TrentinoMese febbraio

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Obici, mortai, sciabole, divise, proiettili, ovvero il mondo delle armi che hanno attraversato le guerre segnando il nostro territorio

Locatelli, il quale ha combattuto nei cieli durante la Prima guerra mondiale, scontrandosi ripetutamente con l’aviazione austroungarica. Spostandosi di sala in sala, attraversando cortili dai vetusti acciottolati, ci si imbatte in una miriade di armi leggere e pesanti, compresi proiettili

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di tutte le stazze. Tra cui uno ancora incastrato nelle mura dell’androne, sparato da un cannone austriaco dalle postazioni del soprastante Cogni Zugna. Aggirandosi per il castello non è difficile incociare numerose scolaresche accompagnate da preparate guide. Infatti questo è uno dei musei regionali più visitati dalle scuole locali e non, e la sezione didattica propone numerose e diversificate attività nel campo della storia: laboratori, percorsi nel mu-

seo, escursioni tra trincee e monumenti, ma anche progetti personalizzati. Quindi, proseguendo per le sale, s’incontrano diversi manichini abbigliati di tutto punto: le uniformi infatti sono circa 900, dei vari eserciti della Prima e della Seconda guerra mondiale. Mentre sono più di mille i manifesti prodotti durante i due conflitti mondiali e nell’immediato dopoguerra e circa 20mila, alcune esposte e la maggior parte presenti nell’archivio, sono le cartoline. Un fondo questo che viene, di volta in volta, raccolto per temi ed esposto in mostre temporanee. E rimanendo in tema di iconografia e di immagine visiva non bisogna dimenticare che qui, in archivio, sono depositate più di 40mila fotografie, oltre 200 disegni di Pietro Morando eseguiti tra il 1915 e il 1918, gli olii di Federico von Riegel dipinti tra il 1940 e il 1947, le opere di artisti come M. Casadei, A. Bucci e dei roveretani Armani, Coelli, Balata e G. Wenter Marini e

dello studio di Nedomansky. Non mancano nemmeno le onorificenze – piccoli concentrati di araldica e simbolica – né i modellini. C’è poi la raccolta di circa 180 pezzi di figurini, statue in ceramica raffiguranti soldati dello stato italiano e degli stati preunitari che si affianca ad una notevole raccolta di materiali coloniali. Una particolare attenzione è rivolta poi alla vita quotidiana attraverso i giornali di trincea, le lettere, i diari, ecc. riguardanti la coscienza dei singoli e la sensibilità collettiva di quegli anni che, non dimentichiamo, sono e rimarranno il frutto della violenza dell’uomo sull’uomo. ■


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