TrentinoMese febbraio

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Una famiglia di artisti, se si considera che vino, architettura e vetro sono sicuramente forme d’arte… Tutti condivideranno con lei i suoi progetti, o sbaglio? A dire il vero, i miei fratelli non condividono con me la passione per l’arte e l’cultura, almeno non nel mio modo. In realtà, io sono un po’ la pecora nera della famiglia e per le mie nipoti sono «la zia strana», che però suscita curiosità. Cosa la muove in questo suo forte impegno culturale? La necessità che io ritengo si abbia al giorno d’oggi di cercare nuovi stimoli per saziare la propria curiosità. Mi piacerebbe essere una stimolatrice, soprattutto per far capire, attraverso le mie relazioni politiche, che quello in cultura è un investimento necessario. Appunto, la politica. A che partito appartiene? Al Partito Democratico. Da quando sono tornata ho sentito la necessità di espormi in prima persona perché sono dell’idea che la politica, se fatta con passione, intelligenza, senso civico ed onestà, è l’unica che potrebbe davvero cambiare le cose. Qual è il suo rapporto con il territorio? Io continuo a stimolarlo e posso dire di avere risposte non soddisfacenti –, perché l’impegno è molto forte – ma discrete. Quando qui l’aria diventa troppo pesante, però, ho la fortuna di potermi 20

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muovere, uscire da Trento, confrontarmi con l’esterno. Ho sempre sostenuto che si deve andare ad imparare dagli altri: in questo il Trentino, invece, è molto autoreferenziale e non ama molto il confronto. Mi capita di accorgermi che la politica, anche in questo periodo, sottovaluta le competenze, le professionalità e la creatività che ci sono sul territorio per andare a cercarle fuori e non capisco quale sia il meccanismo che fa sì che questo accada. Ci sono molte persone che si spendono, che si danno e nel momento in cui potrebbero essere utilizzate,

invece, non vengono nemmeno prese in considerazione. Sto cercando con le mie piccole forze di far capire questo. Leggo risorse che vengono impiegate dalla nostra Provincia per progetti che non so dove vadano a parare e il territorio non ne è coinvolto. Vengono fatte bellissime cose che ci vengono calate dall’alto e noi ci sentiamo frustrati perché ci piacerebbe partecipare, perché per certe cose siamo in grado di competere con chiunque. Cosa c’è di positivo e di negativo in Trentino, quindi? Qui ci sarebbero tutti i presupposti perché il Trentino si proponesse come modello… I punti critici sono poi anche le positività. Siamo una terra dove ci sono bellezze straordinarie, dove ci sono persone straordinarie, impegnate, che lavorano. Credo che sia stata un po’ la politica a creare un sistema tale che non pensiamo di essere in grado di camminare autonomamente. C’è stata questa grande disponibilità economica che ha fatto sì che il Trentino crescesse e si sviluppasse in molti settori velocemente, ma che forse ha impedito o evitato che le persone si fermassero a pensare quello che poteva essere fatto in modo diverso. La politica ha dato delle linee guida così definite, chiare e incanalate negli anni passati che la società trentina le ha accolte senza porsi domande e ora si trova nella condizione di non sapere più come uscire da questa situazione. Sta pensando anche al mondo imprenditoriale? Certo. Se di fronte a ogni problema c è la Provincia che ti aiuta, non sei stimolato a tirare fuori il meglio delle tue capacità…


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