Why marche n 22

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WHYMARCHE.COM Why Marche n.22 · Settembre/Ottobre 2014 · Bimestrale · Anno V

Mangia LE MARCHE SPIRITUALITapp Il calzolà: poesia di mani artigiane

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\\\ EDITORIALE ///

GAUDENZIO TAVONI

LE MARCHE SeMPRE PROTAGONISTE E’ dedicata a “Il Giovane Favoloso” la copertina di questo numero di Why Marche. E non poteva essere diversamente, visto il grande successo che il film sulla vita di Giacomo Leopardi diretto da Mario Martone sta avendo nelle prime giornate di programmazione, portando all’attenzione del grande pubblico la città di Recanati e le Marche intere.

Per i Percorsi di Why Marche, questa volta faremo un food tour da nord a sud tra i prodotti tipici della nostra Regione e, inoltre, saremo a bordo di una splendida Mercedes per un breve itinerario tra le provincie di Ancona e Macerata per esaltare il fascino e la tecnologia della vettura e la bellezza dei nostri territori.

Non mancherà anche un po’ di tecnologia, con una App della Regione Marche dedicata al turismo religioso, e una visita tra le “Eccellenze in digitale” in un felice connubio tra giovani laureati e il motore di ricerca Google per rivitalizzare l’economia territoriale e i prodotti d’eccellenza.

Ci sposteremo, inoltre, a Fabriano, dove sta riscuotendo grande successo la mostra “Da Giotto a Gentile” e, infine, gireremo tra Ancona, Osimo, Loreto e Potenza Picena per ammirare le opere artistiche di alcuni importanti pittori veneti.

Incontremo, poi, con Maria Cristina Loccioni, giovane imprenditrice della provincia di Ancona, che dalle pagine di Why Marche intende lanciare un messaggio di fiducia alle nuove generazioni, “perché è nel gioco che l’essere umano esprime il massimo della sua intelligenza”.

Per “Land of Marche, la sezione in lingua inglese che tanto successo sta riscuotendo, andremo a far visita al castello malatestiano di Monte Cerignone, alle Lame Rosse sui Monti Sibillini, al museo dell’Umorismo nell’Arte di Tolentino e, infine, termineremo il nostro viaggio a Torre di Palme.

Insomma, un numero da leggere non “tutto d’un fiato”, ma lentamente per apprezzare e gustare le bellezze e le eccellenze che siamo andati a scovare nelle nostre Marche. Buona lettura!

WHY MARCHE / 5

SOMM

\\\ PRIMO PIANO ///

\\\ AGORA ///

Basta pessimismo

p.8

Ironico e appassionato: un Giovane Favoloso!

p.42

I PERCORSI DI WHY MARCHE

p.28 CONOSCI GUSTANDO

INCHIESTA

p.58 COME SIAMO? ANIMA ///

12 Easy driver made in Marche 18 Città fantasma 20 Fabriano d’arte 22 Loro giocavano così 24 Percorsi spirituali 26 Influenze venete

6 / WHY MARCHE

MENTE ///

40 Universitari in carriera 46 Universo Expo 2015 48 Ricetta virtuale 50 Moscioli, non per mangiare 52 Google e le Marche

MARIO \\\ PERCHE’ ///

Creare ed aggiustare

N° 22 - Settembre/Ottobre 2014

www.whymarche.com

\\\ LAND OF MARCHE ///

p.54

Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni

Secrets and discoveries

REDAZIONE

p.62

Caporedattrice: Eleonora Baldi e.baldi@whymarche.com Responsabile di redazione Paola Solvi p.solvi@whymarche.com Responsabile Marketing Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com

LAND OF MARCHE This is a question that we hope will become a joyful and convinced exclamation: Because it’s the Marches!

Uncovering the Marches region is a journey through details and discoveries that give us a deeper understanding of the region.

It’s a detailed job and one that is very stimulating. We have places that can tell stories, hold secrets and give visitors experiences that stay will stay in their eyes and hearts like few others.

Direttore Artistico Silvio Pandurini s.pandurini@whymarche.com

EUROPE

Editor Andrea Cozzoni Stefania Cecconi Paola Donatiello Alessandro Morbidelli Cinzia Pelagagge Chiara Poli Giampaolo Paticchio Silvia Brunori

EUROPE

The best way to answer to the question “Why Marches?” is to show you the region in the next few pages and to make you want to substitute our photographs and words with your own experiences and memories.

We attempt to take you on a journey off the beaten track and beyond what you will find written in guidebooks for you to truly see, discover and taste the Marches.

ITALY

Hanno collaborato Loredana Baldi Francesco Regoli

MARCHE Pesaro

MARCHE

Traduzioni Faye Cardwell

ANCONA MACERATA

Concept: Theta Edizioni

FERMO ASCOLI PICENO

7 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE

SPIRITO ///

70 Chip&Chic 73 Terribile vendetta 76 Rombo su due ruote 78 In giro per le Marche

p.81 MAI DARSI PER VINTI!

www .thetaedizioni.it

edizioni info@thetaedizioni.it

Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Villa Poticcio 22 60022 Castelfidardo - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244 Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN) Abbonamenti: abbonamenti@whymarche.com

i precendenti episodi online su WHYMARCHE.com n.19, 20 e 21

Chiuso in redazione il 23 Ottobre 2014

COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione

info@whymarche.com

di Eleonora Baldi

“Perché è nel gioco che l’essere umano esprime il massimo della sua intelligenza” \ \ \ A G O R A‘ / / /

Inizia commentando questa frase la mia chiacchierata con Maria Cristina Loccioni: giovane ma già con tante esperienze alle spalle e soprattutto con la voglia di dare messaggi positivi

“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Tutti conosciamo l’Art.1 della nostra Costituzione. Il lavoro è al centro della nostra vita dunque fin dal principio, come società e come individui. Oggi però il lavoro più che altro è il fulcro delle preoccupazioni, dell’ansia, della paura.

Ecco perché mi stupisce apri il sito di una importante azienda marchigiana come la Loccioni e leggere questa frase: “Perché è nel gioco che l’essere umano esprime il massimo della sua intelligenza”.

Leggera, essenziale, in contrasto con il clima di pesantezza che respiriamo, mi sembra il manifesto di un modo diverso di considerare il lavoro, quello di cui abbiamo bisogno per capire che non è ammorbandoci appena svegli che costruiremo qualcosa.

Alzo il telefono e chiamo Maria Cristina Loccioni, per farmi spiegare lei come la vede.

Ciao Maria Cristina. Iniziamo questa chiacchierata proprio da questa frase: ti va di commentarmela?

“Mi fa un enorme piacere il fatto che tu abbia colto questa citazione di I. Hosoe. E’ importante certo essere preparati, ma allo stesso livello io ci metto la passione per ciò che si fa ed il divertimento nel farla. Nella vita è fondamentale fare qualcosa che ci piace fare.

Quando una persona adora il modo in cui sta impiegando il suo tempo, allora ci metterà tutta la propria anima e non si accorgerà delle ore che passano, dell’impegno richiesto, del sacrificio che comunque è richiesto.

Investire tutto se stesso quando ami quello che fai non pesa. Andare alla ricerca di ciò che in grado di darci questa spinta è davvero molto importante. Io nel mio percorso di vita e lavorativo l’ho fatto. E’ vero che erano anni differenti, oggi tante cose sono cambiate, ma inviterei anche tutti i ragazzi a farlo. Questo clima di insicurezza e instabilità nel quale viviamo non aiuta ne loro ne i genitori, che sono spesso iperprotettivi verso i figli, cosa che li danneggia. Dobbiamo invece dare

8 / WHY MARCHE

loro la possibilità di inseguire i proprio sogni, andando oltre la zona di confort, che ognuno di noi ha: il luogo dove siamo nati, la casa, gli amici di sempre. Certo, non è facile staccarsi. Ma fin quando non si troverà la propria strada, andandola a cercare anche lontano dalla routine sarà tutto più difficile. Fin quando non si fanno cose che davvero piacciono e che sono nuove, non si potranno ottenere soddisfazioni nuove. Fino a quando si farà quello che si è sempre fatto, si arriverà dove si è sempre arrivati. E questa crescita può essere spinta solo dal motore più importante che è la passione. Se l’idea è quella di trovare un lavoro qualsiasi purchè lo sia, dopo pochi anni diventerà insopportabile. Inseguire le passioni e divertirsi in quello che si fa è l’unico modo per essere appagati”.

A questo punto non posso che chiederti di raccontarci la tua di esperienza…

“ Io sono nata a Jesi e vivo ad Angeli di Rosora.

Ho studiato al liceo di Jesi e poi mi sono laureata all’Università Politecnica delle Marche in Economia. La scelta di seguire questo corso di laurea è stata dettata certo dal desiderio di dare un contributo all’impresa di famiglia, perché da sempre si è respirata l’atmosfera dell’azienda a casa nostra, ma anche e soprattutto per iniziare a

prendere familiarità con termini che sentivo ma che capivo poco come inflazione, Pil… volevo capire quello di cui sentivo parlare!

Dopo essermi laureata ho frequentato un master a Milano in Gestione delle piccole imprese. Finito il percorso di studi quindi sarei stata pronta ad entrare nell’azienda di famiglia, cominciando dal basso voglio sottolinearlo perché da noi vige la meritocrazia assoluta. Ma ho capito che non era quello che volevo in quel momento: avevo bisogno di fare esperienze fuori, di mettermi in gioco, di sperimentare le mie capacità in un contesto che non era quello familiare. I miei non hanno mai condizionato le mie scelte, mi hanno sempre lasciato totale libertà. E così a 25 anni ho cominciato appunto ad inseguire le mie passioni: grazie al progetto Leonardo mi sono trasferita in Irlanda del Nord dove sono rimasta per un po’ di tempo anche una volta finita questa parentesi. Lavoravo alla Ulter University come responsabile del progetto e-learing: oggi è qualcosa di molto conosciuto ma qualche anno fa era una novità assoluta. Da lì poi mi sono trasferita a Milano per seguire un’altra passione, quella per la moda. Dopo

“Ragazzi davvero non ascoltate tutti questi messaggi negativi!

Altrimenti ancora prima di laurearvi penserete che non si trova lavoro e quindi nemmeno lo cercherete. C’è un clima che non fa altro che alimentare la vostra sfiducia, che vi scoraggia prima di partire.

Invece ci sono tante cose belle da fare e da scoprire”.

WHY MARCHE / 9

\ \ \ A G O R A‘ / / /

La Famiglia Loccioni MARIACRISTINA INSIEME AL PAPA’ ENRICO, LA MAMMA GRAZIELLA E IL FRATELLO CLAUDIO

aver mandato curriculum a raffica ho avuto la possibilità di iniziare come stagista in Dolce e Gabbana: 4 anni davvero belli, in un’impresa dal fascino enorme, che sviluppa un forte senso di appartenenza. All’interno di Dolce e Gabbana ho fatto un percorso: partita come stilista, ho iniziato poi a collaborare con il Direttore Finanziario e con quello Commerciale e ho sviluppato competenze trasversali nei sistemi informativi, fino a diventare analista dei processi. Il mio ruolo era capire come funzionavano le cose per migliorarle con i sistemi informativi.

Già da queste due esperienze che ti ho raccontato puoi capire che quello che dicevo prima non sono solo parole: io ho provato cosa significa mettersi in gioco, camminare con le proprie gambe, dimostrare a se stessi che ce la puoi fare. Non volevo avere la strada spianata entrando subito in Loccioni, ma capire quali erano le mie reali competenze”.

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te grazie ad internet e ad i nuovi sistemi di comunicazione si parli con gente dell’altra parte del mondo come se fosse sotto casa. Ma la vera sfida poi è reinvestire nel territorio tutta l’esperienza che si è fatta fuori: attingere spunti di miglioramento e possibilità di crescita, per impreziosire la propria persona ed il territorio. Noi come impresa per esempio lavoriamo moltissimo per l’estero; però ci sono elementi tipici del nostro modo di fare impresa ed essere marchigiani che sono unici e distintivi: impegno, tenacia, l’importanza data alla fiducia. E poi abbiamo la creatività nel DNA. Le Marche sono un paese dove i piccoli artigiani hanno proliferato e le piccole imprese sono cresciute significativamente proprio perché il marchigiano si sa inventare e diversificare. Portare fuori i nostri elementi distintivi e integrali è un’opportunità”.

Se il lavoro non si trova insomma, dobbiamo fare in modo di crearcelo. Il futuro è dei giovani imprenditori?

“Fammi fare prima una precisazione. Non è vero che il lavoro non c’è: c’è spazio per trovare collaborazione con le imprese strutturate, se si cerca c’è. Noi come Gruppo Loccioni per esempio non riusciamo a trovare ingegneri, economisti, softweristi. Questo forse perché il mercato ormai richiede un profilo non solo molto preparato, ma anche disposto a viaggiare, a comunicare, ad interfacciarsi…e non solo con gli smartphone, ma con le persone vere! In oltre 40 anni di storia dal nostro Gruppo sono nati 80 spin off aziendali, segno che lo spazio per farsi strada c’è, ma bisogna saperselo inventare ed essere disposti a tanto sacrificio ed impegno. Le cose non sono mai state facili ed ora più che mai non è il tempo delle soddisfazioni semplici. Nessuno ti regala niente. Ma io penso che quando ci si mette in gioco con serietà ed impegno, il modo per costruirsi un futuro c’è, da imprenditori o come parte integrante delle aziende”.

Guardando alle Marche, ci sono ancora margini di crescita secondo te per il nostro territorio?

Poi però, sei tornata. E com’è stato l’impatto con l’azienda di famiglia?

“A livello professionale, come se non fossi una di famiglia! La meritocrazia per noi è fondamentale. Io sono tornata sotto Natale e quindi ho iniziato dall’inventario in magazzino. I primi due anni ho seguito l’area della logistica; lavorando a stretto contatto con i ragazzidi ho visto aree di miglioramento e ho lavorato su quelle.

Poi mi sono occupata di acquisti, sempre in tema organizzativo, ed ora mi occupo delle persone”.

“Assolutamente si. E proprio per i nostri elementi distintivi, quelli che ci rendono unici agli occhi degli altri. Il punto però è farsi scoprire ed essere disposti a comunicare chi siamo, cosa siamo capaci di fare e portare queste nostre capacità a conoscenza degli altri.

Abbiamo tante possibilità di crescita perché siamo una terra ricca di cultura, di persone e di valori”.

Insomma, andare all’estero per te non è stata una fuga ma un modo per crearti un bagaglio di esperienze e poi tornare a casa. E’ questo che consiglieresti ai ragazzi?

“Secondo me fare esperienza all’estero deve essere considerata come un’opportunità ma anche come una missione. Riprendendo il famoso tema della fuga dei cervelli, in realtà va benissimo che i giovani laureati vadano fuori per imparare lingue, confrontarsi con un mondo che è globalizzato più che mai, che ci permet-

WHY MARCHE / 11

ANIMA ///

DELTAMOTORS

Guidare l’eccellenza Ogni azione è mossa da un perché. Esigenze, sogni, aspettative. Le scelte che facciamo camminano assieme a noi e spesso ci aiutano a procedere nel nostro percorso

Mercedes C 220 Blue Tech S.W. Automatic Cilindrata 2.143 4 cilindri diesel 170 cv (3.000 giri) Cambio automatico 7 marce Consumo (l/100 km) urbano 5,2/extra urbano 3,7/misto 4,3 Dimensioni cm lung. 470/largh. 181/alt. 146 Emissioni CO2 108 g/km

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Acquistare una macchina è un investimento, spesso importante. E scegliere quella giusta è fondamentale perché non è come una maglietta da qualche euro che, se poi non ci piace più, pazienza.

Sono le nostre giornate, i nostri impegni, i nostri bisogni, i luoghi che sappiamo incontreremo a dirci come andare dove dobbiamo andare.

“Fare tanti km in macchina non piace a tanti. Ma secondo me è una questione di come fai le cose più che di che cosa fai.

Io ho scelto passo dopo passo come sarebbe stata la mia vita. L’ho costruita facendo attenzione ai dettagli perché sono fondamentali per me, fanno la differenza.

Sentirsi liberi ogni giorno non significa non avere responsabilità ed obiettivi, significa averli scelti e sapere come li si vuole raggiungere.

Alzarmi la mattina e sapere che farò tanta strada per me non è un peso.

Anzi. Mi permette di pensare, di osservare, di conoscere luoghi diversi, di prendere un caffè e di parlare con persone che altrimenti non avrei mai potuto conoscere.

Ecco, credo che sia un po’ un’attitudine. Forse è per questo che non ho mai avuto l’idea dello stipendio fisso a fine mese, cosa che ogni tanto rimpiango ma che so che non farebbe per me; preferisco sapere di essere io il responsabile del mio oggi e del mio domani, in ogni momento.

Quando mi siedo e contratto, propongo, vendo, faccio innamorare, non parlo mai di prodotti ma di idee. Perché sono ancora le idee le uniche e poter far muovere il mondo.

Certo è che se posso, mi regalo il meglio. Quello che mi aiuta a dare il 100%, che mi fa essere concentrato perché sicuro, che mi da confort, che mi risolve i problemi ancora prima che si creino.

Scegliere una macchina è un po’ come scegliere che vita si vuole fare: se mi dovessi descrivere direi che sono un tipo risoluto, ma gentile; sportivo, ma con classe; versatile, ma sicuro di me.

E nella mia auto ho ricercato le mie stesse caratteristiche: ci passo più tempo che insieme a mia moglie!”.

WHY MARCHE / 13

ANIMA ///

DELTAMOTORS

Tappa 1 Da Ancona – Concessionaria Delta Motors in via Albertini A Loreto – Piazza della Madonna 20 km percorsi lungo la Strada Statale 16 Adriatica Ritirare una macchina nuova è sempre intrigante. La devi conoscere, devi imparare a rapportarti con lei, quasi costruire un rapporto di fiducia. Sembra che stia parlando di una persona lo so, ma quando ci passi davvero molto tempo in macchina…finisci per personalizzarla! Non sono mai stato troppo religioso, però non mi dispiace fare una prima uscita ‘spirituale’ prima di iniziare a lavorare. La prima meta della mia nuova Mercedes Classe C station wagon sarà Loreto: piazza della Madonna, un santuario che ha accolto pellegrini pieni di fede e semplici turisti, ha sentito le loro storie e le loro preghiere. Soprattutto secondo me uno dei luoghi più belli di questa regione: pace, spiritualità, arte, architettura si incontrano qui e creano una magia ogni volta che vieni.

Non mi va di fare l’autostrada, voglio provare un po’ il carattere di questo gioiellino: un percorso misto, con l’ultima parte in salita tra le curve, tanto per divertirmi un po’!

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Tappa 2 Da Loreto – Piazza della Madonna A Portorecanati – Piazza Brancondi 7,5 km percorsi lungo Strada Statale 16 Adriatica Riscendiamo verso il mare. Strano che in questo periodo si possa godere ancora di giornate così belle.

Ci sono cose positive nel girare tanto, a volte puoi scegliere il luogo dell’appuntamento ed evitare gli uffici con le finestre piccole e quel via vai di gente e la luce artificiale accesa pure di giorno. Puoi incontrarli qui, respirando l’aria del mare, guardando la spiaggia e quel blu che sembra quasi infinito se ti giri da un lato, oppure la bellezza dell’Arena Gigli se ti giri dall’altro, semicoperta dalle palme della piazza.

Ecco, così lavorare assume tutta un’altra prospettiva.

Devo dire che questa macchina inizia già a piacermi, mentre vai e ti perdi un po’ a guardarti intorno, lei sembra quasi abbracciarti, isolandoti dal rumore esterno.

Tappa 3 Da Porto Recanati – Piazza Brancondi A Civitanova – Piazza XX Settembre 23,9 km percorsi in Autostrada A14 e strada urbana Questa città è sempre stata così modaiola, qui le signore escono truccate ed in tacchi pure per andare a fare la spesa sotto casa. E mi piace, quell’anima elegante, sempre attenta al dettaglio. Alla fine sono anch’io così e lo è anche questa macchina. Quello che mi sorprende sempre di Civitanova è che a qualsiasi ora tu ci venga c’è sempre vita. Il lato negativo è il traffico. Ma devo dire che grazie all’Intelligent Drive il confort di guida non manca davvero mai: il DISTRONIC PLUS con sistema di assistenza allo sterzo e Stop&Go Pilot aiuta a mantenere la distanza dal veicolo che precede e la traiettoria; il Brake Assist BAS PLUS con sistema di assistenza agli incroci e il sistema frenante PRE-SAFE® aiutano a ridurre il rischio di tamponamenti, di incidenti in prossimità degli incroci e di impatto con i pedoni.

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ANIMA ///

DELTAMOTORS

Tappa 4 Da Civitanova – Piazza XX Settembre A Civitanova Alta – Piazza della Libertà 6,3 km tramite Strada Provinciale Girare tanto non significa sempre conoscere tutti i posti in cui devi andare. Piazza della Libertà, Civitanova Alta…fortuna che hanno inventato i navigatori. E che navigatore direi: questo qui sembra più un computer di bordo: semplice, intuitivo, con uno schermo bello grande. Inoltre la tecnologia Mercedes Connect Me mi consente di essere connesso alla mia macchina ovunque e in ogni momento tramite pc o smartphone. Dovrò studiarmi tutto bene per utilizzare tutte le funzioni al meglio. Guarda il contrasto: guidi immerso tra le colline e la natura e pensi a questo meraviglioso gioco che è la tecnologia!

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Tappa 5 Da Civitanova Alta Piazza della Libertà A Montecosaro Scalo Via della Maggiola Snc 6,3 km tramite Strada Provinciale Il viaggio finisce dove è iniziato: in una concessionaria Mercedes! Questa è davvero futuristica, con questo ponte che domina il paesaggio dall’alto. E’ il posto giusto per questa macchina che di futuro dentro ne ha davvero tanto.

Alla fine di una giornata, tiro sempre le conclusioni. Tanto per capire se le micro scelte che ho fatto sono state quelle giuste.

A volte ho dei dubbi, ma stavolta no: la Mercedes Classe C station wagon è la migliore scelta che potessi fare!

Mercedes Classe C station wagon L’eccellenza si fa strada in ogni singolo dettaglio. In un design che conquista e lascia una traccia indelebile. In un abitacolo in grado di esaudire i vostri desideri con la massima versatilità.

Accomodatevi a bordo e scoprite di più sulla nuova Classe C station-wagon. Una nuova dimensione dell’eccellenza.

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Parte integrante di questa piattaforma digitale è Mercedes connect me, che consente al cliente di essere connesso alla vettura ovunque ed in ogni momento. I servizi Remote Online trasformano addirittura il vostro smartphone in un telecomando. Sono disponibili a richiesta a partire dal sistema multimediale Audio 20 USB e inclusi nella dotazione del sistema multimediale COMAND Online (di serie per PREMIUM), comprensivo di browser, navigazione con Live Traffic Information, apps Mercedes-Benz e tanto altro ancora.

WHY MARCHE / 17

ANIMA

Identikit dei borghi abbandonati più suggestivi

Ghost town L’entroterra della nostra regione è ricchissimo di piccoli borghi medievali dimenticati che nascondono architetture affascinanti e scorci mozzafiato, luoghi isolati, che l’uomo, dagli anni ’50, ha deciso di abbandonare. È un fenomeno destinato ad aumentare per l’inevitabile mutamento sociale che le varie strategie d’intervento non riescono a rimediare. Questi pezzi di storia che, meglio di tanti musei, raccontano la nostra identità e il nostro passato, appartengono a privati che non se ne curano o sono stati comprati, a prezzi irrisori, da investitori con progetti di trasformazione dell’intero borgo; presto scompariranno, completando la loro decadenza, o cambieranno del tutto volto per opere di riqualificazione ancor più rovinose. Prima che questo avvenga, vogliamo suggerirvi una passeggiata tra questi gioielli, raccomandando cautela e rispetto!

18 / WHY MARCHE

Castelnuovo

Comune: Auditore (PU) Altitudine: 302 m s.l.m.

Numero di abitanti: 4 Percentuale di abbandono*: 95% Periodo di edificazione: XI secolo Periodo abbandono: anni ‘50 Motivo di abbandono: migrazione verso centri maggiori Il borgo di Castelnuovo risale all’XI secolo, ma divenne uno dei centri maggiori della valle del Ventena nel XIV secolo quando iniziò anche la costruzione delle mura oggi cadenti. All’accesso del borgo, la chiesa, che dalla facciata sembra ancora ben conservata, presenta invece gli interni completamente distrutti dal crollo del soffitto ligneo; tra i resti si scoprono l’abside e le colonne ancora integri, così come il campanile più recente. I restanti edifici, circa una cinquantina, sono allineati lungo la strada che attraversa l’abitato.

Sant’Andrea in Corona

Comune: Mercatello sul Metauro (PU) Altitudine: 648 m s.l.m.

Numero di abitanti: 0 Percentuale di abbandono*: 90% Periodo di edificazione: altomedievale Periodo abbandono: anni ‘50 Motivo di abbandono: migrazione verso centri maggiori Stato attuale: ruderi Il borgo, che prende il nome dall’omonima chiesa che si trova a poche centinaia di metri dall’abitato, ma già in Provincia di Perugia, è sorto nel XIII secolo quando iniziò a essere utilizzato il corso del vicino Tevere per i trasporti commerciali. Il centro rurale ha conservato nei secoli la forma originale con le abitazioni, in arenaria e travi di legno, unite lungo l’asse principale in un unico agglomerato, mentre nella parte meridionale, più antica, rimangono tracce della vecchia fortezza. Oggi si stanno valutando progetti di riqualificazione turistica.

* si riferisce al patrimonio edilizio in fase di abbandono o sottosviluppo, come elaborato dal progetto “Analisi del sistema dei borghi storici rurali minori dell’entroterra marchigiano per il riuso e la valorizzazione” 2000-6.

Crediti Foto: Luca Mengoni borgodicastelnuovo.it viaggiverdi.it habitualtourist.com

DI SILVIA BRUNORI

marchigiane Elcito

Comune: San Severino Marche (MC) Altitudine: 821 m s.l.m.

Numero di abitanti: 0 Percentuale di abbandono*: 20% Periodo di edificazione: Medioevo Periodo abbandono: anni ‘70 Motivo abbandono: isolamento Elcito sorge all’unione delle pendici orientali del monte San Vicino e del monte Canfaito.

Collocato in una posizione che nel medioevo poteva ritenersi inaccessibile, fu eretto a difesa dell’abbazia benedettina di Valfucina. Del vecchio castello rimangono la porta di accesso che dà sull’antica mulattiera, porzioni di mura e alcuni nuclei abitativi extra moenia. Il nome “Elcito” pare derivi da elce o leccio, albero ora non più presente in questa zona, ma che, probabilmente, abbondava all’epoca della costruzione del borgo.

Cossino Da Piedi

Comune: Comunanza (AP) Altitudine: 719 m. s.l.m.

Numero abitanti: 0 Percentuale di abbandono*: N. D. Periodo di edificazione: Medioevo Periodo abbandono: anni ’50 Motivo dell’abbandono: ubicazione geografica sfavorevole Stato attuale: ruderi Accesso: su sentiero da Cossinino da Capo La frazione è composta da sedici abitati tre quattrocenteschi, diruti o quasi, invasi dalla vegetazione, ma dallo straordinario fascino architettonico. Alcune fonti vogliono che questo antico borgo sia stato per qualche tempo rifugio di alcuni membri dell’Ordine dei Templari per i tanti simboli religiosi che si ritrovano incisi alle pareti di alcune case. Particolarmente misterioso, un architrave che, insieme alle chiavi decussate e quattro rosette, reca un’iscrizione ancora non decifrata. Data la condizione delle strutture, si sconsiglia la visita per il pericolo di crolli.

Rocchetta

Comune: Acquasanta Terme (AP) Altitudine: 770 m s.l.m.

Numero di abitanti: 5 Percentuale di abbandono: 90% Periodo di edificazione: romana Periodo abbandono: anni ‘50 Motivo di abbandono: migrazione verso centri maggiori Il borgo ha caratteristiche architettoniche uniche in quanto si sviluppa in altezza, su tre, quattro livelli, appoggiando le fondamenta sulle molteplici terrazze naturali di arenaria mentre le pareti rocciose fungono da muro di perimetrazione: così le costruzioni formano un tutt’uno con il territorio. Rocchetta ha probabilmente origini romane ma il periodo di massima crescita dell’abitato è tra il XIII e il XIV secolo quando dominava sui borghi circostanti per ricchezza e prestigio; dalla seconda metà del Cinquecento invece iniziò l’abbandono e il degrado che lo ha portato al completo spopolamento negli anni ‘70. Qui si è avviato un progetto di ristrutturazione e riqualificazione interessante.

WHY MARCHE / 19

ANIMA ///

Un percorso tra spazio e tempo alla scoperta della scuo

La mostra ‘Da Giotto Te la racconto io!

Fabriano si veste da museo diffuso dove tutto diventa opera e spazio da visitare, attraverso il filo rosso dell’arte medioevale

Un percorso nel tempo...

20 / WHY MARCHE

Sotto un cielo plumbeo e carico di pioggia percorro la strada in salita che da piazza del Comune conduce alla Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli” di Fabriano, in cui è allestita dallo scorso 26 luglio la mostra Da Giotto a Gentile.

La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, ospita circa cento opere tra dipinti, pale d’altare, tavole, affreschi staccati, sculture e manoscritti, che raccontano la pittura e la scultura tra due e trecento.

L’allestimento si configura come un vero e proprio viaggio nel tempo in cui si indaga inizialmente il prima, per comprendere meglio l’innovazione messa in atto dopo, a partire da Giotto.

Per intuire la rottura che la pittura giottesca realizzò verso quella precedente è necessario fare un balzo nel tempo in avanti e prendere come termine di paragone quella realizzata molti secoli dopo da Modigliani, Picasso e Chagal (solo per citarne alcuni) nella Parigi post bellica.

Visitare la mostra ‘Da Giotto a Gentile’ significa prendere atto dell’innovazione che da Giotto si compie e percorrere un percorso nel tempo, in cui la pittura muta e si evolve. Dove i volti della Madonna e dei Santi si fanno sempre più drammatici e si allontanano dall’icona, dalla posa plastica convenzionale sempre uguale a sé stessa.

… Alla scoperta della scuola fabrianese

La mostra, che sembra concepita per esaltare partendo dal confronto, segna la scoperta di una nuova scuola che si è originata come quella umbra e riminese da Giotto. Formata da diversi pittori rimasti anonimi e dotata di una propria autonomia di linguaggio, grazie alle importanti personalità artistiche di alcuni pittori come il Maestro di Campodonico e il Maestro dei Magi, è stato possibile identificare e parlare di una vera e propria scuola fabrianese.

La scuola che si è sviluppata nel territorio del fabrianese, che si trova proprio a metà strada tra Rimini e Assisi, ha in sé l’influenza di una e dell’altra scuola ma nello stesso tempo una sua originalità.

La scuola fabrianese si caratterizza infatti per la sua drammaticità, vivacità e per l’uso dell’ornamento e del colore, che la rende meno raffinata rispetto a quella riminese ma sicuramente più teatrale.

Come tutti i viaggi, sebbene questo sia nel tempo, vi è una fine, ed in questo caso la fine di questo percorso nella pittura e nella scultura non è solo il termine temporale di un periodo rilevante dal punto di vista artistico, ma è anche il raggiungimento di una perfezione dove la pittura di Gentile da Fabriano sembra rendere i volti di vera carne.

La definizione di una scuola fabrianese e la sua valorizzazione in occasione di questa mostra segnano un punto di svolta per il territorio, non solo in termini economici e legati al turismo, quanto in quelli culturali. La scoperta della scuola fabrianese, e la conseguente riappropriazione di un patrimonio culturale e di una storia da parte del territorio interessato, è senza dubbio un motore capace di generare un indotto immateriale ma sicuramente prezioso quanto o più di quello economico.

la fabrianese

DI STEFANIA CECCONI

a Gentile’?

… E nello spazio

La mostra da Giotto a Gentile è anche un itinerario nello spazio urbano della città di Fabriano in cui ognuno può organizzare il proprio percorso alla scoperta di luoghi noti, meno noti ed altri addirittura quasi del tutto inesplorati.

L’itinerario urbano completa la mostra, che dopo pittura e scultura mette in rilievo anche l’architettura e l’impianto urbanistico medievale della città. Tappe obbligate, prima o dopo essere stati alla Pinacoteca, sono le Cappelle gotiche, situate tutte nel centro storico della città, rispettivamente nella Cattedrale di San Venanzio, nel Complesso di San Domenico e nella Chiesa di Sant’Agostino. Spazi limitati, quasi angusti ma visivamente potenti grazie alle decorazioni originali e al forte impatto emotivo che generano.

Infatti, entrando attraverso delle piccole porticine di legno ai lati degli altari maggiori delle chiese si ha la netta sensazione di essere improvvisamente catapultati in un’altra epoca, in cui le decorazioni di Allegretto Nuzi e gli affreschi di Francescuccio Ghissi regalano all’ambiente un’aura mistica che difficilmente lascia indifferenti.

Fabriano si veste così da museo diffuso dove tutto diventa opera e spazio da visitare attraverso il filo rosso dell’arte medioevale, e grazie ad un itinerario turistico urbano che integra la Mostra vera e propria.

E che può proseguire, sconfinando nella provincia di Macerata, presso la sede espositiva collegata della Pinacoteca Civica “San Francesco” ad Esanatoglia.

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ANIMA ///

IL GIOCO

C’era una VIAGGIOTRA I GIOCHI ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI

Il gioco, dal latino iocum ‘scherzo’, è un fenomeno denso, impossibile da astrarre in una semplice definizione, perché comprende dinamiche e prassi individuali, sociali, psicologiche, didattiche, antropologiche ecc. È, Il gioco, la forma più immediata e spontanea di socializzazione ed un importante strumento educativo; Platone già lo sosteneva.

RITORNO ALL’INFANZIA

“Figlio del suo tempo” si adatta al contesto sociale dell’epoca storica di riferimento. Nei giochi di una volta si deposita il segreto di un mondo perduto; lì si annidano costumi, credenze, pratiche storiche. Narrare del gioco dell’infanzia significa quindi raccontare la nostra storia, recuperandone le radici. Il modo di giocare induce, pertanto, ad osservare le rappresentazioni sociali e gli elementi caratterizzanti di una società.

TUTTO ERA UN GIOCO

Quando si è bambini ogni cosa diventa un gioco; quando nulla si ha con tutto si può giocare: il letto si trasforma in un maestoso veliero, una biglia in un bottino prezioso, una sedia in un sontuoso castello, le piante e i petali dei fiori sono divertimenti spassosi, tra gli alberi nasce una giungla, un sasso é un gessetto, il reale si popola di fate, streghe e personaggi magici. Chiudendo gli occhi si può volare. L’immaginazione crea un mondo in cui rifugiarsi.

“Ti capisco quando dici che rivuoi indietro le tue bambole…”

IGIOCHIDIUNAVOLTANELLEMARCHE Nelle Marche, fino agli anni ‘50/’60 del secolo scorso, in uno scenario grigio di polvere, fame, povertà e distruzione proprio dei tempi di guerra e dei periodi immediatamente successivi, i poveri e rudimentali giochi diventavano gocce di libertà, scintille di colore.

Così li raccontano coloro che in quegli anni erano bambini.

EL CARIOL

Negli anni ’30 e ’40 del Novecento, quando i giocattoli prefabbricati erano a disposizione solo per pochi privilegiati, i ragazzi dei quartieri popolari e i figli dei contadini dovevano inventare i loro giochi utilizzando ciò che avevano a disposizione e tanta immaginazione.

Tra i ragazzini delle Marche, uno dei divertimenti più tipici e diffusi era “el cariol”, un carretto di legno senza freni, lungo due o tre metri, costruito con materiali di fortuna. Quando i bambini si ritrovavano per giocare, tutti insieme salivano sul carretto e si lanciavano per le discese del paese, tonando spesso a casa con le ginocchia sbucciate. Il signor Leonardo Leoni, una delle persone intervistate, mi racconta di quando, portando dietro “el cariol”, si trovava con gli amici sulla salita del Campo Santo Vecchio, a Senigallia. Tutti insieme vi salivano sopra e poi, si lasciavano andare scivolando lungo la discesa al grido di “pronti ragazzi pronti!”. Ne partivano una decina, ma alla fine del tragitto, sul carretto ne rimanevano al massimo un paio.

I FIORI

Anche i fiori erano giochi. Tra le dune del mare nasceva la calcatreppola. Questa pianta aveva dei getti chiusi, tipo bachi da seta, che in un determinato giorno ad una data ora si aprivano ed emettevano un suono simile allo scocco di un bacio. I bambini si radunavano lì attorno a giocare aspettando che il primo fiore si schiudesse. “Ecco la prima baciata!”“Hai vinto!”. Chi l’aveva avvertita per primo era considerato il vincitore.

GLI ANIMALI

I bambini di una volta giocavamo anche con gli animali, con gli insetti. In particolare richiamava la loro attenzione uno scarabeo (stercorario) che erano soliti chiamare “rotula merda” in quanto con le zampine prendeva lo sterco e faceva tutte palline che faticosamente poi rotolava e spingeva per trasportarle con sé.

Lo scarabeo arrancava in salita in quanto la pallina gli tornava indietro e scivolava via, ciò muoveva risa. Spesso, per dispetto, i ragazzini gliela portavano via, ed essendo questo insetto grassottello faceva fatica a recuperarla, anche quello era un gioco.

volta...

DI PAOLA DONATIELLO

“Tutti questi erano i nostri giochi” affermano gli intervistati.

La loro fanciullezza, nonostante tutto, è stata bellissima e vissuta tutta sulla strada.

Per gli interessati, segnalo il museo del giocattolo o museo dell’infanzia di Sirolo, che ripercorre la storia dei giochi dall’ottocento agli anni del boom economico. http://www.musan.it/musei/ vis_musei.php?id_ news=204

È una favola è solo fantasia

GANG DEL PORTO

I giochi erano ovunque ed il porto offriva molti potenziali divertimenti. Ricorda, infatti, Wilma Durpetti, le reti da pesca, bellissime, splendenti al sole, che facevano da fondale nella piazzetta dove era solita recarsi a giocare con i figli dei pescatori. Quando stanchi di correre e tuffarsi dal porto-canale i ragazzini si sedevano sulle reti, le vedevano alzarsi e abbassarsi con il vento, come fossero sipari. Nonostante non avesse l’approvazione dei suoi genitori che, invece,volevano frequentasse le case dei sui cugini, Wilma amava uscire con i figli dei pescatori, perché con loro poteva giocare a sassate, a nascondino, si divertiva, mentre a casa dei parenti doveva stare sempre molto attenta a non combinare guai, a non rompere qualcosa. Per fare parte della banda del porto, ricorda Wilma, c’era, una prova da superare: si doveva rubare alla fiera di Sant’Agostino”.

Il giorno della fiera i suoi amici la portarono davanti ad una bancarella esortandola a prendere qualcosa e scappare, Wilma si intimorì, pensando agli ammonimenti della nonna che le aveva insegnato a non rubare “perché – le diceva – ti tagliano le mani”.

Ad un tratto, però, la sua attenzione fu attirata dalla vista di un galletto di terracotta con le piume. Curiosa di sapere se suonasse no, lo portò alla bocca e provò a soffiare. Il galletto fischiava davvero tanto che se ne accorse anche il venditore. Allora, col galletto ancora in bocca, Wilma iniziò a scappare e fu inseguita per un po’ finché riuscì a “mettersi in salvo” tra le viuzze del rione Porto.

I GIOIELLI

Ogni bambina aveva i propri gioielli, creati con magie impensabili.

Ad esempio, il nocciolo di una pesca diventava un oggetto prezioso, lo si trasformava in un anello sfregandone entrambi i lati, con una pietra ruvida, finché non si forava all’interno, poi con lo smalto della mamma lo si pitturava.

CACCIA AL TESORO

Tra i divertimenti infantili c’era anche la caccia al tesoro. In che cosa consisteva? Ognuno possedeva il proprio “tesoro”, due o tre biglie,

la carta colorata della cioccolata perugina, oppure tre o quattro perline di una collanina rotta, un anellino della fiera di Sant’Agostino. Il tesoro veniva nascosto in una buca scavata, di solito, dietro le grondaie delle case, e rivestita con la carta. Una volta riposto il tesoro la buca veniva coperta con un pezzo di vetro, una bottiglia rotta. Solo all’amico più caro si confidava dove fosse il nascondiglio del tesoro, poi veniva il giorno in cui andare a “cacciarlo”.

IL BATTIMUR’

Nei giochi si usavano spesso le monetine, come ad esempio nel battimur’ che consisteva nel prendere una moneta, lanciarla verso il muro. Questa rimbalzava e cadeva a terra: quello che tirava per secondo doveva cercare, battendo contro il muro, di avvicinarsi alla prima moneta. C’era una certa distanza da rispettare e se la si raggiungeva il secondo vinceva la moneta del primo altrimenti il primo quella del secondo. Poi ci si alternava e così via.

Giocavano anche a sassat’: creavano una fila di monetine sovrapposte, lanciavano un sasso e vinceva chi faceva cadere i soldini a terra.

IL TELEFONO E IL RADIOAMATORE

Con i barattoli della conserva ed uno spago costruivano il telefono.

Un bambino portava il barattolo all’orecchio, l’altro lo avvicinava alla bocca e parlando al suo interno domandava all’amico se lo sentisse o meno, ma siccome la distanza che intercorreva tra i due era non più di due metri, racconta Leonardo Leoni, ci si sentiva comunque perfettamente!

La scatola del lucido delle scarpe invece serviva per costruire due cuffie da mettere nelle orecchie, trasformandosi così in uno strumento per radioamatori.

ERANO I NOSTRI GIOCHI

Quando si correva, invece, per andare più forte ci si dava una sculacciata fingendo di essere cavalli, racconta Giorgio Pasquali.

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ANIMA ///

Spiritualità,

meditazione e…

t ecnologia!

Le anime delle Marche sono tante. E questa è forse la caratteristica che più delle altre ci differenzia da tante altre regioni che pure nella loro bellezza non sono in grado di offrire quell’apertura totale che da noi è possibile: che sia estate o inverno, che ci si voglia rilassare o accrescere la propria cultura, che si vogliano assaggiare le tante specialità tipiche o raccogliersi in meditazione, le Marche sono sempre il luogo giusto.

Ma c’è forse un’area, o come tecnicamente viene chiamato un cluster, che più degli altri offre ampie prospettive di sviluppo e può essere considerato come un faro attrattore, come un apripista che accoglie il viaggiatore nei nostri territori per poi farlo innamorare anche di tutto il resto.

Loreto, Fonte Avellana, l’Abbazia di Fiastra, il Santuario della Madonna dell’Ambro…e queste sono solo alcune delle località che giorno dopo giorno accolgono flotte di pellegrini che si mettono in viaggio spinti dalla loro fede per poter conoscere luoghi intrisi di quella forte spiritualità che per loro è cibo dell’anima.

Spesso questi viaggiatori hanno chiaro il loro obiettivo: vengono, pregano, meditano in questi luoghi della fede e poi riprendono la strada verso casa. Sicuramente tornano con l’anima piena di gioia perché hanno potuto appagare il loro bisogno di spiritualità, ma con questa modalità di turismo‘mordi e fuggi’si perdono la possibilità di vivere le Marche, di accrescere ancora di più la bellezza della loro esperienza.

Ed è proprio ragionando su questo che la Regione Marche ha voluto creare qualcosa di nuovo e di estremamente utile per migliorare appunto l’esperienza del viaggiatore, per ampliare i suoi confini, per rendere il suo soggiorno nelle Marche non può appunto‘mordi e fuggi’ma appagante a 360°, rispondendo al bisogno di introspezione personale, ma dando anche la possibilità di approfondire il patrimonio storico e artistico dei beni architettonici e culturali delle nostre Marche, scegliendo il proprio“tour”in tutto il territorio regionale ed in particolare tra quei comuni collinari e montani, in cui si concentrano abbazie, monasteri e santuari.

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www.turismo.marche.it

#marchespiritualroute

Il turismo spirituale varca nelle Marche una nuova frontiera: lanciata l’app Spiritualità e meditazione “Visitare le Marche attraverso il patrimonio religioso conservato e restaurato è un’esperienza indimenticabile, una vacanza per il cuore e per la mente”: è questa la frase che spiega la vera motivazione per cui questa app è nata, frase contenuta proprio nella schermata di apertura dell’app ‘Spiritualità e meditazione’, realizzata dalla Fondazione Marche Cinema Multimedia.

Lanciata come #marchespiritualroute subito dopo #destinazionemarche, è disponibile gratuitamente sull’App Store e su Google Play – è uno strumento integrato che attinge dalla banca dati testuale e visiva del sito del turismo della Regione Marche www.turismo.marche.it e mette dunque a disposizione dei pellegrini e dei turisti in genere molteplici informazioni di visita relativa ai luoghi dello spirito delle Marche e anche 9 itinerari suggeriti che guidano attraverso la storia e le testimonianze della vita religiosa, in modo che ognuno possa scegliere quello più vicino al suo sentire e alla sua voglia di immergersi nella meditazione e nella scoperta.

Partendo però dall’idea di turismo integrato e quindi appunto di dare la possibilità di scoprire davvero le Marche, partendo da un’esigenza che in questo caso è quella di conoscere i luoghi della fede, ma arricchendo poi la propria esperienza nel corso del cammino,‘Spiritualità e meditazione’permette a chi la scarica di avere a disposizione anche tutta una serie di servizi che rendono più facile la pianificazione del proprio soggiorno: informazioni su come raggiungere le Marche, booking, contatti con operatori incoming Marche, proposte di pacchetti vacanza, eventi, contatti di uffici informazioni. Insomma, tutto quanto possa essere necessario per vivere un’esperienza nella completezza più assoluta.

I NOVE PERCORSI - La Comunità dei Monasteri. Percorsi di Meditazione - Monachesimo nelle Marche: le abbazie - Monachesimo nelle Marche: gli eremi e le grotte - San Francesco nelle Marche, itinerari e suggestioni - La Via Flaminia, la Via Lauretana e la Via Salaria - Le cattedrali delle città d’arte - I grandi Santuari - I luoghi dei Filippini - Terra di Papi

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Pensi al Parco del Conero e immagini una natura meravi

Arte veneta ed influ nella Riviera del Co Se

il numero scorso vi abbiamo proposto degli itinerari grazie ai quali scoprire le bellezze del Parco del Conero, stavolta ampliamo un po’ i confini e vi suggeriamo un altro modo per conoscere i territori della Riviera del Conero: un percorso artistico, un viaggio nelle suggestioni di pittori veneti quali Tiziano, Lorenzo Lotto e dei loro seguaci marchigiani, come Simone De Magistris.

L’arco temporale si snoda fra la fine del Quattrocento, coprendo tutto il Cinquecento fino a parte del Seicento con Claudio Ridolfi, altro artista che come Lotto, decise di fare delle Marche la sua seconda casa.

Perché questa cospicua presenza di opere e artisti veneti nel nostro territorio? Ancona, nel periodo storico di riferimento, fu una Repubblica Marinara che ebbe stretti rapporti commerciali sia con la città dalmata di Ragusa, che con la più grande Repubblica di Venezia. Se da un lato questi rapporti commerciali dall’Adriatico verso l’Oriente creavano concorrenza e attriti fra le città, dall’altro si sono tramutati spesso in felici connubi artistici.

Partendo proprio da Ancona, dalle sue chiese custodi di preziosi tesori dell’arte, il nostro percorso si snoda verso l’entroterra con Osimo, dove importanti committenze di nobili e vescovi hanno lasciato numerose opere d’autore, e Loreto, scrigno di opere legate alla devozione e sede di uno dei santuari mariani più importanti del mondo. Concludiamo il tour con il grazioso borgo di Potenza Picena che non mancherà di stupirvi con le sue bellezze artistiche.

Ancona Chiesa di San Francesco alle Scale “Assunzione” (1550) di Lorenzo Lotto Una delle ultime opere di Lotto prima del suo ritiro a Loreto come oblato della Santa Casa. La Madonna con lo sguardo rapito verso il cielo, viene sospinta in volo da un coro di angeli. A terra gli apostoli agitano le loro mani e i loro volti ci restituiscono grande stupore e allo stesso tempo una certa malinconia che deriva dall’ascesa della Vergine.

Chiesa di San Domenico “Crocefissione” (1558) di Tiziano, Vecellio 26 / WHY MARCHE

Osimo Basilica San Giuseppe Da Copertino “Madonna con Bambino in trono e Santi” (1503 1506) di Antonio Solario da Venezia e Giuliano Presutti da Fano.

“La Nascita di Maria Vergine” (sec XVII) ambito di Claudio Ridolfi Museo Civico “Incoronazione della Vergine” (1464) di Antonio e Bartolomeo Vivarini

Polittico con cornice gotica e guglie venete originale composto da nove tavole centinate. Il fondo a foglia d’oro, doveva farla apparire particolarmente luminosa al lume delle candele.

“Adorazione dei Pastori” (1610) di Claudio Ridolfi

Ridolfi, maturato nella bottega di Paolo Veronese, basa la sua pittura sui giochi di luce e di colore. Non c’è un disegno di fondo, i contorni sfumano ridando un effetto di “non finito” che permette all’osservatore di concentrarsi meglio sul significato della scena rappresentata. Si percepisce la forte influenza di Federico Barocci, artista urbinate con il quale Ridolfi si confronterà nel suo soggiorno alla corte dei Della Rovere di Urbino. … e a seguire “Presentazione di Maria al Tempio”, “Sposalizio della Vergine”, “San Nicola di Bari” e “Santo Monaco” di Claudio Ridolfi.

gliosa. Certo, ma c’è anche molto di più…

DI ALICE GIORGI

enze artistiche nero

www.rivieradelconero.info

Potenza Picena Chiesa di Sant’Antonio Convento dei Frati Minori “Madonna con il bambino e i Santi Giuseppe, Caterina d’Alessandria, Francesco d’Assisi e Antonio di Padova” (1576) di Simone De Magistris La Madonna col Bambino appaiono in un gioioso coro d’angeli, sospesi a guardare i santi sotto i loro piedi. Un egregio bilanciamento cromatico tra colori caldi e tinte più fredde esalta i personaggi. Sullo sfondo si vedono montagne verdeggianti e un ponte al di sopra di un fiume che ricordano i paesaggi dell’entroterra.

Si segnala anche la “Crocefissione” (1595) di Jacopo Palma Il Giovane Chiesa di San Lorenzo - Convento dei Cappuccini “Deposizione” (1576) di Simone De Magistris Sala Giunta del Palazzo Comunale “Madonna con Bambino e Santi Martino e Rocco” (1584) di Simone De Magistris

Loreto Museo dell’Antico Tesoro “ San Cristoforo e i Santi Rocco e Sebastiano” (1535-36) di Lorenzo Lotto

La figura del gigante San Cristoforo col suo mantello rosso sospeso nel vento, fa risaltare il Bambino posto sulle sue spalle, così appesantite da lasciare sorpreso il traghettatore: su di lui pesano infatti anche tutti i peccati del mondo che Gesù porta con sé. Accanto troviamo San Rocco che mostra il bubbone della pestilenza e San Sebastiano. Sullo sfondo il paesaggio richiama il promontorio del Conero.

“Presentazione di Gesù al Tempio” (XVI sec) di Lorenzo Lotto Ultima opera del Lotto, rimasta incompiuta per la morte dell’artista: viene considerata il suo testamento spirituale.

Sul lato sinistro la Vergine presenta il Bambino, mentre dall’altra parte vengono rappresentati i pellegrini del Santuario di Loreto e fra i molti emerge la figura di un uomo con la barba, ultimo autoritratto dell’artista. Al centro, troviamo tre sacerdoti posti a rappresentare le tre fasi della vita dell’uomo: il vecchio Simeone, un rabbino di mezza età e un giovane chierico.

… assieme all’“Adorazione del Bambino”, “Adorazione dei Magi”, “Combattimento tra la Fortezza e la Fortuna”, “L’Arcangelo Michele caccia Lucifero”, “Cristo e l’adultera”, “Battesimo di Gesù”, “Sacrificio di Melchisedech”.

percorso georeferenziato arte veneta

http://bit.ly/1wm0oZd

https://www.facebook.com/rivieraconero WHY MARCHE / 27

E H C R LE MA

FOOD Tour Se vogliamo davvero conoscere le Marche, può mancare nel nostro bagaglio di itinerari quello che si costruisce sull’odore, sul sapore, sul gusto dei nostri prodotti tipici?

Ovviamente no! Perché se l’Italia è terra di santi, navigatori e letterati…le Marche sono tutto questo ma anche la terra da un lato della tradizione culinaria e dell’altro dei buongustai!

Il piacere di mangiare qualcosa che viene riconosciuto come eccellente, che ci racconta anche la nostra storia, che così com’è non possiamo ritrovarlo in nessun’altra parte è qualcosa di unico.

Scommetto che in questo momento starete annuendo con la testa, pensando alle bontà marchigiane che nel tempo avete gustato; ma…siete davvero sicuri di sapere proprio tutto quello che c’è da sapere?

Un percorso tra IGP, DOP e Presidi per disegnare un itinerario del gusto che poi potrete utilizzare a vostro piacimento: un altro modo per conoscere le Marche!

I PERCORSI DI WHY MARCHE

O T S U DI G di Eleonora Baldi

DOVE TROVARLI DOP - Denominazione di Origine IGP - Indicazione Geografica Protetta I Presidi

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DOP - Denominazione di Origine Protetta “La denominazione di origine protetta è un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito dall’Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti”. Inoltre affinchè un prodotto possa essere riconosciuto come una DOP le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata: insomma, non c’è possibilità di copiare queste tipicità!

Prosciutto di Carpegna Dop

Se non l’hai mai assaggiato ti sei perso una cosa davvero sublime! Prima di farci un panino o di metterlo in una piadina o di accompagnarlo con qualche ottimo formaggio, prova a prenderne una fetta e a mangiarla da sola: ti si scioglie in bocca e ti lascia un gusto inconfondibile. Prodotto nelle colline del Montefeltro, il suo particolare gusto si ottiene cospargendo le cosce dei maiali – dopo averle salate, lavate e rifilate - con un particolare stucco grasso che ne protegge la superficie durante il periodo della stagionatura.

Casciotta d’Urbino Dop

Come le persone, ci sono dei luoghi particolarmente fortunati, quelli che hanno tutto. Ed Urbino è uno di questi: paesaggi mozzafiato, testimonianze d’arte e di architettura meravigliose, storia da raccontare, un presente fatto di cultura. E…anche una ‘sua’ Casciotta! Prodotta esclusivamente nella Provincia di Pesaro Urbino, questo formaggio risponde ad un disciplinare con regole molto rigide. A noi basta assaggiarla e gustare quella tipica, sottile, buona fragranza aromatica, quel sapore naturalmente dolce ma pieno, piacevolmente acidulino, gradevole.

Formaggio di Fossa Dop

Rimaniamo nel pesarese e continuiamo a parlare di formaggi. Il procedimento attraverso il quale si ottiene questo particolare tipo di formaggio è davvero interessante e coinvolge un periodo di tempo ben preciso: in agosto, dopo che le fosse – che devono essere scavate da almeno 10 anni - sono state preparate a dovere per accogliere quello che diventerà un prodotto unico, le forme in sacchetti di cotone vengono calate e da qui usciranno solo dopo 90 giorni. Precisamente, secondo la tradizione, dovrebbero essere aperte il 25 novembre per la Festa di Santa Caterina.

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www.acqualagna.com Comune di Acqualagna

49^ FIERA NAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO Provincia di Pesaro e Urbino

DIRETTA RADIO 1.2. NOVEMBRE

Info: Ufficio Turistico Comune tel. 0721.796741

26.OTT 1.2.8.9.NOV 2014 MAIN SPONSOR

MEDIA PARTNERS

TECHNICAL PARTNERS

I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

Cartoceto Dop

Non serve molto per far provare al nostro palato una sensazione di vera felicità: basta una fetta di pane e dell’olio, ma quello buono..come questo extravergine di oliva! La tradizione dell’olio a Cartoceto è davvero antica, basti pensare che stando ai documenti del catasto del 1540, 116 proprietari terrieri su 195 avevano ulivi nei loro fondi! Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Mombaroccio ed in parte Fano sono i comuni che oggi possono fregiarsi di questa particolare Dop.

Oliva Ascolana del Piceno DOP

Vai in qualsiasi pub o ristorante, apri il menù e leggi ‘olive ascolane’. Ordinane una porzione…buone? Ok, adesso in un giorno in cui hai un po’ di tempo, vai nella zona dell’ascolano, magari in un ristorante tipico o in un laboratorio artigianale e assaggiane una: ecco, adesso puoi dire che è buona! Non è un caso se affinchè si possa parlare di Oliva Ascolana Dop si debbano rispettare caratteristiche specifiche in quanto a colore, sapore, forma e odore dell’oliva!

La cosa più importante comunque è proprio l’oliva: solo Ascolana Tenera.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc e Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg

Tra le venti Dop dei vini marchigiani - divisi in Doc, Docg e Igt - abbiamo scelto il Verdicchio come rappresentante per questo nostro percorso. Perchè? Perchè è quello di maggiore produzione nella nostra regione, nonchè l’ambasciatore dei vini marchigiani ed il bianco più premiato dalle guide di settore. Un biglietto da visita unico per la nostra regione e un piacere da gustare in abbinamento ai piatti della nostra tradizione.

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IGP - Indicazione Geografica Protetta “Il termine indicazione geografica protetta, indica un marchio di origine che viene attribuito dall’Unione europea a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un’altra caratteristica dipende dall’origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un’area geografica determinata”.

Lenticchie di Castelluccio di Norcia IGP

Un prodotto che intreccia la sua storia con quella del Parco Nazionale dei Sibillini, già di per se ne avrebbe di cose da raccontare! Una coltivazione che ha origini antichissime e che quindi ha visto epoche passare e ha dato da mangiare agli uomini e alle donne di tutte queste epoche diverse. Ad oggi sono un prodotto di eccellenza e di nicchia, data la quantità prodotta in media all’anno non molto elevata.

Ciauscolo IGP

Pane e ciauscolo: alzi la mano chi non avrebbe voglia di uno spuntino così proprio ora! La sua prima apparizione questo prodotto la fa in un atto notarile risalente alla metà del ‘700 e redatto nel territorio di Visso. I passaggi che portano alla sua produzione, dal momento della pista fino alla stagionatura di 3 settimane davanti ad un fuoco non troppo alto, ricalcano anche oggi quelli tradizionali. La spalmabilità è la sua caratteristica inconfondibile.

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I PERCORSI DI WHY MARCHE

Maccheroncini di Campofilone IGP

Questo particolare tipo di pasta è stato riconosciuto come prodotto tipico-tradizionale dalla Regione Marche nel 1998, ma già nel 1931 vennero citati nella prima Guida Gastronomica d’Italia del Touring Club Italiano Ed. 1931, come prodotto tipico del borgo medioevale di Campofilone. Uova fresche e farina di grano tenero doppio zero oppure semola di grano duro sono gli ingredienti dei Maccheroncini di Campofilone, ai quali è dedicata anche una delle sagre più importanti d’Italia che ogni anno richiama più di 15mila visitatori.

Vitellone bianco dell’Appennino Centrale IGP

Chianina, Marchigiana e Romagnola, le razze del Vitellone bianco dell’Appennino Centrale, oggi sono tra le più richieste per portare in tavola carni di ottima qualità. Fino all’800 invece, questi animali venivano impiegati solo per aiutare nel lavoro dei campi. Ma, per fortuna di chi ama mangiare carne, le cose sono poi cambiate e il consorzio di tutela del Vitellone bianco dell’Appennino Centrale è stato il primo in Italia ad adottare una certificazione elettronica della qualità, una sorta di carta di identità di questa carne.

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I Presidi Il progetto avviato da Slow Food Italia nel 2008 conta ad oggi oltre 230 presidi in Italia e 6 nelle Marche. La motivazione che ha mosso alla ricerca e all’identificazione di questi cibi si fonda sul principio della tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori, ma anche sulla spinta che si è voluta dare affinchè i produttori fossero stimolati ad adottare pratiche produttive sostenibili che portassero anche ad un approccio etico al mercato.

Pecorino dei Monti Sibillini

Si dice che i formaggi francesi, un po’ come accade per i vini, siano i migliori in assoluto. Beh, sicuramente saranno buoni ma quel sapore di veracità che restituisce una fetta di pecorino, può concorrere senza dubbio con i gusti spesso altezzosi dei formaggi di oltr’alpe! Le varietà di pecorino dei Sibillini in realtà sono due: uno fresco e prodotto tutto l’anno con il latte pastorizzato dai caseifici industriali, l’altro fatto con latte crudo, semicotto e stagionato in modo naturale.

Quest’ultimo è quello sostenuto dal Presidio Slow Food.

Cicerchia di Serra de’ Conti

Un legume povero che nella storia delle Marche ha avuto un ruolo molto importante nel sostentamento delle popolazioni rurali. Col progresso poi e le tante possibilità gastronomiche, questo legume è stato un po’ dimenticato e forse se Slow Food non avesse dato avvio a questo progetto oggi l’avremmo perso per sempre. Oggi Serra de’ Conti è invece conosciuta anche per essere la sua patria e tutti gli anni ospita una festa intitolata proprio alla Cicerchia che fa registrare ogni volta numeri da capogiro.

Mela Rossa dei Monti Sibillini

Mela Rossa dei Monti Sibillini

Le raccogli ad ottobre, ma puoi continuare a mangiarle fino ad aprile: queste mele hanno la tempra forte che il clima dei Sibillini ha regalato loro.

Piccoline, irregolari ed un po’ schiacciate, di questa mela rossa ci sono molte varietà; tutte però si caratterizzano per la polpa acidula e zuccherina e il profumo intenso e aromatico.

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Le raccogli ad ottobre, ma puoi continuare a mangiarle fino ad aprile: queste mele hanno la tempra forte che il clima dei Sibillini ha regalato loro. Piccoline, irregolari ed un po’ schiacciate, di questa mela rossa ci sono molte varietà; tutte però si caratterizzano per la polpa acidula e zuccherina e il profumo intenso e aromatico.

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PROPRI ETÀ M ECCA NICH E Le case SUBISSATI sono realizzate interamente in legno lamellare, materiale con elevata resistenza a trazione/compressione/flessione, elasticità, basso peso specifico e di facile lavorazione con i nostri impianti a controllo numerico.

DUR A BI LITÀ La casa in legno, se ben realizzata, è una costruzione che dura secoli e ne sono riprova le tantissime costruzioni in legno sparse in tutto il mondo che ancora si conservano perfettamente integre.

ELE VATO R A PPORTO QU AL ITÀ PR EZZO La casa in legno, per il livello tecnologico offerto, i ridotti tempi di realizzazione, i costi certi ed i ridotti costi di mantenimento, si rivela decisamente superiore rispetto ad un’abitazione tradizionale.

VA NTA GGI ECONOMICI E R A PIDITÀ DI MONT A GGIO Risparmio energetico non indifferente in quanto si raggiungono valori di trasmittanza pareti e coperture inferiori a 0.19 W/mq K ed elevati valori di sfasamento da cui consegue che la casa risulta fresca d’estate e calda d’inverno, evitando inutili spese di riscaldamento e raffrescamento.

Fattore non secondario la rapidità di costruzione della casa in legno: la durata media di un cantiere è di circa 90 giorni.

SUBISS ATI s.r.l. S.P. Arceviese km 16,600 – Ostra Vetere (AN), Italy Tel. 0039.071.96.42.00 – Fax 0039.071.96.50.01 www.subissati.it

PRODUTTORE QUALIFICATO PRODUTTORE QUALIFICATO TRASFORMAZIONE DEL LEGNO TRASFORMAZIONE DEL LEGNO CERTIFICATO N. 076/09-CL CERTIFICATO N. 076/09-CL RILASCIATO DAL RILASCIATO DAL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI

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PRODUTTORE QUALIFICATO PRODUTTORE QUALIFICATO TRASFORMAZIONE DELL’ACCIAIO TRASFORMAZIONE DELL’ACCIAIO CERTIFICATO N. 1263/11 CERTIFICATO N. 1263/11 RILASCIATO DAL RILASCIATO DAL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI

case subissati

ATTESTAZIONE SOA CATEGORIA OS32 CLA SS E IV OS33 CLA SS E II

SISTEMA QUALIT À CERTIFICAZIONE ISO 9001

SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE CERTIFICAZIONE ISO 14001

SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA E SALUTE SUI LUO GHI DI LAVO RO CERTIFICAZIONE OHS A S 18001

I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

Lonzino di fico

Un dolce a fine pasto ci sta sempre bene... specie una tipicità tutta marchigiana: un ‘salamino’ preparato con fichi fatti asciugare al sole, macinati, impastati con anice, mandorle e noci tritate, avvolto in foglie di fico e legato con filo di lana.

Mosciolo di Portonovo

Hai presente il Trave? Se sei delle parti di Ancona sicuramente, altrimenti forse no…è comunque questo tratto di mare che si estende tra i Sassi Neri di Sirolo e Pietralacroce, ad essere il vivaio più ricco di questo mitilo. Che tu li cuocia da soli o che li utilizzi per la pasta, il mosciolo di Portonovo è inconfondibile: e non chiamarlo cozza se non vuoi che i pescatori di queste parti abbiano molto da ridire!

Salame di Fabriano

Facile andare dal salumiere o al supermercato e chiedere un etto di salame. Ce ne sono tanti. Ma se non vogliamo essere approssimativi e accontentarci di uno qualunque e invece puntare al meglio, la scelta è semplice: il Salame Fabriano.

Caratteristico della zona del fabrianese dal quale prende appunto il nome, questo salume accompagna da tempi davvero antichi la tradizione marchigiana ed ancora oggi viene prodotto con le stesse regole di centinaia di anni fa: coscia e fiocco di spalla con aggiunta di lardo di schiena.

bnc comunicazione grafica_foto paolo zitti

Terre del Conero è un progetto di filiera agroalimentare di qualità promosso da un gruppo di aziende agricole locali e dal Parco Naturale del Conero.

Nato allo scopo di valorizzare le produzioni agricole dell’area del Conero e di promuovere metodi di coltivazione più rispettosi dell’ambiente, il progetto intende rafforzare il sistema di relazioni tra produttori e consumatori, garantire la provenienza e la qualità dei prodotti e favorire la permanenza delle aziende agricole sul territorio, contribuendo così al mantenimento della sua biodiversità e al suo sviluppo socio-economico complessivo.

MENTE ///

Career day Unicam e Unimc Costruire insieme alle aziende un nuovo futuro di mettersi a disposizione dei nostri sistemi produttivi ed è un’occasione per le aziende di selezionare le migliori professionalità per il loro sviluppo imprenditoriale”.

Il Career Day è ormai diventata un’iniziativa trasversale, che si rivolge ai laureati che cominciano il loro cammino verso il lavoro, ma che è anche un percorso di formazione. “Proponiamo – ha ribadito il rettore Unimc Luigi Lacchè – tantissime attività volte a sviluppare competenze pratiche per approcciare questo mondo, come la redazione del curriculum vitae o il modo migliore per affrontare un colloquio di lavoro”. La collaborazione tra i due Atenei e tanti soggetti protagonisti in ambito economico, sociale e istituzionale è stata fondamentale per offrire a studenti e laureati una reale occasione di incontro con il mondo del lavoro. Molte

Grande

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entusiasmo per l’edizione 2014 del Career Day, organizzato congiuntamente anche quest’anno dalle Università di Camerino e Macerata. Per il terzo anno consecutivo si è rinnovata infatti la sinergia tra Unicam e Unimc per offrire ai laureati e agli studenti dei due Atenei un panorama completo e ampio sulle opportunità di lavoro in Italia e all’estero.

Entusiasmante quest’anno la risposta delle aziende al Career Day: sono state quasi cinquanta, infatti, le imprese - quali Lube, Tod’s, Clementoni, Fileni, Loccioni solo per citarne alcune presenti in questi due giorni con un proprio stand per svolgere colloqui di lavoro con i laureati dei due Atenei.

“Il Career Day – ha dichiarato il Rettore UNICAM prof. Flavio Corradini – rappresenta senza dubbio uno dei momenti più importanti della vita universitaria dei nostri studenti e laureati. L’Ateneo è infatti da tempo impegnato in iniziative di placement che permettano la maggiore visibilità possibile dei curricula dei nostri laureati, nonché nell’offrire tutte quelle opportunità che permettano a studenti e laureati di avere elementi utili per una ricerca attiva delle opportunità di lavoro in una dimensione sia territoriale che europea. La sinergia tra i due Atenei della provincia ha permesso di fornire agli studenti partecipanti una prospettiva ancora più ampia. Quest’anno le aziende si sono autocandidate, il che dimostra la credibilità di questa bellissima iniziativa. E’ un confronto molto costruttivo che permette ai ragazzi, con le loro conoscenze e competenze,

aziende hanno aderito con convinzione al Career Day, perché vedono i laureati come una risorsa e non come un onere. Momenti come questi dimostrano come sia possibile un’alleanza strategica per immettere nel mondo dell’impresa più conoscenza e più innovazione”. Come consuetudine il career day si è sviluppato in due giornate, in cui i quasi mille studenti, laureandi e laureati partecipanti hanno avuto l’opportunità di dialogare personalmente con i manager e i responsabili delle risorse umane. Hanno potuto sostenere colloqui individuali e di gruppo, raccogliere informazioni relative ai profili professionali richiesti, consegnare i propri. Si sono svolti anche workshop sulle modalità di ricerca del lavoro, presentazioni aziendali e consulenze, anche personalizzate sulle possibilità di impiego all’estero grazie al servizio Eures della Provincia di Macerata.

La manifestazione è stata organizzata con il patrocinio di Regione Marche, Provincia di Macerata, Comuni di Macerata e Camerino, Consorzio Universitario Piceno e con il contributo della Fondazione Giustiniani Bandini. www.unicam.it comunicazione.relazioniesterne@unicam.it www.unicam.info

IL GIOVANE FAVOLOSO

\\\ PRIMO PIANO ///

Centotren il tempo della poesia

Quanto ci vuole per raccontare un uomo, un genio, un poeta? A Mario Martone sono bastati 135’: quelli del suo ‘Il Giovane Favoloso’ dedicati al nostro Giacomo Leopardi Si dice che per conoscere una persona non basti una vita. In questo caso sembrano non essere bastati decenni di studi, approfondimenti, parafrasi. Giacomo Leopardi fu una personalità complessa, dai tratti a volte sfocati, circondati di quell’alone di pessimismo che ha sempre fatto da contr’altare ad un genio mai messo in discussione. Giacomo e la sua Recanati, Giacomo e i suoi amori, Giacomo e i suoi tormenti interiori. Non è facile addentrarsi nell’animo di una figura che ha saputo far parlare di se negli anni in cui è vissuta, ma ancor di più in quelli avvenire, non è facile far staccare il nostro immaginario dai libri di scuola e porlo davanti non solo allo scrittore ma anche all’uomo. Un’impresa forse titanica, nella quale solo grandi uomini e grandi attori hanno potuto cimentarsi. I 135’ de Il Giovane Favoloso ci hanno provato e ci sono riusciti, parlando di Giacomo e poi di Leopardi. Il regista Mario Martone e il protagonista Elio Germano hanno saputo calarsi in una dimensione altra e dalla loro ‘magia’ è uscita questa pellicola, realizzata con il contributo della Regione Marche e della Fondazione Marche Cinema Multimedia e della Marche Film Commission.

42 / WHY MARCHE

tacinqueminuti di ELEONORA BALDI

“Chi

sa dubita, e sa più che si possa”. In quanti conoscono questa frase di Giacomo Leopardi?

Probabilmente in pochi, perché se tanto si sa del poeta, poco invece si conosce dell’uomo. E Il Giovane Favoloso ha voluto ed è riuscito proprio a compiere questa rivoluzione: quella di mettere al centro l’anima di Giacomo, senza ovviamente mai dimenticare la grandezza del sommo poeta, ma facendoci conoscere la persona che era al di la dei suoi scritti. O forse sarebbe meglio dire la persona che era nascosta dentro quegli scritti.

Guardate la locandina del film: il volto del Giacomo Leopardi di Mario Martone, Elio Germano, è capovolto. E non è certo un caso, ma già una dichiarazione di intenti; la volontà di guardare qualcosa di estremamente conosciuto da un punto di vista diverso. Quello che alla fine ci parlerà di un uomo sì forse pessimista e sicuramente tormentato, ma anche brillante, ironico, voglioso di conoscere, capace di grandi passioni.

‘Il Giovane Favoloso’ più che un film è un viaggio di scoperta che stacca Giacomo e le sue poesie dai libri, ormai probabilmente polverosi, riposti sulle nostre librerie o in vecchi scatoloni, e lo riporta alla vita, mettendo davanti ai nostri occhi la sua e permettendoci di viverla e di apprezzarla, con una sensibilità davvero toccante.

Tre ragazzini, i fratelli Leopardi, che giocano dietro la siepe, nel cortile di una casa che da subito appare ostile. Questa è la scena iniziale della pellicola, nella quale immediatamente possiamo ritrovare la prima chiave dell’esistenza di Giacomo: la sensazione di essere prigioniero, di vedere costantemente impedita la sua voglia di vedere oltre da quella siepe che ‘da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude’. Leopardi sognava l’infinito ma la severità del padre, convinto che nello studio dovesse esaurirsi l’esistenza e la conoscenza, e l’anaffettività di una mamma che non lo ha mai fatto sentire amato, hanno pesato per tutta la sua vita su di lui come un macigno, molto di più delle malattie e delle deformazioni fisiche che mai hanno impedito al suo intel-

letto di librarsi verso le sommità che gli spettavano.

L’interpretazione di Elio Germano è davvero intensa e grande deve essere stato il lavoro fatto dall’attore, capace di cogliere gli antipodi dell’animo del poeta e di farli apprezzare e comprendere anche a noi spettatori.

Sì, perché se il Giacomo segnato dalla austerità della famiglia è pervaso da una visione piuttosto cupa della vita, l’animo mai domo del poeta lo ha portato a passare tutta la sua esistenza a lottare per liberarsi proprio di questa scomoda eredità familiare.

Già da giovane Leopardi aveva provato ad andarsene da Recanati all’insaputa dei genitori, ma il padre aveva scoperto il suo piano ed i suoi sogni di fuga si erano infranti e ancora una volta avevano dovuto WHY MARCHE / 43

IL GIOVANE FAVOLOSO

\\\ PRIMO PIANO ///

#2

fare i conti con quella sorta di prigionia. Il suo talento però riesce a salvarlo e a portarlo via da una situazione nella quale l’universo e la sua conoscenza alla quale anelava gli erano del tutto preclusi.

La pellicola dopo un’ora totalmente ambientata a Recanati e dedicata alla prima parte della vita di Giacomo, salta a Firenze dove incontrerà le due persone più importanti della sua vita: Fanny Targioni Tozzetti per la quale perderà la testa, e Antonio Ranieri, quello che sarà l’amico per sempre.

Da questo momento in poi iniziamo a conoscere un Leopardi diverso, capace di grandi passioni, con la voglia di mischiarsi al popolo e di respirane pensieri ed odori. Un popolo che spesso lo deriderà per la sua condizione fisica, ma che non smetterà di essere per Leopardi una linfa della quale nutrirsi.

Martone ci mostra tutte le fragilità dell’anima di Giacomo, ferito dal grande amore della sua vita che lo lascerà sparendo per sempre, tormentato da un fisico segnato da malformazioni che lo espongono alla derisione, ma orgoglioso nell’affermare il potere del suo intelletto e nel portare avanti la sua sete di conoscenza.

E questo il regista ce lo mostra soprattutto nella fase napoletana della pellicola e della vita di Leopardi, dove ci conduce insieme a lui nei quartieri popolari, dove gli veniva riservata l’ironia tagliente dei popolani che lo prendevano in giro per la sua gobba ma dalla quale Giacomo non fugge e anzi alla quale risponde con un’ironia che non traspare certo dai libri di testo dai quali abbiamo imparato a conoscerlo.

Forse è proprio questo il più grande merito de ‘Il Giovane Favoloso’ ed il motivo per cui più di ogni altro vale la pena andare a vedere questo film: dimenticare il Leopardi icona della letteratura nazionale ed abbracciare un uomo, vulnerabile e struggente, dalla salute cagionevole e l’animo fragile, dalla grande lucidità intellettuale e dall’infinita ironia, capace di amare e in grado di emozionare.

Il Giovane Favoloso di Mario Martone “Abbiamo scritto la sceneggiatura del film attingendo agli scritti di Leopardi e all’insieme del suo epistolario, lo scrigno attraverso cui è possibile seguire la sua breve vita dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio.

Ed ecco la famiglia di Giacomo, il padre Monaldo, il compagno della vita Antonio Ranieri, gli intellettuali del tempo, la donna per la quale si accese di passione, Fanny Targioni Tozzetti. Ma il mio interesse non è per l’aneddoto: la vita di Leopardi è tutt’uno con la sua scrittura, si potrebbe dire che non c’è un suo verso, non c’è un suo rigo che non sia autobiografico. Leopardi sa, con molto anticipo su Proust, o su Beckett, che solo la radicale esperienza di se stessi consente la partita con la verità: da qui le poesie, lo Zibaldone, le Operette morali. È per questo che oggi possiamo sentire Leopardi con tanta forza.

Affrontare la vita di Leopardi significa inoltre svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca nelle sue varie forme, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato.

44 / WHY MARCHE

Dopo Noi credevamo, ho voluto insistere con questo film nel tentativo di riportare alla luce pezzi del nostro passato a mio avviso preziosi per il presente, ma questa volta non si tratta di un film storico. Il giovane favoloso vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema”.

Visto da Gian Mario Spacca Un film di forte struttura che per la sua intensità, anche concettuale e filosofica, non cavalca l’onda dell’immediatezza che caratterizza il clima culturale contemporaneo, ma quella della riflessione profonda. Questo straordinario racconto della vita di Giacomo Leopardi è entrato nella memoria dei marchigiani che hanno ritrovato attraverso questa operazione nuova consapevolezza di sé. E’ questo che la Regione, nel decidere di sostenere il progetto, auspicava: che questa grande opera non fosse soltanto la narrazione della figura di Leopardi, ma anche una riflessione della nostra comunità sulla sua storia e sui grandi uomini che hanno dato lustro alla nostra terra.

Questo film è importante per molti motivi: da una parte, appunto, per il rafforzamento dell’identità dei marchigiani e dall’altra per una proiezione esterna verso l’opinione pubblica nazionale ed internazionale. Altrettanto fondamentali sono i valori e l’opera di Giacomo Leopardi esaltati dalla pellicola. Il film, non a caso, è stato riconosciuto dal Ministero della Cultura come un’opera educativa e sarà proiettato nelle scuole.

Credo che la Regione Marche, insieme agli imprenditori della nostra comunità che hanno sostenuto il progetto, abbia contribuito a realizzare una grande operazione che si iscrive in una sequenza avviata con la testimonianza delle Marche affidata a Dustin Hoffman e che oggi ritorna su un personaggio della nostra terra, Giacomo Leopardi. Avere più consapevolezza di noi stessi e della nostra storia significa anche riconoscere la bellezza delle Marche che è veramente grande. Non una bellezza decadente, bensì viva e rigogliosa, proiettata verso il futuro.

I P R OTA G O N I S T I ELIO GERMANO Giacomo Leopardi MICHELE RIONDINO Antonio Ranieri MASSIMO POPOLIZIO Monaldo Leopardi ANNA MOUGLALIS Fanny Targioni Tozzetti VALERIO BINASCO Pietro Giordani PAOLO GRAZIOSI Carlo Antici IAIA FORTE signora Rosa, padrona di casa SANDRO LOMBARDI Don Vincenzo, precettore di casa Leopardi RAFFAELLA GIORDANO Adelaide Antici Leopardi EDOARDO NATOLI Carlo Leopardi GIOVANNI LUDENO Pasquale Ignarra, famiglio di casa Ranieri FEDERICA DE COLA Paolina Ranieri GIORGIA SALARI Maddalena Pelzet detta Lenina e per la prima volta sullo schermo GLORIA GHERGO Teresa Fattorini (Silvia) con ISABELLA RAGONESE nel ruolo di Paolina Leopardi Regia: Mario Martone

MENTE ///

Un’esposizione universale è qualcosa di grande, ma forse difficile d

Expo 2015: per essere parte del cambiamento Expo 2015.

Questo ‘nome’ ormai lo conosciamo tutti. Ci aiuta a capire qual è il concetto dietro questo grande evento che avrà come tema ‘Nutrire il Pianeta. Energia per la vita.’?

“Nel trattare di Expo 2015 è importante capire che l’esposizione milanese sta dentro una discontinuità profonda nella natura di questi grandi eventi. Gli expo del XXI secolo non sono più momenti di sola celebrazione della potenza della tecnica e dell’economia, delle magnifiche e progressive sorti del capitalismo. Non solo per il momento storico segnato dalla crisi, ma anche perché oggi ci troviamo nell’epoca in cui il capitalismo fa i conti e incorpora come leva del valore il concetto di limite e di sostenibilità. Questa è la cifra di fondo che ispira l’evento: più qualità che quantità, più questione della redistribuzione delle risorse, il cibo, e discussione del modello di sviluppo”.

L’obiezione che più spesso viene sollevata dai non addetti ai lavori è che Expo possa essere la solita ‘fiera’.

“Il rischio ci può essere come in qualunque grande evento. Viviamo in una società dello spettacolo e il rischio di mettere in scena una spettacolarizzazione delle merci senza anima o contenuti è presente. Tuttavia, dopo le incertezze iniziali, se devo dire ciò che vedo percorrendo i territori è una dialettica tra i due aspetti della fiera e dell’anima, dei contenuti. Certo, come dicevo il rischio c’è, ma sta in primo luogo al paese e ai territori declinare le forme di rappresentazione adeguate, alte, capaci di evitare il rischio –mi si passi l’espressione- che ci si ritrovi con un Padiglione Italia come la “sagra delle salamelle”. Su questo però le regioni hanno lavorato e stanno lavorando bene facendo sintesi e selezione delle pur legittime spinte verso un modello di sola promozione dei prodotti”.

Al contrario chi lo vive da dentro sa che 46 / WHY MARCHE

è una grande opportunità. Perché? In che termini? Per chi?

“Un’opportunità anzitutto per i territori di riflettere su sé stessi, sul proprio posizionamento nella metamorfosi che stiamo attraversando, su quale dovrà essere il modello di sviluppo italiano e territoriale nel prossimo futuro. In una parola sulla posizione dell’Italia dentro le trasformazioni del mondo.

Secondo è un’opportunità per discutere e presentare al mondo quella che forse è la risorsa che più di tutto gli altri paesi ci riconoscono: la qualità del nostro stile di vita di cui il cibo (ma non solo) è una componente fondamentale.

Terzo è un’opportunità per coscientizzarsi alla globalizzazione: per sei mesi a Milano ci sarà il mondo in forma cosciente ed organizzata. E’ un’occasione anche di cambiamento culturale e di apertura al mondo. Infine, ma non meno importante, si tratta di cogliere non solo una opportunità di flussi turistici nell’immediato, ma di investire nella costruzione di nuove relazioni future verso i paesi oggi protagonisti del nuovo sviluppo, dall’Asia all’America: ogni territorio avrà l’opportunità (come già intelligentemente sta facendo la Regione Marche) di scegliere i paesi verso cui sviluppare le proprie reti lunghe”.

Nei mesi dell’Expo, momenti istituzionali di caratura internazionale – con i 147 governi e dunque Paesi che saranno rappresentati – ed intrattenimento, con proposte scenografiche davvero uniche, si incontreranno: com’è possibile questo mix così particolare?

a comprendere. Il PROF. Aldo Bonomi ci guida alla scoperta dell’evento milanese.

“L’aspetto forse più interessante di ciò che accadrà attorno a Padiglione Italia con la presenza dei territori è l’intreccio tra forme di rappresentazione e narrazione del made in italy e di ciò che il paese può offrire in termini di qualità della vita e del cibo – direi il nostro soft power- e contemporaneamente la costruzione di una vera e propria politica estera dei territori: le prime dovrebbero essere costruite in modo funzionale al secondo.

Questa è la sfida. Penso che la narrazione, per immagini o altro, costituisca la forma di comunicazione più adatta a realizzare questo obiettivo”.

Parlare di ‘potenze’ in questo contesto, che cosa significa? Quali sono quelle che rappresentano la nostra regione e perché?

“Nel comporre la Mostra permanente dei territori lo schema di ragionamento è stato quello di mettere in rilievo come un paese come l’Italia e i suo territori non potessero competere tanto sull’hard power dei grandi poteri economici e tecnologici, ma su un soft power radicato in quello che G. De Rita ha chiamato lo “scheletro contadino” del paese. Che non significa rimanere incollati a schemi tradizionali o passatisti, quanto ragionare su quelli che sono i campi in cui all’Italia è riconosciuta una distintività e una influenza. Da qui l’idea della triade potenza del limite, potenza della bellezza e potenza del saper fare: tutte qualità leggere, ma alla radice di ciò che siamo. Tre elementi che sono ben rappresentati nel modello sociale delle Marche da elementi come il paesaggio, il made in Italy, ecc.”.

La sua idea sull’Expo 2015: tra 10 anni verrà ricordato perché…?

“Spero soprattutto per essere stata una grande occasione di riflessione collettiva del paese su come ritrovare il proprio posto nel mondo che cambia”.

www.expo2015.marche.it

Le Marche hanno un ruolo di primo piano nel coordinamento delle Regioni all’interno della cabina di regia nazionale: una grande responsabilità ma anche un’ulteriore vetrina per farci conoscere.

Quali saranno i temi che ci rappresenteranno e come?

“Le Marche hanno creduto fin dall’inizio che i territori e le regioni potessero giocare un ruolo forte in Expo: una scelta lungimirante tanto più valida in un momento storico come l’attuale in cui la capacità dell’istituzione regionale di rappresentare adeguatamente i territori è messa fortemente in discussione.

I temi scelti sono legati alla capacità di rappresentare ciò che l’Italian way of life può offrire al mondo sulla frontiera della sostenibilità e soprattutto della costruzione di un nuovo spazio di relazioni euro mediterraneo. Tant’è che le Marche saranno capofila almeno su due tematiche molto importanti, il tema della Macroregione Adriatico-Ionica e il tema della longevità attiva che ci interroga sulle grandi trasformazioni demografiche e su come renderle risorsa per un nuovo modello di sviluppo. Su questo penso che i saperi e le esperienze storiche che il territorio marchigiano incarna sul tema della coesione sociale, del paesaggio come elemento antropizzato, di un rapporto dolce tra città e contado siano elementi importantissimi da valorizzare e raccontare al mondo, perché utili per quei continenti che oggi stanno vivendo un grande sviluppo, ma caratterizzato da altrettanto grandi squilibri soprattutto nel rapporto tra urbanizzazione, qualità della vita e territorio”.

WHY MARCHE / 47

MENTE ///

Da qualche anno si parla di “ricetta elettronica”,

Anche la sanità può essere semplice? finalmente nelle Marche siamo in fase di attuazione.

“e Dematerializzare per semplificare Da qualche anno si parla di “ricetta elettronica”, finalmente siamo in fase di attuazione

Prescription”, (ossia prescrizioni in formato dematerializzato) nasce dal decreto 2 novembre 2011 del Ministero della Salute e dell’Economia e Finanze, che ha definito le modalità tecniche per la dematerializzazione della ricetta medica cartacea. L’attuazione concreta del progetto viene demandata a piani sottoscritti con le singole Regioni, essendo la sanità di competenza regionale.

La situazione nella regione Marche

Il progetto della Regione Marche, approvato dai Ministeri dell’Economia e Finanze e della Salute è già stato avviato in via sperimentale dallo scorso mese di maggio e attualmente riguarda soltanto la prescrizione di farmaci, per poi estendersi anche alle altre prestazioni.

Dai dati forniti dal Servizio Sanità della Regione Marche emerge che nella sperimentazione attualmente sono coinvolti il 96% delle farmacie e circa 200 medici di medicina generale e pediatri, distribuiti sul territorio regionale: le provincie di Pesaro ed Ancona sono quelle maggiormente interessate, ma anche su Fermo, Ascoli Piceno e Macerata si registra una buona adesione. Gradualmente, le nuove modalità di prescrizione, copriranno tutto il territorio regionale.

L’obiettivo è raggiungere la quota dell’80%, prevista dalla normativa nazionale. Nei pochi mesi dall’avviamento della sperimentazione sono state prodotte circa 500.00 ricette elettroniche.

Tale processo, per andare a regime, necessita di importanti interventi tecnologici e strutturali, di uno specifico sistema informativo di supporto ai medici nella “dematerializzazione della ricetta” e di una rete informatica dedicata che collegherà tutti i medici del servizio sanitario regionale.

Ma quale l’impatto per l’assistito?

Nessun allarmismo: il paziente continua a fare quello che ha sempre fatto - si reca dal proprio medico di base che, in sostituzione della ricetta rossa, consegna un “promemoria” che la farmacia “legge” con un lettore ottico risalendo alla prescrizione e consegnando il farmaco prescritto. Da sottolineare che il promemoria cartaceo può essere particolarmente utile per accedere alla prescrizione nel caso di inconvenienti tecnici o informatici legati all’accesso al server (assenza di linea,ecc.).

Al medico spetta il compito di compilare la ricetta collegandosi al sistema, che a seguito dell’inserimento del codice fiscale e del “numero-ricetta” verifica il codice fiscale e le informazioni di esenzione (per reddito e/o patologia).

Ad oggi, nella regione Marche non sembrano essere emerse criticità per il paziente, anche perché di fatto, l’unica cosa che cambia è che non avremo più la consueta ricetta rossa.

Ricordiamo che la “ ricetta elettronica” avrà una validità di 30 giorni e che per le esenzioni valgono le regole già in essere.

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LOREDANA BALDI - Adiconsum Marche

L’USO INTELLIGENTE DEI FARMACI Secondo la definizione dell’O.M.S. il farmaco è una sostanza in grado di influenzare i processi fisiologici o patologici di un organismo vivente.

Può essere naturale (animale, vegetale, minerale), semisintetico, sintetico. La parola farmaco deriva dal greco pharmakon, che vuol dire rimedio, ma anche veleno.Il gesto di assumere un farmaco non va dunque sottovalutato: un uso improprio può essere causa di effetti indesiderati ma anche di danni più o meno gravi al nostro organismo.

Ecco alcuni consigli Evitare di curarsi da soli; Non usare farmaci su consiglio di amici e non lasciarsi condizionare dalla pubblicità; Assumere il farmaco rispettando sempre le indicazioni del medico e non interrompere arbitrariamente una terapia; Controllare sempre la data di scadenza prima del suo utilizzo. Alcuni farmaci (colliri, sciroppi, gocce, spray), una volta aperti, scadono prima della data indicata sulla confezione.

E’ buona prassi annotare sulla scatola la data di apertura; Conservare la confezione integra con il foglietto illustrativo e seguire le modalità di conservazione; Tenere lontano dalla portata dei bambini; Non gettare i farmaci nella spazzatura: utilizzare gli appositi contenitori per la raccolta differenziata; Attenzione all’uso di farmaci quando si è fatto uso di bevande alcooliche; Non mettersi alla guida quando sono stati assunti farmaci che possono dare sonnolenza o altri effetti collaterali pericolosi.

www.adiconsumarche.it adiconsum.marche@gmail.com

www.facebook.com/adiconsum.marche WHY MARCHE / 49

Realizzato con il contributo della Regione Marche – Tutela Consumatori, ai sensi della legge 14/09

MENTE ///

L’Università Politecnica delle Marche al Giglio per il monitoraggio della Costa Concordia

Il mosciolo per la Concordia Sono

passati poco più di due mesi da quando la Costa Concordia ha effettuato il suo ultimo viaggio verso Genova dove sarà demolita. E’ stato l’ultimo atto di un progetto straordinario, una sfida che sembrava impossibile dopo quella terribile notte del 13 gennaio 2012 quando la nave, con più di 4.200 persone a bordo, ha urtato contro lo scoglio delle Scole ed è naufragata all’Isola del Giglio causando la morte di 32 persone. Sin dalle prime fasi dell’emergenza, si era temuto per un possibile disastro ambientale conseguente alla perdita dei carburanti, oli e di altre sostanze chimiche trasportate dalla nave che avrebbero potuto irrimediabilmente compromettere uno degli ambienti marini più belli del Mediterraneo. Per questo motivo la Protezione Civile aveva richiesto all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) di attivare immediatamente un adeguato piano di monitoraggio ambientale per la cui realizzazione è stato fondamentale anche il contributo del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università Politecnica delle Marche.

Il gruppo di Ecotossicologiacoordinato dal Prof. Francesco Regoli, ha partecipato a tutte le fasi del controllo, monitorando costantemente l’eventuale rilascio di inquinanti dalla nave ed il conseguente rischio per gli organismi e l’ecosistema.

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I monitoraggi e le indagini condotte in questi due anni e mezzo hanno permesso di escludere che si siano verificati gravi fenomeni di contaminazione marina causati dal relitto della Costa Concordia o dalle operazioni che si sono susseguite per il suo recupero, nonostante alcuni fenomeni episodici con effetti temporanei e reversibili. I controlli tuttavia continueranno ancora fino alla completa rimozione del cantiere e delle attività di recupero ambientale.

Queste indagini sono state effettuate utilizzando come “bioindicatori” alcuni organismi che sono in grado di accumulare nei loro tessuti i contaminanti presenti nell’ambiente, fornendo un’indicazione precisa della loro biodisponibilità, ovvero del passaggio di queste sostanze nel comparto biotico e del loro trasferimento attraverso la rete trofica. Le analisi sugli organismi bioindicatori permettono anche di evidenziare la comparsa dei primi e più sensibili segnali di tossicità o alterazione biologica attraverso una sofisticata batteria di analisi molecolari e cellulari che si basano sulla conoscenza dei principali meccanismi di detossificazione, metabolizzazione o di danno causato dalle sostanze chimiche ai vari componenti cellulari.

Tra gli organismibioindicatori che hanno permesso di monitorare l’inquinamento intorno alla Costa Concordia compaiono anche i ‘moscioli’ di Portonovo. Questi molluschi hanno caratteristiche ideali perché filtrano enormi volumi d’acqua, concentrano nei loro tessuti le sostanze presenti, e permettono l’analisi di numerosi marker biologici che si modificano in presenza di inquinanti ambientali. I mitili di Portonovo, scelti proprio per le loro ottime caratteristiche di salubrità, sono stati utilizzati dai ricercatori del DiSVA attraverso tecniche di traslocazione: dopo essere stati prelevati e trasportati all’Isola del Giglio, sono stati mantenuti per periodi di circa 4-6 settimane in apposite gabbie posizionate a diverse profondità e in vari siti intorno al relitto della Concordia. Queste “traslocazioni” hanno permesso di monitorare i possibili rilasci anche episodici, e le variazioni nella presenza di contaminanti chimici legate alle numerose fasi di attività, da quelle iniziate con lo svuotamento dei serbatoi, a quelle dei cantieri del “parbucklingproject” terminati con il ribaltamento ed il successivo rigalleggiamento della nave.

Le operazioni di traslocazione dei mitili di Portonovo sono iniziate a partire dal gennaio 2012, due settimane dopo il naufragio, e sono continuate fino alle ultime operazioni di sollevamento della Concordia, quando vi era la preoccupazione che insieme alla fuoriuscita delle acque interne potessero essere liberate in mare anche sostanze pericolose rimaste intrappolate all’interno del relitto. Oltre ai mitili, le indagini del Prof. Regoli e della sua equipe hanno valutato il bioaccumulo di inquinanti e l’insorgenza di effetti biologici a lungo termine anche in specie ittiche caratteristiche dell’area e del pescato locale, ed in alcuni invertebrati di scogliera scelti per valutare la possibile persistenza degli inquinanti sulle rocce.

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MENTE ///

Google ed Union

DI CHIARA POLI

Camere per “Made in Italy: Eccellenze in digitale” Portare

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online travertino e vivai o far conoscere il Merletto di Offida nel mondo si può, grazie al web!

Cosa accomuna vino e fisarmoniche, scarpe e olive, cappelli e maccheroncini, arredamento e carta, travertino e tartufo? Sono tutti prodotti marchigiani di eccellenza del Made in Italy.

La fisarmonica ci ricorderà Ancona, le olive Ascoli Piceno, il cappello Montappone, l’arredamento Pesaro e cosi via.

Il marchio “Made in Italy” è fondamentale per l’export italiano ed è così noto da essere considerato una categoria commerciale a sé stante. Nel Gennaio 2014 il Google Cultural Institute in collaborazione col Governo italiano e con la Camera di Commercio italiana ha lanciato un progetto online per promuovere il Made in Italy usando la tecnologia dello showroom virtuale e valorizzando le case history degli imprenditori: un progetto unico che è stato realizzato solo per l’Italia.

Le PMI italiane sono poco digitalizzate o meglio pochissime utilizzano il web come leva di strumento per la comunicazione e commercializzazione dei propri prodotti.

Ancor meno sono le imprese che utilizzano strumenti social per promuovere le eccellenze produttive Made in Italy: solo il 34% delle PMI italiane è presente online con il proprio sito. Rinnovare i canali di comunicazione e vendita in un mondo 2.0 che va sempre più verso il digitale diviene essenziale.

Il progetto “Made in Italy: Eccellenze in digitale”, promosso da Google e Unioncamere con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico è un’iniziativa che si inserisce all’interno della campagna “e-Skills for jobs” della Commissione Europea. E così dal 1° settembre 2014 fino a febbraio 2015, 107 ragazzi selezionati in tutta Italia opereranno nelle 52 Camere di Commercio aderenti.

Giovani laureati insieme a Google per rivitalizzare l’economia territoriale e i prodotti d’eccellenza

È DA TRENT’ANNI CHE SIAMO NEL FUTURO

Vi sto raccontando questo perché tra le Camere di Commercio aderenti sono presenti anche tutte quelle della regione Marche. Un progetto unico in Italia, per i piccoli artigiani e per i produttori, importante per le imprese che ne beneficiano, per l’economia dei territori in forte crisi e anche per i giovani che hanno beneficiato della formazione fornita da Google e possono mettere in atto le loro capacità digitali e non solo.

Il Presidente della Camera di Commercio di Ascoli Piceno Gino Sabatini:“L’attivazione del progetto Eccellenze in digitale e la presenza di due giovani digitalizzatrici contribuirà ad aiutare le nostre imprese a creare o migliorare la propria presenza online. Tutto questo è importante per favorire la crescita del Made in Italy nel mercato globale. Ridurre il gap tra l’economia tradizionale e la presenza delle imprese sul web è un impegno e un obiettivo che la Camera di Commercio intende portare avanti anche per valorizzare le produzioni di qualità che, soprattutto nell’agroalimentare e nel’artigianato artistico, si segnalano per diversi prodotti unici di eccellenza della filiera.”

Le filiere di prodotto individuate insieme alla Camera di Commercio di Ascoli Piceno sono i settori dell’agroalimentare, dell’artigianato artistico, del florovivaismo e del travertino, prodotti d’eccellenza che da sempre rappresentano questo territorio; le imprese che aderiranno potranno avere consulenze gratuite personalizzate per migliorare la propria presenza online e sfruttare alcuni strumenti gratuiti che il

web propone, dalla geo-localizzazione, all’e-commerce, dallo sviluppo di campagne pubblicitarie online alla presenza attiva sui social fino all’internazionalizzazione.

Anche io faccio parte di questo esercito di digitalizzatori ed insieme alla mia collega Sara Almonti, sto portando avanti questo progetto.

Fin’ora vi ho raccontato tutto io…ora mi sembra il caso di lasciare la parola a lei per rendervi partecipi di questo percorso che ci ha fatto incontrare altri cento ragazzi che come noi credono nel digitale.

“La formazione svolta a Roma dal 21 al 25 Luglio è stata interessante e coinvolgente.

In 107, provenienti da tutta Italia, presso la sede di Unioncamere abbiamo preso parte alla presentazione di un progetto che non si riduce ai 6 mesi della nostra esperienza ma che guarda al futuro. La dimostrazione di quello che il web può fare: segmentare il mercato, raggiungere il giusto target, ricercare mercati esteri e monitorare chi ci cerca sono attività che daranno alle imprese la possibilità di mostrarsi e farsi apprezzare in tutto il mondo e hanno dato a noi un grande

http://www.eccellenzeindigitale.it

entusiasmo. Ci siamo sentiti parte di un cambiamento e testimoni di una rivoluzione digitale dalla quale ormai nessuno può esimersi. I trascorsi accademici e culturali di provenienza di noi digitalizzatori sono tutti diversi e ciò ha reso ancor più preziosa la nostra esperienza poiché collaboriamo insieme, ciascuno con la propria conoscenza. Pensare, dopo questa esperienza, che ci sono centinaia di prodotti e aziende che producono eccellenze e che queste sono spesso sconosciute alla rete, ci crea ancor più entusiasmo e voglia di lavorare al meglio, fiduciosi che questo possa essere un tassello di una rivoluzione economica molto più grande nella quale il Made in Italy avrà la meglio.Tornando in Camera di Commercio ci si rende conto di quanto il web sia ancora in minima parte presente e dunque di quanto il nostro lavoro possa essere utile alle imprese e al tessuto economico del Piceno: l’assenza di un’impresa sulla rete ne compromette in gran parte il suo successo non solo in termini di promozione ma anche di analisi e monitoraggio e far capire questo alle nostre impreseeccellenti sarà la nostra sfida.”

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\\\ PERCHE’ ///

La bottega del calzolaio, quarta tappa del nostro viaggio tra i mestieri in estinzione Più o meno verso la fine della seconda guerra mondiale, mentre tedeschi e alleati si fronteggiavano a suon di cannonate - gli uni posizionati sulle colline di Jesi, gli altri che scendevano a valle da Macerata gli ufficiali nazisti occuparono la bottega del padre, usandola per una settimana come loro ufficio, finché una notte non fuggirono via a gambe levate, incalzati dall’avanzata del nemico.

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Elvio era appena adolescente e ricorda la cosa nei particolari. Lui e il genitore, relegati in un angolo della stanzetta, nemmeno in quei giorni trascurarono il lavoro, continuando a modellare il cuoio e a battere le suole sul ferro, gomito a gomito con gli occupanti che, in una convulsione di dispacci e di ordini in una lingua dura e incomprensibile, tentavano l’ultima disperata difesa in una partita ormai quasi definitivamente persa.

IL CUORE NELLE SCARPE Se non lo fermò allora la guerra, figuriamoci se può averlo fermato poi la pensione. Oggi Elvio ha 85 anni e passa ancora le giornate nel suo regno che profuma di pelle e mastice, circondato da file di forme di legno scuro che replicano, numero per numero, coppie di piedi maschili e femminili; le stesse sulle quali ha modellato scarpe per più di mezzo secolo, senza mai muoversi da Castelrosino, un gruppo di poche case sparse a metà strada tra Jesi e Cingoli, a cui solo la chiesa - proprio di fronte al suo laboratorio - dà una sembianza di villaggio. Elvio ha ancora le mani dell’artigiano, sapienti nel rifinire e miracolose nel riparare, mentre la sua bocca dispensa parole, espressioni colorite e aneddoti con una lucidità ironica e divertita; ed è difficile distinguere, tra le persone che frequentano la sua bottega, chi sia lì per le sue mani d’oro e chi, invece, per le due chiacchiere.

Diva, sua moglie e madre dei due figli, una femmina e un maschio, è in fondo il suo angelo custode.

Raccoglie le tazzine vuote del caffè, mentre lui s’accende con aria birichina l’ennesima sigaretta. Il padre, calzolaio per tutta la vita, è stato il suo primo e unico maestro di mestiere e poi, quando Elvio ereditò l’attività, anche suo fedele socio di bottega. Fianco a fianco del papà, intorno al piccolo tavolo di lavoro, lui -poteva avere 9 o 10 anni e aveva appena finito le elementari - iniziò raddrizzando le semenze, i sottili chiodini per le suole, mansione con cui rimediava una discreta quantità giornaliera di martellate sulle piccole dita, e incerando con la pece lo spago per cucire le scarpe, così da farlo scorrere meglio attraverso il cuoio e renderlo più resistente.

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\\\ PERCHE’ ///

Durante il servizio di leva a Bari, i commilitoni preferivano rivolgersi a lui per riparare i loro anfibi, piuttosto che portarli al calzolaio della caserma; tant’è che un colonnello, alla fine dei mesi di obbligo, gli offrì la possibilità di restare a fare il suo lavoro nell’esercito. Ma Elvio declinò gentilmente l’offerta e se ne tornò nel suo paesino, dove lui e il padre ripresero da dove avevano lasciato. Dopo la battuta di caccia alle 4 di ogni santa mattina, i due alle 8 erano già all’opera in quella che ormai stava diventando l’impresa di famiglia. Pur continuando a offrire riparazioni, infatti, incrementarono la produzione di calzature artigianali su misura. Donne, uomini e bambini portavano i loro piedi in bottega, li confrontavano con le forme, individuavano quella giusta, e infine sceglievano una tomaia tra quelle preparate dall’orlatrice. Poi il resto era tutto lavoro delle quattro mani artigiane della famiglia.

Le scarpe di Elvio si presentavano di certo ben rifinite, ma la loro qualità migliore era la resistenza. Erano i tempi in cui un paio di scarpe doveva

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IL CUORE NELLE SCARPE

FOTO E TESTI A CURA DI GIAMPAOLO PATICCHIO

accompagnare il suo proprietario per una vita quasi intera. E quelle costruite a mano da padre e figlio rispondevano affermativamente al requisito. Così le richieste divennero più numerose e due nuovi operai, per una manciata di anni, si unirono alla compagnia. “Non era un mestiere per cui arricchirsi, però se magnava”, sintetizza lui cercando con gli occhi una conferma da Diva.

Poi alle soglie degli anni 60 l’industria calzaturiera, soprattutto in questa regione, iniziò a sfornare modelli in serie, a prezzi che non lasciavano margini di competizione agli artigiani. Ed Elvio tornò a concentrarsi sulle riparazioni, senza per questo veder diminuire di troppo clienti e lavoro. Perché, se è vero che ‘molta produzione industriale’ è = ‘poco lavoro artigianale’, è anche vero che ‘più produzione industriale’ è = ‘più difetti nei prodotti’. Le scarpe di fattura industriale si rompevano più spesso e avevano bisogno di essere riparate e corrette.

Ma neppure lungo gli anni in fabbrica come operaio della Fiat di Jesi, più di venti, Elvio ha mai messo da parte colla e martello; finito il suo turno in reparto, l’altra mezza giornata lo trovavi chino al suo tavolino da calzolaio, sulle sue forme e le scarpe e le puntine.

“A MIO FIGLIO.... ...non piaceva l’idea di restare seduto a un tavolo di lavoro per una giornata intera, aveva bisogno di movimento e oggi costruisce le case. Ho avuto degli apprendisti ma almeno due se ne sono andati a fare i carabinieri. E io non ho ancora trovato un erede per l’arte”, si rammarica Elvio. Poi indica simpaticamente Michele, un suo giovane amico che di tanto in tanto va a trovarlo, si mette al tavolino e armeggia anche lui con cuoio, suole e fili, sotto lo sguardo bonario, ma ancora vigile in quanto a mestiere, del maestro d’arte. “Se viene su lui, io lascio andare e metto la bottega nelle mani sue”, dice Elvio scherzando ma non troppo, mentre Michele gli fa presente che lui un lavoro ce l’ha già. Se la ridono tutt’e due di gusto.

Al padre di Elvio, quando è morto, mancava solo un mese per arrivare ai 100 anni, la madre già se n’era andata. Viveva con il figlio e la sua famiglia. Fino all’ultimo giorno il calzolaio-padre ha occupato il suo posto in bottega, all’altro lato del banchetto rispetto a Elvio, calzolaio-figlio. Erano i tempi in cui una famiglia era per tutta la vita. Come le scarpe.

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E’ un Paese per…

\\\ PERCHE’ ///

Abbiamo provato ad analizzare i dati sulla demografia relativi al 2013 per scattare un’istantanea della popolazione marchigiana e stimolare qualche riflessione…

Oltre alle purtroppo sempre più frequenti notizie di cronaca nera italiana e mondiale, le tematiche che infarciscono i nostri telegiornali e riempiono le colonne dei quotidiani sono sempre le stesse: un lavoro che non c’è, le pensioni che sostengono il tessuto sociale, i giovani che non si sposano e non fanno figli, la difficoltà di integrazione con gli stranieri che però sembrano gli unici a mettere al mondo nuove creature. Fare un’analisi della situazione a livello italiano è forse un po’ troppo complicato e poi a noi, ormai lo sapete, piace più calarci nelle viscere della nostra regione, capire come le cose funzionano qui, nel ‘piccolo’, vedere se quello che passa sui media main stream fa il paio con la realtà nella quale noi viviamo tutti i giorni.

A dire il vero, per capire che parte di quello che si dice è reale e cioè che purtroppo ci reggiamo sulle spalle dei genitori o dei nonni in pensione e che i più giovani fanno fatica a programmare un figlio perché…già in due si arriva a mala pena alle fine del mese…basta guardare dentro casa nostra, o dentro le case dei nostri amici! Ma per evitare di fare semplicemente una chiacchiera da bar e cercare invece di comprendere dati alla mano quale sia la situazione abbiamo voluto fare una piccola ‘inchiesta’ che forse sarebbe meglio chiamare approfondimento: a partire dai dati relativi all’anno 2013 e messi a disposizione della Regione Marche nel report sulla demografia abbiamo voluto isolare alcune situazioni, per dare il la a riflessioni personali.

POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI NELLE PROVINCE La provincia di Ancona è quella più popolosa, con 479.275 abitanti facenti parte di 203.818 famiglie. Ed il numero medio di compenti del nucleo familiare varia tra i due ed i tre.

A seguire troviamo Pesaro e Urbino con 364.385 abitanti e 154.175 famiglie: anche qui il nucleo familiare è di due o tre persone.

Macerata fa registrare 321.314 abitanti con 129.911 famiglie…indovinate un po’ da quante persone è composto il nucleo familiare? Dato che accomuna anche la provincia di Ascoli Piceno, con 211.756 abitanti e 86.230 famiglie, e Fermo con i suoi 176.408 abitanti e 70.629 famiglie.

Al di della riflessione sulla popolazione media per provincia, quello che salta all’occhio è proprio il numero di persone che compongono

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le famiglie: considerando che per forza di cose due dei componenti devono essere marito e moglie, quando va bene si riesce a fare un figlio. Se potessimo confrontare questi dati con quelli di una decina o forse 20 anni fa, sicuramente avremmo a disposizione indicazioni ben diverse.

Ed è possibile che tutti non vogliano prendersi la responsabilità di mettere al mondo un bambino, che vogliano essere eterni Peter Pan, che non siano disposti a scambiare un po’ della propria libertà per veder crescere una nuova vita? C’è stato chi li ha definiti choosy e chi ancora prima bamboccioni…forse al di la di queste facili definizioni si dovrebbe finalmente ammettere che questi dati hanno una spiegazione, meno comoda ma molto più reale.

Nuova Classe C Station Wagon.

Il massimo indispensabile.

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E’ un Paese per…

NATALITA’ e MORTALITA’

\\\ PERCHE’ ///

Continuiamo in questa conoscenza al microscopio della composizione della popolazione marchigiana, toccando un altro tasto dolente, strettamente collegato con la domanda da cui siamo partiti: ‘E’ un paese per…?’.

Il secondo indicatore che abbiamo deciso di prendere in esame è quello che prende in considerazione natalità e mortalità e quindi anche il rapporto tra le due.

Prima di scendere nel particolare delle varie province, ecco il dato generale: nel 2013 la natalità delle Marche si è attestata su un valore di circa 8 nati in media per ogni 1000 residenti, mentre la mortalità è in media di 11 persone

per ogni 1000 residenti. In parole povere, muoiono più di quante vite non vengano al mondo.

Raffrontando i valori per province, il territorio più fecondo è quello di Pesaro Urbino mentre al contrario è il maceratese a far registrare il maggior numero di decessi. Che poi da sottolineare il fatto che i tassi di mortalità sono in generale più alti nelle zone di montagna che non nelle zone collinari e litoranee il che ci da un altro indizio: l’abbandono dei centri interni è un fenomeno sempre in aumento. Qui rimangono solo gli anziani ed ecco spiegato perché l’indicatore di mortalità faccia registrare numeri più elevati.

E GLI STRANIERI?

Come si comportano invece i nuovi arrivati? I numeri rispetto alla natalità ci confermeranno lo stesso trend oppure, isolando ed analizzando solo le nascite straniere, avremo informazioni diverse? La risposta che viene naturale, guardandoci un po’ intorno, è che chi scegli di trasferirsi nelle Marche – ed in Italia in generale – da Paesi stranieri sia più propenso a fare figli di quanto non siamo noi. Ed in effetti i dati ce lo confermano: nel corso del 2013 sono nati oltre 15 bambini per ogni 1000 stranieri residenti! Il numero medio lievita poi se prendiamo come riferimento le aree montuose interne della Provincia di Pesaro e le zone collinari interne dell’anconetano.

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STRUTTURA PER ETA’ DELLA POPOLAZIONE ED INVECCHIAMENTO Questo terzo passaggio è quello che più degli altri ci aiuterà a fare una fotografia attuale della situazione marchigiana rispetto all’età: siamo vecchi o siamo giovani?

Già dai dati che abbiamo snocciolato sopra un’idea probabilmente ve la siete fatta!

Ma questa figura ci aiuterà a comprendere ancora meglio il trend: In pratica confrontando i dati a disposizione nell’ultimo decennio, 2003VS2013, si vede che l’incidenza della popolazione anziana – intendendo chi ha un’età superiore ai 65 anni – è andata aumentando: da 22 anziani ogni 100 residenti nel 2003 ai 23 ogni cento del 2013.

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LAND OF MARCHE This is a question that we hope will become a joyful and convinced exclamation: Because it’s the Marches!

Uncovering the Marche region is a journey through details and discoveries that give us a deeper understanding of the region.

It’s a detailed job and one that is very stimulating. We have places that can tell stories, hold secrets and give visitors experiences that stay will stay in their eyes and hearts like few others.

EUROPE EUROPE

The best way to answer to the question “Why Marche?” is to show you the region in the next few pages and to make you want to substitute our photographs and words with your own experiences and memories.

We attempt to take you on a journey off the beaten track and beyond what you will find written in guidebooks for you to truly see, discover and taste the Marche.

la versione in italiano disponibile online su www.whymarche.com

MARCHE 62 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE

ITALY

MARCHE Pesaro ANCONA MACERATA FERMO ASCOLI PICENO

MONTECERIGNONE My Home is my Castle

The Malatestiano Castle at Monte Cerignone has one particularity that sets it apart from many of the other buildings from the same period.

In fact it is very rare to see a fortification such as this mentioned in texts not only as a castle but also as a home. It was Vespasiano da Bisticci that gave the Castle of Monte Cerignone this double definition, proving that this location was of particular importance to Duke Federico of Urbino.

Built during the reign of the Malatesta family at the beginning of the 1400s, the castle the underwent some changes when power was handed over to the Montefeltro’s who most likely gave the task of restructuring the building to the Italian painter Francesco di Giorgio Martini.

It is however difficult to understand which were the original elements and which were added at a later date in view of the fact that the transformations that occurred over the centuries, especially those between the 1700s and 1900s, left the appearance of the 15th century fortress practically unchanged.

Visitors to the Malatestian castle are hit by how imposing it is: a compact main body on top of the ancient castle, fenced in by walls with two access ramps.

The castle covers three floors and in each we can only imagine how many stories they have seen!

In the cellars, we can find a large living room with a vaulted ceiling and worn earthenware floor tiles giving the room a warm and inviting feel. This was most likely the venue for banquets and gatherings.

From the cellars, we arrive at the atrium on the ground floor using the internal stone staircase or via the external steps. The atrium is divided into two parts: an open and light courtyard as well as a large kitchen.

Here, we can access a truly magnificent area: the hanging gardens upon which the bust of Uguccione della Faggiola (Italian leader and chief magistrate) looks.

The upper, or noble, floor has renaissance windows with lateral stone seats that look onto the Monte Carpegna, Piazza Begni and the valley of the River Conca.

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LAME ROSSE

Our own Gran Canyon We are certainly not arrogant enough as to compare what we have to the magnificence and greatness of the Gran Canyon but even the small region of the Marches can stun visitors with its mars-like scenery. Arriving in the vicinity of the Lame Rosso, for a second you won’t be able to stop yourself from holding your breath, almost in ecstasy, as if the hour’s stroll from the Diga di Fiastra to the canyon threw you into another world.

The name Lame Rosse refers to an area that is part of the Monti Sibillini hills with a very particular red coloured rock.

Why? In reality, the explanation is both scientific and extremely very simple.

Continuous erosion has removed the rocky surface and has revealed the iron-rich lower layers below.

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This is a very suggestive area, also because if you stay silent after having arrived within the vicinity of the red walls, you can get a feeling of continuous fermentation: in the background you will hear the movements of the mountain, stones that fall from the walls, rustling, the settling of rocks. Almost as if nature was engulfing you, far from the noises that are part of our everyday lives and which leave us often deaf to things that are really happening around us.

Arriving in front of the Lame Rosse is much easier than you could imagine! There is no tiring trek involved, just a relaxing walk. Obviously to avoid unfortunate surprises it’s always better to be well prepared with trekking boots, a sunhat (even if the are is almost completely shaded) and a cagoule just in case it rains.

The path you should follow is the no. 335 starting at the Diga di Fiastra.

Over the walk you’ll be able to enjoy an amazing landscape that varies between blooming vegetation and brief views of the lake.

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MUSEO DELl’umorismo The Museum that will

Try to propose visiting a museum during a holiday or a town visit. If you have young children in your group, your suggestion is likely to be met with the same face they pull when you tell them they have to visit the dentists! But, not all museums are boring in fact, discovering the Marches, you’ll find one that is quite the opposite!

The International Museum of Caricature and Humorous Art is located at Tolentino, inside the Palazzo Sangallo.

Opened in 1970, is really is something unique and houses over 10,000 pieces including drawings, pictures, Italian and foreign humoristic newspapers and caricatural objects ranging from ancient times to modern day.

The history of satire and irony as a means of dealing with life and laughing as a remedy, are ideas that date back to long ago and this museum gives us the chance to see how this type of art form can be honoured.

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The “father” of the Museum of Caricature is the doctor, artist and caricaturist Luigi Mari from Tolentino who was also the founder of the international biannual festival of Humour in Art that is also held in Tolentino.

The journey through the pieces includes three rooms, each with their own theme: the historic room, the caricature room and the humour room. Probably the one which will leaves the greatest impression on visitors is the caricature room which is entirely dedicated to portraits of people whose personality is interpreted and shown to the public by some of the best caricaturists in the world making them more intense, through their comical transfiguration.

A visit to the Museum is an almost revolutionary experience because on one hand it removes the presumed stuffy image that is linked to the concept of a museum, and on the other it gives the just cultural dimension to the art which is perhaps the most complex of them all – how to laugh and make others laugh too!

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TORRE DI PALME Exposed and lost

There are some days in which one only needs to breathe, to look beyond, so that our gaze is lost in infinity. There aren’t so many places that give us the opportunity to experience this magic and unique sensation, to detatch from the here and now and to free ourselves as if we were an eagle flying low enough to that we can see but without being sucked in by the chaos below.

Torre di Palme, in the province of Fermo, is one of these enchanted places. The small village sits on the summit of a hill and from its outskirts, we can see exactly what the Marches is: the blue sea, the green hills and the small mountains.

In medioval times, this village was created as a protective fortification to the old maritime port of the roman city of Palma, aimed at protecting it from the frequent invasions from pirates.

But the beauty that we can see today meandering through the narrow alleyways can be credited to the religious order of Sant’Augustine that built the majority of the historic centre.

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The particularity of the Torre di Palme lies in the perfect conservation of the buildings and its character over time, along with the stylistic uniformity of the medioval and renaissance buildings.

This is why even though this village is very small, it can be considered as one of the most interesting from an architectural and history viewpoint.

Having already mentioned the beauty and the strong emotions that the landscape stirs in visitors if viewed from Piazzale Belvedere, Torre di Palme has many points of interest.

There is the Church of San Giovanni, built around 1000. AD., with its ashlar blocks and Lombard bands that houses dominating majestic frescoes from the 15th century. Then there is the Palazzo Priorale, with a majestic pointed archway on the facade and a small belfry. The gothic Church of Sant’Agostino also deserves notice, with local red earthenware tiles, the facade has a beautiful gothic door and a rose window.

But there’s also room for a bit of romanticism and melancholy. One of the most beautiful excursions one can take in the area is to the Grotta degli Amanti, the backdrop of the tragic love story between Antonio and Laurina, the two lovers that met their death throwing themselves into the emptiness of the Fosso di San Filippo.

Grape must delights

What should we do with unfermented grape juice or must as it is also known?

We all know that it’s an important step in making wine but it’s not just useful for that you know!

If you try one of the ring-shaped biscuits made of grape must when it’s still warm and soft with that unmistakable aroma of aniseed and that strong taste of tradition, you won’t be able to resist! You’ll want them at this time of the year, every year!

Ciambelle di mosto

If you’re not in the Marches and aren’t able to drop into one of our bakeries to buy some, you could always try to make them at home!

Recipe

Raising dough: temperature 200ml water at room 30g beer yeast 350g plain flour

Dough:

1.4kg plain flour 500ml grape must 50g anise seeds 300g sugar 225ml seed oil 125g beer yeast

ce Naturalmente Dol Many thanks to

in a bowl the outside dough ts together to make ien red ing the all x Mi about 2hrs. the rest and leave to rest for raising dough and the grape must, the t pu , d homoan t ac mp co a In another bowl ke to ma and mix together e. A this point, take of the ingredients ugh to double in siz do the e av Le h. e into rings genous doug you can then shap ate strands which cre d an h ug do the the ends. at 180° by joining them at size. Bake in an oven until they double in ain Leave to rise ag for 20/30 minutes.

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SPIRITO ///

L: Hey! R: Oi… L: Tornata dallo shopping, guarda qua! Avevo proprio bisogno di premiarmi!

R: Buste del centro commerciale…più che un premio mi pare una punizione dantesca.

L: Deficiente, guarda che carini!

R: Leggins con motivi aztechi, wow, non li vedevo più dal 1984!

L: Per tua informazione sono tornati molto di moda!

E poi li ho pagati 4,99 €!

R: Un prezzo equo per un capo manifesto dello sfruttamento del lavoro minorile.

L: Guarda che non è più come prima, le grosse multinazionali ora fanno dei controlli severi sulle condizioni di lavoro degli operai delle fabbriche nei paesi in via di sviluppo, l’ho letto su Cosmopolitan.

R: Sè lallerò.

L: Ci vorrei vedere a te, col mio stipendio e dover continuamente mettere qualcosa di nuovo il sabato sera!?

R: Ecco se evitassimo di uscire il sabato sera avresti un problema in meno. E comunque non è una questione di budget ma di scelte, io scelgo di comprare meno e meglio.

L: si certo come se i pantaloni che compri tu a centocinquanta euro non li fanno lo stesso in Bangladesh!

R: Dì quello che ti pare ma io indosso ancora i pantaloni di quattro anni fa, comprati direttamente all’outlet aziendale, i tuoi stracci, invece, li devi buttare dopo tre lavaggi.

L: Ma sentitelo Mr Fuorimoda, quando la smetterai di stare seduto sul tuo trono a giudicare il mondo?

R: Quando il mondo la smetterà di ascoltarmi!

L: Puoi criticare quanto ti pare le mie spese ma ricorda che io potrei dire altrettanto di tutti i tuoi costosissimi gingilli elettronici. Spendere un intero stipendio per un telefono, ti sembra etico?

R: Non parlarmi di etica dello shopping tu, per favore, che sei motore propulsore del consumismo mondiale e poi ti rimetti a posto la coscienza con una donazione annuale ad Emergency.

L: O beh meglio una donazione all’anno che niente.

Avrò almeno contribuito a salvare un bambino!

Fosse per te il mondo morirebbe di fame.

R: Ricordami il motivo per cui ci siamo messi insieme?

L: Perché avevi bisogno di una che stesse a sentire le tue teorie pseudomarxiste e ti tenesse il portafogli nella propria borsa quando andiamo in giro.

R: Giusto, adoro quando centri il punto alla perfezione.

70 / WHY MARCHE

Cheap Love

L: La prossima volta ti centro la fronte con le scarpe rosse col tacco.

R: Non puoi chiamarle scarpe, le hai pagate dieci pound da Primark, quando siamo stati a Londra mentre io stavo ammirando Turner alla National Gallery. Le definirei più abbellimenti per piedi.

L: Mi sorprende sempre la capacità che hai di ricordarti i dettagli più stupidi e scordarti sistematicamente del nostro anniversario!

R: Lo sai che non ci tengo alle ricorrenze ma molto al Made in Italy, i tuoi acquisti scellerati sono causa di un’economia in declino. Come puoi comprare un paio di scarpe fatte in Cina quando sei nata dentro un tomaificio, in uno dei distretti calzaturieri più importanti d’Europa? Tua madre ti allattava mentre spennellava le suole di masticil, i cui effluvi tossici di certo non ti hanno giovato.

L: Vuoi denunciarmi alle Nazioni Unite per crimine contro l’umanità? Erano belle, ero ad Oxford Street, costavano poco.

Mi sono tolta uno sfizio!

R: Mi scordo sempre di quanto i tuoi sfizi siano cheap. La mia idea di togliermi uno sfizio combacia più con un viaggio in mongolfiera sulle Ande.

L: La mia idea di testa di … invece collima perfettamente con l’omuncolo che ho sul divano di fronte a me.

R: Ecco che esce la tua parte volgare, quella che si abbina

perfettamente con le scarpe rosse col tacco.

L: Credo di essermi persa gli anni dei tuoi studi ad Oxford.

R: Ero un uomo diverso prima baby, poi ho conosciuto te.

L: Mi ritieni responsabile della tua progressiva trasformazione in uomo-cinghiale?

R: Ti ritengo responsabile di spendere stupidamente soldi che avremmo potuto impiegare per andarcene da qualche parte questo weekend, ci sono venticinque gradi di fuori e tu hai passato l’intera giornata dentro un centro commerciale.

L: Ti ho ripetuto ogni giorno facciamo qualcosa questo finesettimana e tu niente, hai fatto lo gnorri, e ora ti lamenti che stai a casa sul divano a guardare per la sesta volta Lost. Sei incredibile!

R: Incredibile è come riesci sempre a rigirare la frittata!

L: No incredibile è stato quel tipo che l’altra sera in palestra mi ha invitato ad uscire!

R: Attenzione cara, se continui di questo passo, finirai a fare la corteggiatrice in una puntata di Uomini e Donne.

L: Sempre meglio dello stupido format che mi fai vivere tu: Relazioni da incubo!

R: Touchè L: Vado a provarmi i leggins R: Per cena ordino la pizza?

L: Caprese più crudo per me.

R: Ok.

DI Andrea cozzoni

WHY MARCHE / 71

Tutt’altro che Morbido DI Alessandro Morbidelli

Tutt’altro che Morbido ospita oggi un autore camaleontico. E noi siamo orgogliosi che sia marchigiano, di Tolentino, per l’esattezza. Alberto Cola ha dimostrato di saperci fare con la penna vincendo l’ambito Premio Urania per i tipi di Mondadori con il romanzo “Lazarus”. Oggi debutta nel nome del thriller con “La notte apparente” (Curcio Editore).

A Why Marche riserva una piccola perla: “Giusto un pensiero”.

Adesso mandateci le vostre, di perle. Speditele a: a.morbidelli@whymarche.com, 4000 battute spazi compresi. Enjoy!

Giusto un pensiero

Alberto Cola

“Che festa, Giò...Dovremmo vederci piu spesso...”

Le rughe piegano verso il basso e danno l’impressione che la faccia di Paolo stia scivolando via. Annuisco, il sorriso benevolo di chi ha perdonato l’assegno a vuoto di tre anni fa.

A un mese esatto dall’invito sono arrivati tutti. Mai avrebbero rinunciato al mio compleanno dei 40, un evento.

Insomma, chi avrebbe creduto che Giovanni, detto Giovannino, così basso, tarchiato, bruttino e l’aria da sfigato, avrebbe avuto successo nella vita?

Andrea soprattutto, oggi avvocato di grido, che al liceo aveva come unica missione quella di sfottermi un giorno sì e l’altro pure.

O Sara, proprietaria della boutique più alla moda e ammirata del centro storico, che all’università non aveva perso tempo nel darmi del rospo perché aveva altre aspettative quanto a uomini.

Anche Dario è qui, con la solita aria da scrittore arrivista e arrivato (crede), dimentico della sua querela perché lo definii così alla presentazione di un suo romanzo che, detto tra noi, era illeggibile.

–“Un giorno ci racconterai il tuo segreto…”– Pamela mi arriva alle spalle, civettuola come sempre.

–“E io che pensavo non ti avrei più rivisto”.

–“La vita è strana e…”– mi volto offrendole un bicchiere di birra, –“non ci sono segreti”.

La cara, piccola Pamela, che a vent’anni, per far ingelosire Riccardo, gli raccontò che ci avevo provato con lei fino a metterle le mani addosso. Ancora conservo nella memoria ogni singolo minuto che trascorsi a letto, in WHY MARCHE / 73

ospedale prima e a casa poi, con la faccia gonfia e due costole rotte grazie alla“ripassata”che mi diedero un paio di amici di Riccardo il quale, come se niente fosse, ora sta ridendo in compagnia di Andrea al tavolo del buffet, ormai giornalista affermato di un quotidiano nazionale. Cronaca nera, ovviamente.

E zio Annibale sulla sedia a rotelle, fermo in un angolo, occhiatacce rancorose e corpo semiparalizzato dall’ictus, malattia che non gli impediva di prendere a bastonate mia madre mentre lo accudiva.

Denise invece è arrivata in anticipo, piangendo. Me la sono fatta proprio lì, sul divano, senza alcuna resistenza da parte sua perché le serviva un prestito urgente causa videopoker e io sono quello che ha i soldi adesso, mica come prima, quando era direttrice di banca e mi negò un prestito perché non davo garanzie sufficienti, insomma“Giovannino, guardati, neanche una casa di proprietà hai e vorresti soldi per un’attività di import– export legata all’apertura di un birrificio? Dai, non scherziamo che ho da pensare a cose serie…”.

Invece non pensava a nulla mentre le stavo sopra, ma le lacrime, quelle, non poteva nasconderle.

Ho sempre detestato le lacrime a poco prezzo. Ti rendono debole.

–“Signore e signori… Amici…”– Faccio tintinnare una forchetta contro il bicchiere e subito ho la loro attenzione. –“Per festeggiare il mio compleanno non potevo che tornare a Tolentino, nel paese dove tutto è iniziato. Perché lo devo anche a voi, che mi avete dato la forza di comprendere come tutto sia possibile. Ma questa è una doppia festa perché il prossimo mese i miei stabilimenti inizieranno la produzione di una nuova birra alla quale ho voluto dare il nome della nostra cittadina. Il solo regalo che vi chiedo è di dirmi se è buona…”.

Risate, e poi un applauso scrosciante, pacche sulle spalle, sorrisi, battute, strette di mano...

–“Ma no, ma no…”– rispondo compiaciuto. –“È giusto un pensiero…”.

All’ingresso ho posizionato un album vuoto, per le firme ricordo. Alcune sono svolazzanti e insicure, altre composte e precise. Un esperto di calligrafia ci leggerebbe vite intere su quella pagina. Nessuna edificante o meritevole di essere ricordata.

Michele, Francesca, Alessandro, Giulio… Tutti con una storia che mi riguarda. Forse è vero che il tempo cancella ogni cosa. Forse, ma non stasera.

E lo lascio scorrere, il tempo, tutto ciò che mi resta da fare.

Soltanto zio Annibale tiene ancora duro dopo la bevuta di birra, malgrado la bava e il tremore accentuato della morte che azzanna, imminente. Gli altri sono come una coreografia di foglie autunnali stese su un marciapiede. Pochi spasmi, qualche lamento.

Appoggio il mio bicchiere di birra, intatto, e mi siedo vicino a lui.

–“Ti è piaciuto l’amaro equilibrato della birra, zio?”– gli chiedo.

Ghigna, sbuffa, le pupille racchiuse in un mosaico d’odio.

–“Non è granché, lo ammetto. Però il bouquet di luppoli dalle note fruttate riesce a mascherare il solfato di tallio, non credi?”.

La mano è tesa a ghermire. Se potesse mi strangolerebbe.

Se potesse.

Apro la bottiglia di Moët che conservavo per le grandi occasioni. Alzo il calice verso zio Annibale e penso che sì, al traguardo dei 40 davvero si fanno i primi conti con la vita.

Con un po’di amarezza però.

Poi passa, dicono.

E tu, vuoi provare con un tuo racconto? Solo tre regole: Marche, noir e 4000 battute, spazi inclusi. Spediscilo a:

a.morbidelli@whymarche.com.

Buona lettura!

74 / WHY MARCHE

CONSIGLI DI LETTURA: “La notte apparente” di Alberto Cola (Curcio Editore) è un romanzo che già dalle prime righe conquista e chiarisce.

Sì, mette in chiaro che quello che si andrà a leggere non sarà il solito romanzo scolpito sugli stilemi del genere, ma un’opera narrativa compiuta, scritta bene, efficace. La storia, in breve: Daniel è un killer di professione, un uomo che non ha avuto altra scelta se non seguire la seduzione della morte. Stanco del suo lavoro e deciso a smettere, si lascia convincere a partecipare a un ritrovo con vecchi amici, che non vede da vent’anni, nel periodo natalizio presso una baita isolata. Accetta l’invito perché è Rachele a proporglielo, la ragazza che nella sua vita ha rappresentato il primo e unico amore e che lui abbandonò senza fornire spiegazioni. Ma alla baita, bloccato dalla bufera, Daniel scoprirà di avere solo una manciata di ore per chiudere i conti col proprio passato. Ad Alberto piacciono i ritrovi di vecchi amici: sia il racconto pubblicato oggi che questo romanzo ce lo lasciano intuire. Seguitelo su Facebook, visto mai che non ci si ritrovi tutti insieme, magari in una baita isolata, a bere birra?

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SPIRITO ///

Le Marche ed il MOTOCROSS, un amore lungo 70 anni E’ una storia, quella tra la nostra regione e lo sport fuoristradistico a due ruote per eccellenza, che va avanti dal 1945 che vede protagonisti i migliori impianti sportivi a livello internazionale.

Sono le Marche la regione che vanta i migliori impianti di motocross d’Italia. Lo sanciscono gli addetti ai lavori, i piloti, il pubblico e gli appassionati di questo spettacolare sport che ha trovato, soprattutto negli anni settanta, terreno fertile nella provincia di Macerata, ma non solo, grazie al lavoro infaticabile di alcuni importanti Motoclub.

Cingoli, Esanatoglia, San Severino, Apiro e Fermo sono solo alcuni degli impianti che hanno fatto la storia del motocrossismo marchigiano, piste che hanno ospitato numerosi Gran Premi d’Italia con la presenza di tanti campioni mondiali. E’ una storia fatta di grandi eventi internazionali e di numerose prove del Campionato del Mondo che si sono potuti organizzare grazie alla passione di poche persone che hanno dedicato una vita a questo sport, e che hanno portato le Marche oltre i confini nazionali.

I migliori piloti mondiali hanno gareggiato sulla terra dei nostri impianti.

Come non ricordare il belga Roger De Coster, cinque volte campione del mondo, per arrivare ai giorni nostri con il pluridecorato Tony Cairoli, festeggiato a Fermo nel 2012 in occasione dell’ultima prova del Campionato del Mondo svolta nella nostra regione.

Le piste marchigiane hanno ospitato anche accesi duelli tra i piloti italiani, Maddii, Rinaldi, Andreani, Perfini e tanti altri campioni tricolori che hanno arricchito i cancelletti di partenza anche di memorabili edizioni della “Coppa 1000 Dollari”, kermesse motoristica che si

76 / WHY MARCHE

DI GAUDENZIO TAVONI

svolgeva in un trittico di gare a S.Severino Marche, Esanatoglia e Cingoli.

I nostri ricordi vanno anche alla 3^ prova del Mondiale classe 500 svoltasi il 26 maggio 1974 ad Esanatoglia in cui vinsero il finlandese Mikkola e il belga De Coster, mito intramontabile del motocross mondiale.

Ma anche alle altre gare svoltesi nel piccolo comune in provincia di Macerata valide per il Campionato del Mondo classe 500 nel 1984 e nel 1991, o al Mondiale 125 del 20 Maggio 1979 con la squadra azzurra capitanata dal fermano Franco Perfini.

E a proposito di Fermo, non possiamo non ricordare il Mondiale della classe 500 negli anni ’70 e, naturalmente, gli ultimi due Gran Premi d’Italia, quelli della MX1, che l’impianto di Monterosato ha ospitato nel 2010 e 2012 salutando i titoli mondiali di Tony Cairoli.

E l’impianto di Cingoli quello che vanta la maggiore anzianità. Il Motoclub fu costituito nel lontano 1945 da un

gruppo di appassionati guidati da Armando Fagioli, ma l’attività sportiva motocrossistica iniziò nel 1952, e da allora si sono susseguiti ben 277 eventi nazionali ed internazionali, tra cui 9 prove del Campionato del Mondo di Motocross, 3 dell’Iridato Sidecarcross e 23 edizioni della Coppa Mille Dollari. Il primo Gran Premio d’Italia (classe 250) si svolse nel 1966, mentre l’ultimo evento mondiale (MX3) al Tittoni di Cingoli è datato 2007, ma memorabile fu il Mondiale 500 del 1971 in cui trionfò De Coster.

Anche S.Severino Marche ospitò due prove del Campionato del Mondo, nel 1970, quella della classe 250 con la vittoria del fuoriclasse belga Joel Robert, e nel 1978 quella della classe 125 in cui trionfò Gaston Rahier; così come Apiro, che ospitò il 6 giugno 1982 il Gran Premio d’Italia della classe 500. Quest’ultimo impianto è stato ormai dismesso da molti anni, ma il ricordo tra gli appassionati è ancora alto.

WHY MARCHE / 77

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11/10 al 2/11 OTT. NOV.

NOVEMBRE DICEMBRE EVENTS 25/10 al 2/11 OTT. NOV.

Sant’Angelo in Vado 51 Mostra Nazionale del tartufo bianco pregiato delle Marche

1/2 novembre Amandola

Civitanova Marche

Raduno camper e “Diamanti a tavola”

MAC 2014 “Il giorno del si”

1/30 novembre

1/30 novembre

Acqualagna

Cartoceto

49 edizione fiera nazionale del tartufo bianco

Un mare di olio

2/6 novembre

5 novembre

Sotto il vestito…pizzi.

Antica biancheria delle famiglie nobili del piceno

Fiera del Formaggio di Fossa

Tallamello

9/16 novembre 12 novembre

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Serrapetrona

Sassocorvaro

Appassimenti Aperti

Antica fiera di San Martino

MARCHE EVENTS

16 novembre

14/16 novembre Corinaldo

Montesanvito

Raduno d’autunno

Festa d’Autunno

20 novembre

18-19 novembre Cingoli

Ascoli Piceno

Rally delle Marche

Notte in musica: Camminar tra arte e musica

29/30 novembre

28/30 novembre Serra De Conti

Candelara

Festa della Cicerchia .

Candele a Candelara

6-7-8 dicembre

7/8 dicembre

Candelara

Macerata Feltria

Candele a Candelara

Il paese delle meraviglie

14 dicembre Ancona Veleggiata d’Inverno

13/15 dicembre Fermo Villaggio di natale

WHY MARCHE / 79

SPIRITO ///

CRUCI -MARCHE

PAROLE CROCIATE 1

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VERTICALI si muove attraverso un f1: Erano sette nell’antica Grecia; 2: Il frutto che si vendemmia; 3: In statistica, Rischio Relativo; 4: Giacomo Leopardi nel film di Martone: “Il giovane….”; 6: Anonima Petroli Italiana; 7: Caravans International; 8: Frutto rossiccio dell’omonimo albero; 9: Anteriore in breve; 11: Oppure; 12: Deliziosa quella dell’Azienda jesina Trionfi Honorati di latte di bufala; 14: Lo sono Corfù, Zante, Cefalonia ed altre; 19: 80 / WHY MARCHE

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Andato; 21: Lo stato medio del tempo atmosferico; 22: Consiglio Autonomie Locali; 23: La matriarca, la donna di casa delle nostre campagne; 24: Biografia in breve; 25: Baracus, nella serie A-Team; 26: Espressione per indicare il verso dei cani; 28: Alessandro, oltre a tutto il resto, anche curatore dello spazio “Tutt’altro che morbido” su Why Marche; 29: Chi studia gli organismi viventi nei loro diversi aspetti e livelli di organizzazione; 30: Comodità; 32: Architetto breve;

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ORIZZONTALI 1: Lo sport di chi cavalca le onde; 5: Gian Mario Presidente della 16 Regione Marche; 10: Istituto Oncologico Marchigiano; 13: “……ricordi, ombrelli e chiavi da 21 scordare”; 15: Rione di Ancona; 16: Comune ferrarese che detiene il 24 record del nome di comune più corto, insieme ad altri quattro; 17: Volt Ampere; 18: Seconda persona 27 plurale; 20: Simbolo del Carato; 22: Operazione aritmetica; 23: Comune padovano e torrente berga31 32 masco; 24: Termine erroneamente spesso scritto come si pronuncia, per indicare un’operazione esegui34 ta con estrema rapidità e precisione; 25: A Jesi si tiene quello di “San 40 39 Floriano”; 26: Essere in inglese; 27: Tre per i romani; 28: Una specie di coleottero di colore nero; 29: 46 45 Comunemente detta “cassa da morto”; 31: Sharif, indimenticabile 50 “Lowrence d’Arabia”; 33: Terme, 51 fonti ed acqua laziali per la cura della calcolosi renale; 34: Present indicative of be; 35: Ravenna; 37: Aiuto Operatore; 38: Artificial Intelligence; 40: Carlo Lucarelli; 57 41: Barare senza pari; 43: Vengono rappresentati con una corona di…

Dante Alighieri, Giulio Cesare e 60 61 Napoleone; 45: Sovrano: 47: Fiore, canzone di Antonacci, canale 68 67 televisivo e canzone dei Goo Goo Dolls; 49: Oggetto non specificato nelle sue caratteristiche partico71 lari; 50: Così è la luna (diva) nella Norma di Bellini; 52: Nell’antica Grecia, uomo capace di governare il popolo con la parola e nei fatti; 33: Comune anconetano 54: “Recondita Armonia…” e “Vissi conosciuto soprattutto per d’arte…” ne sono le romanze più lo zoo; 36: Serra, al contrario; conosciute; 55: A Jesi, Centro direzionale della Banca Popolare di 39: Le grotte delle stalattiti Ancona; 56: Ricordata senza pari; e stalagmiti; 42: Rimare, al 58: Canzone del Cirque du Soleìl passato; 44: Tento, temeracontenuta in Alegria; 60: Tiziano riamente; 46: Cibo, reale o Scarpa; 61: Alba Iulia; 62: Laura finto, per attirare una preda; Antonelli; 64: Il re fondatore della chiesa anglicana; 67: Il verbo dei 48: Feste popolari; 50: Il marinaio maltese nato dalla coraggiosi; 69: Isola per i francesi; 70: Acquisgrana; 71: Precede oggi. penna di Hugo Pratt; 51: Simbolo del Tantalio; 53: Per i marchigiani è la “sottana”; il gangster; 65: Abbreviazio54: Tennis Club; 57: Che ne dell’inglese “I see” (Vedo, appartengono; 59: Oche capisco); 66: Orient Express; senza coda; 61: Carro, senza 68: Pseudonimo dello scrittore inizio ne fine; 63: Capone, Geoge William Russell.

A CURA DI CINZIA PELAGAGGE

episodio 4 Ideato da Theta Edizioni illustrazioni di THETA EDIZIONI

Ok, il primo è andato così. Ma non mi posso buttare giù, proprio no! Ho studiato una vita…devo avere la mia opportunità!”

Telefono alla mano, Andrea inizia a chiamare in lungo e in largo e fissa diversi colloqui: ci sarà sicuramente qualcuno disposto ad ascoltarlo!

.

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20 colloqui fissati per le prossime due settimane: finalmente la ruota inizia a girare!

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Dopo 20 colloqui e 20 no, il morale non è proprio alle stelle…

“Ah mammaaaa!

Ma che cazzo dici?!No, non mollo così…”

“Penso che la mia è una grande idea e che se gli imprenditori sono così scemi da non capirlo…allora la realizzerò da solo!

Da domani inizio il giro delle banche: dicono che ci siano un sacco di opportunità per i ragazzi che hanno idee e la mia è una grande idea!”

“eh Andrè, che ti devo dire…tu ci hai provato ma se non è cosa…potresti mandare qualche curriculum ai negozi sportivi, alle librerie, a qualche pizzeria…”

“Andrea però non te la puoi prendere con tua madre! Che pensi di fare?”

.

E, RANZI LETO AI GA P H M N O O C N ESTITO O UN PR TO MOMENT S O E M U A I IN Q OSS E LO P T N O N DERE CONCE

ace..

Ci spi

ALCHE HAI QU Ta’ IE PROPR ECARE? T O da IP ENTI… M I R ALT

to be continued...

di Eleonora Baldi