VDB Magazine N 21 del 24-12-2017

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Sommario Pagina 2 Oratorio Pagina 3-8 Legalità: - Cala il sipario - Gli auguri scomodi di Don Tonino Bello Pagina 9-10 Protezione Civile Club Radio CB: - Un altro anno è passato Pagina 11 -12 Voltapagina: - Il marchio della bestia Pagina 13 Tradizioni in città: - La magia del Natale è in scena Pagina 14 Anima Children: - L’affetto dei nostri bimbi Pagina 15-16 Vdb Oreto - Gli auguri della Vivi Don Bosco Oreto Pagina 17 Scuola Calcio: - ASD Fair Play e Vivi Don Bosco si legano all’Atalanta Bergamasca Pagina 18 -19 Calcioa5 Serie D Città di Barcellona P.G. da sogno. Sant’Antonino, avanti tutta. Bene la Zaccagnini Pagina 20 Chi siamo

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Novembre, mese di tanto lavoro e di preparazione in oratorio. Tra piogge e bicchieri di calda e dolce cioccolata offerta ai bambini come merenda, è volato via l'11esimo mese dell'anno. Lentamente si sono ripresi i lavori di sistemazione del presepe, che ogni anno richiedono enormi sacrifici in termine di tempo ed energie da parte di alcuni coordinatori e staff; rimettere su capanne, sistemare vestiti, arredi e suppellettili. Meno gravosa e in maniera più piacevole ha continuato la formazione, per animatori e leader, per coordinatori, per lo staff e le mamme del coffee house, utilizzando ora la proposta pastorale Salesiana, ora gli spunti educativi del sistema preventivo di don Bosco. Sì è ripreso con i giovani dai 14 anni in su il cineforum, per stimolare la crescita e la riflessione di grandi e meno grandi attraverso immagini, musiche, e quant'altro un film può trasmettere. E per i piccoli la festa a tema natalizio tra battaglia navale proiettata, agrifogli e fiocchi di neve sul viso e buone patatine offerte per la gioia di tutti. In continuo scolastico e le attività offerte ai bambini di teatro, danza, art Attack e calcio. Queste, le piccole e grandi cose donate con Grande Amore in casa f.m.a. perché niente di ciò che si fa per amore andrà mai perduto. La perla di don bosco: "Operate oggi in modo che non abbiate ad arrossire domani".

Annalisa Longo

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Cala il sipario, la vita dello Show RIINA Il capo della mafia siciliana è deceduto alle 3,37 nel reparto detenuto dell'ospedale di Parma. I familiari non hanno fatto in tempo a vederlo vivo, nonostante il permesso del ministro. La figlia su Fb: "Silenzio". Gli ultimi misteri del padrino di Corleone nelle sue intercettazioni in carcere. Fino all’ultimo definito il Capo dei Capo. La società civile si divide tra quelli che hanno pensato e detto che lasciar morire un vecchio di 87 senza gli affetti della sua famiglia non era un gesto di civiltà, così come ci si divide funerali si o no. Entrare in merito a tale questione è un campo minato, dove è il caso non addentrarsi. Anni e anni si carcere duro, anni di latitanza, per questo soggetto, scusate, ma è impossibile dire e scrivere UOMO. Perché un uomo e una donna si basa sulla capacità di comprendere a fondo la propria umanità. Uomo e donna capaci di vivere l’umanità, sicuramente si sbaglia, sicuramente si può essere criminali, ma ci deve essere un tempo in cui si torna indietro ai propri errori e ci si pente. Le minacce di Totò Riina dal carcere sono state molto significative. Non erano, infatti, rivolte solo a Luigi Ciotti, ma anche a magistrati, a uomini e donne si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza. Noi cittadini siamo cosciente dei limiti di questo contesto sociale dicotomico, che si lamenta del governo della politica e dei suoi errori, ma che si vende con il voto di scambio. Questo nostro tempo è fragile, con facilità ci lasciamo derubare i sogni. Dobbiamo riprenderci Questo Tempo . Le mafie sanno fiutare il pericolo. Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio. Queste minacce sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi. Dobbiamo essere al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi, caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell’onestà e della dignità. Molti famigliari vanno nelle carceri minorili, dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche. La politica, deve migliorare il suo essere e il suo agire, deve il cammino di chi dice no, deve rappresentare la volontà di un popolo che non può volere la mafia. La mafia

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non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune. Ci sono provvedimenti urgenti da intraprendere e approvare senza troppe mediazioni e compromessi. Ad esempio sulla confisca dei beni, che è un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano. Quei beni restituiti a uso sociale segnano un meno nei bilanci delle mafie e un più in quelli della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie. Lo stesso vale per la corruzione, che è l’incubatrice delle mafie. C’è una mentalità che dobbiamo sradicare, quella della mafiosità, dei patti sottobanco, dall’intrallazzo in guanti bianchi, dalla disonestà condita da buone maniere. La corruzione sta mangiando il nostro Paese, le nostre speranze! Corrotti e corruttori si danno man forte per minimizzare o perfino negare il reato. Ai loro occhi è un’azione senza colpevoli e dunque senza vittime, invece la vittima c’è, eccome: è la società, siamo tutti noi. L’impegno contro le mafie è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una “fame e sete di giustizia” che va vissuta a partire da qui, da questo mondo. La Chiesa di don Pino, la Chiesa che “interferisce”, la Chiesa che Educa la coscienza alla giustizia, alla pace, alla solidarietà, al rispetto questa è la mia Chiesa, spirituale e alla sua intransigenza etica. Una Chiesa che accoglie, che tiene la porta aperta a tutti, anche a chi, criminale mafioso, è mosso da un sincero, profondo desiderio di cambiamento, di conversione. Una Chiesa che cerca di saldare il cielo alla terra, perché, come ha scritto il Papa Francesco: «Una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo». Cala il sipario, sul personaggio Riina, dei poteri forti che l’hanno reso il Capo, poiché senza la connivenza della massoneria, della corruzione istituzionale, dei giochi della politica, degli interessi dei servizi segreti, questa sarebbe stata semplicemente la storia del piccolo ridicolo mafiosetto che sia atteggia nel quartiere, sguazzando tra l’ignoranza. Invece no, serviva un capo è l’hanno fatto. I giovani che a Corleone così come in qualsiasi contesto non si rivedono in questo, sono la nostra unica speranza.

Marilena Mercurio

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Immaginiamo, il Feretro di Riina, che passa dalla Cala a Palermo sotto gli occhi di una grande e bella Gigantografia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due eroi e malvivente. Ancora una volta ci s’incontra, ma da due prospettive diverse, così com’è stato per tutta la vita. Gli eroi i servitori dello stato a la delinquenza. Silente passa quel feretro celebrato dal ricordo becero di ciò che si è stati. Quale orribile storia ha scritto quest’uomo. Certamente ha infastidito la ribalta mediatica che si è dato ad un criminale. Un bravissimo fotografo, Antonio Melita, ha colto un momento unico e significativo, quello del passaggio del feretro in zona Cala, proprio sotto gli “occhi” di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che dall’enorme murales si sono gustati la scena. Con quel loro sorriso sembrano proprio commentare divertiti il passaggio dell’auto con la salma del boss mafioso. Sono in una scuola, lì sereni, fieri come sempre a dire alle nuove generazioni, schiena dritta, non abbassare lo sguardo contro quattro scellerati che alzando la voce vogliono intimidire. In quella scuola vi è la speranza, il futuro i giovani, perché attraverso loro passa e si traduce la speranza. …… quale storia vogliamo scrivere? La normalità ci appartiene non altro.

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Gli auguri scomodi di don Tonino e i nostri. A Natale, si dice, siamo tutti più buoni. Ma è davvero così? Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, ci ricorda che essere cristiani è anche una responsabilità, che i poveri sono al centro del Vangelo. Se Natale non è una festa Natale è una festa che, per i più fortunati, significa famiglia, amicizia, allegria. Molti però vivranno questi giorni nell’angoscia della solitudine, nella paura della guerra, con l’ansia di chi è senza lavoro o sta per perderlo. Problemi, inquietudini che non possono, non devono essere trascurati, o peggio ancora dimenticati, ma vanno trasformati in preghiera, impegno, condivisione. Una “chiamata” alla responsabilità che don Tonino Bello, vescovo di Molfetta morto nel 1993, trasformò nei suoi “auguri scomodi”. Tanti auguri scomodi Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi: "Buon Natale" senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l'idea che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera

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diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa. Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza. Ieri come oggi nulla è mutato, quante barche stanno arrivando nelle nostre coste, quanti uomini e donne alla ricerca di speranza e qui trovano un po’ di ostilità. Quante persona hanno necessità di ogni genere, tremendo vedere la gente che sfoggia borse costosissime ninnoli di ogni sorte di inutilità e famiglie che hanno difficoltà di ogni genere. Ma Natale è un’altra cosa. Non sono luci ed panettoni. Cristo, il figlio di Dio nasce nella povertà, nella precarietà di una grotta, nessuno

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vuole aiutare una coppia i quel momento di enorme disagio. Una grotta, con animali, scarsa igiene, un bue, un asino e chi sa cosa. Immaginiamo un attimo, pensare Maria e Giuseppe, che vedo nascere un Bambino da soli in questa realtà così cruda e nuda. Quando guardiamo il presepe, allora questa è la logica ieri come oggi la solidarietà, l’attenzione è il pensiero cardine. Dio si abbassa fino alla pazzia per amore, s’incarna nel tempo e nella storia e constata, sperimenta l’inospitalità, il diniego, l’assurda chiusura. Dall’egoismo, che è una malattia, è possibile guarire, con l’amare. Il Natale ci insegni non l’amore, ma uscire fuori da noi stessi e ci lasci sperimentare l’Amare. Auguri da tutta la comunità delle figlie di Maria Ausiliatrice.

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UN ALTRO ANNO E' PASSATO, E... E' iniziato il conto alla rovescia, manca ormai poco al Natale e alla fine dell'anno. Si sa, questo periodo è tempo di bilanci e noi proviamo a tirare le somme di quanto fatto, festeggiando altri 12 mesi ricchi di eventi e soddisfazioni per la nostra associazione che di anno in anno vede crescere i suoi volontari, fare tesoro dell’esperienze trascorse e migliorare la sua preparazione e risposta sul territorio. Il 2017 ci ha visto contribuire in maniera significativa nell'affrontare alcune criticità che hanno colpito il territorio barcellonese, stefanese - dove è presente una nostra delegazione - e non solo. In particolare ricordiamo l'emergenza neve di inizio anno, la campagna antincendio del periodo estivo - sicuramente la più lunga ed impegnativa - senza poi dimenticare nella stessa stagione la crisi idrica che ha interessato gran parte del territorio comunale con maggiori disagi nelle zone collinari. “Più informati più sicuri”, “alternanza scuola-lavoro” sono solo alcuni dei numerosi eventi e progetti di carattere formativoinformativo che si sono realizzati negli istituti scolastici del comprensorio in sinergia con vari enti come il Comune e altre associazioni al fine di sensibilizzare i giovani alla cultura della protezione civile facendo conoscere e testare le norme comportamentali da seguire in caso di un evento calamitoso. Vogliamo inoltre ricordare anche la campagna “Io non rischio”, “un giorno da volontario” ed in particolare il campo scuola “Anch'io sono la protezione civile”, promosso per il secondo anno, grazie al quale ben 30 ragazzi di ambo i sessi nell’arco di una settimana hanno avuto la possibilità di trascorrere momenti davvero unici e speciali, anche grazie al gioco, mettendo in pratica quanto appreso in quei giorni dall’antincendio al montaggio tende, dal primo soccorso alla gestione di una sala operativa.

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Dire che è motivo di grande orgoglio la crescita del “Gruppo Giovani”, al cui interno troviamo ragazzi partecipanti al campo scuola e non solo. La presenza dei giovani nella nostra associazione è molto importante e ci rende orgogliosi sia nel vedere ripagato i tanti sforzi messi in campo per realizzarlo, ma principalmente per l'energia, gli stimoli e la speranza di un futuro roseo per l'associazione che loro ci trasmettono. Per poter migliorare la nostra capacità d intervento si è aggiunto alla nostra famiglia un nuovo mezzo polivalente che sarà adibito ad attività di soccorso a tutela dell'intera cittadinanza. Per realizzare questo progetto è stato necessario avviare una raccolta fondi – ancora in atto – e grazie all’aiuto dei cittadini ed imprenditori confidiamo di poterlo rendere disponibile già per la prossima stagione estiva (il progetto è visionabile sul nostro sito www.clubradiocb.it). E' doveroso e lo facciamo con enorme senso gratitudine un immenso ringraziamento ai nostri volontari che con spirito di abnegazione, altruismo e generosità permettono tutto questo. Cogliamo l'occasione per augurare a tutti buone feste. Un altro anno è passato, e un altro ancora più ricco di stimoli ci aspetta.

Alessandro Culatore

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Il marchio della bestia Freddo e tagliente coma la lama di un bisturi, il romanzo di Nicola Verde edito dalla casa editrice Parallelo45, ha come protagonista il maresciallo dei carabinieri Carmine Dioguardi, “sbattuto” in Sardegna per motivi a lui sconosciuti. Sarà costretto a indagare in merito alla morte di due ragazzi, i cui cadaveri sono stati ritrovati dopo giorni di ricerche nella frazione di “Sa Funtanedda”, con il volto devastato. L’omicidio ricorda quello avvenuto nel 1919. Quali collegamenti ci sono tra i due omicidi? Nella Sardegna rurale degli anni sessanta si alternano le vite dei personaggi. Ma mentre gli USA sono pronti ad atterrare sulla Luna, la Sardegna, sorniona, sembra essere al di fuori di ogni logica mondiale, come se viaggiasse su un binario parallelo. È come se il mare che la circonda facesse da scudo a tutti gli influssi e la proteggesse sotto una campana di vetro, all’interno della quale, i personaggi di questo romanzo si incontrano per dare vita a una delle storie più nere che abbia mai letto. La mentalità del luogo, fondata su antichi principi secondo i quali andare in galera dopo aver ucciso per vendetta la moglie traditrice è un’azione di cui vantarsi, è l’ostacolo più grande contro cui dovrà scontrarsi il protagonista di questa storia avvincente. Carmine Dioguardi è un maresciallo ordinario, dotato di spirito di sacrificio e fiuto. Ha una moglie e una storia familiare come tante altre. Soffre per la mancanza di un figlio e fatica a intessere rapporti di amicizia, in un luogo in cui è forestiero. Si affiderà alla consulenza e ai consigli di un amico, anche se a volte non si capiranno

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fino in fondo. Dioguardi non è Sherlock Holmes, ma è l’uomo di legge che tutti vorrebbero incontrare. Nicola Verde è un maestro del noir. Conosciuto come autore de “Il Vangelo del Boia” (Newton Compton), romanzo finalista al Premio Alberto Tedeschi 2017. Ha già pubblicato altri romanzi noir, tra i quali spicca “Sa morte secada” (Dario Flaccovio). Nonostante l’Autore sia notevolmente bravo a tenere il lettore incollato fino all’ultima riga e all’inaspettato finale, sembra che ci sia spunto per un sequel. Restiamo in attesa che la penna di Nicola Verde partorisca un altro meraviglioso noir.

Antonino Genovese

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La magia del Natale è di scena Se dico Natale, non mi viene in mente solo pacchetti colorati, alberi addobbati, Babbo Natale, fiocchi di neve e bastoncini di zucchero, ma soprattutto il presepe, che rende magica l’atmosfera natalizia. In Sicilia, così come avviene in numerose altre parti d'Italia, è usanza allestire nelle varie città e nei vari paesi dei presepi viventi che rievochino la nascita di Gesù bambino. Quel che aggiunge un particolare fascino ai presepi viventi in Sicilia, è il particolare contesto in cui vengono allestiti: cave, grotte, rovine di antichi edifici, uliveti.. e non solo! In scena, oltre alla nascita di Gesù e alla Sacra Famiglia, rappresentazioni del lavoro artigiano e rurale, con suoni, odori e colori. Tradizionali mestieri siciliani. Tornitori, taglialegna, mugnai, fabbri, pastori, tutti i mestieri più antichi animano la scena. Persino gli animali sono animati, sicché troverai le galline a beccare sull’aia e le pecore ad abbeverarsi nel finto fiumiciattolo. Il Natale, si sa, è la festa più attesa dell’anno, una festa dall’importanza e dalle proporzioni a dir poco faraoniche, che negli ultimi anni si è sempre più arricchita di valenze che a volte hanno attinto un po’ troppo dal mondo del consumismo e del benessere. Spesso, infatti, dimentichiamo che in realtà si tratta di una festa le cui origini sono saldamente radicate ad antiche tradizioni religiose e pagane, e che a volte sarebbe giusto fare un passo indietro per non dimenticare da dove veniamo…e già!!!

Loredana Irato

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L’affetto dei nostri bimbi

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La Vivi Don Bosco Oreto ha voluto strafare per questo Natale 2017. La scuola calcio, infatti, ha organizzato un pomeriggio d’intrattenimento per i bambini, per poi alla fine poter fare gli auguri a tutti i tesserati presenti e offrirgli come dono l’utilissimo, scalda collo. Circa 70 atleti su 120 hanno accolto l’invito, e ne sono rimasti entusiasti. L’evento si è aperto con l’animazione a cura dell’Oratorio F.M.A. e poi proseguito con la tombolata che ha regalato a tutti i presenti un piccolo giochino. Dopo la tombolata, sempre a cura dell’Oratorio, i bambini e le bambine hanno eseguito dei balletti e una piccola recita. Si è passati alla merenda e alla consegna dei doni con tanto di foto di gruppo. “E’ stato un modo per ringraziare i bambini e le loro famiglie di averci scelto, di aver scelto di essere parte di questa famiglia” dichiara il presidente onorario Grasso. È proprio il senso di famiglia il cardine della giovane società salesiana. Il centro di tutto il processo di crescita. Infatti, nella famiglia è il contenitore dove amore, religione e ragionevolezza si fondono per dare vita a una nuova umanità. “Vedere i bambini che corrono ad abbracciarci, con i volti che sprizzano allegria, ci rende terribilmente orgogliosi e ci ripaga di ogni sacrificio fatto. Un grazie doveroso anche a tutti i mister che ci aiutano in questo complicato compito. Posso tranquillamente dire che senza di loro tutto ciò sarebbe impossibile, si spendono ogni giorno sui campi per il bene dei bambini, curandoli ed amandoli proprio come fossero i loro figli”. A tutti i mister è stato donato, oltre allo scalda collo, il classico panettone e la bottiglia.

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Gli Auguri della Vivi Don Bosco Oreto Per questo Natale voglio regalarvi il più povero degli auguri. Vi auguro di essere per un giorno “ultimi”, talmente ultimi da non pensare ai regali, a cosa mangiare durante il veglione, agli addobbi da mettere in casa o ai vestiti da mettere addosso. Certo non è bello augurarvi ciò, vi chiederete come mai questi pazzi della VDB Oreto vi augurino queste cose. Provate a capire come, chi nulla possiede, viva ogni piccolo gesto a suo favore. Provate a capire come il suo cuore si riempia nell’avere ciò che per noi ormai è futile, inutile. Provate a mettervi in quei sudici panni e capirete cosa vi auguro davvero. Siate sempre con gli ultimi e per gli ultimi. Gesù è nato povero ed aspettava i pastori (poveri come lui) per avere qualcosa da mettersi addosso. E di quei Magi non prese l’oro, incenso e mirra così come storia narra, prese i loro cuori e li elevò al cielo. Ecco, essere gli ultimi che aiutano gli ultimi, è elevare i propri cuori al cielo, ed ecco il vero motivo per cui vi auguro un Natale scomodo. Ciò vi porterà a gustare la vera ed inconfondibile felicità di chi da' anche quel poco che ha. Un sereno, felice, santo e poverissimo Natale a tutti voi. ASD Vivi Don Bosco

Ottavio Miano Vivi Don Bosco Magazine

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ASD Fair Play e Vivi Don Bosco si legano all’Atalanta Bergamasca Si chiude ufficialmente l'Atalanta Day, torneo voluto fortemente dai vertici bergamaschi per ufficializzare l'affiliazione della scuola calcio ASD Fair Play di cui la Vivi Don Bosco Oreto ne diventa a tutti gli effetti società Partner. Il compito dei salesiani sarà quello di organizzare l'attività sulla fascia tirrenica ed appoggiare nelle scelte la società guidata dai F.lli Pecora. Un progetto che l'ASD Fair Play ha voluto condividere con i salesiani nel rispetto reciproco e nella stima incondizionata fra gli organi direttivi. Dopo la giornata di esibizione 2004/05 di Barcellona P.G. è toccato alle categorie 2007, 2008 e 2009/10 sui campi di casa della società messinese. Un torneo magistralmente diretto ed organizzato dai padroni di casa. A testimoniare la bella riuscita della manifestazione sono i sorrisi dei bambini che hanno fatto da padrone a questa bella manifestazione. Tantissima la soddisfazione da parte dei tecnici Atalanta, rimasti colpiti di quanta bella gioventù offra la nostra terra. Il percorso adesso è tracciato, certo ci sarà da migliorare tante cose in casa barcellonese, sarà cura del duo Grasso/Miano gestire al meglio e riuscire a trovare le figure mancanti per rendere grande questa società.

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Città di Barcellona P.G. da sogno. Sant’Antonino, avanti tutta. Bene la Zaccagnini. E’ un sogno quello che stanno vivendo i ragazzi del duo Galia - Bambaci, che ad un turno dal giro di boa fuggono solitari in testa alla classifica con un ruolino di marcia da vera big: 7 vittorie, 2 pareggi ed una sola sconfitta, quella all’esordio contro la Nike Club. Una vera e propria impresa quella che i biancoblu stanno portando avanti, tenuto conto soprattutto se si considera che il gruppo è lo stesso che lo scorso anno ha ben figurato in serie D ottenendo la promozione alla categoria superiore. Un plauso va dunque ai ragazzi ed a tutto lo staff che senza rivoluzionare l’organico, riuscendo a trattenere alcuni dei pezzi pregiati quali De Pasquale, Giunta e Sofia, hanno solamente inserito tre nuovi elementi, già ottimamente integrati come i due under Salamita e Sceusa e l’universale Santoro. A seguire in classifica con soli 3 punti di differenza c’è un’altra barcellonese: il Sant’Antonino di mister Salvatore Fazio che continua a volare in classifica spinto dai suoi sosten itori che hanno reso il Caracocci il proprio fortino. Ma a cospetto di quanto si possa pensare, le maggiori imprese la compagine di Fazio le ha realizzate in trasferta, ultima la vittoria sul difficilissimo campo della Nike Giardini. Un gruppo rinnovato quello del presidente Imbesi che ha mantenuto qualche elemento della scorsa stagione, ma che sicuramente ha aumentato il proprio livello con gli arrivi del portiere Romeo, di Aragona e soprattutto di Romagnolo, vero leader della difesa. Vive di alti e bassi la Zaccagnini, che sta comunque disputando un ottimo campionato e vive una classifica di tutto rispetto a ridosso della zona play-off e molto Vivi Don Bosco Magazine

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tranquilla lontana dalle zone calde di bassa classifica. La fantasia di Barbaro e l’estro di Kumanaku non hanno fino ad ora deluso le aspettative dei mister Molino e Rao. Capitan Puliafito e compagni promettono dunque di continuare su questa lunghezza d’onda ed ottenere l’ennesima tranquilla salvezza e, chissà, qualcosa di più importante. Conclude il quadro delle barcellonesi l’Orsa, partita malissimo in questa stagione, ma che finalmente sta iniziando a racimolare punti preziosi in chiave salvezza: un organico tutt’altro che deficitario, tanto da rendere inspiegabile il momento di “crisi” della compagine di mister Presti. Sarà sicuramente il tempo a dirci se realmente l’organico di tutto rispetto meriti più di quanto raccolto fino ad ora.

Maurizio Molino

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Ass. Vivi Don Bosco Via Regina Margherita 22 98051 Barcellona P.G. (ME)

 Oratorio  Scuola Calcio  Mountain bike    

Teatro Danza Assistenza Animazione

 VDB Oreto  VDB Bike  I Ragazzi di Giò  Saltimbanco Animazione  VDB Magazine

Tel.: 338 1469135 info@vividonbosco.it www.vividonbosco.it Vivi Don Bosco Magazine

Testata informativa cittadina con ampia finestra sulle tradizioni, sullo sport e sulle attività aggregative delle varie associazioni barcellonesi. Inoltre ampio spazio a tutte le attività svolte nell’Istituto F.M.A. di cui ne siamo parte integrante.. n. 21 del La testata è 24/12/2017 pubblicata in formato online20sul sito www.sfogliami.it


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