TFP Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà", giugno 2016

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Anno 22, n. 69 - Giugno 2016 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova

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I trecento anni di un grande Apostolo della Madonna e della Contro-Rivoluzione:

S. Luigi Maria Grignion de Montfort


Un’immensa sensazione di orfanilità…

“I

l Brasile continua a essere cattolico apostolico romano, come sempre. Però, un’immensa sensazione di orfanilità spirituale si sta diffondendo nel paese”.

Così scriveva Plinio Corrêa de Oliveira nel 1976, con riferimento alla scandalosa penetrazione delle idee comuniste nel clero brasiliano sull’onda della Teologia della liberazione, e al silenzio quasi totale al riguardo delle autorità ecclesiastiche che, anzi, sembravano conniventi: “È sconvolgente che i signori cardinali, i signori vescovi, i signori monsignori, i signori canonici, i signori preti mantengano silenzio, o mezzo silenzio, di fronte a tali aberrazioni”. I brasiliani, concludeva, si sentivano smarriti, abbandonati, spiritualmente orfani.

Oggi, questa “immensa sensazione di orfanilità spirituale” stende la sua lugubre morsa in tutta la Chiesa. Nella sua ormai celebre intervista all’edizione tedesca della Catholic News Agency, Robert Spaemann, forse il maggiore filosofo cattolico oggi, parla chiaramente di “rottura sul piano antropologico e teologico” fra l’Esortazione apostolica Amoris Laetitia e il Magistero della Chiesa. “Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna – afferma Spaemann – il Papa avrebbe dovuto sapere che con un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi”.

Sballottati dalla tempesta, i fedeli non trovano una guida sicura, si sentono smarriti: “Crescono incertezza, insicurezza e confusione”. In assenza di una parola chiarificatrice da parte dei Pastori, si diffonde un po’ ovunque un’immensa sensazione di orfanilità spirituale. “Siamo un piccolo gregge abbandonato”, scrive Alessandro Gnocchi. L’insicurezza e la confusione sono il peggiore veleno per la Fede, che è una virtù fondata sulle certezze. Quando le certezze vengono a mancare, disciolte appunto dalla confusione, la Fede rischia

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di svanire. In questo senso, è difficile trovare nella storia della Chiesa una simile situazione. Recentemente un prelato ha dichiarato che, forse, siamo di fronte alla peggiore crisi nella storia di Santa Romana Chiesa.

Vogliamo una conferma? È proprio della persona insicura, smarrita e confusa non riconoscere la salvezza quando essa gli viene offerta.

Solo così si spiega che sia passata praticamente inosservata una ricorrenza che, invece, avrebbe dovuto essere l’oggetto di grandiose celebrazioni, non soltanto per la sua importanza intrinseca, ma anche per la carica di certezza, di serenità e di fiducia che comporta: i trecento anni della morte di san Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716).

Sopranominato “Dottor Mariano”, san Luigi de Montfort portò la mariologia verso orizzonti mai prima esplorati, inserendola in una vasta teologia della storia, soprattutto nel suo «Trattato della vera devozione a Maria». Secondo lui, l’immensa crisi che scuoteva sia la Chiesa (allora in preda all’eresia giansenista), sia la società civile (dove serpeggiavano le tendenze poi esplose nella Rivoluzione francese) era di natura morale e, quindi, spirituale. Nessuna via di uscita, dunque, che non passi per una conversione dei cuori, che può avvenire soltanto per mezzo di Maria Santissima, mediatrice universale di tutte le grazie. Maria, dunque, è la vera regina della storia. San Luigi de Montfort prevede profeticamente questa conversione, che aprirà l’era da lui chiamata “Regno di Maria”. Quando un numero congruo di fedeli abbraccerà la “vera devozione” alla Madonna, allora ci saranno i prodigi della grazia divina. La prospettiva monfortana, dunque, è atta a incutere forza e fiducia. Plinio Corrêa de Oliveira la chiamava “la bomba atomica della Chiesa”. Perché si usa questa “bomba atomica” per sollevare l’animo dei fedeli, mostrando loro una via d’uscita sicura e dolce, in quanto fondata sulla devozione a Maria Santissima? È uno dei grandi misteri dei giorni nostri.


Sommario Anno 22 n° 69, giugno 2016

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Editoriale Attualità La caduta del “socialismo del secolo XXI” Abbracciati al cadavere dell’ex fidanzata Un “nuovo lessico” per una “pastorale rivoluzionaria” La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario Per la vita e per la famiglia L’Olocausto bianco Polonia: verso il divieto totale all’aborto La cappa della TFP: un simbolo che parla di crociata Il mediocre e l’idealista Il gotico: immagine del Paradiso Il mondo delle TFP Sacro Cuore di Gesù: fornace ardente di carità

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Copertina: statua di san Luigi Maria Grignion de Montfort, nella nave centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. Foto Kenneth Drake.

Tradizione Famiglia Proprietà Anno 22, n. 69 giugno 2016 Dir. Resp. Julio Loredo

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Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Viale Liegi, 44 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Fax: 06/85345731 Email: info@atfp.it Sito: www.atfp.it CCP: 57184004 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Tipolito Moderna, via A. de Curtis, 12/A — 35020 Due Carrare (PD) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 3


Attualità

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Brasile: crisi politica suscita la nostalgia dell’Impero

a profonda crisi politica in cui versa il Brasile, con la fine dell’egemonia del Partito dei Lavoratori (PT), di tendenza marxista, accoppiata alla mancanza di un’alternativa valida per guidare il Paese verso nuovi orizzonti, ha avuto un contraccolpo insolito: il ritorno della nostalgia per l’Impero, col conseguente aumento del prestigio della Famiglia imperiale. Dopo essere stato per tre secoli sotto la Corona del Portogallo, nel 1822 il Brasile divenne indipendente, adottando quindi la forma monarchica di governo. Dom Pedro I, figlio del re Dom João VI di Portogallo, fu proclamato Imperatore del Brasile. Gli successe il figlio Dom Pedro II, che governò fino al 1889. La sua figlia primogenita,

la principessa Isabella, sposò Gaston d’Orléans, conte d’Eu, nipote del re Luigi Filippo di Francia. Nacque così la dinastia Orléans-Bragança, il cui capo oggi è S.A.I.R. il principe Dom Luiz.

“Perché non approfittare della crisi per restaurare la monarchia?”: è il titolo, provocatorio, apparso sul maggiore quotidiano brasiliano, la “Folha de S. Paulo”. Il principale portavoce del movimento monarchico, secondo il giornale, è Dom Bertrand d’Orleans e Bragança. “La nostra bandiera è verde e oro. Mai sarà rossa!”, ha dichiarato il principe. Insieme a tanti militanti monarchici, per lo più giovani, egli ha partecipato alle marce contro il governo socialista.

“La monarchia garantisce unità, stabilità e continuità – ha ribadito Sua Altezza – il Brasile prova oggi nostalgia di un regime che fa del paese ciò che deve essere: una nazione, cioè una grande famiglia con un destino comune da realizzare”. 

Alcuni membri della Famiglia imperiale all’uscita di una Santa Messa a Rio de Janeiro. Al centro, S.A.I.R. Dom Luiz d’Orléans e Bragança, capo della Casa Imperiale. Alla sua sinistra, i principi Dom Bertrand e Dom Antonio. Nel tondo: la corona imperiale del Brasile.

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“Ha il cervello di un portacenere vuoto”

e dichiarazioni di Sven Mary, avvocato del terrorista Salah Abdeslam, uno dei responsabili per le stragi di Parigi, poi arrestato nel Belgio, apre uno squarcio sulla mentalità di certi jihadisti:

“È un piccolo scugnizzo di Molenbeek, venuto dalla piccola criminalità, piuttosto un seguace che un leader. Ha il cervello di un portacenere vuoto. È di una vacuità abissale. Egli crede di essere in un videogioco. È l’esempio perfetto della generazione internet. Una volta gli chiesi se avesse letto il Corano. Egli rispose che aveva letto la sua interpretazione su internet”. 

Argentina: gigante soggiogato dal populismo

U

n recente studio della FAO (Food and Agriculture Organization), delle Nazioni Unite, mostra che, utilizzando razionalmente il suo sterminato territorio, incorporando le nuove tecnologie agricole e lasciando mano libera ai produttori, l’Argentina potrebbe, da sola, alimentare 600milioni di persone già nel 2020. Lo stesso studio mostra inoltre come quasi tutti i paesi latinoamericani abbiano la capacità di “rompere il ciclo della povertà e dell’insicurezza alimentare”. Allora, qual è il problema? Il problema si sintetizza in una parola: “populismo”. Spinto da un vero odio contro i proprietari terrieri e contro il diritto di proprietà privata e di libera iniziativa, il governo peronista dei coniugi Kirchner (prima Nestor e poi Cristina) ha implementato una politica agraria impostata al socialismo più bieco: divieto di esportazione di determinati prodotti, quote fisse per l’esportazione di altri, tasse alle stelle per

tagliare il lucro dei produttori, divieto di finanziamenti oltre un certo tetto, prezzi fissi per la vendita all’interno del paese e via dicendo.

Il risultato non si fece aspettare: la “paralisi della campagna argentina”, come la definì Marcelo Panelo, presidente della Sociedad Rural Argentina. Paralisi che, a sua volta, provocò una delle peggiori crisi finanziarie della storia. “Fanno tutto al rovescio”, sentenziò il leader agricolo, riferendosi al Governo. L’esportazione di carne crollò del 75%, la raccolta di grano nel 2014 fu la peggiore degli ultimi secoli, ecc. Di conseguenza, anche il consumo alimentare pro capite si abbassò notevolmente, mentre l’indice di povertà schizzava verso l’alto. Aveva ragione il teologo uruguaiano Ignacio Bojorge, nel definire il populismo “un salvagente di piombo per i poveri”. 

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Attualità

La caduta del “socialismo del secolo XXI”

Argentina: dopo dodici anni di disastroso “kirchnerismo” (prima con Nestor Kirchner e poi con la moglie Cristina), nel novembre 2015 gli elettori argentini hanno scelto il candidato dell’opposizione, Mauricio Macri, con la chiara intenzione di voltare pagina. “La vittoria di Macri sgonfia il populismo – titolava un quotidiano online di Buenos Aires – questo suppone un durissimo colpo al peronismo e al kirchnerismo”.

Venezuela: meno di un mese dopo, il popolo venezuelano voltò le spalle al regime “bolivariano” inaugurato da Hugo Chávez. In uno storico risultato, l’opposizione riuscì a stravincere le amministrative, passando quindi a controllare con maggioranza assoluta il Parlamento. “Il risultato suppone uno schiaffo monumentale per il presidente Nicolás Maduro – commentava il noto quotidiano di Madrid El País – e suppone un colpo alla rivoluzione bolivariana e al socialismo del secolo XXI, che soffre la sua seconda sconfitta in due settimane, dopo la vittoria di Macri alle presidenziali in Argentina”. Bolivia: ancora qualche settimana, ed ecco che il popolo boliviano pronuncerà un “NO” secco al tentativo del presidente Evo Morales, rappresentante del cosiddetto “socialismo indigeno”, di ottenere il quarto mandato con- secutivo. Sottomesso a referendum, l’esito è stato sfavorevole a Morales, segnando così l’inizio della fine della sua carriera politica.

Brasile: il Partito dei Lavoratori (PT) aveva preso il potere nel 2003. In appena dodici anni – prima con Luiz Inácio “Lula” da Silva e poi con Dilma Rousseff – il populismo pietista ha ridotto il

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Brasile da settima potenza economica mondiale a paese in recessione. Facendosi eco alle oceaniche manifestazioni popolari di protesta, il Parlamento ha approvato una procedura di impeachment nei confronti di Rousseff, aprendo così la via per l’estromissione del PT dal potere. “Il PT sta morendo – ha scritto un opinionista brasiliano – la sua fine è vicina”.

Perù: dopo cinque anni di governo di sinistra, il presidente Ollanta Humala ha visto sfumare il tentativo di imitare i coniugi Kirchner, facendo eleggere la moglie come successore. Il primo turno delle presidenziali ha conferito un’ampia maggioranza ai candidati del centro-destra. La concorrente della sinistra, Verónika Mendoza, è arrivata solo al terzo posto, staccata da più di venti punti. Col titolo “Il conservatorismo va di moda”, un noto giornalista di sinistra ha commentato: “Ci si domanda se non esista l’intento di trasformare il Perù nell’epicentro conservatore più grande dell’America Latina”. Cile: la presidente socialista, Michelle Bachelet, che aveva promesso una “rivoluzione totale”, ha visto l’indice di approvazione calare al 19%, mentre quello di rigetto è schizzato al 72%. Probabilmente Bachelet finirà il suo mandato costituzionale, ma la sua rivoluzione sembra proprio finita.

Colombia: il presidente Juan Manuel Santos si è imbarcato in una politica di “dialogo” con la guerriglia comunista delle FARC, cercando con loro un accordo che, in pratica, lascerebbe nelle loro mani intere provincie. Questa politica arrendevole nei confronti del comunismo è rigettata dall’80% dei colombiani. L’indice di approvazione di Santos è crollato al 9%, il più basso della storia.


Abbracciati al cadavere dell’ex fidanzata

di Julio Loredo

I l “socialismo del secolo XXI” latinoamericano sta crollando, paese dopo paese, ripudiato da quello stesso popolo che esso affermava di servire. Enigmaticamente, però, una certa sinistra cattolica si ostina nell’appoggiarlo. È come se qualcuno fosse così stregato dalla propria fidanzata, che vi resta abbracciato anche dopo la sua morte prematura…

C

ome in un domino, il “socialismo del secolo XXI” latinoamericano sta crollando, paese dopo paese, ripudiato da quello stesso popolo che esso affermava di servire. Stufi di tanta miseria, corruzione e agitazione sociale, i latinoamericani stanno mandando a casa, per vie elettorali, i vari regimi “populisti” fino a ieri sbandierati come l’onda del futuro. I commentatori parlano di un’“ondata conservatrice” che percorre il continente.

L’attuale panorama latinoamericano è, dunque, assai chiaro, eccetto che in un punto fondamentale, che resta enigmatico come l’effigie di Giza: l’appoggio che, nonostante tutto, una certa sinistra cattolica si ostina a dare a regimi ormai moribondi, o già morti e in putrefazione. È come se qualcuno fosse così stregato dalla propria fidanzata, che vi resta abbracciato anche dopo la sua morte prematura…

Nel 1984, un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede condannava esplicitamente la Teologia della liberazione. Poco dopo, il crollo del socialismo reale, con il contestuale abbandono del marxismo, portò questa corrente a un lungo declino. Ovunque cominciarono a trionfare schemi del tutto opposti, producendo un benessere generalizzato e facendo sì che diversi Paesi latinoamericani potessero accedere alla categoria di “potenze emergenti”. L’America Latina sembrava aver esorcizzato i demoni del socialismo populista.

Una nuova stagione rivoluzionaria

Allo scoccare del nuovo secolo, però, l’ascesa di Hugo Chávez in Venezuela, di Fernando Lugo in

Il perfetto compagno di viaggio

La fiammata rivoluzionaria degli anni 19601980, che portò l’estrema sinistra al potere in alcuni paesi latinoamericani, aveva contato sull’appoggio decisivo della cosiddetta “Teologia della liberazione”. Questa non faceva segreto delle proprie intenzioni: instaurare il socialismo e il comunismo ovunque possibile, mascherandolo da “Regno di Dio sulla terra”. A volte come protagonista, a volte come compagno di viaggio, il movimento della Teologia della liberazione partecipò a tutte le cause rivoluzionarie dell’epoca, apportandovi l’importante supporto dei cattolici.

Nell’avversare l’ordine tradizionale, si associava poi la cosiddetta “Teologia del popolo”, di matrice argentina. Pur rigettando il marxismo, questa teologia proponeva tuttavia schemi ugualitari e rivoluzionari che poco si discostavano da quelli proposti dalla sua più nota “cugina”.

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Attualità

Incredibile ma vero: deodorante “al dettaglio”

L

a terribile crisi economica provocata dal “socialismo bolivariano” in Venezuela raggiunge risvolti tragicomici. Ecco che si molteplicano i negozi di strada che offrono deodorante “al dettaglio”: per l’equivalente a 15 centesimi di euro, il cliente può eseguire un’applicazione di deodorante in ogni ascella.

Noi ridiamo, ma ci sono persone, anche di Chiesa, che difendono a spada tratta questo regime fallimentare, in nome di un non meno precisato “populismo”.  Paraguay, di Luiz Inácio “Lula” da Silva e poi di Dilma Rouseff in Brasile, dei coniugi Kirchner in Argentina, di Rafael Correa in Ecuador, di Evo Morales in Bolivia, di Daniel Ortega in Nicaragua e altri, fece balenare il miraggio di una nuova stagione rivoluzionaria nel continente. Evitando la parola “comunismo”, si cominciò a parlare di “populismo”, di “bolivarianismo”, di “socialismo del secolo XXI”. E la sinistra cattolica cominciò di nuovo a esultare. Questi regimi non nascondevano la loro predilezione per la dittatura marxista cubana, che nel frattempo era passata dalle mani di Fidel Castro a quelle del fratello Raúl.

Coincidenza o meno, anche la Teologia della liberazione ebbe un’inaspettata risurrezione in ambienti di Chiesa, perfino altolocati. Si cominciò a parlare dello “sdoganamento” di questa corrente rivoluzionaria, al punto che padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha potuto dichiarare: “Ormai la Teologia della liberazione è entrata a far parte della vita della Chiesa”.

Il sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez, ritenuto il “padre fondatore” della Teologia della liberazione, è stato ricevuto due volte in udienza da Papa Francesco, e ha avuto l’onore di presentare i suoi ultimi libri in Italia insieme a diversi cardinali della Curia Vaticana, tra cui Müller e Maradiaga.

Il “fattore Francesco”

Ha contribuito senz’altro alla nuova stagione, anche se un po’ tardivamente, l’elezione, nel marzo 2013, del primo Papa latinoamericano, che non na8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016

sconde le sue simpatie per le correnti populiste, specie per il peronismo argentino.

Nel primo anno del suo pontificato, quasi tutti i leader della sinistra latinoamericana, compreso Raúl Castro, sono stati ricevuti in udienza, con non pochi segni di cordialità e vicinanza, fatto ampiamente glossato dagli organi di propaganda dei vari regimi. L’argentina Cristina Kirchner, per esempio, è stata ricevuta ben tre volte. Nell’ottobre 2014, organizzato dal Pontificio Consiglio Iustitia et Pax, in collaborazione con la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e col deciso sostegno di Papa Francesco che vi partecipò, si è tenuto in Vaticano un “Incontro mondiale dei Movimenti popolari”, con l’intervento di movimenti populisti latinoamericani ed europei. L’Italia era rappresentata dal Centro sociale Leoncavallo. Ospite d’onore, il presidente boliviano Evo Morales, figura di riferimento del cosiddetto “socialismo indigeno”, con cui il Pontefice ha avuto un incontro amichevole. È lui, lo ricordiamo, che pochi mesi dopo regalerà al Pontefice un Crocefisso con la falce e il martello.

Nel suo intervento, Papa Francesco esortò i presenti: “Andate avanti con la vostra lotta, cari fratelli e sorelle!”.

Uno degli organizzatori, il brasiliano João Pedro Stédile, leader del Movimento dos Sem-Terra, di orientamento marxista, dichiarò: “Il Papa ha dato un grande contributo con un documento irreprensibile, più a sinistra di molti di noi. Noi marxisti lottiamo insieme al Papa per fermare il diavolo del capitalismo”. Stédile si augurava che dall’incontro in


Vaticano potesse nascere “uno spazio internazionale dei movimenti popolari nel mondo”.

Pochi mesi dopo, durante un viaggio in America del Sud, Papa Francesco fece tappa a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, per partecipare di nuovo al “Incontro mondiale dei Movimenti popolari”. E anche questa volta esortò i militanti della sinistra: “Continuate con la vostra lotta!”. Più di un comentatore ha manifestato la preoccupazione che questi interventi potessero essere interpretati come un tentativo di far rivivere la sinistra populista, già allora in crisi.

“Non so cosa dire…”

Il tentativo, però, sembra non aver portato i frutti agognati. La barca della sinistra populista latinoamericana ormai fa acqua da tutte le parti. E l’ondata conservatrice si fa sempre più forte.

Di fronte al crollo del progetto populista – orfano di appoggio popolare – la reazione della sinistra cattolica è stata di aggrapparsi ai regimi moribondi. Per esempio, fra i pochi a difendere a spada tratta il traballante governo del Partito dei Lavoratori in Brasile, vi è il teologo della liberazione fra Betto. In Perù, il movimento della Teologia della liberazione ha appoggiato la candidata della sinistra, Verónika Mendoza, arrivata solo al terzo posto alle recenti elezioni politiche, staccata da più di venti punti dai due candidati del centro-destra.

Più recentemente, Rafael Correa, presidente dell’Ecuador, uno degli ultimi populisti rimasti in carica, è stato invitato in Vaticano per tenere una conferenza sull’enciclica “Centesimus Annus” di

Giovanni Paolo II. Ha dovuto interrompere la visita in fretta e furia, a causa del terribile terremoto che ha colpito il suo Paese proprio mentre era a Roma.

Per ora, Papa Francesco sembra disorientato. Nel viaggio di ritorno dall’America del Sud, un giornalista colombiano gli ha rivolto una domanda piuttosto diretta. Ecco lo scambio:

Giornalista: In questa occasione vorrei farLe una domanda particolare. È un argomento specifico che ha a che fare con un cambiamento politico in America Latina, compresa l’Argentina, il Suo Paese, nel quale c’è ora il signor Macri dopo dodici anni di “kirchnerismo”. Il continente sta cambiando. Che cosa pensa di questi cambiamenti e della nuova direzione della politica latinoamericana, del Continente dal quale Lei stesso proviene?

Papa Francesco: Io ho sentito qualche opinione, ma davvero di questa geopolitica, in questo momento non so cosa dire, davvero. Davvero, non so. Perché, ci sono problemi in parecchi Paesi su questa linea, ma davvero non so perché come è incominciato, non so perché. Davvero. Che ci sono parecchi Paesi latinoamericani in questa situazione un po’ di cambiamento, questo è vero, ma non so spiegarlo.

I veri amici del popolo

“I veri amici del popolo sono i tradizionalisti”, scrisse Papa s. Pio X. “I veri amici del popolo sono gli anti-populisti”, potremmo dire noi. Ovunque il popolo – quello vero – sta rigettando il socialismo del secolo XXI. Saprà la sinistra cattolica cogliere i segni dei tempi? 

1995: una lucida previsione

“Non so se avrò il dolore di vedere in Brasile un governo dei Partito dei Lavoratori (PT), creato dalla sinistra cattolica e dalla Teologia della liberazione. Chi, però, vivrà in quel periodo fatidico, si accorgerà che ci vorranno almeno almeno cinquant’anni per rimettere il Brasile a posto. Non parlo soltanto, né principalmente, dell’aspetto economico, bensì di quello psicologico. Sarà molto difficile ristabilire la criteriologia del brasiliano, demolita dallo pseudo paternalismo del Partito dei Lavoratori”. (Plinio Corrêa de Oliveira, intervista al giornalista Hélio Brambilla, rilasciata dal leader cattolico brasiliano nel giugno 1995, poco prima della sua morte)

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Sinodo sulla famiglia

Intervista a Guido Vignelli

Un “nuovo lessico” per una “pastorale rivoluzionaria”

La impostazione dei due Sinodi sulla famiglia Il dibattito intorno ai due Sinodi dei vescovi ha suscitato reazioni opposte. Alcuni commentatori hanno concluso che i Sinodi non hanno cambiato nulla di sostanziale. Ma è proprio così? Abbiamo intervistato Guido Vignelli, per venti anni direttore del “Progetto SOS Ragazzi”, già componente della Commissione sulla Famiglia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, autore di un libretto di prossima pubblicazione, proprio sui problemi sollevati dalla nuova pastorale. Dottor Vignelli, si prevedono cambiamenti nella pastorale familiare?

Sia i due Sinodi episcopali, sia la conseguente esortazione pontificia Amoris laetitia, hanno proposto «un nuovo lessico che rivoluziona la pastorale», come avverte il quotidiano della C.E.I. Avvenire (24 aprile 2016). Si può quindi prevedere che questo “lessico rivoluzionario” eserciterà sempre maggiore influenza non solo nella problematica familiare ma anche nella intera vita della Chiesa.

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A chi sostiene che questa svolta cambierà la pastorale ecclesiale non nella sostanza, ma solo nello “stile” di esprimersi e di agire, bisogna obiettare che è proprio questo campo delicato e scivoloso a fare problema. I mutamenti nel linguaggio e nella prassi possono essere decisivi perché, quando il modo di esprimersi e di agire cambia, anche le cose tendono a cambiare.

Il messaggio sinodale s’impone non tanto per le sue diagnosi e terapie, quanto per la sua esplicita intenzione di promuovere una «conversione» del linguaggio e della prassi che favorisca un «rovesciamento di prospettiva» nella pastorale familiare, come hanno detto i cardinali che hanno presentato alla stampa l’esortazione pontificia. La “conversione” consiste nell’adeguare criteri, metodi e mezzi ecclesiali (compresi i Sacramenti!) alla pretesa dell’uomo moderno di agire seguendo la propria coscienza. Il “rovesciamento” consiste nel porre non più i mezzi al servizio del fine, bensì il fine al servizio dei mezzi, ossia nel porre verità e legge evangeliche al servizio della pastorale ecclesiale.

A tal fine, i Sinodi hanno avviato una pericolosa tendenza a considerare il modello evangelico del matrimonio e della famiglia come se fosse una teoria bella ma astratta e troppo difficile da realizzare, che quindi bisogna adeguare alle situazioni mediante eccezioni, deroghe e licenze. In questo modo, però, l’ideale evangelico del matrimonio e della famiglia perde il suo rigore ideale, e con questo anche la sua forza di seduzione e di attrazione.


Quali cambiamenti sono favoriti dal nuovo linguaggio sinodale?

Il nuovo linguaggio sinodale è dominato da alcune parole-chiave che – mediante correlative massime, formule e slogan – impostano i problemi esaminati e orientano le soluzioni proposte in modo da suggerire un cambiamento sostanziale dell’intera prassi ecclesiale.

In astratto, queste parole-chiave sono comuni e innocenti. In concreto, però, esse sono inserite in un contesto che attribuisce ad esse un significato fuorviante, esercitando una pericolosa influenza su chi le usa, manipolandone sensibilità e mentalità mediante una tecnica di persuasione psicologica occulta impiegata dai sistemi propagandistici, ad esempio da quello pubblicitario.

È per questo che tali parole possiamo definirle “talismaniche”, assimilandole alle formule magiche. Esse cioè non si limitano a esprimere ciò che significano (una idea, un valore, un giudizio), ma tendono a realizzare ciò che significano, ossia a produrre un effetto (una scelta, una posizione, un comportamento) capace di sedurre un ascoltatore ingenuo o conformista. Chi usa tali parole quindi viene inconsciamente spinto in una precisa direzione, fino ad essere “trasbordato” da una posizione vecchia a una nuova. Questo tipo di parole e lo sleale meccanismo che innescano fu egregiamente analizzato dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira, nel suo saggio intitolato «Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo» (1965, nuova edizione italiana Il Giglio, Napoli 2012).

Quali sono le “parole talismaniche” emerse dai due Sinodi?

Secondo autorevoli protagonisti e osservatori, le parole-chiave dominanti nel dibattito sinodale sono state le seguenti: pastorale – misericordia – ascolto – discernimento – accompagnamento – integrazione. In effetti, queste parole ricorrono molto spesso negli atti ufficiali: pastorale 90 volte, misericordia 48, discernimento 45, accompagnamento 102; la parola integrazione ricorre solo 24 volte ma, se la uniamo alla parola che la presuppone, ossia accoglienza, 74, fanno in totale 98 volte. Vi sono state altre parole ricorrenti, come complessità, approfondimento, sfida, che però non sembrano avere l’importanza delle precedenti.

Queste parole sono legate tra loro. La nuova pastorale esige di trattare con misericordia le situazioni matrimoniali e familiari immorali, per cui non bisogna giudicarle eticamente bensì porsi in ascolto delle loro esperienze ed esigenze, in modo da discernere in esse quanto c’è di “autentico” per accompagnarle verso una processo di accoglienza che si compia nella piena integrazione nella comunità ecclesiale.

Se considerate nei loro rapporti, le parole dominanti nel Sinodo si spiegano e si sostengono a vicenda, suggerendo una nuova impostazione che spinge il cristiano a passare da una concezione rigorosa a una permissiva non solo della pastorale ma anche della morale familiare, dipendente dai tempi, dai luoghi e dalle situazioni, dunque fondata su criteri non più assoluti (ossia universali e necessari) ma TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 11


Sinodo sulla famiglia

relativi (ossia particolari e soggettivi). Ne deriva il paradosso che un cristiano potrebbe lecitamente e canonicamente considerarsi ed essere considerato giusto e innocente, anche se si ostina a vivere in uno stato che viola gravemente i comandamenti che riguardano la castità matrimoniale: “simul justus et peccator”, come pretendeva Lutero! Quale pastorale e quale morale emergono da queste parole sinodali ricorrenti?

Quelle parole preparano non tanto una riforma della pastorale, quanto una sua rivoluzione in senso relativistico e permissivo. È una rivoluzione in senso relativistico, perché la diagnosi delle situazioni familiari non è più basata sulla loro valutazione morale oggettiva, ma sul constatarne l’esperienza psicologica soggettiva, col pericolo di far perdere alle coscienze quel senso del peccato già così offuscato. È anche una rivoluzione in senso permissivo, perché la terapia delle situazioni immorali si riduce a usare palliativi che, ben lungi dal rimuovere le cause del male, ne alleviano solo i sintomi, ossia le conseguenze dolorose, col risultato di eludere la cura e di cronicizzare il vizio. Qual è il fulcro della nuova impostazione sinodale?

Il fulcro della prospettiva sinodale sta nella impostazione pastorale e la sua anima consiste nel primato della misericordia. Il problema è che qui entrambe tradiscono la loro missione. Nell’ansia di giustificare le situazioni peccaminose, la pastorale tende ad eludere la verità rivelata; nell’ansia di sottrarre quelle situazioni alla condanna morale, la misericordia può tendere ad eludere la giustizia divina. Ne risultano una pastorale relativistica e una misericordia permissiva, incapaci di illuminare gli erranti e di convertire i peccatori.

In tal modo, il peccatore viene non tanto perdonato quanto scusato a priori accampando attenuanti, ad esempio il fatto di vivere in una situazione matrimoniale o familiare “difficile” che si pretende immodificabile. Pertanto si tende ad essere misericordiosi non solo con il peccatore (che può convertirsi) ma anche con la sua situazione peccaminosa (che non può convertirsi ma anzi deve sparire); non ci si limita ad «odiare il peccato e amare il peccatore», come stabilisce sant’Agostino, ma si giunge a giustificare il peccato e ad assolvere il peccatore impenitente, concedendogli perfino l’accesso alla santa Comunione senza previa riparazione. Una tale mise12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016

ricordia è contraria all’insegnamento della Chiesa, compresa l’enciclica Dives in misericordia di Papa Giovanni Paolo II. Qual è il presupposto implicito in questa rivoluzione pastorale?

La nuova morale familiare si basa sul presupposto che gli operatori pastorali debbano usare solo gli strumenti del “dialogo”, della persuasione e dell’esempio, rinunciando al rimprovero, alla denuncia, alla condanna e alla punizione del peccatore, ritenuti metodi non misericordiosi. Di conseguenza, per quanto la sua colpa sia ostinata, pubblica e scandalosa, nessun peccatore può essere emarginato o espulso dalla comunità ecclesiale. Quel permissivismo che ieri era accordato solo agli erranti, oggi viene esteso ai pubblici peccatori… ad eccezione ovviamente di coloro che violano i nuovi comandamenti alla moda, ad esempio inquinando la natura, eludendo le tasse e non accogliendo gl’immigrati! Se questo “buonismo” fosse applicato rigorosamente, nessuna società potrebbe conservarsi a lungo, nemmeno quella divina della Chiesa, perché i tribunali diventerebbero illeciti e quindi verrebbero aboliti; accadrà così anche per quelli ecclesiali? Non esistono anche motivi di una speranza non sentimentale ma razionale sul futuro della famiglia?

Nonostante la stessa analisi sinodale ammetta che il quadro dell’attuale situazione familiare sia complessivamente disastroso, le indagini sociologiche e statistiche rivelano anche alcuni segni di speranza per il futuro. Infatti esse dimostrano che il desiderio di famiglia sta crescendo proprio fra quei giovani, nonostante essi siano sempre più impediti a farsene una dagli ostacoli frapposti da cultura, politica ed economia nemiche della castità, della stabilità e della procreazione.

È forse anche per pervertire questa sana tendenza giovanile, che la propaganda rivoluzionaria tenta di stravolgere il concetto stesso di famiglia rendendolo “pluralistico”, ossia includendovi tutte le possibili forme di convivenza (omosessuale compresa). Motivo di più per spingere i cristiani a difenderne la vera identità e definizione. Ne va della stessa sopravvivenza dell’umanità, quindi anche della Chiesa. 


Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort

1716

2016

La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario

“R

di Plinio Corrêa de Oliveira

ingrazio ugualmente la Madonna — senza trovare le parole sufficienti per farlo — per la grazia di aver letto e diffuso il «Trattato della Vera Devozione alla Santissima Vergine» di San Luigi Maria Grignion de Montfort, e di essermi consacrato a Lei come schiavo perpetuo. La Madonna è stata sempre la luce dei miei giorni, e spero che Ella nella sua clemenza sia la mia luce e il mio ausilio fino alla fine della mia esistenza”. Con queste parole, tratte dal suo Testamento spirituale, Plinio Corrêa de Oliveira proclamava la sua immensa devozione per il santo vandeano. Due i principali punti di contatto: la “perfetta devozione” alla Santissima Vergine, che il leader cattolico brasiliano abbracciò sin da giovane; e la visione storica contro-rivoluzionaria, perfettamente coincidente con la sua.

A tale proposito, e per commemorare i trecento anni di san Luigi de Montfort, riproduciamo il prologo all’edizione argentina del capolavoro del pensatore brasiliano «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», nel quale egli mostra i punti di contatto col «Trattato della vera devozione» del Montfort. Un’ampia visione che ci porta al cuore della spiritualità e dell’azione contro-rivoluzionaria di Plinio Corrêa de Oliveira.

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 13


I

Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort

miei giovani e brillanti amici della Sociedad Argentina de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad mi hanno chiesto, per questa nuova edizione di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», un prologo sui punti di contatto di questo libro con il «Trattato della vera devozione alla santa Vergine» di san Luigi Maria Grignion de Montfort. (*)

I. La predicazione di san Luigi Maria Grignion de Montfort

Oggi sono molti - fuori dagli ambienti progressisti, è chiaro - i cattolici che conoscono e ammirano l’opera del grande e ardente missionario popolare del secolo XVIII.

Nato a Montfort-sur-Meu o Montfort-la-Cane, in Bretagna, nell’anno 1673, fu ordinato sacerdote nel 1700, e fino alla morte nel 1716 si dedicò alla predicazione di missioni alle popolazioni rurali e urbane della Bretagna, Normandia, Poitou, Vandea, Aunis, Saintonge, Anjou, Maine. Le città in cui predicò, comprese le più importanti, vivevano in gran parte dell’agricoltura ed erano profondamente segnate dalla vita rurale. Per questa ragione san Luigi Maria, benché non abbia predicato esclusivamente a contadini, può però essere considerato essenzialmente un apostolo di popolazioni rurali.

1. Apostolato battagliero e invitto

Nelle sue predicazioni, che in termini moderni potrebbero dirsi sommamente “aggiornate”, non si limitava a insegnare la dottrina cattolica in termini che servissero per qualsiasi epoca e per qualunque luogo, ma sapeva dare risalto ai punti più necessari per i fedeli che lo ascoltavano.

Il tipo del suo “aggiornamento” lascerebbe probabilmente sconcertati molti proseliti del moderno “aggiornamento”. Gli errori del suo tempo non erano da lui visti come semplici frutti di equivoci intellettuali nati da uomini di insospettabile buona fede: errori che perciò stesso un dialogo abile e piacevole può sempre dissipare. Capace di sostenere il dialogo cortese e conquistante, egli tuttavia non perdeva di vista tutta l’influenza del peccato originale e dei peccati attuali, e neppure l’azione del principe delle tenebre nella genesi e nello svolgimento della immane lotta mossa dalla empietà contro la Chiesa e la civiltà cristiana. La celebre trilogia demonio, mondo e carne, presente nelle riflessioni dei teologi e dei missionari di buona dottrina di tutti i tempi, l’aveva presente come uno degli elementi basilari per la diagnosi dei problemi del suo secolo. E così, come le situazioni richiedevano, sapeva essere ora soave e dolce come un angelo messaggero della dilezione e del perdono di Dio, ora battagliero e invitto, come un angelo incaricato di annunciare le minacce della giustizia divina contro i peccatori ribelli e incalliti. Questo grande apostolo seppe alternativamente dialogare e polemizzare, e in lui il polemista non ostacolava l’effusione delle dolcezze del Buon Pastore, e la mansuetudine pastorale non annacquava i santi rigori del polemista. Con questo esempio, siamo ben lontani da certi progressisti per i quali tutti i nostri fratelli separati, eretici o scismatici, sono necessariamente in buona fede, ingannati da semplici equivoci, così che polemizzare con loro è sempre un errore e un peccato contro la carità.

La Basilica di Saint Laurent sur Sèvre, in Vandea, dov’e seppellito san Luigi Maria Grignion de Montfort

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Plinio Corrêa de Oliveira a Saint Laurent sur Sèvre, nel 1988, insieme a cooperatori della TFP francese Sotto, sulla tomba di s. Luigi Grignion de Montfort; a dx., il tavolo sul quale il santo scrisse il «Trattato della Vera Devozione a Maria»

2. La buona dottrina e la sapienza della Croce contro la coalizione degli errori

La società francese dei secoli XVII e XVIII (il nostro santo visse, come abbiamo visto, al tramonto dell’uno e nei primi decenni dell’altro) era gravemente malata. Tutto la preparava a ricevere passivamente la inoculazione dei germi dell’enciclopedismo, e a franare poi nella catastrofe della Rivoluzione francese.

Per presentare in questa sede un quadro circoscritto e, quindi, necessariamente molto semplificato - indispensabile tuttavia per comprendere la predicazione del nostro santo -, si può dire che nelle tre classi sociali, clero, nobiltà e popolo, prevalevano due tipi spirituali: i lassisti e i rigoristi. I lassisti, propensi a una vita di piaceri che portava alla dissoluzione e allo scetticismo. I rigoristi, propensi a un moralismo aspro, formalista e tetro, che portava alla disperazione quando non alla ribellione. Mondanismo e giansenismo erano i due poli che esercitavano una nefasta attrazione, anche in ambienti reputati tra i più pii e di solida moralità della società del tempo.

L’uno e l’altro - come spesso accade con gli estremi dell’errore - portavano a uno stesso risultato. Infatti, ciascuno per la sua strada allontanava le anime dal sano equilibrio spirituale della Chiesa. Questa, effettivamente, ci predica con ammirevole armonia la dolcezza e il rigore, la giustizia e la misericordia. Essa da un lato ci afferma la grandezza naturale autentica dell’uomo - sublimata dalla sua elevazione all’ordine soprannaturale e dal suo inserimento nel Corpo Mistico di Cristo -, e d’altro lato ci fa vedere la miseria in cui ci ha gettato il peccato originale, con tutta la sua sequela di nefaste conseguenze.

Niente di più normale della coalizione degli errori estremi e contrari contro l’apostolo che predicava la dottrina cattolica autentica: il vero contrario di uno squilibrio non è lo squilibrio opposto, ma l’equilibrio. E così l’odio che anima i seguaci degli errori opposti non li scaglia gli uni contro gli altri, ma piuttosto li lancia contro gli apostoli della verità. E ciò capita soprattutto quando questa verità è proclamata con vigorosa franchezza, che mette in risalto i punti di più acuta divergenza con gli errori in voga.

La predicazione di san Luigi Maria Grignion de Montfort fu proprio di questo tipo. Le sue prediche, pronunciate generalmente di fronte a grandi uditori popolari, culminavano abbastanza spesso in autentiche apoteosi di contrizione, di penitenza e di entuTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 15


Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort

siasmo. La sua parola chiara, fiammeggiante, profonda, coerente, scuoteva le anime illanguidite dalle mille modalità di mollezza e di sensualità che in quell’epoca si diffondevano dalle classi alte agli altri strati della popolazione. Alla fine delle sue prediche, gli uditori riunivano spesso sulla pubblica piazza piramidi di oggetti frivoli o sensuali e di libri empi a cui davano fuoco. Mentre ardevano le fiamme, il nostro infaticabile missionario prendeva nuovamente la parola, incitando il popolo all’austerità. Quest’opera di rigenerazione morale aveva un senso fondamentalmente soprannaturale e pio. Gesù Cristo crocifisso, il suo Sangue prezioso, le sue Piaghe sacratissime, i dolori di Maria, erano il punto di partenza e il termine della sua predicazione. Proprio per questo promosse a Pont-Chateau la costruzione di un grande calvario che avrebbe dovuto essere il centro di convergenza di tutto il movimento spirituale da lui suscitato. Nella Croce il nostro santo vedeva la fonte di una superiore sapienza, la sapienza cristiana, che insegna all’uomo a vedere e ad amare nelle cose create manifestazioni e simboli di Dio; a preporre la fede alla ragione orgogliosa, la fede e la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volontà sregolata, lo spirituale al materiale, l’eterno al contingente e al transitorio. Il grand calvaire di Saint Laurent, uno dei tanti eretti dal Santo

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3. La devozione alla Madonna Mediatrice universale

Ma questo ardente predicatore dell’austerità cristiana genuina non aveva niente dell’austerità taciturna, biliosa e gretta di un Calvino. Essa era addolcita da una tenerissima devozione alla Madonna. Si può dire che nessuno portò a maggiori altezze la devozione alla Madre di Misericordia. La Madonna, in quanto mediatrice necessaria - per divina decisione - tra Gesù Cristo e gli uomini, fu l’oggetto del suo continuo trasporto, il tema che suscitò le sue più profonde e più originali meditazioni. Nessun critico serio può negare a esse l’ispirata genialità. Intorno alla Mediazione Universale di Maria - oggi verità di fede - san Luigi Maria Grignion de Montfort costruì tutta una mariologia che è il maggior monumento di tutti i secoli alla Vergine Madre di Dio.

Questi sono i tratti principali della sua mirabile predicazione.

Tutta questa predicazione è condensata nei tre principali scritti dal santo, la «Lettera circolare agli amici della Croce», il «Trattato della Sapienza» e il «Trattato della vera devozione alla santa Vergine», una specie di mirabile trilogia, tutta d’oro e di fuoco,


“Sapeva essere ora soave e dolce come un angelo messaggero della dilezione e del perdono di Dio, ora battagliero e invitto, come un angelo incaricato di annunciare le minacce della giustizia divina contro i peccatori ribelli e incalliti”

dalla quale emerge, capolavoro tra i capolavori il Trattato della vera devozione alla santa Vergine.

Attraverso queste opere possiamo renderci conto di quale fu la sostanza della predicazione di san Luigi Maria Grignion de Montfort.

4. Perseguitato dai giansenisti, vaticina la Rivoluzione e prepara gli eroi della Contro-rivoluzione

Il nostro santo fu un gran perseguitato. Questo carattere della sua esistenza è messo in luce da tutti i suoi biografi (1).

Un uragano furioso si levò contro la sua predicazione, scatenato dai mondani, dagli scettici infuriati da tanta fede e da tanta austerità, e dai giansenisti indignati da una insigne devozione alla Madonna, dalla quale emanava una soavità inesprimibile. Da ciò un turbine che gli sollevò contro, per così dire, tutta la Francia.

Spesso, come successe nel 1705 nella città di Poitiers, i suoi magnifici autodafé contro la immoralità furono interrotti per ordine di autorità ecclesiastiche, che evitavano così la distruzione di quegli oggetti di perdizione. In quasi tutte le diocesi di Francia gli fu negato l’esercizio del ministero sacerdotale. Dopo il 1711, solo i vescovi di La Rochelle e di Lucon gli permisero l’attività missionaria. E, nel 1710, Luigi XIV ordinò la distruzione del calvario di Pont-Chateau. Di fronte a questo enorme potere del male, il nostro santo si rivelò profeta. Con parole di fuoco, denunciò i germi che minavano la Francia di allora, e vaticinò una catastrofica sovversione che da essi sarebbe derivata (2). Il secolo in cui san Luigi Maria

morì non ebbe termine senza che la Rivoluzione francese confermasse in modo sinistro le sue previsioni.

Fatto nello stesso tempo sintomatico ed entusiasmante: le regioni nelle quali il nostro santo fu libero di predicare la sua dottrina e in cui le masse umili lo seguirono, furono quelle in cui gli chouans (3) si sollevarono con le armi in pugno contro l’empietà e la sovversione. Erano i discendenti dei contadini ai quali il grande santo aveva predicato le sue missioni e che aveva preservato così dai germi della Rivoluzione.

II. Relazioni tra il capolavoro monfortano e «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione»

Ma ci dobbiamo occupare del nesso tra il capolavoro di questo grande santo e il contenuto del nostro saggio, che esce tanto rimpicciolito dal confronto.

1. Le cause morali della Rivoluzione

Cominciamo a esporre qui alcuni pensieri contenuti in «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione».

In esso la Rivoluzione è presentata come un immenso processo di tendenze, dottrine, di trasformazioni politiche, sociali ed economiche, che derivano in ultima analisi - sarei tentato di dire, in ultimissima analisi - da un deterioramento morale causato da due vizi fondamentali: l’orgoglio e l’impurità, che suscitano nell’uomo una incompatibilità profonda con la dottrina cattolica. Infatti, la Chiesa cattolica così come essa è, la dottrina che insegna, l’universo che Dio ha creato e che possiamo conoscere tanto splendidamente attraverso i suoi prismi, tutto questo suscita nell’uomo TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 17


Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort

virtuoso, nell’uomo puro e umile, un profondo trasporto. E prova gioia pensando che la Chiesa e l’universo sono così come sono.

Ma se una persona cede un poco al vizio dell’orgoglio o dell’impurità, si comincia a creare in essa un senso di incompatibilità con diversi aspetti della Chiesa o dell’ordine dell’universo. Questa incompatibilità può iniziare, per esempio, con una antipatia nei confronti del carattere gerarchico della Chiesa, poi estendersi e arrivare alla gerarchia della società temporale, per manifestarsi più tardi rispetto all’ordine gerarchico della famiglia. E così, attraverso diverse forme di ugualitarismo, una persona può giungere a una posizione metafisica di condanna di ogni e qualsiasi disuguaglianza, e del carattere ge-

perativa, è il punto estremo del liberalismo generato dall’impurità.

Tanto dall’orgoglio, quanto dal liberalismo, nasce il desiderio di uguaglianza e libertà totali, che è la sostanza del comunismo.

A partire dall’orgoglio e dalla impurità si vanno formando gli elementi costitutivi di una concezione diametralmente opposta all’opera di Dio. Questa concezione, nel suo aspetto finale, ormai non differisce da quella cattolica solo su questo o quel punto. Nella misura in cui nel corso delle generazioni questi vizi si vanno irradiando e diventano più accentuati, si costruisce tutta una concezione gnostica e rivoluzionaria dell’universo. L’individuazione, che per la gnosi è il male, è un principio di disugua-

“La Rivoluzione è presentata come un immenso processo di tendenze, dottrine, di trasformazioni politiche, sociali ed economiche, che derivano in ultima analisi da un deterioramento morale causato da due vizi fondamentali: l’orgoglio e l’impurità”

rarchico dell’universo. Sarebbe il risultato dell’orgoglio nel campo della metafisica.

In modo analogo si possono delineare le conseguenze dell’impurità nel pensiero umano. L’uomo impuro, generalmente, incomincia a tendere verso il liberalismo: lo irrita l’esistenza di un ordine, di un freno, di una legge che circoscriva il debordare dei suoi sensi. E, perciò, ogni ascesi gli riesce antipatica. Da questa antipatia, naturalmente, deriva un’avversione allo stesso principio di autorità, e così via. La brama di un mondo anarchico - nel senso etimologico della parola -, senza leggi né poteri costituiti, e in cui lo Stato stesso sia soltanto una immensa coo-

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glianza. La gerarchia - qualunque essa sia - è figlia della individuazione. L’universo - secondo lo gnostico - si riscatta dalla individuazione e dalla disuguaglianza attraverso un processo di distruzione dell’“io” che reintegra gli individui nel gran Tutto omogeneo. La realizzazione, tra gli uomini, dell’uguaglianza assoluta, e del suo corollario, la libertà completa - in un ordine di cose anarchico - può essere vista come una tappa preparatoria di questo riassorbimento totale.

Non è difficile cogliere in questa prospettiva un nesso tra gnosi e comunismo. Così, la dottrina della Rivoluzione è la gnosi e le sue cause ultime hanno le loro radici nell'orgoglio e nella sensualità. Posto il carattere morale di queste


“L’essenza della lotta fra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione è spirituale e, quindi, fondamentalmente religiosa”

A dx., la Madonna difende il monaco Teofilo dal demonio. Altorilievo, Notre Dame, Parigi

cause, tutto il problema della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione è, in fondo e principalmente, un problema morale. Ciò che si dice in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è che, se non fosse per l'orgoglio e la sensualità, la Rivoluzione come movimento organizzato nel mondo intero non esisterebbe, non sarebbe possibile.

2. L’essenza religiosa della lotta tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

Ebbene, se al centro del problema della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione vi è una questione morale, vi è anche e soprattutto una questione religiosa, poiché tutte le questioni morali sono sostanzialmente religiose. Non c’è morale senza religione. Una morale senza religione è quanto di più inconsistente si possa immaginare. Ogni problema morale è, quindi, fondamentalmente religioso. Stando così le cose, la lotta tra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione è una lotta che, nella sua essenza, è religiosa. Se è religiosa, se è una crisi morale che dà origine allo spirito della Rivoluzione, allora questa crisi si può evitare soltanto e a essa si può porre rimedio soltanto con l’aiuto, della grazia.

È un dogma della Chiesa che gli uomini non possono con i soli mezzi naturali osservare durevolmente i precetti della morale cattolica nella loro integrità, sintetizzati nell’Antica e nella Nuova Legge. Per osservare i comandamenti è necessaria l’assistenza della grazia. D’altro canto, se l’uomo cade in stato di peccato, si accumulano in lui le tendenze al male, e quindi a fortiori non potrà sollevarsi dallo stato in cui è caduto senza il soccorso della grazia.

3. La Madonna mediatrice delle grazie necessarie per la vittoria contro-rivoluzionaria

Dal momento che ogni preservazione morale autentica o ogni rigenerazione morale autentica deriva dalla grazia, è facile vedere la parte della Ma-

donna nella lotta tra la Rivoluzione e la Contro- Rivoluzione. La grazia dipende da Dio, ma indubbiamente Dio, con un atto libero della sua volontà, ha voluto far dipendere dalla Madonna la distribuzione delle grazie. Maria è la Mediatrice Universale, è il canale attraverso il quale passano tutte le grazie. Pertanto, il suo aiuto è indispensabile perché non vi sia Rivoluzione, o perché questa sia vinta dalla ControRivoluzione. Infatti, chi chiede la grazia per mezzo di Lei, la ottiene. Chi tenta di ottenerla senza l’aiuto di Maria non la otterrà. Se gli uomini, ricevendo la grazia, corrispondono a essa, è implicito che la Rivoluzione scomparirà. Al contrario, se essi non le corrispondono, è inevitabile che la Rivoluzione si sviluppi e trionfi. Perciò, la devozione alla Madonna è condizione sine qua non perché la Rivoluzione sia schiacciata, perché vinca la Contro-Rivoluzione.

Insisto su quanto ho appena affermato. Se una nazione sarà stata fedele alle grazie necessarie e anche sufficienti che riceve dalla Madonna, e se si sarà diffusa in essa l’osservanza dei comandamenti, è inevitabile che la società si strutturi bene. Infatti con la grazia viene la sapienza e con la sapienza tutte le attività dell’uomo prenderanno le loro vie. Tutto questo si prova in un certo senso con l’analisi dello stato in cui si trova la civiltà contemTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 19


Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort

Gaude, Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo Rallegrati, Vergine Maria, tutte le eresie tu sola hai distrutte nel mondo intero (Dal Piccolo Officio della Madonna, antifona Sub tuum praesidium)

poranea. Fondata su un rifiuto della grazia, ha ottenuto alcuni risultati strepitosi che però divorano l’uomo. Nella misura in cui si basa sul laicismo e viola sotto diversi aspetti l’ordine naturale insegnato dalla Chiesa, la civiltà attuale è nociva per l’uomo.

Purché la devozione alla Madonna sia ardente, profonda, ricca di sostanza teologica, è chiara che la preghiera di chi chiede sarà esaudita. Le grazie pioveranno sulla persona che La prega devotamente e assiduamente. Se al contrario questa devozione fosse falsa o tiepida, macchiata da restrizioni di sapore giansenista o protestante, vi è il grave rischio che la grazia sia data meno largamente, perché incontra da parte dell’uomo nefaste resistenze. Quanto si dice dell’uomo si può dire, mutatis mutandis, della famiglia, di una regione, di un paese o di qualsiasi altro gruppo umano. Si è soliti dire che nell’economia della grazia la Madonna è il collo del Corpo Mistico del quale nostro Signore Gesù Cristo è il capo, perché tutto passa attraverso di Lei. L’immagine è assolutamente vera nella vita spirituale. Un individuo che ha poca devo-

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zione per la Madonna è come uno che abbia una corda al collo e conservi soltanto un filo di respiro. Quando non ha nessuna devozione, muore per asfissia. Avendo una grande devozione, il collo resta completamente libero e l’aria penetra abbondantemente nei polmoni, così che l’uomo può vivere normalmente.

La sterilità e perfino la nocività di tutto quanto si fa contro l’azione della grazia, e l’immensa fecondità di quanto si fa con il suo aiuto definiscono con precisione la posizione della Madonna nella lotta tra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione, dal momento che l’intensità delle grazie ricevute dagli uomini dipende dalla più o meno grande devozione che hanno avuto verso di Lei.

4. L’opera demoniaca della Rivoluzione e l’impero della Madonna sul demonio

Una visione della Rivoluzione e della ControRivoluzione non può limitarsi soltanto a queste considerazioni. La Rivoluzione non è frutto solamente


della malizia umana. Quest’ultima apre le porte al demonio, dal quale si lascia eccitare, esacerbare e orientare.

Immaginiamo il direttore di un collegio alle prese con alunni molto insubordinati. Egli li punisce con una autorità di ferro. Dopo averli ricondotti all’ordine, si ritira dicendo alla propria madre: “So che dirigeresti questo collegio in un modo diverso da come ora sto facendo. Tu hai un cuore materno. Siccome ho castigato questi alunni, adesso desidero che li tratti con dolcezza”. Questa donna dirige il collegio come vuole il direttore, ma con un metodo diverso da quello da lui usato. Il suo operare è diverso da quello di lui, ma nonostante questo ella ne fa assolutamente la volontà.

Quindi è importante esaminare in questo campo l’opposizione esistente tra la Madonna e il demonio. La parte del demonio nella esplosione e nei progressi della Rivoluzione è stata enorme. Come è logico pensare, una esplosione di passioni disordinate tanto profonda e tanto generale come quella che ha dato origine alla Rivoluzione non sarebbe avvenuta senza un’azione preternaturale. Inoltre sarebbe stato difficile all’uomo raggiungere gli estremi di crudeltà, di empietà e di cinismo ai Incoronazione della Madonna, Gentile da Fabriano Nessun paragone è quali la Rivoluzione è arrivata diverse volte nel corso della sua storia, senza perfetto. Tuttavia, penso che da un certo punto di vista questa immagine ci aiuti a capire il tema. il concorso dello spirito del male. Orbene, questo fattore propulsivo tanto forte dipende assolutamente dalla Madonna. Basta che Ella lanci un ordine sull’inferno, perché esso si terrorizzi, si confonda, si rintani e scompaia dalla scena umana. Al contrario, basta che, per castigare gli uomini, Ella lasci al demonio un certo raggio d’azione, perché l’azione di costui progredisca. Pertanto i maggiori fattori della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione, che sono rispettivamente il demonio e la grazia, dipendono dal suo comando e dal suo potere.

5. La regalità universale di Maria

La considerazione di questo potere sovrano della Madonna ci avvicina all’idea della regalità di Maria. Non bisogna vedere in questa regalità un titolo puramente decorativo. Benché in tutto sottomessa alla volontà di Dio, la regalità della Madonna comporta una potestà di governo personale, assolutamente autentico. Ho avuto occasione una volta di servirmi in una conferenza di una immagine che aiuta a capire il ruolo della Madonna come regina.

La parte della Madonna come regina dell’universo è analoga. Nostro Signore le ha dato un potere regale su tutta la creazione, e la sua misericordia, senza arrivare a nessuna esagerazione, giunge tuttavia a tutti gli estremi. Egli l’ha insediata come regina dell’universo perché lo governi e soprattutto perché governi il povero genere umano decaduto e peccatore. Ed Egli vuole che Ella faccia ciò che non ha voluto fare direttamente, ma per mezzo di Lei, strumento regale del suo amore. Vi è, quindi, nel governo dell’universo, un regime autenticamente mariano. E così si vede come la Madonna, ancorché massimamente unita a Dio e dipendente da Lui, esercita la sua azione nel corso della storia.

Evidentemente la Madonna è infinitamente inferiore a Dio, ma Egli ha voluto attribuirle questa parte con un atto di libertà. E la Madonna, distribuendo la grazia con larghezza ora maggiore, ora minore, frenando ora più, ora meno l’azione del demonio, esercita la sua regalità sul corso degli avvenimenti terreni. In questo senso, la durata della Rivoluzione e la vittoria della Contro-Rivoluzione dipendono da Lei. Oltre a ciò, a volte interviene direttamente negli avvenimenti umani, come ha fatto, TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 21


Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort

“Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano!”

Q

uanto a te, gran Dio? Non ci sarà quasi nessuno che prenda a cuore la tua causa anche se nel servirti c’è tanta gloria, utilità e dolcezza? Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo della tua gloria come san Michele: Chi è come Dio? Lasciami allora gridare dappertutto: Al fuoco! al fuoco! al fuoco!... Aiuto! aiuto! aiuto!... C’è fuoco nella casa di Dio! C’è fuoco nelle anime! C’è fuoco perfino nel santuario...

Chi sta con il Signore, venga da me! Tutti i buoni cristiani nel mondo, sia che si trovino tuttora in pieno combattimento o si siano ritirati dalla mischia nei deserti e nelle solitudini, vengano e si uniscano a noi. Formiamo insieme, sotto la bandiera della Croce, un esercito schierato e pronto alla battaglia, per attaccare compatti i nemici di Dio che hanno già dato l’allarme: suonano l’allarme, fremono, digrignano i denti, sono sempre più numerosi. Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore.

Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano! Svegliati, perché dormi, Signore? Déstati! Signore, alzati! Perché fingi di dormire? Alzati con tutta la tua onnipotenza, misericordia e giustizia. Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile e un solo pastore e tutti possano glorificarti nel tuo tempio. Amen! (S. Luigi Grignion, «Preghiera infuocata»)

(Gli stendardi della TFP spagnola nel castello di Manzaners el Real) 22 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016


“ll Regno di Maria sarà dunque un’epoca nella quale l’unione delle anime con la Madonna raggiungerà una intensità senza precedenti nella storia”

per esempio, a Lepanto. Come sono numerosi i fatti della storia della Chiesa nei quali fu chiaro il suo intervento sull’andamento delle cose! Tutto questo ci mostra in quanti modi è effettiva la regalità della Madonna.

Quando la Chiesa canta di Lei: “Tu sola sterminasti le eresie di tutto l’universo”, dice che la sua parte in questa opera di sterminio è stata in un certo senso unica. Il che equivale a dire che Ella dirige la storia, perché chi dirige lo sterminio delle eresie dirige il trionfo dell’ortodossia, e dirigendo entrambe le cose dirige la storia in quello che ha di più sostanziale.

Vi sarebbe da fare un interessante lavoro storico per dimostrare come il demonio comincia a vincere quando riesce a far diminuire la devozione alla Madonna. È successo in tutte le epoche di decadenza della Cristianità, in tutte le vittorie della Rivoluzione. Esempio caratteristico è quello dell’Europa prima della Rivoluzione francese. La devozione alla Madonna nei paesi cattolici venne enormemente diminuita dal giansenismo, e perciò si ridussero a una foresta facilmente incendiabile, dove una piccola scintilla appiccò il fuoco a tutto.

6. Il trionfo di Maria, la sconfitta della Rivoluzione e la rifioritura della Chiesa

Queste e altre considerazioni ricavate dall’insegnamento della Chiesa aprono prospettive per il Regno di Maria cioè per un’epoca storica di fede e di virtù che sarà inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione. In questa epoca il demonio verrà cacciato e tornerà negli antri infernali e la Madonna regnerà sull’umanità attraverso le istituzioni che allo scopo avrà scelto. Circa questa prospettiva del Regno di Maria, troviamo nell’opera di san Luigi Maria Grignion de Montfort alcune allusioni degne di nota. Egli è senza dubbio un profeta che annuncia questo avvento. Di esso parla esplicitamente: “Quando verrà questo diluvio di fuoco del

puro amore, che voi dovete accendere su tutta la terra in maniera così dolce e veemente che tutte le nazioni, i turchi, gli idolatri, e perfino i giudei, ne bruceranno e si convertiranno?” (4). Questo diluvio che laverà la umanità inaugurerà il Regno dello Spirito Santo che egli identifica con il Regno di Maria. Il nostro santo afferma che sarà epoca di fioritura della Chiesa come fino a ora non vi è mai stata. Giunge inoltre ad affermare che “L’Altissimo unito alla sua santa Madre deve formarsi grandi santi che sorpasseranno in santità la maggior parte degli altri santi, quanto i cedri del Libano sovrastano i piccoli arbusti” (5)

Considerando i grandi santi che la Chiesa ha già prodotto, restiamo abbagliati di fronte alla statura di quelli che sorgeranno con la benedizione della Madonna. Nulla è più ragionevole che immaginarsi una straordinaria crescita della santità in un’epoca storica in cui l’azione della Madonna aumenti pure prodigiosamente.

Possiamo quindi dire che san Luigi Maria Grignion de Montfort con le sue doti di pensatore, ma soprattutto con la sua autorità di santo canonizzato dalla Chiesa, dà peso, autorità, consistenza alle speranze che brillano in molte rivelazioni private che verrà un’epoca nella quale la Madonna avrà un autentico trionfo. La regalità della Madonna, ancorché abbia un’efficacia sovrana su tutta la vita della Chiesa e della società temporale, si realizza in primo luogo nell’interno delle anime. Da lì, dal santuario interiore TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 23


Anniversario di S. Luigi Grignion de Montfort “Con queste considerazioni sul ruolo della Madonna nella Rivoluzione e nella Contro-Rivoluzione, e sul Regno di Maria - viste secondo il «Trattato della vera devozione» - credo di aver enunciato i principali punti di contatto tra il capolavoro del grande santo e il mio saggio - tanto rimpicciolito dal confronto - su «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione»” di ogni anima, si riflette sulla vita religiosa e civile dei popoli considerati come un tutto.

7. La “vera devozione” prepara gli eroi che schiacceranno la Rivoluzione

Il Regno di Maria sarà dunque un’epoca nella quale l’unione delle anime con la Madonna raggiungerà una intensità senza precedenti nella storia, fatta eccezione, è chiaro, di casi individuali. Qual’è la forma di questa unione, in un certo senso somma? Non conosco un mezzo più perfetto, per enunciare e realizzare questa unione, della sacra schiavitù alla Madonna, come viene insegnata da san Luigi Maria Grignion de Montfort nel «Trattato della vera devozione».

Tenendo presente che la Madonna è il cammino attraverso cui Dio è venuto agli uomini ed essi vanno a Dio, e la regalità universale di Maria, il nostro santo raccomanda che il devoto della Vergine si consacri a Lei interamente come schiavo. Questa consacrazione è di un mirabile radicalismo. Essa comprende non solo i beni materiali dell’uomo, ma anche perfino il merito delle sue buone opere e preghiere, la sua vita, il suo corpo e la sua anima. Essa non ha limiti, perché lo schiavo per definizione non ha niente di suo.

In cambio di questa consacrazione, la Madonna agisce nell’interiorità del suo schiavo in modo meraviglioso, istituendo con lui una unione ineffabile.

I frutti di questa unione si vedranno negli Apostoli dei Tempi Ultimi, il cui profilo morale egli traccia con linee di fuoco nella sua famosa «Preghiera infuocata». Per questo si serve di un linguaggio di grandezza apocalittica, nel quale sembrano rivivere

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tutto il fuoco di un Battista, tutto il clamore di un Evangelista, tutto lo zelo di un Paolo di Tarso. Gli uomini straordinari che lotteranno contro il demonio, per il regno di Maria, conducendo gloriosamente fino alla fine dei tempi la lotta contro il demonio, il mondo e la carne, san Luigi li descrive fin da ora come magnifici modelli che invitano alla perfetta schiavitù alla Madonna coloro che, nei tenebrosi giorni di oggi, lottano nelle file della Contro-Rivoluzione. Così, con queste considerazioni sul ruolo della Madonna nella Rivoluzione e nella Contro-Rivoluzione, e sul Regno di Maria - viste secondo il «Trattato della vera devozione» - credo di aver enunciato i principali punti di contatto tra il capolavoro del grande santo e il mio saggio - tanto rimpicciolito dal confronto - su «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione». 

NOTE___________________________________________ * Tratto da “Cristianità” no. 8, 1974. Traduzione di Giovanni Cantoni. (1) Tra le sue numerose biografie citiamo quella del p. Camilo Abad S.J., premessa all’edizione delle Obras del santo nel volume III della BAC; LOUIS LE CROM, Un apôtre marial, Calvaire de Montfort, Pont Chateau; e mons. LAVEILLE, Le bienheureux Louis Marie Grignion de Montfort d’après des documents inedits, Pouisselgue 1907. (2) Cfr. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, O reino de Maria, realização do mundo melhior, in Catolicismo, Campos luglio 1955, n. 55. (3) Con questo nome vengono indicati, in genere, i combattenti della Contro-Rivoluzione in Francia. (4) SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT, Preghiera infuocata, ed. it. a cura di Gianni Vannoni, estratto dalla Rassegna di Ascetica e Mistica, Tip. Baccini e Chiappi, Firenze 1973, p. 15. (5) IDEM, Trattato della vera devozione, trad. it., Centro Mariano Monfortano, Roma 1964, 34ª ed., p. 36.


Dossier aborto

Per la vita e per la famiglia!

C

on la partecipazione di migliaia di persone, provenienti da numerosi paesi europei e dagli Stati Uniti, si è svolta a Roma l’edizione 2016 della Marcia per la Vita. Ispirati al lemma “Nessun’eccezione, nessun compromesso”, i manifestanti hanno sfilato per le vie del Centro Storico, proclamando con fierezza che la vita umana è sacra, dal concepimento fino alla morte naturale. Vestiti con le caratteristiche cappe rosse col leone rampante dorato, molti soci e cooperatori delle Associazioni Tradizione Famiglia Proprietà - TFP hanno preso parte alla manifestazione.

La Marcia è stata preceduta dal Rome Life Forum, un convegno internazionale per la vita, al quale hanno partecipato rappresentanti delle varie TFP, anche come relatori.

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 25


Dossier aborto

C

Un impegno per la vita

on la partecipazione di migliaia di persone, provenienti da numerosi paesi europei e dagli Stati Uniti, si è svolta a Roma l’edizione 2016 della Marcia per la Vita. Ispirati al lemma “Nessuna eccezione, nessun compromesso”, i manifestanti hanno sfilato per le vie del centro storico, proclamando con fierezza che la vita umana è sacra, dal concepimento fino alla morte naturale.

La Marcia è stata preceduta dal Rome Life Forum, un raduno internazionale di leader prolife, organizzato da Voice of the Family, una coalizione con sede a Londra. Vi hanno preso parte anche i rappresentanti delle varie TFP. Ad aprire i lavori, in mattinata, il prof. Roberto de Mattei con un intervento sulla crisi nella Chiesa. A seguire, gli interventi di Matthew McCusker (Voice of the Family), che ha analizzato il recente Sinodo sulla famiglia e di John-Henry Westen (LifeSiteNews), che ha spiegato l’ideologia del gender e le sue terribili ricadute sulla famiglia. Nel pomeriggio, sono intervenuti Thomas Stark, dell’Università di St. Pölten, e Slawomir Olejniczak, della TFP polacca.

La relazione principale “La Verità cattolica e la confessione della Fede” è stata tenuta da mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, Kazakhstan. Il giorno successivo sono intervenuti mons. Hlib Lonchyna, eparca ucraino cattolico di Gran Bretagna, con un’ampia dissertazione sulla sacralità del matrimonio; la dott.ssa Anca Maria Cernea, dell’Associa-

zione medici cattolici di Bucarest, con una dotta esposizione sul “Marxismo culturale, una minaccia per la famiglia”; P. Shenan Boquet, di Human Life International, con una bella esortazione a mantenere la Fede; e Colleen Bayer, di Family Life International. Ha chiuso la sessione John Smeaton, della Society for the Protection of Unborn Children (SPUC), di Londra, che ha rivolto ai convenuti un appello per formare un movimento prolife forte e militante.

Di fronte ad un gremito auditorio, il cardinale Raymond Leo Burke ha tenuto la relazione conclusiva: “Martirio per la Fede nei giorni nostri”. Resistere alla valanga progressista in campo morale, ha affermato Sua Eminenza, è a volte un vero martirio, tanto meritevole quanto lo era quello di primi cristiani. Una solenne adorazione al Santissimo Sacramento, nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, ha chiuso l’importante convegno internazionale.

Il giorno successivo, incontro dei manifestanti alle 8,30 alla Bocca della Verità, da dove - dopo i discorsi inaugurali, presentati da Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia - si sono avviati verso Castel Sant’Angelo, attraversando tutto il centro storico della Città Eterna. L’atmosfera era di grande entusiasmo. Ogni gruppo portava i propri striscioni e scandiva slogan in difesa della vita e della famiglia. Numerosi i sacerdoti, quasi tutti molto giovani e in talare. Una trentina di volontari della TFP, vestiti con le caratteristiche cappe rosse, ha partecipato alla Marcia, innalzando gli stendardi vermigli col leone rampante dorato. La Marcia si è conclusa a Castel Sant’Angelo, con l’augurio che questo entusiasmo per la vita possa poi incidere sulla sfera politica, affinché cessi la strage degli I partecipanti al Rome Life Forum, all’Hotel Columbus

Al microfono, Slawomir Olejniczak, della TFP polacca 26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016


Il dovere della militanza

“L

a difesa dei principi non negoziabili richiede anche una forma di lotta. Ci sono leggi sbagliate da contestare, in piazza, in Parlamento, sui media. Bisogna lottare perché non sia approvata una legge e poi bisogna difendere la legge dai successivi attacchi dei magistrati. (…) Insomma, la difesa e la promozione dei principi non negoziabili esige una militanza. Ora, nella mente di tanti cristiani, questo concetto non c’è più.

“Si pensa, per esempio, che sia più giusto, opportuno e anche più cristiano, presentare la bellezza della fede cristiana piuttosto che prendere di petto le cose sbagliate. Si pensa che la fede, in questo modo, venga percepita come una opposizione, una negazione, un dire dei no a questo o a quello, più che un annuncio. Molti pensano che una coppia di genitori cristiani dovrebbe testimoniare la bellezza di esserlo, più che scendere in piazza per impedire agli altri di non esserlo.

“A mio avviso, questo richiamo alla positività dell’annuncio è vero e importante. Prima viene l’annuncio e poi la denuncia. Il positivo ha sempre il primato. Però è impossibile annunciare il bene senza anche contrastare il male. Senza questa componente, la testimonianza della positività diventa alibi al disimpegno”. (S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, «A compromesso alcuno. Fede e politica dei principi non negoziabili», Siena, Cantagalli, 2014, pp. 37-38)

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Dossier aborto

L’Olocausto bianco

il silenzioso sterminio di sei milioni di italiani

N

el mese di aprile, l’Associazione Tradizione, Famiglia Proprietà, in collaborazione con il Circolo Culturale La Rocca, ha tenuto a Milano un incontro su «L’Olocausto bianco», tema di un mio recente volume sull’eterna tragedia dell’aborto. È intervenuto l’avv. Benedetto Tusa, presidente del Circolo Culturale La Rocca, argutamente sollecitato e presentato dall’avv. Bryan Ferrentino, candidato al Consiglio comunale milanese.

L’avv. Ferrentino, nel suo intervento, ha lasciato chiaramente intendere che anche in sede comunale si potranno validamente sostenere politiche favorevoli alla famiglia naturale fondata sul matrimonio (bonus fiscali, appoggio a Enti Onlus, come il Progetto Gemma del Movimento per la Vita, che si occupa delle adozioni prenatali a distanza) in luogo delle sterili iniziative demagogiche e ideologiche dell’attuale amministrazione di sinistra (sportello LGBT, testamento biologico, registro unioni di fatto etc.).

Ma poniamoci un quesito: perché, in una società assediata dall’ideologia di genere e dal tentativo – ricorrente nella storia – di massificare e omologare l’uomo e di cancellarne l’identità fatta a immagine e somiglianza di Dio, in un contesto culturale in cui la famiglia subisce i peggiori attacchi – da ultimo, il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali – ci si occupa ancora dello sterminio silenzioso di milioni di esseri umani inermi e innocenti? 28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016

di Enrico Pagano Il motivo è semplicissimo: il diritto alla vita è il primo dei diritti fondamentali dell’uomo, è l’antecedente logico e cronologico di ogni altro diritto.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, dopo aver riconosciuto nel preambolo a tutti gli appartenenti alla famiglia umana, la dignità e i diritti fondamentali, attribuisce più specificamente, nel suo terzo articolo, a ogni essere umano il diritto alla vita.

Le Costituzioni dei più importanti stati moderni, prevedono la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, in primis il diritto alla vita.

Per il magistero della Chiesa cattolica è il primo dei principi “non negoziabili” (sarebbe bene che molti sacerdoti lo ricordassero più spesso).

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, dopo i genocidi perpetrati dalle due grandi ideologie totalitarie – il comunismo sovietico e il nazionalsocialismo tedesco – apparve indispensabile blindare e proteggere l’uomo da ulteriori stermini.

Queste cautele, purtroppo, non sono bastate e le legislazioni di molti Stati prevedono oggi – sull’onda del caso Roe vs. Wade, tragicamente deciso nel 1973 dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America – la violazione più o meno estesa del primo dei diritti fondamentali. Ogni volta che, nella storia dell’umanità, la legge positiva, data, scritta, si è allontanata dai precetti che informano il diritto naturale – eterno e im-


mutabile, la cui norma suprema è il neminem laedere, “non uccidere” – si sono registrati i più cruenti genocidi e la sistematica violazione della dignità umana.

In Italia, con la complicità determinante della Democrazia Cristiana, e dopo una campagna mediatica devastante e corroborata da elementi assolutamente falsi (su tutti, il numero inverosimile degli aborti clandestini), è stata approvata nel 1978 la legge 194.

Un provvedimento integralmente iniquo, che si serve - per nascondere la verità sulla vita nascente dell’Antilingua, espediente sul quale si è brillantemente soffermato l’avv. Tusa che, per la sua professione, ben conosce la sottile arte del saper convenientemente dire.

L’Antilingua è lo strumento indispensabile per la creazione e l’accettazione dei c.d. “diritti civili”, uno strumento di comunicazione e di convinzione inventato per nascondere la verità contenuta nelle parole del linguaggio normale, ritenute controproducenti per i fini che si vogliono perseguire adoperando invece parole o formule nuove. Il termine Antilingua venne coniato nel 1965 dallo scrittore Italo Calvino, che mai, però, avrebbe potuto immaginare quale uso distorto ne sarebbe stato fatto dopo la ecatombe morale del ’68.

Gli esempi concreti più eclatanti: l’ interruzione volontaria della gravidanza, IVG, ove si trasforma un omicidio in un diritto della donna; il pre-embrione per dire di un concepito prima del quattordicesimo giorno e che non si vuol considerare umano; la contraccezione d’emergenza, per nascondere la possibilità di un aborto precocissimo.

E ancora, il nascituro che di volta in volta diviene “grumo di cellule”, “tessuto embrionale”, “prodotto del concepimento o abortivo”, il tutto per non dire apertis verbis che si tratta di un nostro fratello, un nostro figlio, in definitiva, uno di noi.

Purtroppo, nel secolo scorso, sempre con la complicità determinante della Democrazia Cristiana, la sinistra impadronitasi dei media, della scuola e dell’università, ha vinto la battaglia delle parole e ci induce, ancora oggi, ad esprimerci con i vocaboli non veritieri che lei stessa ha scelto per i suoi scopi: il pensiero unico politicamente corretto.

La legge 194 – contrariamente a quanto sostenuto persino da alcuni pro life – è intrinsecamente inaccettabile, non è una buona legge, neanche quando viene applicata integralmente.

La 194, infatti, è totalmente disumana nel momento in cui facendo proprio il principio di gradualità – quasi che un individuo potesse divenire più o meno umano, a seconda del trascorrere del tempo - e dividendo arbitrariamente il periodo gestazionale in tre parti, lancia alcuni messaggi precisi alla collettività.

Il primo, devastante, è che nei primi novanta giorni di vita un essere umano può essere eliminato – con autorizzazione e finanziamento dello Stato – in assoluta libertà e per qualsiasi motivo addotto dalla madre (salute fisica e psichica, condizioni sociali, economiche e familiari etc.).

“Se mi rifiutassi [di firmare la 194] la Dc perderebbe anche la presidenza, e sarebbe davvero più grave”

Giulio Andreotti, allora presidente del Consiglio Le responsabilità della Democrazia Cristiana sono gravissime

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Dossier aborto

Il secondo, che collide con ogni principio di solidarietà sociale fissato dalla Costituzione, che il concepito ove sia riscontrata una malformazione - può essere eliminato anche successivamente ai primi tre mesi.

Il terzo, che l’essere umano è davvero garantito solo dal momento in cui diventa autonomo e può vivere indipendentemente dalla mamma (e qui ci si dimentica che anche successivamente, nel corso della sua vita, l’adulto può perdere la sua autonomia – pacemaker, dialisi etc. – ma ciò non può autorizzare nessuno a sopprimerlo).

Sono stati scritti interi trattati sulla funzione della legge, che dovrebbe essere pedagogica ma, nel caso della 194, ogni principio che ne deriva è semplicemente aberrante ed esiziale.

Gli esiti della 194, del resto, sono davanti agli occhi di tutti. Libertà assoluta di abortire nei primi tre mesi di gravidanza, diritti del nascituro azzerati, e padre privo di qualsiasi voce in capitolo sul destino - di vita o di morte - del figlio.

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Quasi sei milioni – sono cifre ufficiali, molti di più se si considerano anche gli aborti farmacologici - di italiani soppressi legalmente e gratuitamente. Gli aborti clandestini - la cui eliminazione era il grande obiettivo della legge – continuano nella misura di circa 30mila casi annui.

Il perverso effetto culturale – il delitto trasformato in diritto - denunciato da san Giovanni Paolo II nel Vangelo della Vita, è diventato purtroppo uno slogan della nostra società.

Queste sono solo le iniquità ed i fallimenti più evidenti, che richiedono un intervento urgente sulla ormai famigerata legge.

Il grembo materno, che è sempre stato considerato la culla più meravigliosa del mondo è divenuto, in tal modo, uno dei luoghi più pericolosi per l’essere umano, una rivoluzione sanguinosa - ha chiosato l’avv. Tusa - dietro cui aleggia il sogghigno di Satana, il nemico dell’uomo. 


Polonia: verso il divieto totale all’aborto

di Leonard Przybysz

P

er iniziativa dell’Instytut na rzecz Kultury Prawnej Ordo Iuris (Istituto di Cultura Legale Ordo Iuris), vicino alle TFP, è stata lanciata in Polonia una vasta campagna pubblica per l’introduzione del divieto totale dell’aborto. L’iniziativa, chiamata “Stop all’aborto”, è promossa da un comitato ad hoc del quale, oltre a Ordo Iuris, fanno parte altre realtà pro-famiglia. L’iniziativa conta anche sul validissimo appoggio dell’episcopato nazionale. L’appello dei vescovi polacchi “a garantire una piena tutela legale dei non ancora nati” e a modificare in tal senso l’attuale normativa ha fatto breccia nel mondo politico e nel governo di centro-destra.

La premier polacca, Beata Szydlo, si è detta a favore di una proibizione totale dell’aborto nel suo Paese. “Appoggio questa iniziativa”, ha dichiarato parlando alla radio pubblica polacca facendo riferimento al movimento cittadino “Stop all’aborto” che ha raccolto più di 100mila firme per proporre un cambiamento della legge.

spetto per l’opinione altrui, oppure siamo in dittatura. Altroché oscurantismo…

Disegno di legge

L’Istituto Ordo Iuris ha preparato un disegno di legge, con la rispettiva giustificazione giuridica, consegnato il 14 marzo al presidente della camera bassa del Parlamento polacco, insieme a una petizione alla Commissione di affari costituzionali presentando l’iniziativa “ Stop all’aborto”, tesa a modificare la legge del 7 gennaio 1993, relativa alla pianificazione famigliare, la protezione del feto umano e le condizioni per l’interruzione consentita della gravidanza. La petizione chiede inoltre di modificare il codice penale del 6 giugno 1997.

Il progetto si basa sulla protezione della vita umana dal momento del concepimento, e sul principio di risolvere qualsiasi dubbio in materia a favore di tale tutela: In dubio pro vita humana. Entrambi i

Scontata la reazione dell’Unione Europea. “Noi come socialisti ci opponiamo a questa forma di oscurantismo di un’altra epoca” ha dichiarato Gianni Pittella, leader dei Socialisti democratici, in palese contraddizione con lo stesso nome del suo gruppo parlamentare. Insomma, o “democrazia” significa riJerzy Kwaśniewski, direttore dell’Istituto Ordo Iuris TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 31


Dossier aborto

“Appoggio pienamente questa iniziativa” Beata Szydlo, primo ministro di Polonia

partecipare della campagna, per ottenere il divieto totale dell’aborto in Polonia.

Disinformazione

Recentemente, alcuni giornalisti e social media hanno erroneamente suggerito che il progetto di Ordo Iuris porterebbe in prigione le donne che abortiscono in modo spontaneo, e quindi involontario. Essi sostengono anche, a torto, che i medici non saranno più in grado di salvare la vita delle donne, a causa della protezione eccessiva del nascituro.

principi derivano dal sistema giuridico polacco, e sono stabiliti dal Tribunale costituzionale polacco.

Gli autori citano anche la Dichiarazione dei diritti dell’infanzia, e la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Questa prevede che i bambini, a causa della mancanza di maturità fisica e mentale, hanno bisogno di protezione e di cure, compresa un’adeguata protezione giuridica, prima e dopo la nascita.

Il progetto proposto da Ordo Iuris stabilisce che tutti i bambini, prima e dopo la nascita, hanno gli stessi diritti alla protezione della propria vita e della salute. Il progetto intende cancellare le tre circostanze in cui l’attuale legislazione permette di eseguire l’aborto. L’iniziativa impone inoltre allo Stato di sostenere le famiglie che allevano i figli portatori di handicap, e i bambini concepiti in circostanze legate alla commissione di un reato. L’iniziativa ha coinvolto una serie di organizzazioni, tra cui la Fondazione per il diritto alla vita, il Centro di sostegno a iniziative per la Vita e la Famiglia, la Fondazione Vita, e l’Istituto Piotr Skarga (TFP polacca).

La campagna lanciata da Ordo Iuris sta raccogliendo firme in tutto il Paese. Dietro suggerimento dei vescovi, nelle Messe dominicali i sacerdoti stanno leggendo un comunicato che sprona i fedeli a

32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016

In primo luogo, secondo il disegno di legge, una donna non potrà mai essere ritenuta responsabile per un aborto spontaneo, e quindi involontario. A questo riguardo, il progetto non cambia nulla rispetto all’attuale legislazione. Inoltre, anche se una madre dovesse privare deliberatamente della vita il suo bambino concepito, sarà il Giudice a decidere se rinunciare o meno alla punizione, nel caso vi siano circostanze attenuanti. La pena è rivolta, prima di tutto, a coloro che eseguono l’aborto, forniscono la donna con risorse abortive, o costringono con forza la donna ad abortire. In secondo luogo, il disegno di legge chiarisce che i medici sono autorizzati a intraprendere qualsiasi trattamento medico necessario per salvare la vita della madre, anche se possono portare a conseguenze fatali per il bambino (ad esempio, nel caso di una gravidanza ectopica). Quando le donne devono affrontare la scelta di sacrificare la propria vita o salvare quella del bambino nascituro, spetta a loro di prendere la decisione finale.

È inoltre falsa l’accusa fatta da taluni giornalisti che il disegno di legge negherebbe ai genitori il diritto di effettuare test prenatali. La giustificazione del progetto stabilisce chiaramente: “L’accesso ai test prenatali è garantito dalla legislazione che disciplina l’accesso ai servizi medici”.

L’esempio della Polonia potrà essere seguito da altri Paesi, aprendo dunque la via per l’eradicazione della piaga dell’aborto in Europa. 


Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira

La cappa della TFP: un simbolo che parla di crociata di Plinio Corrêa de Oliveira

Nel 1969, per la prima volta, i soci e cooperatori della TFP brasiliana si presentarono in pubblico indossando una caratteristica cappa rossa, da poco ideata da Plinio Corrêa de Oliveira, che poi, insieme allo stendardo, sarebbe diventata un simbolo distintivo delle TFP in tutto il mondo. In una riunione, il pensatore cattolico così ne spiegava il simbolismo (*).

H

o sentito dire che la nostra cappa fra poco compirà quindici anni. Nella vita di un uomo, quindici anni ne fanno un giovanotto. Nella vita di un simbolo, ne fanno un veterano. La cappa sta diventando veterana al calore delle campagne, delle polemiche, degli applausi, delle ammirazioni che possono giungere fino alla venerazione.

L’idea della cappa

Il motivo che mi portò a inventare la cappa era per evitare che le nostre campagne si perdessero nel trambusto delle grandi città. Per un gruppo piccolo, come quello nostro allora, ciò sarebbe stato una tragedia. Un piccolo gruppo che scende nelle piazze senza che nessuno se ne accorga, può chiudere bottega perché ha fallito. Dal punto di vista pubblicitario è morto e seppellito, perché si stabilisce un

circolo vizioso: proprio perché è piccolo, non attira nessuno, non attirando nessuno non cresce...

L’unico modo, pensavo io, era scendere nelle piazze e far saltare in aria l’indifferenza generale, segnando la nostra presenza in modo talmente strepitoso che fosse impossibile ignorarlo. Ecco come è nata l’idea della cappa.

All’inizio temevo di dover inventare un nuovo simbolo a ogni campagna, per richiamare di nuovo l’attenzione del pubblico. Mi lanciai comunque nell’avventura con totale fiducia nella Madonna. Dopo il primo giorno di campagna con la cappa, me ne sono subito accorto che il problema era risolto: con la grazia di Maria Santissima, la cappa sarebbe durata eternamente!

Eccoci pronti a celebrare il quindicesimo anniversario della cappa, senza che mai essa sia sembrata banale, usurata, senza che mai essa abbia smesso di TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 33


Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira

suscitare enorme entusiasmo nel pubblico. Ogni volta che sfoggiamo la cappa in campagne pubbliche, sembra sempre una novità. Eppure è il simbolo della Tradizione!

Immaginate che qualcuno percorresse le vie del centro storico di San Paolo facendo propaganda di libri vecchi: “Eccellenti libri vecchi a basso costo, dall’antiquario tale!” Attirerebbe appena l’attenzione di pochissimi bibliofili.

Novità e Tradizione

La nostra cappa rifulge di Tradizione, eppure riesce a essere sempre una novità. Sembra un paradosso. Come si spiega?

Nella nostra cappa, la Tradizione rifulge in un tal modo che attira l’attenzione. Mentre tante altre tradizioni non rifulgono più – dappertutto l’interesse per le tradizioni sta calando – con la nostra cappa si dà il contrario. La Tradizione rifulge con tanta forza di futuro, con tanta freschezza, che molte persone si domandano: “Con questo io non ci contavo! Vuol dire che la storia sta compiendo una rotazione con la quale non contavo?”

Questa permanente novità della cappa è il fulgore constante di qualcosa che tutti pensavano fosse già morto e invece si mostra pieno di vita!

La cappa resiste alla prova del ridicolo

C’è un fatto sulla cappa che solo ora riesco a esplicitare.

Vi ricordate la battaglia di Lepanto nel 1571? La flotta della Santa Alleanza, organizzata da papa s. Pio V e comandata da don Giovanni d’Austria, sconfisse definitivamente il potere navale dei turchi nel golfo di Lepanto. Questa vittoria suscitò un tal entusiasmo in Europa, che lo spirito di crociata cominciò di nuovo a soffiare, specie fra i giovani. Fu in questa situazione che lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, forse su commissione, scrisse 34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016

il suo celebre «Don Chisciotte», schernendo la cavalleria. Il libro è così ben scritto, riesce talmente bene a ridicolizzare la cavalleria che, da lì in poi, sempre che qualcuno fa una difesa eroica di qualche ideale, c’è sempre un mentecatto che salta fuori con l’accusa di “chisciottesco”.

Ebbene, da quindici anni la nostra cappa percorre le piazze dell’Occidente, e mai, proprio mai, qualcuno ha avuto il coraggio di chiamarla di “chisciottesca”. Una volta una pubblicazione tradizionalista francese la timbrò “spagnoleggiante”. Era implicito che, per taluni, tutto quanto sia spagnolo è esagerato. Non osarono, però, definirla “chisciottesca”.

Un simbolo che parla di crociata

Ho detto che la nostra cappa è un simbolo. Di cosa? Perché questo simbolo parla di crociata? Questo è innegabile. Non c’è persona al mondo che, di fronte alla cappa, non abbia pensato a una crociata. Dalla Bolivia alla Spagna alla Francia, la cappa suscita istintivamente l’idea di crociata. Ciò è curioso, poiché la cappa non porta una croce, bensì un leone. È vero che il leone ha sul petto una croce minuscola, ma questa non attira l’attenzione, tanto è piccola. Perché, dunque, suscita l’idea di crociata? Per quale motivo la cappa suscita la memoria di un evento storico, o meglio di una sequenza di eventi storici, ai quali, tuttavia, non fa esplicito riferimento?

Un rosso che parla di vita e di futuro

La prima cosa che richiama l’attenzione nella cappa è il rosso. La cappa è una grande superficie rossa sul petto di qualcuno. Questo rosso ha una caratteristica: combina con qualsiasi colore di abito. Quando io pensai alla cappa, la maggior parte delle persone usava abiti scuri. Mai pensai che la cappa potesse apparire bella anche sul tipo di giacca che, soprattutto i giovani, usano oggi. Non lo avrei mai immaginato. Questo rosso non stona per niente con quasi nessun colore.


sta assume un’aria di nobiltà. La nobiltà si esprime in due movimenti: vi è la nobile arte dell’avanzare con bellezza, ma vi è anche la nobile arte del sapersi trattenere. La cappa, dunque, dà l’impressione di un’audacia nobile. Essa è allo stesso tempo audace e discreta. È la propria definizione di nobiltà.

Il colore della cappa è il colore della vita e del futuro! È un rosso che incanta per la vita che trasmette, è un rosso che scoppia di promesse di futuro! La cappa forma una sorta di busto che stacca la testa dal corpo. Si direbbe che tutto il resto non sia che un piedestallo per reggere la testa, che è la parte più nobile del corpo. Un elemento per il quale la cappa dà l’idea di crociata sono i tagli netti che ha, sia quella “V” davanti, sia quella punta che cade all’indietro. C’è una parola francese che rende l’idea: tranchant, tagliente. Le linee sono di una tale audacia che sembrano proclamare: io andrò avanti!

Nobiltà

Vi sono, dunque, un’audacia nobile e una discrezione nobile. L’audacia insieme alla discrezione danno l’idea di nobiltà. La cappa ha elementi che sembrano caricare, avanzare, ma poi ha delle ritirate grandiose. La cappa ha un’alta idea di se stessa. Vi sono momenti per caricare, vi sono momenti per ripiegare nobilmente. È il senso dell’onore. Così la cappa evita anche la volgarità. Immaginate quanto sembrerebbe volgare senza le pieghe. La cappa parla di onore. È un monumento all’onore. È la vitalità e l’audacia a servizio dell’onore. È l’antica cavalleria ispirata dalla Fede.

Aspetto inquisitorio

C’è un ultimo punto che vorrei commentare: l’aspetto della cappa che potrei chiamare inquisitorio.

È proprio al senso inquisitorio sentire le cose, percepirle con estrema finezza e saper separarle: ciò che è buono è buono, ciò che è cattivo è cattivo; ciò che è vero è vero, ciò che è falso è falso. Questo proviene dal senso dell’onore. È proprio all’onore sentire tutto quanto gli

Non tutto, però, è audacia. C’è anche la discrezione. È il ruolo delle pieghe. Se la cappa fosse liscia, sarebbe un disastro. Sembrerebbe una carta da regalo. Qual è il ruolo delle pieghe? Sempre quando un oggetto sta per cadere, e qualcosa lo trattiene, queDa sopra: Piazza Rossa, URSS; Mosteiro da Batalha, Portogallo; Taj Mahal, India

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Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira

Il mediocre e l’idealista

I

l mediocre è interamente assorbito dalle delizie della pigrizia, e dall’esclusivo piacere di ciò che è alla sua portata. Egli non guarda né avanti né in alto. Non analizza, non prevede. La sua vita mentale si esaurisce nella sensazione dell’immediato: le piccole soddisfazioni della giornata, il divano comodo, le ciabatte, il televisore. Statua equestre Ecco il suo piccolo paradiso! del Cid Campeador,

Per il mediocre niente esiste che sia sopra se stesso. Egli è il centro e la misura di tutte le cose. Per lui “dedizione” e “ideale” suonano arcaiche, puzzano di muffa. Egli non vuole arrivare agli estremi delle sue capacità. Vuole restare dov’è. Egli si accontenta con il “più o meno”, che è la via più breve per l’inferno.

Burgos, Spagna

Lasciamo stare il mediocre e le sue mediocrità sbiadite, e parliamo dell’eroismo vivace.

Noi dobbiamo essere audaci fino all’incredibile, quando è l’ora dell’audacia; prudenti fino all’inimmaginabile, quando è l’ora della prudenza; benigni fino all’inverosimile, quando è l’ora del perdono; severi fino allo sconvolgente quando è l’ora del castigo. Soprattutto, dobbiamo essere talmente fiduciosi nella Madonna, da confondere i nostri avversari. Quando Dio vede un’anima così, Egli se ne compiace in modo speciale.

(Conferenza di Plinio Corrêa de Oliveira, 20 giugno 1981)

è contrario. Una persona con un alto senso dell’onore sente, con molta vivacità e molta precisione, tutto quanto ferisce il suo onore.

sere smentita. Se c’è stata una calunnia, bisogna rettificarla. Il senso della rivendicazione e della polemica è inerente all’onore.

Nel campo morale il pudore ne è esempio. È proprio del pudore cattolico percepire con molta finezza tutto quanto è impuro, salvo poi rifiutarlo con forza. Il percepire e il rifiutare sono i tratti inerenti al pudore.

L’onore ha, dunque, qualcosa di inquisitorio. Ciò che io chiamo spirito inquisitorio è la difesa dell’integrità e dell’onore della Fede. Il cattolico che comprende quanto vale l’integrità della Fede e il suo onore, avrà una vivacità speciale nel percepire tutto quanto può minacciarla. E vorrà che qualsiasi deviazione o eresia sia subito rettificata o cancellata.

Per esempio, un uomo con un alto senso dell’onore si sente molto più ferito quando qualcuno gli dà del bugiardo, che una persona con un senso dell’onore smorzato. Perché? Perché egli sente istintivamente il contrasto fra il suo onore e l’insulto. E reagisce con forza.

L’onore ha qualcosa di punitivo e di vendicativo. L’onore è combattivo. Quando è oltraggiato, lotta fino all’ultimo! L’onore può anche perdonare, purché il cattivo riconosca che ha calunniato. Un uomo può perdonare un’ingiuria. Egli, però, non può tollerare che l’ingiuria circoli liberamente senza es-

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Una persona “bonaria”, che lascia un’ingiuria o una calunnia circolare senza ritrattazione, è uno svergognato. Potrà pure essere uno svergognato molto cordiale, ma è uno svergognato.

Ecco l’aspetto combattivo e inquisitorio della nostra cappa. 

(*) Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, nel 1984. Testo tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione del autore, conserva quindi la struttura del linguaggio parlato.


Civiltà cristiana

Il gotico: immagine del Paradiso di André Moussange

Alla civiltà cristiana medievale è inscindibilmente legato lo stile gotico, termine originariamente spregiativo, ma poi assurto a contrassegnare un’epoca, uno spirito, una visione dell’universo, che coincide con l’apogeo del Papato e della Cristianità. Com’è nato lo stile gotico? Quali le intenzioni di chi lo ha concepito? Quale la visione teologica che lo regge? (Coro dell’abbazia di Saint Denis)

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Civiltà cristiana L’abate Suger di Saint Denis: storico, mecenate, inventore, artista e architetto, imprenditore, uomo d’affari e pensatore. Consigliere del re luigi VII, era anche un eccellente stratega militare

L’abate Suger

Questa rivoluzione è strettamente legata al nome dell’abate Suger (1081-1151). Personaggio poliedrico: storico, mecenate, inventore, artista, architetto, imprenditore, uomo d’affari e pensatore, nonché abate di Saint Denis per ben trent’anni (11221151). Vicino al Re, cui serviva da consigliere politico e confidente spirituale, era anche un eccellente stratega militare.

L’

11 giugno 1144, il re di Francia Luigi VII e sua moglie, la regina Eleonora d’Aquitania, si recarono all’abbazia di Saint-Denis, alle porte di Parigi, invitati dall’abate Suger per la consacrazione del nuovo coro della basilica. Con loro giunsero anche i grandi del reame e numerose autorità civili e religiose. L’attesa era enorme. Si avvertiva nell’aria che sarebbe stato un evento di quelli che fungono da spartiacque nella storia. E così fu. Tutti restarono allibiti dagli ingenti lavori di ricostruzione che avevano trasformato la vecchia abbazia carolingia in qualcosa di mai visto prima: da tutte le parti, attraverso enormi vetrate colorate, la luce penetrava a flutti, gioiosa, vivace, piena d’incanto. Le pesanti arcate romaniche erano state sostituite da sottili archi ogivali, che davano l’impressione di voler staccarsi dalla terra verso il Cielo. L’austero soffitto adesso gorgogliava con le forme geometriche di un’armonia nuova. Era nata la “rivoluzione gotica”.

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Lanciando la “rivoluzione gotica”, Suger andava contro-corrente rispetto a sentimenti allora molto diffusi nella cristianità. Sotto l’influsso di san Bernardo da Chiaravalle, era nato un vasto movimento di reazione contro gli eccessi del lusso e l’opulenza di certe realtà ecclesiastiche. Da cui lo stile detto “cistercense”: austero, senza vetrate né immagini né affreschi. L’influenza di san Bernardo era pure enorme. Anch’egli, infatti, era consigliere del Re. E Suger lo sapeva.

D’altronde, anche il momento storico era particolare. Nel 1122 era stato firmato il Concordato di Worms, per il quale l’Imperatore rinunciava all’investitura di vescovi. Il Papato usciva dalla “guerra delle investiture” vittorioso e rinvigorito. Era il punto culminante della riforma gregoriana, voluta da Papa san Gregorio VII. La Chiesa entrava in un periodo di grande splendore.

Immagine della Gerusalemme celestiale

Non si può ridurre la “rivoluzione gotica” a un semplice movimento di opposizione, o di reazione, allo spirito cistercense. Alla base della profetica intuizione di Suger, v’era una precisa visione teologica dell’ordine dell’universo e dei modi per raggiungere la conoscenza di Dio. Nel 1145 egli scrisse una giustificazione dottrinale delle opere compiute. Eccone alcuni brani: “Ognuno deve abbondare in ciò che gli è proprio. Ecco cosa mi piace enormemente: tutto ciò che


è raffinato e molto prezioso deve servire, prima di tutto, all’amministrazione del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Se, secondo la parola di Dio manifestata per bocca del profeta, per raccogliere il sangue degli agnelli sacrificati come vittime nel Tempio, si usavano vasi d’oro, quale materiale potremmo noi utilizzare per raccogliere un Sangue infinitamente più prezioso, quello di Nostro Signore Gesù Cristo, in un continuo servizio di totale devozione? (…) Certi detrattori potranno obiettare che, senz’altro, un’anima santa, uno spirito puro, un’intenzione fedele dovrebbe bastare all’uopo. Anche noi affermiamo che tutto ciò è necessario in modo particolare, dovuto e speciale. Allo stesso tempo, però, affermiamo che non vi è niente di più venerabile del sacrificio eucaristico, e questo lo dobbiamo mostrare anche attraverso la bellezza dei vasi sacri e di tutta la nobiltà esteriore che conviene a detto sacrificio”. Suger voleva fare di Saint Denis un’immagine della Gerusalemme celestiale, un luogo dove poter contemplare Dio, risalendo dalle cose terrestri a quelle celesti:

“Ogni pietra preziosa, penso io, serve a rivestire la Gerusalemme celestiale. Allo s t e s s o modo, nel mio cuore, il mio amore per l’ornamento della casa di Dio, lo splendore multicoLuigi VII lore delle pietre mi distoglie dalle mie preoccupazioni terrene e, sulle ali della meditazione, mi spinge a riflettere sulla diversità delle sante virtù, mi trasporta dalle cose materiali a quelle immateriali. Io ho l’impressione di trovarmi in una regione lontana dalla sfera terrestre, che non risiede interamente sulla Terra, ma nemmeno interamente nella purezza del Cielo. È una zona dove io posso entrare, trasportato dalla grazia di Dio, pas-

L’imperatore Enrico IV si umilia davanti a Papa san Gregorio VII, a Canossa. Il Papato usciva dalla “guerra delle investiture” vittorioso e rinvigorito. La Chiesa entrava in un periodo di grande splendore, che si rifletterà anche nell’archittetura gotica

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Civiltà cristiana

“Lo splendore multicolore delle vetrate mi distoglie dalle mie preoccupazioni terrene e, sulle ali della meditazione, mi spinge a riflettere sulla diversità delle sante virtù, mi trasporta dalle cose materiali a quelle immateriali. Io ho l’impressione di trovarmi in una regione lontana dalla sfera terrestre, che non risiede interamente sulla Terra, ma nemmeno interamente nella purezza del Cielo. È una zona dove io posso entrare, trasportato dalla grazia di Dio, passando dal mondo inferiore a quello superiore, seguendo il simbolismo delle cose”

(Suger di Saint Denis)

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sando dal mondo inferiore a quello superiore, seguendo il simbolismo delle cose”.

Suger aveva, dunque, uno spirito essenzialmente contemplativo: le cose della terra servono per raggiungere le realtà superiori, in ultima analisi Dio. Egli era pienamente consapevole delle implicazioni teologiche della sua rivoluzione estetica: “Coloro che servono Dio in questo ambiente sanno che, men-

tre loro sacrificano sulla Terra, la loro dimora è già in qualche modo nel Cielo”.

Suger ebbe un’intuizione profetica, che si diffonderà come un fulmine per tutta l’Europa. Alla fine della riforma gregoriana, egli individuò nell’arte gotica un vettore prodigioso che, unendo Chiesa e Stato, proclamava la gloria di Dio e la magnificenza della monarchia.  TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 41


Il mondo delle TFP

Colombia: contro la guerriglia

D

di Luis Fernando Escobar

agli anni Sessanta, la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (FARC), di orientamento marxista, porta avanti una lotta armata per sovvertire il Paese. Cercando di mettere fine al conflitto, negli anni diversi governi hanno percorso la via del dialogo e del compromesso. Con risultati non solo scarsi, ma decisamente controproducenti: più si dialogava, più le FARC diventavano arroganti.

Il presidente Álvaro Uribe (2002-2010) decise di porre fine a questa strategia fallimentare. Col massiccio appoggio della popolazione (fu rieletto col 63% dei suffragi), egli in pratica distrusse le FARC, a livello militare e logistico.

Purtroppo, il suo successore Juan Manuel Santos, tradendo palesemente le promesse elettorali (egli era stato ministro della Difesa di Uribe), riprese nel 2011 la politica del dialogo. Denominati “Proceso de paz”, i negoziati con le FARC risultarono in un primo accordo, firmato nientemeno che a Cuba, sotto l’egida di Raúl Castro. I termini dell’accordo segnano una resa del Governo su tutta la linea:

Giovani volontari del Centro Cultural Cruzada partecipano a Medellín alle manifestazioni popolari contro la politica arrendevole del Governo nei confronti della guerriglia comunista delle FARC

Le FARC non deporranno le armi; intere provincie passeranno a essere governate dalle FARC, con esclusione delle Forze dell’ordine; tutti i guerriglieri saranno amnistiati; le FARC non dovranno pagare nessuna riparazione alle vittime della violenza; il Governo nominerà alcuni Senatori a vita delle FARC, ecc.

Immediata la reazione della popolazione, che in massicce manifestazioni di piazza ha proclamato il chiaro NO al Proceso de paz. L’indice di approvazione di Santos è crollato al 9%, il più basso della storia. Il Centro Cultural Cruzada, e la Sociedad Colombiana Tradición y Acción, consorelle delle TFP, hanno partecipato attivamente a queste proteste.

Le due associazioni hanno pubblicato un manifesto, poi ampiamente diffuso nei media e attraverso campagne di piazza – “Il terrorismo si trasforma. Dal fondo delle selve al cuore del Potere” – denunciando la politica suicida del governo Santos. “Con questa grande menzogna – dichiara il manifesto – si spinge Colombia all’abisso, mentre i nostri governanti insistono che stiamo andando verso il paradiso della pace”.

Dall’altra parte, giovani cooperatori del Centro Cultural Cruzada, di Medellín, hanno partecipato alle grandi manifestazioni popolari di ripudio al Proceso de paz, realizzando anche manifestazioni-flash in prima persona. In una mossa senza precedenti, il Governo ha oscurato il video delle campagne del Centro Cruzada, sollevando la preoccupazione che si vada verso un regime di censura della libertà di espressione, specialmente dopo l’Acto Legislativo por la Paz, che permette all’Esecutivo di governare per decreto. 

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USA: campeggio giovanile

T

ra il 20 e il 25 novembre scorso, sfidando il freddo sul fiume Buffalo, decine di adolescenti hanno partecipato all’“Autumn Camp” organizzato dalla sezione di Luoisiana della TFP americana, ad Ozarks (Arkansas). Anche alcuni genitori hanno aderito al programma, che è consistito di conferenze, circoli di studio e atti di pietà, senza dimenticare le attività sportive. Chiamato “Call to chivalry” (Convocazione alla cavalleria), il campeggio si è concluso con giochi “medievali”, seguito da una grigliata all’aperto. 

Lituania: processione a Šiluva

C

ome è ormai tradizione, cooperatori della TFP lituana hanno partecipato alla processione di Šiluva. I pellegrini sono stati accolti dal sindaco, che ha ricordato come “anche nei tempi bui del comunismo, questa processione non è mai stata soppressa”. Quando le truppe sovietiche bloccavano le strade, i pellegrini passavano dalle campagne. Il popolo lituano è eternamente riconoscente alla TFP per il decisivo appoggio dato alla loro Patria nel 1990, quando ha osato sfidare l’URSS, proclamando unilateralmente l’indipendenza, una mossa che segnò l’inizio della fine dell’impero comunista. 

Brasile: conferenza sul “gender”

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avanti a un auditorio totalmente gremito, si è tenuta a San Paolo del Brasile la conferenza “Perché dobbiamo essere contro l’ideologia del gender”, organizzata dall’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira. La dott.ssa Isabella Mantovani ha denunciato le manovre degli “ideologi del gender” per introdurre questa dottrina in Brasile. Grazie a Dio, il progetto di legge è stato rigettato: “È la prima volta nella storia che l’ideologia gender è sconfitta in un paese”. La prof.ssa Fernanda Takitani ha, poi, spiegato in cosa consista l’ideologia gender, definendola una “rivolta contro la natura”. 

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Il mondo delle TFP

Perù: simposio universitario

Si addensano le tenebre ma sorgono anche luci nuove

C

di Rafael Morales

ampagne di piazza, sito web, fanpage su Facebook, presentazioni di libri in fiere e convegni, carovane di propaganda che percorrono il Paese, queste e altre iniziative portate avanti negli ultimi mesi da “Tradición y Acción por un Perú Mayor” [consorella delle TFP, ndr] ci avevano messo in contatto con tanti giovani desiderosi di orientamento dottrinale e morale. Così è nata l’idea di realizzare un simposio universitario nel periodo pasquale. L’incontro ha avuto luogo nella sede operativa di “Tradición y Acción” a Chaclacayo, a 40 km da Lima.

Il tema: “Passione di Cristo, Passione della Chiesa”. Mai come oggi la situazione della Santa Madre Chiesa è così tanto paragonabile alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Oltre le tenebre odierne, però, c’è la speranza del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, e quindi di una rinascita cattolica su scala universale, come predetto dalla Madonna a Fatima.

Da sopra: i partecipanti davanti al Palazzo Torre Tagle, centro storico di Lima; durante un intervento; processione di Venerdì Santo, il Señor de los Milagros passa davanti al Palazzo presidenziale

Oltre alle conferenze, illustrate con abbondante materiale grafico, abbiamo partecipato alle varie funzioni religiose della Settimana Santa. Da segnalare la solenne processione di Venerdì Santo a Lima, con l’immagine del Señor de los Milagros, un affresco miracoloso risalente al secolo XVII. Si tratta di una delle più imponenti processioni al mondo.

L’incontro è iniziato con l’intervento “Ascesa e splendore della Civiltà cristiana”, seguito da una descrizione del processo rivoluzionario che ci ha portato fino alla situazione attuale: “Dal buio della Rivoluzione alle luci del Regno di Maria”. La relazione centrale – “Passione di Cristo, Passione della Chiesa” – ha tratteggiato, con folta documentazione, la crisi che colpisce oggi la Sposa di Cristo.

Non tutto, però, sono tenebre; ci sono anche segni di speranza. Ecco l’intervento “La rinascita del cristianesimo: a 100 anni da Fatima, segni di speranza verso il Regno di Maria”. La riunione ha mostrato come, nel mondo di oggi, ci sono profondi movimenti di reazione nell’opinione pubblica che, se aperti alla grazia di Dio, permettono ogni speranza per il futuro.

Infine, la convocazione all’azione: “Fede, Purezza e Bravura, la nuova Cavalleria”, seguita da un’esposizione sulla “Crociata del secolo XXI in Perù”, che ha ripercorso le principali campagne di “Tradición y Acción”. 44 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2013

Una cena conviviale all’aperto ha chiuso il convegno. 


Brasile: appello ai giovani

A

di Guilherme Balthazar

ção Jovem (Azione Giovane), il settore giovanile dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, ha lanciato un’iniziativa tesa a convocare i giovani brasiliani a una maggiore coerenza nella Fede e nella pratica dei Comandamenti. Col titolo “Convocazione alla gioventù: difendere pubblicamente i dieci Comandamenti e la Legge di Dio”, il manifesto è adesso oggetto di vivaci campagne di piazza. Il manifesto espone brevemente otto punti chiave:

— Dio, Supremo Signore dell’Universo, ha il diritto di essere obbedito e onorato pubblicamente; — La vita umana innocente va protetta sin da concepimento fino alla morte naturale; — L’uso delle droghe è peccaminoso, frustante e ingannevole; — La castità è il fulgore e la gloria della gioventù; — La famiglia, fondamento della società, è costituita dall’unione indissolubile tra un uomo e una donna; — Il diritto di proprietà privata è sacro ed è il fondamento del buon ordine economico e sociale; — La natura è stata creata da Dio per il beneficio dell’uomo; — La fierezza di essere cattolico.

Sopra, campagna pubblica di Ação Jovem

Sotto, la Convocazione alla gioventù e il catechismo sull’omosessualità

“Il giovane veramente cattolico – leggiamo nel punto 4 – sa che solo la castità, cioè la manutenzione della verginità fino al matrimonio e, durante il medesimo, la fedeltà coniugale, è il fondamento solido per edificare una famiglia. Perciò egli rigetta la promiscuità sessuale, la pornografia, e condanna tutte le mode immorali. Con fierezza smentisce che la castità sia frutto di una personalità debole. Al contrario, la castità è fonte di fierezza e di coraggio nel combattimento della vita quotidiana”.

Passa quindi a citare Plinio Corrêa de Oliveira: “L’impurità è una vergogna, la purezza è una gloria. Il giovane veramente cattolico si vanta di essere puro”.

Dopo aver analizzato, sempre sinteticamente, alcuni punti della dottrina sociale della Chiesa, il manifesto dei giovani brasiliani termina con una invocazione: “Giovani: proclamate ad alta voce i principi perenni qui spiegati, unitevi a noi in questa vera crociata di entusiasmo cattolico. Cristo Redentore, che dall’alto del Corcovado a Rio di Janeiro, veglia sul nostro Paese, ci invita a impegnarci!”. Contestualmente, i ragazzi di Ação Jovem distribuiscono il libro «Uomo e donna Dio li creò», del sacerdote David Francisquini. L’opera, fatta a modo di catechismo, presenta in 114 domande e risposte il problema dell’omosessualità, sia dal punto di vista della dottrina cattolica, sia da quello del diritto naturale e della scienza. Il libro si fregia di una lettera di encomio di S.E. Mons. Aldo Pagotto, arcivescovo di Paraíba. 

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 45


Il mondo delle TFP

Australia: in difesa della famiglia

P

er bloccare ogni tentativo di approvazione di leggi sulle cosiddette “unioni civili”, specie fra persone dello stesso sesso, la TFP australiana ha avviato la campagna Difending natural marriage (Difendendo il matrimonio naturale). L’iniziativa si propone di fare pressione sul Parlamento affinché qualsiasi disegno in questo senso venga respinto a priori. Una petizione online in questo senso ha già raccolto decine di migliaia di firme. A sin., cooperatori della TFP australiana partecipano a una marcia pro-life a Sydney. 

Canada needs Our Lady

V

a a gonfie vele l’iniziativa “Canada needs Our Lady” (Il Canada ha bisogno della Madonna), lanciata dalla Canadian Society for the Defence of Christian Civilisation, consorella delle TFP. Oltre a un capillare lavoro di apostolato nelle famiglie, portando un’immagine della Madonna di Fatima, l’iniziativa organizza anche Rosary Rallies, cioè Rosari in piazza pubblica. Il 13 maggio scorso, anniversario di Fatima, si sono tenuti ben 47 Rallies in cinque province, dal Québec fino alla British Columbia, nell’estremo ovest del paese. A sin., il Rally a Mississauga (Ont.) 

Scozia: presentato libro di Plinio Corrêa de Oliveira

N

46 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016

ella sede della Tradition Family Property Association, a Glasgow, Scozia, è stato presentato il più recente libro con testi di Plinio Corrêa de Oliveira: «La mia vita pubblica». Si tratta di una raccolta di brani autobiografici, che iniziano col suo ingresso nelle Congregazione mariane nel 1928. L’opera, recentemente pubblicata in Brasile, è stata presentata dal dott. Eduardo de Barros Brotero, veterano membro della TFP brasiliana. Il relatore ha raccontato innumerevoli episodi della vita del leader cattolico, dei quali egli è stato testimone diretto, sottolineando l’assoluta rettitudine nella Fede di Plinio Corrêa de Oliveira, e il suo altissimo senso dell’onore. “Tutto in lui avvicinava a Dio e alla Madonna”, affermò Brotero. 


Università estiva 2016

Anche questo anno le TFP europee realizzeranno l’Università estiva, che avrà luogo dal 22 al 27 agosto p.v., nel castello reale di Niepolomice, in Polonia (foto sotto). Il convegno, dal titolo “Una nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide”, comprenderà funzioni religiose, conferenze accademiche, circoli di studio, visite turistiche e attività ricreative. Trattandosi di una conferenza internazionale, la lingua ufficiale sarà l’inglese, con traduzione simultanea in italiano. Per informazioni, inviare una mail a info@atfp.it

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2016 - 47



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