1 minute read

SAS DIES IMPRESTADAS

Sarebbe infatti questo il motivo per cui il merlo perse la colorazione bianca, diventando definitivamente e per sempre nero.

La leggenda dei giorni della merla, in Sardegna ha dei risvolti legati prevalentemente alla vita e ai costumi dei pastori. I giorni della merla in Sardegna diventano così “sas dies imprestadas”, che tradotto significa i giorni prestati.

Advertisement

La leggenda de sas dies imprestadas, narra di un pastore che, durante un inverno particolarmente mite e favorevole, anzichè essere grato per la buona sorte e l’ottimo pascolo che il mese di Gennaio aveva concesso, si vantò e addirittura si burlò del mese, perché essendo già il 29, era convinto che fosse ormai finito, in quanto a quei tempi, il mese di gennaio finiva il 29. Gennaio offeso e arrabbiato, decise di vendicarsi, e chiese a Febbraio, che allora aveva 30 giorni, 2 giorni in prestito per punire il pastorello.

Febbraio acconsentì, e Gennaio utilizzò i due giorni prestati, per scatenare tutta la sua furia sul pastore ingrato, mandando freddo e neve per sterminare il gregge.

Di tutto il gregge, solo una pecora che si era rifugiata sotto una pentola in rame si salvò, e il pastore caddè in rovina. www.notiziesarde.it/giorni-della-merla-sas-dies-imprestadas/

Sarebbero stati i sardi nuragici i primi a produrre il vetro primario nell’intero bacino del Mediterraneo nel 1700 avanti Cristo, almeno uno o due secoli prima degli abitanti di El Amarna, antica capitale dell’Egitto, ai quali era stata accreditata finora la prima creazione di questo materiale.

La scoperta è avvenuta nel 2021 nel sito archeologico del nuraghe “a corridoio” di Conca ‘e Sa Cresia (datato al radiocarbonio all’incirca 1700 a.C., inizio della civiltà nuragica), nella Giara di Siddi, in Marmilla. Autrice della ricerca è la geologa e archeologa Giusi Gradoli, libera professionista con dottorato di ricerca in tecnologie delle ceramiche preistoriche.

Recentemente è stata scoperta una parte del nuraghe che era rimasta nascosta da un crollo murario.

Sarebbe un’area artigianale, interna ed esterna, in cui sono stati recuperati tantissimi reperti, tra cui un crogiolo in frantumi per la fusione del vetro, e sono state trovate sparse un po’ ovunque tracce di scorie vetrose.

Un’analisi eseguita dal Dipartimento di scienze chimiche e geologiche dell’Università degli Studi di Cagliari ha confermato che si tratterebbe di vetro primario.

Il vetro è uno dei primi, rari e preziosi materiali conosciuti e utilizzati dalle antiche civiltà per la realiz-

This article is from: