Why Marche n.30

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WHYMARCHE.COM Why Marche n.30 · Aprile / Maggio 2016 · Bimestrale · Anno VI

Alfabetizzazione

DIGITALE

BIBLIOTECHE storiche

L’ARTE CULINARIA

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si tinge di blu

236 COMUNI: UN’UNICA REGIONE

E

Castelli di Jesi Verdicchio Riserva D.O.C.G. Verdicchio dei Castelli di Jesi D.O.C. Verdicchio di Matelica Riserva D.O.C.G. Verdicchio di Matelica D.O.C.

I produttori di Verdicchio protagonisti della campagna promozionale 2016

EDITORIALE

236 VOLTI DELLE MARCHE La copertina di questo numero di WHY Marche non poteva non essere dedicata a loro. Sono i 236 comuni delle Marche che, nella loro peculiarità, costituiscono l’unicità della nostra regione. E vi abbiamo costruito un simpatico articolo, ricercando per ognuno dei comuni un aggettivo che lo contraddistinguesse, spesso serioso e in alcuni casi giocoso. Vi invito a leggerlo con attenzione e valutare se vi riconoscete nell’abbinamento che abbiamo formato con il vostro comune.

Il tradizionale tour attraverso la nostra regione questa volta ci ha portato da Osimo, la città della dea sparita, allo splendido lago di Pilato sul Monte Vettore, passando per Cerreto d’Esi, alla scoperta del mistero della torre che pende. L’Assessore Moreno Pieroni e il Social Media Team ci parleranno di digitalizzazione e la sua importanza per il turismo Marche.

I percorsi di WHY Marche questa volta attraversano alcune delle 17 biblioteche storiche sparse nella regione, mentre le “figurette” religiose marchigiane sono oggetto di un interessante articolo alla scoperta delle emozioni che esse hanno sempre suscitato.

Il viaggio attraverso la musica indipendente delle Marche, questa volta lo facciamo con i Judo Pluto, una band di Ancona e provincia che per prima ha portato dalle nostre parti la musica americana degli anni ‘20 e ’30, mentre siamo andati a conoscere meglio il tolentinate Alberto Cola, uno dei portabandiera della narrativa fantastica italiana, e il senigalliese Giacomo Giovannetti che si esprime con diverse forme artistiche in grado di mettere in connessione il nostro territorio con numerose altre culture.

Infine un po’ di mare non guasta mai, e lo abbiamo fatto con SailingChef , la regata che unisce la competizione sportiva alla gara di cucina a bordo, organizzata da Marina Dorica Ancona in occasione di Tipicità in Blu. E proprio all’interno del porto turistico potrete ammirare l’ultimo gioiello di Audi Sport, la R8 V10, una vettura che eroga ben 610 cavalli e raggiunge una velocità massima di 330 km orari.

Ancora una volta, siamo sicuri, non vi annoierete e, quindi, buona lettura a tutti voi.

GAUDENZIO TAVONI

WHY MARCHE | 5

SOMMARIO A G O R A’

10 DIGITALIZZAZIONE

P.28

ANIMA 26 LA TORRE CHE PENDE 28 LE “EDICOLE” MARCHIGIANE 30 OSIMO E LA DEA SPARITA

Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni REDAZIONE Editor Loredana Baldi Leila Ben Salah Stefania Cecconi Luca Capponi Ilaria Cofanelli Andrea Cozzoni Paola Donatiello Sabrina Labate Stefano Longhi Mauro Mei Alessandro Morbidoni Raimondo Orsetti

MENTE 40 DOMINA AUDI SPORT 46 LAUREATI UNICAM 48 EDUCONSUMO

P.10

Graphic Designers Isabella Gianelli Photographers Andrea Tessadori Marketing & P.R. Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com

P.40

Concept: Theta Edizioni info@whymarche.com

PRIMO PIANO

32 236 COMUNI: MARCHE

www.thetaedizioni.it

PERCHE’

edizioni info@thetaedizioni.it

Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010

50 IL MISTERIOSO LAGO

Sede Legale: Via Monti 24 60030 Santa Maria Nuova - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244

LE BIBLIOTECHE STORICHE

I PERCORSI DI WHY MARCHE

P.12

Stampa: Tecnostampa:

SPIRITO 54 SAILING CHEF ANCONA 56 JUDO PLUTO 60 L’ARTISTA IMPEGNATO 62 NARRATIVA FANTASTICA 65 TUTT’ALTRO CHE MORBIDO 68 I LOVE SHOPPING 70 I CONSIGLI DI BARBANERA

Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN) Abbonamenti: abbonamenti@whymarche.com Chiuso in redazione il 11 Maggio 2016 COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione

info@whymarche.com

A G O R A’

PAROLA D’ORDINE DEL TURISMO MARCHE, DIGITALIZZAZIONE. A LEZIONE DI WEB MARKETING TURISTICO DAL SOCIAL MEDIA TEAM DELLA REGIONE MARCHE. La comunicazione oggi passa anche per algoritmi. Google indicizza il materiale presente in rete premiando il grado di popolarità di un sito e definendone la posizione nei risultati di ricerca. Tanto più una pagina web è popolare, ossia cliccata e condivisa, e tanta più visibilità riceve. Tutto questo procede attraverso algoritmi. E come un matematico deve conoscere i passaggi e le leggi che portano alla risoluzione di un certo problema in un tempo finito, così anche un moderno comunicatore della rete, perché è vero che tutti sanno comunicare ma è vero anche che in pochi sanno farlo in maniera efficace. Niente va lasciato al caso, insomma.

Lo sa bene l’Assessorato al Turismo della Regione Marche, che già dall’agosto del 2012 ha voluto fortemente, nell’ambito della Fondazione Marche Cinema Multimedia - attualmente Fondazione Marche Cultura - la costituzione del Social Media Team. Oggi, informa l’Assessore al Turismo e alla Cultura Moreno Pieroni, siamo riusciti a fare delle Marche la regione più social d’Italia e d’Europa. Nel giro di appena quattro anni, infatti, i profili istituzionali dedicati al turismo marchigiano hanno scalato le classifiche nazionali ed internazionali per follower ed engagement, arrivando a gestire complessivamente più di venti attività online su dieci diverse

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di Sabrina Labate

piattaforme, oltre al sito e al blog ufficiale.

Questo per quanto riguarda il lavoro sul web, che è stato costantemente accompagnato da una serrata attività di promozione offline fatta soprattutto di convegni, fiere e workshop”.

“Cose di cui andare orgogliosi ce ne sono tante – commenta Pieroni -, restano comunque aperte sempre nuove sfide, prima tra tutte quella dell’alfabetizzazione digitale a livello territoriale”. Se a livello istituzionale, infatti, c’è ormai una grande consapevolezza delle potenzialità della rete per il turismo, così non può ancora dirsi per i singoli soggetti che localmente operano nel settore. Un gap di digitalizazzione, questo, che secondo l’assessore deriva da un gap di formazione, “anche perché in Italia non esistono enti formativi che specializzino nel social media marketing”.

PHOTOWALK CORINALDO

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A G O R A’ A proposito di competenze, che tipo di professionalità ci sono all’interno del Social Media Team?

“La struttura è composta da un responsabile che si occupa essenzialmente di strategia e rapporti, da una redazione che fa programmazione e gestisce il piano editoriale, da un reparto informatico con professionisti SEO che possiedono conoscenze a dir poco fondamentali perché l’attività in rete abbia possibilità di successo, e ovviamente da un reparto creativo che cura la grafica e le immagini”.

Che tipo di ostacoli ci sono stati rispetto alla nascita del Social Media Team?

“Sopratutto il fatto che le altre regioni erano arrivate circa tre anni prima di noi. Le Marche, insieme al Molise, non erano ancora un brand turistico. La Regione, tuttavia, aveva fatto già un lavoro molto importante investendo per l’internazionalizzazione della destinazione Marche.

Quel lavoro, poi, è stato da noi sviluppato con la consapevolezza che il turismo è un mercato, e che nel mercato ci si sta con delle regole ben precise. Quindi siamo partiti alla creazione di una brand reputation”.

Qual è il segreto di tanto successo ?

“Si tratta di un’attività molto complicata perché condensa

in sé una serie di competenze molto ampie. Bisogna essere molto equilibrati e saper ben gestire le relazioni.

Ed il nostro Social Media Team lo è, considerato che oggi parliamo con 190 paesi in tutto il mondo e siamo online 24 ore su 24. Altro fattore fondamentale, occorre cercare l’interazione con l’utente, che è un grandissimo protagonista della nostra attività social: chi viene in vacanza nelle Marche e vive un’esperienza positiva diventa egli stesso testimone e veicolo di promozione, soprattutto se è un influencer del settore travel”.

Perché è importante raggiungere un adeguato livello di digitalizzazione per chi lavora nel turismo?

“Perchè solo attraverso la costituzione di una rete nella rete, ovvero di una community, ci si rende più forti.

I dati dicono che il 90 per cento degli utenti sceglie le proprie mete online e che il turista di oggi è sempre più infedele, ossia non va nello stesso posto per più di due anni di seguito.

Considerato, poi, che circa il 70 per cento delle persone che vanno su internet per organizzare le proprie vacanze lo fa senza avere ancora in mente una destinazione precisa, è ovvio, allora, che se si sta dentro la rete, ci si rivolge ai protagonisti del sistema turismo e si è ben posizionati si avranno molte più possibilità di intercettare quella fetta di utenza”.

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ultimo, dopo l’attività di ingaggio sui social network, deve essere quello di convertire l’utente in turista”.

Di cosa va più orgoglioso?

Il Social Media Team ideato quattro anni fa dalla Regione Marche, per promuovere l’incoming turistico attraverso l’utilizzo dei social network e, più in generale, del web viene dal suo esordio coordinato e guidato da Sandro Giorgetti, esperto di web marketing e nello specifico social media marketing.

Cosa fare per promuovere efficaciemente la propria attività turistica online?

“Sicuramente in rete è essenziale starci, però a certe condizioni.

Prima tra tutte, il presidio dell’attività online deve essere a dir poco quotidiano. In secondo luogo, mai essere autoreferenziali e non dimenticarsi di parlare anche del territorio di riferimento in cui è inserita l’attività turistica. Inoltre, va innescata una vitalità e una sorta di empatia digitale.

Per farlo, però, occorre conoscere preliminarmente ogni social, perché ciascuno ha una propria community a cui parla di argomenti diversi e tramite linguaggi diversi.

Ricordiamoci sempre che le attività di social media marketing non sono fini a se stesse, ma che l’obiettivo

“Due, essenzialmente, le cose che possiamo dire di portare in dote alla regione: la creazione di una brand reputation per le Marche e la conversione dell’attività online e offline in flussi turistici. Il tutto a disposizione del sistema turistico marchigiano.

Una cosa, poi, che recentemente mi ha reso piuttosto orgoglioso è stato il fatto che Marche Tourism è l’unica pagina delle amministrazioni regionali del nostro Paese verificata da Facebook.

Da poco, infatti, ha ottenuto la spunta blu, che è una sorta di timbro che mette Facebook, un riconoscimento molto complicato da ottenere soprattutto per le pagine di settore e non istituzionali”.

Prossimi progetti del Social Media Team?

“Da maggio a settembre, la seconda edizione di Photowalk, un format nato l’anno scorso per sviluppare nuove forme di promozione turistica attraverso gli strumenti digitali degli utenti e che ha ottenuto uno strepitoso successo superando i 38 mila contatti.

Quest’anno l’iniziativa Photowalk 2016 prevede sette tappe in sette straordinari località delle Marche da qui a tutta l’estate e, grande novità, Vodafone Italia la sosterrà come media partner.

Guardando al futuro, qual è la sfida più importante che resta da vincere?

“Sicuramente quella di digitalizzare il più possibile il territorio, portando sempre più soggetti nella rete.Questa, dell’alfabetizzazione digitale, è da sempre la sfida più importante che l’ente ci abbia lanciato”.

PHOTOWALK APECCHIO

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ANIMA

I D I L L E I O I G I H C I ANT A N I R T E V N I A I L G I FAM e h c i r o t s e h c ibliote le nostre b

PESARO

URBANIA FONTE AVELLANA

ANCONA JESI RECANATI MACERATA FERMO

MONSAMPOLO DEL TRONTO ASCOLI PICENO

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Tessadori Photo di Andrea

I PERCORSI DI WHY MARCHE Le Marche sono terra dai tanti primati.

Tra gli altri, anche quello di essere una regione che, nel corso della sua storia, ha avuto il maggior numero di bibliografi e creatori di biblioteche.

Un’eccellenza a livello nazionale sia per la quantità che per la qualità dei thesauri presenti: un mondo affascinante, conosciuto dagli studiosi ma certamente meno noto alla comunità regionale.

Sapevate che il nostro territorio conserva almeno 17 biblioteche storiche?

Di seguito noi ve ne presentiamo la maggior parte.

Scrigni di saperi e conoscenze, un eredità importante, nobile e preziosa che abbiamo il dovere di conservare gelosamente affinché possa essere trasmessa alle future generazioni.

Un percorso che va dalla medioevale biblioteca Scriptorium monastica dell’IX secolo di Fonte Avellana allo studiolo rinascimentale della magnifica libreria di Stato di Federico di Montefeltro, attraverso la trasformazione del libro e delle sue funzioni e ai passaggi davvero epocali, come l’invenzione della stampa e le scoperte geografiche. Dalle selezionate librerie dei bibliofili di epoca barocca alle biblioteche pubbliche dell’ottocento, verso modalità nuove nella diffusione dell’informazione culturale, improntata ad una già estesa partecipazione del sapere, fino alla “biblioteca digitale” nel nostro presente.

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ANIMA

LA BIBLIOTECA DELL’EREMO DI FONTE AVELLANA L’ermo si trova in luogo di particolare suggestione, immerso nel verde, in un silenzio rotto appena dallo scorrere di un torrente.

I suoi manoscritti sono eccellenze assolute del patrimonio bibliografico storico marchigiano (e non solo) testimonianze, seppur non sempre coeve, dell’opera del primo grande creatore di biblioteche “… per offrire ai confratelli, che si degnano di pregare con noi, abbondanza di meditazione”.

Il contesto storico ci riporta alla fine del 900 inizio anno 1000 ed a Pier Damiani, uomo di grandi capacità intellettuali e organizzative, dotato di un straordinaria forza carismatica, a lungo collaboratore dei papi del Sacramentario (ms. Cc) membranaceo, fine sec. XII – inizi sec. XIII

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suo tempo.

Fu proprio Damiani a voler dotare l’ermo di Fonte Avellana di una biblioteca mediante l’acquisto di molti libri e a promuovere inoltre la realizzazione di codici e l’attività di copiatura dell’eremo stesso. “…abbiamo cercato di emendare, sebbene velocemente perciò non precisamente, la biblioteca di tutti i Libri del Vecchio e Nuovo testamento.

Grazie alle nostre fatiche e con la compiacenza della grazia divina avete anche numerosi libri, di cui potreste essere privi, delle passioni dei beati martiri, delle omelie dei santi padri e dei commentari della Sacra Scrittura…”

I PERCORSI DI WHY MARCHE

LA BIBLIOTECA ROVERESCA AD URBANIA La biblioteca fu fondata dall’ultimo Duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere nel 1607. Egli fece costruire una apposita palazzina (oggi distrutta) adiacente al Palazzo Ducale nella quale collocare la sua “Libraria”.

Alla morte del Duca, per ordine di Papa Alessandro VII, 13.000 volumi della biblioteca ducale di Casteldurante vennero per la quasi totalità trasferiti a Roma, alla Sapienza.

In seguito la famiglia Ubaldini e il Vescovo Honorato Degli Onorati donarono le proprie librerie per formare una nuova biblioteca, che si conserverà fino ad oggi.

Attualmente la biblioteca conta circa 50.000 volumi di

cui 9.000 antichi. Di grande valore sono i 36 incunaboli, le 1325 cinquecentine, tra le quali alcune edizioni di Aldo Manunzio, del Giunti, del Grifo, del Sessa, e del Petrucci, 183 pergamene, 141 manoscritti, 2 globi di Gerardo Mercatore: il Globo terrestre del 1541 e il Globo celeste del 1551, che sono già segnalati nel 1667 fra i cimeli ed i libri rimasti in Urbania dopo il trasferimento della libreria ducale a Roma.

La Biblioteca conserva inoltre l’Atlante Novissimo dello Zatta del 1775, il piccolo Globo terrestre attribuito a Francesco de Mongenet e vanta infine un prezioso fondo di disegni, oltre 700, provenienti dalla collezione Ubaldini.

Nicolaus Hogenberg (1500 ca. – 1539), Il Corteo trionfale di Carlo V, 1530 ca. (qui uno scorcio della sua straordinaria e maestosa dimensione cm.

360x1180 cm)

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ANIMA

LA BIBLIOTECA G. CORRADI, A MONSAPOLO DEL TRONTO Il nostro percorso mostra nelle Marche una biblioteca e una figura di erudito bibliografo del tutto particolari: la Biblioteca Tomistica di Monsapolo del Tronto e il suo creatore e fondatore Gianbattista Corradi.

Nato a Monsapolo nel 1600 e morto a Roma nel 1685, il Corradi fu l’artefice di un progetto singolare e unico nelle Marche del tempo, istituire una biblioteca annessa all’Ospedale di Sant’Alessio.

Come l’ospedale la biblioteca doveva essere al servizio

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di tutti, indistintamente dalla condizione sociale.

Gran parte del patrimonio è giunto a noi integro, o se vogliamo cristallizzato, a rappresentare un universo di interessi e una volontà di partecipazione al sapere e alla cultura, come strumento di elevazione e di libertà.

Le opere esposte, rappresentano diversi settori presenti nella Biblioteca Tomistica: dalla Sacra Scrittura e Teologia, alla Storia, all’Agronomia, all’Arte Militare sino all’informazione letteraria contemporanea.

ANIMA

LA BIBLIOTECA BENINCASA DI ANCONA Fu il nobile Luciano Benincasa, proveniente dall’aristocrazia marineria, ad inserire nelle sue volontà testamentarie precise disposizioni per la conservazione e l’uso pubblico della sua libreria.

Importanti cariche pubbliche ricoperte nella città e nello stato pontificio nonché gli ampi interessi culturali lo portarono a mettere insieme una libreria di famiglia composta di 2.634 libri fra canonici, civili, storici e geografici.Non essendo stato rinvenuto l’inventario originario della Libreria Benincasa, può essere considerato uno strumento prezioso l’Elenco dei Libri esistenti del 1811, da cui risulta una ripartizione in 13 classi dei libri esistenti nella Biblioteca, con una prevalenza di opere religiose e storico-religiose, di

Francesco Berlinghieri (Firenze 1440 – 1500) Geographia, Firenze, 1482.

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argomento legale e di medicina. Da questo primo nucleo si sviluppò la Biblioteca pubblica grazie alle donazioni che vi susseguirono soprattutto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, parallelamente al rifiorire della vita culturale della città.

Nel suo patrimonio librario di cultura generale con prevalenza di opere storiche, letterarie e giuridiche come in origine, sono inclusi dei veri e propri tesori: un ricco materiale geografico e cartografico tra cui preziosi il Portolano di Grazioso Benincasa (ms. del 1435) la carta nautica di Andrea Benincasa (1490), la Geographia del Berlinghieri, nell’edizione di Niccolò Todesco (del 1480), il Globo Terreste (Giovanni Maria Cassini (Roma 1745 – 1824 ca.)

Giovanni Maria Cassini (Roma 1745 – 1824 ca.)

Globo Terrestre.

I PERCORSI DI WHY MARCHE

LA BIBLIOTECA COMUNALE R. SPEZIOLI DI FERMO La Biblioteca comunale di Fermo può essere considerata come la più felice espressione dell’intenso e fecondo rapporto culturale e politico intercorso tra le Marche e Roma in età barocca. In essa la Libreria Spezioli rappresenta il nucleo storico principale e per qualità e quantità del patrimonio librario si pone tra le prime venti biblioteche civiche italiane, rendendola quindi una fra le strutture più importanti e prestigiose del territorio nazionale.

Istituita nel 1688, la biblioteca ha un carattere generalista nella stessa sono confluiti, nel corso del tempo, lasciti di illustri personaggi fermani, acquisti di intere collezioni appartenute ad insigni privati e, nell’Ottocento, un forte incremento patrimoniale è derivato dalle soppressioni delle congregazioni religiose.

Complessivamente il materiale bibliografico presente

nella biblioteca è di circa 300.000 volumi. Il fondo antico comprende 127 codici pergamenacei, 11 corali, 3.000 manoscritti, 681 incunaboli, 15.000 cinquecentine, 23.000 opuscoli in miscellanea e 816 periodici storici cessati.

Per la specificità di alcune donazioni private, in particolare per quella del medico fermano Romolo Spezioli, a cui la Biblioteca è intitolata, il patrimonio librario antico è conosciuto anche a livello internazionale per le pregevolissime edizioni di opere mediche. La Biblioteca conserva inoltre più di 6.000 stampe e 4.000 disegni, provenienti principalmente dal fondo dell’architetto Giovan Battista Carducci.

Il fondo moderno, articolato tra materiale bibliografico e multimediale, oggi viene costantemente aggiornato.

Dal 1998 vanta anche uno spazio dedicato interamente ai più giovani.

Andreas Keller (Cellarius 1596 – 1665) Il libro, edito da Jan Jansson ad Amsterdam nel 1661, costituisce l’undicesimo volume dell’Atlas Maior

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I nostri Effetti Speciali

Via Merloni 7 - 60030 Serra dei Conti(AN) - Tel. 0731.878312/442 - Fax 0731.870425 - info@beferavernici.it

I PERCORSI DI WHY MARCHE

BIBLIOTECA OLIVERIANA A PESARO Con un nobile gesto Annibale degli Abbati Olivieri, “…un ricercatore acuto e geniale la cui ricca e complessa produzione ispirata alla più scrupolosa onestà scientifica e riguardante quasi tutti i campi dell’antiquaria si era imposta sin da allora all’attenzione dei dotti per ampiezza di informazione e acribia, attribuendogli una posizione di sicura eminenza nell’Italia erudita del tempo. Qui al fine di dare un attestato di quell’amore che si era (sempre fatta gloria dimostrare alla patria), aveva a sua volta ceduto alla comunità la sua più imponente libreria, ricca soprattutto di opere di archeologia e di storia, nonché di un rilevante numero di stampe e di

manoscritti preziosi, tra i quali i così detti Monumenti Rovereschi in 37 volumi, costituiti da una ricchissima raccolta di corrispondenze e arti originali dei Della Rovere, gli spogli di archivi in 10 volumi , copiati dallo stesso Olivieri con raro esempio di attività erudite…”

- (Antonio Brancati, storico) - nel 1756 dona alla città di Pesaro il suo patrimonio bibliografico di oltre 20 mila volumi fra i quali il Codice Oliveriano I (sec. XV) e l’Hypnerotomachia Poliphili (1499) e la Collezione Antaldi comprendente 803 disegni antichi dal XV al XVI secolo, vanto della Biblioteca Oliveriana, orgoglio di questa mostra e ovviamente, misura della qualità del collezionismo oliveriano.

Luca Signorelli (Cortona 1445 ca. – 1523), Testa di giovane di profilo, disegno a matita nera e tracce di matita rossa, gessetto e pastelli, quadrettatura a matita nera e punzonatura 1505 ca (Collezione Antaldi).

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ANIMA

LA BIBLIOTECA COMUNALE MOZZI-BORGETTI DI MACERATA Sorta nel 1773 nei locali della soppressa sede del Collegio della Compagnia di Gesù, ha ereditato la biblioteca gesuitica nonché molti altri fondi nei suoi oltre duecento anni di attività.

Nel 1779 ci fu il dono del giudice rotale Francesco Mornati e quello di Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, ai quali la Biblioteca Civica è intitolata unitamente al nome del padre domenicano Pietro Borgetti che volle emulare i fratelli Mozzi donando con la sua importante libreria anche tutto il suo patrimonio.

A farne qualcosa di unico fu Giuseppe Mozzi il quale, aperto culturalmente alle molteplici esperienze degli illuministi europei, le conferì un carattere decisamente moderno.

Attualmente è una delle maggiori biblioteche delle Marche ed è dotata di circa 350.000 volumi. Oltre ai 10.000 manoscritti, possiede 300 incunaboli ed oltre 4000 edizioni del secolo XVI. La Biblioteca ha inoltre una raccolta musicale e teatrale, una collezione risorgimentale e una ricca fototeca con oltre 20.000 immagini. Tutti i fondi antichi sono catalogati e consultabili. La fototeca, costituita come sezione specifica della biblioteca negli anni ‘70, contiene oltre 30.000 immagini che documentano prevalentemente la storia locale (eventi, personaggi, costume, urbanistica, monumenti, opere d’arte). La biblioteca Mozzi-Borgetti fa parte dell’Istituzione Macerata Cultura Biblioteca e Musei.

Gerardo Mercatore (Gérard Mercator, Rupelmonde 1512 – Duisbourg 1594), Atlas … Amsterdam, 1613

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I PERCORSI DI WHY MARCHE

LA BIBLIOTECA LEOPARDI DI RECANATI Una grande opera che promuove cultura e la rende accessibile sin dal 1812.

Situata all’interno del Palazzo Leopardi di Recanati, imponente costruzione del XVI secolo la cui facciata in cotto si affaccia su Piazza Sabato del Villaggio.

Fu Il nobile ed erudita Monaldo Leopardi, uomo animato da grande passione per la cultura, a dar vita alla celebre biblioteca.

Fra queste mura Giacomo si forma e approfondisce la sua onnivora sete di conoscenza.

La preziosa biblioteca ospita circa 25000 volumi raccolti dallo stesso Monaldo. Una raccolta è ricca di letteratura religiosa, di testi illuministici, di letteratura straniera coeva, cui attinse il giovane Giacomo per elaborare una visione del mondo e della storia opposta a quella del padre.

E poi quaderni di Giacomo bambino con traduzioni di Orazio, tabelle astronomiche e altri saggi della sua

straordinaria precocità, la scrivania con il calamaio e, alle pareti, il ritratto a matita l’unico mai fatto a Leopardi in vita dal quale furono poi ricavati tutti i successivi.

Il nucleo più consistente della biblioteca si deve ad una serie di acquisti che il conte effettuò nelle fiere di Recanati, di Senigallia e in alcuni viaggi a Roma. L’occasione fu la soppressione – durante e dopo la prima Repubblica Romana - di conventi e congregazioni religiose. Monaldo acquistò molti libri greci. La biblioteca fu da sempre aperta agli studiosi e al pubblico.

Impegno da sempre fedelmente onorato dalla famiglia Leopardi, infatti anche oggi studiosi da tutto il mondo frequentano le antiche sale per approfondire la loro conoscenza dell’opera del Poeta e la piccola biblioteca di Recanati diventa così il centro dell’universo leopardiano.

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ANIMA

LA BIBLIOTECA COMUNALE GIULIO GABRIELLI DI ASCOLI PICENO Collocata all’interno del magnifico complesso di S. Agostino di Ascoli, la Biblioteca Comunale Giulio Gabrielli orientata verso le discipline umanistiche, con un patrimonio di circa 200.000 volumi tra monografie, opuscoli e periodici rilegati, dei quali circa 30.000 antichi, per lo più provenienti dalle biblioteche religiose soppresse in seguito all’Unità d’Italia. Istituita nel 1849 con degli acquisti librari, l’acquisizione di fondi archivistici e materiale proveniente da corporazioni religiose, oggi la biblioteca si mostra con tutta una personalità d’eccellenza. Al bibliotecario, Prof. Giulio Gabrielli (18321910), di cui la Biblioteca porta il nome, va il merito di aver raccolto, ordinato e catalogato le quattordici Biblioteche di dette corporazioni religiose, aperte al pubblico nelle sale terrene del palazzo Comunale.

Fanno parte del fondo antico: manoscritti a carattere, generale locale e musicale, circa 300 incunaboli, 3000 cinquecentine e numerose edizioni del Seicento, Settecento e primo Ottocento.

Merita una particolare segnalazione il fondo Verrucci-

Bey (Force 1874 - 1945). La personalità di questo architetto, progettista ufficiale alla corte d’Egitto si espletò in innumerevoli incarichi: da importanti rifacimenti ad Alessandria e al Cairo, di edifici particolarmente significativi, tombe gentilizie, palazzi di rappresentanza, alla realizzazione di opere architettoniche secondo lo stile allora in voga.

La sua Libreria comprende oltre alle pubblicazioni di interesse storico-artistico una ricca documentazione d’archivio – disegni, fotografie … - di quanto realizzato in Egitto, non più reperibile neppure presso le fonti accademiche egiziane, e fondamentale per la conoscenza dell’arte islamica ed egiziana. I fondi moderni comprendono molte opere di carattere enciclopedico e generale, singole monografie ed anche una ricca collezione di giornali e riviste sia locali che nazionali.

Una peculiare attenzione è stata riservata al Fondo locale, che comprende oltre 5.000 opere relative alla provincia di Ascoli Piceno e alle Marche, e alla Sezione Ragazzi, costituitasi nel 2001, che comprende circa 4.000 volumi.

Cecco D’Ascoli (Francesco Stabili, Ancarano, Ascoli, 1269 – Firenze 1327) Acerba.

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I PERCORSI DI WHY MARCHE

LA BIBLIOTECA PLANETTIANA DI JESI La biblioteca Planettiana di Jesi ha sede nel suggestivo e rinascimentale Palazzo della Signoria (sec. XV) e prende il nome dal prezioso fondo librario ed archivistico donato dalla famiglia Pianetti al Comune Donazioni importanti che unitamente alla storia dei personaggi che hanno determinato la struttura di un istituto culturale, un importante fondo bibliografico, una eccezionale documentazione archivista, nonché il patrimonio librario di Bernardo Pianetti (1906) e i documenti archivistici relativi al 1600, l’archivio Azzolino e altrettanto preziosa raccolta Pianetti di disegni settecenteschi di artisti, architetti, decoratori e artigiani che operarono nella

realizzazione del Palazzo Pianetti.

La libreria risulta essere ricca di quindicimila libri, per la maggior parte dei secoli XVI e XVII e di famose edizioni che si riferiscono a luoghi come Venezia, Roma, Padova, Parigi, Lione, Basilea, Colonia, Francoforte, Londra.

Vi sono contenuti anche 16 incunaboli, quasi tutti di argomento classico.

Degna di considerazione è anche una ricca raccolta di gazzette datate dal 1655 al 1723, e una collezione di Lunari o Almanacchi, dei secoli XVII e XVIII. Un patrimonio che oggi vede circa 130 mila unità bibliografiche.

Willem Janszoon Blaeu (1571 – 1638), Theatrum orbis terrarum ….. , Amsterdam 1640 (fondo Pianetti).

In collaborazione con il Dott. Mauro Mei - Regione Marche-Servizio Cultura Alcune foto e notizie sono state riprese su autorizzazione dell’ente Regione Marche da CollectioThesauri 2004 - Il soggetto detentore il copyright rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare

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ANIMA

CERRETO D’ESI,

IL MISTERO DELLA TORRE CHE PENDE (E NON SOLO...)

La torre pendente delle Marche tra storia, leggenda e mistero Comune dell’entroterra marchigiano, situato al confine tra la provincia di Ancona, di cui fa parte, e quella di Macerata, Cerreto d’Esi, è posizionata lungo l’alta valle dell’Esino.

La formazione dell’abitato, come accadde per molti borghi delle zone limitrofe, fu la conseguenza dell’invasione longobarda che, in questo caso, obbligò alcuni abitanti della vicina Tuficum a cercare rifugio nelle zone collinari circostanti.

La città ebbe il suo massimo fulgore nel 1500 quando, guidata da Giovanni Maria da Varano, signore di Camerino, acquisì libertà di legiferare ed emanò uno statuto composto da settantasei articoli in cui si stabilivano, tra le altre cose, l’osservanza delle festività, la disposizione delle sentinelle, la condotta sanitaria da rispettare all’interno del Castello, i compiti del Castellano, la durata della carica del Camerlengo e i suoi obblighi nei confronti dei castellani. Cerreto d’Esi ha fortunatamente conservato molto della struttura urbanistica di quel periodo e rappresenta un esempio tipico di Castello medievale.

Tra le bellezze architettoniche, la più attrattiva, è senza dubbio la torre della città: alta venticinque metri e nota per la sua accentuata pendenza. Conosciuta come Torre di Belisario, prende questo nome dal generale romano che secondo la leggenda fondò la città di Cerreto.

Lo stratega Belisario, considerato uno dei più grandi generali bizantini, fu protagonista della guerra contro i Goti, il lungo conflitto che contrappose l’Impero bizantino agli Ostrogoti nella contesa dei territori che fino al secolo precedente erano parte dell’Impero romano d’Occidente, e che si accese anche in terra marchigiana.

Fonti storiche smentiscono questa versione eccessivamente fantasiosa, attribuendo l’edificazione della torre ai conti Attoni, possidenti anche del Castello di Albacina e della città di Matelica.

In ogni caso, la data di origine della torre resta un mistero. Infatti, secondo alcune fonti la parte inferiore dell’edificio risalirebbe al

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di Stefania Cecconi

VIII secolo, mentre per ciò che riguarda la data di origine della parte superiore vi sono pareri discordanti: alcuni studi stimano la sua edificazione al XII secolo mentre altri sostengono che questa parte sia stata costruita nel periodo compreso tra il XIV e il XV secolo.

Sebbene le evidenze storiche ci dicano che il generale Belisario non abbia nulla a che vedere con la fondazione della città e della sua torre, è abbastanza certo il suo passaggio in terra cerretana: lo dimostra la lapide a lui dedicata, collocata sopra l’arco di porta Giustiniano, ingresso principale al Castello di Cerreto.

A questo punto della ricostruzione della storia della città di Cerreto e della sua torre, leggenda e storia cominciano inevitabilmente a mescolarsi e perfino a trovare reciproci punti di contatto. La leggenda racconta che quando i Romani si accamparono nel territorio dell’odierna Cerreto d’Esi ed iniziarono a scavare per costruire una fortificazione (la torre di Belisario?), trovarono un piccolo tempio sotterraneo dedicato alla dea Cerere, e, sempre secondo la leggenda, fu proprio il nome della dea protettrice della fertilità e del raccolto a suggerire ai bizantini di Belisario il nome di Cerretum. Anche se, occorre sottolineare che l’ipotesi più accreditata ritiene che l’origine del toponimo

derivi dalla grande presenza di alberi di cerro (in latino cerrus) presenti nell’epoca della dominazione longobarda del territorio, e che il suffisso “d’Esi”sia stato aggiunto successivamente, solo nel XIX secolo.

Nonostante la costruzione della torre pendente sia datata in epoca successiva rispetto al passaggio del generale, non si può fare a meno di notare che nello stile essa ricorda proprio quei campanili delle chiese bizantine tipici della città di Ravenna.

Inoltre, sono evidenti ancora oggi tracce di materiale, presenti nel basamento, che fanno supporre l’esistenza di un edificio eretto precedentemente rispetto al periodo, seppur incerto, in cui gli storici datano la sua origine.

L’aura di mistero che avvolge la torre pendente delle Marche non si esaurisce solo negli aspetti storici o leggendari. Questa particolare costruzione, infatti, presenta caratteristiche enigmatiche anche per ciò che riguarda la sua forma. Pur essendo di forma circolare esternamente, all’interno la pianta dell’edificio è quadrata.

Dunque, la sua conformazione rotondeggiante è solo un rivestimento, forse aggiunto per motivi di stabilità, e sembra essere l’ennesimo trucco, l’ennesimo mistero che avvolge questa torre, che sembra volerci dire: “non sono come appaio...”

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ANIMA

LE “FIGURETTE” DI CAMPAGNA LE EDICOLE RELIGIOSE NON SONO UN FENOMENO SOLO MARCHIGIANO, MA GENERALIZZATO IN TUTTA L’ARTE CRISTIANA ATTRAVERSO MOLTISSIMI ESEMPI.

A

Firenze, e soprattutto a Roma ne esiste un gran numero sulle facciate e sugli angoli delle case, e alcuni autori hanno minuziosamente esaltato il valore artistico e decorativo delle più note, e altrettanto minuziosamente riferito sulla loro storia. Il discorso cambia per le edicole marchigiane collocate nei crocicchi e nelle strade, ma ve ne sono anche in mezzo ai campi, dove antiche strade abbandonate sono state riconquistate dalla natura. Esse non hanno lumi né fregi, né sono oggetto di particolare venerazione come lo erano un tempo; non sono connesse con leggende di carattere miracolistico, né sono così antiche per essere per questo rispettabili. Architettonicamente rappresentano la vetusta tradizione delle nicchie con timpanetto, che può perfino richiamarsi, dicono gli studiosi del ramo, a taluni tipi di piccoli monumenti funerari romani, come la stele a timpano o a edicola.

Semplici ed umili come l’anima dei contadini delle nostre terre, le “figurette” (così sono chiamate comunemente le edicole religiose) evocano tuttavia profonde emozioni, collocate come sono in un ambito in cui la fatica e la fede erano accettate come necessità inevitabili ed uniche realtà della vita. Le edicole marchigiane, in prevalenza, sono prive di pitture degne di catalogazione sotto l’aspetto estetico. Risulta che alcune tavole sono state asportate, più che altro nel corso delle vicende storico - politiche vissute dalla Regione durante la seconda guerra mondiale. Il tipo largamente predominante di raffigurazione racchiuso nella nicchia, che spesso è vuota, è quello di una sbiadita immagine religiosa su carta piuttosto deteriorata. Generalmente è quello della Madonna, oppure del Sacro Cuore, di un Santo o di altro soggetto sacro. Talvolta al posto della immagine c’è una statuetta in gesso o una scultura in legno. Fiori secchi o di plastica costituiscono il misero ornamento.

La vivace e feconda fantasia dei primitivi, unita alla

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paura dell’oscurità notturna delle campagne, dà la ragione pratica delle edicole rurali, che va cercata nella generale tendenza a neutralizzare e a correggere quanto c’è di ingrato e di fastidioso nella natura. Le figurette erano dunque una concreta presenza propiziatrice intesa a spogliare i punti di transito più paurosi della loro pericolosità. Questo non esclude che occasioni di vario genere siano state all’origine della decisione di costruirle: una grazia ricevuta, uno scampato pericolo, un’improvvisa frana con conseguenze letali, una mortale caduta da cavallo, ma più in generale �il desiderio di onorare la Madonna.

Davanti alle edicole sacre l’usanza era quella del segno della croce, gli uomini a capo scoperto, e della recita di brevi preghiere. Tutte le sere nel mese di maggio i contadini si riunivano davanti alle figurette per recitare preghiere e canti; la sera che precedeva l’Ascensione e la venuta all’usanza delle preghiere e dei canti si aggiungeva quella dei fuochi e degli spari in segno di gioia.

Le figurette possono considerarsi tra le ultime testimonianze del tempo in cui esisteva un rapporto sentimentale, personale tra l’uomo ed il suo ambiente, quando taluni concetti e riferimenti tradizionali garantivano dall’ansia dell’era tecnologica. Oggi la natura viene concepita come terra di nessuno da utilizzare oltre ogni limite. Essa viene offesa attraverso disboscamenti, incendi, cave, sterminio di uccelli, inquinamento di acque, indiscriminata costruzione di impianti industriali.

Entro pochi decenni le figurette scompariranno per difetto di manutenzione dovuto all’esodo dei contadini ed alla crisi della fede, oltre che per demolizioni vere e proprie provocate da allargamenti e sistemazioni delle strade. Sarebbe bello ed interessante documentarle prima che sia troppo tardi: molte sono già andate perdute.

a cura di Raimondo Orsetti

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ANIMA

Vestigia Pagane nelle Marche Osimo; la città della Dea Sparita DEA CIBELE RITROVATA A CATAL HUYUK Per comprendere la Città di Osimo è necessario anzitutto comprendere la Dea Cibele a cui la città era anticamente dedicata. Il culto della Magna Mater è la forma religiosa più antica che si conosca, presente fin dal paleolitico (dal 30.000 al 1000 a.C.) in tutta l’Europa, nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente, e, in seguito, nella cultura minoica (3000-1100 a.C.).

A fianco la più antica rappresentazione della dea Cibele, una statuetta ritrovata a Catal Huyuk, che la rappresenta ancora con le sembianze delle veneri, che ne esaltano gli attributi della fertilità femminile, seduta tra due leoni.

E’ la Signora Unica di tutte le manifestazioni cosmiche.

Per assicurare la perennità della vita essa crea, nutre, accresce e conserva; ma è anche dispensatrice di morte e distruzione, nella sua funzione equilibratrice, affinché non vi fosse sempre solo crescita.

TRASFIGURAZIONE MAGNA MATER Trasfiguratasi e frammentatasi nel tempo in molte divinità femminili, ritroviamo i suoi poteri nella dea Cibele a partire dal 2° millennio a.C. in una vasta area dell’Asia Minore, poi in Grecia e infine il suo culto fu accolto da Roma all’inizio del 2° sec. a.C. e diffuso in tutto il mondo romano.

La colonia romana di Auximum (Osimo) fu fondata quasi certamente intorno al 157 a.C. e fu tra i più importanti centri romani del Piceno anche nell’età della decadenza dell’impero, tanto che nel VI sec. d. C. Procopio di Cesarea parlava di Ancona come del porto di Osimo. Alcune monete romane rinvenute portano l’effige della dea Cibele a dimostrazione di come questo culto fosse affermato e praticato anche in provincia.

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a cura di Stefano Longhi

STEMMA DI OSIMO Il Prof. Fabrizio Bartoli, studioso di culture tradizionali, ha fatto una scoperta alquanto interessante, confrontando lo stemma comunale della città e la più tradizionale delle statue di Cibele, quella che la vede seduta su un trono tra due leoni e la testa turrita. Nel confronto è subito evidente la totale uguaglianza della tematica (leoni e torri) e la totale scomparsa della Dea.

CAPPELLO FRIGIO Venerata dai Frigi, che avevano a Pessinunte il suo santuario principale, il suo culto erano strettamente associati a quello di Attis, una divinità maschile Frigia il cui mito è inseparabile dalla Dea. Proprio nel cortile del palazzo comunale di Osimo, tra i tanti reperti raccolti, si osserva un mezzo busto di Attis con l’inconfondibile cappello frigio. Testimoniando così un legame stretto tra la città e la dea Cibele.

DUOMO DI SAN LEOPARDO

In uno dei punti più alti della città di Osimo sorge il Duomo di San Leopardo, una struttura imponente dedicata al primo vescovo di Osimo, San Leopardo appunto. Costruito nell’ VIII secolo sopra i resti di un tempio pagano, nel corso del tempo è stato oggetto di differenti rimaneggiamenti di cui oggi mostra i segni della fusione di diversi stili. La parte esterna che si può ammirare dalla piazza antistante, non è la facciata principale, ma la fiancata sinistra. Solo entrando nel cortile si può ammirare il Duomo in tutta la sua magnificenza e accedervi dal portale. Il duomo è anche dedicato ad una Santa cristiana femminile: Santa Tecla. Nativa dell’Asia minore, è stata una discepola di san Paolo, avrebbe subito il martirio ed è venerata come santa dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Nell’arena mentre le belve si avvicinavano una leonessa, si frappose fra lei e gli altri leoni e la salvò. Da allora è rappresentata con leoni mansueti che la circondano. E’ Sempre il Prof. Bartoli ad avanzare l’ipotesi che si tratti ancora una volta di una trasposizione tra le due figure femminili, operata frequentemente dalla chiesa cattolica nei primi secoli, nel tentativo di sostituirsi alla tradizione pagana che resisteva ancora tra gli abitanti della città. E così Santa Tecla prende il posto di Cibele, mentre la dea scompare dallo stemma cittadino.

Il potere femminile, sia esso spirituale che politico, non troverà spazio nel futuro mondo moderno che la religione del dio unico e maschio stava preparando per il mondo occidentale attraverso il potere imperiale di Roma, che nel frattempo diventava Impero Cattolico Romano.

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PRIMO PIANO

LA PLURALITÀ NELL’UNICITÀ UN TERRITORIO CONTRADDISTINTO DA UNA VASTA PLURALITÀ DI ECCELLENZE, CARATTERISTICHE, MODI DI FARE, TRADIZIONI, CULTURE E PASSAGGI STORICI IMPORTANTI: LE MARCHE E I SUOI COMUNI

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C

ome si fa a descrivere un territorio contraddistinto da una vasta pluralità di eccellenze, caratteristiche, modi di fare, tradizioni, culture e passaggi storici importanti?

Come sono cambiati i comuni tra ieri e oggi nel corso del tempo? In che modo possono essere descritti, raccontati, rappresentati come fossero un unico grande territorio emblema della nostra regione? Non facile impresa sembra quella di riuscire a coniugare le eterogeneità dei diversi comuni che sono il cuore e l’anima delle Marche. Con il Presidente dell’ANCI Marche (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Maurizio Mangialardi abbiamo condiviso l’idea di contrassegnare ogni singolo comune marchigiano con un aggettivo ad hoc. In questo numero, allora, Why Marche vi regala una descrizione inedita della regione nel suo insieme: abbiamo pensato a 236 aggettivi che possano identificare i corrispondenti comuni marchigiani, aggettivi che vadano a enfatizzare la pluralità che le Marche da sempre contengono in sé. Così qui di seguito, oltre ad approfondire il ruolo dell’associazione e le proprie attività, vorremmo offrire un ritratto nuovo, particolare e unico della nostra regione nel suo unico insieme, una regione fatta di tante diversità, ognuna delle quali porta un contributo volto a costruire l’identità stessa delle Marche.

Con alcuni siamo stati più seriosi, con altri siamo stati un pochino più giocosi. Ogni aggettivo è espressione di una particolarità di quel luogo, di una caratteristica che lo

individua e lo rende unico e speciale. Le Marche sono tutti questi aggettivi, un’unione di singolarità che fanno grande la nostra regione, perché è la diversità che rende ricco un territorio.

Ciò che emerge è un’identità coesa, unita, unica, pur nelle sue molteplici sfaccettature.

In questo senso, come si colloca l’ANCI? Quali le sue attività, le iniziative che intraprende per valorizzare i 236 comuni marchigiani e la regione stessa nel suo insieme?

L’Associazione promuove innanzitutto azioni di lobbying a tutela degli interessi e dei comuni che insistono sul territorio e dei loro cittadini nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali; ma non solo. Ne parliamo con il Presidente, Maurizio Mangialardi, che ci illustra il grande lavoro che l’Associazione porta avanti per valorizzare al massimo il territorio, sia quello regionale, sia quello dei comuni marchigiani.

Presidente Mangialardi, qual è il ruolo che riveste l’ANCI nel promuovere e tutelare il territorio delle Marche e dei suoi comuni?

La parola d’ordine è valorizzare; in particolare, coordinare le azioni e assistere la Regione nel realizzare una proposta adeguata, soprattutto per quanto riguarda il turismo.

L’ANCI intraprende azioni che tengono conto delle risorse, delle disponibilità, dei trasferimenti attraverso una serie di iniziative di comunicazione volte proprio a

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PRIMO PIANO valorizzare le varie realtà nel loro insieme.

Come si riesce a coordinare le numerose eterogeneità dei nostri territori?

Sicuramente attraverso l’accentuazione delle singole peculiarità, curando attività di sintesi ed eliminando lo scontro, cercando di non focalizzarsi sulla differenza tra comuni che, nel sentire comune, sono considerati antitetici. Penso a un comune con bassa densità di popolazione o una grande città, o un paese costiero differente da uno montano.

Cerchiamo di mettere in luce l’idea di un territorio che, con la collaborazione tra varie realtà, possa offrire una grandissima e variegata proposta. Questo vale sia per i comuni piccoli, sia per quelli di dimensioni più importanti, che possono utilizzare il territorio per allargare la loro offerta.

Attraverso quali strumenti l’ANCI si rapporta alle diverse realtà che insistono sul territorio marchigiano?

Principalmente si dialoga in funzione alle soluzioni che si possono trovare insieme sulle più disparate problematiche. Conosciamo ogni singolo percorso, tutti gli eventi, gli incontri e le molteplici iniziative di cui ognuno si fa portavoce; per citarne uno, penso a Tipicità, coinvolta nella piattaforma Expo 2015 perché da sempre ha avuto la prerogativa di far emergere da ogni singolo territorio una singolare eccellenza mettendola in

LA PECULIARITÀ DI

vetrina. Questo fa capire che, per quello che concerne la promozione, stare insieme è molto più efficace, molto più incisivo della frantumazione e della disgregazione.

E con la Regione Marche?

Sebbene la Regione, per alcuni versi, potrebbe essere vista come alter ego, nella realtà non lo è affatto. Si lavora in modo sinergico, in maniera complementare, l’uno nel rispetto dell’altro. Individuata la strategia regionale e i vari input che arrivano dalla stessa, spetta a noi il compito di entrare nelle singole pieghe territoriali affrontando problematiche e opportunità, indottrinando o facendoci portavoce, sintetizzando l’interpretazione del pensiero di tutti.

La popolare storia di campanili e campanilismi come viene gestita?

I campanili sono indispensabili, sono la nostra realtà, sono la nostra riconoscibilità anche fisica; ma questo non vuol dire che non dobbiamo lavorare insieme e trovare sempre di più soluzioni per i nostri cittadini, soprattutto pensando ai tanti turisti che vogliono frequentare il nostro territorio.

I giovani e le quote rosa nelle singole amministrazioni come si muovono?

C’è oggi una classe dirigente rinnovata che per statuto vede una presenza di giovani e di donne e questo è di grande giovamento per la dinamicità e la varietà delle proposte.

236

COMUNI UNITI

IN UN UNICO GRANDE TERRITORIO Francavilla d’Ete Castelsantangelo sul Nera Castelbellino Altidona Camerino San Ginesio

accogliente acquoso affascinante affettuoso altera alto

Mercatello sul Metauro Tolentino Serrungarina Cossignano 34 | WHY MARCHE

ambientalista ancestrale angelico annunziato

Sassoferrato Ussita Ostra Sant’Angelo in Vado Castelleone di Suasa

Piagge Castorano Serrapetrona Maiolati Spontini Filottrano

antico appenninico appetitoso arcaico archeologico

arenaceo argilloso aristocratico armonioso artigianale

Spinetoli Saltara Civitanova Marche Camporotondo di Fiastrone Cingoli San Benedetto del Tronto Osimo

Montedinove Montecopiolo Isola del Piano San Costanzo Sirolo Fiastra Petriolo Monte Urano

biancaneve bianco biologico bizantino brioso buonacale buongustaio calzolaio

Venarotta Montecalvo in Foglia Petriano Montappone Mergo Montelupone Fano Cartoceto Lunano Arcevia Macerata Feltria

artistico Pieve Torina astrale San Marcello attento Sant’Ippolito avventuroso Corridonia balcone Colli del Tronto balneare Fabriano bello Montefiore dell’Aso

Fratte Rosa Barchi Camerata Picena Petritoli Montecarotto Servigliano

Piandimeleto Ponzano di Fermo Loro Piceno Amandola

campagnolo canterino canzoniere cappellaio caratteristico carciofino

carnevalesco cartaginese castagnoso castellano celtico

confinante cordiale coriaceo cortigiano covattiano creativo crivellesco

Cupramontana Monte San Giusto Montefano Lapedona Potenza Picena Massa Fermana Piobbico Pesaro Numana

Treia Torre San Patrizio

dama delicato denso desiderosa

dionisiaca divertente divino dolce dorato

dotto eccentrico eclettico elegante eterna facoltoso

ceramista cinquecentesco cinto civico classico clementino WHY MARCHE | 35

PRIMO PIANO Santa Vittoria in Matenano Montemonaco San Lorenzo in Campo Sefro Morrovalle Montefelcino Borgo Pace Urbisaglia Castelraimondo Mogliano

farfense fatato fedele ferroso festoso

feudatario fioccoso fiorente fiorito flessibile

focoso Montelparo guelfo folcloristico fortificato Monte San Martino gustoso Pergola imponente fossile Camerano imprenditoriale Magliano di Tenna fragrante Monte Rinaldo inaspettato Cessapalombo fungaiolo Offagna incantevole Belforte all’Isauro gallico Cerreto d’Esi inclinato Ortezzano ghibellino Serra de’ Conti inconsueto Serra San Quirico giocoso Morro d’Alba inebriante Ancona globale Corinaldo ingegnoso Agugliano goloso Sassocorvaro innamorato Auditore gotico Rotella intrigante Monte Giberto grazioso

Monsampietro Morico Apiro Gagliole Cantiano

Montegiorgio Montefalcone Appennino Urbania Fossombrone Santa Maria Nuova Sant’Elpidio a Mare Monte Vidon Combatte 36 | WHY MARCHE

ippico irraggiungibile irresistibile laborioso

lanoso lavandaio leggendario

Appignano Recanati Monte Cerignone Muccia Macerata

leguminoso leopardiano letterato liquoroso lirico

Comunanza Barbara San Severino Marche Campofilone Gradara Colmurano Montalto delle Marche Monte Vido Corrado Monteciccardo Monsano Montegranaro Castelfidardo Frontone Serra Sant’Abbondio

longevo longobardo lussuoso maccheroncino

maestoso maestra magico

malasunto malatestino mariano

Porto San Giorgio Belvedere Ostrense Ostra Vetere Montegallo

mediterraneo melodico meteorologico monastico

Poggio San Vicino Chiaravalle Esanatoglia Ripe San Ginesio Mombaroccio

Grottazzolina Matelica Appignano del Tronto Montemaggiore al Metauro Monteprandone

padellaro panoramico pasqualoso pastorale

Palmiano Grottammare Pedaso

Monte Cavallo Frontino montagnoso Acquacanina montessoriano Poggio San Marcello motociclistico Montecosaro natalizio naturale

Pioraco Monte Porzio Bolognola

nobile odoroso oleoso ospitale pacifista

patatoso perla pescatrice

piacevole piccino piccolino piccolo piceno

neolitico nero nevoso WHY MARCHE | 37

PRIMO PIANO Monterubbiano Caldarola Smerillo Offida Gabicce Mare Castel di Lama

piena pittoresco preistory prezioso primo principessa

produttivo Fiuminata roccioso profumato Falerone romano protetto Pietrarubbia rosso pulzella San Giorgio di Pesaro roverello puro Mondavio roveresco Force ramaia Arquata del Tronto regina Montefortino Belmonte Piceno religioso Carpegna Tavoleto ribelle Fermignano Monte Grimano Terme Maltignano ridente

Monte San Pietrangeli Massignano Visso Pollenza Montelabbate

Urbino Serravalle di Chienti Sassofeltrio

rinascimentale risorto roccaforte

Acquasanta Terme Moresco Porto Sant’Elpidio Montecassiano Carassai Montemarciano Ripatransone Sant’Angelo in Pontano Castelplanio Belforte del Chienti Roccafluvione Rapagnano Monte San Vito

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sacro salato salterino salubre

Genga Ascoli Piceno Cagli Loreto

salutare saraceno scenico scribo segreto

sensuale shakespeariano silenzioso soave solidale solitario sonora sostenibile

sotteraneo sovrano spettacolare spirituale

Sarnano Acquaviva Picena Apecchio

sportivo sposalia spumoso storico stregato stupefacente suggestivo sulfureo

Monte Roberto Polverigi Jesi Staffolo Penna San Giovanni Tavullia Acqualagna Castignano Orciano di Pesaro

talentuoso tartufoso templare tenebroso

Pievebovigliana Mercatino Conca Rosora Monsampolo del Tronto Mondolfo Gualdo

unificato vasaio vellutato venatorio

Vallefoglia Montottone Senigallia Fiordimonte Folignano Porto Recanati Fermo

tessitrice torrentizio tranquillo trentino tufaceo turchese

verde vigile villanoviano

Trecastelli San Paolo di Jesi Falconara Marittima Cupra Marittima Monteleone di Fermo Peglio

virtuoso vitivinicolo volante vongolaro vulcanico zoomato

I 22 BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA I borghi più belli d’Italia è un club che raccoglie piccoli centri italiani di spiccato interesse artistico e storico. Dalle verdi colline, alle vette innevate in montagna, sono 22 i centri marchigiani che possono fregiarsi di tale titolo. Si tratta di luoghi dolci, tranquilli, in cui quiete e calma sono di casa. Tradizione e storia si uniscono in un perfetto equilibrio tra lo spazio e il tempo, in cui l’uomo si inserisce perfettamente. In collina: Cingoli, Corinaldo, Gradara, Grottammare, Mondavio, Mondolfo, Montecassiano, Montecosaro, Montefabbri, Montefiore dell’Aso, Montelupone, Moresco, Offagna, Offida, San Ginesio, Servigliano, Treia.

In montagna: Frontino, Macerata Feltria, Monte Grimano Terme, Sarnano, Visso.

LE 17 BANDIERE BLU Sono 17, invece, le bandiere blu che sventolano sulle spiagge marchigiane. Tale riconoscimento certifica la qualità ambientale del mare e della costa, oltre a porre un’attenzione particolare alla cultura dell’accoglienza marchigiana. Località, dunque, con l’occhio rivolto alla sostenibilità dell’ambiente e della fauna e della flora che qui si trovano.

Il paesaggio costiero della regione, tra spiagge di velluto e falesie che si affacciano a strapiombo sul mare Adriatico, offre paesaggi mozzafiato a turisti e non solo.

Ancona, Civitanova Marche, Cupra Marittima, Fano, Fermo, Gabicce Mare, Grottammare, Mondolfo/Marotta, Numana, Pesaro, Porto San Giorgio, Porto San Elpidio, Potenza Picena/Porto Potenza Picena, San Benedetto del Tronto, Senigallia, Sirolo.

LE 19 BANDIERE ARANCIONI Le Marche vantano anche non poche bandiere arancioni, 19 per la precisione. Si tratta di borghi dell’entroterra con una qualità turisticoambientale di eccellenza che, secondo il Touring Club italiano che assegna annualmente il riconoscimento, si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza altrettanto prestigiosa. I borghi arancioni delle Marche sono disseminati da nord a sud e ognuno esibisce delle sue peculiarità specifiche che fanno in modo che i turisti vengano accolti in maniera confortevole. Si tratta di Acquaviva Picena, Camerino, Corinaldo, Genga, Gradara, Mercatello sul Metauro, Mondavio, Montecassiano, Montelupone, Monterubbiano, Offagna, Ostra, Pievebovigliana, Ripatransone, San Ginesio, Sarnano, Staffolo, Urbisaglia, Visso.

BANDIERE VERDI Svettano su 22 comuni delle Marche le bandiere verdi. Questo riconoscimento vuole premiare quelle aziende agricole, regioni, province, comuni, comunità montane e parchi che si sono distinti nell’amministrare politiche di tutela ambientale e paesaggistica, facendo un uso sensato e razionale del suolo, oltre a potenziare e valorizzare i prodotti tipici legati ai luoghi stessi, il tutto orientato a un miglioramento delle condizioni di vita ed economiche di chi, la terra, la vive e la lavora, oltre che dei cittadini stessi.

Acquaviva Picena, Appignano, Arcevia, Barchi, Belvedere Ostrense, Borgo Pace, Cartoceto, Castellane di Suasa, Corinaldo, Cossignano, Fratte Rosa, Loro Piceno, Mondavio, Monte San Vito, Montecarotto, Morro D’Alba, Ripatransone, San Lorenzo in Campo, Senigallia, Serra de’Conti, Staffolo, Trecastelli.

BORGHI AUTENTICI Puntano a perfezionare le qualità degli ambienti urbano e naturale, con un occhio rivolto alla vita di cittadini e turisti: questa la finalità dei borghi autentici d’Italia, un sistema di territori e comunità uniti tra loro, sparsi tra le diverse regioni d’Italia. Accoglienza è la parola d’ordine dei due borghi autentici marchigiani, che vogliono rendere il più piacevole possibile il soggiorno temporaneo di ospiti e turisti, definiti cittadini temporanei che sostano in città.

Montevidone, Rotella.

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MENTE

di Gaudenzio Tavoni

AUDI SPOR

IL NUOVO

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BRAND

T,

Domina Domina www.audidomina.it www.audidomin

E L L E D A N EG

S N I ’ L AL

I N O I Z O EM

La concessionaria di Ancona è tra le 17 strutture in Italia che saranno specializzate nella vendita e assistenza delle vetture sportive della casa di Ingolstadt. Cinque i “plus” su cui si basa la filosofia del nuovo brand: tecnologia ai massimi livelli, prestazioni, trazione quattro, eleganza e piacere puro.

Born on track. Built for the road.

E’ questo lo slogan che ha accompagnato il debutto del brand Audi Sport, un nuovo marchio nato per regalare emozioni speciali a tutti i clienti della casa dei Quattro Anelli e non solo. Con la creazione di un brand dedicato, Audi ha voluto così dedicare e offrire agli appassionati di auto sportive tutta l’esperienza maturata in 35 anni di competizioni automobilistiche.

In Italia sono 17 le concessionarie che saranno specializzate nella vendita e assistenza delle vetture Audi Sport e, tra queste, è stata individuata anche DOMINA di Ancona. E’ questo, senza dubbio, un bel riconoscimento che premia il lavoro e la professionalità di Paolo Giacchetti, amministratore delegato di Domina SpA, e di tutti i suoi collaboratori. “ Questa è un’importante tappa per noi tiene a precisare Giacchetti - far parte di un selezionato gruppo di concessionarie brandizzate Audi Sport ci riempie di orgoglio, evidentemente abbiamo lavorato bene ma vogliamo prendere spunto da questa opportunità per poter fare ancora meglio. Crediamo fermamente in questo progetto e vogliamo esserne i promotori nella nostra zona con eventi in concessionaria e, perchè no, in pista.

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MENTE

Del resto – conclude Giacchetti - Audi Sport nasce proprio dai circuiti automobilistici ed è lì che vogliamo accompagnare i nostri clienti sportivi, ma anche quelli di altri marchi, per avvicinarli al nostro nuovo brand.

Audi Sport sarà alimentato e sviluppato non solo con i veicoli top di gamma, ma anche con strategie di marketing per rendere il prodotto ancora più esclusivo e desiderabile. Tra queste rientrano le prossime iniziative che Domina ha messo in campo per i propri clienti, tra cui la presentazione del nuovo brand in concessionaria, la presenza all’autodromo di Imola in occasione del secondo appuntamento del Campionato Italiano Gran Turismo dove è impegnata la R8 e la prova di alcuni modelli della gamma RS all’autodromo del Mugello con Audi Driving Experience. La sede di Domina, così come quella delle altre concessionarie individuate in Italia, inoltre, saranno dotate anche di un corner dedicato ad Audi Sport dove il cliente, grazie a personale specializzato e a un grintoso look racing, sarà accolto come un vero pilota ai box durante una gara.

Attualmente la gamma Audi Sport, già composta da RS3, RS Q3, RS 6 Avant, RS 7 Sportback e R8 V10 Coupé, è stata integrata dal recente debutto delle versioni Performance di RS Q3, RS 6 Avant e RS 7 Sportback e dalla versione Plus di R8 V10 Coupè.

R8 V10 COUPÈ

TECNOLOGIA, PRESTAZIONI AL TOP, TRAZIONE QUATTRO, ELEGANZA, DESIGN, PIACERE PURO Ed è proprio da quest’ultimo modello che abbiamo voluto presentare il nuovo brand. Dalla sede della concessionaria Domina in zona Baraccola, pianifichiamo di andare al mare e precisamente al porto turistico di Marina Dorica ad Ancona, con un’unica, splendida protagonista: la R8 V10

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5.2 FSI plus, la vettura stradale più potente e veloce mai realizzata ad Ingolstadt.

La R8 ci attende nel corner Audi Sport allestito all’interno della splendida sede Domina. Il logo rosso di Audi Sport fa bella mostra e spicca all’interno degli eleganti locali, unitamente all’abbigliamento racing che ci fa subito immergere nel mondo delle corse. L’atmosfera è unica, la vettura altrettanto.

Capiamo subito che i canoni su cui si basa la filosofia Audi Sport sono tutti magistralmente condensati nella R8 V10 coupè: tecnologia ai massimi livelli, prestazioni al top, trazione quattro con elevate performance in massima sicurezza, eleganza, grazie alla quale la sportività si fonde con la raffinatezza del design e, infine, piacere puro, che nasce dalla consapevolezza di guidare un mezzo con caratteristiche racing ma adatto all’uso quotidiano su strada.

Ed in effetti la nuova R8 V 10 Plus è stata progettata per la pista e sviluppata per la strada. Le sue prestazioni creano nuovi punti di riferimento: motore di 5.2 litri V10 che eroga una potenza di 610 cavalli, accelerazione da 0 a 100 in soli 3,2 secondi, una coppia massima di 560 Nm e una velocità di ben 330 km/h. Una potenza incredibile, che viene trasferita a terra dalla trasmissione a sette rapporti installata dietro al motore. Il cambio S tronic® dispone di tre modalità di guida, e può essere controllato anche manualmente. I comandi del cambio sono trasmessi elettronicamente (shift-by-wire), mentre il sistema di launch control garantisce la miglior accelerazione da fermo. Un’ulteriore funzionalità dell’S tronic® entra in funzione quando il conducente alza il piede dall’acceleratore a una velocità superiore a 55 km/h e, in questo caso, entrambe le frizioni si aprono e la vettura procede la marcia in modalità di veleggiamento, garantendo un notevole risparmio di carburante.

Il sistema di trazione integrale permanente quattro®, inoltre, permette alla vettura di raggiungere elevate prestazioni in termini di stabilità e aderenza. Il sistema di

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trazione quattro di nuova concezione garantisce una distribuzione totalmente libera e variabile della coppia motrice sull’asse anteriore e posteriore, a seconda della situazione di guida e delle condizioni metereologiche. In condizioni standard tutta la potenza del motore viene trasmessa alle ruote posteriori ma, se necessario, la frizione può deviare il 100% della coppia motrice alle ruote anteriori. Grazie al blocco differenziale meccanico sull’asse posteriore (25% in trazione e 55% in decelerazione), il conducente prova una sensazione di massima aderenza senza alcun slittamento.

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Dalla sede Domina ci trasferiamo al porto turistico di Marina Dorica. Qui ad accogliere la R8 c’è lo splendido mare della darsena, capace di 1500 posti barca con 23 pontili, locali ristoranti e negozi che fanno della struttura uno dei porti turistici più attrezzati e moderni d’Italia, insignito della Bandiera Blu dal 2011 e riconfermata nel 2016. La giornata che ormai sta declinano verso il tramonto regala ancora più fascino al design mozzafiato

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Photo di Andrea Tessadori

della R8: cofano proteso in avanti, linee del retrotreno che seguono armoniosamente lo stile della vettura, motore centrale in bella vista grazie alla copertura in cristallo e abbondante uso di carbonio, come nel suggestivo alettone posteriore che ne aumenta il carico aerodinamico ed enfatizza l’aspetto racing.

L’impianto di scarico sportivo e il sideblade, entrambi di colore nero, i cerchi in lega a 10 razze da 20 pollici e i

Domina Domina www.audidomina.it www.audidomin fari led con tecnologia laser arricchiscono ulteriormente la dotazione di serie della vettura e ne fanno un gioiello davvero ambito. L’abitacolo, nonostante la vettura abbia una derivazione corsaiola, è molto funzionale anche in situazioni limite, grazie al posizionamento di tutti i comandi a portata di mano. Il volante, infatti, ha ben quattro satelliti, tra cui quello per gestire la modalità di guida (snow, wet, dry) e un secondo selettore che permette di dosare il sound dell’impianto di scarico in modalità Sport o Standard, mentre gli altri due comandi gestiscono, rispettivamente, l’accensione della vettura e l’Audi Drive Select. Questo sistema permette

di impostare le modalità comfort, auto, dynamic e performance, ottenute agendo sulle regolazioni del motore, sterzo, trasmissione, trazione integrale, magnetic ride, sterzo dynamic e impianto di scarico. Il quadro strumenti, infine, è di tipo digitale e può essere facilmente personalizzato, mentre gli interni sono impreziositi da una selleria sportiva in pelle nappa.

La sera è ormai alle porte, ma non potevamo non riprendere la splendida R8 con un bello sfondo rossotramonto che si abbina perfettamente al colore rosso Audi Sport, che da alcuni mesi ad Ancona cominciamo a notare sempre più.

AUDI SPORT, DAL RACING A BRAND E’ indubbio che lo sport automobilistico contribuisca allo sviluppo tecnologico dei modelli più potenti e questo è uno dei motivi che ha spinto Audi a far diventare un marchio a sé stante le Serie R e RS, ossia le versioni sportive e più performanti dei suoi modelli, che hanno assunto sempre maggiore importanza all’interno della Casa degli Anelli. E i 32 campionati vinti, tra cui il DTM e il Mondiale Rally, le 13 vittorie assolute nella 24 Ore di Le Mans, nonché i 35 anni di esperienza, hanno premiato Audi Sport, responsabile dello sviluppo dei modelli più sportivi di Audi e direttamente dipendente dalla divisione Motorsport, facendolo

diventare una branca specializzata della Casa di Ingolstadt. Le nuove vetture del brand Audi Sport saranno sviluppate direttamente nel Competence Center Motorsport, a Neuburg, dove nascono già i modelli che corrono nei campionati WEC e DTM, a pochi chilometri dal circuito di Audi Driving Experience Secondo Audi, infatti, il passo dalla pista alla strada è breve e il poter utilizzare le competizioni, come campo dove sviluppare le auto di serie, ha permesso al marchio tedesco di progettare auto prestazionali che fossero affidabili, performanti, ma anche facili da guidare, sicure in ogni condizione e alla portata di tutti.

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MENTE

L A U R E AT I U N I C A M :

SODDISFATTI DEL PERCORSO UNIVERSITARIO E PRONTAMENTE INSERITI NEL MONDO DEL LAVORO

Il Consorzio AlmaLaurea ha presentato nei giorni scorsi a Napoli in occasione del Convegno “Formazione universitaria e posti di lavoro: proiezioni spaziali e temporali” il XVIII Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati italiani. Nonostante il periodo di crisi che sta attraversando l’intero Paese, i risultati relativi all’inserimento nel mondo del lavoro dei laureati dell’Università di Camerino sono ancora molto positivi.

Il tasso di occupazione dei laureati magistrali Unicam a un anno dalla laurea è pari al 62%. Con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano: il 79% dei laureati intervistati a cinque anni dal titolo è occupato.

Positive sono anche le performance occupazionali dei laureati triennali che non si sono mai iscritti ad un corso di laurea magistrale: ad un anno dalla laurea il tasso di occupazione è pari al 63%.

Molto interessanti restano le risposte dei laureati UNICAM sulla effettiva efficacia delle competenze e delle conoscenza acquisite con la Laurea ottenuta nei vari livelli: il 77% del totale dei laureati UNICAM dichiara, ad un anno dalla conclusione del percorso formativo, di ritenere efficaci o molto efficaci tali competenze e oltre il 78% dei laureati dichiara di utilizzarle quotidianamente, nell’attuale lavoro.

“L’indagine AlmaLaurea – ha dichiarato il Rettore Flavio Corradini – conferma la qualità dell’offerta formativa di Unicam, premiando gli sforzi e l’impegno dell’Ateneo. Da tempo infatti stiamo lavorando affinché la formazione dei nostri laureati sia incentrata sulle esigenze del mercato del lavoro, con percorsi 46 | WHY MARCHE

di studio definiti in sinergia con le aziende presenti sia nel nostro territorio che in ambito nazionale”.

Interessante infatti anche il dato relativo alla stabilità del lavoro: ad un anno dal titolo il 39% degli occupati può contare su un lavoro stabile, ossia contratti a tempo indeterminato o attività autonome effettive (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.). Dato che supera di alcuni punti percentuale la media nazionale.

L’indagine ha riguardato complessivamente un nutrito e corposo campione di laureati dell’Università di Camerino (90%).

Estremamente positivi sono anche i risultati sulla valutazione dell’esperienza universitaria e sulla soddisfazione espressa dai laureati.

Il 92 % dei laureati si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto del Corso di Studio concluso ed il 91% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, 76 laureati su cento considerano le aule adeguate e valutano positivamente i servizi di biblioteca. E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Confermerebbe la scelta del corso e dell’Ateneo il 73% dei laureati mentre sale al 77% la quota di coloro che confermerebbero la scelta di uno dei Corsi UNICAM. “Sono fermamente convinto – ha proseguito il Rettore Corradini – che la formazione universitaria debba affiancare all’efficienza ed alla qualità dei processi didattici curriculari, strumenti per vincere la competitività del mondo del lavoro, in uno scenario dove saranno le conoscenze, le capacità, le abilità relazionali e linguistiche a fare la differenza. Tutte azioni queste alle quali Unicam crede fortemente e sulle quali sta investendo con grande impegno.

E’ imperativo, pertanto, fare rete, costituire partenariati e collaborazioni con le maggiori realtà produttive ed istituzionali, radicandosi sempre più nel territorio ma contemporaneamente aprendosi sempre di più al mondo, in un’ottica di scambi e collaborazioni internazionali che mirino a realizzare quell’import-export di know-how esperienziale, necessario alla creazione di occupazione giovanile e creativa”.

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MENTE

PROGETTO EDUCONSUMO

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PROGETTO DI EDUCAZIONE AL CONSUMO RESPONSABILE E RESPONSABILIZZATO

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Proprio in questi giorni verrà inaugurato in Ancona lo sportello del progetto Educonsumo, un progetto promosso da SS. Annunziata Onlus, braccio operativo della Caritas Diocesana, e dai partners Comune di Ancona, ActionAid Italia e Adiconsum Marche, co-finanziato dalla Fondazione Cariverona.

Il progetto risulta senza dubbio ambizioso, in quanto vuole fornire un sostegno alla cittadinanza laddove non sono attivabili politiche sociali mirate; Educonsumo si propone, infatti, di sostenere le persone della città di Ancona che si trovano in condizioni di quasi povertà: 2.000 cittadini aventi un ISEE compreso tra i 3.000 ed i 10.000 euro.

Lo scopo di Educonsumo è quello di offrire un aiuto concreto ai soggetti che si trovano in condizioni di fragilità economica e che sperimentano criticità nel sostenere degli standard di consumi adeguati, attraverso il rafforzamento del loro potere di acquisto e tramite percorsi di accompagnamento, educazione ed orientamento al consumo, utili alla realizzazione di virtuose prassi di gestione del denaro.

Nel realizzare la sua finalità, Educonsumo persegue una serie di obiettivi, da raggiungere attraverso cinque azioni principali:

RICERCA STATISTICA. A seguito dell’identificazione dei soggetti beneficiari, è stata realizzata un’apposita ricerca volta a studiare i consumi e gli stili di vita dei soggetti interessati, per coglierne gli effettivi standard e le aspirazioni di consumo. La ricerca, da cui scaturirà una pubblicazione, costituisce una importante fonte di conoscenza ed approfondimento sul fenomeno delle difficoltà economiche a livello territoriale.

SPORTELLO DI ASCOLTO. Verrà attivato a breve uno sportello di ascolto ed orientamento alla spesa per analizzare ed individuare la condizione socio-economica e le difficoltà di acquisto o di accesso ai servizi dei beneficiari del progetto. Gli operatori dello sportello opereranno sulla base di una apposita griglia utile alla rilevazione dei bisogni e delle problematiche; verranno, inoltre, messe a disposizione informazioni specifiche e personalizzate su una corretta gestione del bilancio familiare e di approccio all’acquisto di beni e servizi. Tale attività sarà propedeutica alla individuazione di 50 destinatari selezionati che parteciperanno ad un apposito corso di economia domestica e 15 famiglie che seguiranno uno specifico programma di accompagnamento alla spesa.

“TESSERE SCONTO”. Verranno distribuite 2.000 tessere sconto ai primi 2.000 cittadini anconetani che si presenteranno allo sportello e verranno riconosciuti idonei sulla base dei requisiti di reddito (Isee compreso tra i 3.000 ed i 10.000 €). Le tessere consentiranno di usufruire di agevolazioni nell’acquisto di beni o servizi, attraverso il coinvolgimento e l’attivazione di convenzioni con gli esercenti del territorio che aderiranno all’iniziativa; l’obiettivo è mettere in atto un circuito virtuoso di solidarietà della cittadinanza, stimolando il meccanismo di mercato in maniera “socialmente responsabile”. Grazie alla distribuzione di 2000 tessere sconto, le famiglie prima impossibilitate a farlo potranno raggiungere uno standard di consumi adeguato ed in linea con quello del contesto di riferimento. Gli esercenti, d’altro canto, potranno esporre nel negozio il marchio solidale “Educonsumo” e beneficeranno di un

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allargamento del mercato, trovandosi di fronte una domanda, prima inespressa, da parte di “nuovi clienti”.

E’ evidente che un’azione di questo tipo avrà, inoltre, delle importanti ricadute redistributive, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e le disparità a livello locale.

GUIDA. E’ stata redatta una guida sia in formato cartaceo che elettronico (mediante pubblicazione sul sito del progetto), dalla quale i soggetti possono cogliere consigli utili per risparmiare e buone prassi di consumo, con l’obiettivo di gestire in modo più oculato le proprie risorse economiche.

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SITO INTERNET. A breve sarà possibile, inoltre, consultare il sito internet del progetto, che contiene tutte le informazioni utili sulle modalità di adesione, sulle attività realizzate e sui soggetti coinvolti. Una parte del sito è interattiva e permette agli utenti di creare un carrello della spesa sulla base di un paniere di beni essenziali, verificando le offerte più vantaggiose degli esercizi aderenti. Il sito costituisce uno strumento strategico a disposizione di tutta la cittadinanza che voglia avere informazioni sulle modalità di erogazione delle tessere sconto, sulla corretta amministrazione delle proprie risorse economiche, nonché sulle convenzioni realizzate con gli esercizi aderenti.

Al momento, in vista dell’apertura ufficiale dello sportello Educonsumo, gli operatori del progetto sono impegnati con la raccolta delle adesioni, in particolare tramite un’attività di “porta a porta” presso gli esercenti e titolari di attività e servizi. La risposta è stata ottima, ad oggi ha già aderito la Grande Distribuzione, con diversi punti vendita dislocati sull’intera città, nonché oltre 60 esercizi commerciali, attività sportive ed associazioni, segnale positivo dell’interesse. La raccolta delle adesioni è ancora aperta e ricordiamo che tutti coloro che sono interessati a prendere parte a questa importante iniziativa potranno decidere le modalità e l’entità di erogazione degli sconti.

Per avere informazioni contattare gli operatori del progetto tramite mail all’indirizzo educonsumo@annunziataonlus.it, oppure chiamare i seguenti numeri 3881869514 3888055452 (dal martedì al giovedì h 9,00-13,00)

]

di Chiara Cippitelli.

www.adiconsumarche.it adiconsum.marche@gmail.com

www.facebook.com/adiconsum.marche

Progetto Educonsumo (SS. Annunziata Onlus-Caritas Diocesana, Comune di Ancona, Adiconsum Marche ed ActionAid Italia), co-finanziato dalla Fondazione Cariverona.

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PERCHE’

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di Luca Capponi

n carro trainato per chilometri da bufali impazziti e stremati dalla fatica cade rovinosamente nello specchio d’acqua, trascinando con sé l’illustre cadavere chiuso in un sacco. Dalle stesse acque, una periodica scia di sangue emerge a ricordare la maledetta sepoltura. Intorno, forche e muri da erigere per scongiurare la processione di negromanti, alchimisti, strani personaggi pronti a vendere l’anima al male. E se lo scenario sembra quello di un qualsiasi film o romanzo di paura, è perché non si ha ben presente quanto circonda “il lago con gli occhiali”, il mito, la leggenda, l’intramontabile storia. Posto a quasi 2mila metri sopra il livello del mare, in un luogo tanto impervio quanto poco accessibile del Monte Vettore (in provincia di Ascoli Piceno), il Lago di Pilato è una delle cartoline immancabili del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Uno straordinario monumento naturale che porta con sé bellezza e fascino, perversione e mistero, su cui nel corso dei secoli si sono cimentate schiere di studiosi, avventurieri, viaggiatori.

Anzitutto il nome, che deriva dalla credenza che lo vuole come ultima meta del corpo di Ponzio Pilato, reo di avere condannato a morte Gesù e per questo immeritevole di sepoltura e, quindi, affidato al fato; in questo specifico caso un carro con bufali che avrebbe terminato la sua folle corsa proprio nel lago. Una leggenda che la credenza popolare ha contribuito ad alimentare, suffragata dal “sangue” che puntualmente colora il lago durante alcuni periodi dell’anno, a ricordare il triste fatto. In realtà, lo stesso volere popolare ha voluto che uno dei peggiori crimini della Storia venisse accostato ad un luogo già di per sé maledetto; posto migliore per accogliere il cadavere di Pilato, dunque, non poteva esserci. Ma è

bene ricordare che esistono altri siti diventati famosi per lo stesso motivo, come per esempio il Monte Pilato (Pilatus) vicino Lucerna, in Svizzera.

Il “sangue”, invece, altro non è che il mitico Chirocefalo del Marchesoni, esemplare di crostaceo unico al mondo che vive solo da queste parti e che, manco a dirlo, ha un colorito tra il rosso e l’arancio. Fu scoperto nel 1954 da colui che gli ha dato parte del nome, ovvero Vittorio Marchesoni, all’epoca direttore dell’istituto di botanica dell’Università di Camerino.

Ma perché questo lago è da sempre considerato maledetto, tanto da diventare la sede ideale per seppellire il malvoluto corpo di Pilato? Domande le cui risposte si perdono nella notte dei tempi. Sicuramente la vicinanza con un altro luogo di culto quando si parla di mistero, la Grotta della Sibilla, ha contribuito ad alimentarne lo status. «Va comunque considerato che si hanno notizie intorno al lago già dal Trecento grazie a Pierre Bersuire che, in base al racconto avuto da un altro prelato, lo descriveva popolato da demoni e circondato da muri che impedivano l’accesso ai negromanti» spiega la studiosa Antonella Alesi, autrice di Al Lago di Pilato conservando l’anima, ultimo bel libro sul tema che va ad arricchire una già cospicua bibliografia. «Divenuto però famosissimo per la storia di Pilato (denominazione che nacque intorno al 1300), il lago era ritenuto molto adatto all’esercizio di pratiche magiche, misterioso quando le sue acque si agitavano formando onde e mulinelli con grandissimo stupore dei visitatori, imperterrito testimone delle frequenti tempeste di fulmini e di terremoti che molto spesso funestavano le zone circostanti» continua. «Interessanti anche i toponimi dei luoghi vicini che segnano la netta contrapposizione tra luce e tenebre, dal Pizzo del Diavolo alla Cima del Redentore, dalle Gole dell’Infernaccio al santuario di Madonna dell’Ambro».

Ma le leggende e le storie non si contano, spesso avvalorate da pietre ed incisioni rinvenute nei pressi; la più famosa è conservata nel Museo della Grotta

della Sibilla di Montemonaco, una grande pietra trovata nella lingua di rena tra i due bacini del lago, dove si svolgevano riti esoterici. Su di essa sono graffiate lettere come cicatrici, ancora da decifrare. Tra le leggende, una delle più suggestive è quella che riguarda il pretoriano che assistette alla caduta del famoso carro con il corpo di Pilato, il quale al momento di ridiscendere a valle venne tramutato in roccia. Guarda caso, la massiccia parete rocciosa chiamata oggi Gran Gendarme, che sembra vigilare attentamente sul lago, ha fattezze incredibilmente simili ad un essere umano.

Per arrivare al Lago di Pilato e lasciarsi trasportare da un mix unico di storia, natura e folklore, si possono percorrere tre itinerari. Il primo, probabilmente il più frequentato, è quello che parte da Foce, frazione del comune di Montemonaco (AP) da cui si prende un sentiero che prima attraversa il Piano della Gardosa, poi sale lungo il ripido sentiero delle “svolte” fino a proseguire in un canalone che conduce alla meta.

Altra possibilità consente di partire da Forca di Presta (Arquata del Tronto) seguendo il sentiero che conduce fino al Monte Vettore, con tappa intermedia al rifugio Tito Zilioli e discesa verso la valle del lago. Dal versante umbro, infine, si può partire da Castelluccio passando per Forca Viola, itinerario più lungo e meno frequentato.

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PERCHE’

Ma perché questo lago è da sempre considerato maledetto, tanto da diventare la sede ideale per seppellire il malvoluto corpo di Pilato? Domande le cui risposte si perdono nella notte dei tempi.

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Antonella Alesi autrice del libro “Al lago di Pilato conservando l’anima”

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SPIRITO

Sui fo rnelli veleg giando

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di Leila Ben Salah

S

padellare nel miglior modo possibile mentre la barca a vela fila veloce sul mare. Ecco una delle gare più emozionanti di sempre: SailingChef. La Masterchef del mare prende vita al Marina Dorica il 21 maggio nell’ambito della manifestazione Tipicità in Blu, che porterà le bontà culinarie e i prodotti del nostro mare sulle tavole doriche dal 19 al 22 maggio.

Una vera e propria regata con tanto di classifica sportiva che si affianca a una gara di cucina a bordo, il tutto con prodotti a km zero forniti per l’occasione da Coldiretti, sponsor della manifestazione. “Ci è stato chiesto di aprire le porte di Marina Dorica per far sì che ci fosse un’altra location da inserire nel programma di Tipicità in Blu - spiega Leonardo Zuccaro, direttore del porto turistico di Marina Dorica - e ci è venuta l’idea di proporre qualcosa che di fatto esiste già in altre Regioni e altre Marinerie d’Italia e che riscuote ogni anno molto successo: una veleggiata durante la quale si cucina una ricetta, al termine della veleggiata, che ha anche un valore sportivo, ci sarà una giuria dedicata alla valutazione dei piatti prodotti durante la navigazione dagli equipaggi”.

La gara ricalca un po’ le orme di Masterchef, appena saliti a

bordo infatti i cuochi si troveranno di fronte a uno scatolone con tutti gli ingredienti necessari per cucinare: pasta, riso, pesce azzurro già opportunamente pulito, formaggi, olio extravergine di oliva, ver-dure e odori, spezie. C’è persino il pan grattato, non si sa mai che a qualcuno venisse voglia di prepara-re dei pomodori al gratin o del pesce al forno.

Poi sta tutto all’abilità del cuoco, inventare, creare, cucinare e presentare, naturalmente nei tempi giusti, il piatto a una giuria di sei esperti che aspetterà i concorrenti al traguardo.

Gli ingredienti sono gli stessi per tutti gli equipaggi.

E con queste prelibatezze gli chef dovranno preparare un primo piatto, oppure un secondo o un piatto unico.

Nel vassoio finale dovranno esserci sei porzioni per ognuno dei componenti della giuria. Questi i criteri di valutazione: la difficoltà di esecuzione, la bontà, la migliore interpretazione degli elementi e la presentazione del piatto al momento della consegna. Gli chef dovranno preparare il tutto con una porzione per la fotografia e un assaggio per la giura.

E guai a barare portando il precotto da casa, si può cucinare solo dopo la partenza della veleggiata, pena la squalifica.

“La regata seguirà un percorso facilitato - spiega ancora Zuccaro - in tutto sono 10 miglia di lunghezza, abbiamo pensato che fossero necessari per dare il tempo a tutti di realizzare la ricetta. E si navigherà solo con le due vele più semplici da manovrare, vietato l’uso dello spinnaker (quella vela colorata di difficile gestione, ndr). La linea d’arrivo sarà quasi davanti all’imboccatura del porto turistico, le imbarcazioni entreranno, si ormeggeranno al primo pontile e porteranno il proprio piatto alla giuria che sarà dislocata subito nelle vicinanze”. In giuria ci saranno esperti di cucina e chef rinomati. La gara è a numero chiuso: non più di 25 partecipanti. E il bando è stato inviato alle marinerie di tutta la regione, ci si aspettano quindi partecipanti un po’ da tutti i porti. Si salpa alle 14 del 21 maggio e in due o tre ore al massimo si saprà chi è il miglior chef marinaro e chi il miglior velista. Ma non solo. “Parimenti alla classifica della gara da cucina - spiega ancora Zuccaro - c’è la classifica della veleggiata e poi i due punteggi saranno sommati per realizzare una classifica combinata. Il primo assoluto avrà il trofeo challenger SailingChef. Sarà simpatico vedere all’opera i cuochi di bordo impegnati mentre gli equipaggi dovranno governare le imbarcazioni”. Nella quota di iscrizione sono compresi gli ingredienti e prodotti offerti dalla Coldiretti, oltre ai soliti gadget.

Decisamente attraente la formula di Tipicità in Blu, che offre la possibilità di costruirsi, tra le innumerevoli proposte del cartellone, la propria personale esperienza, componendo un vero e proprio “menù di visita”. Mini crociere a bordo di pescherecci per gustare il volto di “Ancona” direttamente dal mare, proposte di cucina marinara al porto peschereccio in compagnia dei pescatori, “immersioni scientifiche” e laboratori con gli esperti tra gli innumerevoli segreti del mare. Speciali “proposte week end” consentiranno di vivere anche altri aspetti della linea blu di Ancona, tra le quali appunto la speciale regata gastronomica, la “sailing chef” e lezioni-spettacolo in compagnia di volti noti con l’Accademia Oro di Mare. Per i gourmet ed i food-lovers, i ristoranti e i bar di Ancona si vestono di blu, con speciali menù dedicati all’evento ed aperitivi a tema. Ancona, storica porta d’Oriente, città di scambi e centro del bacino adriatico-ionico, durante il festival ospiterà un’altra comunità dell’Adriatico, per conoscere tradizioni, usi e gastronomia delle terre poste aldilà del “mare che unisce”.

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SPIRITO

di Gaudenzio Tavoni

JUDO PLUTO:

the old trend is the new trend LA MUSICA INDIPENDENTE DELLE MARCHE IN QUESTO NUMERO È RAPPRESENTATA DA UNA BAND ANCONETANA COSTITUITASI NEL 2001 SUI BANCHI DEL LICEO CLASSICO. OLTRE A COMPORRE ARRANGIAMENTI, IL GRUPPO HA LEGATO LA MUSICA AL TEATRO PRODUCENDO SPETTACOLI DI GRANDE SUCCESSO. Sono Filippo Macchiarelli (voce), Fabio Agapite (pianoforte), Giovanni Baleani (chitarra), Riccardo Trasselli (basso/contrabbasso) e Luca Luzi (batteria) gli attuali componenti della band Judo Pluto nella branca JP Lovers. Nata tra i banchi del Liceo Classico Rinaldini di Ancona, la formazione musicale nel corso degli anni ha integrato le sue fila aprendosi a collaborazioni con artisti di tutta la provincia e approcciando nuovi generi musicali che vanno dal jazz al funky, dallo swing a musiche di Frank Sinatra. Con Filippo Macchiarelli e Riccardo Trasselli andiamo meglio a conoscere i Judo Pluto.

Intanto spiegateci come nasce la vostra band e l’origine del vostro nome.

“Torniamo con la mente al 2001- esordisce Filippo - è stato tutto molto spontaneo, avevamo appena quindici anni e tra i banchi di scuola del liceo classico Rinaldini io, che suonavo pianoforte, e due miei compagni di classe, Alessandro Medi (batterista) e Alessandro Conti (sassofonista), avevamo la stessa passione per la musica e soprattutto ci piaceva il jazz. E’ stato naturale formare un gruppo e possiamo dire che siamo stati i precursori del Liceo Musicale che ora ha sede proprio nei locali del Rinaldini. E’ difficile dire come sia nato il nome, ce ne piaceva uno che suonasse bene e il batterista fu bravo ad individuare Judo Pluto. Lo adottammo subito, ma l’assurdo è che la band nacque come attività amatoriale e che a distanza di quindici anni ora i componenti sono tutti professionisti.”

Rispetto alla formazione originaria gli attuali componenti sono cambiati?

“Sì, nella branca più attiva, quella che abbiamo denominato JP Lovers dedicata ai ricevimenti nuziali e feste private, io sono l’unico rimasto – dichiara Filippo – perché Riccardo è arrivato nel 2009 e altri sono entrati recentemente. Insomma, ogni tanto c’è stata la necessità di sostituire qualche componente a cui

l’attività professionale impediva di continuare a dare il proprio apporto alla band. Pertanto, io da 15 anni sono il denominatore comune ma in realtà sono rimasto in contatto con uno dei fondatori, Alessandro Medi, con cui collaboro ancora in un’altra costola del gruppo, mentre il terzo fondatore Alessandro Conti purtroppo è venuto a mancare nel 2012.

Filippo, perchè parli di branca e costole, avete più formazioni e repertori?

Sì, la nostra band opera su più fronti, ma quello attualmente più attivo è JP Lovers. Nel corso degli anni il nostro gruppo si è allargato, ci sono stati molti avvicendamenti e sono stati approcciati tanti repertori. Siamo arrivati ad una decina di componenti, per cui si era creata una band un po’ particolare nel panorama musicale, a volte anche non facile da gestire.

Tuttavia la nostra forza è stata l’aver creato una famiglia e alla fine è prevalso sempre il buon senso e, soprattutto, la passione per la musica. Recentemente il numero dei componenti è andato diminuendo, ma per qualche periodo avevamo tre costole diverse composte, rispettivamente, da cinque, sette e dieci elementi, come durante il concerto di Piazza Roma in occasione del Festival Adriatico-Mediterraneo. Il successo è arrivato grazie alla passione che ci ha sempre contraddistinto.

E’ vero, abbiamo perso qualcuno per strada, ma abbiamo sempre tenuto vivo il gruppo con professionisti a cui abbiamo dato del tempo per integrarsi e a cui abbiamo chiesto di vivere bene assieme.

Vi definirei un vero e proprio laboratorio.

Sì, grazie, accetto l’accostamento ma direi anche una fucina di tante idee, come quella di legare la nostra musica al teatro, è stata una scelta molto azzeccata. Abbiamo coinvolto degli attori in uno spettacolo completamente autoprodotto, fatto con una certa spensieratezza ma sempre con grande professionalità.

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VIAGGIO ATTRAVERSO LA MUSICA INDIPENDENTE DELLE MARCHE Teatro? Cosa centra con la vostra musica?

Centra tantissimo, eccome, nel 2011 abbiamo deciso di produrre uno spettacolo teatrale con testi e musiche da noi composti. Abbiamo personificato Judo Pluto in un soggetto alla Frank Sinatra in uno spettacolo comico-musicale tenutosi a Monte S. Vito nel quale la nostra band era sempre sul palco con le musiche arrangiate, naturalmente, del grande cantante americano. Queste venivano intervallate dalla recitazione di testi da noi prodotti e decantati da attori del calibro di Igor Pitturi e Petra Valentini. Tra l’altro il nostro repertorio si basa molto sulle musiche di Sinatra e debbo dire che il pubblico lo apprezza sempre. La seconda esperienza teatrale si è tenuta l’anno successivo, sempre a Monte SanVito, denominata “Il Lampadario” . Siamo partiti dalla citazione di Baudelaire secondo cui a teatro non era mai la rappresentazione ma il lampadario della sala a piacergli. Anche questo è stato uno spettacolo comico-musicale di grande successo – ribatte Riccardo - e potremo anche pensare di festeggiare i 15 anni di costituzione del nostro gruppo che si celebra proprio quest’anno con una terza rappresentazione.

Ma allora da Ancona il cuore pulsante della band si è trasferito a Monte S. Vito?

Come ha detto Filippo – continua Riccardo - il gruppo è nato ad Ancona, ma ora il quintetto base, quello principale, ha componenti di Osimo, Serra de’ Conti e Monte S. Vito, comune dove io risiedo.

E il vostro repertorio musicale come è declinato?

Il nostro repertorio è molto vasto ma ora cerchiamo di condensare tutti i generi musicali che abbiamo portato avanti in questi anni. JP Lovers, caratterizzato dai grandi crooners e da classici jazz, si articola tra canzoni italiane e americane ed arrangiamenti originali Judo Pluto. Si va dal jazz mediterraneo, musiche spagnole, funky, jazz acustico, jazz swing, Sinatra, eccetera.

Ma anche Rock & Roll e tanto altro che funziona soprattutto nelle feste private dove abbiamo grande successo perché proponiamo la raffinatezza della band ed un livello musicale elevato oltre al divertimento del brano ballato. La nostra attività principale ora, è rivolta ai ricevimenti anche se ci piacerebbe tornare a suonare “live”, ma il settore è in crisi e Ancona

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offre poche opportunità. Il capoluogo di regione ha registrato momenti di grande boom per la musica “live” ora, invece, tutto è fermo e quindi siamo stati costretti a rivolgerci verso committenti privati.

Noi amiamo il contatto con il pubblico, ci piacerebbe tornare nelle piazze piene, ma per il momento la situazione è poco incoraggiante e siamo costretti a migrare verso altre regioni limitrofe dove c’è un po’ più di sensibilità e maggiori iniziative.

E con Riccardo Trasselli quando vi siete incontrati?

E’ stato nel 2009, quando Marco Pelliccia, il bassista, ci lasciò per andare in Galles. Al termine del Festival Adriatico Mediterraneo ci conoscemmo con Riccardo e subito trovammo l’intesa. Fu lo stesso Marco a dire di prenderlo perchè era un bravo ragazzo, abbiamo seguito il suo consiglio e oggi posso dire che mai una scelta fu più azzeccata.

In sintesi Filippo, qual è il segreto del vostro successo?

E’ stato quello di aver proposto qualcosa che da queste parti non si era mai sentito. Per primi, infatti, abbiamo proposto musiche jazz-swing degli anni 20 e 30 di Count Basie e Duke Ellington, abbiamo suonato brani di Chick Corea e siamo stati un pò i precursori di questi generi musicali, ai più sconosciuti.

Inoltre, c’è stata soprattutto una componente umana, tanti sono stati i componenti del nostro gruppo che si sono alternati nei quindici anni di storia, ognuno con una propria personalità, ma tutti con un denominatore comune: fare le cose con professionalità ma non troppo seriamente perché altrimenti la musica avrebbe perso tantissimo dal punto di vista della spontaneità.

Sì, è vero - ribatte Riccardo - io sono arrivato dopo qualche anno dalla costituzione del gruppo ma mi sono subito adeguato alla sua filosofia di condividere con leggerezza, ma non con superficialità, la passione per la musica.

Chi volesse ascoltare le vostre musiche o contattarvi come può farlo?

E’ semplice – ribattono Filippo e Riccardo – basta andare sul nostro sito www.judopluto.it. Lì, oltre alla possibilità di ascoltare la nostra bella musica ed acquistare il nostro primo cd, c’è la possibilità di reperire tutti i nostri contatti. Inoltre, è attivo anche il profilo Facebook, Judo Pluto.

SPIRITO

GIACOMO GIOVANNETTI

VIAGGIO TRA LINGUAGGI ED IMMAGINARI ARTISTICI

Giacomo Giovannetti, impossibile inquadrarti in una dimensione unica, ma proviamo a raccontare le sfaccettature caleidoscopiche della tuo iter umano, artistico e sociale. Quale il percorso che ti ha portato ad oggi?

Non ho fatto propriamente un percorso lineare, anzi il mio lavoro è proprio frutto di un intreccio d’eventi: sono stato allievo di Concetto Pozzati all’accademia di Bologna, avevo vent’anni e pensavo solo alla pittura, talmente tanto da instaurare con lei una relazione esclusivista.

Forse è proprio per questo che ad un certo punto ho avuto bisogno di altro, mi sono diplomato in arteterapia e ho iniziato a lavorare a un’idea di arte che avesse un valore terapeutico, nell’accezione di consapevole, che si prendesse cura del reale e fosse davvero uno strumento di conoscenza.

Quali sono le influenze artistiche che più di altre sono confluite nella personalizzazione del tuo stile?

Nell’adolescenza, come molti altri sono stato un writer. Ho amato l’opera di Basquiat e poi l’espressionismo astratto, l’informale italiano e infine tutte le correnti più esotiche e lontane, ora mi affascina la tipografia e il design, inteso come artigianato, e la scommessa di far entrare nelle nostre vite ciò che si è relegato spesso allo spazio di una cornice (non dovendo però neppure rinunciare ad incorniciare qualche disegno!).

In realtà per me creare, significa ricreare un setting simile al lavoro dei cartelloni che ci facevano fare come ricerche alla scuola media, preparare il materiale e mettere nero su bianco qualcosa che sia a metà strada tra un racconto di sé e un’esplorazione verso qualcosa ancora da conoscere.

Arte e viaggi: il percorso umano d’incontro dell’altro da sé, le esperienze visive e vissute di paesaggi e mondi diversi, come hanno valorizzato il tuo percorso artistico e umano?

Dicono che bisogna perdersi per ritrovarsi. Io dico che hanno ragione a dirlo.

L’arte e il sociale come si compongono nella tua visione, passione e professione?

Ancora non siamo usciti del tutto da un concetto d’arte novecentesco, critico e autodistruttivo, ma poco a poco si sta ricostruendo un’idea di creatività pienamente (1983) NATO A SENIGALLIA, inserita nel vivere quotidiano: lo vedo dalle tante esperienze in cui la creatività non è solo atta a dimostrare la sua natura creativa, ma vuole essere davvero uno strumenÈ UN GIOVANE ARTISTA to per arrivare altrove e questo mi affascina molto.

COMPLETO ED IMPEGNATO Secondo me l’artista non deve rompere le scatole con la sua immortalità deve NEL SOCIALE. STRETTO È IL lavorare all’immortalità dell’attimo comune che stiamo vivendo, dandogli le giuste LEGAME CON IL TERRITORIO attenzioni e proponendo prospettive nuove utili a sé e a chi ne vuole usufruire.

Bioculture è un progetto internazionale che promuove nel Regno Unito un DI NASCITA, LE MARCHE, consorzio di vitivinicoltori biologici Terroir Marche e la Regione Marche E VASTO IL SUO CAMMINO attraverso un nuovo percorso turistico alla scoperta dei paesaggi, delle traPER IL MONDO. dizioni, del cibo. Tu sei tra gli otto artisti selezionati per il progetto: racconIL SUO PERCORSO FATTO taci la tua esperienza, il tuo modo di leggere e reinterpretare le Marche, la forma artistica che ha mediato la rappresentazione DI INCONTRI ED INTRECCI DI http://www.bioculture.it/ EVENTI LO HA PORTATO AD Bioculture non solo è stata un’esperienza meravigliosa, ma è diventata addiritESPRIMERSI ATTRAVERSO tura una modalità di ricerca valida per me, con la quale continuare a dialogare: SVARIATE FORME ARTISTICHE inserire le opere in un contesto naturale, periferico, confrontarsi con le persone incontrate in una camminata durata 20 giorni e 250 km e creare quel legame NEL SENSO SOCIO-CULTURAtra le foglie più alte dell’albero e le sue radici può essere il riassunto di ciò che LE PIÙ AMPIO, SE VOGLIAMO per me può essere l’impegno creativo oggi.

ANTROPOLOGICO, DEL TERMIHo realizzato per Bioculture, più di sessanta “grafiche” per narrare la mia NE. ANDIAMO A SCOPRIRE DI terra attraverso un dialogo costante con l’altrove che ho comunque “letto” tra le righe della mia terra.Mi sono confrontato durante la camminata con PIÙ ATTRAVERSO LE PAROLE DI tradizioni e paesaggi delle Marche generando un dialogo con elementi esoGIACOMO, LASCIANDOCI TRAtici e lontani per creare una prospettiva nuova e meticcia, ma comunque

GIACOMO GIOVANNETTI

SPORTARE NELLE IMMAGINI CHE EVOCANO. 60 | WHY MARCHE

di Paola Donatiello

identitaria del nostro territorio.

Avevo bisogno di mettere in mostra la mia terra attraverso uno sguardo che la valorizzasse aldilà della provincialità che spesso ci impaurisce e ci spinge cercare stimoli altrove dimenticando poi di riportare sempre le esperienze vissute nel nostro territorio.

La Sibilla, lo zafferano, le storie di guerra sono solo esempi di come, a partire dal reale, ho scavato e messo in connessione il territorio con tantissime altre culture, restituendo a volte con ironia, altre con tenerezza, un fascino alchemico a questa mia terra e allo stesso tempo generando delle chiavi di lettura, spero, affascinanti, per calarsi con un nuovo spirito nella degustazione dei nostri panorami…

Le polaroid, gli scatti low-fi, le pellicole della vecchia Diana sono state spesso la base visiva del mio lavoro grafico, a testimoniare uno sguardo inusuale, parziale e intimo: aggettivi che possono adattarsi bene anche alle “costruzioni visive” generate in sovraimpressione sulle foto.

Le opere che ho sviluppato per Bioculture sono sempre accompagnate da frasi che fungono da porte di accesso all’immagine e sono testimonianza di una creatività che nasce dagli input quotidiani. Suggeriscono la possibilità che chiunque possa ed abbia il diritto di “vivere” il territorio leggendo “tra le righe” e sotto il suolo della sua storia, attribuendo significati e creando connessioni tra il meraviglioso corpus di eventi quotidiani, al di là del concetto di “memorabile”.

Con il seguente link è possibile visionare le sessanta “grafiche” ed altre ancora www.facebook.com/media/set/?set=a.954771094545965.1073741835.38343050501336 3&type=3 Upupa e colibrì è un marchio registrato che proviene da un tuo progetto sostenibile, interculturale e innovativo, come è nata l’idea, quali gli sviluppi, le collaborazioni, le soddisfazioni, le difficoltà?

Ho avuto la fortuna di aver disegnato delle grafiche per Jovanotti e poi di aver preso un sacco di pacche sulle spalle… ho deciso allora di avere un po’ più di coraggio e cominciare a portare la mia ricerca nella praticità e negli “usi comuni”.

Se me l’avessero detto quando frequentavo l’Accademia avrei parlato di sacrilegio, oggi invece mi sento un privilegiato a poter dialogare visivamente e lasciare il mio segno in dei momenti intimi o collettivi. Che bello vedere l’utilità di un mio messaggio visivo o che qualcuno abbia scelto di far disegnare a me la cartolina del suo momento speciale! È un onore!

Dove possiamo trovare i prodotti artistici di Upupa e Colibrì che spaziano dalla grafica al design, all’abbigliamento ecc.?

Eh… Mi sto organizzando! Seguitemi sui social, se vi va!

Uso la possibilità del web non solo per la questione “pubblicità”, credo davvero che sia una risorsa grandissima quella di mostrare un quadro appena concluso e poter aprire un dialogo davvero sincronizzato al momento che stiamo vivendo globalmente.

Credo in una possibile “sinfilosofieren” offertaci dall’esistenza del web, dove correnti lontane si accorgano di far parte dello stesso mare, anche se dopo al mare bisogna andarci davvero, a vedere l’alba. Camminando senza nulla in tasca.

Quale è il ruolo della musica nella tua vita e come ha contaminato il tuo linguaggio artistico?

Amo la musica e mi sono preso il diritto di giocarci un po’. Ho avuto a che fare con bravissimi musicisti per copertine e merchandising e credo che seppur possa muoverci un po’ di vergogna rispetto all’identità principale che ci siamo dipinti addosso sia utile per vivere meglio, conservare uno spirito esplorativo verso altri archetipi che ci compongono, altri aspetti della creatività.

Quali progetti in corso e progetti futuri?

Condivido un sogno… Mi piacerebbe creare un libro d’illustrazioni per l’infanzia.

Qualche aneddoto da raccontarci?

Mia nonna, oltre al racconto sull’arrivo degli alleati a Frontale, dove per la prima volta con gli altri bambini ha visto un “uomo nero” (che per me è una gran metafora e che potete trovare in un’ opera che ho geolocalizzato nell’app bioculture e nel precedente link), mi raccontò di un uomo misterioso che vedeva nel suo piccolo paesino: un vecchio con un orecchino, qualcosa di davvero inusuale, doveva essere un marinaio che aveva deciso di andare a vivere in montagna. Ecco, era un marinaio di montagna, posso lasciarti con questa immagine?

WHY MARCHE | 61

SPIRITO

LA NARRATIVA FANTASTICA DI COLA A tu per tu con Alberto Cola, uno dei portabandiera della narrativa fantastica italiana, un autore di Tolentino che sta facendo parlare di sé ormai da qualche tempo. Parliamo con lui e di “Asad e il segreto dell’acqua” (Il Battello a Vapore, 2016) - illustrazioni di Alberto Madrigal, il suo ultimo romanzo, il nostro odierno consiglio di lettura.

B

uongiorno Alberto. Ho appena finito di leggere “Asad e il segreto dell’acqua” e anche questa volta vorrei farti i complimenti per aver saputo raccontare una storia appassionante con uno stile riconoscibile. Chi ti segue sa che negli anni hai saputo ritagliarti uno spazio importante nel panorama della narrativa fantastica italiana e che, di recente, hai debuttato nel romanzo noir con “La notte apparente” (Curcio Editore - consiglio di lettura di Why Marche). Adesso, chi aspettava una tua nuova produzione si trova in qualche modo spiazzato: hai cambiato ancora, narrativa per ragazzi, la più difficile da scrivere a parer mio, ma forse anche quella in grado di regalare emozioni più vere. È una questione di stimoli. Alla mia età ci si annoia presto. E se è vero che la narrativa per ragazzi vive di regole tutte sue, è altrettanto vero che è molto appagante e fuori dalle pastoie che legano la letteratura “alta”. I ragazzi accettano tutto, purché li faccia divertire e riflettere. Non esistono storie o generi di serie A o B. Nel tuo romanzo la prima cosa che colpisce è il contesto. Hai

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scelto il Sahara, il deserto dei Tuareg, per calarvi le tue storie e i tuoi personaggi. In una recente conversazione con Carlo Lucarelli, questi mi faceva notare come ambientazioni che potremmo definire in qualche modo “lontane” nello spazio e nel tempo siano ormai entrate nel nostro immaginario in pianta stabile. Basti pensare a quelle western, a quelle medievali e, forse in misura minore, anche a quelle orientali.

Tuttavia l’Africa rimane ancora un continente da esplorare, soprattutto quella parte dove sono stanziali e presenti popolazioni millenarie. Così per lui (ne “Il tempo delle iene”, Einaudi) raccontare il periodo coloniale eritreo significa scrivere anche dell’Italia e della guerra. Perché tu invece hai scelto questo contesto per i lettori de Il Battello a Vapore?

Cosa ti ha spinto a voler raccontare la storia di Asad nel territorio dei Tuareg?

Risulterei banale se rispondessi che non scegli il contesto ma è il contesto che sceglie te?

A parte gli scherzi, ho sempre pensato che siamo circondati da storie meravigliose, come i popoli che le raccontano. Anni fa lessi un libro nel quale un paio di capitoli erano dedicati ai Tuareg. Quelle poche righe furono una scossa elettrica, intrise di un fascino incredibile, tanto da farmi venire la voglia istintiva di saperne di più. Chi scrive è come un bambino: senza la curiosità non si è nulla. Il resto è venuto da sé.

Possiamo considerare “Asad e il segreto dell’acqua” un romanzo di formazione. C’è un giovane che deve diventare uomo e “si diventa uomini dentro, prima che nel corpo”. C’è una ricerca. E c’è un ostacolo da affrontare. Questa è senza dubbio la forza del romanzo. Ma ci sono anche altri messaggi.

In effetti c’è un insieme di spunti a mio modo di vedere utili.

Formarsi vuol dire prendere coscienza di sé, e le prove che la vita ti mette davanti ne sono l’emblema, come il modo di affrontarle. In questo caso Asad, e i suoi amici, capiranno come le difficoltà a volte siano insormontabili se si è soli, ma esserlo non è detto debba essere una scelta. Mai dare per scontato comunque che essere “insieme” sia più facile, la vera prova è lì.

Asad, dicevamo, un ragazzo destinato a diventare amenokal, il “capo supremo”. Chi è Asad per l’autore e chi è per il lettore? Un eroe suo malgrado? Uno specchio per i lettori?

Asad non è un eroe, ma solo un dodicenne investito di una

di Alessandro Morbidelli

Scheda del libro: Asad e il segreto dell’acqua (Il Battello a Vapore) - pp. 256 - 9,00 € - da 9 anni Il giovane Asad è predestinato a diventare amenokal, il capo supremo del territorio tuareg. Ma non solo. È anche predestinato a salvare le sue terre da una tremenda e inspiegabile siccità. Per farlo, però, dovrà attraversare il deserto e raggiungere Bab El Had, il luogo in cui nasce il Bene, e lottare contro lo spirito maligno che impedisce all’acqua di sgorgare dalla sorgente.

L’autore: Autore di narrativa fantastica e non solo, si cimenta sulla scena letteraria dalla metà degli anni novanta. Nel 2003 il suo primo

responsabilità più grande di quel che vorrebbe. Credo i giovani lettori non faranno fatica a immedesimarsi in lui, perché malgrado le prove che dovrà affrontare non siano proprio cosa di tutti i giorni, il trovare continuamente dentro di sé e negli amici la forza e lo stimolo per procedere lo renderà diverso, più maturo quanto al proprio ruolo e al suo posto nel mondo, anche se è un mondo di sabbia.

Si parla spesso di narrativa per ragazzi come di un mondo a parte. In realtà nessuno vieta agli adulti di leggerne, anzi, molti dovrebbero farlo. L’abilità dell’autore dovrebbe essere proprio questa: non edulcorare, non nascondere temi importanti, ma renderli adatti anche ai più piccoli. Come ci riesci?

Se mi chiedi la ricetta, non ce l’ho.

Posso dirti però come mi sono sentito nello scrivere di Asad e i suoi amici: liberato. Ho letto molti libri per ragazzi, e alla fine c’era la stessa sensazione.

In realtà se una storia coinvolge e ha un tema di fondo riconoscibile, quale importanza riveste l’età? Nessuna. Il grado di immedesimazione è lo stesso, ne sono convinto. Anzi, consiglio agli “adulti” di leggere qualche libro per ragazzi, di sicuro capirebbero di più il mondo e le aspirazioni dei giovani.

Forse la ricetta migliore prevede un unico ingrediente: mai sforzarsi di dire le cose o cercare di essere più profondi. I ragazzi capiscono e intuiscono al volo.

Sono più intelligenti, è un dato di fatto.

Il tuo romanzo è una lettura ricca e appagante per tutti. Finalista tra l’altro al Premio Letterario che ogni anno la casa editrice Il Battello a Vapore organizza

romanzo, “Goliath”, uno science fantasy con commistioni noir ambientato fra Torino e Tokyo è stato pubblicato da Solid (oggi Delos Books). In seguito ha pubblicato l’antologia “Rotte clandestine” e la monografia “Black Scorpions” con le Edizioni Montag.

Con lo pseudonimo di Yon Kasarai ha pubblicato il romanzo fantasy per ragazzi Kami, con Delos Books. Nel 2008 il racconto “Crescerà, a poco a poco” è stato insignito del Premio Italia quale miglior racconto fantastico del 2007 pubblicato su rivista professionale. Nel 2010 il romanzo “Ultima pelle” viene edito da Kipple mentre, sempre nel 2010, viene pubblicato su Urania il romanzo “Lazarus”, vincitore del Premio Urania 2009. Nel 2011 vede la luce l’antologia “Mekong” (Delos Books) che racchiude tredici dei suoi migliori racconti, antologia introdotta dalla prefazione di Valerio Evangelisti. Nel 2014 pubblica con Curcio il romanzo noir “La notte apparente” e nel 2015, sempre per Delos Books, “Senza evidente motivo”.

con successo. Non è il primo premio che ti viene riconosciuto, altri, molto importanti, come il Premio Urania, fanno parte di un passato più e meno recente, questo a dimostrazione che nel tempo hai saputo “disegnarti”, mi passerai il termine, il ruolo di vero scrittore di professione. A un tuo giovane lettore che ti chiedesse, dopo aver letto di Asad, “come si fa a diventare uno scrittore?”, cosa risponderesti?

Come si fa a diventare scrittore, non lo so (mi rendo conto di sapere ben poche cose, e forse è un bene). Dipende dal significato che vogliamo dare alla parola “scrittore” oggi come oggi troppo spesso usato e abusato. Però di sicuro risponderei con una domanda: “Ti piace raccontare storie?”, poi sarà lui a dover rispondere e comprendere il senso di quella risposta.

E se a chiedertelo fosse un adulto?

La sostanza non cambierebbe, ma suppongo farebbe più fatica a capire la domanda poiché l’idea dello status di scrittore è già instillata nella sua mente.

Una specie di inspiegabile traguardo sociale al quale tendere, spesso perdendo il gusto del raccontare storie.

Quella dello scrittore è da sempre una figura avvolta da un alone di mistero.

Dobbiamo immaginarti mentre te ne vai in giro di notte taccuino, penna e palandrana a cercare spunti, mentre guidi una Porsche per le strade di Venice Beach in cerca di suggestioni o mentre ti rannicchi in un angolo con una Olympia e una bottiglia di torcibudella sulle ginocchia in attesa dell’ispirazione?

Ci credi che non sono poi così sicuro

che l’ispirazione esista? Cioè, ci sono storie là fuori, il resto lo fanno i miei sensi nel captarle. Se devo essere sincero, al momento nessuna delle storie che ho scritto, romanzi o racconti non fa differenza, mi sono piovute dal cielo, dall’ispirazione o da Miss Musa.

E poi come si fa a trovare del mistero in una figura come lo scrittore? Non c’è categoria più esposta al momento oltre agli sportivi e ai politici, ovunque ti volti ne trovi a bizzeffe. Credo il nostro amico Hank avrebbe da ridirne… Mi sa che arriverà a pochi questa.

Aspettando con impazienza di leggerti ancora, puoi anticipare ai tuoi lettori quali sono al momento i progetti su cui stai lavorando?

Ho già un altro romanzo consegnato al Battello a Vapore e, come ogni autore mestierante che si rispetti, sono in attesa di una risposta e con sporadici stati d’ansia. Inoltre sto scrivendo una storia, non per ragazzi, che altro non è che un ritorno a un vecchio amore, ma l’avevo lì da anni e non sopporto la roba inutilizzata che bivacca nel mio hard disk. In effetti la mia cartella “Progetti” è corposa fino all’indecenza, dovrò darmi da fare, suppongo.

Grazie, Alberto, averti qui dà modo ai nostri lettori di incontrare l’autore prima del libro, di farsi un’idea più precisa di tutto quello che una pagina nasconde.

Sperando di averti di nuovo qui con noi, ricordiamo che il romanzo “Asad e il segreto dell’acqua” è disponibile in tutte le librerie da aprile. Non perdetevelo!

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TUTT’ALTRO CHE MORBIDO a cura di Alessandro Morbidelli

In fuga da Milano, il rifugio trovato nelle campagne marchigiane e l’incontro con lui, il vecchio che bada ai cani, Natalino. Ma il passato ritorna a chiedere il conto. Bisogna essere pronti a tutto. Ultimo appuntamento con le avventure del Meticcio e la sua redenzione in esclusiva per Why Marche.

Fateci sapere cosa ne pensate a: a.morbidelli@whymarche.com.

Meticcio [5]

Abbaiano tutti.

Dal primo all’ultimo cane, sono agitati e nervosi. I colori sgargianti degli abiti di Peo e di Dusdus sembrano un’esplosione nel contesto a tinte grigie dei box affogati dall’acquazzone di questa notte. Anche tu, con gli stivali di gomma lordi di fango e l’impermeabile scolorito, sembri una scaglia di corteccia sul fianco vecchio e secco di un albero. Loro, invece, spiccano.

Ehi, cazzo, frate’. Come stai messo? Pulisci il culo ai cani, adesso? Sei scomparso. Non ci sono più quelli del Bahia, li hanno arrestati per droga e quelli che non sono dentro se la sono data a gambe.

In un attimo ti torna in mente la rissa. Sono più pesanti e duri, i colpi dati nei ricordi. Si fa prima a darli davvero, e il sangue si lava via meglio dalle mani che dalla testa. Non ti interessa se ci sia ancora qualcuno ad aspettarti, a Milano, per fartela pagare. Non ti interessa nemmeno che i tuoi due amici siano venuti fin qui a dirti di non preoccuparti, ché non c’è più nessun problema.

Madonna, quant’è che stai quaggiù, eh? Un anno, ormai? Ti sei proprio cagato addosso, eh... Ripigliati, torna su, cazzo fai in mezzo alla merda dei cani? C’è il Greco che ha per le mani un sacco di affari, amico.

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Ti giri di spalle. Prendi il secchio e lo svuoti dentro un enorme sacco di plastica nero. Ti arriva al naso l’odore di escrementi e quello dell’erba tutt’intorno. Passi il secchio sotto il getto d’acqua del lavandino poco distante. Un tuono verso mare ti ricorda che devi mettere i sacchi delle crocchette dentro al box di legno. Non che ci sia qualcuno che li rubi. Due mesi fa te li hanno rubati, certo, e laggiù, perso in fondo al fosso, sotto al cielo da dove piovono tuoni, c’è ancora il motorino del ragazzetto che te li prese. Una spinta ti fa quasi cadere a faccia in avanti.

Oh! Nemmeno rispondi, stronzo? Noi veniamo quaggiù, ci facciamo tutta questa strada per arrivare in questo paese di merda, e nemmeno ci degni di una parola? Se torni adesso ne abbiamo di cose da organizzare, non puoi tirarti indietro!

Ci sono momenti in cui siamo tutti animali. Tu lo sai come ci si sente. Non si hanno punti di riferimento se non quello che ti dice l’istinto. È tutta un’immensa e inesorabile natura, piena di pericoli, attrazioni, prede e predatori. E poi odori e pelle. Quello che ti dice la pelle prima di essere lacerata o coperta di sangue che non è tuo. Tu lo sai. Com’era la storia del leone e della gazzella? Ti volti verso Peo e Dusdus e li osservi. Sei così calmo, adesso, che forse ti rendi conto per la prima volta di essere davvero pronto a tutto.

Con una mossa rapida della mano sfili il chiavistello dal box di Principe.

dalla natura senza punti di riferimento. Avanza verso i ragazzi con i denti in mostra e un ringhio a scuotere la campagna. C’è un suono roco e nascosto nel latrare dei cani. È la memoria della violenza primigenia. La consapevolezza del morso. Il ricordo del lupo.

Camminando all’indietro, Peo scivola sul fango e cade a sedere per terra. Dusdus ne approfitta e raggiunge di corsa il cancello. Eccoli, i tuoi amici, pensi. Quelli deboli. Quelli in balia della natura. Fai un fischio e Principe si ferma. Smette di ringhiare. Poi torna nel suo box. Peo si rialza. Respira con il cuore in gola. Lancia uno sguardo colmo di sdegno al compagno in fuga. Poi a te. Ma non riesce a sostenere i tuoi occhi.

Tu per noi non esisti più. Hai chiuso, cazzo...

No, tu per loro non esisti più. Anzi, sai di non essere esistito mai.

Mentre se ne vanno via, con l’eco di parole dure e rabbiose, ti senti raccolto nel ritorno del silenzio. I cani hanno smesso di abbaiare.

Sono calmi. Principe ha la lingua di fuori. Ti osservano tutti. Sei uno di loro. Un meticcio. Il capo branco. Dopo mezzogiorno raggiungi il cimitero del paese. Cammini tra le lapidi e poi ti avventuri lungo i corridoi dei loculi a parete. Arrivi da Natalino e lo osservi. «Oggi tutto a posto. Lulu sta meglio, Tex si è rimesso in piedi, ma ancora ha un po’ di cacarella...». Poi te ne vai. Mani in tasca e testa bassa.

Oh! ‘spetta ninì! Viengo giù co’ te ché ‘nco’ non me fido a pià la machina...

Oh! Oh! Che cazzo fai! Tienilo buono! Indietro! Indietro!

Principe è un incrocio tra un maremmano e un pastore tedesco.

Ha gli occhi velati dalle cataratte e come ogni animale è sopraffatto

66 | WHY MARCHE

Allora aspetti che Natalino sistemi i fiori sulla tomba della moglie.

Ti raggiunge, ti sorride e ti dà una pacca sulla spalla. Poi partite insieme.

SPIRITO

GUIDA ALLO SHOPPING COME ESSERE FELICI SENZA MANDARE IL CONTO IN ROSSO

68 | WHY MARCHE

La domenica è il giorno del Signore e il sabato quello dello shopping, così ci hanno insegnato le nostre famiglie vetero-catto-borghesi.

Le spese il sabato erano una necessità e un rito collettivo, si riempivano le dispense per affrontare la settimana e si compravano scarpe lucide per la messa della domenica.

Fino a quando le compere erano relegate ad un giorno specifico della settimana era facile tenere a bada certe compulsività tipicamente occidentali. Come riuscirci oggi, nell’era 2.0 dello shopping?

I centri commerciali sono aperti anche di domenica, festivi inclusi, i supermercati nelle grandi città propongono aperture H24 e lo shopping online è a portata di smartphone.

Comprare, aumentare i consumi, è l’imperativo di telegiornali e governi, far crescere il pil ed essere tutti più felici.

Cosa fare dunque? Siamo nel bel mezzo della trionfale marcia capitalistica e non possiamo non fare la nostra parte, non ci resta dunque che assecondare le nostre voglie e darci alle spese pazze per essere più felici e rendere il nostro, un paese migliore.

Certo comprare è facile, è un’attività ricreativa che appaga le nostre frustrazioni e dona un generale senso di benessere, sia che siate fan dell’elettronica a caccia dell’ultimo aggeggino Apple, sia che siate fashioniste matte per le borse di Michael Kors.

“Ma i soldi per le nostre sacrosante compere chi ce li dà?” Potrebbe obiettare qualcuno. Questo è un problema non da poco in effetti, per assecondare i consumi ci vorrebbero stipendi cospicui, ad esempio quelli di un dirigente d’azienda, di un notaio o di un tronista di Uomini e Donne. Se il nostro è invece un misero salario da impiegatuccio fantozziano e una volta tolto l’affitto, le bollette, la macchina ecc. quello che rimane non è che un pugno di spicci?

Non abbiamo diritto anche noi ad essere felici?

di Andrea Cozzoni

ECCO DUNQUE POCHE SEMPLICI REGOLE PER NON MANDARE IL CONTO IN ROSSO E AVERE UNA VITA APPAGANTE COME QUELLA DI VICTORIA BECKHAM.

1

Scrivere dettagliatamente tutte le entrate e le uscite mensili.

Potete usare delle pratiche App che vi faciliteranno il compito.

Solo quando sarete ben consapevoli dei soldi che entrano ed escono ogni mese dalle vostre tasche potrete capire quanto vi rimane da spendere in paccottiglia inutile ma estremamente carina.

Delimitare un’area di caccia e mai uscirne. Se il vostro budget vi permette di comprare solo da HM e Zara andate solo da HM e Zara. Entrare da Marni o Prada vi causerà, nel migliore dei casi, una depressione cronica o, molto più probabilmente, vi farà spendere l’intero stipendio in un solo capo.

3

Prima di acquistare qualcosa chiedetevi sempre: Ne ho davvero bisogno? Sarà davvero utile un orologio contapassi di ultima generazione per te che passi il sabato pomeriggio sul divano?

5

4

2

Cancellate tutte le iscrizioni alle newsletter dei vari e-commerce che frequentate e che vi propinano ogni giorno offerte imperdibili su frullatori e occhiali a goccia Rayban. Potete vivere benissimo senza Roomba scontato al quindicipercento.

Se proprio non riuscite a resistere a dare una sbirciata ai vari e-shop, regola fondamentale è non comprare mai al primo click (anche se qualcuno lo sta rendendo sempre più semplice).

Cercate quello che vi piace, comparate i prezzi e salvatelo nella wishlist e poi attendete che vi arrivi un’offerta per quel prodotto. Accadranno due cose magiche: ipotesi uno, qualcuno comprerà quel maglione prima di voi; ipotesi due, quando finalmente apparirà l’agognato menotrentapercento sarà sopraggiunta la primavera e non avrete più bisogno di un paio di moffole leopardate.

Uscite sapendo già cosa comprare e se non avete le idee Lasciate sempre a casa la carta di chiare non statevene a casa credito/bancomat. Avere solo contanma frequentate esclusivamente ti vi permetterà di delimitare il prezzo negozi brutti, tipo quegli massimo di spesa e quindi di fare follie empori cinesi pieni di lycra per un impermeabile di Allegri. e elastene puzzolenti.

Un deterrente strategico per evitare l’acquisto superfluo.

Prima di comprare un nuovo paio di scarpe controllate sempre l’armadio. Ci sono ottime probabilità che ne abbiate già un paio identiche.

6 8

7

Se avete seguito queste semplici regole, è molto probabile che lo shopping sia diventato frustrante e deludente e che non siate riusciti a comperare nemmeno un paio di calze.

Ottimo, ora prendete i soldi che avete risparmiato e fatevi un bel viaggio.

WHY MARCHE | 69

SPIRITO

APRILE - MAGGIO 2016 Dove entra il sole, non entra il medico

Un giorno accadde 9 maggio 1994. Nelle prime consultazioni multirazziali dopo la fine dell’apartheid, Nelson Mandela viene eletto presidente del Sudafrica. A lungo uno dei leader del movimento antisegregazionista pur avendo passato in carcere gran parte degli anni del suo attivismo, Mandela ha avuto un ruolo fondamentale nella caduta dell’apartheid.

Ho sognato…

... L’alba – 6 – È la luce dell’ottimismo, della speranza in una giornata serena, ricca di slancio e di soddisfazioni. Sognare l’alba, dunque, equivale a garantirsi un bel carico di energie. È una visione assolutamente positiva, e così per un bel po’ di tempo la vita ci sorriderà e il futuro che ci attende si prospetta decisamente roseo.

Barbanera buongustaio Torta di Alici

Tempo (min.): 50 Difficoltà: Facile Calorie per porzione: 480 INGREDIENTI (per 4 persone): 700 g di alici fresche pulite e diliscate - 140 g di pangrattato un mazzetto di prezzemolo - 2 spicchi di aglio - un rametto di rosmarino - 10 olive verdi e 10 nere, snocciolate - 1 bicchiere di olio extravergine di oliva - sale - un pizzico di pepe.

Fare un trito con il prezzemolo, l’aglio, il rosmarino, le olive verdi e quelle nere, poi mescolarvi il pangrattato. In una tortiera unta d’olio disporre uno strato di pesci e spolverarlo con il composto, aggiungendo pepe e poco sale. Ripetere l’operazione per gli strati successivi. Passare in forno già caldo a 220°C fino a che il pangrattato sia dorato e le alici cotte.

BUONE ECOPRATICHE d’Inverno

L’oroscopo di Barbanera

TENDE DAGLI ASCIUGAMANI

ARIETE Meglio un uovo oggi che la gallina domani.

In questo periodo siete giunti alla conclusione che la strategia migliore da attuare è quella di cogliere l’attimo.

BILANCIA Fantasie d’amore che divergono dalla realtà.

Ma a voi servono certezze, non dubbi e interrogativi: puntate sull’amicizia, che non vi riserva mai brutte sorprese.

UN ARMADIO PROFUMATO

TORO Creatività al top, affiancata dalla solita concretezza. E all’appello non mancano neanche sensualità, simpatia e tenerezza.

Insomma, piovono doni dal cielo!

SCORPIONE Vi farete promotori di un progetto interessante, ma non sarà semplice ricevere l’approvazione dei più scettici. Date il giusto spazio anche ai rapporti sociali.

GEMELLI Non ve ne starete lì ad aspettare che le cose accadano da sole.

Giocherete d’anticipo, esponendovi in prima persona, per conquistare ciò che desiderate.

SAGITTARIO Cuore in subbuglio. Tante sorprese e anche qualche imprevisto, in amore, ma in fondo è proprio questo che vi piace: non sapere mai cosa accadrà il giorno dopo…

CANCRO Nelle trattative usate il pugno di ferro in guanto di velluto e, ogni tanto, lanciate la battuta di spirito che distrae l’interlocutore portandovi in vantaggio.

CAPRICORNO Continuando a tenervi aggiornati, avrete buone opportunità per farvi conoscere al di fuori del solito ambiente di lavoro.

Incontri intriganti per i single.

LEONE Di fronte a un’offerta, per quanto lusinghiera, non perdete il senso della realtà: valutatela con prudenza. Buone opportunità all’estero per i più giovani.

ACQUARIO Bella l’idea di entrare in società con alcuni amici.

In questo momento non potete metterci i capitali, ma le vostre trovate geniali valgono quanto una quota!

VERGINE Novità in vista: alcuni conoscenti potranno aiutarvi a realizzare un progetto che vi sta molto a cuore. Sì a una proposta di lavoro extra, se ben retribuita!

PESCI Intuitivi, come sempre.

Una prima occhiata vi basta per stabilire l’affidabilità di certe persone: seguendo il vostro istinto, non correte alcun rischio.

Gli asciugamani di tela del corredo della nonna a volte sono così belli, con le loro frange e i loro meravigliosi ricami, che sembra un peccato relegarli in bagno o lasciarli chiusi nell’armadio per paura che si sciupino. Per valorizzarne la bellezza, e se sono sufficientemente grandi, si può dare loro una “seconda vita” trasformandoli in tende per finestre, che daranno un’atmosfera antica e un raffinato tocco di eleganza all’arredamento della casa.

Per avere armadi sempre profumati, arance e limoni sono quello che fa al caso nostro: basta avvolgerli in un tovagliolo di carta unendo, in pari quantità, polvere di cannella e di giaggiolo. Anche la lavanda lascia un piacevole profumo e, oltretutto, respinge anche le tarme. Ma il consiglio più prezioso per contrastare i cattivi odori resta quello di far prendere spesso aria agli armadi, spalancando le ante e aprendo le finestre.

PESCANDO QUA E LÀ!

Olive, elisir di salute Da sempre molto amate nell’alimentazione mediterranea, le olive sono anche un prezioso cibo “antistress” da introdurre nel menu di ogni giorno per contrastare la fatica. Hanno infatti proprietà energetiche e ricostituenti dovute ai minerali che contengono – soprattutto il potassio – e, inoltre, grazie alla componente di fenoli, svolgono un’azione antiossidante.

Unico neo, il significativo apporto calorico: 142 calorie per 100 g di olive verdi. Da consumare, dunque, senza eccedere nelle quantità.

WHY MARCHE | 71

EVENTI

MAGGIO - GIUGNO 2016

Corsa della spada

Cantamaggio

Fiera e Palio di San Nicola

Dal 7 maggio al 02 giugno

Dal 13 al 31 maggio

Dal 14 al 15 maggio

Camerino (MC)

TipicitĂ in blu

Ancona (AN)

Dal 19 al 21 Maggio

Morro d’Alba (AN)

Fiera di Lubacaria Piagge (PU) Dal 21 al 22 maggio

Palio dei Castelli

Gelato artigianale Festival

4 Giugno

Dal 10 al 12 giugno

San Severino Marche (MC)

Agugliano (AN)

Sirolo (AN)

Cantine Aperte Marche

Dal 28 al 29 Maggio

Palio di S. Giovanni Battista Fabriano (AN) 16 giugno

CAMPAGNA ABBONAMENTI

2016

6 NUMERI 5,00

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