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CLAUDIA ARU A SA SCENA
class di canto moderno Laura Garau ha scambiato due parole con la docente Claudia Aru sull’incontro con gli studenti e sull’insegnamento, sulle scene musicali in città e nei piccoli centri e in particolare l’importanza che assumono le esperienze musicali in questi ultimi, grazie anche alla presenza delle scuole civiche.
Si ringraziano l’Associazione Brincamus, Giancarlo Palermo e Giorgia Cau, il centro Polifunzionale di Sorgono per averci ospitati e Claudia Aru per la disponibilità. Laura Garau https://www.sascena.it/intervista-a-claudia-aru/ vedi il video https://youtu.be/xCf_ ReVzN3Y www.cagliaripad.it/564763/ claudia-aru-una-donna-e-bellaperche-e-felice-non-perche-emagra/
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Una donna bella è una donna felice.
Perché è più luminosa, più sorridente. Non perché è magra”.
E’ il bellissimo messaggio body positive lanciato dall’artista di Villacidro Claudia Aru.

“Non voler mostrare il proprio corpo è spia di una grande insicurezza, spesso cela traumi e brutte esperienze che vanno affrontate e curate.
E siccome ” sei grassa”, anche io me lo sono sentita dire dal mio “compagno”, so esattamente quanto faccia male.
E’ un dolore lacerante che può portare a conseguenze terribili. Per questo bisogna curarsi l’anima e abbracciarsi, ascoltarsi, accettarsi ( e mandare a cagare chi non ci rispetta).
Volersi bene, sì, di nuovo, parte tutto da qui”.
“Sempre più spesso mi accade di parlare con persone che non vanno al mare per non mostrare il proprio corpo, scrive la cantante sarda.
A preoccuparmi, c’è che chi rifiuta di fare il bagno al mare non siano solo adolescenti nel pieno della loro crisi esistenziale, ma anche donne mature e… uomini. E quindi non bastano i modelli di body positive… evidentemente c’è qualcosa di più profondo e serio che merita una riflessione.

Mi sono imbattuta qualche giorno fa, su una nuova sfida di TikTok chiamata “Boiler summer cup”.
Si tratta di una gara che consiste nel conquistare la ragazza più grassa e, di conseguenza, più “cessa” della discoteca, farla sentire bella e corteggiata, salvo poi sbeffeggiarla e umiliarla impietosamente”.
Ovviamente tutto deve essere rigorosamente ripreso e postato sul social.
Quindi c’è qualcosa di profondamente inquinato che va scardinato e combattuto.
Ma non parlo solo del bullismo, i cretini ci sono e ci saranno sempre.
Noi dobbiamo amarci di più, rispettarci di più, ascoltarci di più. Amiamoci, sempre, che siamo magri, grassi, alti, bassi, o quello che volete, la cosa importante è mettersi al centro della nostra vita, stare bene dentro.
Ps e fatevelo il bagno, che la gente in spiaggia ha cose più importanti da fare che guardare la vostra pancia.
Ci vediamo in spiaggia”.
La ricerca di Costantino Nivola (Orani 1911 - Long Island 1988) attraversa due continenti e una varietà di ambienti: dalla Milano razionalista fra le due guerre alla New York dell’Espressionismo astratto, dalla Parigi surrealista dei tardi anni Trenta a quel ritrovo di scultori da tutto il mondo che erano le cave della Versilia negli anni Settanta, dalla Berkeley della contestazione studentesca alla Roma degli anni di piombo, passando e ripassando per la Sardegna, luogo reale e mitico intorno al quale si era formata la sua visione di artista.
Il suo è stato un itinerario non lineare ma pieno di svolte e di ripensamenti, che lo ha portato a indossare di volta in volta i panni del grafico, del decoratore e creatore di allestimenti, del pittore, dello scultore e del designer, muovendo dalla scala minima del foglio di carta a quella monumentale dell’intervento architettonico.
Il Museo Nivola di Orani - oltre duecento opere dell’artista, tre padiglioni modernisti nel cuore della Barbagia immersi nel verde di un parco-giardino mediterraneo ai piedi del monte Gonare - è stato fondato nel 1995, ampliato nel 2012 e rinnovato a partire dal 2015 con un nuovo allestimento e il lancio di un programma di mostre temporanee.
A partire dall’itinerario nivoliano (segue pag. 34)
(segue dalla pagina 33) e in linea con una visione del contemporaneo come spazio ibrido in cui l’arte si intreccia con l’architettura, con il design e con l’attivismo, il Museo Nivola è un luogo aperto alle sperimentazioni in cui passato e presente dialogano, dove l’arte e la figura di Nivola diventano metafora e trigger di un modo nuovo di pensare la cultura.
Il Museo ospita una collezione permanente, articolata in sezioni che raccontano il percorso artistico di Nivola, a partire dal suo primo importante progetto americano: lo showroom Olivetti sulla 5th Avenue, realizzato con i BBPR, che lo lancia come “scultore per architetti”.
Il percorso espositivo presenta poi la sua attività di art director nelle redazioni di riviste americane come Interiors e Pencil points, e ce lo mostra nel giardino della casa di Long Island, dove sperimenta le tecniche del sand casting e del cement carving, che vedranno la piena maturità negli importanti incarichi americani dei college Morse e Stiles di Yale o per la facciata della Hartford’s Mutual.
Non mancano i progetti utopici per la Sardegna: quelli non realizzati come il monumento a Gramsci, gli esperimenti con la pittura e quelli con la luce e lo spazio, le terrecotte, e l’approdo della tarda maturità, con le Vedove e le Madri che costituiscono forse l’aspetto più iconico