SPECIALE "FIT FOR 55"
Paolo Arrigoni Responsabile Dipartimento Energia della Lega Nord
LA POLITICA DEVE OFFRIRE SOLUZIONI PRAGMATICHE E NON IDEOLOGICHE intervista a Paolo Arrigoni
Il pacchetto “Fit for 55” prevede una serie di misure che avranno impatto su molte filiere industriali. Vede più rischi o opportunità? Sicuramente il pacchetto è coerente con l’obiettivo della decarbonizzazione, anche se va ricordato che l’Europa è responsabile solo del 9% delle emissioni di CO2 globali e non è che gli altri paesi si stiano ponendo obiettivi vincolanti. Può presentare delle opportunità, ma anche dei rischi soprattutto se sulla transizione ecologica non si procede con gradualità, se viene violato il principio della neutralità tecnologica e se non si pensa al rischio di demolizione di filiere industriali come quella dell’automotive o della raffinazione che si sta trasformando. Poi ci sono anche rischi connessi ai temi di attualità. Pochi tengono conto dei riflessi di questa transizione sul “caro energia”. Già ne stiamo avvertendo le conseguenze. Se al costo della CO2 che cresce si unisce la mancanza del gas, che è fondamentale per accompagnare la
Non dico che sia tutta colpa della transizione, ma è evidente che ha una responsabilità nel “caro bollette”. Quanto sta accadendo sarà anche congiunturale, ma può assumere caratteristiche strutturali
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MUOVERSI 4/2021
transizione ecologica, e le rinnovabili non ce la fanno a sopperire per limiti produttivi, come è successo all’eolico con la bonaccia nel Mare del Nord, abbiamo la tempesta perfetta. Non dico che sia tutta colpa della transizione, ma è evidente che ha una responsabilità nel “caro bollette”. Quanto sta accadendo sarà anche congiunturale, ma può assumere caratteristiche strutturali se non badiamo adeguatamente al tema della dipendenza energetica dalle fonti estere e alla diversificazione degli approvvigionamenti. In questo senso il pacchetto “Fit for 55” presenta elementi di seria preoccupazione. È pericoloso tagliare i ponti con il passato senza reali alternative. Bisogna evitare di fare il passo più lungo della gamba, procedere con gradualità e tenere insieme la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale per evitare di andare a sbattere. Il Governo ha attivato diversi gruppi di lavoro sulle singole proposte legislative del pacchetto “Fit for 55”. Quale il ruolo del Parlamento e quali le aree prioritarie di intervento? L’atto di Governo sulla transizione (PTE) è stato già trasmesso al Parlamento e avremo tutto il mese di ottobre per formulare osservazioni e richieste. Per noi è importante il tema della mobilità e soprattutto l’ipotesi di messa a bando dal 2035 dei motori a combustione interna. C’è preoccupazione anche sul sistema ETS che la proposta vorrebbe ampliare ad altri settori, mentre riteniamo positiva l’in-
troduzione del CBAM (Carbon border adjustment mechanism) per evitare fenomeni di carbon leakage. Chiediamo però di fare attenzione affinché questo meccanismo sia equilibrato e non costituisca un rischio per le nostre imprese che esportano. Penso, ad esempio, all’industria della ceramica che esporta i 4/5 della sua produzione. Anche il tema dell’efficientamento energetico per noi è rilevante. Capisco l’entusiasmo per il superbonus, ma bisogna valutarne bene i costi e i benefici. Ci sono altri strumenti come i certificati bianchi o il potenziale del teleriscaldamento e teleraffrescamento. Poi lo sviluppo delle rinnovabili. Non c’è solo fotovoltaico o eolico che, sebbene la faranno sicuramente da padrone, non sono programmabili e dunque introducono forti elementi di criticità per la sicurezza delle forniture. Oltre allo sviluppo di sistemi di capacità di stoccaggio bisogna pensare allo sviluppo e al sostegno di altre fonti rinnovabili come l’idroelettrico o la geotermia, poco sfruttata, o anche le biomasse. Ci vuole pragmatismo e va assolutamente bandita l’ideologia ambientalista. Credo che spazi di manovra per correggere il tiro ci siano anche se non sono ampi. Bisogna insistere. Abbiamo un Ministro della Transizione ecologica aperto al confronto e al ragionamento, come ad esempio sul nucleare di quarta generazione. Se vogliamo arrivare alla neutralità climatica al 2050 non possiamo pensare di farlo solo con fotovoltaico e eolico che hanno dei limiti anche di accetta-