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DOMINIO PUBBLICO DA DOYLE A ESCHER
trano ogni martedì per narrare a turno un mistero reale che gli altri tentano di risolvere.
5. METROPOLIS
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Libero da copyright negli Stati Uniti è anche il capolavoro cinematografico “Metropolis”, film muto di fantascienza espressionista tedesco del 1927 diretto da Fritz Lang (Vienna, 1890 – Beverly Hills, 1976) e adattato da Thea von Harbou (Tauperlitz, 1888 – Berlino Ovest, 1954) e Lang stesso a partire dall’omonimo romanzo di von Harbou del 1925.
Parliamo di un film di fantascienza pionieristico ambientato in una futuristica distopia urbana, che segue i tentativi di Freder, il figlio del padrone della città, e Maria, figura di riferimento per i lavoratori, di superare il vasto abisso che separa le classi sociali e riunire i lavoratori contro Johann Fredersen, il capo della città. Nel 2001, questa pellicola è stata la prima a venire iscritta nel registro della Memoria del mondo dell’UNESCO.
6. GLI SCRITTI DI MARIA MONTESSORI
Sono passati 70 anni anche dalla morte di Maria Tecla Artemisia Montessori (Chiaravalle, 1870 – Noordwijk 1952), medica ed educatrice nota soprattutto per la filosofia dell’educazione che porta il suo nome e per i suoi scritti sulla pedagogia scientifica.
Laureatasi con lode alla scuola di medicina della Sapienza di Roma – una delle prime donne a frequentare la scuola di medicina in Italia – creò un metodo educativo che punta ad attivare gli interessi e le propensioni naturali dei bambini, coinvolgendoli personalmente, piuttosto che tramite metodi di insegnamento formali.
Il suo metodo è in uso oggi in molte scuole di tutto il mondo, e i suoi scritti di pedagogia e didattica sono altrettanto celebri e utilizzati.
Disponibile negli Stati Uniti è Amerika, il primo romanzo incompleto di Franz Kafka (Praga, 1883 – Kierling, 1924), scritto tra il 1911 e il 1914 e pubblicato postumo nel 1927.
Il romanzo nacque in origine come breve storia intitolata “Il fuochista”, incorporando molti dettagli delle esperienze dei suoi parenti emigrati negli States.
La storia descrive le bizzarre peregrinazioni del sedicenne immigrato europeo Karl Roßmann, costretto ad andare a New York per sfuggire allo scandalo della sua seduzione da parte di una domestica.
È più umoristico e realistico della maggior parte delle sue opere (eccezion fatta per l’ultimo capitolo), ma condivide il leitmotiv di un sistema oppressivo e intangibile che mette il protagonista in situazioni bizzarre. https://www.artribune.com/editoria/2023/01/dominio-pubblico-da-sherlock-holmes-a-escher-le-opere-appena-liberate-dal-copyright/
In questo articolo del 21 ottobre
1938 apparso su “Giustizia e libertà”, Emilio Lussu, con la proverbiale ironia che lo contraddistingueva, commenta con sarcasmo le teorie razziali del manifesto del luglio ’38 e le voci che davano il duce in persona deciso a relegare in Sardegna tutti gli ebrei italiani.
“Le Journal des Débats pubblica, tra il serio ed il faceto, uno scritto in cui si attribuisce a Mussolini il proposito di relegare in Sardegna tutti gli ebrei italiani.
Con i tempi che corrono, queste cose vanno prese sempre sul serio.
Come sardo, nato in Sardegna e rappresentante di sardi, io mi considererò direttamente interessato.
Il decalogo della razza bandisce non solo gli ebrei, ma anche i sardi dalla “razza italiana”. È quindi logico che il regime abbini la nostra sorte.
Il comandamento IV del decalogo dice: “La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana e la sua civiltà è ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra Penisola”.
Siccome la Sardegna non fa parte della Penisola ma è un’isola, l’affermazione suesposta non tocca i sardi né punto né poco.
Nel comandamento V è detto: (segue pagina 60)
(segue dalla pagina 59)
“Per l’Italia nelle sue grandi linee la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa”.
Che si intende qui per Italia?
Italia peninsulare, come afferma il comandamento IV, oppure l’Italia in generale e quindi anche insulare?
Nel primo caso, ogni discussione è oziosa.
Nel secondo caso, la Sardegna è rimasta razzialmente quella che era mille anni fa: non ariana.
Secondo il decalogo, pertanto, i sardi non sono mai stati e non sono di razza ariana.
Questa conclusione, che è la conclusione logica ricavata dal manifesto razzistico, deve essere giudicata offensiva da quei pionieri della scienza antropologica ed etnografica che, essendo sardi di pura e incontaminata razza sarda, hanno redatto o firmato il documento scientificamente convinti di appartenere alla razza ariana.
È il caso del prof. L. Businco, firmatario del manifesto, e dei dottori Zonchello, Cao, Pintus, Maxia e Pirodda, i quali hanno dato pubblica adesione al manifesto, attraverso la lettura che il prof. Castaldi, direttore dell’Istituto di Anatomia
Umana Normale presso l’Università di Cagliari, ha inviata al ministero della Cultura Popolare.
E, se non faccio involontario errore, sono portato