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Anteas, Agesci, Don Bosco 2000, Fondaz. McDonald

i due concetti di bello e di bontà: «La potenza del bene si è rifugiata nella natura del bello». E tutto ciò ci fa trasmettere ai giovani un concetto di bellezza tale da destare stupore, da cui potrà scaturire l’entusiasmo di cui il mondo ha bisogno per costruire il futuro e superare le sfide cruciali che si annunciano all’orizzonte. Grazie papa Francesco per questa nuova visione che sostiene nei nostri volontari la forza di alzarsi dal divano e uscire di casa per incontrare donne e uomini che hanno bisogno e a cui tendiamo la mano per camminare insieme. È così che si costruisce “la comunità” composta da noi e da chi aiutiamo, per poi scoprire che tutti siamo una risorsa, tutti siamo volontari attivi.

Ho incontrato papa Francesco nel 2020 a un simposio sul ruolo degli anziani nel mondo. Sono stato colpito dalla novità della sua riflessione sulla visione della terza età e del suo collocamento nella società: una novità culturale, di paradigma. Ancora, mi ha fortemente impressionato la sua esplicita condanna della politica dello scarto che l’occidente riserva agli anziani, a quelli non autosufficienti in particolare, invocando, viceversa, una collaborazione tra giovani e vecchi. Partendo da quell’incontro, ho avviato una riflessione sul suo magistero e, oggi, penso sia del tutto inutile chiedersi se il suo pensiero sia marxista o post marxista o di destra o di sinistra. Egli è al contempo radicalmente tradizionalista e radicalmente cosmopolita, non collocandosi mai agli estremi, ma abbracciandoli entrambi come lui stesso dichiara: «Se vogliamo provare a dare un contributo alla nostra Patria, non possiamo perdere di vista nessuno dei due poli: quello utopico e quello realistico, perché sono entrambi parte integrante della creatività storica». Dalla suggestione provocatami da papa Francesco è quindi nata in me l’idea di mettere al centro dell’azione di Anteas tre parole: bellezza, cura e giovani. La bellezza è in grado di creare comunione perché unisce Dio, l’Uomo e il Creato in un’unica sinfonia. Il mondo ha bisogno di bellezza perché ci eleva, ci nobilita, ci spinge ad andare oltre. La cura stessa ha bisogno di bellezza perché, come scriveva Platone unisce

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Lo scorso 11 ottobre come presidenti del Comitato nazionale dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci) eravamo nella Basilica di San Pietro per celebrare il 60esimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Non solo una ricorrenza, ma un’occasione di comunione. Queste le indimenticabili parole del Papa: «Una chiesa abitata dalla gioia se non gioisce smentisce se stessa, perché dimentica l’amore che l’ha creata. Riscopriamo il Concilio per ridare il primato a Dio, all’essenziale: a una Chiesa che sia pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini, da Lui amati; a una Chiesa che sia ricca di Gesù e povera di mezzi; a una

Chiesa che sia libera e liberante». Riconosciamo la nostra associazione in queste parole di papa Francesco, in questa gioia del legame a Cristo nella comunione ecclesiale, che egli ci indica come essenziale. Una via maestra che, come guide e scout dell’Agesci, ci impegniamo tutti i giorni a percorrere con il servizio nei nostri territori.

Abbiamo incontrato papa Francesco il 20 gennaio 2014 durante la sua visita ai salesiani nella Parrocchia Sacro Cuore di Roma vicino alla Stazione Termini, luogo già allora dedicato all’accoglienza di senza tetto e migranti. Proprio per questo papa

Francesco l’aveva scelto. Ci ha colpito la sua scelta di visitare le periferie, perché anche noi come associazione accogliamo i giovani della periferia del mondo, interessandoci degli ultimi e dando sostegno ai più poveri e abbandonati, come voleva Don Bosco. Allora eravamo all’inizio della nostra storia di accoglienza con i migranti, iniziata nel 2011, e già a quei tempi si vivevano grandi difficoltà poiché non tutti comprendevano il tema dell’accoglienza. Si avvertiva già un’Italia in cui aiutare il prossimo, accoglierlo, ti metteva — e ancora oggi è così — contro gran parte della popolazione. Molte persone purtroppo percepiscono lo straniero come colui che ci toglie qualcosa, il lavoro, i nostri privilegi. Il giorno della visita del Papa a Roma era una domenica pomeriggio, e noi ci siamo sentiti chiamati ad essere presenti a questo momento. Durante la visita ci siamo presentati e abbiamo raccontato delle nostre realtà, gli abbiamo spiegato che venivamo dalla Sicilia e l’abbiamo invitato a venirci a trovare. Un desiderio che si è avverato dopo qualche anno, quando il Santo Padre ha visitato Piazza Armerina e Palermo, in occasione del 25° anniversario della morte del Beato Pino Puglisi. Quando è venuto a Piazza Armerina non ha visitato i nostri centri, ma abbiamo fatto in modo che uno dei nostri ragazzi lo incontrasse. Già allora papa Francesco con le sue parole ci diede tanta forza. Disse che i veri cristiani si vedono quando accolgono gli ultimi. Ci diede quella benedizione che poi ci ha portati a fare del tema dell’accoglienza il motivo portante della nostra vita. Oseremmo dire un motivo per cui vale la pena vivere, perché accogliere, fare la carità, rende felici

Un’esperienza determinante e arricchente l’incontro con papa Francesco dello scorso gennaio che ho avuto il privilegio di vivere insieme ad alcuni operatori sociali e famiglie ospiti delle Case Ronald. Questo momento, avvenuto grazie ad Assifero, ha avuto per me un grande significato perché ha permesso, ancora una volta, di ricordarmi i sentimenti e i valori che animano la missione di Fondazione Ronald McDonald. Porto con me l’invito del Papa ad ascoltare le comunità locali e i bisogni delle persone, il loro benessere come costante obiettivo e indicatore di ogni scelta quotidiana. La nostra organizzazione, commossa e in ascolto delle parole del Papa, con rinnovato impegno e vigore continua il lavoro nelle comunità dove già si trova ad operare, dove le Case Ronald sono presenti e attive nell’accoglienza, nel volontariato e nell’ascolto dei bisogni degli ospedali e delle città. Inoltre, papa Francesco ha ricordato l’importanza di uno sviluppo dell’individuo: che sia una mamma accolta, un volontario o un educatore, la fondazione si impegna nel valorizzare i talenti e potenziarli attraverso formazione e risposte ai bisogni dell’individuo.

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