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Batterie e riciclaggio
SERIE START UP DA CONOSCERE, CAPITOLO 4 Batterie riciclate per il bene dell’ambiente
Nicolas e Stefan Bahamonde hanno trasformato il loro hobby in un affare promettente. Nella loro azienda testano le batterie usate e le riassemblano in «e-Bricks». La loro start up Libattion è una delle prime imprese europee ad offrire batterie con una seconda vita per veicoli elettrici leggeri.
TESTO JULIANE LUTZ | FOTO FABIAN HUGO
In un angolo è appoggiato un contenitore blu pieno di batterie scartate da Bosch e Panasonic e sugli scaffali giacciono dei moduli di potenza per veicoli ibridi. Ci troviamo nei locali che i fratelli Bahamonde hanno affittato dalla società di riciclaggio Batrec a
Wimmis (BE). Qui si testano le batterie.
Due impiegati controllano la presenza di tensione e poi misurano le prestazioni di ogni accumulatore. Devono essere superiori al 95% se avrà una seconda vita in una sedia a rotelle elettrica o in un risciò, rispettivamente oltre il 75% se andrà a comporre sistemi energetici più grandi. Con Libattion, Stefan e Nicolas
Bahamonde hanno fondato una delle prime aziende in Europa ad offrire batterie «second life» per veicoli elettrici leggeri e sistemi industriali. Finora, rinascevano a nuova vita soltanto per applicazioni stazionarie come i sistemi fotovoltaici.
La sostenibilità vende
Attualmente il loro prodotto principale sono gli e-Bricks: batterie al litio modulari, portatili e impilabili di 2,5 kWh ciascuna, che possono essere assemblate come i mattoncini da costruzione per formare sistemi di batterie di 24 e 48 volt. «Ricicliamo tutte le batterie scartate dalle e-bike e dai veicoli elettrici in Svizzera», dice Stefan Bahamonde, che ci riceve a Wimmis. «Nel 2019, abbiamo raccolto una cinquantina di tonnellate di batterie. Non abbiamo potuto elaborarle tutte perché non abbiamo ancora capacità a sufficienza», spiega il 33enne visibilmente di buon umore. Nel 2021 i due fratelli produrranno 200 e-Bricks, l’anno prossimo dovrebbero essere 800 e nel 2025 prevedono di arrivare a 5000. Attualmente ricevono forniture da dieci aziende. Per esempio Ronovatec, un produttore di tosaerba industriali, e le FFS. «Il nostro motivo principale è fare qualcosa per l’ambiente. I nostri clienti apprezzano il fatto che gli e-Bricks sono sostenibili: ogni pezzo che arriva sul mercato equivale ad un risparmio di 160 kg di CO2 rispetto alle batterie di nuova produzione», sostiene ancora Bahamonde. →
Matthias Vogelsang rimuove l’elettronica dalle batterie usate alla Libattion di Wimmis.
In gamba Nicolas e Stefan Bahamonde nella loro sede principale a Glattbrugg.

Mentre i loro coetanei si ritrovavano per uscire la sera o si dedicavano anima e corpo allo sport, i due ragazzi investivano tutte le energie nel loro hobby. In Cile, dove sono cresciuti, si divertivano a smontare le batterie, testarle, assemblare piccoli pacchi di batterie con gli accumulatori di energia ancora utilizzabili e venderli a parenti e amici. «Nostro padre, che è originario della Svizzera, ci ha trasmesso la passione per l’upcycling quando eravamo bambini», confessa Bahamonde. In famiglia si dava molta importanza alla protezione dell’ambiente. Nicolas e il fratello si sono interessati presto alle soluzioni cleantech e si sono posti come obiettivo la creazione di una propria società in questo campo. Per questo, grazie a una borsa di studio, Stefan ha studiato ingegneria meccanica con specializzazione in tecnologia energetica a Dresda. Da Alstom ha fatto carriera, prima come ingegnere verificatore, lavorando per varie centrali elettriche, in seguito ha ottimizzato le loro emissioni. Nicolas, pure lui ingegnere meccanico, ha lavorato per l’ETH e la FH Nordwestschweiz. Come dire, entrambi hanno continuato con il proprio hobby, ma portandolo a un livello superiore. Quando la domanda per i pacchi batteria è aumentata, hanno deciso di fare dei test su scala più ampia e hanno dunque presentato la loro idea a Inobat, l’organizzazione responsabile del riciclaggio delle batterie per conto dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Quest’ultimo ha approvato il progetto, fornito il finanziamento e i due si sono messi all’opera la sera dopo il lavoro. È così che è nata la collaborazione con Batrec, la loro attuale fonte di batterie usate. «Abbiamo testato un migliaio di batterie per e-bike utilizzando vari indicatori di qualità e capito subito il potenziale dell’uso di batterie second life. Nel 2018 abbiamo deciso di fondare una start up», rivela Bahamonde.

In nome della trasparenza
A Wimmis si procede a rimuovere l’elettronica e la si testa. A Glattbrugg (ZH), quattro dipendenti si occupano del riconfezionamento. Le batterie utilizzabili ricevono una nuova elettronica con un sistema intelligente di gestione dell’energia elettrica tramite un algoritmo. Tutti i dati vengono caricati su una piattaforma cloud accessibile ai clienti. In questo modo le batterie non sono più delle scatole nere, bensì trasparenti perché le loro prestazioni sono visibili. I fratelli offrono anche una sorta di abbonamento chiamato Battery-as-aService, per cui gli utenti pagano solo in base al consumo. Forti di questi risultati, i due fratelli hanno chiesto dei finanziamenti. E con successo. Hanno vinto diversi concorsi organizzati da Climate-KIC, un programma dell’UE per le start up cleantech. Sono stati sostenuti dalla Fondazione Svizzera per il Clima. In un programma di promozione congiunto fra l’Ufficio federale dell’energia e l’istituto di ricerca CSEM, hanno sviluppato metodi di test più veloci per applicazioni «second life» e perfezionato il loro prodotto passando dal laboratorio alle applicazioni industriali. Tutto questo li ha aiutati enormemente. Al momento, sono in trattative con un grande investitore. Naturalmente, hanno avuto anche momenti difficili, soprattutto durante lo sviluppo. Tuttavia, essendo entrambi ingegneri, sono sempre stati in grado di affrontare un problema da due prospettive. Nella fase iniziale di una start up ci vogliono motivazione e per-
I moduli di batteria di un veicolo ibrido son trasformati in rack stazionari di 35 kWh.