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L’apporto proteico derivato dai vegetali è sufficiente per tenersi in buona salute?

Sembrerebbe di no

Le proteine sono grandi molecole composte da sequenze di amminoacidi unite tra loro attraverso legami peptidici. Esistono in tutto 20 tipi di amminoacidi, di cui 8 sono detti “essenziali” in quanto il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli e vanno quindi introdotti attraverso la dieta. Le proteine animali (carne, pesce, uova, latticini) sono considerate di alto valore nutrizionale perché li contengono tutti e nelle giuste proporzioni; le proteine vegetali (legumi, cereali, frutta secca, semi, alghe) sono considerate incomplete perché carenti di uno o più di questi amminoacidi essenziali.

La consapevolezza, rispetto a queste differenze, sta spin- gendo sempre di più verso un tipo di alimentazione che predilige il vegetale, senza escludere l’apporto proteico garantito dalle proteine animali, ma limitando il consumo di queste. Ecco che dopo i seguaci del veganesimo, si sta affermando una nuova tipologia di consumatori, flexitariani. Neologismo della lingua inglese formato dal la combinazione delle parole “Flexible” e “Vegetarian”, il termine flexitarian (o flexitarianismo) si riferisce a flessibile di ispirazione vegetariana che, pur privilegian do il consumo di alimenti vegetali, non esclude carne e pesce, purché consumati con moderazione. Le racco mandazioni nutrizionali indicano un apporto bilanciato tra proteine vegetali (55%) e proteine animali (45%).