Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà", Giugno 2010

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“Periodo di riflessione”

La strada smarrita A proposito degli scandali di pedofilia nel clero, Benedetto XVI — a chi in questo frangente va tutta la solidarietà dei cattolici — ha voluto aprire per la Chiesa un “periodo di riflessione”, le cui linee generali egli stesso ha esposto in diversi pronunciamenti.

L

a campagna pubblicitaria a proposito degli scandali di pedofilia omosessuale nel clero che negli ultimi mesi ha colpito la Chiesa cattolica, giungendo perfino a toccare il Soglio Pontificio, ha destato sgomento e preoccupazione.

Fino a qualche decennio fa, era comune tra i cattolici, e anche tra molti non cattolici, considerare la Chiesa come un baluardo di ordine, di austerità e di saggezza, in mezzo a un mondo continuamente soggetto a cambiamenti destabilizzanti. I suoi solidi insegnamenti morali rasserenavano molte coscienze. La sua stabilità istituzionale fungeva da punto di riferimento. Il suo Magistero offriva una luce in mezzo al caos del pensiero moderno. Stat Crux dum volvitur orbis. La Croce, cioè la Chiesa, restava ferma mentre il mondo sembrava impazzire. Tuttavia, leggendo le notizie degli ultimi mesi, al di là dell’evidente intento denigratorio nei

confronti della Chiesa, è impossibile non porsi la domanda: ma come mai tutto questo è stato possibile? Come mai si è potuto tacere così a lungo su crimini abominevoli, praticati da persone che dovrebbero invece essere “sale della terra e luce del mondo”? Quali baluardi sono stati abbattuti per determinare un tale calo nella disciplina ecclesiastica?

Sono domande che ogni cattolico può e deve porsi.

Un periodo di riflessione

Il primo a porsele è stato proprio Benedetto XVI che, a proposito degli scandali, ha voluto aprire per la Chiesa un “periodo di riflessione”, le cui linee generali egli stesso ha esposto in diversi pronunciamenti, come la Lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda. In questa riflessione, il Romano Pontefice invita a non indietreggiare davanti alle domande scomode né alle verifiche

di responsabilità, e a procedere “con coraggio e determinazione”.

Il giudizio sulla gravità del peccato è inappellabile. Il Papa parla di “crimini abnormi”, di “vergogna”, di “tradimento”, di “disonore”, di “danno immenso”. Questi crimini del clero, sentenzia, “hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione”.

Le verifiche di responsabilità sono altrettanto chiare. Rivolgendosi ai sacerdoti e religiosi che si sono macchiati di questo peccato, il Papa non lesina parole: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2010 - 7


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