Why marche 18 - Neri Marcorè

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del Sator

nelle Marche mancano neanche nelle nostre Marche dove sono attestati almeno quattro quadrati magici. Potrebbero addirittura essercene di più o essere stati cancellati da restauri poiché spesso sono stati considerati trascurabili graffiti e pochi storici patentati se ne sono fin ora interessati. L’unico a essere tutt’oggi accessibile nel suo contesto originario è il Sator inciso a lettere capitali nella sala“del Parlamento” attigua alla Chiesa di San Lorenzo a Paggese di Acquasanta Terme (AP), utilizzata dal‘500 per le adunanze comunali e vicariali, collocato tra un grande affresco quattrocentesco e alcuni graffiti che riportano fatti di cronaca locale (un matrimonio, la grandine, la peste) datati tra il 1600 e il 1907. A differenza degli altri graffiti della sala, il Sator non è datato, ma certamente è antecedente agli anni Trenta, in quanto compare già in una cronaca di quegli anni. Non è possibile fare supposizioni su chi possa essere stato l’incisore e i motivi, ma è ipotizzabile che sia stato copiato da chi ha visto un’incisione simile in un altro sito. Le altre tre testimonianze marchigiane sono incise in campane. Un numero eccezionale dovuto al fatto che nelle Marche del Medioevo era una pratica diffusa incidere sulle campane formule magiche o propiziatorie poiché a esse era attribuito un valore taumaturgico e apotropaico capace di diffondere il potere benefico sul contado ogni volta che venivano suonate. La pieve di S. Maria in Plebis Flexiae di Fabriano (AN) che ha ospitato per secoli una campana bronzea con l’incisione del Sator, oggi di proprietà privata, sorge in un luogo ritenuto sacro già da piceni e romani e nel quale, tra il XII e il XIV secolo, operò una comunità di templari per l’ausilio ai pellegrini. Il quadrato magico è inciso nella linea mediana della campana su una superficie rettangolare anziché quadrata, con la prima e l’ultima s scritte in senso contrario. Insieme a questa incisione compare la scritta: Anno domini MCCCCXII mentem santam spontaneam deo et patriae liberationem, quindi è probabile che anche il Sator sia stato inciso nel 1412. Completamente avvolta nel mistero è l’incisione che compare nella campana appartenuta alla torre detta“Brombolona” (da“bromboli”, stalattiti di ghiaccio), oggi quasi diruta, del castello di Primicilio a Canavaccio (PU). Una leggenda vuole

che la campana, realizzata in bronzo nel 1407, a seguito del crollo della torre del castello di Gaifa che la ospitava, sia stata appesa a un olmo e poi rubata dal conte del vicino castello di Primicillo. Qui sarebbe rimasta fino ai primi del Novecento, quando fu rubata per la seconda volta; ricomparve alcuni decenni dopo per essere nuovamente rubata negli anni Ottanta. Luigi Nardini, che scrisse un poemetto dialettale su di essa, riporta che oltre al Sator, compare, in carattere gotico, una dedica che consentirebbe di attribuire la campana e le incisioni a tale magister Marcus Antonius in Vinegia, autore di una campana con la stessa forma e dedica a Paganico. Ancora più avvolta nel mistero è la quattrocentesca campana con inciso il Sator che secondo le testimonianze era presente nella chiesa di Sant’Agostino di Monterubbiano (FM), oggi probabilmente rifusa o sostituita a seguito dei restauri.

Secondo la leggenda ve ne sarebbero ben quattro. Eccone collocazione, storia e possibili motivi dell’incisione

WHY MARCHE

Per immagini e contributi si ringraziano Giuseppe Parlamenti e Balilla Beltrame

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