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Attualmente il suo lavoro di ricerca lo sta portando a lavorare sulle piante selvatiche sarde tra cui la famosa Erba di San Giovanni o Iperico, una pianta officinale, che ha numerose proprietà, antisettiche, toniche, e che darebbe vita ad un gelato anche nutraceutico. I Fenu producono già gelati alla Senape selvatica, all’Acetosella, all’Elicriso, all’olio di Lentisco, piante officinali che oltre ad avere interessanti aromi e gusto sono anche virtualmente terapeutiche. Del resto, già i gelati alle mandorle sarde alle varietà locali di frutta contengono vitamine, oligoelementi ed altre sostanze che sono una panacea per l’organismo, specie d’estate quando le alte temperature provocano disidratazione e abbassano la temperatura sanguigna. (segue pagina 54)

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Fabrizio e Maurizia hanno anche reso plastic free la loro gelateria-pasticceria, eliminando le vaschette di polistirolo, i cucchiaini di plastica, le bottigliette e tutta la plastica monouso, sostituita da oggetti ecologici.

“I Fenu” di Cagliari insieme a “Dolci Sfizi” di Macomer, ancora premiate dal Gambero Rosso, entrambe riconfermate nella guida “Gelaterie d’Italia 2023” con il massimo riconoscimento, i tre coni. Per Fabrizio Fenu, gelatiere artigiano che con sua moglie, la pasticciera Maurizia Bellu porta avanti il locale in piazza Galilei a Cagliari, è il settimo anno di fila.

I primi due era stato premiato per la gelateria di Marrubiu, di cui sono originari.

Fa invece centro per la quarta volta consecutiva Nicolò Vellino di Macomer. I due hanno entrambi aderito con numerosi colleghi sardi e italiani alla campagna “un gelato per l’Ucraina”, ideata da Emergency a sostegno della popolazione colpita dalla guerra.

Impegno «irrinunciabile» per Vellino, perché «l’ aspetto etico è importante quanto l’alta qualità dei prodotti».

Emozionato Fabrizio

Fenu per l’ennesima conferma: «Un’emozione pari a quella della prima volta, è molto più difficile confermarsi», afferma.

Due gelaterie “simili” per visione, quella di Cagliari e quella di Macomer: prodotti di stagione e di alta qualità sostenibili e prevalentemente sardi. Tra i gusti de “I Dolci Sfizi” troviamo il torrone di Tonara e gli agrumi di Milis, ma anche fil’e ferru e s’aranzada. https://reportergourmet.com/140084/i-gelati-del-territorio-di-fabrizio-fenu-miglior-gelatiere-della-sardegna-per-il-gambero-rosso.html www.sardiniaecommerce.it/it/shop/dolcisfizi/

I Fenu hanno creato tra i tanti “Ricotta di pecora scorza d’arancia, abbamele e mandorle tostate della Marmilla” e la novità il “Gelato gastronomico”, al pane con un mix di farina e segale integrali di San Gavino abbinato al gelato alla cipolla.

La Gelateria Artigianale Dolci Sfizi nasce dall’idea del suo titolare Nicolò Vellino di portare nel cuore della Sardegna le esperienze maturate durante gli anni trascorsi in giro per l’Europa. Dolci Sfizi ha come obiettivo la valorizzazione del territorio sardo e dei suoi prodotti. Il suo gelato ha guadagnato nel 2020 i 3 coni del gambero rosso e la menzione speciale al concorso internazionale “sherbeth” (cui ha partecipato con il gelato al torrone di Tonara). Dolci Sfizi non è solo gelato, ma anche pasticceria secca e cioccolateria. Nicolò Vellino ha maturato le sue conoscenze sul cioccolato negli anni trascorsi per lavoro e studio in Svizzera, dove ha acquisito l’attestato di Maître Chocolatier.

La spianata con il maialetto di Seulo, il prosciutto crudo di Villagrande da passeggio in cono, le polpette di pecora, i culurgiones fritti, su frigadori (il pane tipico) di Esterzili, la zuppa dei centenari.

Sono i prodotti tipici di tante piccole aziende della blue zone sarda che si potranno comprare e gustare come street food a Cagliari.

L’idea di Maria Carta, originaria di Seulo, chef e proprietaria di “Is femminas”, il ristorante premiato di recente nella guida 2023 del Gambero Rosso con ben due forchette.

Il “Blue zone store”, proprio davanti al ristorante Is femminas, mette in mostra tanti altri prodotti tipici degli interni montuosi della Barbagia e dell’Ogliastra: legumi, frutta secca, miele, vino.

È il cibo dei centenari, e non a caso Is femminas vuole essere la cucina del cibo sano e della longevità: “La mia terra d’origine mi ha ispirato l’idea di far assaggiare, a locali e turisti, i prodotti delle piccole aziende della blue zone che lavorano con la naturalezza degli ingredienti. Gli animali crescono allo stato brado, le marmellate contengono solo frutta e zucchero, non ci sono aggiunte né trasformazioni”.

Al centro il benessere delle persone. E tra il gran caprino dei centenari, le marmellate di Pompia, le salsicce e le bir- re artigianali, una colazione sarda e un aperitivo da strada, si invita anche a conoscere la storia dei paesi dell’interno sardo in cui si vive più a lungo e in salute. I coni da passeggio.

Is femminas ha aperto nel 2019. “Sono stati otto mesi di lavoro e due anni di lockdown, dove siamo andati avanti grazie alla voglia di fare le cose per bene: pasta fresca, cibo sano, con la voglia anche di sperimentare”.

Un esempio tra tutti: il gambero avvolto dal filindeu, uno degli assaggi principe del menù degustazione.

Maria Carta è nata e cresciuta a Seulo, poi ha lavorato a Roma per 23 anni.

In Sardegna è tornata otto anni fa, e dopo alcune esperienze, sempre nel mondo della ristorazione, ha deciso di fare il grande passo.

“In realtà la passione per la cucina è arrivata in seguito a una punizione”, confessa la chef.

“A 15 anni mi avevano bocciato a scuola e mio padre per un anno intero mi ha fatto cucinare con i prodotti dell’orto”.

Da lì la cucina è stata punto di partenza e di ritorno, con il cuore sempre a Seulo, paese di centenari: “Mia nonna ha 96 anni, mio nonno aveva 98 quando è morto, il fratello di mio nonno ha quasi 100 anni e ancora va all’orto e fa il miele”.

Un’altra particolarità della bottega è che conta 60 etichette di vini esclusivamente di cantine gestite da donne, proveniente da tutta Italia. (segue pagina 56)

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Infine, la visione: “Piano piano inseriremo anche i prodotti delle altre blue zone del mondo, conclude Carta.

E c’è una sorpresa: il gin giapponese”.

Il progetto è appena partito ma è già un unicum, non solo in Sardegna. “La cucina è il luogo designato alla conservazione delle tradizioni, poiché è anche il modo di preparare le pietanze che rivela le origini di un popolo”, si legge in un cartello all’entrata della bottega.

E presto la cucina di Maria Carta abbraccerà anche quella delle altre blue zone del mondo: Okinawa (Giappone), Nicoya (Costa Rica), Icaria (Grecia), Loma Linda (California).

Laura Fois

www.facebook.com/isfemminas/ http://accademia1953.it/it/ristoranti/ristorante/60409-femminas Vedi https://www.sufilindeunugoresu.it/ sebadas-mucadores/

Sebadas triangolari, decorate e al mirto. In omaggio all’ abito tradizionale di Nuoro.

Si prepara con un impasto a base di semola e strutto, con un ripieno di formaggio di pecora fresco inacidito e scorza di limone , si frigge in abbondante olio bollente, appena dorata va tolta dal fuoco e cosparsa di miele.

Le “Sebadas Mucadores” sono diventate un marchio registrato: l’arte della lavorazione sarda è pronta a sbarcare nel mercato nazionale e internazionale.

Un successo quello di Luca Floris, 50 anni, nuorese doc, dipendente di una azienda floreale per lavoro ma ben più conosciuto come uno dei più bravi maestri nella lavorazione delle specialità del centro Sardegna.

Da su filindeu ai culurgionis si diletta in cucina da anni grazie alla bravura e all’amore ereditate dalla mamma.

Un’arte quella che dal nuorese spopola non solo in tutta l’isola, bensì è conosciuta e apprezzata anche oltre mare.

Lavorazioni particolari, antichi segreti che si tramandano di generazione in generazione e che, di certo, non si possono trovare sui libri di cucina.

Grazie ai social, le foto pubblicate da Floris delle prelibatezze da lui realizzate, senza volerlo e tanto meno esserne cosciente, sono diventate virali sino a richiamare l’attenzione dei grandi chef stellati e delle tv nazionali ed estere. Ed è così che, passo dopo passo, è arrivato al successo e la decisione di registrare presso la C.C.I.A.A. il marchio “Sebadas Mucadores” uno dei suoi capolavori. Valeria Putzolu

Poche cose sono certe come il passare inesorabile del tempo, ma questa è anche un’ottima notizia. Come a ogni scattare del nuovo anno, infatti, anche l’inizio del 2023 porta con sé un dono per i creativi di tutto il mondo: il copyright di una vasta raccolta di opere d’arte, letteratura, cinema e fotografia è decaduto, rendendole a tutti gli effetti di pubblico dominio e quindi condivisibili e riutilizzabili per qualunque scopo.

Per via delle diverse leggi sul copyright in tutto il mondo, però, non esiste un unico “dominio pubblico”: in Paesi come l’Italia (e il grosso dell’UE), il Regno Unito e la Russia si liberano idee e opere di persone decedute nel 1952, che fa corrispondere la durata del copyright alla vita dell’autore più 70 anni; in Paesi come la Nuova Zelanda, gran parte dell’Africa e dell’Asia, si liberano quest’anno le opere di persone decedute nel 1972 (cioè morte da 50 anni); e infine negli Stati Uniti, i più severi, si liberano le opere create o pubblicate nel 1927.

Vediamo ora alcuni (famosi) prodotti culturali che saranno finalmente accessibili a tutti.

1. IL DETECTIVE PIÙ FAMOSO DEL MONDO: SHERLOCK HOLMES

Ebbene sì, come opera letteraria del 1927, la raccolta di racconti Il libro dei casi di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle (Edimburgo, 1859 – Crowborough, 1930)

Giulia Giaume

è finalmente aperta e disponibile negli Stati Uniti. Questo significa via libera a rimaneggiamenti o adattamenti letterari e cinematografici, senza rischi né costi.

Il personaggio, che esordì nel romanzo “Uno studio in rosso” del 1887, è comparso in quattro libri e cinquantasei racconti, venendo poi ripreso in innumerevoli opere teatrali, cinematografiche e televisive, rappresentando con ogni probabilità la più celebre figura di investigatore della storia del giallo.

2. GITA AL FARO DI VIRGINIA WOOLF

Anche il capolavoro di Virginia Woolf (Londra, 1882-Rodmell, 1941) del 1927 “Gita al faro”, anche tradotto “Al faro”, è diventato libero per l’uso pubblico oltreoceano senza bisogno di un permesso o un pagamento.

Il romanzo, che amplia e migliora la tradizione modernista primo-novecentesca, privilegia rispetto alla trama l’introspezione psicologica dei personaggi, distinguendosi come esempio eccelso del genere.

La storia, che coglie la famiglia Ramsay in vacanza sull’Isola di Skye alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, si svolge tutta nell’attesa, soprattutto del figlio piccolo della coppia, di una gita al faro.

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Una gita ideale che, senza fare spoiler, cambierà completamente connotati diventando l’occasione con il passare degli anni di rivalutare le relazioni emotive tra i protagonisti. Aquistalo qui https://www.amazon.it/ Al-faro-Virginia-Woolf/

3. LE OPERE DI M. C. ESCHER

Le opere di ispirazione matematica e logica del celere artista e grafico olandese Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 1898 – Laren, 1972), come xilografie, litografie e mezzetinte, sono diventate libere nei Paesi con una legge del copyright che termina 50 dopo la fine della vita dell’autore.

Nonostante il grande interesse popolare attuale, Escher è stato per la maggior parte della sua vita trascurato dal mondo dell’arte, inclusi i nativi Paesi Bassi, diventando solo in un secondo momento sempre più apprezzato fino all’attuale celebrità globale.

4. LA PRIMA STORIA SU MISS MARPLE

Agatha Christie

Ancora una storia investigativa entra nel dominio pubblico degli Stati Uniti: il racconto “Il club del martedì sera”, tradotto anche come “Un’idea geniale”, di Agatha Christie (Torquay, 1890 – Winterbrook, 1976).

Questo libello, meno noto di altre opere dell’autrice, presenta il debutto sulla stampa della celebre detective dilettante Miss Marple. Pubblicato per la prima volta nel 1927 su The Royal Magazine, il racconto riguarda un gruppo di amici che si incon-

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