rispetto all’anno precedente. I nuovi finanziamenti, destinati principalmente alle famiglie per l’acquisto della prima casa e alle piccole e medie imprese per lo sviluppo delle loro attività, hanno raggiunto i 72 milioni di euro, con l’erogazione di 657 nuovi mutui.
La massa operativa ha superato 1,4 miliardi di euro, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Anche l’indice di solidità patrimoniale Cet1 ratio è migliorato, salendo al 22,9% (rispetto al 20,5% dell’anno precedente). La ZKB Trieste Gorizia conferma anche la solidità del suo rapporto con il territorio: nel 2024 il numero di clienti si è assestato a 23.722 tra i quali 4.135 soci e socie.
L’utile netto d’esercizio ha raggiunto i 10,7 milioni di euro, segnando un incremento di 6,2 milioni (+ 137%) rispetto all’anno precedente. “Un risultato eccellente non solo per la nostra banca, ma per tutto il territorio. Uno dei principi fondamentali del credito cooperativo è infatti restituire una parte significativa del valore generato alla comunità: il 97% delle risorse raccolte vengono infatti reimpiegate nello stesso territorio di riferimento”, commenta la Direttrice Generale Emanuela Bratos. “Anche gli altri risultati sono estremamente positivi e confermano la solidità della nostra banca. Siamo un istituto affidabile e in costante crescita. Nonostante il contesto di grande incertezza economica e la forte volatilità dei tassi di interesse, siamo orgogliosi dei traguardi raggiunti. Desidero ringraziare tutti i nostri clienti e soci per la fiducia dimostrata, che ha contribuito a un altro anno di successo.”
Parità di genere e inclusione: un impegno concreto
Oltre ai risultati economici, il 2024 ha rappresentato per la ZKB Trieste Gorizia un anno di importanti traguardi anche sul fronte della responsabilità sociale. La banca ha infatti ottenuto il Certificato di Parità di Genere, un riconoscimento che attesta l’impegno concreto nel garantire pari opportunità all’interno della propria organizzazione. “Siamo particolarmente orgogliosi di questo riconoscimento, che riflette la nostra attenzione all’inclusione e al rispetto della diversità” afferma la direttrice Emanuela Bratos. “Oltre ai numeri positivi del bilancio, il nostro obiettivo è creare un ambiente lavorativo equo e valorizzare il talento di tutti.”
Sostegno alla comunità: più di 350.000 € per il territorio Anche nel 2024 la banca ha confermato il suo impegno verso la comunità, destinando 353.000 euro a sponsorizzazioni, donazioni e progetti a supporto del territorio. In totale, sono stati finanziati 292 interventi nei settori sportivo, culturale, formativo e sociale. “Essere una banca di credito cooperativo significa mettere il bene comune al centro della nostra missione,” dichiara il Presidente Adriano Kovačič. “I numeri confermano la solidità della banca, ma per noi conta soprattutto l’impatto positivo sul tessuto sociale ed economico locale. Nel 2024 siamo stati ancora una volta a fianco di famiglie, imprese e associazioni, ascoltando le loro esigenze e offrendo risposte concrete per affrontare insieme le sfide del presente e costruire nuove opportunità per il futuro.”
BENTORNATA LIBRERIA
La nuova Libreria Antiquaria Umberto Saba, tra passato e futuro.
The new Libreria Antiquaria Umberto Saba: between past and future.
Trieste cambia. Cambia il suo skyline con le navi da crociera che ormai la scelgono come tappa fissa, cambiano le sue piazze che si riempiono di lingue e accenti da ogni parte del mondo. E cambia anche il modo di vivere i suoi spazi culturali. In questo fermento, una delle sue istituzioni più amate e riconosciute scrive un nuovo capitolo della sua storia: la Libreria Saba riapre. E lo fa con un’energia nuova, fresca, contemporanea. Perché la città che ha dato i natali a Svevo, Saba e Magris merita una libreria che non sia solo un luogo di culto per il passato, ma anche un punto di riferimento per il presente e per il futuro. Questo è il cambiamento necessario affinché il cuore di Trieste continui a battere forte e in sintonia con il mondo che cambia.
Diciamocelo: riaprire una libreria indipendente nel 2025 non è una scelta da persone prudenti. In un’epoca di eBook, algoritmi e acquisti compulsivi con un click, credere nella magia della carta, nel consiglio di un libraio, nel tempo lento che richiede la scoperta di un buon libro, è quasi un atto rivoluzionario. Chi ha deciso di riportare in vita la Libreria Saba ha scommesso forte, ha rischiato, e ha scelto di investire non solo
in cultura, ma in un’idea precisa di città. Perché questa non è solo una libreria, è un manifesto. Un luogo dove trovare non solo i grandi classici, ma anche titoli fuori dal mainstream, storie che raccontano il mondo in modi diversi. Un posto dove chi entra non trova solo scaffali pieni di libri, nuovi, vecchi, antichi, ma una selezione curata che aiuta anche a immaginare una nuova Trieste: una città colta, curiosa, internazionale, sempre in movimento.
Ma la Libreria Saba non è solo libri. È incontri, casuali o voluti. Qui si viene per respirare un’aria diversa. Basta fermarsi un attimo, in un sabato pomeriggio qualsiasi, per accorgersene: chi cerca un titolo di cui non ha mai sentito parlare, chi discute con il libraio di quell’autore sconosciuto ai più, chi si ritrova con vecchi amici senza averlo programmato, magari dopo un caffè in piazza, e finisce per parlare di letteratura, di viaggi, di idee.
E poi gli eventi collaterali: presentazioni, incontri, letture, dibattiti, ma senza quella patina ingessata da “circolo letterario per pochi eletti”. Qui la cultura è pop nel senso più alto del termine: accessibile, vibrante, capace di accogliere e contaminare, popolare.
di /by
Viviana Amendola
Riaprire la Libreria Saba significa riaccendere un faro nella città. Significa restituire ai triestini un punto di riferimento culturale, ma anche dare ai visitatori un motivo in più per scoprire una città che non è solo belle piazze e vento di bora.
È un grande momento di ripartenza per la città e per i suoi simboli storici. Trieste cambia, ma ci sono cose che devono restare. La Libreria Saba è una di queste: cambia restando esteticamente identica a quando ci lavorava Saba, si trasforma, si rinnova, ma resta un pilastro della città, un cuore pulsante che batte tra le pagine e le parole. Un luogo dove il passato e il futuro si sfiorano, dove ogni libro è una promessa e ogni lettore un viaggiatore.
Ah sì, un ultimo dettaglio: Massimo Battista è il libraio traghettatore che accompagnerà la Libreria Saba in questa nuova avventura, supportato dalla famiglia Cerne che in lui ha visto la persona adatta a questa svolta del cambiamento.
Trieste is changing. Its skyline shifts as cruise ships make it a regular stop; its piazzas fill with voices and accents from all over the world. And the way the city inhabits its cultural spaces is evolving too. Amid this vibrant transformation, one of Trieste’s most cherished institutions is writing a new chapter: Libreria Saba is reopening. And it’s doing so with fresh, contemporary energy.
Because a city that gave birth to Svevo, Saba, and Magris deserves a bookshop that’s not only a shrine to the past but also a beacon for the present and the future. This is the kind of change needed to keep Trieste’s heartbeat strong and in sync with a world in motion.
Let’s be honest: reopening an independent bookshop in 2025 is not a move made by the cautious. In an age of eBooks, algorithms, and instant purchases, believing in the magic of printed pages, in a bookseller’s recommendation, in the slow, deliberate joy of discovering a good book, is almost revolutionary. Those who have chosen to revive Libreria Saba are taking a bold gamble–not just investing in culture, but in a vision of the city itself.
Because this is more than a bookshop–it’s a manifesto. A place where you’ll find not only the great classics but also titles off the beaten track, stories that see the world from unexpected angles. Step inside, and you’ll discover more than shelves filled with new, old, and antique books; you’ll find a carefully curated selection that invites visitors to imagine a new Trieste–a city that is cultured, curious, international, and always on the move.
But Libreria Saba is not just about
M. Battista
M. Battista
L’ingresso della libreria su via San Nicolò.
/The entrance of the bookshop on via San Nicolò.
books. It’s about encounters, planned or spontaneous. It’s a place to breathe a different kind of air. Spend any Saturday afternoon there and you’ll notice it: someone looking for a title they’ve never heard of, someone deep in conversation with the bookseller about a little-known author, friends bumping into each other unexpectedly after coffee in the piazza, ending up chatting about literature, travel, ideas.
And then there are the events: book launches, talks, readings, debates–but without that stiff, exclusive air of the “literary circle for the few.” Here, culture is pop in the highest sense of the word: accessible, vibrant, welcoming, ready to cross boundaries and engage.
Reopening Libreria Saba means relighting a beacon in the city. It’s about giving Triestini back a cultural landmark, while offering visitors yet
another reason to explore a city that’s more than just grand piazzas and the bora wind.
It’s a moment of renewal for Trieste and its historic symbols. The city is changing, but some things must remain. Libreria Saba is one of them: evolving while keeping its aesthetic unchanged since the days when Saba himself worked behind the counter. It transforms, renews, but remains a pillar of the city–a beating heart nestled among pages and words. A place where past and future meet, where every book is a promise, and every reader, a traveller.
One last detail: Massimo Battista is the bookseller guiding Libreria Saba through this new adventure, supported by the Cerne family, who saw in him the right person to steer this moment of transformation.
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”
“If we want things to stay as they are, everything must change.”
Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
Diverse anime si esprimono nei tre piani del Magazzino 26 in Porto Vecchio-Porto Vivo, da quella marinara del Museo del Mare, a quella espositiva; da quella scientifica dell’Immaginario Scientifico, a quella storica del Magazzino 18, il museo che racconta l’esodo istriano-fiumano-dalmata. Inoltre c’è la sala Luttazzi che propone rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche, concerti, conferenze e incontri sotto la rassegna promossa e organizzata dal Comune di Trieste denominata “Una luce sempre accesa”. Tra gli appuntamenti primaverili spicca il concerto omaggio a Lelio Luttazzi nel giorno del suo compleanno, domenica 27 aprile. Da segnalare anche la rassegna “La Cultura non ha Età” a cura della Pro Senectute Asp: concerti di musica classica e teatro a favore degli anziani della città.
26: LA CULTURA AL CENTRO
—Magazzino 26: culture at the core
Mostra “Living as Memory” in esposizione presso la sala “Arturo Nathan”.
Le esposizioni
Presso la sala “Arturo Nathan” fino al 4 maggio “Living as Memory” dedicata al lavoro dell’artista, fotografo e regista cinematografico Rossano B. Maniscalchi, che ha collaborato con importanti case di moda, lavorando anche con celebrità note come Barack Obama, Arnold Schwarzenegger, Andrea Bocelli e tanti altri. Tra giugno e agosto “Mondi astrali” sul pittore e architetto triestino Carmelo Nino Trovato che ha da sempre considerato l’arte come una sorta di ideale ponte fra il mondo spirituale e quello fisico-sensibile.
Sempre fino al 4 maggio doppia esposizione a cura della sezione Friuli Venezia-Giulia di AFNI – Associazione Fotografi Naturalistici Italiani: presso la sala “Carlo Sbisà” una mostra dedicata al concorso internazionale di fotografia naturalistica ASFERICO; presso la sala “Leonor Fini” un’opportunità unica di esplorare la bellezza e la biodiversità delle terre che costeggiano le nostre coste regionali attraverso la mostra “Terraemare”.
Mostra “Terraemare” in esposizione presso la sala ‘‘Leonor Fini”. Foto di Claudio Zamparini.
Barbara Dall’Angelo Vincitrice del concorso internazionale “Asferico”, esposizione presso la sala “Carlo Sbisà”.
A seguire, dal 17 maggio al 13 luglio, la sala “Sbisà” ospiterà un’esposizione legata al tema di GO!2025 – Nova Gorica/Gorizia Capitale della Cultura 2025: a cura di Marianna Accerboni, architetto, scenografo e critico d’arte e d’architettura, la mostra esporrà i lavori di artisti dell’area transfrontaliera, quali i friulani Toni Zanussi, Claudio Mario Feruglio e Carlo Vidoni, l’artista triestina appartenente alla Comunità slovena Jasna Merkù e il triestino Paolo Cervi Kervischer. Tutte le esposizioni sono ad ingresso libero.
Museo del mare
Visitando le sezioni si compie un viaggio nella storia della marineria legata alla storia stessa della città. Si parte dalla città ottocentesca e dal suo porto, si prosegue attraverso l’evoluzione delle imbarcazioni imparando l’arte di andar per mare su un transatlantico piuttosto che su una barca a vela o un “topo” da pesca. Grandi storie di mare, dalle compagnie di assicurazione alle imbarcazioni sportive, in una Trieste ricca di associazioni, dalla più antica, la Società Ginnastica Triestina, fondata nel 1863, seguita l’anno successivo dalla “Ruderklub Hansa”, che diventerà Canottieri Saturnia. Seguono molte altre società che ancora animano lo sport triestino, come la Pullino di cui è presente in esposizione l’Armando Diaz, “quattro con” vincitrice dell’oro alle olimpiadi di Amsterdam nel 1928.
Sala Luttazzi salaluttazzi.online.trieste.it
discover-trieste.it museodelmaretrieste.it
Trieste Outdoor
Trieste, incastonata tra il blu intenso del mare, il bianco candido delle falesie e il verde smeraldo dell’altopiano carsico, è la meta ideale per gli amanti dell’outdoor. Qui puoi praticare trekking panoramici, cicloturismo lungo la costa, arrampicata su pareti rocciose mozzafiato, sport acquatici e molto altro ancora.
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Trieste, nestled between the deep blue of the sea, the dazzling white cliffs, and the emerald green of the Karst Plateau, is an ideal destination for outdoor enthusiasts. From scenic hiking and coastal cycling to thrilling rock climbing and water sports, there’s no shortage of ways to enjoy nature in and around the city.
Magazzino 26 (Warehouse 26) in the Porto Vecchio–Porto Vivo area offers a vibrant mix of identities across its three floors: from the seafaring soul of the Museum of the Sea, to its contemporary exhibitions, the interactive science of Immaginario Scientifico, and the poignant history of Magazzino 18, which tells the story of the Istrian–Fiuman–Dalmatian exodus.
The building also houses the Sala Luttazzi, which regularly hosts theatre, film screenings, concerts, talks, and other events. It has become something of a mini-theatre thanks to the city’s “Una luce sempre accesa” cultural programme. A highlight of the spring schedule is a tribute concert to Lelio Luttazzi on his birthday, Sunday 27 April. Also worth noting is the “La Cultura non ha Età” series curated by Pro Senectute Asp, offering classical music concerts and theatre especially for the city’s senior citizens.
Exhibitions
At the Arturo Nathan Room, until 4 May, you can see “Living as Memory,” a tribute to the work of artist, photographer, and filmmaker Rossano B. Maniscalchi—whose career has included collaborations with major fashion houses and celebrities such as Barack Obama, Arnold Schwarzenegger, and Andrea Bocelli.
From June to August, the exhibition “Mondi Astrali” explores the work of Carmelo Nino Trovato, a Trieste-born painter and architect who saw art as a bridge between the spiritual and physical worlds.
Also running until 4 May is a double exhibition curated by the AFNI Friuli Venezia Giulia (Italian Nature Photographers Association). The Carlo Sbisà Room presents a showcase of entries from the international ASFERICO nature photography competition, while the Leonor Fini Room features “Terraemare,” a striking photographic journey through the biodiversity of the coastal lands of the region.
From 17 May to 13 July, the Sbisà Room will host an exhibition tied to GO!2025 – Nova Gorica/Gorizia European Capital of Culture 2025. Curated by architect, set designer and art critic Marianna Accerboni, the show features cross-border artists including Toni Zanussi, Claudio Mario Feruglio, and Carlo Vidoni from Friuli, Jasna Merkù from the Slovene community in Trieste, and Paolo Cervi Kervischer from Trieste. Admission to all exhibitions is free of charge.
Maritime Museum
www.discover-trieste.it
A visit here is a deep dive into the maritime history of Trieste. Begin with the 19th-century city and its port, then journey through the evolution of sailing— from grand ocean liners to fishing boats and racing yachts. The museum highlights the rich maritime heritage of the city, including historic insurance companies and rowing clubs. Among them, the Triestina Gymnastics Society (founded in 1863) and the Ruderklub Hansa (later Canottieri Saturnia, 1864) paved the way. Other local clubs followed, and continue to animate the sporting life of the city. On display is the Armando Diaz, a four-man rowing boat from Pullino Club, which won gold at the 1928 Amsterdam Olympics.
Brochure ‘Trieste Outdoor’
SASSO, CARTA, FORBICI
—Rock, paper, scissors
di /by
Lucija Slavica
Nel gioco della morra cinese, la carta avvolge il sasso, il sasso spezza le forbici e le forbici tagliano la carta. Ma se a tutti questi elementi aggiungiamo il tempo, si trasformano. La carta diventa racconto o custode della memoria; il sasso o, meglio, la pietra, tolto il superfluo, rivela ciò che custodisce; le forbici tagliano, modellano e danno vita a sagome e figure che invitano a giocare con l’immaginazione. È così che materia e creatività si incontrano e, nel cuore di Trieste, danno vita a laboratori, botteghe e negozi storici dove la tradizione dialoga con la bellezza. Carta, colla e pazienza sono gli ingredienti che danno vita alle creazioni di Cartastraccia Lab [1], laboratorio artigianale e negozio specializzato nell’arte della cartapesta. In via Diaz 16c, troverete un piccolo mondo sospeso tra sogno e realtà, dove perdersi tra mongolfiere che fluttuano, meduse di carta che sembrano nuotare nell’aria, gabbiani che raccontano il mare e acrobati di cartapesta in equilibrio tra fantasia e poesia. A Trieste è dedicata l’irresistibile Lady Bora, un personaggio ispirato al famoso vento. Oltre a essere una bottega da scoprire, Cartastraccia Lab è anche uno spazio creativo aperto a tutti, dove adulti e bambini possono sperimentare la magia della cartapesta attraverso laboratori e workshop. Sorprendersi è una questione di pochi secondi, se sei nel posto giusto. UAO [2] è più di un negozio, è una vera e propria finestra sull’arte e sulla creatività. In via di Torre Bianca 13b troverete stampe da appendere ovunque vogliate o da regalare a chi amate. UAO dedica un angolo speciale alla città. Le pareti e gli scaffali del negozio ospitano opere di talenti locali come Sara Paschini, Jan Sedmak, Giovanni Alberti, Daria Tommasi e molti altri. Potrete trovare il Pedocin, la Bora in numerose varianti, il Castello di Miramare, Barcola e tanti scorci mozzafiato. Ogni stampa può essere acquistata con o senza cornice, perfetta come ricordo di viaggio o come regalo originale. Ricordatevi di
Via di Torre Bianca, 13b
scegliere un’illustrazione che vi faccia esclamare: UAO!
È invece senza tempo Muran [3] , cartoleria fondata nel 1913 situata in via Paolo Reti, 6. Muran, oggi gestita da Daniela Giorio, è un luogo dove la carta profuma ancora di ricordi e la scrittura è un gesto prezioso che si fa con pennini e inchiostro. In origine il negozio si trovava in via Ghega e tuttora conserva il suo fascino. Gli arredi sono rimasti quelli di un tempo, compreso il bancone, testimone di generazioni di clienti, e le lampade ispirate ai lampioni, realizzate su misura a Firenze. Da Muran troverete quaderni in carta fatta a mano dove appuntare i propri pensieri, album fotografici per custodire memorie di famiglia, carta da lettere pregiata, ricettari, libri di viaggio e carte da regalo particolari. Muran è un rifugio per chi ama la tradizione, l’inchiostro e la creatività. Un luogo dove il tempo scorre lento, tra caleidoscopi, carillon e pennini che riportano alla memoria l’infanzia e la bellezza delle cose fatte con cura. In via Capitelli 4 la carta prende vita, si apre e si dispiega, trasformandosi in poesia. Annalisa Metus [4], paper engineer, realizza movables, i cosiddetti “libri animati”, teatrini e diorami, anche di grandi dimensioni, e libri pop-up. L’obiettivo non è il virtuosismo tecnico, ma stupire: Metus lascia che sia l’oggetto stesso a raccontarsi, senza bisogno di didascalie. Per questo le sue opere attingono a un immaginario collettivo, fatto di fiabe e storie, riconoscibili da chiunque. Non manca l’omaggio alla città: refoli di Bora incastrati in palline di vetro o barattoli e i tanti altri teatrini che racchiudono la città in piccole scenografie di carta. Nell’atelier troverete anche sculture di carta in vari formati, quaderni illustrati e persino collane. Tra le sue creazioni più incredibili c’è il Sincrotrone. La paper engineer triestina ha infatti costruito in cartoncino un dettagliatissimo modello in scala dell’acceleratore di particelle di Trieste. Da non perdere i laboratori per adulti e bambini: un’occasione unica per creare la vostra favola di carta.
Se la carta racconta storie, il marmo le rivela. Un viaggio introspettivo dell’idea nella materia, la consapevolezza di sé e l’inconscio, il mondo invisibile e quello visibile: è tutto questo, e molto altro, l’arte di Greta Fila [5] , che per le sue opere predilige il marmo perché “ti impone un ritmo lento e non ammette errori”, racconta. La sua serie “Animani” presenta creature ibride che uniscono forme animali ed elementi umani. Le sue sculture giocano con il doppio e con la contrapposizione tra luce e ombra, evocando l’antico fascino delle ombre cinesi. Tra le sue opere, spicca un elegante cigno in marmo di Carrara, che potete ammirare da Katastrofa in via Diaz 19. Fanno parte della stessa serie anche le lepri in ceramica da vedere nel suo laboratorio in via Costalunga, 324 (su appuntamento).
A Trieste, la creatività è un filo che lega passato e presente, materia e immaginazione. Qui, giocare a sasso, carta, forbici significa creare.
A Trieste, giocare a sasso, carta, forbici significa creare.
In Trieste, a game of rock, paper, scissors is more than child’s play—it’s a metaphor for creation itself.
Ci sono luoghi dove il tempo rallenta e ogni oggetto racconta una storia: sono le botteghe di Trieste, custodi di tradizioni e creatività.
Time seems to slow down in Trieste’s workshops, studios, and historic shops–places where every object whispers a tale.
Cartastraccia Lab Via Diaz, 16c
Piazza Unità d’Italia
San Giusto
Via G.
Carducci
Piazza del Ponterosso
MoloAudace
Piazza Cavana
Piazza della Borsa
Via Torino
UAU
Annalisa Metus
Muran Greta Fila Cartastraccia Lab
ENGLISH TEXT
Just like in the classic game–where paper wraps rock, rock breaks scissors, scissors cut paper–these materials take on new meaning when touched by time. Paper becomes memory’s keeper, stone reveals its hidden truths, and scissors sculpt forms that spark the imagination. It’s in this dance between material and artistry that Trieste’s soul is found.
On via Diaz 16c, Cartastraccia Lab [1] is a whimsical escape, a craft workshop specialising in the delicate art of papier-mâché. Inside, hot air balloons float mid-air, paper jellyfish swim weightlessly, and acrobats balance between fantasy and poetry. Trieste even has its own mascot here: Lady Bora, inspired by the city’s famed wind. More than a shop, Cartastraccia Lab is a space where
adults and children can step into the magic themselves, thanks to creative workshops open to all.
A few streets away, surprise is always just a few steps ahead. UAO [2], on via di Torrebianca 13b, is more than a shop–it’s a window into the city’s creative spirit. Its shelves are lined with prints by local talents like Sara Paschini, Jan Sedmak, Giovanni Alberti, and Daria Tommasi, depicting everything from Barcola to the Pedocin, Miramare Castle, and the many faces of the Bora. Whether framed or unframed, these prints make perfect souvenirs or thoughtful gifts–something sure to make you say, quite literally, “UAO!”
Timeless charm defines Muran [3], the storied stationer’s founded in 1913 and now on via Paolo Reti, 6. Run by Daniela Giorio, Muran is a refuge for those who cherish the smell of paper, the feel of a nib pen, and the art of handwriting. Everything here–handmade notebooks, photo albums, fine stationery, recipe books, and kaleidoscopic curiosities–carries the weight of memory and craftsmanship. Even the original furniture remains, bearing the imprint of generations.
Venture to via Capitelli 4, and you’ll
Annalisa Metus
Via dei Capitelli, 4
La carta racconta storie, la pietra le custodisce, le forbici le plasmano: a Trieste, la creatività prende vita grazie ad artigiani e artisti.
Paper tells stories, stone holds secrets, and scissors shape imagination. Across the city, artisans and artists transform these simple elements into something extraordinary.
find a world unfolding, quite literally. Annalisa Metus [4], a paper engineer, creates pop-up books, dioramas, and paper theatres–works where technical skill takes a back seat to the simple joy of surprise. Her tributes to Trieste include snow globes filled with the city’s iconic Bora wind and intricate paper stages capturing local scenes. From tiny sculptures to large installations, her studio invites visitors to step into stories, or even craft their own during one of her workshops.
If paper tells stories, marble reveals them. This is the philosophy behind the work of Greta Fila [5], who sculpts marble and ceramics in a process that blends self-awareness with material exploration. “Marble imposes a slow rhythm,” she explains, “and it doesn’t forgive mistakes.” Her “Animani” series features hybrid creatures that play with dualities–light and shadow, animal and human. Among her signature pieces is a sleek Carrara marble swan, displayed at Katastrofa on via Diaz 19, while ceramic hares await visitors at her studio on via Costalunga (booking required).
In Trieste, creativity is a thread connecting past to present, imagination to material. Here, playing rock, paper, scissors means creating.
Greta Fila Via Costalunga, 324
LIVE IS LIVE
Elisa Grando
Robbie Williams, Alanis Morrisette, Sting, Massive Attack, Thirty Seconds to Mars: sono solo alcuni dei grandi nomi internazionali che popoleranno l’estate live del Friuli Venezia Giulia, portati in regione con la collaborazione dei promoter Vigna PR e FVG Music Live. E la novità è che non si tratta di eventi sporadici, ma di un calendario fitto da giugno ad agosto che racconta anche la tenacia con cui negli ultimi anni le due società, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia ed altri enti locali, si sono impegnate per riportare la grande musica sul territorio. “Questo risultato è frutto di un lavoro graduale che parte dal percorso delle “date zero” con i principali artisti italiani, avviato tanti anni fa da FVG Music Live a Lignano e portato poi avanti assieme anche in altre località della regione”, racconta Luigi Vignando, cofondatore e amministratore di Vigna PR. “La “data zero” è il debutto di una lunga tournée negli stadi: significa ospitare la produzione, come avviene ogni estate allo Stadio Teghil a Lignano Sabbiadoro e come abbiamo fatto allo Stadio Rocco di Trieste nel 2023 per il tour dei Maneskin e nel 2024 per Ultimo e Max Pezzali, per provare l’allestimento, i tempi di montaggio del
Concerto al Castello di San Giusto.
Robbie Williams, Alanis Morrisette, Sting, Massive Attack, Thirty Seconds to Mars: l’estate del Friuli Venezia Giulia è live.
Robbie Williams, Alanis Morrisette, Sting, Massive Attack, Thirty Seconds to Mars: it’s the Friuli Venezia Giulia’s live music scene!
palco, dell’audio, delle luci e dei video, e per permettere all’artista di provare lo show con la band”, spiega Vignando. “Questa strategia ha permesso di riposizionare il Friuli Venezia Giulia nel circuito dei grandi concerti, dapprima in quello nazionale e ora anche in quello internazionale, tra l’altro con una programmazione di primissimo livello”. Sicuramente, dice Vignando, il tassello fondamentale di questo percorso è stata l’iniziativa “GO2025 and Friends”, nata dalla Regione Friuli Venezia Giulia a supporto di Gorizia e Nova Gorica Capitale Europea della Cultura, che promuove l’intero territorio regionale. La trattativa più impegnativa? “Tutte hanno le loro complessità, se proprio devo citare un nome, direi Robbie Williams che il 17 luglio sarà a Trieste per la sua unica data italiana, primo artista internazionale a suonare al Nereo Rocco a 11 anni dai Pearl Jam”. Per Alanis Morrisette e Sting serviva un contesto storico con posti a sedere: entrambi suoneranno, rispettivamente il 22 giugno e il 9 luglio, “a Villa Manin, una delle location da concerti più belle che esistano, non solo in Italia”. Per il rock dei Massive Attack (24 giugno) e Thirty Seconds to Mars (3 luglio), band planetarie che non si erano mai esibite in regione, era perfetta invece la Casa Rossa di Gorizia che diventerà un’arena a cielo aperto. “Per me”, dice Vignando, “sono imperdibili anche St. Vincent, regina americana dell’alternative rock che ha appena vinto 3 Grammy Awards col suo ultimo album o Cat Power, che rifarà il concerto Bob Dylan del ‘66 alla Royal Albert Hall (al Castello di Udine rispettivamente il 23 e il 25 giugno, ndr)”.
S. Di Luca
S. Di Luca
A sinistra /left
Concerto allo Stadio Rocco.
La tradizione delle “date zero” continuerà allo Stadio Teghil di Lignano con Cesare Cremonini, Marco Mengoni, Ultimo e Lazza, mentre a Villa Manin ci saranno anche tanti importanti nomi del panorama musicale italiana: suoneranno Brunori, Irama, Anna Pepe, Ghali. “E soprattutto ci sarà un concerto spettacolare di Riccardo Muti con 130 elementi dell’Orchestra Giovanile Cherubini, un evento storico perché Muti, che lavora sempre con l’Opera e la lirica, per la prima volta nella sua carriera ha pensato un tour di stampo più “pop” per quattro soli concerti in Italia in luoghi architettonici di pregio, tra cui appunto Villa Manin”.
Del resto, afferma Vignando, “vedo la regione come se fosse un polo unico: praticamente tutto è raggiungibile in un’ora di macchina. A seconda dei diversi spazi pensiamo l’evento da grande pubblico, oppure il concerto più piccolo che ci permette di intercettare pubblici mirati, offrendo tutte le varietà di musica. Gli eventi musicali, oltre che un grande valore culturale e sociale, hanno anche un’importante ricaduta turistica: ogni concerto crea un indotto agli alberghi, ai ristoranti, ai negozi e può portare sul territorio decine di migliaia di persone”.
Lo dimostra coi numeri anche un’analisi degli impatti economici e sociali dei grandi concerti live in Friuli Venezia Giulia realizzata dall’Università degli Studi di Udine: i dati di cinque grandi eventi del giugno 2024, come il concerto di Max Pezzali a Trieste e quello della rockstar austriaca Andreas Gabalier a Lignano, attestano un impatto economico sul territorio quantificabile, per la spesa stimata media diretta e indiretta, di più di 15 milioni di euro.
ENGLISH TEXT
Robbie Williams, Alanis Morissette, Sting, Massive Attack, Thirty Seconds to Mars – these are just a few of the major international names set to light up Friuli Venezia Giulia’s live music scene this summer. They’re being brought to the region thanks to the collaboration between promoters Vigna PR and FVG Music Live. What’s particularly exciting is that these aren’t isolated gigs, but part of a packed calendar running from June through August – a testament to the determination of these two companies, together with the Friuli Venezia Giulia Region and other local bodies, to bring big-name music back to the area.
“This is the result of years of steady work, starting with the ‘zero dates’ of major Italian artists – something FVG
“Vedo la regione come se fosse un polo unico: praticamente tutto è raggiungibile in un’ora di macchina.”
“The region is almost like a single hub –you can reach practically anywhere within an hour’s drive.”
Il live di Ultimo allo Stadio Rocco.
Music Live kicked off in Lignano years ago, and which we’ve since expanded to other venues across the region,” explains Luigi Vignando, co-founder and managing director of Vigna PR. “A ‘zero date’ is essentially the opening night of a stadium tour: it means hosting the full production, testing out the stage set-up, sound, lighting, video, and giving the artist a chance to rehearse the show with their band. It’s something we’ve done every summer at the Teghil Stadium in Lignano Sabbiadoro, and more recently at the Nereo Rocco Stadium in Trieste –for Måneskin’s tour in 2023, and again in 2024 with Ultimo and Max Pezzali.”
This strategy has firmly put Friuli Venezia Giulia back on the map for major concerts –first nationally, and now internationally– with a world-class programme to match. According to Vignando, a key piece of the puzzle has been the “GO2025 and Friends” initiative, launched by the Friuli Venezia Giulia Region to support Gorizia and Nova Gorica as European Capitals of Culture, promoting the region as a whole.
And the toughest negotiation? “They all come with their own complexities,” says Vignando, “but if I had to pick one, I’d say Robbie Williams. He’ll be performing in Trieste on 17 July –his only Italian date– and will be the first international artist to play the Nereo Rocco Stadium since Pearl Jam, eleven years ago.” For Alanis Morissette and Sting, the brief was clear: a historic, seated venue. Both will be performing respectively on 22 June and 9 July at Villa Manin – “one of the most stunning concert locations you’ll find, not just in Italy, but anywhere.” As for Massive
Attack (24 June) and Thirty Seconds to Mars (3 July), both making their debut appearances in the region, Casa Rossa in Gorizia –transformed into an open-air arena– proved the perfect setting. “Personally,” adds Vignando, “I wouldn’t miss St. Vincent, the American queen of alternative rock, fresh off winning three Grammy Awards for her latest album, or Cat Power, who will be recreating Bob Dylan’s legendary 1966 Royal Albert Hall concert. They’ll be playing at Udine Castle on 23 and 25 June, respectively.”
The “zero date” tradition continues at Teghil Stadium in Lignano with Cesare Cremonini, Marco Mengoni, Ultimo, and Lazza, while Villa Manin will also welcome some of the biggest names in the Italian music scene, including Brunori, Irama, Anna Pepe, and Ghali. “But the standout event,” says Vignando, “will be Riccardo Muti’s spectacular concert with 130 musicians from the Cherubini Youth Orchestra. It’s a landmark occasion – Muti, best known for his work in opera and classical music, has for the first time devised a more ‘pop’ style tour, with just four concerts across Italy, all set in stunning architectural venues like Villa Manin.” As Vignando sees it, “The region is almost like a single hub –you can reach practically anywhere within an hour’s drive. Depending on the venue, we can plan large-scale events or smaller, more intimate concerts aimed at specific audiences, offering the full spectrum of musical experiences. Beyond their cultural and social value, these events have a major impact on tourism: every concert generates business for hotels, restaurants, shops– bringing tens of thousands of people to the area.”
This is backed up by data from a recent economic and social impact study conducted by the University of Udine. The analysis focused on five major live events in June 2024 –including Max Pezzali’s concert in Trieste and Austrian rockstar Andreas Gabalier’s show in Lignano– revealing a combined economic impact, both direct and indirect, of over €15 million for the local area.
Luigi Vignando, cofondatore e amministratore di Vigna PR
S. Di Luca
LORENZA DESIATA. DUE ANIME, UNO STILE
—Lorenza Desiata. Two callings, one style
C’è un’eco di dualità che risuona nel nome di Lorenza Desiata. Affonda le sue radici nei rigori della finanza ma si libra leggera nell’eterea danza dell’Haute Couture portando dal 2007 in alto il brand Desiata Design. Commercialista di successo, l’anima intrisa di passione per la moda, Lorenza ha tracciato il suo percorso con la determinazione di chi non teme di esplorare nuovi sentieri. Fin da bambina i suoi disegni di abiti erano sussurri di talento innato, un linguaggio segreto che sfuggiva anche ai confini delle convenzioni familiari.
Il mondo di certezze e rigore che è anche parte di lei guardava con distacco al regno della creatività. Ma Lorenza, con la grazia di una funambola, ha saputo far convivere le due anime, trovando in questa coesistenza fonte inesauribile di gioia e realizzazione.
Imprevedibile ed eccentrica, Lorenza è un’artista che non teme di spiazzare, di rompere gli schemi. La sua audacia, il suo spirito creativo, la spingono a rifiutare le strade già battute. La finanza da sola non poteva imprigionare né soddisfare la sua anima ribelle, assetata di colori, tessuti, corpi da vestire.
Così, Lorenza ha coltivato la sua passione, dando vita a tessuti dipinti con i colori dell’anima, a cappe che narrano il suo stile unico, a abiti argentati che portano la sua firma inconfondibile. Sono creazioni che sfuggono alle etichette, caleidoscopiche, in continua evoluzione, capaci anche di giocare con le contraddizioni.
Gli anni trascorsi a meditare e formare il suo stile hanno scolpito nel suo cuore un’intuizione preziosa: ogni collezione deve avere un filo rosso che la percorre; e scatenare l’emozione di far sentire ogni donna speciale e valorizzata.
Le sue cappe, icone di stile, sono abbracci di versatilità, capaci di avvolgere con la stessa eleganza una giovane donna in jeans o una signora in abito da sera. Un capo senza tempo, che danza tra le stagioni e si adatta a ogni occasione, realizzato su misura nel cuore di Trieste, sede della sua sartoria.
Rossano Maniscalchi, regista e fotografo di fama internazionale, ha colto l’essenza di Lorenza nel suo recente cortometraggio “Nexus”, un’opera che svela la parte più intima e creativa della stilista. I palazzi di Trieste, città di confine e di incontri culturali, sono stati il palcoscenico di questa narrazione visiva, un viaggio che si conclude con un’immagine iconica: Lorenza, con suo marito e i figli Marco (anche lui attratto dallo stile con il suo brand Montrelion) e Francesco, la sua squadra vincente, in riva al mare.
Le foto e alcuni abiti utilizzati nel film si possono ammirare al Magazzino 26 di Trieste, nell’ambito della mostra fotografica “Living as Memory” di Rossano Maniscalchi.
There’s an echo of duality that resonates in the name Lorenza Desiata. Rooted in the rigour of finance yet rising effortlessly into the ethereal dance of haute couture, she has carried the Desiata Design brand to new heights since 2007.
A successful chartered accountant with a soul steeped in a passion for fashion, Lorenza has carved her path with the determination of someone unafraid to explore uncharted ground. As a child, her sketches whispered of innate talent — a secret language that defied even the boundaries of family tradition.
The world of certainty and discipline, which is also part of who she is, looked with detachment at the realm of creativity. But Lorenza, with the grace of a tightrope walker, managed to bring
both sides into harmony — finding in that duality a constant source of joy and fulfilment. Unpredictable and unconventional, Lorenza is an artist who doesn’t shy away from shaking things up or breaking the mould. Her boldness and creative spirit lead her to reject the well-trodden path.
Finance alone could never confine or satisfy her rebellious soul — one that thirsts for colour, fabric, and bodies to clothe.
And so Lorenza nurtured her passion, giving life to fabrics painted with the colours of the soul, to capes that tell the story of her unmistakable style, and to shimmering silver dresses signed with her unique touch. These are creations that defy labels — kaleidoscopic, ever evolving, and unafraid to play with contradiction.
Years of reflection and artistic growth have carved out a precious intuition in her heart: every collection must follow a red thread and spark the emotion that makes every woman feel seen, special, and empowered.
Her capes –true icons of style– are embraces of versatility, capable of wrapping around a young woman in jeans or a lady in evening dress with equal grace.
A timeless garment that moves
effortlessly between seasons and occasions, tailored in the heart of Trieste, home to her atelier.
Internationally acclaimed filmmaker and photographer Rossano Maniscalchi captured Lorenza’s essence in his recent short film Nexus –a piece that reveals the most intimate and creative side of the designer. The palaces of Trieste– a border city and cultural crossroads –served as the stage for this visual journey, which ends with an iconic image: Lorenza, by the sea, with her husband and sons Marco (drawn to fashion himself through his own brand Montrelion) and Francesco – her winning team.
The film’s photographs and several featured garments can be admired at Magazzino 26 in Trieste, as part of Rossano Maniscalchi’s exhibition “Living as Memory.”
THE GOOD LIFESTYLE
Si scrive bella stagione, si legge aria aperta. E per le triestine? Per dire primavera, basta una parola sola: Carso! Ovvero, il privilegio di vivere qui. La possibilità di respirare, prendere tutta l’energia del primo sole ed evadere subito, senza aspettare il weekend. Per spegnere il telefono e fare piani grandiosi davanti a un calice di vino rosso e un uovo sodo, con leggerezza. Su Osmize.com si può scegliere tra “vista sul Golfo” oppure “tavolo sotto il noce”. Anche il guardaroba si alleggerisce con un sano decluttering. Restano i grandi classici, iconici e senza tempo, da tirare fuori, stagione dopo stagione, senza stufarsi mai.
–Spring may be written on the calendar, but in Trieste, it reads as open air. And for Triestine women, there’s really only one word for spring: Carso (Karst). It’s the privilege of living here–the chance to breathe freely, soak up the first warmth of the sun, and slip away into nature without waiting for the weekend. It’s where you can switch off your phone and dream big over a glass of red wine and a hard-boiled egg, all with a light heart. On Osmize.com, you can take your pick: a view of the Gulf or a table under the walnut tree. Even your wardrobe deserves a healthy declutter. What remains are the timeless classics–iconic pieces that never go out of style, ready to be brought out season after season, without ever losing their charm.
di /by Stefania Boccabianca
Coach e consulente, brand-lover, ama scoprire piatti, locali e prodotti sempre nuovi. /Coach and consultant, brand-lover, loves discovering new dishes, restaurants and products. hello@stefaniaboccabianca.com
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La versatilità di un paio di jeans con la struttura di un pantalone ampio che cade alla perfezione.
–The versatility of jeans meets the structure of wide-leg trousers that drape to perfection.
Neirami
Via Felice Venezian, 7b
2
Nata agli inizi del ’900 per i campi da tennis in terra rossa, Davis di Valsport è una sneaker iconica e senza tempo.
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Born in the early 1900s for red clay tennis courts, the Davis by Valsport is an iconic, timeless sneaker.
Être Concept Store
Via della Pescheria, 13a
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L’inimitabile catena di Angela Caputi - Giuggiù, la designer fiorentina che si ispira al cinema americano della prima metà del ’900 e che ha esposto al Metropolitan Museum of Art di New York.
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The unmistakable chain necklace by Angela Caputi – Giuggiù, the Florentine designer inspired by early 20th-century American cinema, with pieces exhibited at New York’s Metropolitan Museum of Art
Bottega VR
Piazza Unità d’Italia, 5
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Fedeli a loro stessi dal 1952 e insostituibili tra artisti e celebrità amanti di uno stile inimitabile. Ray-Ban Original Wayfarer Classics.
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Faithful to themselves since 1952 and a favourite among artists and celebrities with a flair for unique style: Ray-Ban Original Wayfarer Classics.
Ottica Occhiblu Via San Spiridione, 3
5
Basica non è noiosa quando è in colori brillanti o à la marinière
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Basics are never boring when they come in bold colours or Breton stripes.
Scout Via Gioacchino Rossini, 10
Buon compleanno Boramata!
—Happy Birthday, Boramata
Dal 13 al 15 giugno, la decima festa dedicata al vento di Trieste.
Boramata turns 10!
From 13 to 15 June, Trieste celebrates the tenth edition of its festival dedicated to the wind.
IES Magazine ha scelto di essere (media)partner della Bora fin dal primo numero, già in copertina, con le onde che schiaffeggiavano il Molo Audace, in una classica giornata di refoli impetuosi, molto-sturm-und-drang.
Non c’era un titolo, non c’erano parole: la foto diceva tutto, diceva che solo qui si può vivere un’esperienza così emozionante.
IES racconta il cuore di Trieste e la Bora è nel cuore di tutti i triestini. È un’istituzione invisibile della città, la grande sfida è mostrarla, sottolineare il fascino di questo fenomeno incredibile. Come? Per esempio riempiendo piazza Unità di girandole colorate, organizzando una bella festa all’aria aperta. È così che esattamente dieci anni fa è nata “BoramataLa festa del vento nella città della Bora”. Un modo elegante e leggero di celebrare il vento nel luogo-simbolo della città,
un’idea originale per raccontare Trieste creando meraviglia.
Dieci anni di appuntamenti, idee, esperimenti. Un bel traguardo per questo progetto nato da Federico Prandi, l’editore di IES e Rino Lombardi, il papà del Museo della Bora. Insieme hanno ideato un modo giocoso di mostrare la città. Il giardino di girandole rappresenta l’immagine più caratteristica della festa, con centinaia di mini mulini in colori ogni anno diversi che creano un momento memorabile. Molto instagrammabile! Ogni anno una diversa associazione non profit della città beneficia delle offerte elargite dai triestini per portarsi a casa le girandole.
Dieci anni di ospiti speciali. Dallo scrittore Nick Hunt, autore di “Dove soffiano i venti selvaggi” a Edoardo Borghetti “Edofly”, con le sue bol, aquiloni grandi come paracadute. Boramata è una vetrina sulle nuove idee, che ha
Un modo elegante
e leggero di celebrare il vento nel luogo-simbolo della città.
A breezy and beautiful way to honour the wind in the most symbolic spot.
IES Magazine has been a proud media partner of the Bora since day one. In fact, the very first cover featured waves lashing against the Molo Audace on a classic day of wild gusts–pure Sturm und Drang.
There was no headline, no caption— just a photo that said it all: only here does the wind dance with such wild grace.
Ten years of special guests–from writer Nick Hunt, author of Where the Wild Winds Are, to Edoardo Borghetti (aka Edofly), with his giant soap bubbles and kites the size of parachutes.
Boramata has become a showcase for fresh ideas, welcoming creatives, photographers, and cultural and sporting initiatives. It’s a whirlwind of inspiration–even online.
In 2021, the podcast series La Bora si sente (“You Can Hear the Bora”) was launched–the first tourism podcasts produced in Friuli Venezia Giulia. Episodes explore everything from “The Bora and the Sea” to “The Bora and Literature” and “The Bora and Women”–a unique way to discover the city and its region.
Listen all year round—even now, just scan the QR code nearby!
ospitato creativi, fotografi, iniziative sportive e culturali. Boramata è un turbinio di cose. Anche online. Nel 2021 è nata la serie “La Bora si sente”, con i primi podcast turistici prodotti in Friuli Venezia Giulia, che spaziano da “La Bora e il mare”, a “La Bora e la letteratura”, fino a “La Bora e le donne”. Un modo originale di scoprire la città e il suo territorio. Da ascoltare tutto l’anno! Anche adesso, con il QRcode riportato qui vicino.
Grazie a Boramata tantissimi triestini hanno scoperto il Progetto Bora Museum che quest’anno, proprio nei giorni della festa, prevede l’apertura di uno spazio museale tutto nuovo, il Borarium di Opicina, con l’iniziativa “Boraviglie-Le meraviglie di una terra di vento/“Čudoburje - čudeži burjaste dežele ”, sostenuta dalla Regione Friuli Venezia Giulia tra le attività GO & FRIENDS per GO!2025. Preparatevi a nuove meraviglie #borderless!
At IES, we tell the story of Trieste’s soul–and the Bora lives in the heart of every Triestino. It’s an invisible institution of the city. The great challenge is to make it visible, to highlight the beauty and drama of this extraordinary natural force.
How? By filling Piazza Unità with colourful pinwheels, and throwing a brilliant open-air party.
And that’s exactly how, ten years ago, Boramata –the wind festival in the city of the Bora– was born.
A breezy and beautiful way to honour the wind in the most symbolic spot in town. An original way to celebrate Trieste, sparking wonder and joy.
Thanks to Boramata, many Triestini have discovered the Bora Museum Project, which this year celebrates with something truly special: the opening of a brand-new museum space, the Borarium in Opicina. The launch coincides with the festival, and the initiative Boraviglie – The Wonders of a Windy Land / Čudoburje – čudeži burjaste dežele is supported by the Friuli Venezia Giulia Region as part of the GO & FRIENDS activities for GO! 2025.
Get ready for more #borderless wonders!
Spotify: @triestelaborasisente
Ten years of events, ideas, and experiments–a fantastic milestone for a project launched by IES publisher Federico Prandi and Rino Lombardi, the visionary behind the Bora Museum.
Together, they dreamed up a playful, poetic way to showcase the city. The “garden of pinwheels” has become Boramata’s signature image— hundreds of mini windmills in different colours each year, creating a moment to remember. Not to mention, very Instagrammable!
Every year, donations from the pinwheels support a different local non-profit, thanks to the generosity of Trieste’s residents.
La foto di Carlo Borlenghi sulla copertina del primo numero di IES Magazine.
di /by
Alice Noel Fabi
LA PRIMAVERA È PRONTA!
—Spring is ready!
foto di /photo by Camilla Bach
Scopri la ricetta su: /discover the recipe: www.triestelifestyle.com
La natura in primavera si risveglia in un’esplosione di colori e profumi. Ci risvegliamo pure noi, intorpiditi dai freddi invernali e finalmente riscaldati dal sole del mattino e da pomeriggi soleggiati fin verso sera, riscoprendo il piacere delle gite all’aria aperta, magari portandoci appresso un cesto di delizie stagionali per un picnic nei campi in fiore. Esiste un simbolo migliore dell’uovo per rappresentare questa rinascita? Fonte di vita, simbolo ancestrale di fertilità e rinnovamento. L’uovo è un piccolo miracolo quotidiano.
Le uova ci accompagnano in cucina fin da tempi antichissimi, tempi in cui il termine “cucina” nemmeno esisteva ancora. Già i Romani le consideravano preziose e nel 1900 il celebre chef Escoffier ne codificò oltre 300 ricette. Versatile e nutriente, lega, chiarifica, dà struttura ed energia, racchiudendo proteine, vitamine, antiossidanti e minerali in un guscio che, in quanto a simbolismi, ha pochi rivali.
In Carso questo ingrediente occupa un ruolo centrale nelle tradizioni gastronomiche. Basta dire ovi duri, ovvero le uova sode, che nelle osmize non mancano mai (salvo quando arrivate
oggettivamente tardi e tutti se le son già spazzolate). Sono emblema di una cucina schietta e contadina, legata alla terra. Erano parte integrante del lavoro nei campi: la merenda perfetta da consumare assieme a vino terrano, salsiccia secca o frize (ciccioli). Erano e sono protagoniste di piatti semplici come la frittata con le erbe o con i fiori di finocchio. Alle partorienti si dava un uovo subito dopo il parto.
Le tradizioni pasquali celebrano l’uovo in modi speciali. Anticamente, i gusci venivano sotterrati per fertilizzare la terra, addirittura appesi sui tetti contro le vipere e gli spiriti maligni. Ancora oggi c’è chi resiste alle tentazioni industriali e le colora con ingredienti naturali usando per esempio bucce di cipolla. In passato pare si usassero anche i fondi di caffè o il cremor tartaro dalla produzione del vino. In alcuni paesi balcanici, come ad esempio nella tradizione ortodossa serba, è ancora molto comune realizzare piccoli capolavori decorati a stencil con erbe e fiori freschi. Una tradizione che pare fosse molto comune anche sul Carso. Quale modo migliore per accogliere la primavera quindi?
Proviamo allora a disegnare, chiudendo gli occhi, una giornata perfetta.
Immaginate di salire sul nostro storico tram di Opicina, finalmente di nuovo in funzione. Seduti in questo pezzo di storia, avete sottobraccio un cesto riempito con uova sode decorate, il necessario per fare delle bruschette primaverili a base di crema di piselli, pecorino e asparagi, e una pinza da gustare alla triestina con prosciutto cotto e cren (rafano).
Non può mancare il vino, e vi proponiamo una grande chicca, anzi piccola: se ne producono poco più di 1000 bottiglie. È il Bisnizzi di Zest, prodotto da Andrea e Sophie, due giovanissimi viticoltori che producono da vigneti piantati su pastini (terrazzamenti) lungo la costiera triestina. Infine, per il dolce avete scelto i baci di dama, simbolo della pasticceria italiana, fragranti, irresistibili e perfetti per un picnic dove le posate a volte tornano scomode.
In un’epoca frenetica, fermarsi a celebrare gesti semplici ha un valore profondo. Decorare un uovo con erbe fresche, averlo fatto con le nostre mani e gustarlo all’aria aperta, condividendo un pasto con chi si ama, è un piccolo rituale che parla di rinascita e appartenenza a una terra ricca di storia e sapori autentici. Istruzioni a procedere, quindi, e ci vediamo su un prato dell’altopiano.
Spring awakens nature in a burst of colour and fragrance. And just like nature, we too emerge from the slumber of winter, shaking off the chill and basking in the warmth of the morning sun and those long, golden afternoons. It’s the perfect season to rediscover the simple pleasure of getting outdoors, perhaps with a basket brimming with seasonal treats for a picnic among the blossoming fields.
Is there a better symbol of this renewal than the humble egg? A timeless emblem of fertility, life, and new beginnings, the egg is a daily miracle hidden inside a fragile shell.
Eggs have been a staple in kitchens since long before the word “kitchen” existed. The Romans prized them highly, and by the early 1900s, the legendary chef Auguste Escoffier had codified over 300 egg-based recipes. Nutrient-packed and endlessly versatile, eggs bind, clarify, and enrich–full of proteins, vitamins, antioxidants, and minerals. Few ingredients carry such weight, both symbolically and nutritionally.
On the Karst, the egg plays a starring role in local food traditions. Mention ovi duri (hard-boiled eggs) and you’ll immediately think of the region’s osmize, where these rustic delights are always on offer–unless, of course, you arrive late and find they’ve all been snapped up! A quintessential peasant food, deeply connected to the land, eggs were once a field worker’s perfect snack, enjoyed alongside Terrano wine, cured sausages, or frize (pork scratchings). They’re also the heroes of simple dishes like herb-laden frittatas or those infused with fennel flowers. In fact, new mothers were traditionally given an egg straight after childbirth.
Easter traditions, naturally, pay homage to the egg in special ways. In ancient times, eggshells were buried to fertilise fields or hung from rooftops to ward off snakes and evil spirits. Some people still resist the lure of mass-produced chocolates and prefer to dye eggs using natural ingredients, like onion skins. Long ago,
Uova sode decorate
Decorated hard-boiled eggs
12 uova
Erbe, foglie e fiori misti
Spago alimentare
Garza alimentare
Bucce di 1 kg di cipolle rosse
2 cucchiai di aceto di vino
1 cucchiaio di sale grosso
Bollire le bucce di cipolla in 1 litro d’acqua con aceto e sale per 15 minuti. Inumidire le uova, applicare foglie e fiori, avvolgerle in garza e legare. Immergerle nell’acqua colorata, bollire 10 minuti e lasciarle in infusione almeno un’ora. Rimuovere la garza: le erbe avranno creato splendidi motivi!
–
12 eggs
Assorted herbs, leaves & flowers
Kitchen string
Cheesecloth
Skins of 1kg red onions
2 tbsp wine vinegar
1 tbsp coarse salt
Boil the onion skins in 1 litre of water with the vinegar and salt for 15 minutes. Moisten the eggs, press leaves and flowers onto them, wrap tightly in cheesecloth, and secure with string. Submerge in the coloured liquid, boil for 10 minutes, then leave to infuse for at least an hour. Remove the cloth–the herbs will have left beautiful patterns!
it’s said, coffee grounds and tartar from winemaking were used too. In parts of the Balkans–take the Serbian Orthodox tradition, for instance–it’s still common to decorate eggs using stencilled patterns made with fresh herbs and flowers, a practice once popular across the Karst as well.
What better way to welcome spring?
So, close your eyes for a moment and picture the perfect spring day. You’re boarding the historic Opicina tram, now finally back in service. Under your arm, a basket filled with beautifully decorated hard-boiled eggs, fresh rustic bread, a jar of pea and asparagus spread for spring bruschetta, slices of local pecorino carsolino, and a soft pinza to enjoy the Triestine way–with a touch of cooked ham and fiery horseradish.
Of course, no picnic is complete
RICETTA
Bruschetta di piselli e asparagi
Pane rustico
500 g di piselli freschi
200 g di asparagi
1 spicchio d’aglio
Scorza e succo di ½ limone
Sale, pepe
2 cucchiai di yogurt bianco intero
Qualche foglia di menta
2 cucchiai di olio extravergine varietà bianchera
Pecorino carsolino stagionato
Cuocere i piselli al vapore per 10 minuti, poi frullarli con aglio, succo e scorza di limone, olio, yogurt, menta, sale e pepe. Grigliare gli asparagi e tagliarli a metà. Tagliare il pane, spalmare la crema di piselli, aggiungere gli asparagi e completare con scaglie di pecorino e olio.
Spring bruschetta with peas and asparagus
Rustic bread
500g fresh peas
200g asparagus
1 garlic clove
Zest & juice of ½ lemon|
Salt & pepper
2 tbsp plain yoghurt
A few mint leaves
2 tbsp Bianchera extra virgin olive oil
Aged Karst pecorino cheese
Steam the peas for 10 minutes, then blitz them with the garlic, lemon zest and juice, olive oil, yoghurt, mint, salt, and pepper to form a smooth cream. Grill the asparagus and slice in half. Toast the bread, spread with the pea cream, top with asparagus, shaved pecorino, and a final drizzle of olive oil.
without wine, and here’s a real gem: a small-batch treasure–just over a thousand bottles–called Bisnizzi by Zest. Produced by Andrea and Sophie, two young winemakers tending vines on the terraced slopes of the Trieste coast, it’s a true expression of the land. And for something sweet? Classic baci di dama, those delicate almond and chocolate biscuits beloved across Italy, ideal for a picnic where cutlery is optional.
In our fast-paced world, taking the time to celebrate simple rituals feels more meaningful than ever. Dyeing an egg with fresh herbs, crafting something with your own hands, and sharing a meal in the fresh air with loved ones–these small acts connect us to the rhythm of nature and to a land steeped in history and flavour.
So, gather your basket and we’ll see you on a sunlit meadow of the plateau.
Dove trovare gli ingredienti speciali Where you can find the special ingredients
Pane Rustico /Rustic Bread: da Pagna (via Giusto Muratti, 4d), Spaccio Pani (via del Lazzaretto Vecchio, 10), Eataly (riva Tommaso Gulli, 1).
Olio extravergine varietà bianchera /Bianchera Extra Virgin Olive Oil
Presidio Slow Food: fatevi una gita direttamente dai produttori: /Visit local producers like: Rado Kocjančič (Località Dolina, 528, 34018 San Dorligo della Valle), Peter Radovič (Aurisina 138/a, 34011 Aurisina TS), Farma Jakne (San Giovanni del Timavo, 23, 34011 Duino TS), Zahar (Sant’Antonio in Bosco, 58, 34018 San Dorligo della Valle TS). In alternativa lo trovi da: /Alternatively, find it at: Set (via di Cavana, 13a), Mimì
e Cocotte (via Luigi Cadorna, 19), Sfreddo (via Cesare Battisti, 1 ) e Eataly (riva Tommaso Gulli, 1).
Pecorino del Carso /Karst Pecorino
Presidio Slow Food: Antonič - Asino Berto, Set (via di Cavana, 13a), Oasi Naturale (via Giovanni Boccaccio, 6) e La Piccola Bottega Dolomitica (via del Coroneo, 32/a).
Pinza
Provate quelle artigianali di: /Taste the artisan versions at: Liberty (via Carpison, 7) o Spaccio Pani (via del Lazzaretto Vecchio, 10).
Vino
Bisnizzi 2023 di Zest
Ne circolano pochissime bottiglie, al momento le trovate da / Limited bottles available at: Karaktér (riva Nazario Sauro, 22a) e da Pagna (via Giusto Muratti, 4d).
RICETTA
Baci di dama Lady’s kisses
200 g di mandorle
200 g di zucchero
200 g di farina
30 g di cacao amaro
200 g di burro
200 g di cioccolato fondente
Lasciare ammorbidire il burro a temperatura ambiente. Tostare le mandorle e frullarle con 50g di zucchero. Su un piano, setacciare farina e cacao, aggiungere le mandorle frullate, lo zucchero restante e il burro, impastando velocemente. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola e lasciarla riposare in frigo. Creare palline grandi come ciliegie, disporle su teglia e carta da forno e cuocere a 160°C per 15 minuti. Fondere il cioccolato a bagnomaria e usarlo per unire i biscotti a coppie. Lasciar raffreddare.
–
200g almonds
200g sugar
200g flour
30g cocoa powder
200g butter
200g dark chocolate
Let the butter soften at room temperature. Toast the almonds and blend with 50g of sugar. On a work surface, sift together the flour and cocoa, then mix in the ground almonds, remaining sugar, and butter. Knead quickly to form a dough, wrap, and chill. Shape into cherry-sized balls, bake at 160°C for 15 minutes. Melt the chocolate and use to sandwich the biscuits together. Allow to cool.
RISVEGLIO
RISVEGLIO DI PRIMAVERA AL KARAWANKENHOF.
DI PRIMAVERA
Godetevi rilassanti giornate primaverili al Thermen hotel Karawankenhof e approfittate del 15% di sconto sulla tariffa giornaliera per un soggiorno minimo di 2 notti. Prenotate subito e godetevi il calore rilassante delle terme!
Offerta valida fino al 28.5.2025
L‘offerta non è disponibile durante le vacanze di Pasqua e i ponti di maggio.
di /by Alberto Polojac
CYCLING THROUGH TRIESTE
Trieste è una città dal fascino unico, con il profumo di caffè nell’aria e la bora che scompiglia i pensieri. Il modo migliore per esplorarla è la bicicletta, tra pedalate, tappe enogastronomiche e panorami mozzafiato.
Scendere per ripartire, il tram e il legame indissolubile con la bicicletta
Il mio rapporto con il tram di Opicina inizia da lontano, fin da quando, ragazzino, caricavo la mia bici sulle staffe alle due estremità esterne e mi godevo la discesa con il naso incollato al finestrino. Un piccolo rito d’indipendenza: partire dall’Obelisco, la vedetta più bella di Trieste, e lasciarsi trasportare giù, verso la città, con il paesaggio che scorre lento. L’emozione oggi è la stessa di allora. La bici è salda sulla parte anteriore, il tram fischia e inizia la sua corsa: il Carso lascia il posto ai primi tetti rossi, il mare si fa sempre più vicino. Trieste mi accoglie e io sono pronto a esplorarla con le mie due ruote. Se invece la bici non ce l’avete la potete affittare agli stalli pubblici di piazza Oberdan.
L’itinerario di Mr Bloom su due ruote. Mr Bloom’s
Two-Wheeled Adventure.
La carica del mattino
La prima tappa è il Caffè Urban [1] (largo della Barriera Vecchia 17). Qui il caffè non è un gesto automatico, ma un rito. Sorseggio un filtro preparato con cura, con sentori di frutta matura e cacao che risvegliano il palato. Un caffè che racconta un viaggio lungo continenti, dal chicco alla tazzina. L’energia giusta per iniziare.
Poche pedalate ed ecco la Chiesa di Sant’Antonio [2] che si affaccia sul Canal Grande e che apre le porte al Golfo di Trieste. Da qui si arriva in un batter d’occhio da 90% Pesce [3] (via XXX Ottobre, 13a). La vetrina è un invito: spiedini di gamberi, alici (a Trieste “sardoni”) marinate, insalata di polpo e i mitici macarons di pesce. Scelgo una briochina al salmone affumicato e un crostino con il baccalà con un filo d’olio extravergine: Il mare è qui dentro, in un morso che racchiude salsedine e morbidezza.
Pranzo di tradizione locale e verso il tramonto
Dopo il fascino del centro storico il richiamo del pranzo mi porta da Local (via Baccardi, 4). Qui la cucina friulana incontra il Carso e racconta la terra e il mare della regione: un tagliere di salumi accompagnato da una Malvasia locale e ti sembra già di stare tra le vigne, con la brezza che smuove le foglie.
Dopo pranzo allungo il percorso con una pedalata rigenerante lungo le Rive, il lungomare che abbraccia il centro di Trieste. Proseguo oltre la Stazione Marittima [4], costeggio la vecchia stazione Transalpina e mi spingo fino al belvedere di viale Romolo Gessi, presso la fontana di Sant’Andrea [5]. Qui il panorama è di quelli che riconciliano con il mondo, con le gru del porto che si tuffano nel golfo triestino.
Giunge l’ora del tramonto, uno spettacolo naturale che si ripete e attrae: il Molo Audace [6], un “grande classico” e il Canal Grande [7], dove la luce dorata si riflette sui palazzi e sulle barche ormeggiate, creando un’atmosfera da quadro impressionista. Dopo tanta bellezza, è il momento di fermarsi per l’aperitivo: la tradizione porta in Cavana [8] , dove tra viuzze e palazzi antichi, c’è La Muta (via della Pescheria, 18a), un cocktail bar raccolto e affascinante. Qui i drink sono autentiche storie liquide. Personalmente, suggerisco un classico Negroni, ma voi qui potete tranquillamente lasciarvi intrattenere dai barman che amano creare tra le botaniche e i distillati più vari. Trieste, ogni volta, sa come sorprendermi. Nel frattempo si è fatta l’ora di cena ed io in sella alla mia bici, mi lascio guidare, senza fretta, dal vento che accompagna l’ultima pedalata.
Trieste is a city like no other–where the scent of coffee lingers in the air and the bora wind tousles both hair and thoughts. And what better way to explore it than by bike? Pedal-powered journeys reveal the city’s soul through scenic rides, food and wine stops, and breathtaking views.
Downhill to discovery: the tram and a lifelong bond
My story with the Opicina Tram goes way back. As a boy, I used to load my bike onto the exterior racks and gaze out the window as the tram rolled downhill–a small ritual of independence. I’d start at the Obelisk, Trieste’s most iconic lookout, and let myself be carried into the city, with the landscape gently unravelling outside.
The thrill hasn’t changed. The bike now rests securely on the front platform, the tram whistles, and we’re off: the Karst gives way to red rooftops, the sea draws closer. Trieste welcomes me once more, and I’m ready to explore it on two wheels. Don’t have a bike? No worries–you can rent one from the public stands in Piazza Oberdan.
Morning
Fuel
First stop: Caffè Urban [1] (largo della Barriera Vecchia, 17). Coffee here isn’t just a habit–it’s a ritual. I sip a filter brew, lovingly prepared, with notes of ripe fruit and cocoa that gently wake up the palate. A flavourful journey in itself, from bean to cup. The perfect energy boost.
A few turns of the pedals take me to the Church of Sant’Antonio [2], gazing over the Grand Canal and opening out to the Gulf of Trieste. Just a short ride away is 90% Pesce [3] (via XXX Ottobre, 13a). The shop window draws you in: prawn skewers, marinated anchovies (or “sardoni”, in Triestine dialect), octopus salad, and the famous seafood macarons. I go for a brioche roll with smoked salmon and a crostino topped with creamed cod and a drizzle of extra virgin olive oil–pure sea in a bite.
A Taste of local tradition and Sunset by the sea
After soaking in the old town, my hunger leads me to Local (via Baccardi, 4), where Friulian cuisine meets the Karst in a celebration of land and sea. A platter of cured meats paired with a glass of local Malvasia transports me to the vineyards, where the breeze rustles through the vines.
Post-lunch, I lengthen the ride for a revitalising cycle along the Rive, the seafront promenade hugging Trieste’s centre. I pass the Maritime Station [4],
glide by the old Transalpine railway, and continue to the lookout on viale Romolo Gessi, near the Sant’Andrea [5] fountain. The view here is soul-soothing–cranes from the port dipping into the shimmering gulf.
Golden hour
Then comes that magical moment: sunset. It’s a daily spectacle that never gets old. Molo Audace [6], a local classic, and the Grand Canal [7] light up in golden tones, reflected in the water and dancing across moored boats and old façades–an Impressionist painting come to life. All that beauty deserves a proper aperitivo. Tradition leads me to Cavana [8], where cobbled alleys and ancient buildings hide La Muta (via della Pescheria, 18a), an intimate and charming cocktail bar. The drinks here are liquid stories. I opt for a classic Negroni, but don’t be shy–let the bartenders craft something special from their treasure trove of botanicals and spirits.
Trieste never fails to surprise me. As night falls and dinner time nears, I hop back on my bike, letting the breeze guide me gently through the final ride of the day.
Piazza della Borsa
Piazza
Largo della Barriera Vecchia
Tutte le strade portano a… Gorizia
All roads lead to… Gorizia!
Natura senza confini
Nature without borders
Il 2025 è l’anno di Nova Gorica/Gorizia capitale europea della cultura 2025. Due città, due nazioni, protagoniste di un progetto transfrontaliero che mette al centro la storia di un territorio di confine tutto da scoprire e da raggiungere magari in bici. Arrivando da ovest si può intraprendere un percorso da Oscar, la Ciclovia Pedemontana (FVG3) che attraversa il Friuli Venezia Giulia da Sacile a Gorizia-Nova Gorica (Slovenia). L’itinerario di 180 chilometri, vincitore nel 2024 dell’oscar del cicloturismo, parte dal Giardino della Serenissima e attraversa Maniago, noto nel mondo per la produzione delle coltellerie, i Borghi più Belli d’Italia Polcenigo e Poffabro, Venzone e Gemona del Friuli, borgo alle pendici delle Prealpi Giulie.
Gli amanti del vino e dei paesaggi dal dolce profilo collinare una volta arrivati a Cividale del Friuli, sito UNESCO per l’arte longobarda, possono scegliere di intraprendere la Variante dei vigneti (FVG3d). Percorso scenografico e suggestivo, si sviluppa tra Tarcento e Cormons. Per rinfrancarsi dalla fatica è d’obbligo una pausa golosa nelle osterie tipiche che accompagnano tutto il tracciato.
Chi proviene dall’Austria può scegliere un itinerario che segue il confine est del FVG, dalle valli alpine ai vigneti dei Colli Orientali e del Collio. Il “Tarvisio – Gorizia (TX01)” unisce la prima parte della ciclovia Alpe Adria FVG1 e la seconda metà della ciclovia Pedemontana FVG3.
Partendo da Trieste si può raggiungere Gorizia pedalando lungo la variante della ciclovia del Mar Adriatico FVG 2/b, un percorso immersi nella natura carsica che attraversa il borgo di Grotta Gigante dove si trova la cavità carsica omonima considerata la caverna turistica più grande del mondo. Arrivati a Monfalcone si può scegliere d’inforcare l’anello della Grande Guerra (R047), un viaggio nella storia di queste terre tristemente note per essere state teatro delle principali battaglie sul fronte orientale della Prima guerra mondiale.
Imperdibili anche gli itinerari transfrontalieri che partono da Gorizia come il breve anello cittadino GoriziaNova Gorica (R059) di 17 km, dove si alternano testimonianze asburgiche, italiane e slovene. L’anello tra i vigneti del Collio e della Brda (R060) per godere di paesaggi mozzafiato durante una sosta tra un bicchiere e l’altro di Ribolla Gialla di Oslavia o di Malvasia e di Friulano da abbinare ai piatti tipici di questo territorio. O ancora, per gli amanti della storia l’anello per visitare i luoghi della Grande guerra (R061) o della natura per scoprire il fiume Isonzo (R062) dalle acque cristalline.
GO! Soča. Camminata ecologica lungo il fiume Soča (10 maggio) è un’escursione lungo il fiume Isonzo che unisce al piacere ricreativo l’aspetto ambientale.
Sull’intero percorso della marcia saranno posizionate più isole ecologiche, dove i partecipanti potranno depositare i rifiuti raccolti.
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GO! Soča, an eco-friendly walk along the Soča River, takes place on 10 May—an outing that’s both recreational and environmentally conscious. Along the trail, eco-islands allow walkers to drop off any litter collected along the way.
kkse@siol.net gorica@zssdi.it
2025 marks the year of Nova Gorica/Gorizia as the European Capital of Culture.
Two cities, two nations, united in a cross-border project that celebrates the rich, layered history of this fascinating region–best explored by bike.
From the west, you can ride along an award-winning route: the Pedemontana Cycle Path (FVG3), stretching from Sacile to Gorizia-Nova Gorica (Slovenia). This 180-kilometre route–winner of the 2024 Italian Cycle Tourism Award–begins in the Garden of the Serenissima and passes through Maniago, renowned for its cutlery craftsmanship, the charming “Most Beautiful Villages of Italy” Polcenigo and Poffabro, then Venzone and Gemona del Friuli at the foot of the Julian Prealps.
Wine lovers and landscape enthusiasts can opt for the scenic Vineyard Variant (FVG3d) upon reaching the UNESCO-listed town of Cividale del Friuli, famous for its Lombard art. This picturesque route runs between Tarcento and Cormons, dotted with rustic osterie perfect for a well-earned break.
From Austria, follow a route that
hugs the eastern border of Friuli Venezia Giulia, winding from alpine valleys to the vineyard-covered hills of the Collio and Colli Orientali. The “Tarvisio–Gorizia (TX01)” trail links the first part of the Alpe Adria Cycle Path (FVG1) with the second half of the Pedemontana (FVG3).
From Trieste, cycle through the wild Karst landscape along the Adriatic Cycle Path variant (FVG 2/b), passing through the village of Grotta Gigante, home to the world’s largest tourist-accessible cave. From Monfalcone, you can join the Great War Loop (R047), a poignant journey through sites of key battles on the Eastern Front during World War I.
Cross-border cycling is also a must: the Gorizia–Nova Gorica loop (R059) offers 17 km of Austro-Hungarian, Italian and Slovenian heritage. The Collio–Brda wine loop (R060) delights with breathtaking views and generous tastings of Ribolla Gialla from Oslavia, Malvasia, and Friulano, perfectly paired with local cuisine. History lovers can follow the Great War Route (R061), while nature enthusiasts can trace the crystalline waters of the Isonzo River Route (R062).
Cultura senza confini
Culture without borders Arrivati a Nova Gorica /Gorizia per esplorare il territorio in modo unico ed esclusivo, PromoTurismoFVG propone “Atmosfere goriziane”, un tour classico che introduce alle bellezze architettoniche e artistiche della città (tutti i sabati alle 15). Di sabato e domenica alle 10.30 il tour “Gorizia – Una storia di frontiera”, con partenza dal Valico del Rafut, dal Museo del Lasciapassare Prepustnica e arrivo presso l’iconica Piazza della Transalpina, racconta la storia del confine che divise la città. In omaggio una prepustnica, il lasciapassare un tempo necessario per varcare il confine.
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Once in Nova Gorica/Gorizia, PromoTurismoFVG offers unique ways to explore the area.
“Atmosfere goriziane” is a classic walking tour showcasing the city’s architecture and art, every Saturday at 3 pm.
“Gorizia – A Border Story” departs Saturdays and Sundays at 10.30 am from the Rafut crossing, starting at the Museum of the Prepustnica Pass and finishing in the iconic Transalpina Square, recounting the story of a city once split by a border. Visitors receive a free replica of the prepustnica, the pass once needed to cross from one side to the other.
ENGLISH TEXT
AL TOP
Con l’arrivo della primavera, torna la voglia di raggiungere malghe e rifugi. In Friuli Venezia Giulia, tra le Alpi Giulie, le Carniche e le Dolomiti Friulane, le offerte sono sempre più attrattive, con un giusto equilibrio tra tradizione, natura e innovazione. Non solo vitto e alloggio, ma diverse sono le proposte culinarie, culturali e ricreative.
With the arrival of spring comes the urge to head for the hills and visit the region’s traditional malghe (alpine dairies) and mountain refuges. In Friuli Venezia Giulia, nestled among the Julian Alps, Carnic Alps, and Friulian Dolomites, the offerings are more tempting than ever, balancing tradition, nature, and innovation. It’s not just about food and lodging–there’s a wealth of culinary, cultural, and recreational experiences on offer.
di /by
Emily Menguzzato e Ilaria Romanzin
PARTENDO DALLA CARNIA
—Starting from Carnia
Il Lago di Volaia, sul confine italo austriaco, è una delle mete più apprezzate dell’intera montagna friulana. Si trova a 1.955 metri in Austria (in tedesco, Wolayersee), ma è raggiungibile dall’Italia. Punto di partenza è il Rifugio Tolazzi raggiungibile agevolmente in macchina da Forni Avoltri; da qui si prosegue a piedi lungo il sentiero CAI 144. Si parte dolcemente, avvolti dal verde intenso dei boschi di larici e abeti; la salita è graduale, mentre il sentiero si snoda tra muschi soffici e radici intrecciate. Poi, improvvisamente, la vegetazione si dirada e lascia spazio ai prati alpini lambiti dal vento. Si arriva quindi al Rifugio Lambertenghi Romanin (in ristrutturazione) e poco dopo al Passo Volaia. Per riprendere le forze, ideale è un sosta al Rifugio Wolayersee Hütte, sul versante austriaco, che regala un senso di relax. Gustare i piatti tipici della tradizione con la vista aperta sulle vette e sul lago ripaga di ogni fatica.
Il Rifugio Giaf è situato invece tra le Dolomiti Friulane, a quota 1400 mt, a un’ora di cammino da Forni di Sopra. Disposto su due piani, offre cucina tipica friulana (anche magistralmente rivisitata) e la possibilità di sedersi vicino al “Larin” o “Fogolâr”, il tipico focolare a legna, ideale per le serate in rifugio. I giovani gestori propongono escursioni, eventi, soggiorni dedicati a yoga e mindfulness. Il Rifugio Giaf è una tappa dell’Anello delle Dolomiti, un percorso “da rifugio a rifugio” della durata di tre giorni, che attraversa il Parco delle Dolomiti Friulane. Tra i ristori coinvolti c’è anche il Rifugio Pordenone, a conduzione familiare, con la possibilità di pernotto nel rifugio (60 posti letto) o nelle casette di legno sugli alberi.
Rifugio Tolazzi
T. +39 350 501 1795
Rifugio Wolayersee Hütte
T. +43 720 346 141
Rifugio Giaf www.rifugiogiaf.it
Rifugio Pordenone www.rifugiopordenone.it
ENGLISH TEXT
Volaia Lake, on the ItalianAustrian border, is one of the most popular destinations in the Friulian mountains. It lies at 1,955 metres in Austria (known as Wolayersee in German), but you can easily reach it from Italy.
The starting point is Rifugio Tolazzi, easily reached by car from Forni Avoltri. From there, a walk along CAI Trail 144 gently winds through lush larch and fir forests, with soft mosses underfoot and gnarled roots weaving across the path. As you climb, the woods give way to open alpine meadows brushed by mountain breezes. Soon, you’ll reach the Lambertenghi Romanin Refuge (currently under renovation) and, shortly after, the Volaia Pass. For a well-earned break, cross into Austria and stop at the
welcoming Wolayersee Hütte refuge, offering hearty traditional dishes and panoramic views of the peaks and lake.
In the Friulian Dolomites, Rifugio Giaf sits at 1,400 metres, just an hour’s walk from Forni di Sopra. Spread over two floors, the refuge serves classic Friulian cuisine–with creative modern touches–and features the cosy “Larin” or “Fogolâr,” a traditional wood-burning hearth perfect for evenings in the mountains. The young managers organise hikes, events, and wellness retreats focused on yoga and mindfulness. Rifugio Giaf is also a stop on the Anello delle Dolomiti, a three-day “hut-to-hut” trek through the Friulian Dolomites Park. Among the refuges on the route is Rifugio Pordenone, a family-run lodge offering overnight stays in either the 60bed refuge or charming wooden treehouses.
TIPS
Ecomuseo Fornese a Forni di Sopra Forni di Sopra’s ecomuseum
L’ecomuseo di Forni di Sopra è un museo a cielo aperto, ideato dagli stessi abitanti del paese, con l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche del territorio e della comunità. Un patrimonio di beni culturali, materiali e immateriali, in continuo rinnovamento.
–The Fornese Ecomuseum in Forni di Sopra is an openair museum, created by the village residents themselves, aimed at preserving and showcasing the area’s unique natural and cultural heritage. It’s a living, evolving repository of tangible and intangible local traditions.
TRA TARVISIO E MALBORGHETTO –VALBRUNA
—Between Tarvisio and Malborghetto-Valbruna
Tra le proposte dell’Alto Friuli, troviamo Malga Grantagar. Piccolo gioiello a conduzione familiare, è situata a 1500 mt e si trova nel comune di Tarvisio, circondata dalle cime delle Alpi Giulie. Raggiungibile in auto e (facilmente) a piedi, la malga offre dieci posti letto ed è dotata di un caseificio che produce formaggi, ricotta fresca e affumicata, acquistabili sul posto e utilizzati dalla cucina dell’agriturismo. La lavorazione del latte rispetta le regole della tradizione, grazie anche al “lattoinnesto”, una coltura batterica che nasce dal latte munto non più di due ore prima.
Spostandosi verso il comune di Malborghetto Valbruna, sopra il paese di Ugovizza, non si può evitare una visita alle “Case sugli alberi” dell’agriturismo Malga Priu, ecosostenibili e realizzate in legno, con una forma arrotondata che ricorda quella di una pigna. Le due “Tree-house” sono pensate per dormire sospesi a dieci metri di altezza, immersi nella natura. ENGLISH TEXT
In northern Friuli, one highlight is Malga Grantagar, a family-run gem perched at 1,500 metres within the municipality of Tarvisio, surrounded by the Julian Alps. Easily accessible by car or on foot, the malga offers ten beds and has its own dairy producing cheese, fresh and smoked ricotta–all available for purchase and featured in the farm’s kitchen. The dairy process respects traditional methods, using “lattoinnesto,” a natural bacterial culture made from milk no older than two hours.
Nearby, in Malborghetto-Valbruna above the village of Ugovizza, a must-visit is the “Treehouses” at Malga Priu. These eco-friendly wooden structures, designed in the shape of pine cones, let you sleep suspended ten metres above ground, surrounded by nature.
TIPS
Risonanze festival
“La musica va per le valli in fiore”, recita il testo di un noto musical. Ed è proprio ciò che accade a Risonanze, il festival di musica nel bosco che si terrà dal 14 al 22 giugno 2025, nel cuore pulsante delle Alpi Giulie, la Val Saisera. Qui, tra gli abeti di risonanza, gli strumenti risuonano proprio dove sono nati. L’edizione speciale “Anniversary Edition” ospiterà artisti provenienti da ogni parte del mondo, trasformando la musica in un linguaggio capace di unire culture, anime e tradizioni.
–As the old musical line goes, “Music floats through blossoming valleys”–and that’s exactly the atmosphere at the Risonanze Festival, a music festival in the woods, taking place from 14 to 22 June 2025 in the heart of the Julian Alps, Val Saisera. Here, amidst the special resonance spruces, instruments are played right where they were born. This year’s special “Anniversary Edition” will welcome artists from around the world, turning music into a universal language that unites cultures, souls, and traditions.
www.risonanzefestival.com
Malga Grantagar
T. +39 340 847 3791
Malga Priu
T. +39 331 102 5989
APRILE APRIL MAGGIO MAY
19 – 21.04.2025
Horti Tergestini
Un tripudio di fiori al Parco di San Giovanni. /A floral feast at San Giovanni Park. www.hortitergestini.it
27.04.2025
Mujalonga sul mar
Sport e divertimento a Muggia. /Sport and fun by the sea in Muggia. www.mujalongasulmar.com
28.04 – 04.05.2025
Trieste Bookfest
10a edizione del Festival letterario che pone al centro il lettore. Incontri e presentazioni in molti luoghi della città, dai caffè storici ai musei. /Now in its 10th year, the literary festival that puts readers centre stage. Talks and book presentations throughout the city, from historic cafés to museums. www.triestebookfest.com
I venerdì di maggio /Every Friday in May
Rose libri musica vino /Rose, Books, Music & Wine
Incontri e degustazioni tra le rose. /Gatherings and tastings among the roses. www.parcodisangiovanni.it
4.05.2025
Trieste spring run
Mezza maratona da Duino e Bavisela Family dal Castello di Miramare: due corse a pelo d’acqua con arrivo in Piazza Unità d’Italia. /A half marathon from Duino and a family run from Miramare Castle –two stunning coastal races finishing in Piazza Unità d’Italia. www.trieste21k.com
Fino al 4.01.2026
/Until 4.01.2026
Fashionlands – Clothes Beyond Borders
Da ITS Arcademy la nuova mostra internazionale che esplora il ruolo della moda ripensandone i confini. /ITS Arcademy presents a new international exhibition that explores the role of fashion while redefining its boundaries. itsweb.org/its-arcademy-it
6 – 11.05.2025
Scienza e virgola
Science&Media Festival organizzato dal Laboratorio Interdisciplinare della SISSA. Sei giorni di incontri, dialoghi ed eventi. /A Science & Media Festival by SISSA’s Interdisciplinary Lab. Six days of talks, debates, and events. www.scienzaevirgola.it
10 – 11.05.2025
Trieste Maker Faire
Dodicesima edizione della Festa dell’Ingegno in piazza Unità d’Italia per un weekend all’insegna della scienza e del divertimento.
/The 12th edition of the Festival of Ingenuity: a weekend of science and fun in Piazza Unità d’Italia. trieste.makerfaire.com
16 – 18.05.2025
Link Media Festival
Dietro le quinte delle notizie. /A look behind the headlines. www.linkfestival.it
17.05.2025
Corri Trieste
Una serata di corsa per tutti. /An evening run for everyone. www.promorun.it/corritrieste
Maggio – Giugno /May – June
Tutti all’Opera! /All to the Opera!
Al Teatro Verdi ultimi due appuntamenti della stagione: dal 16 al 25 “Rigoletto” di Verdi e “Candide” di Leonard Bernstein dal 13 al 22 giugno. /The final two operas of the season at Teatro Verdi: Verdi’s Rigoletto (16–25 May) and Bernstein’s Candide (13–22 June). www.teatroverdi-trieste.com
GIUGNO JUNE
7.06.2025
In city golf
Il golf come non avete mai immaginato. /Golf as you’ve never imagined. www.incitygolf.com
13 – 15.06.2025
Boramata
Follie di vento nella città della bora: una festa disordinata, come piace al vento, dedicata alla cosa più triestina che c’è. /Windy madness in the city of the Bora – a delightfully chaotic celebration of Trieste’s most iconic element. www.museobora.org
15.06.2025
Barbacan produce
Il mercatino più creativo in città. /The city’s most creative market. www.barbacanproduce.com
16.06.2025
Bloomsday
Il festival che celebra, racconta, rivive il capolavoro di James Joyce Ulisse, un capitolo alla volta. /A festival celebrating James Joyce’s Ulysses, one chapter at a time. www.lets.trieste.it
27 – 28.06.2025
Mare e Vitovska
Al Castello di Duino manifestazione enogastronomica che celebra il vitigno autoctono più rinomato del Carso triestino, goriziano e sloveno. /At Duino Castle – a food and wine event celebrating the most iconic native grape of the Trieste, Gorizia and Slovenian Karst. www.mareevitovska.eu
13.06 – 13.07.2025
Alegría - In A New Light
Arriva a Trieste il più spettacolare show mai andato in scena: pronti ad assistere alle acrobazie del Cirque du Soleil? /Cirque du Soleil’s most spectacular show comes to Trieste – are you ready to be amazed? www.ilrossetti.it
20 – 29.06.2025
Triskell
Festival Internazionale di Musica e Cultura Celtica. /International Festival of Celtic Music and Culture. www.celticevents.org
Quanti ricordi
—Such fond memories
Paolo Valerio
Ti ricordi il mare, dove ti porta, sperando di fare una Barcolana, prima di partire.
Ti ricordi i Piccoli, i Podrecca, dalle casse, poi in giro per il mondo, Madrid, e chissà…
Ti ricordi gli anni, 70 anni del teatro, tra anniversari e avversari.
Ti ricordi il Mare di Ombrelli, quel 26 ottobre. Ti ricordi Zeno, e il teatro pieno fino alla seconda galleria.
Ti ricordi i giorni e gli anni e gli anni di un’intera vita ad aspettare, a cercare.
Ti ricordi
Mi prende la malinconia, già ora.
Sarà il lungomare di Bari, dalla città vecchia, che mi ricorda la Sacchetta, sarà la remiera accanto, sarà questa giornata fredda e solare d’inverno.
Mi lascio andare ai ricordi.
Ti ricordi quel pomeriggio sul campo centrale al Tennis, a palleggiare con Gio, dritti e rovesci e il suo back naturale che talvolta si trasforma in una infida palla corta.
E il suo racconto di tennis, leggerezza e ironia, divertimento e amicizia.
Ti ricordi la salita di via Commerciale, per raggiungere poi la meraviglia della Napoleonica, a guardare ragazzi e maturi salire e provare a salire e pensare di salire e sognare di salire e aspettare già saliti che passi qualcosa, aspettare.
Ti ricordi le prime uscite in canoa, vogando all’indietro, con sorrisi e gentilezze, all’alba delle sei, nel silenzio e nell’incanto della diga.
Ti ricordi la Cottur, solo, a pensare a tutti gli incontri, uomini con cani, donne con cani, cani con cani e altri ciclisti in salita e discesa e la città che rapida ti lascia per trovarti con altri animali e altri confini.
Ti ricordi il nero in b, breve sensazione rapida come un fiore, di essere triestino, per un istante, felice.
Ti ricordi il Delfino Verde, verso Muggia e la vita vera, quella nascosta e intima, al tramonto, all’alba, passando accanto a corpi al sole e lettori
e giocatori di dama e bambini festanti e mamme sorridenti e anziani sereni e giochi e piccole prove di paradiso.
Ti ricordi la scoperta della città, in motorino, su e giù per quartieri e periferie e case belle e case molto brutte e meraviglie e orrori dell’architettura.
Ti ricordi Miramare, il colore e l’orizzonte che si perde nella lontananza di Monfalcone.
Ti ricordi i giardini, quasi ogni giorno, con busti antichi e tartarughe immobili, e il ping pong di marmo e il cinema all’aperto dove si vede male e si sente peggio ma non importa, è sempre bello anche quando te ne vai a metà.
Lasciare Trieste è un dolore dolce.
Tutti fuggono da Trieste, più che città non luogo, la città della fuga. Il punto è che, poi, non la lasci mai, o non la lasci più.
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Do you remember the sea, where it leads you, how it draws you in with the hope of sailing a Barcolana before it’s time to leave? Do you remember the Piccolis, the Podreccas, setting off from crates and stages, then travelling the world–Madrid, and beyond, who knows where? Do you remember the years, seventy years of theatre, marked by anniversaries and adversaries alike?
Do you remember the “Sea of Umbrellas” on that crisp 26th of October 1954? Do you remember Zeno, and the theatre so full the audience stretched to the second gallery?
Do you remember the days, and the years, and the endless years of a lifetime spent waiting, searching?
Do you remember?
Already, a certain melancholy takes hold. Perhaps it’s Bari’s seafront, glimpsed from the old town, that reminds me of the Sacchetta. Perhaps it’s the rowing club just next door. Perhaps it’s this clear, cold winter day. I let myself drift.
Do you remember that afternoon on the centre court, trading forehands and backhands with Gio, his easy slice that now and then slips into a sly
di /by
drop shot, and the way he spoke of tennis–with lightness and irony, fun threaded through with friendship?
Do you remember the climb up via Commerciale, leading to the wonder of the Napoleonica, where you’d watch the young and the seasoned alike climbing, trying to climb, thinking of climbing, dreaming of climbing, or already there at the top, waiting for something to pass?
Do you remember those first rowing adventures, sitting backward, all smiles and soft words, at six in the morning, in the silence and enchantment of the breakwater?
Do you remember the Cottur trail, walking alone, thinking of every encounter–men with dogs, women with dogs, dogs with dogs, cyclists ascending and descending–and how the city slips away behind you, leaving you with animals, boundaries, and something wild?
Do you remember the ‘nero-in-b’ style coffee, that quick flash of black, that fleeting moment–like a blossom–of being, just for an instant, unmistakably Triestino, unmistakably happy?
Do you remember the Delfino Verde ferry, gliding towards Muggia and the real life–the hidden, private life–passing by sunlit bodies, quiet readers, draughts players, jubilant children, smiling mothers, serene elders, games and small glimpses of paradise, all bathed in dawn or dusk?
Do you remember discovering the city by scooter, up and down its neighbourhoods and outskirts, past lovely houses and downright ugly ones, marvels and architectural eyesores?
Do you remember Miramare, the colours shimmering, the horizon blurring and vanishing somewhere beyond Monfalcone?
Do you remember the gardens, visited almost daily, with their ancient busts, still turtles, the marble ping pong table, the open-air cinema where the picture’s poor, the sound worse–but none of it matters, it’s always beautiful, even when you leave halfway through?
Leaving Trieste is a sweet ache. Everyone seems to flee Trieste–more non-place than city, always the city of departure. But here’s the truth: you never really leave. Or at least, not anymore.
Paolo Valerio, veronese 64 anni, è stato direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dal gennaio del 2021, raccogliendo consensi e molti successi. Apprezzato regista, produttore ed attore, tra qualche settimana lascerà l’incarico nel capoluogo regionale per fare ritorno nella sua città natale dove dirigerà le rassegne teatrali del Comune di Verona, scelto tra una rosa di 34 candidati. Ma prima di lasciare Trieste –città che ha profondamente amato– ha voluto regalare ai lettori di IES alcune suggestioni, dopo gli anni qui vissuti, che diventano percorsi del cuore ed itinerari da condividere tra turisti di passaggio e abitanti di una città dalla quale è difficile staccarsi.
Paolo Valerio, a 64-yearold from Verona, has served as Artistic Director of the Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia since January 2021, earning both acclaim and success. A respected director, producer and actor, he will soon leave his role in Trieste to return to his hometown, where he has been chosen–out of 34 candidates–to lead the municipal theatre season in Verona.
But before bidding farewell to Trieste –a city he has deeply loved– Valerio wanted to leave IES readers with a few personal reflections. After years spent here, these impressions have become heartfelt itineraries–routes to be shared with visitors and locals alike in a city that is never easy to part with.