GLI IMPERDIBILI • MOSAICO DI ALESSANDRO Pompei. Turisti in visita alla Casa del Fauno, di fronte alla riproduzione del Mosaico di Alessandro.
di analogo soggetto degli altri pittori ellenistici siano state fortemente ispirate da questo primo capolavoro, riproducendolo e aggiornandolo in funzione del gusto e delle necessità di propaganda dei vari successori di Alessandro Magno.
GAUGAMELA, NON ISSO Ancora a Paolo Moreno si deve l’accurato studio condotto per identificare l’evento storico rappresentato, che non è la battaglia di Isso, come spesso si ripete: si tratta, invece, della battaglia di Gaugamela, l’ultimo e decisivo scontro con il quale, nel 331 a.C., Alessandro Magno, ormai penetrato nel cuore dell’impero persiano, affrontò e sconfisse le forze del Gran Re, superiori nel numero, ma non sufficientemente ben organizzate. Ne sono prova le lunghe lance di tipo macedone, le sarisse, brandite dai soldati persiani: un’innovazione voluta da Dario III proprio a Gaugamela, nel disperato tentativo di sconfiggere la falange macedone con le sue stesse armi. Emblematico è anche l’albero secco che spicca sullo sfondo della scena, quale unica notazione ambientale; in esso, infatti, si può riconoscere il platano solitario che marcava il luogo dell’antica battaglia, come annotò piú di mille anni dopo un testimone di eccezione: Marco Polo. Nella piana di Gaugamela (località nella pianura di Erbil, in Assiria, corrispondente all’odierno Tell Gomel, n.d.r.), Alessandro Magno, forte di poco piú di 47 000 uomini, si scontrò contro circa 235 000 effettivi dell’esercito persiano, dotati di armi pesanti e carri da guerra, in una battaglia epica, destinata a decidere le sorti dell’intera spedizione. L’inferiorità numerica fu compensata dalla maggiore efficienza e manovrabilità delle forze greche, che 66 a r c h e o
consentirono al condottiero macedone di aprire una breccia nelle difese nemiche e affondare direttamente verso la postazione di comando del Gran Re, presidiata dalla sua guardia scelta.
LA SORTITA VINCENTE L’audace e spericolata mossa di Alessandro, accompagnato dai piú fedeli compagni d’arme (i cosiddetti hetairoi), ottenne l’effetto sperato di sorprendere e spaventare il nemico, gettando nella confusione le schiere persiane. Gli avversari piú coraggiosi diedero la vita per impedire al Macedone di raggiungere Dario e, all’ultimo istante, il conducente del carro del sovrano si volse in fuga per evitare lo scontro fatale. Il mosaico pompeiano riproduce esattamente l’istante in cui il pesante carro reale ha ormai completato l’inversione e si appresta a travolgere i soldati stessi di Dario III, nel tentativo estremo di sfuggire alla carica di Alessandro. Protagonisti assoluti del momento drammatico sono proprio i due condottieri, le cui fattezze spiccano come isolate in mezzo alla moltitudine di corpi e armi che pervade ogni dove in una quantità di dettagli accurati, resi però confusi dall’insieme caotico della battaglia. Alessandro irrompe da destra, af-
fiancato da uno scudiero a piedi (di cui non resta che parte del volto) e seguito da un drappello di valorosi, purtroppo in larga parte perduti nelle lacune della metà sinistra del mosaico. Priva dell’elmo, la testa del figlio di Filippo II testimonia della ricercatezza del ritratto, giovane e distaccato, con un accenno di barba e i capelli ondeggianti al vento. I dettagli della corazza sono riportati minuziosamente, dalle cinghie degli spallacci alla testa di Gorgone al centro del petto. La sua lancia, abbassata nella carica, passa da parte a parte un eroico avversario, che gli si è gettato di fronte, con sprezzo della vita, per salvare il proprio re. E proprio verso il suo nobile salvatore Dario protende la mano, assistendo impotente al sacrificio; né tenta di contrattaccare col proprio arco, perché la sua faretra è ormai vuota.
AUTORITRATTO D’ARTISTA Accanto al carro un altro difensore volge freneticamente il proprio cavallo, per seguire e proteggere il re nella fuga, mentre il grande carro è ormai quasi completamente volto indietro e investe i guerrieri caduti. Se ne contano tre, uno dei quali merita maggiore attenzione: esattamente al di sotto di Dario, infatti, un nobile persiano caduto, con la veste ricamata, osserva se stesso nel-