NUOVE FORME DI TURISMO

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TRASPORTI & CULTURA N.61

trasformazione ha avuto origini più antiche, e quindi l’evoluzione è stata meno traumatica, come nel caso di Gran Bretagna, Francia e Germania, i umi e il connesso sistema di vie d’acqua per la navigazione interna sono da oltre mezzo secolo al centro di un signi cativo impegno progettuale per la tutela, il restauro e il riuso turistico e ricreativo. I segmenti idraulici che costituiscono i bacini idrogra ci offrono dunque, al di là dei consueti connotati morfologici e dinamici, ulteriori spunti analitici per avviare una speci ca identi cazione tipologica subordinata alle suddette vocazioni turistiche e ricreative. È evidente che nei contesti territoriali fortemente antropizzati sono proprio le aste uviali a costituire agevoli e suggestive opportunità per mettere in pratica le più elementari strategie di piani cazione ambientale, esaudendo con efficacia il crescente diffondersi delle aspettative collegate all’urgenza di mitigare gli effetti del riscaldamento globale. I segmenti che compongono la maglia idrogra ca dei umi italiani, specie se a ridosso o de uenti verso litorali costieri trasformati dall’urbanizzazione del turismo balneare di massa, assumono ancor più il connotato di oasi seminaturali lineari, in cui il rapporto tra le dinamiche idrologiche e la gestione idraulica deve adeguarsi alla crescente domanda sociale di ambienti da destinare al tempo libero.

Gli escursionismi rivieraschi Nonostante l’indubbia diffusione di preoccupanti elementi di rischio, la particolare morfologia dei corridoi uviali si presta comunque, come indicato poco sopra, ad una davvero attraente pratica escursionistica sia nautica che terrestre, Giova qui soffermarsi su alcuni cenni relativi ai presupposti culturali entro cui collocare il viaggio a piedi o in barca, seguendo le numerose potenzialità itineranti offerte dalle vie d’acqua. Sono spunti che evidenziano lo straordinario valore esperienziale dell’escursionismo in senso lato, facilmente trasferibile alle pertinenze uviali. Si allude in particolare a Henry David Thoreau, a Robert Luis Stevenson e a Hermann Hesse. Il primo autore, nordamericano vissuto nel XIX secolo, in suo breve saggio dal signi cativo titolo Walking, cerca di analizzare i più profondi e intimi signi cati del viaggio a piedi, estendibili comunque a ogni forma di escursione non motorizzata. Per Thoreau questi spostamenti esprimono la volontà di riappropriarsi in modo consapevole dello spazio geogra co e dei rapporti sociali, evidenziando in tal modo l’efficacia di ogni approccio escursioni-

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stico per ricavare dall’esperienza turistica un più duraturo arricchimento interiore e una più completa comprensione dei paesaggi. È interessante come l’autore precisi che l’escursionista debba considerarsi un ospite temporaneo e rispettoso dell’ambiente che attraversa durante il percorso. Anche gli insegnamenti di Stevenson e Hesse si rivelano sorprendentemente coerenti con le attuali aspirazioni del turismo sostenibile lungo le vie d’acqua. Entrambi sono infatti animati da un anticonformistico spirito di avventura alimentato dal desiderio di viaggiare per godere della straordinaria varietà naturale e umana del mondo senza attivare danni. La loro predilezione per il viaggio a piedi (Stevenson ha utilizzato anche la canoa e il supporto dell’asino, Hesse talvolta non disdegna l’integrazione con il treno) è perché esso assicura un ritmo naturale allo spostamento, attivando l’istinto estetico, specialmente per la lentezza con cui si accede ai paesaggi. A piedi, ma anche la bicicletta, il cavallo, la barca a remi e a vela, la canoa, sono tutti approcci al viaggio in grado di attivare percezioni più rafnate, di riequilibrare le tensioni esistenziali con il recupero anche della propria sicità. Nel caso dei corsi d’acqua con de ussi perenni è possibile constatare la loro innegabile potenzialità per un maturo approccio ecoturistico. Gli escursionismi rivieraschi, sia terrestri che nautici, non impongono infatti vistose trasformazioni infrastrutturali, ma ben si adattano invece a ciò che già esiste. Semmai è auspicabile il recupero funzionale dei tracciati arginali, prevedendo lo sfalcio, ripristinando l’accessibilità ove impedita da privatizzazioni abusive, restaurando vecchi approdi e recuperando qualche dimora abbandonata da destinare al ricovero dei moderni viandanti. Questi suggerimenti e indicazioni sono comunque da precisare caso per caso. Resta comunque innegabile che l’individuazione di percorsi lungo questa rete immense di greenways e di blueways ha in sé l’indubbio fascino di un’esperienza antica, consentendo inoltre di conoscere il territorio da un altro punto di vista, di valutarne le criticità attive e quelle incombenti, ma che complessivamente sono al momento non così gravi e diffuse da penalizzare l’immagine generalmente positiva di un’armatura seminaturale di elevato pregio ambientale. L’individuazione di queste opportunità itineranti offre al turista-viaggiatore l’occasione di sentirsi esploratore in un mondo sempre più virtuale e antropizzato. L’escursione è anche umanizzazione turistica, avvicinamento lento all’autenticità dei luoghi, favorisce gli incontri occasionali, sia con


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