LA CITTA' , SPECCHIO DELLA SOCIETA'

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TRASPORTI & CULTURA N.50

4 - Spazio pubblico “felicemente” risolto a Bordeaux.

orientata da virtù civiche nell’uso delle risorse comuni ai diversi livelli di responsabilità dallo Stato all’ultimo Comune); urbanisticamente sostenibile (perché rispettosa di caratteristiche storiche, geografiche e antropologiche); innovativa nelle tecniche di recupero antisismico e storico-culturale dell’edilizia esistente”. Le tematiche della ricostruzione sono state altresì dibattute nella sessione speciale La ricostruzione come metodo. Cosa insegna la storia recente degli eventi sismici in Italia, coordinata da Andrea Gritti, centrata sul ruolo che può o dovrebbe giocare il mondo della ricerca per informare il processo della ricostruzione, supportando le decisioni politiche in modo che siano coerenti e assumano le conoscenze che in diversi campi si sono accumulate sulla natura dei terremoti, sui modi per rendere manufatti, città e territorio più resistenti e resilienti. D’altro canto la ricerca deve anche lavorare a stretto contatto con le comunità colpite, non tanto per “comunicare”, quanto per costruire insieme una cultura della prevenzione, in modo che i cittadini diventino più consapevoli di quanto la scienza e la tecnica possono offrire ma anche dei limiti e dell’incertezza insiti in ogni intervento, e nel contempo i ricercatori apprendano le specificità del territorio nel quale vogliono operare e per il quale propongono delle soluzioni”. I concetti di resilienza, circolarità e sostenibilità sono stati declinati nella sessione dedicata nei loro aspetti definitori ma anche empirici. Michelangelo Savino comincia il dibattito della sessione con la considerazione che “resilienza” rappresenti oggi il termine più coerente e concreto per descrivere la transizione dalla crisi alla rinascita della città. Perché la resilienza – e non solo evocativamente – richiama la crisi della città: ne ricorda le fragilità e la vulnerabilità davanti ai fenomeni naturali come alle congiunture eco-

nomiche e sociali nei loro momenti di rottura; al contempo, però, la parola – così nuova e apparentemente così avulsa dalla disciplina – contiene in sé già l’indicazione di una reazione, riassumendo in modo efficace presupposti teorici e metodologici innovativi indispensabili nell’attuale contesto per nuove azioni necessarie allo sviluppo. È una prospettiva che in sé contiene non solo il problema, ma anche la soluzione, formula obiettivi ma contestualmente indica soprattutto una strategia. È soprattutto una prospettiva che segna in modo inequivocabile il nuovo corso che la riflessione urbanistica e l’azione di pianificazione devono poter intraprendere non solo per la costruzione del futuro ma soprattutto per rispondere ai nuovi bisogni della società contemporanea che vive, produce e trasforma un territorio in evoluzione e che si trova a dover far fronte ad eventi e condizioni differenti rispetto al passato”. Per Giuseppe Mazzeo “resilienza e circolarità rappresentano due concetti avanzati, inseriti in quello più ampio di sostenibilità. Essi propongono elementi di innovazione che tendono ad incidere sui processi insediativi, sociali ed economici indirizzandoli su nuovi percorsi di crescita. In questo senso le eccezioni più recenti del termine sostenibilità sono meno divisive e più accettate sia dal sistema economico che da quello sociale. Negli ultimi decenni un numero sempre più ampio di settori della conoscenza ha utilizzato ed applicato questo concetto. Ciò ha trasformato il significato originale con il risultato che oggi non esiste una singola definizione, al punto che esso può essere visto come un concetto fluido e di confine. In particolare, la gestione dei disastri e quella dei cambiamenti climatici sono due campi nei quali la nozione di resilienza ha un uso sempre maggiore in quanto indica la capacità del sistema territoriale di rispondere a queste tipologie di pressione adat145


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