TrentinoMese novembre 2016

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trentinoamarcord ne e in Val di Cembra già si progettavano interventi radicali. I giornali di venerdì 25 novembre titolavano: “Si dovrà creare un nuovo paese per le due frazioni abbandonate”. Ancora: “Ischiazza è già lasciata al suo destino, per Maso si dovrà fare altrettanto. Quasi un miliardo di danni al patrimonio civico. Il presidente della giunta provinciale, Kessler, in sopralluogo sul posto per coordinare i lavori di emergenza”. Scriveva Aldo Gorfer in una corrispondenza da Casatta di Valfloriana: “Oggi, salvata la vita, si pensa a superare, alla meno peggio, l’inverno. La neve è già caduta e si profila una stagione molto dura”. In meno di due anni, con il denaro della Regione TrentinoAlto Adige e con le cospicue offerte della Croce Rossa Svizzera, per 91 sfollati di Maso e di Ischiazza di Valfloriana sarebbe stato fabbricato un nuovo “Villaggio”, a monte dell’abitato di Casatta. L’inaugurazione, con la consegna delle chiavi degli alloggi (madrina: Francesca Romani, vedova di Alcide Degasperi), si sarebbe tenuta domenica 16 giugno 1968. Nell’autunno del 1966 quella realizzazione pareva impossibile e comunque lontana, molto lontana nel tempo. In Valfloriana persisteva la pericolosità del rio Longo. Nei giorni dell’alluvione, quel corso d’acqua, detto anche rio delle Seghe, combinandosi con le acque del

la storia

l’affinamento

il gusto pionainer

il lavoro

rio delle Bore aveva trascinato nell’Avisio macigni, alberi, terra, creando uno sbarramento. Si era subito formato un lago lungo due chilometri, largo cento metri e profondo dieci. Nella notte del 5 novembre, rotta l’improvvisata diga, quell’imponente massa d’acqua si era riversata nell’Adige e aveva contribuito ad allagare la città di Trento. Scriveva Gorfer: “Tragici esempi di effimeri laghi non sono infrequenti nel Trentino. Il più sinistro di tutti è però quello del Vanoi, detto “Lago nuovo”, formato nella prima metà dello scorso secolo [1825] dall’enorme conoide formato dal Rebrut che bloccò la valle”. “Immensi franamenti caduti dalla valletta del Rebrut, affluente di destra del Vanoi, bloccarono il corso del torrente creando una specie di enorme diga artificiale. Si formò così un grande, pittoresco, lago (18231826) “lungo due miglia”, inghiottendo le 36 case e i 19 fienili della frazione Pont e cancellando dalla storia (maggio 1826) la frazione Remesori con 13 case e relativi fienili. Vi perirono 52 persone”. Non erano le prime frane, non sarebbero state le ultime. Il 20 settembre 1829, la chiesa di Canale e una parte del villaggio furono distrutti dal Vanoi. Le acque, asportarono anche un tratto di cimitero. In quei frangenti, alcune casse da morto, con dentro l’inquilino, “furono viste macabramente galleggiare sulle acque ruggenti”.

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