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Checkpoint • Salute e salvezza • di Daphne Squarzoni

FEDE E SALUTE

DI DAPHNE SQUARZONI

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STUDENTESSA IN STUDI STORICI E FILOLOGICO-LETTERARI

Stavo studiando per un esame e sul mio libro, La fine del mondo di Ernesto De Martino, ho trovato scritto che nei momenti di crisi l’essere umano ha bisogno della religione. Se ho capito bene ciò che ho letto, l’antropologo sostiene che lo scontro con il cambiamento, con l’incertezza, con il divenire e soprattutto con il fatto che le cose e le vite finiscono, manda l’esistenza dell’uomo in una crisi così profonda che per uscirne ha bisogno di affermare la sua presenza e lo fa appunto con la religione e con la cultura. Una piccola parte di me si è annotata questo pensiero e, riflettendoci con calma, mi è venuta incontro dai recessi della memoria una frase sentita una volta: «Credevo di avere tanta fede, invece avevo solo tanta salute». Mi rendo conto adesso, pensandoci, di quanto ultimamente nella mia vita sia tornato e ritornato questo termine: salute. Questo dono meraviglioso e fragile che nell’ultimo anno e mezzo di Covid è diventato tanto urgente. Se ci penso, salute e salvezza hanno

CHECK POINT

la stessa etimologia, sono perfino la stessa parola, considerando che in latino salus significa sia salvezza che salute. Che cosa significa essere in salute? E che relazione ha la mia fede con la mia salute? In un testo arabo tradotto in latino nel XIV secolo, l’Almansore, si parla di salute come di equilibro totale del corpo e dei suoi umori. Mi piace quest’idea di salute come equilibrio. Equilibrio tra la mente ed il corpo. Posso davvero essere sana se la mia testa ed il mio cuore non lo sono? Equilibrio tra il fare e il riposare. Dobbiamo donarci, non esaurirci. Equilibrio tra me e gli altri, tra il mio vivere ed il mio sentire e quello delle persone che mi stanno accanto. Equilibrio nell’esprimersi, senza violenza nel parlare. La salute è qualcosa di totale: ci prende nella nostra interezza, nella nostra dimensione corporea, in quella relazionale, ed in quella emotivo-psicologica. Proprio come la salvezza, intesa in senso religioso: non ci si salva a metà. Pensando alla salvezza come equilibrio mi sembra evidente che quando sta male il corpo, c’è bisogno di avere una mente salda. E come si fa? Non so se ci sia una ricetta sempre valida. Per quanto mi riguarda, alzare gli occhi da me stessa e trovare lo sguardo di Dio rimane il rimedio migliore. Dio ci salva. Ci dona la salvezza. Una salvezza che è salus, salute. Salute come equilibrio tra un corpo che non ce la fa, e una mente che si sente amata e in pace. Quando viene a mancare la salute penso sia normale perdere l’equilibrio. Quando ci troviamo davanti alla nostra impotenza, a una malattia che non dipende da noi e di cui magari conosciamo poco, è normale andare in crisi. La malattia è una crisi nel senso etimologico del termine: crisi viene da una parola greca che significa al tempo stesso «scelta, decisione» e «fase decisiva di una malattia». Ogni crisi implica una scelta. Ogni scelta implica una perdita di equilibrio. C’è un momento decisivo in cui per essere salvi, per ritrovare la salute, dobbiamo sbilanciarci. In qualche modo per essere in salute dobbiamo necessariamente perderla. L’alternativa sarebbe vivere la vita galleggiando senza decidere mai, senza crisi. Ma sarebbe davvero una vita piena? A questo punto potrebbe davvero aver ragione San Paolo quando dice «Quando sono debole è allora che sono forte». Quando sono in crisi, quando la mia mente, il mio cuore o il mio corpo non stanno bene, allora può essere il momento della salvezza. Allora è il momento di decidere di alzare gli occhi e scoprirsi già salvati. Forse anche per questo Dio ha un ruolo importante nelle crisi: ci ha salvati a priori. Comunque vada, indipendentemente da quello che dovremo o meno affrontare, ci ha salvati. E allora, nonostante la paura di quello che non conosco, nonostante la debolezza, nonostante le crisi, posso alzare la testa perché sono già salva, perché «in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati».