Lupo_breve_relazione_liguria

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CANIS lupus italicus.

Cenni d’inquadramento dell’etologia di specie-Fenomeni sociali di percezione di presenza.

Ugo de Cresi – Genova – Unitre Busalla (ugodecresi@gmail.com)

Panoramica di livello nazionale.

- La specie lupo in Italia è stata attivamente contenuta dai c.d. “lupari” sino al 1970, momento in cui nasce la prima legge di protezione. Non corrisponde al vero che “i nostri nonni li avevano uccisi tutti”.

La professione del luparo rendeva gli incaricati all’abbattimento della fauna considerata nociva, uomini facoltosi e di potere, e nessuno poteva autonomamente eliminare dei capi a pena di gravi sanzioni.

La cessazione di questa attività ha prodotto per dispersione “naturale” la ricolonizzazione degli ambienti rurali abbandonati dall’uomo prima e dei territori limite a zone antropiche dopo.

- Il comportamento della specie lupo è rigorosamente legato alla sua funzione di predatore apicale, con compiti di contenimento delle specie di ungulati sia autoctoni che alloctoni come la specie cinghiale introdotta per fini venatori senza criterio alcuno in forma massiva negli anni 70/80/90 e 2000.

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I lupi non compongono “branchi” ma famiglie. Nuclei familiari composti da padre, madre, zie che aiutano a crescere la prole e giovani del primo o del secondo anno.

I “branchi” sono cani aggregati da randagismo non legati da vincoli di parentela.

- In Italia il numero dei lupi è perfettamente allineato alla conformazione orografica del territorio, così come ne consegue che la Liguria, come per altre specie che caratterizzano la straordinaria biodiversità di regione essendo la regione più boscata d’Italia offre una particolare ricchezza di habitat per i lupi e gli ecosistemi di cui fanno parte.

Un lupo in dispersione può spostarsi e percorrere diversi chilometri in cerca di un/una partner, incontrando un rischio di mortalità pari al 50%

- L’Italia è il primo paese in Europa per bracconaggio. Il numero degli esemplari uccisi aumenta esponenzialmente rendendo di fatto il fenomeno il primo motivo di dispiegamento territoriale. Uccidere un lupo è un boomerang distributivo. Significa comunicare a tutti gli altri lupi che il territorio è libero con conseguente occupazione sistematica.

- La specie lupo in Liguria è stabile dai primi anni duemila. Come per tutti i predatori apicali la specie non può né crescere numericamente né aumentare come condivisione territoriale.

Questa legge del rapporto tra prede e predatori, descritta in un articolo appena pubblicato su Science, si riscontra in modo sistematico negli habitat più disparati, dalle pianure erbose alle foreste, dai laghi agli oceani.

- Un team di ricercatori della McGill University e dell'università di Guelph (Canada) ha analizzato le biomasse e la disponibilità di cibo di 2.260 ecosistemi in 1.512 località del mondo, passando in rassegna i dati raccolti da un migliaio di studi precedenti.

- Crescita impari. È emerso che in ecosistemi ricchi di risorse, come la savana africana, ci sono sempre meno predatori all'apice della catena alimentare di quanti ci

si aspetterebbe. Con la crescita della quantità o del numero di prede - ossia un habitat ricco di cibo - ci si aspetterebbe anche un congruo aumento dei predatori. Ma non è quello che succede.

- Gli avvistamenti di lupi fanno seguito a crescenti interessi mediatici verso la specie: Basti ricordare che la specie BUTEO buteo (Poiana comune) è cresciuta negli stock numerici di oltre il 50% ma nessuno fotografa con il cellulare questi animali in cielo.

- E’ oramai certificato il dato di interesse pubblicistico dei media verso la specie lupo che offre un ritorno di commercializzazione pubblicitaria che non ha eguali neanche nei fatti di cronaca.

Dati di visualizzazione e fenomeno di clickbaiting sulla specie lupo:

Un esempio da “VivereFermo”

Articoli di comune informazione ottengono 38, 80, 100, 200 letture.

Ma basta inserire la parola chiave “lupo” che la raccolta di click vola a 150mila letture!

- In Liguria non esiste, al momento, un “problema” lupo. Due dati di campionamento lo dimostrano con le risposte degli utenti provenienti direttamente “dai territori” di Pegli e Vallescrivia. Un sondaggio dimostra con schiacciante maggioranza che le persone non percepiscono il lupo come un problema sociale e indicano l’ideologica strumentalizzazione della stampa come co-responsabile dell’allarmismo.

- In Vallescrivia abbiamo prototipato una zona di studio sulla specie lupo con sorveglianza attiva tramite telecamere all’infrarosso che ci ha restituito negli ultimi anni una quantità di dati pari a oltre 4mila video, 6mila immagini e centinaia di osservazioni dirette sul campo.

Tale monitoraggio ci ha consentito di stabilire con certezza assoluta fornita da dati certificati che il lupo non è pericoloso né per l’uomo né per gli animali d’affezione come cani e gatti.

Ogni settimana informiamo i cittadini delle notizie dei nuclei familiari di lupi comunicando in tempo reale un costante stato di serena convivenza anche con le attività di allevamento.

Periodicamente le comunità, non solo in liguria, hanno la possibilità di ottenere una informazione di livello primario -unica in Italia- e di confrontare i dati reali con le narrazioni distorte proveniente dagli ambienti venatori e dalla stampa.

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Federcaccia nel gennaio 2023 ha rilasciato un censimento delle predazioni di cani da lupi.

Tale documento, errato sin dalla sua genesi, (i cani non sono “prede” dei lupi, ma ciò che può avvenire si chiama “interazione di territorialità” non predazione) contiene gravi inesattezze, un numero minimo di dati non congruenti, ed è stato ricondotto alla qualità di “documento impreciso” dal responsabile ISPRA durante il convegno sui lupi tenutosi a Genova nel 2023.

Brevi conclusioni.

La via del contenimento cruento dei lupi è operazione che in Italia ha restituito risultati disastrosi. Basti pensare all’esempio della Regione Veneto che in un primo momento ha accolto il progetto di cattura e dissuasione violenta dei lupi con munizioni di plastica decretando un incremento di interesse dei nuclei familiari destrutturati nei confronti degli allevamenti causando un boom di risarcimenti economici di capi ovini. Ciò ha indotto la Regione Veneto a tornare sui propri passi preferendo al contenimento, una più marcata attività di prevenzione con cani da guardiania recinzioni elettriche e dissuasori feromonali.

Il progetto si chiama Melken ed è stato affidato alla Università di Padova con un risparmio massivo di risorse economiche.

La rete che coordino ha fatto trovare benefici agli allevatori anche con la semplice indicazione d’acquisto di fototrappole, strumenti del costo inferiori ai 100 euro, che consentono di individuare con esattezza i passaggi, i ritmi circadiani, le uscite di mappatura, e le azioni di caccia.

In sintesi: La Vita dei Lupi.

Una ricchezza della nostra biodiversità ligure che caratterizza la composizione di un ecosistema bio-trofico unico al mondo.

In nome di tale struttura di convivenza siamo attivi H24.

Ugo de Cresi

Genova, 13 marzo 2025

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