Anno 27, n. 89 - Marzo 2021 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
Lettera circolare agli Amici della Croce
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Amore alla Croce
ella Quaresima del 1714, san Luigi Maria Grignion di Montfort fece un ritiro spirituale, dal quale uscì col cuore così infiammato dall’amore per la Santa Croce di Nostro Signore Gesù Cristo da volerne incendiare il mondo. Scrisse quindi la “Lettera circolare agli Amici della Croce”, che commentiamo in questo numero della rivista con testi del prof. Plinio Corrêa de Oliveira.
In cosa consiste l’amore alla Croce? Naturalmente, l’oggetto immediato è il dolore di Nostro Signore Gesù Cristo crocifisso, cioè il dolore della Sua passione e morte. La Croce è lo strumento materiale del Suo dolore. Dietro di essa, però, vi è l’accettazione del principio secondo il quale, dopo il peccato originale, è necessario che l’uomo soffra. L’uomo che non vuole affrontare le sofferenze, sentendo sulle spalle il peso del dolore, facendo il proprio dovere, questo uomo non vale nulla. Al contrario, se egli ha la volontà di accettare le sofferenze, allora si trasformerà completamente. La Croce è lo strumento della metanoia dell’uomo, della sua conversione. L’amore alla Croce il movente. Possiamo dire: Extra Crucis nulla salus.
Forse mai come in questa Quaresima 2021, la Provvidenza ci chiede di eccellere nell’amore alla Croce.
La Provvidenza ha permesso che il mondo fosse colpito da una pandemia come non si vedeva da secoli. È da più di un anno che, tra lockdown e restrizioni, la nostra vita è stata stravolta. C’è chi dice che sia un castigo divino. Se così fosse, non ce ne dovremmo meravigliare. A Fatima la Madonna aveva previsto una serie di castighi e di sofferenze nel caso in cui l’umanità non si fosse convertita. Chi oserebbe dire che si sia convertita? Anzi… Basta che le autorità allentino un po’ le restrizioni perché esploda di nuovo la movida, mentre le chiese restano pressoché vuote. Possiamo quindi stupirci che Dio permetta ancora questa sofferenza come avvertimento amorevole?
Avvertimento che noi, da veri Amici della Croce, dovremmo saper cogliere. In queste circostanze, nella sofferenza e nel dolore, è più facile rivolgersi a Dio attraverso la Madonna. Sono occasioni 2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
per battersi il petto chiedendo perdono per i nostri peccati e implorando la grazia divina per risanare le nostre colpe. In altre parole: sono occasioni di purificazione e di conversione.
Dio ci sta mandando anche un’altra Croce. Vediamo in tutto il mondo l’avanzare della cosiddetta Rivoluzione culturale, che sarebbe più giusto chiamare immorale o satanica: dall’aborto agli LGBT alla diffusione delle droghe, della pornografia e dell’omosessualità. Non solo. Dopo aver mostrato per decenni un volto sorridente e liberale, la Rivoluzione adesso comincia a ringhiare. Si moltiplicano le leggi liberticide, che vogliono cioè ridurre al silenzio i cattolici o chiunque osi difendere l’ordine naturale. Stiamo camminando velocemente verso quella “dittatura del relativismo” denunciata da Papa Benedetto XVI. Tutto ciò ci impone la Croce della militanza, del combattimento, della “santa battaglia per la regalità sociale di Cristo”, come diceva Pio XI. C’è, però, un’altra Croce, di certo la più amara e terribile di tutte!
Se il mondo fosse in rovina ma la Chiesa rimanesse salda... Purtroppo, è ben il contrario. Mai come oggi si palesa quel “processo di autodemolizione” denunciato da Paolo VI. Non fosse per la promessa divina dell’indefettibilità, ci sarebbe da temere per Santa Madre Chiesa. Però, tu es Petrus et super hanc Petram aedificabo Ecclesiam meam!
“La Mia Chiesa”... La Santa Chiesa Cattolica è il Corpo Mistico di Cristo. Ella non cade quanto non cade Cristo. Morto e sepolto, Egli risuscitò il terzo giorno. Proprio come la Chiesa che, secondo quanto profetizzato nel 1634 dalla Madonna del Buon Successo, “risorgerà quale tenera bambina! Detronizzerò il superbo e maledetto Satana, ponendolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale, liberando infine la Chiesa dalla sua crudele tirannia”
Ecco gli auguri che facciamo a tutti i nostri cari amici e collaboratori in questa Santa Pasqua 2021: sempre avanti, con gli occhi posti sulla Croce di Nostro Signore e la fiducia fissa sulla Madonna!
Sommario Anno 27, n° 89, marzo 2021
Editoriale: Amore alla Croce Attualità Catolicismo compie settant’anni Spiritus Domini Quattro lezioni sulla sinistra Innova signa Che faceva quello sciamano vichingo? Un dibattito basilare nella destra americana Biden e la simbiosi delle Cupole César Chávez, un mentore di Joseph Biden Commenti alla “Lettera circolare agli Amici della Croce” Il cammino verso la perfezione Il mondo delle TFP La Pasqua si avvicina!
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Copertina: Jesús del Gran Poder - Gesù del Grande Potere, portato a spalla durante la processione di Venerdì Santo a Siviglia, Spagna. Apparentemene sconfitto, Nostro Signore Gesù Cristo è il Trionfatore.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 27, n.89 marzo 2021 Dir. Resp. Julio Loredo
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Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Via Nizza, 110 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Graphicscalve SpA, Via dei Livelli Sopra, 6/a, 24060 Costa di Mezzate BG TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 3
Attualità
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Spagna: i comunisti abbattono la Croce
l consiglio comunale della città di Aguilar de la Frontera, situata a Córdoba (Spagna), ha demolito il 19 gennaio una croce che era stata eretta nel 1939 in onore delle vittime della Guerra Civile, vicino all’ingresso del convento delle Carmelitane scalze. I vicini e più di cento persone, presenti all’atto vandalico, si sono opposti alla rimozione del simbolo cristiano al grido di “Viva Cristo Re!”. La Polizia, però, ha protetto gli operai.
La città è governata da una maggioranza assoluta di Sinistra Unita di orientamento comunista. Come scusa per questo atto di vandalismo, il consiglio comunale ha affermato “l’origine franchista” della croce, la cui vera origine è la crocifissione di Cristo.
Tutto in nome della famigerata “Legge della memoria storica” varata dal governo rosso/viola di Pedro Sánchez, e che più propriamente dovrebbe essere chiamata Legge della damnatio memoriae, giacché intende cancellare ogni traccia del glorioso passato cattolico della Spagna.
L’arcivescovo di Córdoba, mons. Demetrio Fernández ha duramente criticato la violenza della Giunta comunista. Per tutta risposta è stato accusato di essere “fascista, reazionario e antidemocratico”. Così l’ormai ex-cattolica Spagna viene a sommarsi ai distruttori di croci, tra cui la Cina e le zone controllate dall’ISIS. Diceva bene mons. Fernández: “La pagheranno molto cara!”.
Membri di alcune associazioni giovanili cattoliche hanno pietosamente messo una croce di legno al posto di quella rimossa dai comunisti.
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L’abuso di telefoni cellulari e tablet genera bimbi zombi
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n bambino di tre anni giocava continuamente con lo smartphone, tenendolo molto vicino agli occhi. L’oftalmologo lo esaminò e concluse che non aveva bisogno di occhiali, ma che lo faceva perché era diventato uno “zombi digitale”. L’espressione è dell’American Pediatric Association, che raccomanda: per i bambini sotto i due anni, zero minuti al giorno di esposizione a telefoni cellulari e dispositivi simili; da 3 a 5 anni, massimo 1 ora / giorno; da 6 a 18 anni, massimo 2 ore / giorno. I principali problemi per l’uso eccesivo di questi dispositivi sono: 1) crescita cerebrale inadeguata e disturbi mentali; 2) ritardo nello sviluppo; 3) miopia; 4) obesità; 5) disturbi del sonno; 6) aggressività; 7) comportamenti di dipendenza, come isolarsi dalla famiglia e dagli amici; 8) sovraesposizione alle radiazioni degli schermi.
Sahara: numero di alberi allarma gli allarmisti
U
no studio pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista Nature, condotto da una équipe di ben venticinque scienziati di varie nazionalità, sta allarmando gli allarmisti.
Intitolato “Numero inaspettatamente alto di alberi nel Sahara occidentale e nel Sahel”, lo studio rileva che vi siano almeno 1,8 miliardi di alberi nel deserto del Sahara. Leggiamo nell’Abstract: “Abbiamo trovato una grande quantità di alberi che crescono isolati, senza copertura boschiva. Questi alberi non forestali hanno un ruolo cruciale nella biodiversità e svolgono funzioni importanti nell’ecosistema, come stoccaggio del carbonio, risorse alimentari e riparo per esseri umani e animali. Tuttavia, la maggior parte dell’interesse pubblico relativo agli alberi è concentrata esclusivamente sulle foreste, trascurando questi alberi non boschivi”. Lo studio, basato su quasi undicimila immagini satellitari, ha rilevato ben 1,8 miliardi di alberi, cioè 13,4 alberi per ettaro, con cime in media di 12 m2.
Questo contraddice frontalmente le supposizioni degli allarmisti: “Sebbene la copertura boschiva complessiva sia bassa, la densità relativamente elevata di alberi isolati sfida le narrative prevalenti sulla desertificazione delle zone aride”.
Conclude lo studio: “La nostra valutazione suggerisce un modo per monitorare gli alberi al di fuori delle foreste a livello globale e per esplorare il loro ruolo nella mitigazione del degrado, dei cambiamenti climatici e della povertà”.
(Martin Brandt et al., “An unexpectedly large count of trees in the West African Sahara and Sahel”, Nature, 14 ottobre 2020) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 5
Attualità
Catolicismo compie settant’anni
“C
on quest’edizione, Catolicismo compie settant’anni di buone battaglie per la causa cattolica, sotto gli auspici di Maria Santissima. Lei ci ha dato animo durante questi sette lunghi decenni”. Così esordisce l’Editoriale del numero di gennaio 2021 del mensile Catolicismo. Fondato per ispirazione di Plinio Corrêa de Oliveira, la storia di questo organo di cultura cattolica si identifica con la vita e l’opera del noto pensatore e uomo d’azione brasiliano.
“Non siamo mai stati politicamente corretti – continua l’Editoriale – abbiamo sempre avuto il coraggio di affrontare venti e tempeste contro l’onda delle opinioni diffuse dalla maggior parte dei media contemporanei. Vogliamo produrre e presentare in toni sempre elevati un ideale di fedeltà cattolica. Siamo pure conosciuti come ‘la rivista delle verità
dimenticate’. Ed è vero. Cerchiamo sempre di proporre tutte quelle verità che il progressismo moderno ha mandato nel dimenticatoio. Cerchiamo di proclamare l’obbedienza alla morale cattolica. Cerchiamo di dilatare l’amore per le verità lasciateci in eredità dal nostro Divino Salvatore.
“Non siamo e non pretendiamo d’essere eco ripetitore di false ideologie, di volgarità, di contestazioni infondate. La nostra posizione si è sempre fondata sui principi cattolici. Catolicismo è un organo di combattimento contro-rivoluzionario, senza compromessi e senza legami finanziari o politici che lo possano trattenere. Il nostro unico compromesso è col Magistero tradizionale dell’unica vera religione: la Santa Fede Cattolica Apostolica Romana.
“Esattamente settant’anni fa, il nostro fondatore scrisse sul primo numero della rivista un articolo programmatico che finiva con queste parole, che oggi facciamo nostre:
“È questa la nostra finalità, il nostro grande ideale. Avanziamo verso la civiltà cattolica che potrà nascere dalle rovine del mondo moderno, come dalle rovine del mondo romano è nata la civiltà medioevale. Avanziamo verso la conquista di questo ideale, con il coraggio, la perseveranza, la decisione di affrontare e di vincere tutti gli ostacoli, con cui i crociati marciavano verso Gerusalemme. Infatti, se i nostri antenati seppero morire per conquistare il sepolcro di Cristo, non vorremo noi - figli della Chiesa come loro - lottare e morire per restaurare qualcosa che vale infinitamente di più del preziosissimo sepolcro del Salvatore, cioè il suo regno sulle anime e sulle società, che Egli ha creato e salvato perché lo amino eternamente?”. ll numero 1 di Catolicismo, gennaio 1951 A sin., il Congresso nazionale degli amici di Catolicismo nel 1958
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Chiesa
Spiritus Domini nel contesto dell’avversione di Papa Francesco al “clericalismo”
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on il motu proprio Spiritus Domini dello scorso 10 gennaio, Papa Francesco ha modificato il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto Canonico, permettendo l’accesso alle donne ai ministeri di Lettorato e Accolitato, finora riservati in modo permanente ed istituzionale agli uomini. In realtà, a titolo di deroga, le donne erano già arrivate massicciamente all’altare molti decenni fa.
Testo minimalista o porta aperta?
Alcune femministe cattoliche hanno deplorato il fatto come un sotterfugio per non dover accettare le loro richieste di diaconato femminile, come Lucetta Scaraffia, ex direttrice del supplemento mensile femminile dell’Osservatore Romano, secondo la quale “nessuna donna può gioire di questo motu proprio, è una vera delusione”. Oppure Paola Cavallari, membro del Coordinamento Teologhe Italiane, per la quale il motu proprio sembra “una mossa gattopardesca: cambiare qualcosa perché non cambi nulla. Perché accontentarsi di tali contentini?”.
di José Antonio Ureta
senza che qualche fedele cambi fila per evitare di riceverla da una donna”. Lo stesso entusiasmo troviamo da parte di Isabelle Roy, membro delle Comunità di vita cristiana, legate ai gesuiti: “La decisione del papa apre una breccia, pone una pietra miliare per altre possibilità. Negli ospedali, ai funerali, insomma, dove non c’è sacerdote, già i laici commentano il Vangelo. Perché non riconoscerlo in modo istituzionale?”.
Il teologo Andrea Grillo, professore di teologia sacramentale presso l’Ateneo Pontificio Sant’Anselmo a Roma, ritiene “storica” la decisione papale. Andando oltre la mera questione del diaconato femminile, messa a fuoco dalla stampa, Grillo sottolinea che l’ultimo Concilio ha permesso di “ripensare ‘l’Ordine sacro’”, in modo che “la corresponsabi-
Altre femministe cattoliche, al contrario, hanno visto nel documento “un piccolo cambiamento, con grandi conseguenze ecclesiali”. È il caso di Silvia Martínez Cano, professoressa alla Pontificia Università di Comillas, in un articolo sul portale spagnolo Religión Digital: “Questo cambiamento è importante, soprattutto per quello che non è detto nel motu proprio, ma vi è implicito, perché riguarda il terzo comma del canone [n° 230]: che le donne possano aiutare il ministro nelle sue funzioni, come ad es. esercitare il ministero della parola, presiedere alcune liturgie, amministrare il battesimo e la comunione Il motu proprio Spiritus Dominus di Papa Francesco è una porta aperta al “sacerdizio” femminile?
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Chiesa
lità dei ‘non chierici’ nella vita della Chiesa appare ora chiaramente delineata” ed è “assunta con decisione”. “Se la categoria di “chierico” resta legata, per ora integralmente, al sesso maschile – non escludendo una ulteriore approfondimento sul grado del diaconato – da ora i non chierici corresponsabili vengono pensati senza differenza di genere” e la Chiesa si mostra come “comunità sacerdotale”.
Il fatto che Francesco abbia scelto la festa del Battesimo del Signore per firmare il motu proprio e l’abbia dato il titolo Spiritus Domini non può essere visto come semplice coincidenza. Da un lato, si legge nel documento, “si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo; essi sono essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il Sacramento dell’Ordine”. Dall’altro lato il documento afferma: “Questi carismi, chiamati ministeri in quanto sono pubblicamente riconosciuti e istituiti dalla Chiesa, sono messi a disposizione della comunità e della sua missione in forma stabile”.
“Nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato”, spiega il Sommo Pontefice nella lettera di accompagnamento a Spiritus Domini, indirizzata al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Un’interpretazione benigna di questo “sviluppo dottrinale” porterebbe a ripetere il commento del cardinale Giovanni Colombo sulla Gaudium et spes: “Questo testo ha tutte le parole giuste; sono gli accenti a essere sbagliati”. Infatti, si omette che la struttura della Chiesa, in quanto società visibile, si basa principalmente sul sacramento dell’Ordine, che trasmette la missione e il potere di santificare, insegnare e governare dato da Gesù agli Apostoli.
Verso la falsa ecclesiologia protestante?
Un’interpretazione più realistica di tale “sviluppo” porta alla conclusione che è stato compiuto un passo significativo verso la totale eclissi del sacerdozio cattolico e del carattere gerarchico della Chiesa, avvicinandolo ancora di più alla falsa ecclesiologia protestante. Questo vero trasbordo dottrinale che rischia di sbocciare nell’eresia ecclesiologica è iniziato diversi decenni fa e si basava su una manipolazione semantica del concetto di “ministero”.
Prima del Concilio Vaticano II, la Chiesa riservava questa parola esclusivamente al cosiddetto “sacro ministero”, cioè a quella “funzione di istituzione divina mediante la quale si coopera con il sacerdozio di Cristo nella mediazione tra il mondo e Dio”, come spiega padre J. A. Fuentes nella rispettiva voce del Diccionario General de Derecho Canónico. Ad esempio, nel Codice di Diritto Canonico del 1917, le parole “ministro” e “ministero” erano usate esclusivamente in relazione ai sacramenti o alle sacre funzioni della liturgia. È vero che, nella sua origine latina, la parola “ministro” significa “servitore”, come in Mt 20, 28: “Filius hominis non venit ministrari sed ministrare et dare anima suam redemptionem pro multis” (“il Figlio dell’uomo, non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»). Ma la Chiesa ha voluto ri-
In questo modo ci si approssima al sacerdozio femminile, come già avviene in alcune sette protestanti A sin., “ordinazione” diaconale di una donna nella chiesa anglicana di Brisbane, Australia 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
Due ecclesiologie a confronto
Ecclesiologia cattolica Dio Cristo Apostoli Vescovi Preti Fedeli
servarla al suo servizio fondamentale, la divina Liturgia, e a coloro che, ricevuto il sacramento dell’Ordine, salgono all’altare e offrono il sacrificio eucaristico a Dio, oltre a “ministrare” ordinariamente gli altri sacramenti ai fedeli.
Infatti, Nostro Signore Gesù Cristo ha redento l’umanità attraverso un triplice ministero – sacerdotale, dottrinale e pastorale – e, al fine di prolungare la sua opera redentrice nel tempo, ha dotato la società soprannaturale e visibile da Lui fondata – la Chiesa – di una Gerarchia, alla quale ha trasmesso, nella persona degli Apostoli e dei loro successori, il suo triplice ministero e i rispettivi poteri.
Quindi, nella Chiesa, c’è una chiara distinzione tra i suoi membri, come spiegato dal canone 207 dell’attuale Codice di Diritto Canonico: “§ l. Per istituzione divina vi sono nella Chiesa tra i fedeli i ministri sacri, che nel diritto sono chiamati anche chierici; gli altri fedeli poi sono chiamati anche laici” (e nel paragrafo seguente si spiega che i religiosi possono appartenere all’uno o all’altro di questi due gruppi di fedeli).
Il docente milanese Vincenzo del Giudice riassume così la differenza tra clero e laici: “In essa [la Chiesa] ci sono i superiori gerarchici e i soggetti; c’è un elemento attivo e uno passivo [riguardo all’amministrazione e alla ricezione dei sacramenti], persone che governano (ecclesia dominans) e persone che obbediscono (ecclesia obediens), persone
Teologia della liberazione Cristo - Spirito Santo
Comunità - Popolo di Dio
Vescovi - preti - coordinatori che insegnano (ecclesia docens) e altre che imparano (ecclesia discens). Insomma, c’è una classe ‘eletta’ (clerus) che ha il compito di insegnare e governare spiritualmente i fideles, e di amministrare i sacramenti, e d’altra parte, la classe dei fideles, considerata indistintamente (cioè entrambi i laici come quelli che appartengono al clero, cioè tutti coloro che formano il ‘Popolo di Dio’), i quali vengono istruiti, governati e santificati grazie all’attività sopra spiegata (c.107 e 948 e Lumen gentium, n. 2829)”.
Una svolta ecclesiologica
Fu contro questa struttura gerarchica dell’istituzione divina che si levò la pseudo-Riforma protestante, in nome del triplice slogan “sola fides, sola Scriptura, sola gratia” e dell’affermazione che Cristo è l’unico sommo sacerdote del Nuovo Testamento, per cui i frutti della Redenzione vengono applicati direttamente al credente senza l’intermediazione della Chiesa e dei suoi ministri. La confutazione dell’eresia protestante fu l’oggetto principale del Concilio di Trento, che dichiarò solennemente:
“Se qualcuno dirà che nel nuovo Testamento non vi è un sacerdozio visibile ed esteriore, o che non vi è alcun potere di consacrare e di offrire il vero corpo e sangue del Signore, di rimettere o di ritenere TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 9
Chiesa
“L
a Sacra Scrittura ci insegna, e la tradizione dei Padri ci conferma, che la Chiesa è il Corpo mistico di Gesù Cristo, Corpo retto da Pastori e da Dottori; cioè una società di uomini in seno alla quale si trovano dei capi che hanno pieni e perfetti poteri per governare, per insegnare e per giudicare.
“Ne risulta che la Chiesa è per sua natura una società ineguale, cioè una società formata da due categorie di persone: i Pastori e il Gregge, coloro che occupano un grado fra quelli della gerarchia, e la folla dei fedeli. E queste categorie sono così nettamente distinte fra loro, che solo nel corpo pastorale risiedono il diritto e l’autorità necessari per promuovere e indirizzare tutti i membri verso le finalità sociali; e che la moltitudine non ha altro dovere che lasciarsi guidare e di seguire, come un docile gregge, i suoi Pastori”. (S. Pio X, enciclica Vehementer Nos)
i peccati, ma il solo ufficio e il nudo ministero di predicare il vangelo, o che quelli che non predicano non sono sacerdoti, sia anatema”.
“Se qualcuno dirà che oltre al sacerdozio non vi sono nella Chiesa cattolica altri ordini, maggiori e minori, attraverso i quali, come per gradi si tenda al sacerdozio, sia anatema”.
Qualche secolo dopo, con il Concilio Vaticano II, secondo padre Tomás Rincón-Pérez, ci sarebbe stata una “svolta ecclesiologica”: “Il passaggio da un’ecclesiologia a predominanza gerarchica e stratificata, a un’ecclesiologia di comunione”, che “non dà posto a una classe di cristiani distinti, di rango superiore”.
Questa capitis diminutio della dignità del clero è stata accompagnata da un’accentuazione del carattere “sacramentale” della Chiesa, come “icona” della Santissima Trinità, a scapito della sua natura di società visibile e perfetta. Lo squilibrio è stato ulteriormente accentuato dall’idea che la Chiesa è soprattutto un’opera dello Spirito Santo, a scapito del fatto che fu fondata da Gesù Cristo, che la dotò di una Gerarchia con poteri. Questa nuova ecclesiologia pneumatica insiste su due fatti: 1. che l’insieme dei doni dello Spirito Santo si distribuisce nell’insieme del Corpo di Cristo e 2. che tali carismi, in quanto non derivanti da un
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dono primordiale, sono complementari e interdipendenti. “Questa prospettiva della diversità dei carismi”, commentano il canonista belga P. Alphonse Borras e il teologo canadese P. Gilles Routhier, “ci permette di uscire dalla accoppiata gerarchia-laici per privilegiare l’accoppiata carismi-comunità”.
Fu nel contesto di un’escalation di questa ecclesiologia non stratificata e di comunione che il decreto conciliare Ad Gentes, sull’attività missionaria della Chiesa, usò per la prima volta la parola “ministero” in un documento magisteriale per riferirsi indistintamente alle funzioni del clero e delle attività di collaborazione dei laici nell’apostolato.
Nel 1972, con la promulgazione del motu proprio Ministeria Quaedam, sopprimendo gli ordini minori e sostituendoli con due nuovi ministeri liturgici riservati agli uomini – Lettorato e Accolitato – Paolo VI confermò questo abbandono dell’esclusività del termine “ministero” alle funzioni dei chierici. “Nell’antica disciplina, commenta padre Rincón-Pérez, questi ministeri erano riservati all’Ordo clericorum, tenendo presente che il concetto di chierico era più ampio di quello di ministro sacro [infatti, lo stato clericale iniziava con la tonsura, prima di qualsiasi ordinazione]. Restringendo il concetto di chierico – equivalente ora a ministro sacro [quindi, dal diaconato] – e affidando questi ministeri [Lettore e Accolito] ai laici, è ovvio che si produce
una ‘declericalizzazione’ di tali ministeri; ma allo stesso tempo un’aggiunta del laico all’organizzazione ecclesiastica”.
Paolo VI tornò sul tema nella Costituzione Apostolica Evangelii Nuntiandi, testo prediletto di Francesco, dedicando un’intera sezione ai “diversi ministeri” dei laici”, in cui afferma che “la Chiesa riconosce anche il ruolo di ministeri non ordinati ma adatti ad assicurare speciali servizi della Chiesa stessa”. Successivamente, il nuovo Codice di Diritto Canonico ha dato una base giuridica a questo statu quo postconciliare, sancendo il concetto di “ministeri istituiti” (chiamati anche “ministeri laicali”) nel suo canone 230, che Papa Bergoglio ha appena riformato per includere le donne.
Il Sinodo dei Vescovi del 1987, dedicato all’apostolato dei laici, culminò con l’esortazione postsinodale Christifideles laici. In essa, Papa Giovanni Paolo II riconobbe che nell’assemblea “non sono mancati (…) giudizi critici circa l’uso troppo indiscriminato del termine ‘ministero’, la confusione e talvolta il livellamento tra il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale (…) e la tendenza alla ‘clericalizzazione’ dei fedeli laici e il rischio di creare di fatto una struttura ecclesiale di servizio parallela a quella fondata sul sacramento dell’Ordine”.
Un avvertimento di Giovanni Paolo II
Dieci anni dopo, di fronte al fiorire disordinato e abusivo di ogni tipo di “ministeri laicali”, la Santa Sede pubblicò una Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, firmata dai cardinali responsabili di otto dicasteri romani. Questa Istruzione ribadì l’insegnamento tradizionale che “l’esercizio da parte del ministro ordinato del munus docendi, sanctificandi et regendi costituisce la sostanza del ministero pastorale” e che “non è il compito a costituire il ministero, bensì l’ordinazione sacramentale”. Questi avvertimenti furono di scarsa utilità; solo due anni dopo la Conferenza episcopale del Brasile pubblicò il documento Missione e ministeri dei laici cristiani, approvato nella sua annuale Assemblea Generale. Dopo aver diluito il sacro ministero in una lista crescente di ministeri “riconosciuti”, “affidati”, “istituiti” e, infine, “ordinati”, aggiungeva che “il ministero ordinato, in un’ecclesiologia di totalità e in una Chiesa tutta ministeriale, non ha il monopolio della ministerialità” e che “il suo carisma specifico è quello della presidenza della comunità e, quindi,
dell’animazione, del coordinamento e – con l’indispensabile partecipazione attiva e adulta dell’intera comunità – del discernimento finale dei carismi”.
È difficile immaginare una formula più riduttiva dell’autorità di un pastore presso il gregge. Essa corrisponde al modello delle comunità di base della Teologia della Liberazione, in cui, secondo Leonardo Boff, il potere è una “funzione della comunità e non di una persona”, e perciò rifiuta il monopolio del potere “che implica l’espropriazione a beneficio di un’ élite”, affermando, al contrario, che “l’intera comunità è ministeriale, non solo alcuni suoi membri”. In queste comunità di base, il sacerdote gode solo del “ministero dell’unità”, cioè di “un carisma specifico per la funzione di essere principio di unità tra tutti i carismi”. Non molto diverso è il linguaggio di Papa Francesco nella sua lettera di accompagnamento al motu proprio Spiritus Domini, indirizzata al cardinal Ladaria. Secondo lui, in una migliore configurazione dei ministeri laicali e nella riscoperta del “senso della comunione” che caratterizza la Chiesa, “la feconda sinergia che nasce dalla reciproca ordinazione di sacerdozio ordinato e sacerdozio battesimale, può trovare una migliore traduzione”. Una “reciprocità” che è chiamata a confluire nel servizio del mondo e che “allarga gli orizzonti della missione ecclesiale, impedendole di rinchiudersi in sterili logiche rivolte soprattutto a rivendicare spazi di potere e aiutandole a sperimentarsi come comunità spirituale che ‘cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena’ (GS, n. 40)”. Questa nuova ecclesiologia comunitaria e antigerarchica è ciò che spiega, da un lato, l’insistenza di Papa Francesco sulla “sinodalità” e, dall’altro, i suoi continui attacchi a ciò che chiama “clericalismo” del clero formato secondo la dottrina tradizionale, che altro non è che consapevolezza della propria dignità e superiorità ontologica nei confronti dei laici, per la conformità a Cristo sacerdote e per l’inserimento nella Gerarchia della Chiesa.
L’apertura alle donne dei ministeri istituiti di Lettore e Accolito, codificati da Spiritus Domini, non è solo una risposta “alle sfide di ogni epoca, in obbedienza alla Rivelazione”, come intende Francesco nella sua lettera al cardinale Ladaria, ma implica un vero e proprio “superamento della dottrina precedente”, cioè una rottura con essa. Anche se lo negherà.
(Fonte: Duc in Altum – Aldo Maria Valli, 21 Gennaio 2020)
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Stati Uniti
Una nuova Rivoluzione Americana?
P
ur in un contesto geopolitico alquanto cambiato, a volte chiamato “multipolare”, gli Stati Uniti sono ancora un Paese paradigmatico, fulcro della politica internazionale nonché culla di tendenze che poi si propagano ovunque. Ne è prova l’enorme attenzione con cui il mondo ha accompagnato l’elezione di Joseph R. Biden Jr. alla presidenza.
L’elezione di Donald Trump, con la conseguente irruzione di un nuovo tipo di “destra”; il suo evidente exploit elettorale (dieci milioni di voti in più del 2016, nonostante avesse contro tutto l’establishment); le manifestazioni di piazza, prima quelle della sinistra, violente e devastatrici, e poi quella della “destra” al Campidoglio, che a confronto è sembrata quasi un balletto; la sfacciata censura che ha subito il presidente uscente da parte dei cosiddetti “social”, stanno mettendo a dura prova la democrazia più affermata del mondo. Si comincia a questionare perfino i fondamenti della Repubblica americana.
L’elezione di Joe Biden, affiancato da Kamala Harris, rappresentante di una sinistra estrema finora estranea alla politica nordamericana, ha ridato fiato a una sinistra mondiale in declino per via delle profonde reazioni conservatrici che si stanno manifestando un po’ ovunque, e alle quali ha risposto esibendo il suo volto totalitario.
Che cosa sta succedendo negli Stati Uniti? È l’avvisaglia di simili tendenze nel mondo? Seguono alcuni articoli, alcuni scritti da analisti americani, che cercheranno di rispondere, al meno in parte a queste e altre domande.
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Quattro lezioni sulla sinistra da trarre dalla violenza al Capitol Hill di John Horvat II Dalla violenza al Capitol Hill, dello scorso 6 gennaio, indipendentemente dal merito delle questioni in discussione, è possibile trarre alcune lezioni sulla sinistra, che dovranno orientare l’azione dei conservatori nei prossimi anni.
L
a violenza al Capitol Hill del 6 gennaio è ormai entrata nella storia come un evento drammatico e di carattere emotivo. Infuria ancora il dibattito sulle tematiche e i dettagli coinvolti. Tuttavia, nel tribunale dell’opinione pubblica, la narrazione finale si riflette negativamente sul presidente Trump e i suoi sostenitori.
Indipendentemente dal merito delle questioni in discussione, è possibile trarre da questo incidente alcune lezioni sulla sinistra. Queste lezioni dovrebbero orientare l’azione futura poiché le regole del gioco della futura amministrazione richiederanno ai conservatori di agire con saggezza e discernimento. Il modo in cui la sinistra ha capitalizzato questo incidente dovrebbe servire a rendere più cauta la destra.
Il relativismo morale della sinistra
La prima lezione da apprendere è che le modalità di funzionamento della sinistra sono diverse da quelle della destra. Il relativismo morale della sinistra le consente di essere selettiva nel qualificare qualcosa come sbagliato. La sinistra radicale ha sempre insegnato che il fine giustifica i mezzi. I suoi seguaci credono che non esista oggettivamente giusto o sbagliato. Tutto ciò che fa avanzare la sua rivoluzione è
morale e lodevole; tutto ciò che ostacola la rivoluzione deve essere disprezzato e diffamato.
Quindi l’assalto al Capitol Hill è stato un atto sbagliato che deve essere censurato. Tuttavia, non aspettatevi che questa censura venga applicata a tutti gli atti di questo genere. Non serve a niente confrontare l’incidente del Capitol Hill con le centinaia di rivolte “per lo più pacifiche” approvate dalla sinistra e che hanno causato danni stimati per 2 miliardi di dollari durante l’estate. I conservatori indicheranno invano mille citazioni e video infiammatori di politici sinistrorsi che giustificano e convalidano i disordini civili durante il 2020. Per la sinistra non farà alcuna differenza poiché quelle azioni hanno favorito la loro rivoluzione. Questo è il modo di agire della sinistra. Non è giusto, ma è così.
Non aspettatevi che la sinistra sia coerente, perché il loro relativismo morale gli consente di prendere e scegliere ciò che essi sostengono. Non aspettatevi che siano commossi dalle ferite e dalla morte delle vittime conservatrici poiché questi poveracci non hanno alcun valore nella loro narrazione rivoluzionaria. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 13
Stati Uniti
Pertanto, i conservatori dovrebbero comportarsi sapendo che i loro atti saranno esaminati in modo ingiusto e la sinistra infrangerà le regole impunemente.
Per la sinistra, solo la destra va ritenuta responsabile
La seconda lezione è che il relativismo morale della sinistra svanisce quando si giudicano le azioni della destra. In effetti, la sinistra radicale inchioderà la destra ai più alti standard di moralità cristiana (in cui non crede né segue). Il suo livello d’indignazione morale per gli errori della destra sarà sempre inversamente proporzionale alla sua indifferenza nei confronti della violenza di sinistra. La sinistra non solo prenderà atto di ogni errore della destra, ma farà sempre in modo che una ghiotta crisi non vada sprecata. Quando la destra farà qualcosa di sbagliato o illegale, aspettatevi che i media e la sinistra ipocriti cadano su queste azioni con furia e che si strappino le vesti. Nessun numero di scuse sarà sufficiente per riscattare chicchessia. Nessuna quantità di ossequi rivolti ai media liberal li farà mai dimenticare.
La sinistra sa che la destra non è moralmente relativista e ammetterà i propri errori come tali. Pertanto, i conservatori dovrebbero agire sapendo che saranno giudicati in base a questo doppio standard. Se si verifica un errore, dovrebbero ammetterlo con calma, ma senza lasciare che questo sovrasti e domini il dibattito.
Non rispondere allo stesso modo
La terza lezione è che la destra non può mai adottare la tattica e il modus operandi della sinistra. Tali azioni sono contrarie alle sue convinzioni morali e sono destinate a fallire. Qualsiasi cedimento nel relativismo morale priva i conservatori della forza della loro causa che si trova nella sua stretta aderenza alla legge morale. Quindi, se la sinistra ricorre a bugie, volgarità e insulti per diffamare individui o cause, la destra non può rispondere allo stesso modo. Tali mezzi agiscono in senso opposto ai fini che dovrebbero orientare le sue azioni. I conservatori non possono ricorrere a rivolte e violenze semplicemente perché la sinistra si avvale di tali crimini. Deve essere mantenuta una opposta politica di discorso civile e cortese. Questa politica non esclude risposte ferme, energiche e persino appassionate. Tuttavia, deve essere sempre governata dalla ragione. In effetti, adottare un atteggiamento forte eleva il dibattito e attrae l’opinione pubblica.
Gli standard più alti di comportamento
Infine, il modo migliore per i conservatori di vincere il dibattito è di tenersi all’altezza dei più alti standard di comportamento. Non devono dare pretesti all’altra parte per attaccarli. Il modo migliore per portare avanti la causa è fare un appello ragionato a
La sinistra è relativista e giustifica qualsiasi azione favorisca la sua rivoluzione, per esempio le violenze scoppiate nell’estate 2020, che hanno causato danni per più di due miliardi di dollari
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Ciò che è necessario è un atteggiamento meditato di azione deliberata dal tono elevato e sobrio. Il futuro appartiene a coloro che non hanno paura di affermare (e praticare) la morale cristiana, denunciare gli schemi socialisti e sfidare il politicamente corretto
A dx., un cooperatore della TFP americana affronta un militante di Black Lives Matter che, armato da revolver, lo intima ad andarsene Due mondi a confronto...
forti principi morali. Una nobile reazione impressionerà sempre il pubblico più di una marmaglia scomposta.
Per questo motivo, più chiaro è il messaggio e meglio è. Più una posizione è basata sui principi, maggiori sono le possibilità di successo. Meno personale è l’attacco, maggiore sarà l’impatto che avrà. Non si dovrebbe assecondare né le sciocchezze politicamente corrette né la identity politics (ndr politiche a favore delle minoranze attiviste come LGBT, Black Lives Matter, Cancel Culture, ecc.).
La sinistra avanza nascondendo i suoi obiettivi e oscurando il suo nefasto messaggio. La strada migliore per la vittoria è insistere sul messaggio. La sinistra perde quando vengono denunciati i suoi obiettivi (come togliere i fondi alla polizia o promuovere il socialismo). I conservatori devono perseverare nel discutere questi obiettivi e le dottrine che ne stanno dietro. Devono evitare i dibattiti che degenerano in attacchi o insulti personali seriali.
Un atteggiamento meditato di azione deliberata
Ciò che è necessario è un atteggiamento meditato di azione deliberata dal tono “washingtoniano” (ndr George Washington era noto per il suo tono elevato e sobrio). Il futuro appartiene a coloro che non hanno paura di affermare (e praticare) la morale cristiana, denunciare gli schemi socialisti e sfidare il politicamente corretto.
L’establishment sinistrorso e i media affermano che queste posizioni sono arretrate e poco attraenti. Tuttavia, se presentate in modo energico e senza complessi, esse hanno un immenso fascino poiché si basano sulla natura umana e sulla legge morale. La condizione umana è adatta e attratta dal comportamento morale poiché conduce all’unità e all’armonia. Il peccato e il vizio agiscono contro la natura in quanto portano alla disarmonia e all’autodistruzione.
In mezzo alla crisi che l’America sta affrontando, diventa più cruciale che mai confidare in Dio. Poiché il peccato ora domina la società, le soluzioni meramente umane falliranno. Fare appello a Dio e alla sua S.ma Madre è l’unico modo per allontanarsi dal via verso il disastro. Qualsiasi altra strategia politica che escluda questo appello è destinata a fallire. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 15
Stati Uniti
In n o va s i g n a
di Julio Loredo
Siamo in un “periodo di discontinuità”, in cui molti vecchi paradigmi si sgretolano mentre ne sorgono di nuovi. Bisogna stare molto attenti a non lasciarsi abbagliare da false alternative.
G
li storici li chiamano “periodi di discontinuità”. Sono situazioni storiche particolari in cui si sgretolano i paradigmi – psicologici, culturali, politici, sociali, economici, religiosi – che sorreggono lo Zeitgeist imperante. Non è una semplice variazione superficiale, come potrebbe essere la sostituzione di un governo di sinistra con uno di destra, bensì un rovesciamento dei paradigmi, cioè di quelle concezioni profonde, e a volte subcoscienti, che stanno alla base di tutte le nostre scelte.
Il 2020 – annus horribilis se mai ce ne fu uno – è stato pieno di eventi che hanno frantumato non pochi paradigmi sui quali poggiava il nostro mondo. Nella caligine dell’attuale tramonto, cominciamo a intravedere, in modo ancora fumoso, il sorgere di un mondo assai diverso da quello al quale eravamo abituati. Siamo pervasi dalla sensazione che “niente sarà più lo stesso”. Incapaci di capire cosa stia succedendo, infastiditi perché ci stanno togliendo cose a cui teniamo tanto, angosciati perché stiamo perdendo il controllo della nostra vita, reagiamo in modo quasi istintivo.
Tutto ciò sta covando un profondo disagio in settori sempre più ampi dell’opinione pubblica, che si sta man mano trasformando in una reazione. In un editoriale sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della 16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
Loggia parla di persone in preda a una “rabbia aggressiva”, “disponibili in ogni istante a trasformarsi in vulcani d’odio”: “Oggi si sente sempre più spesso salire dal fondo delle nostre società un rabbioso sentimento di anomia. (…) Aleggia da molti parti un clima di diffidenza preconcetta e aggressiva”.
Si sente nell’aria quell’elettricità propria dei periodi rivoluzionari. Gli animi si surriscaldano facilmente. Le opinioni, anche in campo scientifico, si scontrano con violenza. I toni si alzano. Volano gli insulti. Le società si spaccano. Basta vedere ciò che è successo negli Stati Uniti, e prima in Francia con i gilet jaunes. Sorprende, poi, la facilità con cui si propagano le fake news. Anche questo è tipico dei periodi rivoluzionari.
Un altro elemento tipico dei periodi di effervescenza rivoluzionaria è l’apparizione di capipopolo che, con linguaggio spesso demagogico e proposte accattivanti, si presentano come alternativa allo sfaldamento, raccolgono consensi, richiamano sulle loro persone la guida della reazione, diventano punti di riferimento.
Il rischio è di lasciarsi inghiottire dalla voragine degli avvenimenti. È tale il pot-pourri d’informazioni, spesso contraddittorie, che piombano sulla nostra testa; è tale il numero di eventi che si accavallano
impetuosi, rovesciando situazioni fino a ieri ritenute stabili; è tale il ritmo con cui tutto sta cambiando, che diventa sempre più difficile mantenersi a galla.
motione Dominus”, il Signore non si trova nella commozione (1Re 19,11). Serenità, ecco il primo consiglio.
La soluzione può solo venire dall’alto, dalla grazia divina che lenisce le sofferenze, incendia i cuori e suscita le grandi opere di santità. Spetta a noi, comunque, tessere alcune considerazioni, necessariamente succinte, che possano aiutarci.
Chi è il nemico?
Molte persone perbene, tra cui non pochi cattolici, si domandano: esiste una soluzione?
Distanza psicologica
Oggi va di moda l’espressione “distanza sociale”, cioè la separazione fisica delle persone per evitare la propagazione del virus. Vorrei proporre, come primo passo per reagire al caos imperante, quello di prendere una distanza psicologica da esso. Come detto prima, per avere successo, le rivoluzioni devono creare un ambiente frenetico che riempia di odio passionale e d’impeto distruttivo le persone cattive, mentre scoraggia e paralizza quelle buone. Non c’è rivoluzione senza frenesia. Questa è prodotta artificialmente attraverso la guerra psicologica, la propaganda ideologica e l’infestazione diabolica. La frenesia è travolgente. Le persone rischiano di esserne contagiate e inghiottite. Anche quando non ne sono trascinate, possono essere tentate di pensare che la frenesia sia così pervasiva da rendere qualsiasi reazione impossibile. Scrive Plinio Corrêa de Oliveira: “Nelle rivoluzioni le masse sono affascinate, fanno certe cose anche quando ne ignorano il significato, semplicemente perché seguono una sorta di onda elettrica, messa artificialmente in circolazione da persone che si comportano da disseminatori di effluvi tra le masse”.
Serenità non vuol dire passività. Ci sono situazioni – l’aborto, per esempio – che richiedono una risposta vivace e militante. Si tratta, però, di una vivacità serena, razionale, ordinata, radicata e piena di Fede. Molto diversa dall’“elettricità” rivoluzionaria.
Un’altra caratteristica dei periodi rivoluzionari è la facilità con la quale si creano falsi “nemici”, o meglio, nemici veri ma secondari, che attraggono, quasi fossero calamite, tutta l’attenzione della reazione. Così si distoglie l’attenzione dai veri nemici, col conseguente travisamento della stessa reazione. Costretta a portare avanti battaglie secondarie, questa finisce per fiaccarsi, deturparsi, salvo poi, finalmente, spegnersi.
Prendiamo un esempio: il cosiddetto “nuovo ordine mondiale”, o più semplicemente “mondialismo”. È un nemico? Certamente! Ma non è il fine ultimo, la meta del processo rivoluzionario. Lo stesso concetto di “ordine” cozza col carattere fondamentalmente libertario e ugualitario della Rivoluzione. Questa vuole cancellare dall’universo qualsiasi immagine di Dio creatore. Perciò si adopera per svilire, smantellare e, alla fine, annientare la Santa Chiesa cattolica e il suo riflesso temporale, la Civiltà cristiana. Ecco il suo fine ultimo. Ecco il Nemico (con la “N” maiuscola).
Il primo passo, dunque, è capire quanto di artificiale – o almeno di “pompato” – ci sia in questa frenesia, e di prenderne le distanze, dapprima temperamentalmente, evitando di essere soprafatti dall’“elettricità”; e poi psicologicamente, evitando di essere persuasi dagli slogan messi in circolazione. Di fronte al caos dobbiamo ricordarci che “non in comSi sente nell’aria quell’elettricità propria dei periodi rivoluzionari. Gli animi si surriscaldano facilmente. Le opinioni, anche in campo scientifico, si scontrano con violenza. I toni si alzano. Volano gli insulti.
A dx. Joseph Biden TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 17
Stati Uniti Una certa visione vorrebbe superare la distinzione fra “destra” e “sinistra”, sostituendola con quella fra “populismo” ed “elitismo”. Visione pericolosissima perché può arrivare al rifiuto di ogni e qualsiasi gerarchia, abbracciando così l’essenza della Rivoluzione
La scelta di “nemici” veri ma secondari porta anche alla scelta di bandiere vere ma secondarie, che finiscono pure col fiaccare e vanificare la reazione.
Prendiamo due esempi, tra essi connessi: “sovranismo” e “identità”, termini coniati per descrivere la reazione contro la perdita delle proprie radici sull’onda del “mondialismo”, con la conseguente nascita di una destra “sovranista” o “identitaria”. Per quanto io sia d’accordo con ciò che questi termini rappresentano, li ritengo inadatti a definire la buona posizione, poiché ne descrivono appena un aspetto, appunto il rigetto del “mondialismo”. La Contro-Rivoluzione è qualcosa di molto più ampio e profondo. Soprattutto, qualcosa di molto più elevato. Infatti, questi termini non fanno riferimento alla sorgente della Contro-Rivoluzione, cioè la Santa Fede Cattolica Apostolica Romana, né alla Tradizione da essa ispirata.
Vere e false élites
Scrive Galli della Loggia nel pezzo sopra citato: “Sono sempre più numerose le persone che nutrono una sfiducia di principio verso istituzioni e autorità considerate con disprezzo ‘il potere’”; ciò alimenta la reazione contro “il crescente orientamento oligarchico che si sta producendo nei sistemi democratici”. Infatti, una delle caratteristiche dei nostri tempi è che, sull’onda del liberalismo democratico, il potere si è concentrato in pochissime mani: potere finanziario (Soros), potere pubblicistico (Facebook, Twitter), potere commerciale (Amazon), potere informatico (Apple, Microsoft) e così via. Oggi, questo potere è capace di imbavagliare perfino l’uomo teoricamente più potente del mondo, cioè il Presidente degli Stati Uniti.È proprio ciò che nel «De regimine principum», san Tommaso d’Aquino 18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
condannava come “oligarchia”, cioè la corruzione del potere di poche persone.
Reagendo contro tale sviluppo – di fatto inorganico e, quindi, malsano – si è fatta largo una visione che dipinge l’attuale situazione in termini di “noi” (il popolo) contro “loro” (le élites). Il male risiederebbe nelle “élite” che vanno, quindi, abbattute. Donde il “populismo” e, quindi, la “destra populista”. Tale visione è pericolosissima. Non distinguendo fra vere e false élite, fra aristocrazia e oligarchia, si può finire per condannare ogni e qualsiasi gerarchia. Ora, questo è propriamente l’essenza della Rivoluzione. La visione cattolica, al contrario, mostra un universo fondamentalmente gerarchico perché così si rispecchiano meglio le divine perfezioni (Summa Theologiae, I, q. 50, a. 4; q. 96, a. 3 e 4). D’altronde, questa visione “populista” non è nuova nella storia delle false destre. L’avevamo già vista all’opera nelle diatribe contro la “borghesia liberale” tipiche del nazismo e anche di un certo fascismo.
La Civiltà cristiana
Di fronte all’attuale panorama di decadenza e di confusione, da cattolici dobbiamo proporre la conversione dei cuori con la grazia divina, e la conseguente restaurazione della Civiltà cristiana. Scrive Plinio Corrêa de Oliveira: “Se la Rivoluzione è il disordine, la Contro-Rivoluzione è la restaurazione dell’Ordine. E per Ordine intendiamo la pace di Cristo nel Regno di Cristo. Ossia, la civiltà cristiana, austera e gerarchica, sacrale nei suoi fondamenti, antiugualitaria e antiliberale”. Innova signa et immuta mirabilia, rinnova i segni e fai nuove meraviglie, ci dice la Bibbia (Ecc. 36, 6). E poi aggiunge: Excita furorem, et effunde iram. Tolle adversarium, et afflige inimicum, risveglia lo sdegno e riversa l’ira, distruggi l’avversario e abbatti Il Nemico. Il Nemico, cioè il processo rivoluzionario che ci ha portato in questa situazione. Ecco la sostanziale superiorità della visione cattolica.
Che faceva quello sciamano vichingo a rappresentare i valori conservatori?
D
urante il violento incidente al Capitol Hill il 6 gennaio, i media hanno pubblicato tra i manifestanti le foto di un uomo tatuato con indosso un berretto di pelliccia e corna vichinghe. Questo strano vichingo, che si fa chiamare “Q Shaman”, improvvisamente è diventato l’uomo cartolina dei manifestanti pro-Trump. I media l’hanno usato come bizzarro modello di tutti i radicali di destra. Nessuno sembra essersi chiesto che c’entra questo sciamano vichingo con qualcosa di conservatore. L’aspetto di questa stramba figura non ha fatto che aumentare il caos che ha avvolto l’America quel giorno. Tuttavia, per coloro che sostengono gli autentici valori tradizionali, l’aspetto dello sciamano dovrebbe essere motivo di preoccupazione.
Il lato oscuro dello sciamanesimo
Un personaggio così poco convenzionale non poteva non diventare noto. Ha guadagnato un po’ la reputazione di uno “Q Shaman” poiché appare spesso in raduni e proteste. Con le sue corna vichinghe, è difficile non accorgersene. Il suo vero nome è Jacob Angeli Chansley, 33 anni, originario dell’Arizona.
di John Horvat II
Durante l’episodio di Capitol Hill, è apparso sul palco del Senato come un vichingo che impugna una lancia con una bandiera americana mentre gridava “dove sta Pence?”. Ha attirato i media posando per le foto.
Ma il grosso problema con Q Shaman è la sua pratica oscura. Ovunque spuntano società primitive, lo sciamanesimo non manca all’appello. Si tratta di una forma di magia o scienza selvaggia, in cui lo sciamano cerca di tenere sotto controllo gli spiriti e i demoni presumibilmente presenti ovunque in natura.
Lo sciamano usa i suoi poteri per rendere inefficaci o favorevoli le attività degli spiriti con parole e cerimonie appropriate. Lo sciamano lo fa comunicando a volontà con gli spiriti, spesso tramite estasi indotte o addirittura possessione da parte di uno spirito che gli conferisce intensi stati mentali, forza sovrumana o conoscenza infusa.
Lo sciamano non rappresenta nulla di conservatore, occidentale, cristiano o tradizionale. Egli cerca un ritorno alla barbarie, la quale ha significato nel mondo schiavitù, nudità, infanticidio, eutanasia, cannibalismo, tirannia e povertà È stata la Chiesa a liberare il mondo dalle pratiche selvagge degli sciamani
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Stati Uniti
Infatti, in un’intervista con la National Review, Q Shaman ha confermato il suo ruolo e il suo abbigliamento primitivo come un modo “per scacciare gli spiriti maligni, scacciare stregoni e streghe malvagie”.
L’occultismo è in crescita
Negli ultimi due anni, streghe e satanisti sono stati coinvolti in modo allarmante nel sostenere sia i disordini civili che le campagne politiche. Una ricca letteratura insegna alle aspiranti streghe come lanciare incantesimi e malocchi su candidati conservatori o agenti di polizia. Compaiono libri che insegnano alle persone come mescolare la politica con il demoniaco. In una società in gran parte laica, l’occulto sta ora emergendo come forza politica. Il più delle volte, gli occultisti sono apparsi a eventi di sinistra. La filosofia politica della sinistra e la sua rivolta contro l’Occidente cristiano rendono logico che i satanisti abbraccino il loro programma radicale.
Tuttavia, Q Shaman rappresenta l’occultismo primitivo di destra. Questo si trova in un angolo buio del pensiero neopagano, penetra nelle correnti intel-
lettuali principali e include settori conservatori. È arduo sapere con quanta serietà Q Shaman pratichi la sua scienza primitiva. Tuttavia, indicare il suo aspetto bizzarro come simbolo dei valori tradizionali è completamente sbagliato.
Niente di conservatore, occidentale o tradizionale
Da sciamano, egli non rappresenta nulla di conservatore, occidentale, cristiano o tradizionale nelle sue credenze o pratiche. Lo sciamano vichingo sembra cercare un ritorno alla barbarie, la quale ha significato nel mondo schiavitù, nudità, infanticidio, eutanasia, cannibalismo, tirannia e povertà. È stata la Chiesa a liberare il mondo dalle pratiche selvagge degli sciamani e dalla loro soffocante superstizione. In effetti, Q Shaman rappresenta più facilmente la sinistra con il suo fascino per le culture pagane indigene e il suo rifiuto della morale cristiana. Le sue posizioni si adattano bene anche alle filosofie postmoderne che enfatizzano la fantasia e la creatività di realtà soggettive. Se deve essere un simbolo, lasciate che la sinistra lo rivendichi; alla destra non appartiene.
Negli ultimi anni, streghe e satanisti sono stati coinvolti in modo allarmante nel sostenere sia i disordini civili che le campagne politiche. In una società in gran parte laica, l’occulto sta ora emergendo come forza politica. Il più delle volte, gli occultisti sono apparsi a eventi di sinistra. Tuttavia, Q Shaman rappresenta l’occultismo primitivo di destra. Questo si trova in un angolo buio del pensiero neopagano, penetra nelle correnti intellettuali principali e include settori conservatori.
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Un dibattito basilare nella destra americana
di James Bascom *
L’elezione di Donald Trump ha portato alla ribalta un dibatitto basilare nella destra americana, non molto visibile sui grandi media, ma assai vivace negli ambienti accademici e nei think tank.
D
onald J. Trump è, allo stesso tempo, causa ed effetto dei profondi mutamenti in atto nell’opinione pubblica americana e, in concreto, nel movimento conservatore. C’è in questo momento un dibattito basilare all’interno della destra americana, speculare a uno simile nella sinistra. Poco visibile sui grandi media, questo dibattito è invece assai vivace negli ambienti accademici e nei think tank. Sin dall’indipendenza, la politica americana ha sempre funzionato dentro certi binari mai oltrepassati né la destra né dala sinistra. In termini italiani potremmo dire che l’offerta politica oscillava fra centro-destra e centro-sinistra. Ambedue i campi si proclamavano, però, fedeli agli ideali della Rivoluzione Americana e all’American way of life. Non uscivano da ciò che si usa chiamare The American Proposition. Perfino i cattolici vi si erano adeguati (1). L’equilibro iniziò a rompersi in occasione dell’elezione di Ronald Reagan nel 1980, il primo presidente legato al conservative movement piuttosto che all’establishment repubblicano. L’elezione di Reagan segnò l’irruzione negli Stati Uniti della
scuola anti-rivoluzionaria europea che si ispira al britannico di fine ‘700 Edmund Burke e diffusa oltre Atlantico da pensatori come Russell Kirk (2). Va notato en passant che i cosiddetti neo-conservatori – molto attivi nel governo di George W. Bush – non sono da tutti considerati membri a pieno titolo del movimento, quanto piuttosto un’anomalia.
Oggi, il dibattito dentro la destra sembra aver raggiunto un altro livello. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti si cominciano a mettere in discussione alcuni principi cardini della democrazia americana. Perfino l’Illuminismo, sorgente della Rivoluzione Americana, è oggetto di critica. C’è un riallineamento del tradizionale asse destra-sinistra e uno spostamento nella destra dal globalismo cosmopolita verso un nazionalismo di tipo populista.
Anche la sinistra americana si sta radicalizzando rapidamente, uscendo quindi dai binari consolidati: Green New Deal, aborto libero, frontiere aperte, difesa del socialismo (fino ad oggi una parola impronunciabile nella politica americana), movimento LGBT e via dicendo. Tipico esempio di questa tendenza è Bernie Sanders, sconfitto alle TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 21
Stati Uniti
Il conservatorismo, introdotto negli Stati Uniti da pensatori come Russell Kirk (foto sopra), è adesso sfidato da tendenze “populiste” o “sovraniste”. Anche la sinistra si sta radicalizzando (foto sotto). Si comincia perfino a questionare la democrazia.
primarie, ma pur sempre leader dell’ala sinistra del Partito Democratico, sempre più decisiva. D’altronde, la sinistra si sta mostrando sempre più estremista, favorendo la violenza, le rivolte razziali e l’odio verso la polizia e le Forze Armate. Proprio questa radicalizzazione della sinistra – in nome di un concetto di libertà sempre più totalizzante – sta sollevando a destra dubbi sulla vera natura della libertà e, quindi, sull’essenza dei diritti umani e del cittadino. Mentre i “paleoconservatives” si aggrappano ancora all’idea illuminista di libertà, pur interpretandola in modo conservatore, altri prospettano invece uno Stato forte e confessionale che intervenga nella società a favore del bene e contro il male. La divisione è anche generazionale: mentre i giovani seguono quest’ultima linea, i più anziani sono legati per lo più alla prima.
La tradizionale divisione politica destra-sinistra si sta trasformando in una divisione fra nazionalisti e internazionalisti, protezionisti e partigiani del libero mercato, sovranisti e partigiani delle frontiere aperte. Parte della vecchia destra sta scegliendo di diventare internazionalista e globalista, mentre parte della vecchia sinistra sta scegliendo di diventare nazionalista e protezionista. L’elezione di Donald Trump ha fatto emergere in forma dirompente questo dibattito. Leggiamo in un manifesto sottoscritto da diverse figure del conservatorismo cattolico: “Non c’è possibilità di ritornare al consenso conservatore di prima di Trump. Esso è crollato nel 2016. […] Qualsiasi tentativo di rilanciare questo consenso conservatore fallito dell’era precedente a Trump sarebbe fuorviante e dannoso per la destra” (3).
Dall’esito di questo dibattito dipenderà il futuro del Paese e, di conseguenza, anche del mondo. Tanto più che esso si manifesta, con caratteristiche proprie, anche in Europa, dove il sorgere di una destra “identitaria” o “sovranista” sta cambiando le carte in tavola.
* Tratto da Quaderni di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, 2021.
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Note 1. Cfr. John Courtney Murray SJ, We Hold These Truths. Catholic Reflections on the American Proposition, Sheed & Ward 1960. 2. La letteratura sul conservative movement è vastissima. Un riassunto si trova in Modern Age, vol. 26, n° 3-4, 1982. 3. AAVV, “Against Dead Consensus”, First Things, 21 marzo 2019.
Biden e la simbiosi delle Cupole di Julio Loredo
Le due cariche più importanti del pianeta – il Papato nella sfera spirituale e la Presidenza degli Stati Uniti in quella temporale – sono oggi occupate da persone che s’ispirano alla medesima visione rivoluzionaria del cattolicesimo e si appoggiano a vicenda.
A
nalisti di tutto il mondo stanno mettendo in risalto che Joseph Biden è il secondo presidente “cattolico” nella storia degli Stati Uniti. Qui le virgolette sono di rigore, poiché poco o niente di ciò che Biden sostiene e fa è ascrivibile al Magistero della Chiesa, a cominciare dal suo appoggio all’aborto. In un recente editoriale, il New York Times osservava con ragione che la vittoria di Biden è il trionfo del “liberal Christianity”, cioè del “cattolicesimo” di sinistra. Afferma il noto quotidiano newyorchese: “Mr. Biden è, forse, il presidente più religioso dell’ultimo mezzo secolo. La sua fede modella le sue politiche. (...) Ci saranno molti cambiamenti nell’amministrazione Biden. Il principale sarà: Biden è un presidente che ha speso un’intera vita praticando la propria Fede” (1).
Prima della cerimonia d’inaugurazione, insieme alla vicepresidente Kamala Harris, Biden, che porta
sempre in tasca un Rosario, ha voluto assistere alla Messa nella cattedrale di San Matteo Apostolo, celebrata dal cardinale Wilton Gregory, lo stesso che aveva criticato Trump per essersi recato nel Santuario Nazionale di Giovanni Paolo II. Poi, nell’invocazione inaugurale, padre Kevin F. O’Brien, rettore della Santa Clara University e amico della famiglia Biden, ha dichiarato: “Il suo servizio pubblico è guidato dalla Fede”. Lo stesso neopresidente ha dato al suo discorso inaugurale un tono alquanto religioso, perfino citando Sant’Agostino. Sempre più rappresentanti della sinistra americana sfoggiano la propria fede come fondamento delle loro scelte politiche. Il senatore Raphael Warnock, della Georgia, ha vinto le elezioni con una campagna fondata sulla Teologia della liberazione. Pure la leader dell’estrema sinistra e astro ascendente nel Partito Democratico, la deputata Alexandria OcaTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 23
Stati Uniti
Sempre più rappresentanti della sinistra americana sfoggiano la propria fede come fondamento delle loro scelte politiche A sin., la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, eletta con i Democratic Socialists for America, astro ascendente nel Partito Democratico, non perde occasione per ostentare la sua fede “cattolica” progressista
sio-Cortez, non perde occasione per ostentare la sua fede “cattolica”, improntata a versioni di questa stessa Teologia. Non a caso, quando vinse le primarie nella lista dei Democratic Socialists of America, il suo primo atto fu di pubblicare un articolo sulla rivista dei gesuiti America, spiegando la sua politica socialista alla luce della sua fede (2). E adesso, nel Salone Ovale siede un presidente di sinistra la cui politica “è ispirata a Dio, la Bibbia e il Papa” (3).
Così, le due cariche più importanti del pianeta – il Papato nella sfera spirituale e la Presidenza degli Stati Uniti in quella temporale – sono oggi occupate da persone che s’ispirano alla medesima visione rivoluzionaria del cattolicesimo e si appoggiano a vicenda. A memoria d’uomo non c’è mai stato un pontificato così “politico”, come non c’è mai stata una presidenza americana così “religiosa”. A dispetto della teoria della secolarizzazione, credo che non sia esagerato affermare che mai come oggi religione e politica tendono ad andare a braccetto. Purtroppo, si tratta in questo caso di una cattiva religione che sta ispirando un’altrettanto cattiva politica. Prendendo in prestito una metafora del vaticanista Aldo Maria Valli, le due Cupole (San Pietro e Capitol Hill) stanno crollando insieme, abbracciata l’una all’altra.
Si tratta di uno sviluppo storico, proprio mentre, sulla scia della profonda crisi provocata dalla pandemia da COVID-19, si parla sempre di più di “mondo nuovo”, di “great reset”, di “cambio di paradigma” e altre espressioni che mostrano il desiderio delle forze rivoluzionarie di farla finita con la società come l’abbiamo finora conosciuta. 24 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
Per quanto possa sembrare strano, nonostante la sua fama di stato laico, gli USA hanno una lunga storia di commistione fra religione e politica. Parliamo, ad esempio, della Chiesa cattolica.
Nel 1919, la National Catholic War Council, embrione di ciò che sarebbe diventata la Conferenza Episcopale Americana, pubblicò una Lettera pastorale collettiva intitolata Program for Social Reconstruction, scritta dal sacerdote John A. Ryan (1869-1945). Ispiratosi al “Georgismo” (da Henry George, promotore del socialismo agrario), al socialismo fabiano e al Social Gospel, padre Ryan vedeva nel marxismo una “preziosa verità” che si trattava di assumere, fondendola nella dottrina sociale della Chiesa. Insieme con alcune proposte condivisibili, nel Program for Social Reconstruction egli prospettava un radicale cambiamento nel regime di proprietà privata, verso forme di “coproprietà” e di “cogestione” delle impresse.
Non a caso, la Lettera pastorale fu acclamata dalla sinistra come segno che i vescovi americani avevano finalmente abbracciato il campo progressista. Una copia ne fu inviata a Lenin “per la sua guida e salvezza”, come scrisse mons. Michael Spilane, segretario della NCWC (4). Non pochi prelati criticarono la Lettera pastorale, declinando qualsiasi responsabilità. Mons. William Turner, vescovo di Buffalo, la qualificò di “programma socialista”. Il cardinale William O’Connell, arcivescovo di Boston, la liquidò come “legislazione sovietica” (5).
Molto vicino a Franklin D. Roosevelt, padre Ryan fungeva da “cappellano” del Partito Democratico, portandovi il sostegno dei cattolici progressisti. Fu lui a fare l’invocazione inaugurale nelle due amministrazioni di Roosevelt. Il Programma dei vescovi fu poi uno dei fondamenti per la stesura del New Deal, che da allora diventò il programma di base del Partito Democratico. E, ancora una volta, padre Ryan ne fu un artefice, al punto d’essere sopranominato the Right Reverend New Dealer (il vescovo del New Deal).
In questo modo, tutto il bagaglio del cattolicesimo democratico, condannato da Leone XIII e da S. Pio X, entrò a far parte del programma del Partito Democratico americano, o meglio della sua ala sinistra, della quale oggi Joseph Biden è l’epigono.
La militanza progressista di padre Ryan, come quella di tanti altri cattolici sociali, era dettata dalla bramosia (è il termine preciso) di “adattarsi” al mondo moderno. Scrive il suo biografo Francis Broderick: “Sulle questioni sociali ed economiche, Ryan più di ogni altra singola persona ha portato i cattolici al passo con il pensiero progressista americano” (6). Negli anni ’30-’40, questo pensiero progressista prese corpo nel New Deal, cioè nel crescente interventismo statale nell’economia e nella vita pubblica dei cittadini, e nelle lotte sindacali portate avanti dagli operai industriali e rurali. Il processo rivoluzionario, però, è andato avanti, producendo manifestazioni sempre più radicali sia nel campo politico-sociale sia in quello morale-culturale. Negli anni Cinquanta si ebbe l’esplosione dei temi razziali col Civil Rights Movement, vissuto dalla sinistra, nelle parole di Martin Luther King, come “parte di un movimento generale nel mondo per il quale gli oppressi si stanno ribellando contro l’imperialismo” (7). Negli anni Sessanta abbiamo avuto l’ascesa della New Left e del Free Speech Movement. Fino a sfociare nel movimento LGBT, per non parlare delle tendenze anarchiche del tipo Black Lives Matter e Cancel Culture. Gli analisti parlano di una “rivoluzione molecolare diffusa”, cioè della deliquescenza di ogni e qualsiasi ordine.
I cattolici sono continuamente sollecitati a partecipare a questa Rivoluzione, assumendone anzi la leadership, come nel caso della presidente della Camera Nancy Pelosi sotto la Cupola del Capitol Hill. Mentre, però, nei pontificati precedenti, dalla Cupola di San Pietro arrivavano parole di chiarezza, di conforto e di speranza, sulle quali i fedeli potevano far leva per affrontare la valanga rivoluzionaria, con Papa Francesco la situazione si è capovolta. Le due Cupole, che durante la presidenza di Donald Trump si erano scontrate più volte, adesso sono – per usare parole di Leone XIII – “strette avventurosamente fra loro per amichevole reciprocanza di servigi”. Che immensa trasformazione!
1. Elizabeth Dias, “In Biden’s Catholic Faith, an Ascendant Liberal Christianity”, New York Times, 23 gennaio 2021. 2. Cfr. Eric C. Miller, “The Radical Rise of Liberation Theology”, Religion & Politics, 25-09-2018. 3. Asma Khalid, “How Joe Biden’s Faith Shapes His Politics”, NPR, 20-09-2020. 4. Joseph M. McShane, S.J., Sufficiently Radical. Catholicism, Progressivism, and the Bishops’ Program of 1919 (Washington, D.C.: The Catholic University of America Press, 1986), p. 193. 5. Ibid., p. 185. 6. Francis L. Broderick, “John A. Ryan,” New Catholic Encyclopedia, vol. X, p. 767. 7. Martin Luther King, “The Legitimacy of the Struggle in Montgomery,” Statement, 4 maggio, 1956. Cit. in Marc Ellis e Otto Maduro, a cura di, The Future of Liberation Theology. Essays in Honor of Gustavo Gutiérrez (Maryknoll, N.Y.: Orbis Books, 1989), p. 347.
Fedele compagno di viaggio della rivoluzione socialista, il progressismo “cattolico” lo è oggi anche di questa nuova tappa che si usa denominare “Rivoluzione culturale”. A dx., mons. John A. Ryan, il “Vescovo del New Deal”
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Stati Uniti
César Chávez: un mentore di Joseph Biden di Raffaelle Citterio
N
Dietro la sua scrivania del Salone Ovale Biden ha messo l’effigie dell’agitatore César Chávez, presentandolo come fonte d’ispirazione e modello da seguire. Chi era César Chávez e perché Biden l’ha preso come mentore?
on è passato inosservato, al meno per chi conosce la storia del cattocomunismo negli Stati Uniti, il fatto che il presidente Joseph Biden abbia messo dietro la sua scrivania del Salone Ovale l’effigie dell’agitatore César Chávez (1927-1993), presentandolo come fonte d’ispirazione e modello da seguire. Chi era César Chávez e perché Biden l’ha preso come mentore?
Nel settembre 1965 scoppiò in California un violento sciopero dei lavoratori agricoli nelle vigne. Fu l’inizio dell’ormai storico Delano Grape Strike,
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chiamato anche in spagnolo La Huelga (Lo Sciopero). Iniziato dai lavoratori filippini, lo sciopero fu subito fatto proprio dagli ispanici, che lo trasformarono in un movimento nazionale, La Causa, portandovi tutto il bagaglio dell’allora nascente movimento della Teologia della liberazione (TdL). Fu, a tutti gli effetti, la prima grande “prassi rivoluzionaria” del cattocomunismo negli Stati Uniti, che coinvolse tra l’altro molti dei personaggi e dei movimenti che, nei decenni successivi, avrebbero formato la sinistra del Partito Democratico. (1)
Lo sciopero californiano trascinò il movimento di liberazione ispanico, allora chiamato Movimento Chicano o Brown Power, animato dalla cosiddetta Teologia della liberazione chicana (cioè messicana-americana). In concreto, lo sciopero coinvolse molti sacerdoti allineati a questa corrente. “Il movimento chicano ha dato ispirazione al clero chicano e, in seguito, a tutto il clero ispanico nel Paese – scrive il teologo della liberazione Virgilio Elizondo, partecipante a questi fatti – Abbiamo iniziato a organizzarci e a lavorare per il cambiamento”. (2) Infatti, molti di coloro
che, negli anni successivi, formeranno il movimento della Teologia della liberazione negli Stati Uniti, furono iniziati all’attivismo rivoluzionario proprio in quello sciopero. Altri erano già membri di gruppi di sinistra all’interno dell’Azione Cattolica e vedevano la loro partecipazione allo sciopero come un corollario logico del loro impegno religioso progressista. La star dello sciopero californiano fu senz’altro César Chávez, un tipico figlio del cattolicesimo sociale di sinistra. Egli vi fu introdotto da P. Donald McDonnell, un prete agitatore che vagava per i campi della California negli anni Cinquanta e che organizzava i lavoratori rurali attraverso degli schemi che assomigliavano molto a quelli delle cosiddette “Comunità ecclesiali di base” della Teologia della liberazione. “Il giovane Chávez incontrò padre Donald McDonnell, che aveva una passione per la storia del lavoro – scrive Stan Steiner nel suo libro sui messicano-americani – ogni sera discutevano insieme delle dottrine sulla giustizia sociale e le encicliche dei Papi”. (3) Encicliche, commento io, interpretate sempre dal punto di vista di quel cattolicesimo democratico condannato da Leone XIII e da S. Pio X.
Nel 1952 Chávez fu ingaggiato come agitatore da Fred Ross, rappresentante in California di Saul Alinsky, il teorico della rivoluzione comunista-populista negli Stati Uniti. Vicino al Communist Party USA, Alinsky (1909-1972) aveva subito capito che doveva lavorare insieme alla sinistra “cattolica”. Nel 1940 fondò l’Industrial Areas Foundation, una sorta di università per la formazione di agitatori professionali. L’IAF poi creò una fitta rete nazionale di People’s Organizations, che in molti luoghi entrarono in simbiosi con le Comunità ecclesiali di base ispirate alla TdL. Chávez fu assunto alla Community
Service Organization, facente capo all’IAF, e vi lavorò per ben dieci anni, ricevendo una formazione approfondita come agitatore professionale e divenendo una sorta di allievo principale di Alinsky.
Nel 1962 il suo capo gli ordinò di organizzare i lavoratori agricoli nella valle di San Joaquín. Da quello sforzo nacque l’United Farm Workers Association (UFWA). Questo sindacato, insieme all’Agricultural Workers Organizing Committee, che congregava i lavoratori filippini, fu la fucina dello sciopero delle uve. Lo sciopero, di per sé una disputa di lavoro locale, fu abilmente trasformato in una causa nazionale, che galvanizzò la sinistra “cattolica”. Dietro le quinte, Saul Alinsky fu, indubbiamente, l’eminenza grigia dello sciopero. (4) Il voto per dichiarare lo sciopero fu eseguito in una chiesa cattolica, dopo la preghiera del parroco, in una riunione presieduta dal ritratto del leader socialista e guerrigliero messicano Emiliano Zapata. Nonostante la flagrante partecipazione di agitatori comunisti - compresi alcuni arrivati appositamente da Cuba - un flusso continuo di preti e di suore si recò nella valle di San Joaquín per unirsi alle barricate. Molti furono arrestati. I simboli religiosi, come lo stendardo di Nostra Signora di Guadalupe, erano onnipresenti. “Dio è al tuo fianco nelle barricate!” divenne il grido di guerra dei manifestanti. Messe quotidiane erano of-
A dx., L’incendiario sociale dell’America, biografia del rivoluzionario Fred Ross, che iniziò Chávez nell’agitazione sociale TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 27
Stati Uniti
L’ “eminenza grigia”: Saul Alinsky
“Se c’è un aldilà, e io avessi qualcosa da dire al riguardo, sceglierei senza riserve di andare all’inferno. L’inferno sarebbe il paradiso per me. Per tutta la vita sono stato con i non abbienti. Sulla terra i non abbienti non hanno soldi. Nell’inferno, non hanno virtù. Quando sarò all’inferno, comincerò ad organizzare il popolo laggiù. Questa è la mia gente” (1). “Non dimentichiamo di riconoscere il primo radicale. Da tutte le nostre leggende, mitologie e storie (e chi sa dove finisce la mitologia e dove inizia la storia), il primo radicale conosciuto dall’uomo che si ribellò contro l’establishment e lo fece in modo così efficace da conquistare il suo proprio regno fu Lucifero” (2). 1. Saul Alinsky, Intervista a Playboy, marzo 1972. 2. Saul Alinsky, Rules for Radicals, Random house, 1971, dedizione.
ferte per gli scioperanti, celebrate da sacerdoti attivisti vestiti con casule rosse con l’aquila nera dell’United Farm Workers. I sermoni erano fervidi proclama alla “Revolución”. Con il consenso del vescovo Hugh Donohoe, di Fresno, diversi sacerdoti funsero da “cappellani” degli scioperanti. (5)
Mons. William Quinn, ex direttore dell’Azione Cattolica di Chicago, si recò a Delano per dare sostegno al movimento, insieme a P. James Vizzard, S.J., direttore della National Catholic Rural Life Conference. La Huelga si concluse nel 1970 con la vittoria dei lavoratori, grazie alla mediazione di mons. Roger Mahoney, allora vescovo di Stockton e poi arcivescovo di Los Angeles. Incoraggiata dal successo, negli anni successivi la sinistra lanciò diversi progetti di Riforma agraria in California, ispirati ai modelli socialisti latinoamericani. Grazie alla pronta reazione di molte realtà, tra cui la TFP Americana che fece all’epoca una grande campagna in merito, questi progetti non approdarono a nessun risultato.
Nel 1966, Political affairs, organo intellettuale del Partito Comunista americano, salutò lo sciopero di Delano e il suo leader César Chávez come un passo verso la rivoluzione socialista negli Stati Uniti: “Profondi cambiamenti si stanno svolgendo all’interno della Chiesa. (…) Nel nostro Paese la grande ascesa delle lotte democratiche negli ultimi anni ha portato nella prima linea di battaglia rappresentanti della Chiesa cattolica. (…) Nella sfera delle lotte economiche, possiamo segnalare come esempio emblematico il sostegno militante dato dai preti cattolici allo sciopero dell’uva a Delano, in California”. (6) 28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
Molto si può scrivere ancora su César Chávez e, in generale, sul cattocomunismo in versione americana. Bastino queste poche righe per mostrare il tipo di militanza sinistrorsa della quale si proclama erede e continuatore Joseph Biden. Credo che non sia esagerato affermare che, con lui, la Teologia della liberazione si è insediata alla Casa Bianca.
Se a ciò aggiungiamo che, a fianco a Chávez, Biden ha messo anche una foto di Papa Francesco, possiamo immaginare la rivoluzione che dovremo affrontare nei prossimi quattro anni. Note
1. In realtà c’era già stato il Civil Rights Movement negli anni Cinquanta. Ma, nonostante la vistosa partecipazione di cattolici, questo fu piuttosto portato avanti dalla sinistra protestante. 2. Virgilio Elizondo, “Mestizaje as a Locus of Theological Reflection.” In Marc Ellis and Otto Maduro, a cura di, The Future of Liberation Theology. Essays in Honor of Gustavo Gutiérrez, Orbis Books, New York, 1989, p. 359. 3. Stan Steiner, La Raza. The Mexican Americans (New York: Harper & Row, 1970), p. 313. 4. “Saul Alinky. The Guiding Spirit Behind Delano,” California Farmer, March 19, 1966. 5. Cfr. Mark Day, Forty Acres. Cesar Chavez and the Farm Workers (New York: Praeger Publishers, 1971), in particolare il capitolo “The Churches and the Struggle,” pp. 53-60. Si veda anche Frank Bergon and Murray Norris, Delano, Another Crisis for the Catholic Church (Fresno, CA: Rudell Publishing Company, 1968); Cletus Healey, S.J., Battle for the Vineyards (New York: Twin Circle, 1969), in particolare il capitolo “Involvement of the Catholic Church,” pp. 41-46; “The Clergy and the Grapes,” News & Views, Vol. 32, No. 5, May 1969. 6. Editorial Comment, “Communism and the Church,” Political Affairs, July 1966.
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Commenti alla “Lettera circolare agli Amici della Croce” di Plinio Corrêa de Oliveira Nel 1967, in preparazione alla consacrazione della TFP brasiliana al Cuore Immacolato di Maria, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira fece una serie di ben quindici riunioni commentando la «Lettera circolare agli Amici della Croce» di san Luigi Maria Grignion di Montfort. Nell’attesa di poter tradurre e pubblicare integralmente queste bellissime pagine, ne offriamo ai nostri cari lettori alcuni brani delle prime due riunioni per incoraggiare alla preghiera e alla meditazione sulla Santa Croce di Nostro Signore Gesù Cristo in questa Quaresima tanto travagliata. *
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Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
a «Lettera circolare agli Amici della Croce» attira la mia attenzione già dal titolo così glorioso. È un documento per fortificare un certo gruppo di persone che il Santo conosceva e che erano particolarmente amici della Croce, in un tempo in cui non ce n’erano tanti. Non è quindi tanto un documento polemico contro i nemici della Croce di Cristo, quanto una lettera d’incoraggiamento a coloro che sono già amici della Croce di Cristo. (…)
Uno spirito infuocato
È una cosa fantastica! Un sacerdote sul quale pesa l’interdizione della quasi totalità dei vescovi francesi e che fa un ritiro spirituale dal quale esce col cuore così infuocato da scrivere questa Lettera ardente d’amore di Dio. Vediamo come la Rivoluzione stesse già covando nelle viscere dell’Ancien Régime. Perché un ordine di cose in cui era possibile che l’immensa maggioranza del episcopato, mentre favoriva il giansenismo, assumesse questo atteggiamento nei confronti di un santo era già destinato alla rovina.
L’amore alla Croce è causa, sostanza e sintomo della conversione spirituale. Qui abbiamo a che fare con un punto del tutto fondamentale nella vita spirituale. Quando una persona avanza nell’amore, si apre all’obbedienza, al servizio e all’olocausto. Ora, l’obbedienza, il servizio e l’olocausto sono una croce. Servire vuol dire obbedire a un altro, e non al proprio egoismo. L’olocausto è più di questo. È lottare per un altro, sacrificare tutto per l’altro, perfino la propria vita. Questi tre atteggiamenti dell’anima – obbedienza, servizio, olocausto – costituiscono delle croci. In fondo, sono la sostanza di ogni croce che esiste sulla terra. (…) Scrive san Luigi Grignion di Montfort: “Siete riuniti amici della croce, come tanti soldati crocifissi”. Crocifisso vuol dire crociato. Egli quindi parla di una
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vera guerra. Quando definisce gli Amici della Croce, li presenta subito come crociati. Essere Amico della Croce implica essere un combattente della crociata, assumere l’atteggiamento di chi usa la Croce come emblema di combattimento. Vedete lo spirito di San Luigi Maria sin dalle prime parole. Ecco una caratteristica del suo spirito: la combattività. Egli ha qualcosa di ardente e di aggressivo. In diversi passaggi nelle sue opere egli assume una posizione chiaramente aggressiva nei confronti degli avversari. È bene sottolineare questo per espungere dalle nostre anime qualsiasi visione romantica o edulcorata quando parliamo di un “Amico della Croce”. Continua san Luigi Maria: “Amici della Croce! Vi siete uniti come soldati crocifissi per combattere il mondo, non con la fuga - come i religiosi e le religiose - per timore d’essere vinti, ma come valorosi e bravi lottatori che scendono sul campo di battaglia, senza cedere terreno e senza volgere le spalle al nemico. Coraggio! Combattete da prodi!”.
Lui, il fondatore di una congregazione religiosa che ha riunito persone per fuggire dal mondo, conosce la varietà dei doni che esistono nella Chiesa. E capisce che per alcune persone è necessario rimanere nel mondo per combattere. Perché restare nel mondo è sinonimo di combattimento. Non si può restare nel mondo senza combattere. In questo brano mi sembra di vedere per intero la psicologia di san Luigi Grignion di Montfort. Trascinato dall’amore e dall’entusiasmo, non avendo un minuto che non sia di superlativo, lucido amore, con lo sguardo allo stesso tempo molto concentrato sull’ideale che lo animava e sull’azione guerriera che contemplava. Egli era un apostolo fiammeggiante, che passava dalla contemplazione all’azione e che trascinava dietro di sé l’auditorio. Era un braciere ardente che comunicava calore tale da mettere in movimento colonne di pellegrini e colonne di soldati per iniziare un’azione bellica.
Era più un angelo che un uomo. Leggendo la Lettera ho l’impressione che san Luigi Maria fosse un essere elevato a una categoria più angelica che umana, quasi un puro spirito in cui la carne giocava un ruolo accessorio; egli aveva l’amore di un serafino, che costantemente brucia e appiccica fuoco attorno a sé. È lo spirito di Santo Elia, è lo spirito della Contro-Rivoluzione.
È uno spirito che ha qualcosa di una castità primordiale, di un candore primordiale, di una saggezza assolutamente incontaminata dalle cose mondane, senza la minima ombra dello spirito della Rivoluzione.
L’unione degli Amici della Croce
Continua il Santo: “Siate fortemente uniti nello spirito e nel cuore. Tale vostra unione è di molto più salda e più temibile contro il mondo e l’inferno, di quanto non lo siano, per i nemici di uno Stato, le forze esterne di una nazione compatta. I demoni si uniscono per perdervi; voi unitevi per abbatterli”. Mi piace molto questo brano, mostra un abisso di saggezza e, allo steso tempo, di senso della realtà. Se gli Amici della Croce saranno molto uniti, con un’unione di spiriti e di cuori, cioè di principi, di spirito e di volontà, questa unione sarà infinitamente più forte e più temibile di quella del mondo e del diavolo. San Luigi Maria Grignion di Montfort visse in un’Europa in guerra. Era quindi frequente vedere eserciti avanzare, invadere, attaccare e così via. Egli qui usa una metafora politica – quella della nazione compatta – facilmente comprensibile dai lettori di allora. (…)
sima, mediatrice di tutte le grazie, da tale unione scaturiranno azioni che incideranno sull’umanità intera. Dico una cosa ardita: cinque anime pienamente unite in questo modo hanno la capacità di sferrare un colpo mortale al punto più centrale del potere del demonio.
Per esempio, quando Sant’Ignazio di Loyola si riunì nella cripta di Montmartre con quei pochi che avrebbero poi fondato la Compagnia di Gesù, questo atto echeggiò fin nelle peggiori tane calviniste e luterane, e vibrò un colpo durissimo in ciò che c’era di più essenziale nell’avversario. Ecco il senso profondo dell’apostolato degli Amici della Croce: l’azione di presenza delle anime riunite attorno a un ideale nel grado e nel modo come deve essere organizzata tale unione. Ciò sarebbe un evento capitale nella storia della Contro-Rivoluzione. Ecco l’ammirevole potere che hanno i veri Amici della Croce! Un piccolo gruppo degli Amici della Croce, unito in questo modo, è un vittorioso esercito in marcia per sconfiggere l’avversario. Nostro Signore disse che il Regno dei Cieli è dentro di noi. Credo che un corollario sia: la vittoria è dentro di noi! (…)
C’è una sorta di porosità universale nella società umana, che è un fatto naturale, per la quale tutto ciò che accade nell’ordine delle anime finisce per incidere su tutte le altre anime, anche se non si conoscono. Perciò, se consideriamo alcune persone che si uniscono attorno alla Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, che è il punto di unione per eccellenza, con a fianco Maria SantisEssere Amico della Croce implica essere un combattente della crociata, assumere l’atteggiamento di chi usa la Croce come emblema di combattimento
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 31
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Voi capirete, dunque, come dal Cielo la Madonna, gli angeli e i nostri santi protettori ci guardino in ogni momento, aspettando da noi, povere creature, quell’impulso sfolgorante dell’anima che possa contrastare l’azione del demonio.
Grandezza e gloria della Santa Croce
Scrive il Santo: “Vi chiamate Amici della Croce. È un nome grande che mi riempie di stupore e ammirazione. È un nome più splendente del sole, più elevato del cielo, glorioso e magnifico più dei titoli grandiosi di cui si fregiano re e imperatori. E il nome sublime di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. È il nome inconfondibile del cristiano”.
Spirito contemplativo
Leggiamo nella Lettera: “Amico della Croce è l’uomo santo e distaccato da ogni cosa terrena. Il suo cuore s’innalza al di sopra di quanto è caduco e destinato a perire. La sua patria è nei cieli. Vive quaggiù come straniero e pellegrino, senza lasciarsi affascinare dalle cose del mondo, che osserva dall’alto con sguardo di indifferenza e calpesta con disdegno”.
L’idea è molto bella perché esprime l’amore per l’imponderabile di cui abbiamo parlato più volte. È l’amore per il sublime, per il meraviglioso. Affinché la persona sia separata da tutto ciò che è visibile, cioè allontanata da tutto ciò che è immerso nella materia, deve vedere soprattutto il soprannaturale. Perciò è necessario avere uno spirito opposto a quello americanista, razionalista e scientista. Per questo tipo di spirito, è reale soltanto ciò che è percepibile dai sensi. Invece, ciò che è metafisico, che va oltre i sensi, va evitato come una chimera dello spirito. Io credo che la decadenza della civiltà porti gli uomini sempre di più ad adottare questa posizione.
Chiaramente egli qui non parla solo della Croce come sofferenza accettata e portata a termine in unione con gli infiniti meriti di Nostro Signore Gesù Cristo. Egli ritiene, e teologicamente ha assolutamente ragione, che la Croce ne sia il simbolo, e assuma quindi la dignità di tali sofferenze. La Croce in sé è qualcosa di santo per la connessione che ha assunto L’Amico della Croce, incon la passione di Cristo. La L’Amico della Croce non è solo uno che si commuove con la vece, non è solo uno che si Santa Croce, come oggetto passione di Nostro Signore commuove con la passione di materiale, è sacra per questo Gesù Cristo. Deve avere anche Nostro Signore Gesù Cristo. motivo. Quindi, la Croce delo spirito metafisico, l’amore Ci sono alcuni presupposti v’essere oggetto di una veneper il sublime, per il meraviglioso psicologici perché possiamo razione teologicamente ben essere validamente commossi fondata. (…) dalla Passione. E uno di questi presupposti è avere Continua la Lettera: “Se lo splendore di un tale lo spirito metafisico, cioè un distacco dal palpabile, nome mi rapisce, rimango sbigottito di fronte al suo dalla materia, e un interesse a ciò che è spirituale. peso. Quanti obblighi necessari e difficili racchiude Che cosa significa questo? Da una parte vuol infatti! Lo stesso Spirito Santo li esprime. «Voi siete dire che, affinché una persona possa comprendere il la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, valore del dolore e della sofferenza, deve apprezzare il popolo che Dio si è acquistato»”. i beni dello spirito e scollegarsi dalla materia. D’alQueste parole sono per noi piene di insegna- tra parte, c’è una sofferenza particolare nelle persone menti, affinché possiamo comprendere il nostro va- che disciplinano il proprio essere in modo tale da lore in quanto cattolici. Noi abbiamo un valore amare di più le cose dello spirito e di meno le cose perché siamo Amici della Croce. Dobbiamo sentire della materia. Questa disciplina implica una certa rila nostra vocazione alla luce di questo amore alla nuncia che è impossibile fare senza un certo dolore. Croce. (…) 32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
Questa sofferenza è propria a un vero Amico della Croce.
Ciò ha un riflesso anche nella vita quotidiana. Per esempio, se vogliamo essere fedeli allo spirito degli Amici della Croce, dobbiamo evitare assolutamente di vivere continuamente nella frivolezza, anche quando si maschera da eleganza. Riunirsi solo per scherzare, in un ambiente dove si è apprezzati nella misura in cui si è spiritosi, è l’opposto di un Amico della Croce. L’atteggiamento di un Amico della Croce suppone una formazione cattolica che sviluppi la virtù della serietà e l’amore per le cose metafisiche. Purtroppo la formazione cattolica moderna ha abbandonato questi punti. Noi, invece, dobbiamo capire che ciò che nella TFP attrae principalmente è proprio questo amore alla serietà. Possiamo quindi dire che l’amore per la Croce non finisce, né consiste nella semplice tenerezza di fronte alle infinite sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo sulla croce. Esso suppone una serie di premesse e una certa formazione spirituale.
Figli del dolore
San Luigi Maria Grignion di Montfort così descrive l’Amico della Croce: “Figlio del dolore e della destra, generato dal suo cuore dolorante, nato dal suo fianco trafitto e tutto imporporato del suo sangue. Per questa sua nascita cruenta, egli non respira che Croce, sangue e morte al mondo, alla
carne e al peccato, al fine di condurre sulla terra una vita nascosta con Cristo in Dio”.
Vedete il tono tragico. Questa è la nascita di un Amico della Croce, figlio della destra. È qualcosa che arriva nel mezzo della tragedia e del sangue. Viene dal cuore dolorante di Gesù. È paragonabile alla nascita di un bambino. Il parto avviene attraverso il cuore aperto da una lancia. È così che nascono gli Amici della Croce. Poi vanno in giro coperti nel Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. Sono figli della tragedia, sono figli della morte, sono figli dell’ultima agonia. Non sono figli del piacere, ma del dolore. E sono nati per la sublimità di queste prospettive. Non sono nati per la frivolezza né per le buffonate, ma per la profondità di queste prospettive. Siamo nati dalle Sacratissime Piaghe di Nostro Signor Gesù Cristo, siamo nati dalle Sue sofferenze, siamo nati dall’ultimo Suo olocausto quando Longino squarciò il Suo Cuore.
Questo è il tono che la Chiesa dovrebbe avere, specie durante le liturgie della Settimana Santa, e non quelle canzonette moderne. Oggi purtroppo si è diffuso un tipo di liturgia sempre festoso, felice, frizzante. Questo non è l’ambiente della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, sempre risplendente di tristezza e intrisa del dolore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
* Tratto dalla registrazione magnetofonica delle riunioni, tenutesi dal 20 maggio al 7 ottobre 1967 a San Paolo del Brasile. Senza revisione dell’Autore. I sottotitoli sono redazionali.
Siamo nati dalle Sacratissime Piaghe di Nostro Signor Gesù Cristo, siamo nati dalle Sue sofferenze, siamo nati dall’ultimo Suo olocausto quando Longino squarciò il Suo Cuore. Questo è il tono che la Chiesa dovrebbe avere, specie durante le liturgie della Settimana Santa, e non quelle canzonette moderne
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 33
Il cammino verso la perfezione *
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
di Plinio Corrêa de Oliveira
Com’è l’itinerario dell’anima verso la perfezione spirituale? Quali le forze che vi agiscono? Quali i pericoli? Un testo inedito di Plinio Corrêa de Oliveira
34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
D
obbiamo analizzare bene, descrivere psicologicamente lo stato di spirito di chi cerca la perfezione.
Il gaudio della perfezione
Di fronte a una cosa perfetta, l’uomo prova gaudio. Gli piace trovare una cosa perfetta, e ne prova piacere. Questo è un atteggiamento buono.
Do un esempio. Anni fa parlavo con una persona libertina, molto più grande di me, che trascorse buona parte della sua vita nella Parigi dell’entre deux guerres, godendosi i piaceri mondani che offriva la Ville Lumière. Ogni tanto, però, egli si annoiava della vita sregolata e rimaneva in hotel a leggere Camões (1). Mi commentava: “Com’è bello! Quanto mi appassiona Camões!”. Era dunque un libertino che aveva conservato in fondo all’anima un piccolo resto di rettitudine. Di fronte a una poesia molto bella, rimaneva estasiato. È un gaudio molto diverso da quello che gli offrivano i piaceri immorali. È anzi il contrario.
Quando un uomo si butta nella vita immorale, sveglia in sé una gamma di appetenze e di aspirazioni che non hanno niente a che fare con la perfezione metafisica, anzi lo allontanano da essa. Sono piaceri rivolti esclusivamente al proprio godimento. Se egli, però, conserva nell’anima un tratto di pulizia, di coerenza, di candore, nel vedere una cosa bella, prova gaudio. I primi sono piaceri interessati, diversi e opposti ai piaceri disinteressati che offre la perfezione.
Questa tendenza alla perfezione dà all’uomo una sensazione di pienezza e di sufficienza, che è imparagonabile. La castità, per esempio, dà questo in modo eccellente. La persona casta prova una sorta di sufficienza, una serenità, un benessere che è di ordine metafisico. Essa sente che è ordinata secondo il proprio essere, sente che sta perfettamente inserita nell’ordine dell’universo che tende all’Assoluto, cioè a Dio. La castità è un desiderio del Cielo.
È l’opposto del piacere lascivio, sensuale. Questi è un godimento fine a sé stesso, senza niente di metafisico, un godimento che tende parimenti a una sorta di pienezza verso il basso che, però, non potrà mai raggiungere. Un tale godimento rompe l’ordine dell’essere, offrendo un piacere sensuale che distoglie da quello spirituale. Il primo è un piacere disinteressato, orientato al bene spirituale della persona e perfettamente inserito nell’ordine dell’essere. Il secondo è interessato, e porta la persona nella direzione opposta. La Rivoluzione (2) cerca in ogni modo di svegliare e fomentare negli uomini il godimento sensuale, fine a sé stesso. Dall’altra parte, la Chiesa e la grazia divina lavorano per svegliare in noi l’élan (impulso) verso l’Assoluto.
Qual è la natura del piacere disinteressato?
L’uomo sente naturalmente la propria fragilità, la propria contingenza, sente che è incompleto, limitato. Per rimediare a tale contingenza, egli prova una profonda aspirazione ad arrivare alla propria pienezza, che si traduce in un desiderio di contemplare cose perfette nelle quali possa riposare, completarsi e quindi giungere alla sua pienezza. Questo dà un piacere che non è fine a sé stesso, è un piacere retto, metafisico che non si basa sulle cose precarie ma, sgorgando dal più profondo dell’essere, punta verso un fine che è assoluto, eterno. Io sono convinto che la visione beatifica che avremo in Cielo sarà così.
Dobbiamo imparare a sentire il gaudio della perfezione, dobbiamo imparare a sentire la nostra perfezione spirituale, dobbiamo sentire che baciamo l’Assoluto, baciamo i piedi di Dio. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 35
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira La tendenza alla perfezione dà all’uomo una sensazione di pienezza e di sufficienza, che è imparagonabile. La castità, per esempio, dà questo in modo eccellente. La persona casta prova una sorta di sufficienza, una serenità, un benessere che è di ordine metafisico A sin., S. Luigi Gonzaga
Per lo stesso dinamismo delle passioni, quando l’uomo cede, anche minimamente, al piacere sensuale, facilmente cade in una sorta di fiume impetuoso che lo può trascinare fino agli estremi del peccato. A volte basta intingere un dito in questo fiume per esserne travolto. L’unica soluzione è non concedere niente. È la classica immagine dell’uomo in piede su una grande palla. Questo è l’uomo casto. Finché egli si terrà fermo, eretto, potrà mantenere l’equilibrio. Basterà, però, un piccolo movimento perché cominci a traballare, rischiando quindi di scivolare giù.
La perseveranza del casto dipende dal conservare questa posizione eretta, fiera e sfidante. Dipende dal saper provare il gaudio della castità. La castità dà un’euforia che è l’opposto del godimento lascivo. Ecco i due poli di attrazione dell’uomo che, in fondo, sono Dio e il demonio. L’attrazione verso uno o l’altro polo suscitano nell’uomo reazioni totalmente diverse. Dobbiamo imparare a sentire il gaudio della perfezione, dobbiamo imparare a sentire la nostra perfezione spirituale, dobbiamo sentire che baciamo l’Assoluto, baciamo i piedi di Dio.
Il dinamismo del cammino verso la perfezione
Qual è il dinamismo della tendenza alla perfezione? Quali gli ostacoli?
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Per causa del peccato originale, in ogni uomo ve ne sono in realtà due. Un uomo è rivolto al desiderio di perfezione, con un dinamismo proprio: quanto più aspira alla perfezione, più prova il desiderio di innalzarsi ancora. La perfezione è come una calamita: quanto più ci si approssima, più aumenta la sua forza d’attrazione.
Vi è, però, l’altro uomo. Perfino nel più santo dei santi, rimane in ciò che potrei chiamare il sotterraneo dell’anima, una sorta di gemito che tira verso il basso. Il cammino alla perfezione è pieno di delizie, ma comporta anche una croce: silenziare continuamente questo gemito che richiama verso il basso. La soluzione non consiste nel soddisfare questo gemito in un piccolo punto, cercando così di accontentarlo nella vana speranza che si tenga fermo. Questa sarebbe la tattica fallimentare del “cedere per non perdere”. La soluzione consiste nel non abbandonare la posizione eretta, amandola sempre di più. La soluzione consiste nel fare del desiderio di perfezione il senso della propria vita. Il pericolo più insidioso, però, è fermarsi lungo la salita verso la perfezione. Nel momento in cui la persona dice: “Ho già fatto abbastanza, ora basta, mi prendo una pausa”, in quel momento apre la porta alla belva del sotterraneo. O è tutto o è niente! Io non mi posso fermare lungo la salita verso la perfezione perché rischio di scivolare giù fino in fondo. Questo “basta” è già un atto di connivenza con la belva. Ecco l’inizio di ogni decadenza spirituale. Questo “basta” nasce dall’illusione che si possa cedere in un punto secondario, magari di per sé lecito ma meno perfetto, senza che la belva si svegli. Facendo così, però, entra il piacere fine a sé stesso. E comincia la decadenza. Analizziamo la genesi di questo “basta”.
L’origine della decadenza spirituale
Nella vita spirituale, quando si sale molto in alto, l’uomo può provare una sorta di vertigine che
suscita una domanda: “Dove mi sono messo? È questo che io voglio?”. Egli quindi s’interroga: “Per tanti anni mi sono dato alla Chiesa, all’apostolato, alla preghiera, alle opere di bene. Ho dato tutto. Alla fine, cosa è rimasto per me? Chi sono io adesso?”. La tentazione è di credere che non si sia nessuno, soprattutto se ci si confronta con i modelli mondani: “Sono celebre? Ho fatto carriera? Mi sono goduto la vita? Io ho dato, dato, dato, ed ecco che adesso le mie mani sono vuote!”.
* Testo tratto dalla registrazione magnetofonica d’una riunione per la Commissione di studi americani del 31 luglio 1989, a San Paolo del Brasile. Senza revisione dell’autore. I sottotitoli sono redazionali.
1. Luís de Camões (1524-1580), il più celebre poeta portoghese, autore tra l’altro de “I Luisiadi”. 2. Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, Luci sull’Est, Roma, 1988.
La risposta giusta è capire che si è fatta la cosa più importante in assoluto: si è costruita la propria anima, approssimandosi in questo modo a Dio. Pensate a santa Giovanna d’Arco. Posso immaginare che sul rogo lei abbia avuto la tentazione di rimpiangere le sue scelte di vita. Come sarebbe stato tutto più facile se non avesse ascoltato le voci! Sarebbe rimasta a Domrémy, nella vita tranquilla e spensierata di una contadina agiata. Invece, eccola condannata a morte come strega dalla Santa Inquisizione! Lei, la Vergine di Lorena, Gonfaloniere del Re, vincitrice di tante battaglie, bruciata viva come una strega! Lei aveva abbandonato tutto per l’amore di Dio, e adesso finiva sul rogo. La sua vita non sarà stata un grande bluff? Che cosa le era rimasto? Era rimasta una grandissima anima, un’anima perfetta, che nell’atto di morire martire poteva ripetere le parole di Nostro Signore: “Padre mio, nelle Tue mani affido il mio spirito!”. Era rimasta una grande santa che le generazioni future, fino alla fine del mondo, avrebbero venerato.
Che cosa era rimasto a Santa Giovanna d’Arco? Era rimasta una grandissima anima, un’anima perfetta, che nell’atto di morire martire poteva ripetere le parole di Nostro Signore: “Padre mio, nelle Tue mani affido il mio spirito!”.
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Il mondo delle TFP
Italia: nuovo libro di Plinio Corrêa de Oliveira sugli angeli
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a pandemia da COVID ha scombussolato un po’ tutto, perfino i tempi dell’editoria. Pensavamo che avremmo avuto già a Natale l’ultimo libro di Plinio Corrêa de Oliveira «L’angelica milizia. Gli angeli nel panorama attuale della Chiesa e del mondo» e, invece, la pubblicazione è slittata a marzo-aprile.
Plinio Corrêa de Oliveira ha scritto e parlato molto sugli angeli. La sua è un’angelologia perfettamente inserita nel pensiero contro-rivoluzionario. Un suo discepolo ha pazientemente raccolto questo tesoro, sistemandolo e traducendolo all’italiano. Dopo anni di lavoro, siamo contenti di poter annunziare che il testo finale è pronto e che sarà pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Cantagalli.
“Credo che l’ora di parlare sugli angeli sia arrivata – scrive Plinio Corrêa de Oliveira – Più la situazione contemporanea diventa insolubile, misteriosa e terribile, più sono convinto che la soluzione sia un’apertura all’universo angelico”. Oltre al suo valore dottrinale, questo libro si configura come una vera e propria “arma da combattimento” per contrastare le cattive tendenze del momento. Per prenotare la sua copia, scriva un messaggio a info@atfp.it oppure chiami allo 06/8417603.
Irlanda: commenti alla “Lettera circolare agli amici della Croce”
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el 1967, in preparazione alla consacrazione della TFP brasiliana al Cuore Immacolato di Maria, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira fece una serie di ben quindici riunioni commentando la “Lettera circolare agli amici della Croce” di san Luigi Maria Grignion di Montfort. Si tratta di una delle grandi opere del santo, insieme al “Trattato della Vera Devozione a Maria Santissima”, e fu scritta dopo un lungo ritiro spirituale dal quale uscì con l’anima così piena di amore per la Santa Croce da volerne incendiare la terra.
“Il libro – commenta il pensatore brasiliano – ha due scopi: primo stimolare l’amore alla Croce e, secondo, offrire agli Amici della Croce argomenti contro i suoi nemici”. In questo senso, la Lettera è un vero e proprio invito a una crociata. Lo stesso santo scrive: “Amici della Croce, voi siete un gruppo di crociati uniti per lottare”. Commenta Plinio Corrêa de Oliveira: “San Luigi Grignion definisce gli Amici della Croce come crociati. Essere amici della Croce implica lottare per la Croce, implica assumere un atteggiamento combattivo contro i nemici interni ed esterni. San Luigi Maria Grignion di Montfort era uno spirito combattivo, c’è sempre qualcosa di infuocato e aggressivo in lui. Spesso e volentieri egli assume nei confronti dei nemici di Dio un atteggiamento aggressivo”. Raccogliendo i luminosi commenti del leader cattolico brasiliano, la TFP americana ne pubblicò nel 2014 una traduzione inglese, ora riproposta dall’Irish Society for Christian Civilisation. La situazione di pandemia non permetterà, almeno nel prossimo futuro, di organizzare presentazioni pubbliche. Ma il libro è disponibile sul sito www.tfp.org. 38 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021
Brasile: “carovane” estive
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ome è ormai consuetudine, i giovani dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira hanno realizzato diverse “carovane” estive. Queste “carovane”, in stretto contatto col pubblico della strada anche nei luoghi più sperduti, permettono una penetrazione capillare, un’azione di presenza diffusa che conferisce grande efficacia agli ideali della Contro-Rivoluzione. Nella foto, i giovani di una “carovana” di fronte alla chiesa di Nossa Senhora dos Prazeres, sul Monte Guararapes, dove il 19 febbraio 1649 i cattolici brasiliani sconfissero i protestanti olandesi, cacciandoli per sempre dalle loro terre.
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Germania: niente multe per chi non vuole l’educazione sessuale
a campagna Kinder in Gefahr (Bimbi in pericolo), della TFP tedesca, ha lanciato un’iniziativa contro la “criminalizzazione” dei genitori che non vogliono che i loro figli partecipino ai corsi scolastici di educazione sessuale. Allo stato attuale, tali genitori vengono multati. La TFP ha quindi indirizzato una Petizione alla Conferenza dei ministri della Pubblica Istruzione sollecitandoli ad abolire tali sanzioni. Leggiamo nella Petizione:
“Molti genitori sono stati ripetutamente condannati a pagare multe per non aver permesso ai propri figli di frequentare corsi di educazione sessuale. Queste multe sono profondamente ingiuste e una violazione del diritto dei genitori all’educazione. Sono anacronistiche e costituiscono un atto di arbitrarietà e di prepotenza dello Stato.
si insegna come fare sesso ai bambini già dalla quarta elementare, facendogli poi accettare la “diversità sessuale”, in corsi spesso fatti da “drag queen”, è perfettamente comprensibile che molti genitori ne abbiano grandi riserve. Multarli è sproporzionato, ingiusto e discriminatorio.
“Vorrei quindi chiedervi di non penalizzare con multe la mancata frequenza ai corsi di educazione sessuale”.
“In vista dei contenuti dei programmi di educazione sessuale, dove per esempio
Si diffonde l’uso di drag queens per dare ai bambini corsi di “educazione sesuale” TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 39
Il mondo delle TFP
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Francia: simposio giovanile
niversitari di diversi Paesi europei si sono riuniti in Francia per un incontro di studio e di preghiera. Diversi relatori hanno letto e commentato brani di un simposio tenuto nel 1967 da Plinio Corrêa de Oliveira dal titolo “Chi siamo noi?”, che descrive la TFP e la sua vocazione. Lo scopo del simposio, secondo il noto pensatore e uomo d’azione brasiliano, è “stabilire una visione architettonica della causa cattolica nei giorni nostri”. Per avere la giusta impostazione di fronte ai problemi odierni, si deve partire da una corretta teologia della storia, alla luce della quale si può quindi
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comprendere il compito che spetta ai cattolici oggi. Questo compito non è altro che la sconfitta della Rivoluzione e lo stabilimento del Regno di Cristo sulla terra che, secondo quanto scrive S. Luigi Grignon di Montfort, sarà un regno mariano.
Le sere erano dedicate alla proiezione di diapositive sulle varie TFP, per familiarizzare i ragazzi con l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira.
La Santa Messa quotidiana in rito romano antico, la recita del Santo Rosario e il canto dell’Officio Parvo garantivano un alto livello di spiritualità.
USA: incontro universitario
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pprofittando del clima mite, l’Incontro universitario d’inverno della TFP americana si è tenuto a Ocala, Florida. Una trentina di giovani, provenienti da diversi Stati della Federazione, si sono dati appuntamento per una settimana di preghiera, conferenze, attività ricreative e azione pubblica. Il tema: “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione nel pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira”. Nei prossimi quattro anni, gli Stati Uniti dovranno affrontare una grande sfida. Insieme ai socialdemocratici, la vittoria di Joseph Biden ha portato al potere anche l’estrema sinistra, che sembra decisa a
dettare l’agenda. Espressioni come “governo socialista”, “governo arcobaleno”, “governo di rottura” – impensabili fino a poco tempo fa nel jergo politico americano – si fanno sempre più strada per definire l’Amministrazione Biden-Harris. Per contrastare questa deriva sinistrorsa, la TFP americana ha incrementato la sua azione preso i giovani, intenta a formare le nuove generazioni negli ideali cattolici e tradizionalisti, dando loro anche il coraggio di reagire pubblicamente. Perciò ha realizzato, nel centro di Ocala, una campagna di piazza invitando i cittadini a schierarsi contro il socialismo.
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Il mondo delle TFP
Colombia: “carovana” di giovani
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el mese di gennaio una “carovana” composta da quattordici giovani membri del Centro Cultural Reconquista, associazione consorella delle TFP, ha percorso ben quattro regioni colombiane, a cominciare da Valle del Cauca. I ragazzi diffondevano pubblicazioni e conclamavano il pubblico a restare fedele ai principi della santa fede cattolica, in mezzo al caos odierno. In ogni città, la campagna si chiudeva con un Rosario pregato nella piazza pubblica, al quale si sommavano molte persone del posto.
La Colombia sta attraversando un momento molto delicato. Sconfitta sul campo militare, la sinistra eversiva sta guadagnando ampi spazi politici, approfittando delle porte che una certa classe politica miope e cedevole, quando non apertamente traditrice, ha lasciato aperte. Proprio contro questo tradimento, il Centro Cultural Reconquista ha alzato la voce attraverso manifesti e manifestazioni pubbliche che, in modo strettamente pacifico e legale, vogliono svegliare il popolo colombiano, spronandolo a reagire.
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Irlanda: cattolici costringono la TV pubblica a chiedere scusa
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ella programmazione di Capodanno, la Raidió Teilifís Éireann’s (la Radio Televisione d’Irlanda) ha mandato in onda un’orribile bestemmia, presentando Dio Padre come uno stupratore.
L’Irish Society for Christian Civilisation, la TFP irlandese, ha prontamente reagito invitando i cattolici a pregare spontaneamente un Rosario pubblico di protesta e riparazione di fronte alla sede centrale della RTE, a Dublino. Più di trecento persone si sono unite all’atto, presieduto da una copia della Madonna pellegrina internazionale di Fatima. Gli agenti della Garda (Polizia nazionale) hanno minacciato di arrestare i partecipanti.
Nonostante ciò, il Santo Rosario di protesta e riparazione ha portato i suoi frutti. In ben due comunicati – uno rivolto al pubblico e l’altro ai propri dipendenti – la RTE ha chiesto “mille scuse” per “aver ferito i sentimenti degli spettatori” e per “aver infranto i propri standard”. Ecco un esempio di ciò che può accadere quando i cattolici si organizzano in modo pacifico e legale.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2021 - 43
La Pasqua si avvicina!
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pietra è stata messa al suo posto. Tutto sembra finito. È il momento in cui tutto comincia. È il radunarsi degli Apostoli. È il rinascere delle dedizioni, delle speranze. La Pasqua si avvicina! Nello stesso tempo l’odio dei nemici gira attorno al sepolcro e a Maria Santissima e agli Apostoli. Ma essi non hanno paura. E fra poco brillerà il mattino della Risurrezione.
Signore Gesù, possa anch’io non aver paura. Non aver paura quando tutto sembrerà irrimediabilmente perduto. Non aver paura quando tutte le forze della terra sembreranno nelle mani dei tuoi nemici. Non aver paura perché sono ai piedi della Madonna, vicino alla quale si raduneranno sempre, e sempre di nuovo, per nuove vittorie, gli autentici seguaci della tua Chiesa. Plinio Corrêa de Oliveira