Voltana on line n. 15-2013

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Dove sbagliano gli economisti alla Paul Krugman di Richard Heinberg Fonte: www.postcarbon.org Sono rimasto alquanto sorpreso leggendo l’ultimo articolo di Paul Krugman nel New York Times, dal titolo: “Una caduta continuata” Mi sembra che Krugman si sia abbastanza avvicinato a quello che molti affermano da un paio di anni e cioè: la crescita economica mondiale è alla fine e faremmo bene a prendere i dovuti provvedimenti. “E se il mondo come lo abbiamo vissuto negli ultimi cinque anni fosse il nuovo mondo ‘normale’ ?” Scrive. “E se le condizioni di depressione diffusa fossero destinate a durare ancora, e non per due o tre anni, ma per decenni?”. Questa sì che è un’ardita affermazione, considerando che Krugman è uno dei più alti prelati della Religione del No-Limits! Quello che più colpisce è che questa improvvisa analisi di Krugman è stata, quasi certamente, provocata dai commenti di Larry Summers (che ha sfiorato la nomina a prossimo Presidente FED), in un recente discorso ad una Conferenza del Fondo Monetario Internazionale. È chiaro: anche la Gente Rispettabile inizia a discutere La Fine della Crescita ! Ma continuiamo a leggere. Perché Krugman pensa che l’economia sia rallentata? Perché la crescita demografica (soprattutto negli Stati Uniti e in altri Paesi industrializzati) si è

fermata. “Una popolazione che cresce, crea una domanda di nuove case, ecc.; quando la crescita demografica si arresta, questa domanda cala.” Vero. Quindi immagino che la soluzione sarebbe quella di augurarci una popolazione mondiale smisurata in modo da non doverci più preoccupare del rallentamento dell’economia. Ma penso che tutto questo creerebbe dei problemi… “Un altro fattore importante potrebbe essere il persistere dei deficit commerciali, apparsi per la prima volta negli anni ’80 e che hanno continuato a fluttuare fin da allora senza mai scomparire”. Ok, questo potrebbe essere un altro fattore determinante per gli Stati Uniti. Ma…è tutto qui? Queste sono le uniche ragioni considerate da Krugman. Incredibilmente, sembra ignorare la semplice realtà che le economie non possono crescere all’infinito su un pianeta finito. Inoltre, non mostra di rendersi conto del ruolo che hanno gli altissimi prezzi del petrolio nel soffocare l’espansione economica nelle più vecchie nazioni industrializzate. Krugman ci parla di preoccupanti alti livelli preoccupanti di debiti immobiliari negli Stati Uniti. Il rapporto debito immobiliare/reddito è stato piuttosto stabile nel periodo

Come tributo sugli immobili, c'era l'ICI, che poi è stata sostituita dall'IMU, e che ora viene sostituita dalla TASI che è una delle due parti della TRISE. Come tributo sui rifiuti, prima avevano tutti la TARSU, poi si è potuto passare alla TIA. Poi per risolvere il problema dell'IVA, è stata sostituita dalla TIA2. Poi TARSU e TIA (1 e 2) sono state sostituite dalla TARES, che però ora viene rimpiazzata dalla TARI, che è la seconda parte della TRISE. Chi adotta la misurazione puntuale dei rifiuti istituisce invece la TARIP. Tutto ciò è avvenuto nel giro di 24 mesi. E la mia opinione in tutto ciò è MAAF. Adesso vediamo se indovinate il mio, di acronimo. Luigi Marattin su Facebook Paese che vai, acronimi che trovi … Nello specifico: le ... parti coinvolte potrebbero essere chiamate anche in altro modo, ma non la … funzione , che rimane sempre la stessa!

1960-1985, innalzandosi poi rapidamente e inesorabilmente dal 1985 al 2007, quando è scoppiata la crisi. Eppure, nonostante l’aumento del debito immobiliare, la performance generale dell’economia, in questo periodo, è stata pressoché mediocre e la domanda non ha mostrato alcun segno di voler superare l’offerta. Quindi, il debito immobiliare è cresciuto in maniera tale da sostenere maggiori livelli di consumo, ma, nonostante questo, la crescita reale del PIL si è ulteriormente contratta ad ogni decennio, fino a che non è scoppiata la bolla immobiliare. Tutto vero. Ma Krugman non compie il passo successivo cruciale, cioè quello di spiegare ai suoi lettori che il debito immobiliare ha raggiunto i suoi limiti naturali (in generale: la gente non può permettersi maggiori pagamenti e le banche non sono disposte a fare ulteriori prestiti). Krugman (e Summers) a un certo punto sembrano avere l’illuminazione e realizzano quale sia il reale stato dell’economia, da noi lungamente predicato. Meraviglioso! E quindi, a questo punto, cosa suggerisce di fare l’economista preferito del Times? Ed è proprio qui che Krugman fa un capitombolo grossolano. “Se la nostra economia mostra una persistente tendenza alla depressione” opina, “prepariamoci a vivere ( Segue a pag. 3 )

Voltana 15 novembre 2013. Assemblea congressuale SEGRETARIO NAZIONALE Partito Democratico. Aventi diritto al voto: 244. Votanti: 74 (30%. M 47 + F 27).

Gianni CUPERLO: 47 (63%). Matteo RENZI: 21 (29%). Pippo CIVATI: 6 (8%). Gianni PITTELLA: zero.


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Propaganda e manipolazione. Facile, facile di Alessio Mannino - Principio della trasfusione Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.

Grande Fratello imbonitore, dacci oggi la nostra propaganda quotidiana. Attraverso i cosiddetti “fatti” che ci vengono propinati dopo un opportuno trattamento Ludovico(1), subiamo ogni giorno un inconscio lavaggio del cervello. Inconscio per il terminaleconsumatore di notizie-merci, non certo per i suoi fabbricatori. Ho provato a condensare in 11 punti i fondamentali della tecnica manipolatoria della propaganda politica, una derivazione del marketing commerciale. - Principio della semplificazione e del nemico unico È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali. - Principio del metodo del contagio Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo. - Principio della trasposizione Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre. - Principio dell’esagerazione e del travisamento Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave. - Principio della volgarizzazione Tutta la propaganda deve essere

popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria. - Principio di orchestrazione La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”. - Principio del continuo rinnovamento Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse. - Principio della verosimiglianza Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie. - Principio del silenziamento Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.

- Principio dell’unanimità Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità. Ps: vi ho manipolati. Cioè ingannati. Non è farina del mio sacco. Questi, secondo uno studio, sono gli 11 princìpi (2) di Joseph Goebbels, genio della persuasione di massa. All’insegna del motto: «controlla le masse senza che esse lo sappiano», assioma fondamentale dell’inventore del marketing, Edward Bernays (3), altro stregone moderno. Alessio Mannino Articolo pubblicato nel sito www.ilribelle.com del 25.10.2013 1)

http://it.wikipedia.org/wiki/Arancia_ meccanica_%28film%29 2) http://www.poli.edu.co/polimedios/ pdfs/JOSEPH%20GOEBBELS%20guio n%20exposicion.pdf 3) http://www.disinformazione.it/propa ganda.htm Per gentile concessione de “La Voce del Ribelle” La Voce del Ribelle è un mensile registrato presso il Tribunale di Roma, autorizzazione N° 316 del 18 settembre 2008 - edito da Maxangelo s.r.l., via Trionfale 8489, 00135 Roma. Partita Iva 06061431000 Direttore Responsabile: Valerio Lo Monaco All rights reserved 2005 - 2008, - ilRibelle.com - RadioAlzoZero.net Licenza SIAE per RadioAlzoZero n° 472/I/06-599 Privacy Iscrizione ROC - Registro Operatori della Comunicazione - numero 17509 del 6/10/2008


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Dove sbagliano gli economisti alla Paul Krugman di Richard Heinberg Fonte: www.postcarbon.org per molto, molto tempo ancora, alla luce di queste nuove regole di depressione economica dove la virtù è male e la prudenza è follia, dove ulteriori tentativi di risparmio (inclusi quelli per tentare di ridurre i deficit di bilancio) non fanno che peggiorare le cose.” In altre parole, dovremmo tutti smettere di risparmiare ed il governo dovrebbe mantenere alta la spesa pubblica. Krugman non sembra a suo agio mentre dà quello che alcuni potrebbero considerare un ‘consiglio economico contradditorio’: “L’economia implica fare delle scelte dure” (ovviamente, alle spese degli altri), “non si tratta solo di convincere la gente a fare figli”. Una delle soluzioni chiave per la nostra attuale crisi economica dovrebbe quindi essere quella di convincere la gente a comprare di più,

( Segue da pag. 1 )

anche cose di cui non ha bisogno o che non si può permettere. E, di conseguenza, devo presumere che un’altra soluzione chiave dovrebbe essere quella di persuadere la gente ad avere più figli (ma sì, perché non provare a far crescere di nuovo la popolazione?). Beh, allora Krugman ha ragione quando dice che tutto questo è davvero un male e non una virtù. Ma questo servirà? Certamente no, se dobbiamo continuare a combattere debiti, esaurimento delle risorse naturali e degrado ambientale (come ho descritto nel mio libro La fine della Crescita). Se dobbiamo continuare a combattere, allora faremmo meglio a considerare l’economia industriale del 20° secolo come un’aberrazione, e non come una cosa normale. Il mondo sta per entrare in un regime economico completamente diverso, un regime

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di persistente contrazione generale – che andrà avanti (con i suoi alti e bassi) finché i consumi avverranno nei limiti del “bilancio” pluriennale delle risorse terrestri. Adattamento, è questo il nome del gioco. Dovremmo stabilizzare la popolazione, ridurre i consumi, riallocare e decentralizzare le economie, ridimensionare il nostro sistema finanziario e utilizzare i poteri del governo per ridurre al massimo i danni umani e ambientali che interverranno in questa transizione. La spesa pubblica può contribuire sicuramente in questo contesto, ma solo se finalizzate a una reale ristrutturazione economica – trasporti pubblici, produzione alimentare locale e sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili. A livello personale, dovremmo condividere sempre di più e diventare allo stesso tempo sempre più autosufficienti – due modi per ridurre la nostra dipendenza dai mercati per il soddisfacimento dei nostri bisogni principali. Una diagnosi e una cura ben diverse da quelle suggerite da Krugman. Ecco la mia conclusione dopo aver letto “Una Caduta Continuata?”: Paul Krugman sta iniziando solo ora a comprendere la realtà che l’economia degli Stati Uniti non sta reagendo allo stimolo Keynesiano nel modo come dovrebbe (come avvenne nelle crisi economiche all’inizio dell’era industriale). Eppure resta intrappolato nella concezione convenzionale che la crescita alla fine riprenderà – poiché, dopo tutto, la crescita è la normale condizione di un’economia sana. E dato che abbiamo costruito la nostra attuale economia sull’aspettativa di consumi e di una popolazione sempre in aumento, il ritorno a una sana economia richiede che noi consumiamo e ci riproduciamo sempre più! […] Forse, tra pochi anni, i maggiori economisti faranno progressi più significativi nella comprensione di quello che noi da tempo diciamo. Non ci metterei la mano sul fuoco, a dir la verità. Nel frattempo, tutto dipenderà dai nostri “consumatori”, se perseguire la “virtù” oppure il “male”, se la “prudenza” o la “follia”. Traduzione proposta nel sito www.comedonchisciotte.org


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Chi ha paura del reddito di cittadinanza? Il modello Italia è un modello dentro il quale si è sempre cercato di sostituire i diritti con privilegi ad personam o di categoria, dove il welfare è stato sempre interpretato come una sorta di voto di scambio e proprio per questo è rimasto gracile, soffocato dalle elargizioni di posti e prebende, di “favori” e aiutini sotto molteplici forme. Il sistema politico da molti decenni e forse da sempre è stato orientato a trattare con clientes piuttosto che con cittadini costruendo proprio su questo un patto sociale anomalo, ambiguo e fonte di corruttela. E’ chiaro perciò che la prospettiva di un reddito di cittadinanza o minimo che peraltro esiste in tutto il continente, è qualcosa che si scontra direttamente con la struttura del potere. Persino i sindacati sono fortemente contrari temendo di perdere presa nel mondo del lavoro, soprattutto quelli che sono a libro paga dei padroni del vapore. Il dramma è che la disoccupazione e la povertà dilagano a causa della doppia crisi che si è abbattuta sul Paese: una tutta nostra causata dal disfacimento di un modello ormai insostenibile, l’altra quella glo-

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dal sito http://ilsimplicissimus2.wordpress.com

bale che ha creato una superinfezione su un organismo già debilitato. Il dramma è che non c’è via d’uscita a provvedimenti che in un modo o nell’altro riescano a sostenere un livello di vita e di consumi minimi per salvare non solo la dignità, ma anche ciò che resta dell’economia. Senza questo il malcontento sarà destinato ad esplodere come una bomba ad alto potenziale non appena il “welfare” familiare avrà esaurito le risorse accumulate nel tempo. E tuttavia si traccheggia, si tira il culo indietro perché l’establishment italiano (mafie comprese) teme che un reddito minimo eroda le fondamenta del proprio potere e finisca per trasformare i clienti in esigenti cittadini non più facilmente ricattabili sia sul lavoro che dentro le urne. Cittadini che magari si mettano in testa la bizzarra idea di volere un buon governo, una sanità che non sia il bancomat dei partiti e degli speculatori, un’amministrazione pubblica efficiente e non lottizzata, appalti senza tangenti. Il problema politico non è se l’Italia debba dotarsi di strumenti normali nella stragrande maggioranza dei Paesi europei, ma di come e in che misura attuarli: a seconda dei livelli e dei metodi utilizzati si può infatti stimolare la rinascita di un’economia sana, seria e intraprendente che non ha bisogno di immiserire materialmente e culturalmente la popolazione, oppure abbassare a tal punto il minimo vitale da dare spazio alle imprese di rapina, ai salari da fame e soprattutto a una precarietà che grazie ai soldi pubblici e alla sopravvivenza garantita da essi, mandi alle stelle i profitti privati. La Germania da questo punto di vista è un’ottima rappresentazione diacronica della doppia personalità del reddito minimo: sino alla fine degli anni ’90, grazie a un generosi sussidi il reddito di cittadinanza ha favorito

la nascita di un sistema economico basato sull’alta qualità e sulla competenza, poi con la drastica diminuzione dei sostegni è stato invece incoraggiato il meraviglioso mondo liberista della precarietà, dei mini jobs e dei salari da fame. Così che il Paese è adesso una sorta di dottor Jekill e mister Hide, dove il meglio e il peggio si confondono e ancora non deflagrano grazie alla capacità di far aderire le vittime al pensiero dei carnefici o magari creando il feticcio delle cicale del Sud per riversare su cause e timori esterni il malcontento. Come si vede le cose non sono affatto semplici e ci sarebbe ampio spazio per far valere le differenze di idee e prospettive dei vari schieramenti, battendosi tra reddito di cittadinanza o reddito minimo ( la differenza c’è eccome) e sui loro eventuali livelli a patto però di far politica e di non limitarsi a difendere il decotto sistema – Italia e i rappresentanti del medesimo. Dire semplicemente che il reddito di cittadinanza non si può fare, non è nemmeno più politica, è solo aggrapparsi al passato come del resto fa da sempre una certa destra padronale sciocca, avvilente e ignorante, tipica del berlusconismo bottegaio e paradossalmente priva di etica del lavoro. * L’esperienza fatta dal dopoguerra dimostra che i redditi di cittadinanza o i redditi minimi , finiscono tutti in consumi di base e quindi tornano al’ 70% nelle casse dello stato sotto forma di imposte indirette (iva per esempio), tassazioni dirette dovute all’aumento delle attività economiche e minori spese di assistenza. E per altro, come è stato recentemente dimostrato http://www.biblio.liuc.it/liucpap/pdf/6 0.pdf> ">qui un articolo molto tecnico per i curiosi), determinano un aumento dell’occupazione e non la sua diminuzione, come superficialmente si potrebbe credere e come fanno credere i media. Fonte: http://ilsimplicissimus2.wordpress. com Link: http://ilsimplicissimus2.wordpress. com/2013/11/09/chi-ha-paura-delreddito-di-cittadinanza/11.09.2013


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Prodi boccia l'austerity della Germania: "È tempo di cambiare Maastricht" I tedeschi ribattono: perché dobbiamo essere noi a risolvere i vostri problemi? «In tanti, io compreso, abbiamo detto e ripetuto che un Paese non può avere un surplus commerciale come quello tedesco, proporzionalmente doppio di quello cinese, un’inflazione quasi zero e una crescita debole senza porsi il problema del rilancio. Ma tutto questo non ha avuto alcun effetto sulla politica tedesca, forse perché è mancata un’azione comune di Francia, Italia e Spagna, Paesi che hanno gli stessi identici interessi ma agiscono ciascuno per proprio conto». Qualcosa si muoverà dopo le elezioni tedesche? «Prima c’erano le elezioni, ora il dibattito sulla grande coalizione; il governo si insedierà a gennaio già in vista delle elezioni europee. Non mi illudo: prima di settembreottobre non cambierà nulla». Nemmeno dopo la strigliata americana? «Ne dubito molto. L’opinione pubblica tedesca è ormai convinta che ogni stimolo all’economia europea sia un indebito aiuto ai ’pigroni’ del Sud, ai quali peraltro mi onoro di appartenere. È ossessionata dall’inflazione come gli adolescenti dal sesso. Non capiscono che invece il problema, oggi, è la deflazione, come io dico da un anno». Il nostro problema, non il loro… «Anche il loro, perché se si spacca l’Euro, con una valuta del nord e una del sud, il loro tasso di cambio andrebbe a 2 e oltre e non venderebbero più una sola Mercedes in Europa. Gli industriali tedeschi lo sanno, ma tutto quel che riescono ad ottenere è solo una politica di piccoli aggiustamenti, piccole solidarietà, il che non basta per uscire dalla crisi». Non fu lei a parlare di aggiustamenti ‘con il cacciavite’? «Si, ma il cacciavite deve girare sempre e sempre nello stesso verso. È lavoro concreto, non melina, immobilismo». Lei disse anche che l’accordo di Maastricht è ‘stupido’. Conferma? «Allora mi misero in croce, ora

tutti mi danno ragione. Ma non è stupido che ci siano i parametri come punto di riferimento. È stupido che si lascino immutati 20 anni. Il 3% di deficit-Pil ha senso in certi momenti, in altri sarebbe giusto lo zero, in altri il 4 o il 5%. Un accordo presuppone una politica che lo gestisca e la politica non si fa con le tabelline». Si possono cambiare, quei numeri? «Ci fosse ancora un’Europa forte sì. Ma oggi ci sono solo i Paesi e uno solo al comando, la Germania. Anche la Bce, che pure, con Draghi, è l’unico potere forte europeo e ha fatto tanto, non è onnipotente. Ha uno statuto e la Bundesbank in consiglio...». Possiamo battere i pugni sul tavolo… «Dovrebbero batterli insieme Francia, Italia e Spagna, ma non lo fanno perché ciascuno si illude di cavarsela da solo». L’Italia se la caverà? «In tre anni di austerità il rapporto fra debito e Pil è sempre aumen-

tato. Vuol dire che è una politica sbagliata». Possiamo abbandonarla? «Se sforassimo i parametri i tassi andrebbero alle stelle e saremmo daccapo». Una proposta? «L’ho fatta: escludere temporaneamente dal computo del deficit i 51 miliardi versati dall’Italia alla solidarietà europea e usare quelle risorse per investimenti pubblici straordinari». La ripresa può arrivare dal resto del mondo? «La Cina viaggia appena sotto l’8%, l’America al 2%; va bene, ma non abbastanza per trainare l’Europa. In America, dove pure è iniziata la crisi, Obama ha dovuto iniettare 800 miliardi di dollari di liquidità per far ripartire l’economia. In Europa chi lo fa?». articolo di Massimo Degli Esposti dal sito http://qn.quotidiano.net 04 novembre 2013

Tra l’innalzare mura oppure il costruire ponti... In un deserto aspro e roccioso vivevano due eremiti. Avevano trovato due grotte che si spalancavano vicine una di fronte all'altra. Dopo anni di preghiere e feroci mortificazioni, uno dei due eremiti era convinto di essere arrivato alla perfezione. L'altro era un uomo altrettanto pio, ma anche buono e indulgente. Si fermava a conversare con i rari pellegrini, confortava e ospitava coloro che si ritrovavano schiacciati dalle difficoltà e a coloro che cercavano un consiglio dava una risposta. Pensava il primo eremita: "Tutto tempo sottratto alla meditazione e alla preghiera!” Che disapprovava le frequenti, anche se minuscole, mancanze dell'altro. Il primo eremita, per far capire all’altro, in modo visibile, quanto fosse ancora lontano dalla santità, decise di posare una pietra all'im-

boccatura della propria grotta ogni volta che l'altro commetteva una colpa. Dopo qualche mese davanti alla grotta c'era un muro di pietre grigio e soffocante. E il primo eremita si era murato dentro. Talvolta intorno al cuore costruiamo dei muri, con le piccole pietre quotidiane dei risentimenti, delle ripicche, dei silenzi e delle imbronciature. Il nostro compito più importante è impedire che si formino muri intorno al nostro cuore. E soprattutto cercare di non diventare "una pietra in più nei muri degli altri". VOTA IL SONDAGGIO «Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali". Sei d'accordo? Sì : 66,7 % No : 33,3 %


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Intervento di Sabrina Mondini al Congresso del Partito Democratico di Voltana per l’elezione del Segretario Nazionale. 15 novembre 2013

On. Serracchiani e S. Mondini È trascorso un anno dalle primarie. Esperienza unica e indimenticabile che a molti di noi ha regalato emozioni e una profonda speranza: un'altra Italia è già qui, deve solo aver modo di esprimersi. È vero Matteo Renzi ha perso le primarie e lo ha detto chiaramente in un paese in cui nessuno perde mai … magari non vince. Ma la sua vittoria più grande è stata quella di entusiasmare e riavvicinare alla politica tante persone di ogni età, sesso e origine culturale. Persone che hanno capito che non c'è più tempo per aspettare, per delegare ad altri il nostro impegno personale in politica, che altro non è se non impegnarsi nella vita comune di tutti i giorni. Anche prendersi cura del marciapiedi davanti a casa nostra è occuparsi della cosa pubblica e del bene comune. La bella politica è anche in questo, nelle persone che si sono ritrovate nel programma di Renzi per le primarie e hanno costruito un percorso in cui sono nate amicizie vere e profonde, in cui il rispetto per l'opinione dell'altro e la libertà di espressione sono sempre stati il cardine dell'intero percorso. In quest'anno mi sono impegnata per dare forma a quel cambiamento in cui credo fermamente e che deve iniziare dal nostro piccolo per poi avere forma e sostanza collettiva. Il vero cambiamento adesso passa per il partito che nelle sue fondamenta vede già tutti i valori che vogliamo portare avanti: condivisione, partecipazione allargata e speranza per il futuro.

Per questo sostengo la mozione di Matteo Renzi perché solo un PD forte unito e leale potrà riuscire a “cambiare verso” a un'Italia in cui i giovani trovino la possibilità di lavorare, studiare e costruirsi una famiglia. Siamo un paese che perde i suoi giovani. E il problema non è che i nostri cervelli se ne vanno....il problema è che NON RITORNANO. E pensare che nonostante i frequenti tagli al sistema scolastico e universitario, i nostri ragazzi laureati sono apprezzati. Ma lo sono fuori dall'Italia!!! Non è una fuga, ma la ricerca di lavoro e di esperienza, in un mondo dove i confini sono sempre più aperti. Quindi il dato oggettivo, la fotografia di oggi è che importiamo lavoratori a bassa qualificazione ed esportiamo i nostri figli preparati, laureati e formati. Il progetto di Matteo Renzi per dare un volto nuovo alla scuola italiana parte dagli insegnanti offrendo ascolto alle buone idee e parlando di educazione. Noi crediamo nel valore e nella dignità della politica, non riteniamo che cambiare sia uno sforzo impossibile. Anzi, ci meritiamo di più e tocca a noi cambiare verso. Dobbiamo cogliere la sfida della crisi per restituire un futuro all'Italia, la sinistra vince solo quando costruisce il futuro e le ultime elezioni lo dimostrano. Noi vogliamo cambiare radicalmente il gruppo dirigente responsabile della sconfitta e le idee che non hanno funzionato, le scelte che hanno fallito, i metodi che ci hanno impedito di parlare a tutti. Vogliamo un PD che sia in grado di concretizzare la speranza e solo il nostro partito può in questo momento cambiare l'Italia. Il congresso e le primarie sono l'occasione più bella per restituire fiducia all'Italia e la nostra arma più preziosa è la partecipazione.

ché li abbiamo lasciati soli. Non solo, abbiamo perso anche molti elettori (meno 2 milioni, rispetto alle elezioni del 2008). Alle ultime elezioni gli italiani hanno mandato un chiaro segnale: cambiamento. Chiedere trasparenza non è demagogia, se noi inizieremo a praticarla a casa nostra allora saremo credibili e il M5S si sgonfierà. Il PD deve accogliere le speranze tradite di chi ha creduto in un progetto che ha fallito. Il PD deve essere spalancato alla curiosità e evitare di chiudersi in se stesso respingendo le persone ai seggi come alle ultime primarie. Inoltre il PD deve investire in formazione politica, a tutti i livelli. Senza formazione il PD è un partito di plastica. Il PD è primo partito tra pensionati e pubblico impiego, secondo tra gli studenti, terzo tra gli operai, disoccupati, professionisti e imprenditori. Vogliamo un partito che sia primo in tutte le categorie. Dobbiamo cancellare il conservatorismo che ci ha contraddistinto. Il mondo è cambiato e sono cambiati i bisogni. Il PD è lo strumento per cambiare l'Italia e per farlo dobbiamo spalancare le nostre sezioni. L'Italia è ferma da 20 anni, ma ha le risorse per farcela. All'Italia serve una rivoluzione radicale, il PD deve essere il partito della svolta. Per uscire dalla crisi è necessario fare le riforme strutturali di cui tutti parlano da decenni, ma che ancora stiamo aspettando. Il mio sogno è un partito in cui non si vale per le tessere che rappresenti ma per le idee e l'entusiasmo che hai voglia di condividere, avendo ben chiare le tue di idee ma dando la possibilità a tutti di esprimerle. Per realizzare il sogno serve tanto coraggio… sarebbe più comodo starsene in disparte, ma noi vogliamo metterci in gioco.

Il nostro entusiasmo ci permetterà di CAMBIARE VERSO … e lo faremo Rispetto al 2009 il PD ha perso sostenendo iscritti (da 800.000 a 250.000) per- MATTEO RENZI ( Segue a pag. 7 )


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da FAMIGLIA CRISTIANA su Facebook : aforismi, frasi e citazioni. «Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Lorenzo Milani «Dovere di ogni uomo, dovere impellente del cristiano è di considerare il superfluo con la misura delle necessità altrui, e di ben vigilare perché l'amministrazione e la distribuzione dei beni creati venga posta a vantaggio di tutti». Angelo Giuseppe Roncalli «Venti, sessanta, cento anni... la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo». Pino Puglisi

«La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta». Martin Luther King «Un Vangelo che non tenga conto dei diritti degli uomini, un cristianesimo che non costruisca la storia della terra, non è l’autentica dottrina di Cristo, ma semplicemente uno strumento del potere». Oscar Arnulfo Romero «Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Lorenzo Milani

Intervento di Sabrina Mondini al Congresso del Partito Democratico di Voltana per l’elezione del Segretario Nazionale. 15 nov. 2013 ( Segue da pag. 6 )

Pensierino della sera. Sono spesso accusato di essere contro il sindacato e la CGIL per motivi ideologici e di parte. Ricorderete come, a urne aperte, lo scorso anno – sul servizio pubblico della RAI – il segretario Susanna Camusso prese una posizione durissima contro di me e la mia possibile affermazione. Non erano gradite evidentemente le mie riflessioni sullo stato di crisi dei sindacati oggi. Bene. Vi leggo alcune dichiarazioni comparse oggi su Repubblica, che condivido totalmente. “ Il Sindacato è morto, se non cambia […] Se vuole avere un futuro deve cominciare a fare i conti con il fatto che si trova all’interno di una profonda crisi di rappresentanza, che interessa anche la politica come le associazioni delle imprese. Perché se è vero che sempre più i cittadini non vanno a votare, è anche vero che la maggior parte dei lavoratori non è iscritta a alcun sindacato. Ci sono milioni di precari, giovani ma non solo, che non vedono nelle Organizzazioni Sindacali un soggetto che li possa rappresentare

[…] C’è bisogno di più democrazia nel sindacato. I lavoratori devono poter votare sempre sui contratti e gli accordi che li riguardano. Dobbiamo rappresentare i precari non solo a parole. Non possiamo continuare a scaricare su di loro il peso di molti accordi che facciamo. […] Credo che la crisi del Sindacato nasca dal fatto che in questi anni non sia stato capace di tutelare le condizioni di chi lavoro, c’è stato un secco arretramento. E se le persone stanno peggio vuol dire che anche noi abbiamo sbagliato.” Direte: sono parole tue, Matteo? No. Sono parole di Maurizio Landini, segretario della CGIL-FIOM, dunque di quella che i media potrebbero definire l’ala sinistra del sindacato. E ora, come la mettiamo? Non sarà arrivato il momento di discutere seriamente dei Sindacati, dei loro bilanci, del loro ruolo in questo mondo del lavoro che cambia così velocemente? Fonte E-NEWS n. 375 del 8/11/2013 dal sito: www.matteorenzi.it

«Se tutti i politici si attenessero ai grandi principi etici, come quello del primato del bene comune insieme con il rispetto dovuto ad ogni persona, molte cose non succederebbero né sarebbero successe». Carlo Maria Martini «Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla, se non la loro intelligenza». Rita Levi Montalcini «Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce n’è alcuna per cui sarei disposto a uccidere». Mahatma Gandhi «Dio ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore». Albino Luciani da FAMIGLIA CRISTIANA su Facebook www.voltanaonline.it è un prodotto amatoriale al quale non può essere applicato l'art. 5 della legge 8 Febbraio 1948 n. 47, poiché l'aggiornamento delle notizie in esso contenute non ha periodicità regolare (art. 1 comma 3, legge 7 Marzo 2001 n. 62). www.voltanaonline.it non rappresenta una testata giornalistica e i post editi hanno lo scopo di stimolare la discussione e l’approfondimento politico, la critica e la libertà di espressione del pensiero, nei modi e nei termini consentiti dalla legislazione vigente. www.voltanaonline.it non persegue alcuno scopo di lucro. Tutto il materiale pubblicato su Internet è di dominio pubblico. Tuttavia, se qualcuno riconoscesse proprio materiale e non voleva che fosse pubblicato, non ha che da darne avviso al gestore e sarà immediatamente rimosso. www.voltanaonline.it verificherà, per quanto possibile, che tutto il materiale inviato e riprodotto nel sito e nel PDF sia conforme alle licenze Creative Commons o non coperto da copyright.


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n. 15 - 2013

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