Medioevo Dossier n. 5 - 2014

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tori dell’attuale Baviera, si era formato un ducato indipendente, che aveva raggiunto una certa stabilità politica dopo il 550, con l’affermazione di una dinastia – quella degli Agilolfingi – che perdurò sino ai tempi di Carlo Magno. Vale la pena ricordare che i Bavari erano stati una presenza non secondaria sul palcoscenico politico dei primi secoli dell’Alto Medioevo. Essi avevano intessuto legami diplomatici con Franchi e Longobardi (di lí proveniva per esempio la regina Teodolinda) e avevano rappresentato il primo interlocutore delle popolazioni slave e centro-asiatiche che si erano insediate a est dei loro territori. Furono proprio i rapporti intrattenuti con una di esse, gli Avari (stanziati nell’area dell’odierna Ungheria), a offrire a Carlo il destro per abbattere lo Stato autonomo della Baviera. Il duca Tassilo III, che era fra l’altro cugino di Carlo in quanto nipote di Carlo Martello, aveva infatti cercato di contrastare la sempre piú stretta tutela imposta dai Franchi stringendo un’alleanza con gli Avari che fu considerata come un’insubordinazione. L’abbattimento della dinastia indipendente costò poca fatica.

Il favoloso tesoro degli Avari

Nel 788 la Baviera fu conquistata e assorbita del regno franco e affidata al cognato di Carlo, Gerold, che avrebbe dovuto tenere d’occhio gli Avari. Il passo successivo, e cioè lo scontro con quest’ultima popolazione, fu intrapreso a tambur battente. Nel 791 erano già iniziate le operazioni militari, che si conclusero cinque anni dopo con la presa e il saccheggio del campo trincerato posto presso la confluenza tra il Danubio e il Tibisco (nell’odierna Serbia settentrionale), in cui risiedeva il loro re. La guerra fu condotta sul campo dal duca del Friuli, Enrico, e dal figlio di Carlo, Pipino, a cui aveva affidato la reggenza dell’Italia. La resa del campo nemico fruttò un immenso bottino, costituito dai tesori accumulati per secoli dai monarchi avari, che venne trasportato trionfalmente ad Aquisgrana – dove allora già risiedeva Carlo – con un corteo composto da quindici carri carichi di oggetti preziosi di ogni genere. La scomparsa degli Avari come entità politica avrebbe potuto letteralmente aprire di fronte ai Franchi praterie sconfinate da conquistare. Ma, al contrario, le scelte adottate furono improntate a estrema prudenza. Mentre nel corso dei primi anni del IX secolo venivano sgominate le ultime sacche di resistenza avara, a sud-est della

Ricostruzione dell’armamento di un guerriero franco dell’età di Carlo Magno. Parigi, Musée de l’Armée.

Baviera fu organizzata una nuova circoscrizione di confine denominata Östmark (marca dell’Est), che occupava le aree collinari digradanti verso la pianura pannonica, ma senza che quest’ultima venisse a sua volta permanentemente occupata. Anche questo provvedimento sarebbe stato gravido di conseguenze sulla futura storia europea. La Östmark costituí il bastione a difesa delle terre germaniche dell’Europa centrale e fu primo embrione dell’odierna Austria. Di lí a poco, invece, lo spazio rimasto vuoto nelle piane del medio Danubio venne occupato dai Magiari, anch’essi, come gli Avari, di origine centro-asiatica, il cui insediamento diede origine all’attuale Ungheria. Ma anche l’avanzata dei Franchi sino ai confini settentrionali dei Balcani sortí un effetto di lunga durata sulla geopolitica europea. Esso costituí infatti un elemento di attrazione nei confronti delle popolazioni slave che avevano occupato ormai da qualche tempo le aree interne della Dalmazia, favorendo la formazione di nuove entità politiche «croate», che, anche in seguito, continuarono a gravitare in direzione del mondo franco-tedesco. Si apriva cosí la via alla demarcazione fra i Croati e i gruppi slavi (tra cui i Serbi) la cui storia si svolse invece in piú stretto contatto con il mondo greco-bizantino, adottandone la religione e – attraverso la mediazione dell’alfabeto cirillico – il sistema scrittorio.

Missione in Spagna

L’ultimo orizzonte in direzione del quale Carlo Magno sviluppò una vera e propria azione di conquista si trovava in un’area dell’Europa diametralmente opposta. Sin dai primi decenni dell’VIII secolo, la penetrazione araba nella penisola iberica aveva prodotto ripetuti sconfinamenti oltre i Pirenei e le campagne condotte dall’Islam ispanico nell’Aquitania, nella Linguadoca e sino alla Provenza possono essere considerate come veri e propri «assaggi» di un progetto di conquista delle regioni meridionali dell’antica Gallia. Approfittando delle discordie sorte fra l’emiro di Saragozza e il califfo di Cordova, nel 778 Carlo ritenne propizio il momento per lanciarsi in una spedizione militare al di là delle montagne e riprendere, stavolta però con intenti apertamente aggressivi ed espansionistici, la politica di contenimento degli Arabi che era stata già di suo nonno e di suo padre. L’armata franca era stata divisa in carlo magno

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