Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà", dicembre 2018

Page 11

Prima della sua apertura, l’aspettativa sulla possibilità di un cambio di paradigma rispetto all’omosessualità era grande, simile e parallela a quella avvenuta dopo i due Sinodi sulla Famiglia in materia di accesso all’Eucaristia per i cosiddetti divorziati risposati. Ci si domandava cioè se sarebbe stato compiuto un ulteriore passo avanti nell’adattare la morale cattolica alla mentalità dominante, magari invocando la stessa giustificazione già data per modificare la dottrina sulla pena di morte, ovvero che un eventuale cambiamento sull’insegnamento in tema di omosessualità sarebbe stata da attribuire a una “sempre più viva consapevolezza della dignità umana”. Se il Sinodo sui giovani ha compiuto o meno questo passo, sarà il tempo a dirlo.

Comunque, è interessante riportare quanto affermato prima dell’evento dall’arcivescovo di Philadelphia Charles Chaput, membro del Consiglio permanente del Sinodo dei Vescovi. Dopo aver chiesto al Santo Padre di rimandare il Sinodo a seguito degli scandali riguardanti McCarrick e il Vaticano, ha sposato la severa critica di un teologo suo connazionale all’Instrumentum laboris, ovvero il documento preparatorio al Sinodo, in cui ancora una volta si delineava la prospettiva di una “rivoluzione culturale”. “Un Sinodo che ha a che fare con i giovani e la sessualità dovrebbe anche affrontare – in modo onesto e completo – le radici degli abusi sessuali sui minori”, ha detto il presule americano, affermando poi che “né al Papa né alla Chiesa viene reso un servizio – in particolare in un’epoca di crisi e umiliazione – da un eccesso di sentimento, di compiacimento e di sociologia. Le fede richiede di più” (20).

Come prevedibile, la richiesta di rimandare a un momento più propizio il Sinodo sui Giovani non è

stata accolta e l’evento si è tenuto secondo il programma prestabilito. L’assise sinodale si è conclusa emanando un lungo documento finale, ampiamente approvato dalla maggioranza dei suoi membri. Tuttavia, ancora una volta si è tornato a parlare di imposizioni e di sorprese apparse all’ultimo momento nelle bozze che hanno portato alla redazione e alla votazione conclusive (21).

Come già accennato, l’evento aveva destato un forte interesse nei media soprattutto perché l’Instrumentum Laboris, presentato previamente dalla Segreteria del Sinodo, introduceva persino il linguaggio ideologico omosessualista, fatto senza precedenti in documenti di tale calibro.

Sebbene l’acronimo Lgbt presente nell’Instrumentum Laboris abbia suscitato una considerevole reazione fra alcuni Padri sinodali – e ciò spiega perché sia stato escluso dal documento conclusivo - è altrettanto vero che, nella sostanza, nel testo finale latita il chiaro obbligo alla castità per le persone omosessuali finora vigente nella dottrina cattolica. Il documento dà l’impressione che si auspichi un ammorbidimento della posizione della Chiesa sul tema, laddove lascia intendere che l’insegnamento sulle “inclinazioni sessuali” è un processo in corso, che avrà bisogno di “una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale” (22). Anche nei riguardi del Catechismo, che condanna le “ingiuste discriminazioni” provocate dalle cosiddette “inclinazioni sessuali”, il documento finale (par. 150) fa un passo avanti affermando che bisogna condannare “ogni discriminazione”, non solo quelle ingiuste. Nella sua analisi del documento, il noto vaticanista Edward Pentin si domanda se ad esempio una istituzione cattolica potrà licenziare un dipendente o espellere uno studente che manifesta

Sinodo sui giovani: “La vaghezza sarà sempre interpretata nei peggiori dei modi”

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / DICEMBRE 2018 - 11


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.