XtremeStuff Magazine 03

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Sommario 10

Xtremestuff Magazine Numero 03

Settembre - Ottobre anno 2005

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a fiato Emozioni senz

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Offshore,

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Un’avventura ricolo al limite del pe

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e Mike Horne Rio Colca Dario Ferro rapide del in balia delle

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42 Pan Racing BMW Team Un team sportivo che ha saputo sfidare la supremazia tecnica dei marchi e delle squadre più famose e che si è dimostrato in grado di competere nelle maggiori gare internazionali di motociclismo

10 Emozioni senza respiro Apnea agonistica, uno sport agli albori ma che ha già consacrato molti campioni, come Monica Barbero, Campionessa Italiana di Dinamica nel 2004 con 167,40 metri

20 Moto d’acqua La più significativa, attraente e divertente novità della motonautica

26 Laurea con lode

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Dietro le quinte del Moto GP

Il reportage del grande raid organizzato da Gerard Fusil, creatore del raid Gauloises, nell’isola francese di Réunion. Una prova bellissima e avventurosa...

Tecnologia all’avanguardia e moderna eleganza

56 In bilico sulla cresta dell’onda

96 Planare su…. un prato verde A cavallo di un particolare biciclo, senza freni: il dirtsurf

72 Lo Sci Nautico

102 Perù…tra hidrospeed e rafting Dario Ferro, fotografo e alpinista, ci racconta una nuova avventura

108 La vetrina di

Xtremestuff magazine

L’ultima settimana di luglio ha visto disputare i campionati italiani di paracadutismo 2005

Uno sport giovane, coinvolgente e rispettoso dell’ambiente

L’abbigliamento e gli accessori di maggior tendenza

36 Rally di Sardegna

78 Offshore, la Formula Uno del mare

110 UP project trip one

Il terzo ed ultimo appuntamento del Campionato Italiano Raid TT, vinto dallo spagnolo Marc Comà

Bolidi che sfrecciano a pelo d’acqua fino a 250 Km/h e una passione da togliere il fiato

L’ultima impresa di Rampikino in Karakorum

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94 Il T-Touch Polished Titanium

Il Surf da onda, uno sport affascinante che conta più di 20.000 praticanti in Italia

62 Max di nome… e di fatto

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86 Vita da meccanico

48 Réunion d’Aventures

Ballerino e modello, ma soprattutto Campione Italiano in carica di Kitesurf: è Max di Cicco

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Karakorum 2005

118 Sul tetto dell’Europa con

la mia “amata”….tavola

La spedizione in Caucaso di Marco Galliano, snowboarder - alpinista

124 Le recensioni La nuova guida cicloturistica del Danubio e Oltre il limite di Raffaella Ferrero Camoletto

126 Il tuo estremo 127 BMW M6 Una supersportiva purosangue

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SETTEMBRE / OTTOBRE

ANNO 2005

Numero 03

Editoriale Anno I - Numero 3 - Bimestrale Settembre - Ottobre 2005 www.xtremestuff.it Editore e Pubblicità Publiteam s.r.l. www.publiteam.com Uffici e sede amministrativa Via Cagliari, 124 - 09028 Sestu (Ca) Tel. 070 261055 - Fax 070 230819 e-mail: info@publiteam.com Sede Legale Via Togliatti 78 09028 Sestu (Ca) Direttore editoriale e responsabile Gian Luca Corona gianluca@publiteam.com Responsabile di Redazione Marianna Macis Redazione Patrizia Salaris Emanuele Concas Paolo Gianfanti Marketing Massimo Pieranunzi Art Director Alessandro Cirina Hanno collaborato Dario Ferro, Paolo Gianfanti, Olivier Goujon, Francesca Urbano

Fotografie Archivio www.redbull.com, Andrea Alessi, Antonio Arrò, Alberto Balbi, Hervé Barmasse, Max Camattari, Alberto De Chiesa, Dario Ferro, Giovanni Pagnoncelli, Livio Piccolo, Lucia Rabino, Paolo Scotta, Michele Tortoioli, Angelo Trani, Francesca Urbano, Olav Zipser. Distributore per l’Italia Società Europea di Edizioni SpA Via G. Negri, 4 - Milano Stampa Arti Grafiche Amilcare Pizzi Milano Ringraziamo Cristina Cantoni (Studio Ghiretti), Chiara Casalini della FISN, Laura Ciuccatosti della FIM, Lorenzo Mauri, Simone Graffer e la Nazionale Italiana di Apnea

Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta responsabilità alcuna per l’Editore. Xtremestuff Magazine è registrato presso il Tribunale di Cagliari al n° 14/05 Codice ISSN 1825-8158

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Non Fermatevi

Avevamo immaginato un vostro interessamento e coinvolgimento in misura importante, ma ci avete sorpreso, ci avete chiamato, scritto e inviato le vostre imprese, i vostri pareri, le vostre avventure. Vedere tutto quel materiale in redazione ci ha fatto capire che stiamo procedendo per il verso giusto, che stiamo portando avanti, anche grazie al vostro importante contributo, un progetto ormai realtà che mancava. Non smetterò mai di dire che questo magazine è fatto da e per i lettori perché è un magazine che interagisce direttamente con tutti voi; vogliamo informarvi delle novità, degli eventi futuri, delle nuove discipline e di tutto ciò che riguarda tutti gli sport “non convenzionali” tutte quelle discipline sportive per le quali è necessario avere una grande scorta di adrenalina, coraggio, forza, resistenza e passione non dimenticando mai la sicurezza. Comunque, sembra banale ma un grazie sincero e di cuore da parte mia per tutto il vostro interessamento e per tutti i consigli che ci avete dato, aiutandoci cosi a migliorare. Nei prossimi numeri ci saranno delle importanti novità, preparatevi perchè come voi anche noi, ci impegniamo a fare delle importanti imprese una di queste è quella di preparare un super numero, quello che chiuderà il 2005 e sarà in edicola a novembre e vi assicuro sarà proprio un gran numero; inoltre tenete sotto controllo il nostro sito www.xtremestuff.it stiamo per partire con un bellissimo concorso a premi da adrenalina pura! Continuo ad aspettare tutti i vostri commenti e contributi all’indirizzo mail: info@xtremestuff.it

A presto Gian Luca Corona

WIPEOUT PURE

RIDGE RACER

Affronta l’ultimo capitolo della serie WipEout, testa a testa con 8 giocatori in modalità Wi-Fi, anche scaricando astronavi e circuiti extra. WipEout Pure. Le corse spaziali hanno trovato una nuova stella.

Fai fischiare le gomme nelle 24 migliori piste della saga di Ridge Racer, da solo o contro 8 giocatori in modalità Wi-Fi. Ridge Racer. La fretta è una buona consigliera.

WipEout Pure © Sony Computer Entertainment Europe. WipEout and WipEout Pure are trademarks of Sony Computer Entertainment Europe “‰” and “ ” are trademarks or registered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All rights reserved.

WORLD TOUR SOCCER

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Scegli la tua squadra fra oltre 150 club e nazionali e inizia la sfida con avversari sempre nuovi grazie all'Alert System che ti avverte quando è presente un altro giocatore vicino a te. World Tour Soccer.La tua dose di calcio quotidiana.

Benvenuto nel circolo di golf meno esclusivo del mondo: scegli il tuo personaggio e inizia una gara all'ultima buca in diverse modalità di gioco, sfidando i tuoi amici in collegamento Wi-Fi. Everybody's Golf. Signori si diventa.

© 2005 Sony Computer Entertainment Europe. All rights reserved. The names and brands of FIFPRO and its member associations are trademarks of FIFPRO and/or its member associations. "FIFPRO" is a trademark of the International Association of Football Players Unions. The collective use of real players’ names and likenesses is endorsed by FIFPRO and its member associations. Developed and published by Sony Computer Entertainment Europe. “‰” and “ ” are trademarks or registered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All rights reserved.

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Everybody’s Golf™ ©2004, 2005 Sony Computer Entertainment Inc. Published by Sony Computer Entertainment Europe. Developed by Clap Hanz Limited/Sony Computer Entertainment Japan. Everybody's Golf is a trademark of Sony Computer Entertainment Europe. All rights reserved. “‰” and “ ” are trademarksor registered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All other trademarks are property of their respective owners.


Nel Prossimo Numero Alcune anticipazioni degli articoli che la redazione sta preparando per voi…

Windsurf

Freestyle, Slalom e Bump Jump. Sono le specialità del Windsurf, disciplina che consente di solcare il mare in piedi, su una tavola da surf a vela, spostandosi sull’acqua grazie alla forza del vento. Con Xtremestuff Magazine imparerete a planare, orzare e poggiare.

FIRED UP

MEDIEVILRESURRECTION

Comanda la battaglia per la resistenza contro l’invasore anche sfidando i tuoi amici in modalità Wi-Fi. Fired Up. Metti a fuoco il tuo obiettivo.

Guida l’eroico cavaliere Sir Daniel Fortesque in una nuova battaglia contro il malvagio Zarok, tornato per conquistare il mondo con le sue armate delle tenebre. Medievil Resurrection. Quello che non trovi sui libri di storia.

“Fired Up” is a trademark of Sony Computer Entertainment Europe. © 2004-2005 Sony Computer Entertainment Europe. “‰” and “ ” are trademarks or registered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All rights reserved.

MediEvil™: Resurrection © 2005 Sony Computer Entertainment Europe. Published by Sony Computer Entertainment Europe. Developed by Cambridge Studio. "MediEvil" is a trademark of Sony Computer Entertainment Europe. “‰ ” and “ ” are trademarks or registered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All rights reserved.

Trucks

Un week end elettrizzante a bordo dei giganti della strada. Più di 12 mila spettatori hanno assistito all’edizione italiana del Truck Race, che oramai da anni anima l’Autodromo internazionale di Misano Adriatico. Anche noi siamo andati a vedere questa particolare competizione.

Rollerblade

Possono essere a 5 ruote, da fitness, ibridi o da street. Più semplicemente sono i Rollerblades, i pattini della nuova generazione. Dalla spiccata tendenza acrobatica, il pattinaggio in line-skating può essere praticato da chiunque. Ma ricordate, per la vostra sicurezza, il casco e le ginocchiere…

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APE ACADEMY

Affronta l’ultimo capitolo della serie WipEout, testa a testa con 8 giocatori in modalità Wi-Fi, anche scaricando astronavi e circuiti extra. WipEout Pure. Le corse spaziali hanno trovato una nuova stella.

Iscriviti alla Monkey School e divertiti con oltre 45 mini games, tutti in un unico gioco, sfidando gli amici in modalità Wi-Fi o sulla stessa PSP™. Ape Academy. Oltre tutti i primati.

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WIPEOUT PURE

Ape Academy™ © 2005 Sony Computer Entertainment Inc. Published by Sony Computer Entertainment Europe. Developed by SCEJ (Shift & Alvion). Ape Academy is a trademark of Sony ” are trademarks or regiComputer Entertainment Europe. All rights reserved. “‰” and “ stered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All rights reserved.


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News Abbiamo scelto per voi i prossimi eventi del panorama sportivo

La Maratona di Chicago Domenica 9 ottobre si terrà a Chicago una delle maratone più veloci del mondo. Quaranta mila concorrenti e un milione di spettatori per uno splendido percorso attraverso i quartieri di Chicago e sul Lago Michigan. Partenza alle ore 8 in Grant Park, il percorso si snoderà attraverso Lincoln Park e nella città vecchia per poi attraversare tutti i quartieri etnici di Chicago, dal quartiere greco a quello spagnolo, italiano e cinese. Dopo un tratto sulle sponde del bel Lago Michigan, i concorrenti completeranno la maratona sulla finish line in Grant Park, incoraggiati dalle musiche che varie band suoneranno lungo le ultime 5 miglia del percorso. Tempo limite 6 ore.

delle Bocche 2005 A Newcastle, in Australia, dal 21 al 25 settembre si sfideranno i migliori atleti del mondo di Duathlon. Ma l’Unione Internazionale Triathlon, questa volta, non si è concentrata soltanto sui concorrenti d’elitè. L’ITU ha, infatti, organizzato una corsa di gruppo collaterale che vedrà la partecipazione di concorrenti di tutte le età, dai 16 ai 90 anni. L’obiettivo è quello di regolare gli eventi di Duathlon in Australia e avere un aumento della partecipazione australiana in questa disciplina.

Skipass Italian Freestyle Meeting Modena si prepara ad aprire le porte dell’universo freestyle al suo grande pubblico. Dal 29 ottobre al 1 novembre, a Modena Fiere, quattro giorni con gli sport più eccitanti in circolazione. Snowboard, Skateboard, Bmx, Motocross freestyle, In line, Kitesurf e Surf sono solo alcuni degli sport che hanno fatto di questo evento un appuntamento imperdibile e che finalmente riunisce tutti gli sport freestyle in un’unica cornice. Per questo motivo al Freestyle Meeting sarà premiato il “Freestyler Of The Year” ovvero l’atleta italiano impegnato nei freestyle che meglio ne rappresenta lo spirito. Gare, esibizioni, presentazioni, esposizioni e feste scandiranno il tempo ad un ritmo coinvolgente. Grandi campioni parteciperanno ai contest e alle demo di snowboard, skate, bmx, motocross freestyle e in line sulle strutture appositamente realizzate per l’evento e posizionate nel villaggio esterno. La rampa dedicata allo snowboard si trasforma in un Rail Park attrezzatissimo. Un’ottima occasione per i riders appassionati delle manovre sui passamano che potranno cimentarsi in questa particolare pratica. Immancabile, inoltre, il Pro Contest dedicato ai grandi nomi dello snowboard. Nel villaggio esterno ci sarà poi l’ area dedicata alla bmx con i salti in terra, sul quale l’anno scorso il celebre Alex Barbero ha chiuso uno straordinario backflip, e l’area per il motocross freestyle, dove i piloti della Da Boot Crew ci lasceranno col fiato sospeso, volando attaccati alle loro moto in posizioni impensabili. X3M03

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Si svolgerà a Porto Cervo dal 13 al 18 settembre, l’edizione 2005 della Settimana delle Bocche, il tradizionale appuntamento velico organizzato, sin dal 1972, dallo Yacht Club Costa Smeralda. L’evento, con il supporto dell’Unione Vela d’Altura Italiana (UVAI) e sotto l’egida della Federazione Italiana Vela (FIV), sarà valido anche come Mediterranean One Design Championship, aperto quindi alle più interessanti Classi OD: già confermata la presenza di Farr 40 e Swan 45, insieme ai nuovi Swan 601. Ad invito, saranno presenti le imbarcazioni stazzate IMS, selezionate dal Comitato Organizzatore, rientranti nella fascia di GPH da 560 a 610 e le imbarcazioni stazzate IRC e rientranti nella fascia di TCC da 1.030 a 1.240. Le Istruzioni di Regata saranno disponibili per i partecipanti all’atto della registrazione finale, il 13 settembre 2005. Il modulo di iscrizione ufficiale è disponibile sul sito internet dello Yacht Club Costa Smeralda: www.yccs.it

Contest di Downhill e Bike Trial Nella storica Fortezza di Bolzano, sino ad ora chiusa al pubblico, il 1 ottobre si svolgerà il “Red Bull Conquering Fortezza”, il primo Contest di Downhill e Bike Trial che promette di dare al pubblico una serata ricca di emozioni spettacolari! A metà tra spettacolo e gesto atletico, il contest vedrà impegnate 8 coppie, una italiana e 7 straniere, formate da un Downhiller e un Trial Biker, sfidarsi all’ultimo respiro lungo un percorso mozzafiato che si snoda per i tre piani della fortificazione, dal forte alto al medio, al basso, collegati fra loro da un tunnel con una scala di 450 gradini! Ai quattro duelli, con eliminazione diretta, seguirà la finale che si svolgerà nei due punti più spettacolari del forte: il tunnel con i 450 scalini e il punto più alto della fortezza. Sarà lì che la roccaforte verrà conquistata. Per il team italiano una coppia straordinaria e promettente formata da Alan Beggin, affermatissimo per il downhill, e Walter Belli, insuperabile per il trailbiking.

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Emozioni senza fiato Apnea agonistica, uno sport agli albori ma che ha gia' consacrato molti campioni, come Monica Barbero, Campionessa Italiana di Dinamica nel 2004 con 167,40 metri

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Esistono sport che hanno una ricchezza insostituibile, una caratteristica unica che li rende ‘nobili’. Sport come l’arrampicata, lo scialpinismo… l’apnea. Sport che vengono praticati immersi nella natura e che proprio per questo regalano a chi li pratica delle sensazioni che vanno oltre al puro piacere del movimento fisico, dell’approccio tecnico, della soddisfazione legata alla prestazione. Sport in cui ogni piccolo particolare viene vissuto con estrema intensità proprio perché quell’elemento insostituibile, che è la natura, fa da cassa di risonanza vibrando nel nostro animo. Non serve essere dei campioni per godere intensamente del mondo sommerso. Non serve scendere a profondità impegnative per sentirsi un tutt’uno con ciò che ci circonda. Basta un attimo, un ultimo lungo respiro per ritrovarci a scivolare verso il fondo senza più sentire lo scroscio delle onde, solo noi, noi ed il mare. Una discesa dolce che ci porta a scoprire quanto è nascosto sotto X3M03

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quello specchio che custodisce gelosamente le sue ricchezze. Un respiro, uno solo, l’ultimo prima di visitare il mondo di Nettuno e con la sua benedizione giocare con i suoi abitanti per pochi secondi che però la sotto si dilatano in un insieme di sensazioni che rendono tutto più intenso. Secondi in cui anche solo la piccola castagnola, la donzella colorata, il branco luccicante di salpe, il simpatico polpo sono una scoperta che ci lascia a bocca aperta. Quando poi ci ricordiamo che siamo degli “animali” terrestri e rivolgiamo lo sguardo verso la superficie, vediamo i raggi luminosi del sole pronti ad abbracciarci ed il primo respiro ci riempie i polmoni, il cuore, l’animo di una sensazione profonda, nostra, intima, di un desiderio incontrollabile che ci porta a tornare là sotto una, due, dieci, mille volte ancora. E’ la natura che ci regala tutto questo, è la natura che ci permette

di ricordare ogni attimo e di fissarlo in maniera indelebile nella nostra memoria. E’ la natura che ci fa correre brividi lungo la schiena per qualcosa che a raccontarlo sembrerebbe banale. E’ la natura che va rispettata, che va temuta, che non va mai affrontata con superiorità ed incoscienza, come sulla parete così sott’acqua. La sicurezza nel muoversi in un ambiente che per noi non è naturale è infatti fondamentale ed un semplice corso di avvicinamento a questo sport può permettere a chiunque di poter godere tranquillamente delle ricchezze sottomarine. Tutti abbiamo negli occhi i grandi recordman del passato, le grandi sfide fra Enzo Maiorca e Jaques Majol e in tempi più recenti fra Umberto Pelizzari, Gianluca Genoni ed il cubano Pipin. Quei tempi sono un ricordo mitico scolpito nella memoria degli appassionati ed hanno portato allo sviluppo

dell’apnea sportiva. Oggi, fa parte della squadra nazionale femminile una ragazza che in questi anni ha dato molto all’apnea italiana sia per i risultati raggiunti che per gli stimoli che questi risultati hanno saputo fornire ai suoi avversari. Una sirena nei movimenti ed una combattente nell’approccio alla competizione. Monica Barbero, classe ’73, torinese coriacea e grintosa, è un esempio per tutti gli appassionati di apnea, acqua e sapone, mai sopra le righe e di un’umiltà disarmante nonostante le continue vittorie e le prestazioni di assoluto valore internazionale. Monica impara a nuotare ancora bambina con il papà e la mamma a Pietra Ligure. Non conosce acqua clorata, ma solo salsedine e mare, fino a che con il padre si iscrive ad un corso di a.r.a.

Una apneista davanti all’ingresso della Grotta del Cuore

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Figure in armonia, tecnica freestyle

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durante una competizione di apnea dinamica

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fatto in tanti anni di allenamento, tanto che nel 2001 arriva la chiamata per partecipare alle selezioni della Nazionale Italiana che avrebbe preso parte ai Campionati del Mondo in Spagna. Per prepararsi a questo importante appuntamento, Monica partecipa ad una settimana di allenamenti con la Nazionale in Sardegna, da Umberto Pelizzari, che si mette umilmente a disposizione degli atleti facendo da assistente durante gli allenamenti. In questa occasione Monica supera brillantemente la selezione e poi, conclusa l’ultima parte della preparazione ad Andora, in Liguria, parte con tutta la squadra per la Spagna. Ad Ibiza con la Nazionale Femminile si classifica al terzo posto: perde purtroppo l’oro per una discussa decisione dei giudici. L’anno successivo comincia il circuito gare della Fipsas: Monica ottiene subito

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(autorespiratore ad aria, le classiche bombole) in una società federale, l’Agonismo Sub Torino. Monica ha ormai 18 anni e la sua familiarità con l’acqua sviluppata a Pietra Ligure le permette di farsi notare dai due allenatori della squadra agonistica di pesca subacquea, Sandro Belotti e Mimmo Blanda. Comincia così ad allenarsi circondata solo da ragazzi che la guardano con diffidenza, non abituati ad una presenza femminile al loro fianco in acqua. Oltre a lei si unisce al gruppo Davide Carrera, ottimo apneista, che di lì a qualche anno dimostrerà la sua bravura ottenendo un favoloso record del Mondo nelle acque liguri. La formazione di Monica, che trova continui stimoli e conferme della sua abilità e delle sue naturali capacità apneistiche, si sviluppa come un gioco e tale rimane fino al 1998 quando a Saronno viene organizzata una gara di apnea alla quale partecipa la squadra dell’Agonismo Sub Torino. Il risultato è molto incoraggiante e dimostra l’ottimo lavoro

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La Nazionale maschile di Ap nea Campion ati del Mondo 2004

un bronzo ai Campionati Italiani indoor di Bologna, dove è stata l’unica e prima ragazza italiana a sostituire le due pinne con la monopinna, scelta che poi è risultata vincente. In seguito Monica si affida a vari tecnici di nuoto pinnato per riuscire ad ottimizzare quello stupendo movimento che tanto ricorda le movenze dei delfini. Tutto questo lavoro tecnico, il potenziamento fatto in palestra e il forte stimolo di diventare la più forte apneista in Italia e nel Mondo, la portarono nel 2003 a vincere tutte le gare di qualificazione per i Campionati Italiani indoor di Trento dove percorre 143,62 metri a soli 6,38 metri dal record mondiale. Tutto ciò non la cambia: resta la bella persona che tutti conoscono, tiene i piedi per terra e ricomincia a lavorare per potersi fregiare di titoli sempre più importanti. Il 2004 è una stagione incredibile. Ad ogni gara Monica supera se stessa ed il limite mondiale, prima a Torino con 153 metri, a Trieste con 160 metri ed infine a Roma ai Campionati Italiani nella stupenda vasca del Foro Italico

con ben 167,40 metri. Al Mondo non c’è donna che riesca a tenerle dietro, neppure l’ex pinnatista russa Natalia Molchanova. Viene convocata per i Campionati del Mondo di Rovigno dal ct della Nazionale Italiana Flavio Migali, dove chiude al terzo posto nella specialità del jump blue proprio dietro a due forti atlete russe Marina Kazankova e Natalia Molchanova. La delusione di non aver potuto dimostrare al Mondo, nella competizione più importante, il suo vero valore le da un ulteriore stimolo a migliorarsi e con il suo allenatore programma un lavoro invernale come non aveva mai fatto in vista del Campionato Europeo di Siracusa. Ora aspettiamo di rivederla sul gradino più alto del podio proprio a Siracusa, la prima settimana di agosto, con la maglia della Nazionale sulle spalle. Forza Monica ! S.G. Settembre - Ottobre

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Chi e'... Nome: Monica Barbero Nata a: Torino il 14/8/73. Passione: Il mare e l’archeologia; sta concludendo la tesi di laurea in archeologia subacquea. Hobbies: L’acquariologia che pratica curando ogni giorno i suoi due acquari ricchi di pesci. Adora tutti gli animali e ha una passione per le piante grasse. Tempo libero: Si dedica al modellismo, collezionando modellini di auto d’epoca e costruendoli. Ama leggere libri fantasy, mitologici o archeologici. Curiosità: Nel giugno del 2001 mentre pescava nelle acque cristalline della Sardegna ha avuto un incontro ravvicinato con un cucciolo di balenottera. Da allora la balena è il suo animale totem, con un ciondolo al collo e una piccola balena disegnata sulla sua monopinna.

Un po’ di storia... L’apnea sportiva nasce nel 1998 grazie a uno studio condotto da un gruppo di lavoro della Cmas, la Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee, ciò che è la Fifa nel calcio. Questo studio ha portato alla creazione delle specialità che hanno permesso agli atleti di potersi confrontare in tutto il Mondo con le stesse regole e gli stessi mezzi e alle Federazioni Nazionali Sportive di tutto il Mondo e alle società loro associate di poter organizzare e sviluppare questo stupendo sport con facilità. Le specialità che la Cmas ha considerato valide per questo fine sono l’apnea dinamica ed il Jump Blue. Nel 2002 la Fipsas, cioè la Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee, ha creato il primo circuito di gare, composto da Campionati Regionali e Provinciali, valide come selettive per qualificarsi ai Campionati Italiani indoor, di dinamica, ed outdoor, di jump blue. Ad oggi il numero di manifestazioni e di partecipanti è notevolmente aumentato ricoprendo tutta la penisola da Trapani a Trento. Lo scorso anno si sono svolti a Rovino, in Croazia, i Campionati del Mondo organizzati dalla Cmas. La Nazionale Italiana ha fatto man bassa di medaglie: la squadra maschile ha portato a casa oro, argento e bronzo nel jump blue ed argento e bronzo nella dinamica. Anche la squadra femminile si è difesa egregiamente, vincendo il bronzo nel jump blue e l’oro ed il bronzo nella dinamica. Nella classifica del medagliere, dietro all’Italia si sono piazzate Russia e Francia, le deluse Spagna e Croazia e le altre nazioni.

Monica Barbero durante una gara di Apnea in assetto costante

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L’Apnea dinamica Si svolge in piscina e consiste nel percorrere il maggior numero di metri in apnea. L’atleta nuota con la monopinna ed è sottoposto ad un importante sforzo fisico per circa due, due minuti e mezzo.

Il Jump Blue Si svolge in mare in un campo gara che ha la forma di un cubo di 15 metri di lato costruito con dei cavi: quattro verticali, che vanno verso il fondo e che sono fissati in superficie alle boe, e quattro orizzontali, che formano il quadrato di base. L’atleta si immerge lungo il cavo verticale fino ai 15 metri e deve poi percorrere il maggior numero di metri possibile lungo il quadrato posto sul fondo, infine pinzare il cavo orizzontale prima di risalire per permettere ai giudici una misurazione precisa della distanza raggiunta. In questa specialità, oltre allo sforzo fisico fatto in apnea, l’atleta a 15 metri di profondità è sottoposto a una pressione esterna che è più del doppio di quella che si trova in superficie e ciò comporta delle importanti variazioni fisiologiche che influiscono sulla prestazione.

Eventi Dal 31 luglio all’8 agosto si svolgerà a Siracusa il 1° Campionato Europeo di Apnea Dinamica e Jump Blue, organizzato dalla Fipsas - settore subacqueo con la collaborazione della Società A.S. Nautilus di Siracusa. Per informazioni è possibile consultare i seguenti indirizzi: www.apneamagazine.com www.fipsas.it

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Apneista davanti ad una grotta (foto creativa) per esprimere il senso di libertà dell’apnea.

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Tribord è una linea di attrezzatura e abbigliamento per il mare in vendita esclusiva nei negozi


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Moto d’acqua La piu' significativa, attraente e divertente novita' della motonautica

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Conta 25 mila tesserati nel mondo e 250 piloti ufficiali in rappresentanza di 28 Paesi. E’ l’Aquabike, meglio nota come moto d’acqua, una disciplina sportiva divenuta leader della motonautica. Un settore giovane e in netta espansione, dove equilibrio e forza fisica del pilota dominano e guidano il mezzo. Riconosciuta ufficialmente nel 1995 come specialità sportiva dalla Federazione Internazionale Motonautica, l’Aquabike è la disciplina che, in assoluto, rappresenta il maggior numero di nazioni per l’originalità, la spettacolarità e l’abilità acrobatica dei suoi protagonisti. Definita anche Personal Water Craft (PWC), la moto d’acqua è nata in America negli anni settanta, dove ha trovato subito impiego, da parte dei Vigili del Fuoco e della Polizia, nel pattugliamento e nel soccorso in acqua. Diffusa in Italia, fino a poco tempo fa, solo come strumento ludico, è stata sperimentata per la prima volta dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco durante il 1° corso per Maestri di Nuoto per Salvamento VF, tenuto a Roma nel 2000. L’Aquabike è l’unico sport al mondo dove le donne gareggiano accanto agli uomini e in quest’occasione si possono ammirare grandi sfide, dove agli atleti si affiancano le migliori campionesse del settore, come le nostre Elisa Sabatino e Alessia Idà. Sebbene qualche casa costruttrice provi a produrne qualche ibrido esemplare nella prima meta degli anni sessanta, senza successo, le prime moto

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Eventi d’acqua devono il loro successo alle coste californiane che le mostrarono al pubblico mondiale negli anni ‘80. Due stili di moto per due diverse categorie: il Jetsky, moto priva di sella con guida in piedi, e il Runabout, moto riservata a chi, fedele alla guida motociclistica sceglie di stare comodamente seduto su una sella, il più delle volte a 2 o 3 posti. Mezzi divertenti e altamente sicuri, dal momento che l’assenza di un’elica fuoribordo e il sistema di idrogetto coprono proprio l’elica proteggendo chi gli sta vicino da eventuali incidenti.

Campionato italiano: 9 - 10 luglio : San Benedetto del Tronto 30 - 31 luglio : Dongo (Como) 17-18 settembre: Ostia, Roma Italiano Endurance : 19 luglio: Porto Rotondo Campionato del Mondo UIM Spes Aquabike Class Pro : 10 luglio: Villasimius (Cagliari) 17 luglio: Alghero (Sassari) 29 luglio: Boca do Rio (Portogallo)

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Competizioni Freestyle: La Federazione Italiana Motonautica, la F.I.M., organizza il campionato italiano di Freestyle, in cui l’abilità dei piloti nell’effettuare figure predeterminate insieme ad evoluzioni di fantasia determinano la classifica. Può essere utilizzata qualsiasi tipo di moto. Endurance: Esiste anche il campionato italiano endurance per gare a manches o “in linea” (con arrivo in altra località rispetto al punto di partenza). Classi ammesse: Ski con motori modificati, cilindrata fino a 800 cc e Runabout Superstock con motori modificati, cilindrata fino a 1600 cc.

Due diverse categorie: SKI e RUNABOUT Queste si dividono in tre classi: moto di serie (Stock), moto con un alto livello di modifiche permesse (Superstock) e moto intermedie tra Stock e Superstock (Limited). Ski: Moto d’acqua progettate per la guida in piedi, da una sola persona. Sono dirette anteriormente con un jet posteriore o un sistema di propulsione drive completamente chiuso. Sono sicuramente le più faticose da guidare: occorre un eccellente allenamento fisico e tanto equilibrio per andare forte. Cilindrata massima: 800 cc velocità fino a 90 km/h. Runabout: Moto d’acqua decisamente più grandi, progettate per due persone per la guida da seduti e che includono anche una sella. Sono dirette anteriormente con un jet posteriore o un sistema di propulsione drive completamente chiuso. Sono le più diffuse in quanto utilizzabili anche da due persone per uso diportistico. Cilindrata massima 1200 cc per motore a 2 tempi e 1600 cc per motori a 4 tempi - velocità oltre 110 km/h.

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Foto di: Livio Piccolo - Cristofer Parente

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Laurea con lode Campionati Italiani di Paracadutismo 2005

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indiscusso per l’affermata Stefania Martinengo in coppia con Olav Zipser, candidati favoriti al titolo

L’ultima settimana di luglio ha visto disputare sul campo di volo di Reggio Emilia i campionati italiani di paracadutismo 2005. Appena entrati nel grande hangar che ospita l’evento, lo scenario che si para davanti a noi è quello di un grande formicaio dove gli abitanti brulicano in un ritmo infernale. C’è chi simula a terra le evoluzioni da fare in aria, chi si prova la tuta, chi piega il paracadute, chi cerca qualcuno chiedendo a destra e a manca, chi guarda i video, chi fa capannelli commentando questo e quello. Il caldo torrido che rende in questi giorni la Città del Tricolore simile ad un deserto africano, rende a tutti la vita difficile. Gli amici della Body Fly University, che gestiscono questo importante centro di paracadutismo e che hanno organizzato i campionati italiani, hanno un bel da fare per mantenere la macchina a regime; il loro sforzo sarà ampiamente ripagato in quanto non ci è capitato di udire note di dissenso da alcun competitore riguardo alla logistica dell’evento. Mentre passeggiamo curiosiando tra i partecipanti, ci sembra di scorgere un viso noto ma un tantino

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fuori posto: è Marco Berrì, una delle Iene televisive che da poco ha scoperto la passione per la caduta libera ed è venuto a vedere i campionati italiani. Ma entriamo ora nell’agone sportivo: come da facile pronostico, sul gradino più alto del podio delle discipline più blasonate, sono saliti i favoriti della vigilia. Nella categoria assoluti, il lavoro relativo a 4 elementi è stato dominato dai SinapsiPD che, per un soffio, non migliorano il loro record italiano; la vittoria nella competizione ad 8 elementi è andata invece agli eX3MO che andranno così a rappresentare l’Italia ai prossimi mondiali. Negli esordienti, una bella nota di colore con la vittoria degli Tsunami. Nella compagine piemontese gareggiava la giovanissima Francesca Tomasini, che ha cominciato a lanciarsi solamente da poco più di un anno ed oggi primeggia su avversari di rango. Nelle discipline artistiche, specialità free-style, trionfo

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mondiale; nel free-fly assoluti vincono invece gli Egosfera ma senza avversari degni di gareggiare allo stesso livello. Un vero peccato che il free-fly, specialità in assoluto più praticata e diffusa nel paracadutismo mondiale e nazionale, non trovi in Italia atleti in grado di competere e misurarsi su un campo di gara. Una nota positiva viene invece dallo skysurf che quest’anno è tornato a competere con tre team di alto livello; su tutti l’ha spuntata il granitico Renato Dal Bello filmato dal videoman Alessandro Mooney. Finite le premiazioni e spente le luci della ribalta, Edo, Frank, Paolo, Marco, Max, Umberto e tutto lo staff della BFU si godranno il meritato riposo. Qualcun altro, nel frattempo, continuerà a decollare da Reggio: la rockstar Ligabue ha scelto proprio il campo volo della sua città natale per il mega concerto estivo, ma questa è un’altra storia…

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o m s i t u d a c a r a pparaaccaaddutuistmiso mo pardutismo o m a s i t parac u d a c a r ppaaracadutuistmiso mo “Insieme saremo piu' forti”

“SinapsiPd: vini, vidi, vici.” Sorride sornione Livio Piccolo guardando il tabellone dei risultati del relativo a 4: i SinapsiPD, la sua squadra, hanno vinto ancora una volta i campionati italiani. Avevate già pronte le valigie per la Germania? Non scherziamo: i campionati italiani sono sempre difficili anche se il nostro pensiero era comunque rivolto ai mondiali. Anche il nostro allenamento del 2005 è stato per lo più incentrato sul Twin Otter, l’aereo che troveremo a Gera. Per questo motivo non avete tirato al massimo? Al contrario: se non avessimo sbagliato le prime due uscite, avremmo addirittura migliorato il nostro record italiano.

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Quest’anno il mitico Pete Allum è entrato nei SinapsiPd. E’ lui il leader adesso? Pete è una pietra miliare del nostro sport. Il suo contributo in termini di esperienza non ha prezzo; nonostante ciò nei SinapsiPd ogni giorno ognuno di noi è un leader. Quando smetterete? Quando non vi entraranno più le coppe in casa? Ad appendere il paracadute al chiodo non ci pensiamo minimamente. Il nostro obiettivo è il podio iridato e portare stabilmente l’Italia tra le grandi del lavoro relativo. E poi? tanto swoop… ma ne parliamo sul prossimo numero!

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Ai campionati incontriamo Diego Villa presidente della Federazione Italiana di Paracadutismo Sportivo. Presidente, come stanno andando questi campionati? Ottimamente direi. Per due ordini di motivi: il primo è che l’organizzazione che li ospita gode di grande prestigio ed ha svolto al meglio il proprio compito; il secondo è che anche la Federazione stessa si impegnata, con i massimi dirigenti in prima persona sempre attivi sul campo. E il livello tecnico? Continuiamo a vedere i nostri affermati campioni migliorare anno per anno le proprie performances e che il vivaio giovanile ha le carte in regola per sfornare nuovi competitori d’eccellenza. Come vede invece il futuro della federazione? La FIPaS nasce una decina di anni fa con l’intento di supportare l’Aero Club d’Italia nella gestione del paracadutismo. Per lungo tempo siamo rimasti solo sulla carta: da quest’anno possiamo veramente dire la nostra poiché la nuova legislazione ci ha fatto finalmente entrare nella stanza dei bottoni. Il paracadutismo italiano è in un momento di transizione e di grandi sfide. Mai come ora serve una federazione forte che aiuti questo sport a germogliare in tutto il suo splendore: la si potrà creare solo con il contributo di tutti. Il nostro obiettivo è di essere un’interfaccia tra i centri di paracadutismo e gli enti che, ad ogni titolo, amministrano le attività aeronautiche. Non dobbiamo però venir meno ad uno dei nostri compiti istituzionali: quello di promuovere questo sport che non è un’attività per scapestrati ma, al contrario, per gente con la testa sulle spalle.

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ca a r a p par

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Edoardo Stoppa presidente della BFU di Reggio Emilia e organizzatore del Campionato Italiano di Paracadutismo Quanti atleti/squadre parteciperanno ai Campionati Italiani di Paracadutismo? Fra tutte le discipline, circa un’ottantina di squadre Cosa comporta organizzare un Campionato di questo genere? E’ un Campionato italiano, quindi ovviamente una grande responsabilità nei confronti della Federazione, dell’Aeroclub, degli altri centri e ovviamente del paracadutismo in generale.

o m s i t u d a c o a m r s i t a u p paracad utismo d o a c m s a i t r u a d p paraca o m s i t u d a c o a m r s i t a u p paracad utismo

Quali saranno le specialità in gara? Lavoro relativo a 4 e a 8 elementi RW4 RW8, free-fly, free-style, skysurf, stile, precisione. Per alcune discipline ci saranno le categorie esordienti e assoluti. Per la prima volta in Italia, durante i Campionati, ci sarà una manifestazione dimostrativa dello Swoop. Che cos’è questa nuova disciplina e in cosa consiste la manifestazione dimostrativa? Questa nuova disciplina si prefigge di effettuare degli atterraggi in velocità effettuando delle figure vicino al suolo. E’ dimostrativa perchè non è ancora stata inserita ufficialmente tra le discipline del Campionato Italiano.

Qual è la cosa che preoccupa di più un organizzatore di manifestazioni di questo tipo? Diciamo un po’ tutto: l’incognita del tempo, la capacità delle nostre strutture di accogliere un numero molto superiore di paracadutisti rispetto alla nostra attività normale, la sincronia di tutti gli eventi e le gare che si susseguono; mi fermo qui altrimenti mi viene mal di testa!!! Perché la scelta è caduta su di voi? Spero per la nostra professionalità, ma hanno sicuramente anche influito delle ottime strutture aeroportuali e della drop-zone, e dei prezzi il più contenuti possibile per i competitori. Adesso mi rivolgo al Presidente della Scuola più che all’organizzatore dell’evento.

Cosa spinge una persona a lanciarsi col paracadute? La voglia di sperimentazione, l’attrazione verso ciò che è nuovo e sconosciuto, la voglia di mettersi alla prova, insomma penso le stesse caratteristiche che hanno mosso gli esploratori, gli avventurieri del passato. Cosa consigli a chi viene da te per la prima volta e vuole provare un lancio? Ascoltare i suggerimenti dell’istruttore, affidarsi a lui e vivere appieno l’esperienza cercando di fissare in mente, per tutta la vita, queste prime esperienze che saranno indimenticabili.

Ti è capitato di fare lanci con delle persone particolari? Ogni persona conosciuta in un momento di stress e tensione che precede spesso i primi lanci, ti permette di scoprire aspetti del suo carattere e della sua personalità veramente profondi e generalmente nascosti in una sfera pubblica, quindi ogni persona a modo suo tira fuori il più “strano” di se. Sicuramente una grande esperienza è stata fare un salto in tandem con una nonnina di 73 anni. Alla mia domanda: “Ha paura?”, la risposta è stata: “Perchè dovrei aver paura, alla mia età, in fondo, cosa ho da perdere”.

La tua scuola organizza anche lanci notturni. Chi può accedere a questa entusiasmante avventura? Basta essere in possesso della licenza di paracadutismo e avere un minimo di esperienza. La magia di un salto notturno è indimenticabile, si è immersi in un limbo blu scuro e le uniche luci che si vedono sono quelle lontane delle strade e quelle molto più vicine delle stelle! Ciao a tutti Edo

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Rally di Sardegna Il terzo ed ultimo appuntamento del campionato Italiano RAID TT

Lo spagnolo Marc Comà su Ktm del Team Fasola School ha vinto il 19° Rally di Sardegna, ultimo appuntamento del Campionato Italiano Raid Tout Terrain, partito il 14 giugno da Porto Corallo, nota località turistica sulla costa orientale dell’isola, in provincia di Cagliari. Il pilota spagnolo ha battuto soltanto di 1’ e 37” il perugino Federico Mancinelli su KTM del forte Team KTM Collina Motori, che si è comunque confermato Campione Italiano della specialità T.T., titolo conquistato anche lo scorso anno proprio vincendo il Rally di Sardegna, e Campione Italiano della classe 600. Terzo assoluto e vicecampione italiano Andrea Mancini su Husqvarna 450 del Team Husqvarna CF Racing, considerato la rivelazione della stagione 2005, staccato da Mancinelli di poco più di due minuti. Quarto posto per Matteo Graziani, il quattro volte vincitore del Sardegna, su KTM del Team guidato da Enzo Campione, secondo dopo le prime quattro speciali. Soltanto quinto Cyril Despres su Ktm del Team Fasola School. Il trionfatore dell’ultima edizione della Dakar, che aveva incantato tutti nella prima tappa, è stato vittima di un’ingenuità che lo ha costretto a perdere oltre dieci minuti nella seconda tappa, compromettendo di fatto la sua gara. Il francese ha chiuso la sua esperienza nel Rally di Sardegna con un distacco da Coma di 8’55’’. Risultati rilevanti quelli ottenuti dal Team HM Honda Giletti Assomotor che ha piazzato Alex Zanotti al sesto posto, al settimo il sassarese Luca Manca del Moto Club Sorso, autore di un’eccellente prestazione, e Franco Dal Buono che ha chiuso invece in ottava posizione. Mauro Sant ha portato la sua Husaberg tra le prime dieci piazze della classifica generale, posizionandosi in nona posizione e precedendo Fabio Fasola di appena 14”. Ottimo undicesimo posto per il centauro di Arborea, Alessio Farinello, il più veloce in sella alla Suzuki del Ten Motosport Racing, capace di precedere un pilota navigato come Mauro Uslenghi sempre forte sulla sua Husky. Il terzetto dei sardi si è chiuso con Alessandro Fadda, sempre su Suzuki Ten Motorsport, che a sua volta ha preceduto un deludente Isidre Esteve Pujol. Lo spagnolo, in sella alla terza Ktm del Team Fasola School, che quest’anno si è aggiudicato il Rally di Tunisia ed è giunto terzo alla Dakar, ha alternato speciali veloci, dove è stato un protagonista, ad altre dove invece ha dovuto pagare alcuni minuti di troppo agli avversari. Pujol lascia il Rally di Sardegna dopo aver ottenuto una modesta diciannovesima posizione a 24’49” di distacco dal connazionale Marc Coma. Un cenno di merito va poi alla giovane scuderia cagliaritana Pan Racing, in gara al Rally di Sardegna con le Bmw GS11, che hanno visto l’esperto Antonio Colombo, vincitore nel 1999, concludere con un onorevole ventesimo posto a 25’ dalla testa della graduatoria e Massimo Doretto

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Martedi' 14 giugno: 1a tappa ventisettesimo a 35’42’’. Il campione francese Cyril Despres, su KTM, ha vinto la prima tappa del 19° Rally di Sardegna. Il vincitore della Dakar e dell’ultimo Rally di Tunisia si è imposto in entrambe le prove speciali, prevalendo sullo spagnolo Marc Coma, suo compagno di team, che lo segue in classifica generale a 2’5”. Terzo a 3’55”, l’italiano Matteo Graziani su KTM, vincitore di quattro edizioni del rally sardo che in entrambe le prove speciali ha resistito al dominio dei due piloti stranieri. Grande rivelazione della giornata, il sardo Luca Manca su HM Honda 490 del Team HM Giletti Assomotor, che è quarto in classifica generale alle spalle dei quattro mostri sacri del motociclismo fuoristrada e precede il veterano Fabio Fasola, vincitore del rally nel 1988. Insomma, questa prima giornata è stata dei grandi stranieri dominatori in Africa. Al sesto posto in classifica generale c’è un’altra rivelazione, questa prevista, della stagione 2005: Andrea Mancini su Husqvarna 450 del Team Husqvarna CF Racing, secondo nella classifica assoluta del Campionato Italiano a 42 punti da Mancinelli e con 12 punti di vantaggio su Graziani. Le sorprese della giornata, questa volta negative, sono Federico Mancinelli su KTM 525 del team KTM Collina Motori, vincitore lo scorso anno e leader della classifica assoluta del campionato italiano. Il forte pilota perugino è arrivato soltanto 16°: a causa del mancato funzionamento del trip master ha sbagliato percorso nella prima speciale. Ed il catalano Isidre Esteve Pujol, vincitore del recente Rally del Marocco, è rimasto senza benzina finendo addirittura 62° in classifica generale. Molto bene Franco Dal Bello su HM Honda 250 (Team HM Giletti Assomotor) settimo nella classifica assoluta provvisoria. Da segnalare, anche Alessio Farinello di Arborea su Suzuki RMZ 450, che ha conquistato un ottimo 11° posto a 5’51” dal leader

Massimo Chies a su Kawasa ki KXE 250 4T del Dirt Racin g sport Racing del Ten Motor Rmz 450 4T ello su Suzuki rin Fa io ss Ale

Racing Team 1150 del Pan bo su BMW GS lom Co io ton An

Mercoledi' 15 giugno: 2a tappa della corsa. Colpo di scena nella seconda giornata di gara, nella tappa Villaputzu-Escalaplano-Villaputzu di 188 km. Il campione francese Cyril Despres, vincitore della prima tappa, ha commesso un errore. Partito per primo, durante la prima speciale a Monte Gironi, si è fermato per attendere il compagno di scuderia Marc Coma, partito dopo di lui, probabilmente per trovare insieme il percorso. Coma, invece, è arrivato dopo circa 10 minuti, perchè l’ingresso nella speciale era stato momentaneamente sospeso. L’errore o l’ingenuità è costato molto caro al campione francese. Da leader della corsa è scivolato al 19° posto a 8’9’’ proprio da Marc Coma, nuovo leader della gara. La tappa di oggi è stata vinta dallo spagnolo Isidre Esteve Pujol su KTM del Team Fasola School, che ha preceduto Andrea Mancini (Husqvarna CF Racing), mentre in terza posizione, dopo gli errori di ieri, c’è il vincitore dello scorso anno, il perugino Federico Mancinelli, che nonostante un paio di cadute è riuscito a recuperare dalla sedicesima alla sesta posizione in classifica generale. Ai primi posti della classifica generale ci sono anche il veneto Franco Dal Bello su HM Honda 250, l’intramontabile vogherese Fabio Fasola su KTM e al 6° posto il perugino Federico Mancinelli su KTM 525, leader della classifica del campionato italiano. In evidenza, anche il team Pan Racing Bmw. Un team cagliaritano/perugino che schiera i piloti Massimo Doretto e Antonio Colombo entrambi su Bmw GS 11. Quest’ultimo, agente di polizia e vincitore del Sardegna nel 1999, si trova in ventiduesima posizione assoluta, X3M03

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Ugo Filosa su Suzuki DRZ400S del Ten Motorsport Racing

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Chi e'...

Giovedi' 16 giugno: 3a tappa

Nome: Marc Coma Nato: ad Avia (Spagna) il 7 ottobre 1976 Specialità: Motorally Palmares: Vincitore del 19° Rally di Sardegna. Secondo all’ultima Dakar dietro Despres e secondo al Rally del Marocco. Ha vinto a marzo il Rally por Las Pampas, 3.000 chilometri tra Argentina e Cile, precedendo il suo connazionale Isidre Esteve Pujol. Sesto lo scorso anni al Rally di Sardegna.

Team 125 del T.R.S. CRE 250 X 4T oni su Honda Andrea Tronc

risultato di rilievo se si considera la mole della sua moto. È stata la tappa più difficile e dura di tutta la manifestazione e addirittura di tutte le diciannove edizioni del rally. Il percorso è stato disegnato percorrendo l’intero tracciato a bordo di una moto con il GPS. Un percorso molto duro con piste spesso strette e molte pietraie e canaloni. La Villaputzu-Monte CresiaSinnai-Villaputzu si è snodata su 203 km con due speciali. La prima di 32 km e la seconda di 21. Lo spagnolo Marc Coma su Ktm ha resistito agli attacchi della pattuglia dei piloti italiani che ha tentato di spodestarlo dalla vetta della classifica generale. Il vincitore del recente Rally del Marocco ha contenuto soprattutto l’attacco sferrato da Federico Mancinelli; terzo nella prima speciale di Minniminni, nei pressi di Villasimius, con un distacco di soli 35” dallo spagnolo, Federico lo ha poi battuto di 36” nella seconda speciale di Genna Manna, sui monti di Serpeddì, insidiando da vicino il suo primato. Il forte pilota perugino, campione italiano in carica, ha così vinto la tappa davanti a Marc Coma e a Cyril Despres, 7° a 8’12”, pur con distacchi ridotti, ed ora è terzo nella generale con un distacco di 3’44” da Coma. Alla guida della pattuglia tricolore c’è al secondo posto, in classifica generale, Andrea Mancini su Husqvarna 450 del team CF Racing, oggi quarto. Intanto la tappa di oggi ha fatto le prime vittime. Al traguardo di Porto Corallo sono arrivati in 71, con un paio di piloti portati in elicottero all’ospedale di Muravera, dove le prognosi sono state fortunatamente benevole. Contusioni varie e niente di più per il milanese Alberto Brioschi (Ktm) e il mode-

Venerdi' 17 giugno: ultima tappa 191 km con due prove speciali, la prima di 32 km con partenza nella zona di Tertenia e passaggio nella bellissima località di Barisone, raggiungibile dalla Marina di Tertenia. La seconda di km 20 si è disputata tra Osini e Ulassai con partenza dal Parco Archeologico di Taccu raggiungibile dalla Scala di San Giorgio di Osini. Federico Mancinelli si è aggiudicato la quarta ed ultima tappa ma non c’è stato niente da fare per recuperare il ritardo sul campione spagnolo Marc Coma, che ha vinto la 19° edizione del Sardegna. Bilancio positivo, quindi, per una manifestazione che ora punta all’inserimento nel Campionato mondiale 2006. Marianna Macis

Mauro Uslenghi su Husqvarna 125 del Husqvarna CF Racing

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BMW Pan Racing

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Due giovani imprenditori con la passione per le moto

Un team sportivo che ha saputo sfidare la supremazia tecnica dei marchi e delle squadre più famose e che si è dimostrato in grado di competere nelle maggiori gare internazionali di motociclismo. E’ il Team Pan Racing BMW, nato dalla passione di due giovani imprenditori, presenti oramai da parecchi anni nel business dei motori e amanti del motociclismo e della competizione. Nicola Vacca e Alberto Palma hanno così messo in campo tutta la propria determinazione, insieme ad una grande esperienza manageriale e ad un solido corredo tecnico e organizzativo, che li ha convinti a tentare la grande avventura di costruttori e, nel frattempo, di manager di un team che si è occupato nel 2002 e nel 2003, per conto di BMW Italia, dell’organizzazione dell’edizione italiana del BMW F650 GS Trofeo Dakar, che si è svolto in parallelo col Campionato Italiano di Motorally. L’eccellente collaborazione di un marchio leader come BMW, che ha scelto Pan Racing come partner ufficiale delle gare, ha poi permesso al Team di partecipare, sempre nel 2003, con un prototipo su base R 1150 Gs, al Rally d’Egitto, inserito nel Campionato Mondiale di Motorally.

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Il 2004 è stato l’anno dedicato ai test nel deserto, ai collaudi e allo sviluppo della moto, che è stata portata allo step 3 dell’evoluzione. L’obiettivo di raggiungere il podio delle maggiori competizioni mondiali ha portato Pan Racing a partecipare ad alcuni degli eventi più importanti del Campionato del Mondo con il prototipo R1150 GS RR. Il team cagliaritano/perugino ha, inoltre, schierato i piloti Massimo Doretto e Antonio Colombo, su BMW GS 11, al Rally di Sardegna, che si è svolto dal 13 al 17 giugno sulla costa orientale dell’isola e al quale Xtremestuff Magazine ha dedicato un ampio servizio.2004 1° classificato Campionato Italiano raid T.T. e 2° classificato al Campionato Italiano Motorally classe fino a 450 4T .

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Piloti Antonio Colombo, pilota di grande esperienza sia nelle competizioni nazionali che internazionali. Nel 2004 1° classificato Campionato Italiano raid T.T. e 2° classificato al Campionato Italiano Motorally classe fino a 450 4T . Massimo Doretto, già conosciuto nel mondo BMW perché è arrivato 2° nel Trofeo F650 Gs Dakar del 2002, nel 2004 si è classificato 1° assoluto categoria pluricilindrici campionato italiano motorally e 1° assoluto categoria pluricilindrici campionato italiano Raid TT. Piero Della Santa, pilota con tanti anni di esperienza, dopo un brutto infortunio che lo ha costretto a fermarsi per alcuni anni riprende a correre da quest’anno col Team. X3M03

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Risultati della terza prova del Campionato Italiano Raid TT Rally di Sardegna 2005 Dal 13 al 17 giugno si è disputata la terza ed ultima prova del Campionato Italiano Raid TT alla quale Pan Racing ha partecipato con 2 moto guidate da Massimo Doretto e Antonio Colombo. Al termine della gara, Colombo ha vinto la classe pluricilindriche e si è classificato al 20° posto nella classifica assoluta. Anche Doretto ha realizzato un ottimo piazzamento concludendo al secondo posto di categoria e al 27° in categoria assoluta. Questi risultati suonano ulteriormente ragguardevoli considerando la difficoltà della prova, di certo non adatta alle bicilindriche, e la selettività dei percorsi che hanno premiato solo i piloti e i mezzi più dotati. La terra e le pietraie di Sardegna hanno fatto grande selezione, ma le moto si sono comportate egregiamente giungendo più di una volta davanti a più blasonati concorrenti e più leggere monocilindriche. Prossimo appuntamento, il 3 luglio per la quarta prova del Campionato Italiano Motorally.

Chi e'...

Chi e'...

Nome: Massimo Doretto (MOTO N°81) Nato a: Modena, il 16 aprile 1965 Professione: imprenditore Specialità: Motorally Palmares: 1998, 1° classificato campionato regionale enduro uisp su KTM LC4 620; 2001, 5° classificato di classe campionato italiano motorally e 5° di classe e 19° assoluto al Rally di Sardegna su KTM 520 EXC; 2002, partecipa al “Trofeo BMW F650”, classificandomi 1° nel Rally di Sardegna e 2° nella classifica finale su BMW F650; 2003, 3° assoluto nella categoria Marathon nel campionato italiano moto rally su BMW F650; 2004,1° assoluto categoria pluricilindrici campionato italiano motorally su KTM LC8 950 bicilindrico. 1° assoluto, categoria pluricilindrici, campionato italiano Raid Marathon. 2005, 27° assoluto e 2° di categoria nel Rally di Sardegna.

Nome: Antonio Colombo (MOTO N°7) Nato a: Comabbio (VA) il 1 agosto 1955. Professione: Agente della Polizia di Stato Palmares: 1987, vince il Rally Nazionale di Castelgoffredo, il Trofeo Endurance Secchi, la Val Po 400 e il Grand Raid; 1989, 6° assoluto e 1° pilota privato al Rally dei Faraoni; 1989, 2° posto assoluto al Rally di Sardegna e al Rally Dei Fiori; 1996, 3° al Rally di Sardegna e 1° assoluto al campionato Major Enduro; 1999,1° al Rally di Sardegna e 1° assoluto al campionato Major Enduro; 2000, 3° alla Quenca e 15° assoluto al Rally di Tunisia; 2001, 2° assoluto al Rally di Sardegna e 1° assoluto al campionato Raid T.T. e al campionato Baia; 2003, 10° assoluto al Rally del Marocco e 9° assoluto al Rally dei Faraoni; 2004, 1° classificato Campionato Italiano T.T. e 2° classificato al Campionato Italiano Motorally classe fino a 450 4T; 2005, 20° assoluto e 1° di categoria al Rally di Sardegna. Settembre - Ottobre

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Nuovo PHYS con cardiofrequenzimetro: il cuore della tecnologia CASIO.

Prossime Tappe Motorally 2005 Campionato Italiano 10/11 settembre Abruzzo Campionato del Mondo 4 settembre Australian Safari Australia 2 ottobre Pharaons Egitto 12 novembre Desert Challenge Dubai

Nuovo PHYS CHR-200: ::

Cardiofrequenzimetro Codice personale: rilevazione dati senza interferenze esterne Fascia pettorale con collegamento wireless

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Obiettivi futuri Partecipazione alla Coppa del Mondo con un team tutto Italiano, con una moto costruita in Italia e con piloti Italiani così da rilanciare anche il nostro paese nel mondo del Rally che sino ad oggi era rappresentato ad altissimi livelli solo dall’indimenticabile Fabrizio Meoni.

Potenza :

118 CV

Capacità Serbatoio:

33 Lt

Accensione:

Programmabile, Ducati Energia

Alimentazione:

Due Carburatori Bing

Sospensione anteriore:

escursione da 300 mm

Sospensione posteriore:

WP con escursione da 289 mm

Ruota anteriore:

Excell da 21”

Ruota posteriore:

Excell da 18”

Frizione:

speciale racing

Telaio :

Tubi a sezione variabile in acciaio al cromo molibdeno.

Braccio oscillante post.:

in fusione, lega di magnesio e alluminio

Mozzi ruote:

in Ergal ricavati dal pieno

Piastre forcella:

in Ergal ricavati dal pieno

Bulloneria:

in titanio ed Ergal

Scarico:

in acciaio e titanio interamente lavorato a mano

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Distributore Ufficiale per l'Italia: Lorenz SpA - Milano www.casio-europe.com - n. verde 800 909 316 Settembre - Ottobre

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Xtreme stuff

Réunion d’Aventures Extrêmement vôtre La terza edizione di Re'union d’Aventures, il grande raid organizzato da Gerard Fusil, creatore del raid Gauloises, nell’isola francese di Re'union, e' stata quella della consacrazione. Una prova bellissima e avventurosa...

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Xtreme stuff

In primo piano il navigatore vin citore del Giro del mondo in barcha a vela : Eric Loiseau Spiaggia di Sa int Paul, parte nza delle barch e.

rno due di Cilaos, gio rrières, circo Canyon di Fe

uno tain bike, giorno partenza moun

“3, 2, 1, Partez...” Sono una settantina, uomini e donne, che si lanciano sulla spiaggia di sabbia nera di Saint-Paul, costa ovest dell’isola francese più bella. Afferrano le barche di legno e le tirano verso il mare. Qualche caduta in acqua, qualche bestemmia, qualche grido anche, e le barche passano la barra delle onde. Via per più di quattro ore a spingere con i remi di noce. Sotto un sole cocente. Virano in testa al gruppo i quattro dell’Ensap, una grande scuola di commercio parigina. Questo sarà il loro unico momento di gloria. Domani, lasceranno la corsa. Troppo difficile. Questa prova in barca è un prologo. Stabilisce una classifica e determina l’ordine della vera partenza che avviene a

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fine pomeriggio sulle mountain bike. Le 17 squadre hanno fretta di misurarsi con le incredibili condizioni climatiche, naturali e geologiche d’una isola unica. E già la terza edizione di Réunion d’Aventures. Il 2003 è stato l’anno dello slancio, un successo al di là di ogni previsione. Stampa, televisione e radio francesi seguono l’evento. I media locali partecipano, accompagnano una corsa che coinvolge profondamente tanto la gente dell’isola quanto i concorrenti venuti senza un’idea precisa di quello che li aspettava. La loro attesa non è comunque stata delusa. Il difficilissimo percorso

si snoda tra il vulcano, i circhi e un litorale particolarmente roccioso a causa di tutti tipi diversi di roccia caratteristici della vecchia isola Bourbon, dal nome della grande famiglia reale francese, prima della rivoluzione. Per la seconda edizione, le squadre erano già avvertite: non è un raid per passeggiatori. I professionisti erano li, accanto alle squadre dilettanti ben allenate. Questa volta, invece, sono le dure condizioni meteorologiche a sorprendere i partecipanti: pioggia, vento, freddo assalgono i

concorrenti dall’inizio alla fine della competizione. Fino ad oggi, sicuramente, questa è l’edizione più difficile, al punto che parecchie prove vengono cancellate a causa delle condizioni impraticabili. Per il terzo anno consecutivo, Karine Baillet è qui. Ha vinto lei le due precedenti edizioni. Due vittorie magnifiche, con due squadre diverse. Questa volta, però, la sfida è davvero enorme: Karine torna con il Team Wilson Helly-Hansen, una squadra interamente femminile. E dal primo giorno la lotta si preannuncia senza pietà. I principali sfidanti delle ragazze di Karine sono le squadre di Dignes-les-Bains e quella dei “montagnards” Lafuma Sport 2000. Il primo giorno è... una notte! Sarà l’unica della gara. Le altre sere, le squadre si fermeranno alle diciotto per ripartire alle sei della mattina successiva, sempre che non abbiano subito penalizzazioni. Ovunque si trovino, devono smettere la progressione, piantare la tenda o preparare il campo ed aspettare l’alba del giorno successivo. A volte riparate in un rifugio, altre volte sulle colline fredde del Piton des Neiges, del Taïbit o della Roche Ecrite. Questa prima notte di gara consiste in una corsa d’orientamento attraverso la giungla e le punte rocciose del circo di Mafate... “Non si vedeva niente, eravamo

sempre sul bordo del precipizio, bisognava stare attentissimi...” JeanMaurice è creolo, ha gia partecipato alle due prime edizioni. Eppure nei suoi occhi si legge la tensione della notte... All’alba, i primi sono già arrivati al vicino circo di Cilaos. Direzione “Canyon di Ferrières”, uno dei più difficili delle montagne reunionesi. Li, c’è Pascal, specialista di canyoning, e la sua squadra di guide che aspettano i concorrenti, verificano che siano tutti ben attaccati e danno le ultime informazioni sulla discesa. Scivolata e discesa in cordata, poi il famoso ‘filo di ragno’ per ottanta metri, e finalmente l’arrivo nella valle de Bras-Rouge... Da li, ovviamente... si risale verso il paesino di Cilaos. Visto dal basso, il ‘filo di ragno’, una semplice corda di discesa senza appoggio sulla parete per quasi cento metri, è ancora più spaventoso e fa dire un “Beh, se l’avessi visto cosi prima, certo non sarei sceso...”. Per Karine e le “girls” di Team Wilson, l’unica paura è “perdere tempo”. Allora, mentre gli altri si riposano, mangiano e si rilassano per un’ora ad ogni punto di rifornimento nei furgoni dell’assistenza, Kari-

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Traversata a nuoto del fiume Rivière des Ma rsouins, terzo giorno

Mountain Bik e nell’aerea de l vulcano Piton de la Fournais e

ne impone alle compagne una sosta di soli dieci minuti, niente di più “perchè è spesso li che si vince un raid” e Karine ne ha già vinti parecchi! Per molti, il secondo giorno comincia con l’arrivo a Cilaos, per i primi, è invece il Grande “Piton des Neiges” ad accoglierli all’alba. Alba...per modo di dire visto che stamattina, il Piton si è coperto di una nebbia così fitta da ingelosire la pianura padana a febbraio! I concorrenti si affidano totalmente al loro navigatore (nella maggior parte delle squadre, c’è sempre un concorrente più esperto di navigazione). La squadra di Dignes vira in testa, in cima alla montagna più alta dell’ oceano indiano: “un vento terribile, gelido, in cima si stava in piedi per miracolo, dicono che è bello ma noi... non abbiamo visto niente...!” Invece ora vedono bene quello che li aspetta adesso: la discesa della “cascade Biberon”, una delle più difficili al mondo. Più di cento metri verticali sotto tonnellate d’acqua resa impetuosa dalle pioggie di questo inizio inverno. Alla vigilia del terzo giorno di gara, la squadra di Jean-Maurice, BFC, bivacca con altre tre in cima alla cascata, ma sono distanti X3M03

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e tra di loro non si vedono. Dignes, Lafuma-Sport 2000 e Team Wilson sono già passate. Sulla pianura, Jean-Paul, responsabile tecnico del raid, decide di chiudere la cascata Biberon. Troppa acqua. Le squadre che hanno dormito in cima diranno di aver vissuto una notte d’inferno. Due guide chiudono il posto di partenza e avvertono le 3 squadre che incontrano in cima... Tre squadre! Non quattro! Jean-Maurice e i suoi hanno dormito un po’ più in su, e non sanno nulla... All’alba si lanciano sulle corde che sono rimaste li appese. Alla prima vasca, capiscono di aver sbagliato, sono tutti e quattro dei “durs à cuire” (duri da cuocere), “ma lì era un suicidio scendere”. E non possono più risalire, affrontando una portata degna dei grandi fiumi africani... Staranno li un giorno intero. Niente rete per il cellulare locale in possesso di ogni squadra che serve a dare la propria posizione alla sera. Sono bloccati in quattro su dieci metri quadrati scivolosissimi affacciati su ottanta metri...

d’aria pura, bagnati fino alle ossa e, soprattutto, “resi pazzi dal rumore della cascata che non ha smesso di gonfiarsi...”. Scende la notte, bisogna rischiare il tutto per tutto, Jean-Maurice riesce a raggiungere una piccola piattaforma aperta, una ventina di metri piu in basso... Miracolo! Il cellulare capta di nuovo, chiama subito. A notte fonda, verranno finalmente salvati dalle guide reunionesi grazie ad una moulinette installata su di una parete laterale... “saremmo morti li...” dirà Jean-Maurice, che si pente ancora della sua imprudenza. Per loro la gara è finita, ma in testa alla gara cresce la tensione. All’inizio del quarto giorno, meno di un’ora separa la prima squadra, Lafuma, dalla terza, Dignes. Oggi si entra nell’immenso Salazie, il circo dell’est di Réunion. Attraverso l’interminabile foresta primaria di Belouve, i concorrenti raggiungono finalmente il grande canyon delle “Trois cascades” che li porta nel cuore di Salazie, nel paesino di Hellbourg. Arriva il Team Wilson. Una delle ragazze è già nel canyon quando un addetto ai controlli si accorge, dal passaporto della squadra, che le ragazze hanno saltato una porta, un posto di controllo. Devono tornare indietro. La squadra perderà così due ore. E’ li, sicuramente, che si gioca tutto. Il team Lafuma passa in testa e non sarà mai piu’ raggiunto.

Al quinto giorno, passerà la linea d’arrivo, sulla spiaggia di SaintLeu, con... 16 minuti d’anticipo sul Team Wilson. Karine e le sue amiche tenteranno anche un’ultima corsa sulla spiaggia, recuperando qualche minuto, “Io ci credevo ancora, dirà la ragazza che non si arrende mai, vedevamo la squadra davanti a noi, a qualche centinaio di metri...” che sono comunque troppi per degli organismi stravolti, stanchissimi, feriti, per corpi da cui si è spremuta anche l’ultima goccia di benzina umana... Karine e il Team Wilson c’e l’hanno quasi fatta. Come sarebbe stata bella una terza vittoria, “soprattutto con questa squadra interamente femminile”. Ma com’è bella anche la vittoria di Lafuma. Tre uomini e una donna che si lanciano in un ultimo sforzo comune sulla linea che significa la fine delle sofferenze.. “Insomma”, dirà Slim, capitano di Lafuma, “la fine per quest’anno, perchè noi l’anno prossimo saremo qui per difendere il nostro titolo”. Ci sarà anche Dignes. E anche Karine. Olivier Goujon Settembre - Ottobre

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Per partecipare a Reunion d’Aventures

Per scoprire i “grandi circhi”

Il raid si svolge ogni anno a maggio su di un percorso che è tenuto segreto fino alla vigilia. Riunisce tutti gli sport “estremi”: orientamento, arrampicata, moutain bike, canyon... Per l’anno prossimo, si parla già di Roller (come nel 2003) e di Ride and run (percorso a cavallo e a piedi). Ogni squadra è composta da quattro concorrenti (tra i quali, obbligatoriamente una donna) più una o due persone addette all’assistenza. Informazioni supplementari sul sito : www.authentiqueaventure.com e allo 02 55305610 oppure allo 0033 299 57 53 57

La maggiore parte dei tour operator francesi (e parecchi italiani) propongono viaggi e soggiorni sull’isola. Meglio pero’ indirizzarsi ad un’agenzia locale per avere la garanzia di competenza soprattutto quando si tratta di percorrere i giganteschi circhi dell’interno: Salazie, Mafate e Cilaos, o il vulcano Pïton de la Fournaise : Maham Voyages : 0262 262 47 82 82 e www. randonneereunion.com

quarto giorno co di Salazie, Cascades, cir Canyon Trois

L’uomo del raid E l’uomo chiave quando si tratta di raid-avventura, in qualsiasi parte del mondo. Nell’ottanta, fu il creatore della prima grande prova del genere, il Raid Gauloises, che diventerà leggendario. Gerard Fusil, inventore del Réunion d’Aventures, torna sulle tre edizioni già effettuate. E già ci annuncia una grande sorpresa per fine anno... Sei soddisfatto della terza edizione di Réunion d’Aventures? Complessivamente si. Prima di tutto perché il percorso è stato favoloso e i concorrenti sono stracontenti, poi perché la battaglia in testa è stata bellissima. Sono anche contento perché le squadre hanno capito il concetto della spedizione. Sia quelle professionali che quelle di livello più basso si sono comportate benissimo. Come si presenta l’edizione 2006? Con un grande potenziale. Continueremo a fare delle aperture di vie, delle “Premières”. Vogliamo anche favorire l’arrivo di squadre reunionesi e straniere. Vorrei per esempio avere delle squadre italiane. Réunion d’Aventures sta diventando la grande prova di riferimento di sport-natura.

anizzatori et Amélie, org Gérard Fusil

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E poi una grande novità... Eh si! Parto per il sultanato dell’Oman dove ho già organizzato un raid Gauloises, per mettere a posto gli ultimi dettagli del Bike and Run. Sarà una pura meraviglia. Il paese è bellissimo, roccioso, desertico, con delle oasi e delle spiaggie splendide. Gli omaniti sono accoglienti. Dal 2 al 10 dicembre, organizziamo il più gigantesco Bike and Run mai concepito, con delle tappe notturne, dei percorsi vertiginosi, delle traversate di fiumi, delle discese di scogli... il tutto con le mountain bike. E’ aperto a tutti e durerà cinque giorni. I premi saranno “motivanti”. Ogni squadra avrà due partecipanti, uno sulla moutain bike, l’altro a piedi... secondo il principio del Bike and Run.

Squadra vincente categoria “Extrême”

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In bilico sulla cresta dell' onda Il Surf da onda, uno sport affascinante che conta piu' di 20.000 praticanti in Italia

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La precedenza

Il surf da onda è uno sport, ma per molti è soprattutto uno stile, una filosofia di vita che vanta più di 40 milioni di praticanti in tutto il mondo. Non sono necessarie onde enormi, come quelle hawaiane di 15 metri, per diventare buoni surfisti. I migliori atleti, infatti, si vedono sopratutto da come sfruttano le onde più piccole, che vanno solitamente da uno ai due metri in genere. L’attività sportiva consiste nel cavalcare le onde utilizzando soltanto una tavola in polistirolo e vetroresina, oltre ad uno sprezzo e ad una concentrazione al limite del pericolo.

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Un po’ di storia… Il surf nasce in Polinesia intorno al 1700, ai tempi dei grandi navigatori. I primi surfisti nella storia del pianeta vengono visti, infatti, dal capitano Cook in persona nel secolo XVIII alle isole Hawaii. Quando il navigatore arrivò sul posto, notò che gli indigeni “cavalcavano le onde” su tavole di legno. Altri documenti indicano, invece, che il surf esisteva già due secoli prima. In Italia, il surf da onda ha toccato il boom negli anni ’90 sulle coste laziali e toscane e ha raggiunto in poco tempo i 15 mila praticanti sparsi tra Lazio, Toscana, Sardegna, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia. Le prime tavole usate furono i Ten Cate, seguite poi dal Custom made e dalle “Plancette “ ancora di forma

tozza. Nel 1982 fu fondato il primo Surf Club Italiano, l’Italia Wave Surf Team di Forte dei Marmi che, fino al 1991, rappresenterà l’Italia nelle gare mondiali ed europee. La prima gara internazionale dell’Italia fu agli Europei di Francia a Sables D’Olone nel 1987. L’anno dopo, arrivò il mondiale: Puertorico, maggio 1988. Nel ‘91 nasce l’ASI (Associazione Surfisti Italiani) e nel ‘97 la FISURF (Federazione Italiana Surfing), che inizia ad operare sotto l’egida del CONI. Il primo contest in ltalia fu organizzato dall’IWST a Viareggio nel 1983. Attualmente l’Italia e’ tra le prime 20 nazioni del mondo e nella prima classe di merito.

Il surfista che parte più vicino al picco ha la precedenza. Questa è la regola fondamentale! Non remare quando il surfista in precedenza ha preso l’onda e la sta surfando. Questo significherebbe droppare. Quindi guardare sempre, prima di remare su un’onda, se dalla parte del picco qualcuno sta già surfando la stessa onda. Chi surfa ha la precedenza su chi rema per tornare sulla line up. Se si sta rientrando, fare un giro largo passando lateralmente rispetto ai surfisti ed evitando di ostacolare la corsa altrui con la propria presenza. Non remare dritti in mezzo alla folla di surfisti e, se proprio vi trovate in quella zona, passate dalla parte della schiuma, dove l’onda ha già rotto lasciando la parte pulita al surfista che la cavalca.

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Take off Una delle prime manovre da effettuare, per potersi divertire, è certamente la partenza (take off) che, se non effettuata a dovere, potrebbe rendere difficile la surfata. I metodi per affrontarlo possono essere di diversi tipi: - Controllare sempre la direzione da cui proviene l’onda e, una volta individuata, andarle incontro con alcune bracciate per determinare la propria posizione. Girarsi verso la spiaggia, effettuare delle bracciate lunghe e profonde, guardare sempre dove si va (seguire la direzione dell’onda dove non si infrange) poi effettuare una pressione sui bordi della tavola con entrambe le braccia, come se si stesse facendo una flessione, e tirarsi su con le gambe premendo sul tail della tavola con la gamba posteriore per farla accelerare. - Il metodo più efficace nei beach break è quello a “galleggiante”, ovvero si va incontro all’onda e quando ci si è avvicinati il più possibile, girarsi e far affondare il tail. Nel momento in cui la tavola risale in superficie, dare due bracciate e dirigersi verso la parete pulita dell’onda e... godetevi l’onda!

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Salomon Blue Games Una kermesse internazionale di surf da onda che farà tappa in Italia sulla spiaggia di Levanto, in Liguria, in occasione della prima grande mareggiata di settembre e ottobre. Levanto, porta d’accesso delle 5 terre, è ritrovo abituale dei nostri migliori riders di onde grosse e si presta particolarmente bene a questa competizione. I Salomon Blue Games adottano, per la prima volta in Europa, il nuovo format agonistico del mito hawaiano Brad Gerlach, che prevede lo scontro diretto in acqua di squadre regionali dotate di maglie numerate, in modo che gli atleti siano facilmente riconoscibili. Il montepremi in denaro scatenerà la bagarre in acqua tra i campioni toscani dei Superflyers, capitanati dal numero uno italiano Nicola Bresciani e i pluridecorati romani degli Ultrasurfers e dei Roma Capoccia Dream Team, con l’ex campione italiano Paolo D’Angelo. Da non dimenticare la forte presenza degli outsider liguri di Area 51, squadra creata dal dandy surfer Gabo Raso e i coriacei portuali genovesi del Buggia Team. Insomma se ne vedranno delle belle, sia in acqua che fuori: tante saranno le iniziative di contorno, con musica dei Roxy Bills dal vivo, degustazioni gratuite di piatti tipici, dimostrazioni di skateboard, test tavole surf e lezioni gratuite di surf con gli Istruttori Federali della Fisurf.

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Max di nome... e di fatto Ballerino e modello... ma soprattutto Campione Italiano in carica di Kitesurf: e' Max di Cicco

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Nel variegato e multiforme mondo del kiteboard italiano, c’è un ragazzo pugliese che si è imposto sulla scena agonistica nazionale. Arrivato dal nulla, è sbarcato sullo scenario del campionato italiano kitesurf, sbalordendo pubblico, giudici ed atleti, aggiudicandosi il titolo di campione italiano FKI per ben due volte nel 2003 e 2004. Max Di Cicco non è, però, solo un appassionato dell’aquilone, è anche un ballerino di professione, la sua vita è divisa tra sport e carriera artistica. Max è nato a Brindisi il 9 settembre 1977 è un ragazzo intraprendente, orgoglioso, preciso e testardo ha scoperto la grande passione per il mare e la natura da piccolo, complice il fatto di essere nato in una regione come la Puglia, dove la maestosità della terra e del mare è onnipresente. Parliamo ora dei suoi successi sportivi. Max ha scoperto il kite nel settembre 2000, era una giornata come un’altra passata in spiaggia dilettandosi con il windsurf, a livello amatoriale, quando vide volteggiare in aria questi enormi aquiloni e da subito pensò: “quello è lo sport che fa per me, è quello che cercavo!” X3M03

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Prendendo informazioni, scoprì ben presto che era troppo caro per le sue tasche, cosi cominciò a sondare il terreno, prima tra gli amici per acquistarlo a mezzi e tra i tanti dissensi ne ricorda uno in particolare, quello di Max Santoro che gli rispose “ma tu si pazzo!” Cercò cosi fondi nelle varie discoteche dove lavorava e alla fine il titolare di una di esse, Il Guendalina di San Cesario Terme, nonché amico, Giuseppe Del Coco, lo finanzio’ per due ali con su scritto Guendalina, e da allora incominciò ad allenarsi per partecipare alle gare del campionato italiano. Dopo quattro mesi si presentò alla Super Cup (Italia), ma purtroppo senza vento... alla seconda tappa quella di Chia, partendo dal ripescaggio, vinse tutte le heat e da li cominciò a girare la voce dell’esistenza di un ballerino sul kite e dopo un anno dal suo esordio vinse il titolo di campione italiano 2003. Gli chiesi cosa hanno di simile il kite e la danza e se essere un ballerino lo agevolava? Ebbene si! Mi spiegò che nel ballo bisogna seguire un tempo come nel

kite e per entrambe c’è bisogno di coordinazione e coreografia e forse è proprio per questo che il suo volteggiare nell’aria diventa una danza alla quale è impossibile astenersi dal guardarla e nel mio caso dal fotografarla. Insomma uno stile un po’ particolare! Dove il fattore determinante non è la potenza, quanto l’eleganza, la scioltezza e la leggerezza. Questa sua forte coordinazione nei movimenti e di essere ambi destro gli permette di imparare in breve tempo qualsiasi manovra e se poi c’è un pubblico che lo acclama e lo incita è il top, prova qualsiasi cosa e ci riesce ed è proprio questo il suo segreto “è un perfetto animale da palcoscenico”. Max, in questo primo anno di gare, non si accontentò e vinse anche tutte le regionali e si aggiudicò il 1° posto al WindFestival 4 Imperia ’03. L’anno successivo bissò vincendo

nuovamente tutte le regionali e fu nuovamente eletto Campione Italiano 2004. Alla selezione italiana della RedBull King of the Air si dovette accontentare suo malgrado di un secondo posto. Ad ottobre 2004 si è presentato al Kite Pro Ventilo Show di Hyeres, in Francia, suscitando un grande interesse e successo nei cugini d’oltralpe, dove si classificò al 7° posto se solo non si fosse distratto e lui sa cosa intendo… Il 2004 si conclude con un bilancio positivo: oltre ad essere entrato nel team Challenger, inaugura la scuola di kite, la Fly Kite Pro, nel suo spot preferito: a Brindisi nello stupendo scenario della Riserva Naturale di Torre Guaceto. Proseguiamo con qualche domanda per conoscerlo ancor meglio! Settembre - Ottobre

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Chi e'... Nome: Max Di Cicco Nato a: Brindisi il 9 settembre 1977 Specialità: kite surf Professione: ballerino e modello Hobbies: lo sport in generale

Quale sensazioni provi quando salti con il kite e quando balli su di un palcoscenico? Sono sensazioni completamente differenti tra loro, ma con un coordinamento del corpo reciproco. Le sensazioni che riesci ad avere con il kite sono sensazionali, questo senso di volare per alcuni secondi per poi fare delle sequenze di manovre aeree è stupendo. La sensazione è adrenalinica!!! Quasi da paura, ma più salti più sei tutt’uno con la natura ... E’ come una droga !!! Non puoi staccartene. Per gli spettacoli è sicuramente diverso, hai un pubblico di 2000/4000 persone che è li per vederti, l’impatto è traumatico ma l’emozione è molta di più...Per entrambe le cose, comunque, ci vuole tanta concentrazione e determinazione. Quali sono le tue priorità nella vita? Per adesso la priorità più assoluta la do agli allenamenti e alla scuola di kite che gestisco in Puglia, ma ho tante altre ambizioni!! Vedremo, è ancora presto per anticipare qualcosa. X3M03

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Cosa pensi mentre stai gareggiando? Ma!! Solitamente non penso a nulla, vi sembrerà strano ma non penso ne all’avversario ne a fare una gara, cerco solo di far divertire la gente che sta li ad aspettare l’azione, incitandoli a partecipare all’esibizione con urla o applausi, mi diverte tanto questa cosa e al tempo stesso mi carica... Cosa provi durante una gara e quando osservi i tuoi avversari? Gli avversari li osservo poco perché’ devo pensare a fare la mia gara, magari li osservo prima in allenamento perché ritengo che sia sempre meglio conoscere i propri avversari e studiarne ogni comportamento! Intervista e foto di: Francesca Urbano www.francescaurbano.com

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Com'e' fatto un kite Il kite è costituito essenzialmente da un aquilone. La parte anteriore è gonfiabile e risulta anche quella più pesante e resistente. E’ quella che deve resistere agli impatti con l’acqua, o ancora peggio il suolo, in quanto è proprio la parte che impatta quando il kite perde la portanza e precipita. Il profilo posteriore può essere più o meno esteso, rendendo l’ala più o meno lenta nelle manovre. Dal profilo gonfiabile principale partono da 5 a 9 tubolari anch’essi gonfiabili che completano la struttura del kite in volo. Alle due estremità dell’ala si agganciano le linee: linee del depower (depotenziatore) e linee del power (potenziatore) per un totale di 4 (kite a 4 cavi). Le linee del depower sono agganciate anteriormente, sono regolabili, collegate al centro del boma e al kitesurfer attraverso un anello agganciato sul trapezio. Impostano il profilo a vento dell’ala. Più sono tirate e meno il kite prende il vento in quanto il profilo gonfiabile principale ha un angolo minore di incidenza rispetto al vento. Le linee del power sono anche’esse regolabili e sono collegate ai lati della barra o boma. Il kitesurfer, tirando o lasciando la barra, in alto e in basso, a destra e sinistra, altera il profilo dell’ala, che avrà quindi più o meno potenza, o volerà verso la destra o sinistra. Naturalmente il kitesurfer, che si trova ancora in spiaggia, regolerà i cavi in modo da gestire questa spinta senza problemi fino a che non si troverà in acqua. E’ proprio questa una delle fasi più pericolose in cui bisogna stare molto attenti. Immaginate di volare via sotto una raffica di vento e di finire sulle macchine, sugli alberi, sul duro insomma… è quello che purtroppo è successo a qualcuno (anche con gravi conseguenze) e che ha condizionato pesantemente la pratica di questo sport da regione a regione. Quindi … un po’ di prudenza e di buon senso, una buona conoscenza della vostra attrezzatura e magari un istruttore o un amico esperto a fianco.

Le precedenze in kitesurf Ha la precedenza chi procede con la mano destra avanti, o in "toe side" (lato delle dita dei piedi) con la vela a destra stando spalle al vento. Se s’incrociano due kitesurfer di cui uno mura a dritta (mano destra avanti) e uno mura a sinistra (mano sinistra avanti), il kitesurfer con la mano sinistra avanti alzerà il kite a mezzogiorno per fare passare il kitesurfer che procede mura a dritta. Chi rientra in un canale di lancio ha la precedenza su chi vuole uscire. Chi si trova sottovento ha la precedenza, perchè non può vedere chi sta alle spalle. Ne consegue che chi si trova sopravento deve dare la precedenza perchè ha una visione completa della situazione. Chi procede mura a dritta ha la precedenza anche se si trova sopravento. Dare la precedenza significa rallentare o fermarsi per agevolare, senza essere d’intralcio, il transito di chi arriva. Chi sorpassa deve passare sopravento.

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System 5 Il Team di “XtremeStuff” ha voluto provare il nuovo Casco System 5 BMW con tecnologia Bluetooth, TFL Cool System e membrana Gore XCR. Ormai si è arrivati alla quinta generazione di questo modello, considerato il casco più silenzioso e innovativo fra quelli di questo genere. Noi l’abbiamo voluto provare! A colpo d’occhio veniamo incuriositi dal circuito elettronico di colore grigio scuro posto al lato sinistro del casco, si tratta della tecnologia Bluetooth integrata, con due microfoni Array che permettono una eccellente qualità acustica fino a 130 km/h, sia con la connessione Casco/Telefono che con la connessione Casco/Casco. Ci siamo subito resi conto che si tratta di un prodotto di alta tecnologia e finitura: un casco leggero (solo 1.690 grammi), la cerniera sotto mento, precisa, regolabile, resistente e ben imbottita, il sistema di ventilazione con tre aperture dinamiche che consentono l’ingresso dell’aria senza creare alcuna turbolenza, due anteriori e una posteriore; il pulsante di sgancio per l’apertura della calotta anteriore è posizionato al centro sotto il mento facile da raggiungere e apribile con una sola mano. L’imbottitura, morbida e confortevole, assicura una solida stabilità anche ad altissime velocità. Un’altra nota positiva è la silenziosità di questo casco, una volta chiuso si fa fatica a sentire il motore della moto, la sensazione è quasi quella di essere isolati, un silenzio unico, tale da permettere una conversazione telefonica come se si stesse seduti nella poltrona dell’ufficio. Ora grazie alla tecnologia Bluetooth integrata, i motociclisti che utilizzeranno questo casco potranno dialogare tranquillamente senza fili. Inoltre il Casco System 5 è in cinque colori coordinati con quelli della carrozzeria delle moto BMW. Da parte del Team di “XtremeStuff” viene promosso a pieni voti.

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Lo Sci Nautico Uno sport giovane, coinvolgente e rispettoso dell’ambiente

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Xtreme stuff Negli anni ’90, si è diffuso con rapidità in tutto il mondo un nuovo sport acquatico che, dopo le Classiche, è diventato la disciplina più praticata in Italia. Stiamo parlando del Wakeboard. Similmente allo snowboard, la popolarità del wakeboard ha invaso con forza numerose nazioni del pianeta, evolvendosi da una combinazione di sci nautico e snow board, surf e skate. E’ facilmente praticabile sui laghi o al mare con costi abbordabili. I riders possono compiere spettacolari manovre da un altezza inimmaginabile mentre sono trainati da un motoscafo che fornisce loro una grossa onda. Onda che viene utilizzata come rampa di lancio per compiere evoluzioni che possono essere di diversa natura: prese della tavola e rotazioni derivate dallo skate

e snowboard, così come spettacolari salti mortali e tricks. Una volta era praticato da un ristretto gruppo di appassionati, ma, grazie alla spettacolarità e allo stile che possiede, è diventato uno sport di grande fascino da praticare all’aria aperta. La gara comprende due passaggi in un campo gara, durante i quali lo sciatore deve eseguire una serie di salti. Il valore della prestazione non è determinato solo dall’esecuzione del maggior numero di figure, ma la giuria dovrà anche esprimere un giudizio qualitativo, tecnico e artistico sull’esecuzione dei salti.

Le gare

Un po’ di storia

Nel 1951 furono organizzati i primi Campionati Italiani Assoluti e nel 1952 la prima manifestazione internazionale, il ‘Trofeo Miramare’, organizzata dal Club Nautico S. Margherita. Nel 1954 i primi Campionati Europei. I Campionati Mondiali furono, invece, organizzati per la prima volta nel 1959 all’Idroscalo di Milano. Nel 2000, si sono tenuti, per la prima volta, i Campionati Europei Disabili e, nel 2004, i primi Campionati Europei Wakeboard, sotto l’egida della Fisn.

Una teoria sulla genesi dello sci nautico vorrebbe in Italia, e precisamente a Viverone, il luogo di nascita di questo sport. Certo è che, nato in Italia, in Francia o negli USA, lo sci nautico, a casa nostra, ha trovato presto una larga schiera di appassionati e si è diffuso in modo sorprendente. Le cronache sportive si interessarono a questo sport solo nel 1948 quando i nomi di Bettoni, Ronchi e Colombo vennero citati dal Water Ski Digest come animatori dello sci nautico in Italia. Nel 1950 quattro Club diedero vita all’Unione Italiana Sci Nautico (U.I.S.N.), la cui attività era controllata dalla Federazione Italiana Motonautica, affiliata al C.O.N.I., e presto vennero organizzate le prime manifestazioni agonistiche. Nel ‘62, lo sci nautico si presentò come sport dimostrativo ai Giochi Olimpici di Monaco e in quell’occasione Roby Zucchi vinse la medaglia d’oro in slalom.

La FISN i Europei Assoluti 2004 lass, 1°Slalom Campionat Fabio Ianni, sett. Disc.C

foto: Andrea Alessi

La Federazione Italiana Sci Nautico è stata riconosciuta ufficialmente dall’Unione Mondiale Sci Nautico nel 1952. Nel 1962 è entrata a far parte del C.O.N.I. come Federazione autonoma e nel 1972 ne è diventata affiliata. Oggi, è una realtà agonistica internazionale molto interessante per il prestigio dei numerosi risultati conquistati sulle massime scene mondiali Mathieu Proserpio, sett. Wakeboard

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rd , sett. Wakeboa Luca Marcello

Chi e'...

Le discipline

Nome: Marina Mosti Nata: a Milano il 6 giugno 1974 Professione: sci nautico dal 1990 Specialità: slalom, figure, salto Record Personali: Slalom: 1,5@55/10,75 Figure: 7250 (nel 2003) Salto: 52,20 (nel 2003) Risultati agonistici di spicco:

Slalom: Lo sciatore deve completare un percorso di 6 boe. Chiuso con successo un passaggio di 6 boe e raggiunta la velocità massima, la corda viene accorciata e diminuisce la distanza tra lo sciatore e la barca. Più la corda è corta, più è difficile aggirare le boe. Se si cade o si fallisce una boa non si può proseguire. Il punteggio è calcolato sulla base del numero di boe completate alla misura della corda al momento della caduta. Figure: Lo sciatore ha a disposizione due passaggi di 20 secondi ciascuno per eseguire il massimo numero di esercizi. La giuria stilerà la classifica in base a tabelle che fissano per ogni figura un punteggio. La caduta non compromette, a differenza dello slalom, l’esecuzione, ma limita il numero di figure e quindi il risultato finale.

edi Nudi agheri, Disc. Pi Alessandra M

2000: 1° Figure OZ Ski World Cup, 2001: 1° Figure Malibu Open (Chicago) e 3° Figure Campionati Mondiali 2003: 2° combinata Campionati Mondiali e 1° Combinata Campionati Europei Assoluti 2004: 6° Figure World Cup Russia e 10° Slalom World Cup Russia 1° Figure, Salto e Combinata Campionati Italiani Assoluti

Salto: E’ la specialità più emozionante dello sci nautico. Ogni sciatore ha a disposizione tre tentativi dal trampolino, il salto più lungo è il vincente. La velocità della barca è costante. Gli sciatori effettuano dei “tagli” sulla scia che servono almeno a raddoppiare la velocità di approccio al trampolino. Durante il passaggio sul trampolino, gli sciatori sono soggetti a una forza G che è dieci volte il peso del loro corpo. Durante il volo, hanno una frazione di secondo per spingere e raggiungere la massima distanza. Le specialità di Slalom, Figure e Salto sono praticate anche dagli atleti disabili nelle loro specifiche categorie riferite al tipo di disabilità, con l’ausilio di attrezzature appositamente costruite come ad esempio l’audioslalom o il supporto per gli atleti amputati. Piedi nudi La specialità dei Piedi Nudi ripete le stesse discipline delle Classiche, praticate però senza l’ausilio degli sci. Ha un regolamento a parte e punteggi diversi dalle Discipline Classiche. Si tratta di una specialità molto spettacolare e per la quale occorrono coraggio e quel pizzico d’incoscienza che contraddistingue i praticanti degli sport estremi. Velocità E’ il risultato di un felice abbinamento tra motonautica e sci nautico. Lo sciatore, il pilota e l’osservatore, che costituiscono ogni equipaggio, rappresentano un tutt’uno eccezionalmente affiatato. Il campo gara è in genere costituito da un quadrilatero da percorrere più volte per una distanza che di norma si aggira intorno agli 80 km. Le imbarcazioni devono superare la lunghezza di m. 6,50 e devono avere una cilindrata massima di 8200 cc. A differenza delle altre discipline dello sci nautico, in questa specialità tutti gli equipaggi gareggiano assieme e risulta vincitore l’equipaggio che per primo taglia il traguardo.

foto: Andrea Alessi L’atleta migliore della nazionale italiana: Marina Mosti

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Offshore, la Formula Uno del mare Bolidi che sfrecciano a pelo d’acqua fino a 250 Km/h e una passione che toglie il fiato

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Xtreme stuff il miglior sfruttamento di una certa condizione di mare-ventovelocità. Si pensi quanto sia difficile farlo in continuazione, viste la mutevolezza del mare e le diverse esigenze agonistiche. Di conseguenza, la possibilità di “mettersi la barca per cappello”, come si dice in gergo, è una costante cui si pone rimedio con una severa serie di misure di sicurezza, sia relative ai criteri relativi della barca sia relative alle caratteristiche psico-fisiche e alla comprovata esperienza dei piloti, sia alla configurazione del percorso, sia ai mezzi di soccorso da impegnare in caso di incidente.

La classe 1 è la massima espressione della motonautica: uno scafo lungo dai 12 ai 14.63 mt., largo 3,60 mt., peso di quasi 5 tonnellate ed è motorizzato con due 12 cilindri a V, di circa 8000 cm cubici; ha una trasmissione a linea d’assi ed elica per ogni motore. E’ imbottito di elettronica per motori, cambi di assetti, orientamento e grazie ai 2000 cavalli circa di cui dispone, naviga ad oltre 230 km/h. La classe 2 è, invece, quella degli scafi fino a 8200 cc, mentre la classe 3 comprende scafi più piccoli e meno potenti, ma dalla guida sempre molto divertente. Quest’ultima e’ divisa in tre categorie a seconda del tipo di motore,: la 2 litri fino a 2000 di cilindrata, la 4 litri fino a 4000 di cilindrata, la 6 litri fino a 6000 di cilindrata.

Classe3 cat.3 .2 litri - Berto lucci / Landuc ci

Con il termine “offshore” si indicano convenzionalmente tutte le competizioni motonautiche che si svolgono in mare. In origine, le gare erano prevalentemente organizzate su percorsi d’altura, con lunghe traversate in mare aperto anche con condizioni meteorologiche estreme; poi, la ricerca delle massime prestazioni velocistiche è prevalsa sulle tradizionali caratteristiche di affidabilità in ogni tempo e le carene a catamarano hanno prevalso in velocità ed in numero sulle carene a V. Gli organizzatori delle gare, a questo punto, si sono visti costretti a tener conto che le condizioni migliori per queste nuove barche non erano quelle della grande altura ma quelle dei percorsi sotto costa e, siccome da

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cosa nasce cosa, si è colta l’occasione per fare delle gare offshore un grande spettacolo visibile e vivibile dal pubblico, tracciando veloci circuiti in prossimità delle spiagge, nel rispetto delle normative emanate dalle varie Capitanerie di Porto, con grandi vantaggi anche per la sicurezza dei piloti e la resa pubblicitaria, argomento, quest’ultimo, ormai non superabile dai grandi avvenimenti sportivi motoristici. I catamarani sono le imbarcazioni che attualmente vanno per la maggiore. Non è del tutto esatto dire che un catamarano naviga, perché, in effetti prevalente-

mente vola. Il tunnel formato dai due scarponi di questo scafo, infatti, sfrutta un effetto aerodinamico, che contribuisce molto al suo sostentamento, consentendo di ridurre grandemente il forte attrito sull’acqua della parte immersa dello scafo. Questo vantaggio però non è gratuito, perché richiede una perizia di guida e sensibilità davvero fuori dal comune: non è facile trovare il giusto assetto per

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Un po’ di storia… L’offshore nasce negli Stati Uniti nel 1956 e precisamente il 6 maggio, giorno in cui prese il via la prima edizione della Miami-Nassau, una gara epica intorno alla quale si è sviluppato un grande interesse che ne ha fatto la culla di questa specialità. L’Europa ed in particolar modo I’Italia non potevano aspettare a cimentarsi in questa nuova specialità: il 19 agosto del 1961 partiva la CowesTorquay-Cowes in Inghilterra ed il 14 luglio del 1962 la Viareggio-BastiaViareggio in Italia. L’unificazione delle normative di questi capostipiti dell’offshore, realizzata dall’Union Internazionale Motonautique -U.I.M., ha dato il via nel 1964 al Trofeo Sam Griffith, un vero Campionato del Mondo che da allora è arrivato ai giorni nostri, aggiornando le regole ma conservando alcune caratteristiche fondamentali: il mare, i motori, il coraggio e la grande spettacolarità.

Attualmente, per quanto concerne la classe1, si svolgono i campionati mondiali sotto l’egida della Federazione Internazionale (U.I.M) e della Commissione Internazionale Offshore (COMINOF); queste competizioni, che sono in più prove (in genere 8 o 9), si disputano in tre Paesi del mondo: Spagna, Norvegia ed Emirati Arabi. Per la classe3 (2litri, 4litri e 6litri), oltre ai campionati nazionali, si disputano i campionati europei e mondiali.

.6 litri - Volpe Classe3 cat.3

aso litri - DeTomm Classe3 cat.4

/ Mangione

Nell’arco degli anni lo sviluppo e le tecniche hanno portato alla classificazioni delle varie classi in rapporto alla motorizzazione che oggi possiamo così riassumere: classe 1, classe 2 e classe 3. Classe 1

6.390 cc. - 32.780 cc.

per motori diesel

Classe 2

8.200 cc. - 14.750 cc.

per motori diesel

Classe 3 / 1.3 It.

1001 cc. - 1350 cc.

Classe 3 / 2 It.

1531 cc. - 2050 cc.

Classe 3 / 4 It.

2051 cc. - 4100 cc.

Motori diesel possono avere il doppio di cilindrata

Classe 3 / 6 It.

4001 cc. - 6000 cc.

Motori diesel possono avere il doppio di cilindrata

Mondiale 2005 P1

Le misure delle imbarcazioni, lunghezza e larghezza, sono regolamentate in base alle varie cilindrate, come previste dalle regole internazionali emanate dall’U.I.M.

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cqua / Suardi .2 litri - Bevila Classe3 cat.3

GP di Germania: Travenmunde, 1 - 3 Luglio GP d’Europa: Gallipoli, 29 - 31 Luglio GP d’Inghilterra: Cowes, 26 - 28 Agosto GP di Svezia: Concise, 9 - 11 Settembre GP di Spagna: Marbella, 1 - 2 Ottobre

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Classe3 cat.4 litri - Baroni / Pallini

Classe3 cat.4 litri - Chillocci / Gualdambri ni

Come si corre… Ogni imbarcazione deve avere a bordo almeno due piloti, uno al timone e l’altro alle manette (acceleratore). I componenti di un equipaggio di classe 1 e classe 2 devono possedere la licenza di pilota “1^ Offshore” (licenza che si ottiene con 7 partenze e almeno 5 classificazioni in gare nazionali ed internazionali di classe 3 nei precedenti 2 anni) oltre alla patente nautica oltre le 6 miglia. Per l’equipaggio di classe 3 è necessaria la licenza di pilota “2^ Offshore” e la patente nautica entro le 6 miglia. Le lunghezze dei percorsi attuali variano dalla 5 alle 7 miglia e vengono ripetute più volte a seconda delle zone di gara. La partenza delle imbarcazioni è lanciata da una barca “starter” che le raccoglie nella milling area (zona di raggruppamento) e a moto lento, issando una bandiera gialla, si avvia verso il canale di partenza. Raggiunto l’allineamento di massima sicurezza, sulla X3M03

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barca starter viene issata la bandiera verde, segnale di partenza. Si tratta di un momento altamente spettacolare ed emozionante, migliaia di cavalli si liberano nell’acqua tra spruzzi bianchi altissimi e un’assordante rumore di motori coinvolge tutti gli spettatori; poi subentra la prima concitata fase di gara con le barche che si avvicinano alle prime boe di virata e quindi inizia la selezione, i più veloci si avvantaggiano e si forma una lunga fila con sorpassi mozzafiato in base alle varie tattiche, a ritiri per guasti meccanici, fino al traguardo e alla vittoria che premia sempre il migliore. Marianna Macis

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Vita da meccanico Dietro le quinte del Moto GP

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ssi Yamaha di Ro Controlli sulla

Tecnici Suzu ki al lavoro

Abbiamo fatto un giro per i box di una gara di MotoGP, quella sul circuito del Mugello, per andare a scoprire cosa c’è dietro alla vita spericolata di gente come Valentino Rossi. Abbiamo così scoperto che le corse sono un mondo popolato da altre persone “non convenzionali”, persone capaci di smontare e rimontare un’intera moto da corsa in meno di tre ore. Ne abbiamo parlato con Dario Raimondi, Team Manager Ducati Team Marlboro, la squadra che schiera il pilota italiano Loris Capirossi (moto n. 65) e lo spagnolo Carlos Checa (n. 7), e con Daniele Romagnoli, ingegnere di pista del Team Gauloises Yamaha per il pilota Colin Edwards (moto n. 55), la squadra che schiera anche il campione del mondo Valentino Rossi, n. 46.

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La giornata tipo del team di tecnici e meccanici Ci si sveglia presto, spesso in funzione delle vie di accesso al circuito dove corriamo, in alcuni paesi tipo in Italia al circuito del Mugello c’è sempre un gran numero di appassionati che bloccano tutte le strade nei pressi della pista, e non possiamo permetterci di fare tardi. I primi giorni, giovedì e venerdì, li passiamo a montare il box (i box dell’attuale MotoGP sono delle vere e proprie officine viaggianti, con all’interno tutto il possibile per lavorare, compresi monitor a cristalli liquidi, area relax per i piloti, moquette sul pavimento e pareti divisorie che fungono spesso da transenne per evitare che il box venga preso d’assalto dai tifosi). Montiamo anche le moto, due per ogni pilota, e facciamo le prime prove libere che ci permetteranno di avere la moto perfetta per le qualifiche del sabato e per la gara. Il sabato è gia tangibile l’accelerarsi delle varie cose da fare, tutto deve essere perfetto, non ci possiamo permettere errori. Il nostro lavoro consiste nell’assorbire tutta la tensione che si crea nel box per non scaricarla sul pilota, che

temperatura verifica della gomme, alla I tecnici delle

deve solamente pensare a fare il massimo con la moto. Oltretutto siamo gli unici ‘interpreti’ tra il pilota e la sua moto: sensazioni e regolazioni comunicate dal pilota, sempre filtrate dalla telemetria, si traducono poi in aggiustamenti ed affinamenti che portano alla domenica ad avere il miglior bilanciamento di tutte le componenti della moto. La domenica, infatti, abbiamo la prova del 9: il warm-up, dove sperimentiamo se la moto è apposto per disputare la gara e facciamo le ultime eventuali regolazioni. Non si può sbagliare in questo lavoro, ma c’è sempre spazio per gli imprevisti. E’ capitato di dover fare modifiche anche importanti alla moto a pochi minuti dal via della gara, il tutto cercando di mantenere un’atmosfera se possibile rilassata per non innervosire il pilota, che deve partire con la convinzione

di essere completamente sicuro e di poter dare il massimo. Per questo attualmente ogni persona del team è specializzata nel suo compito e ne è responsabile. Non c’è più molto spazio per l’improvvisazione, oggi con l’ausilio dell’elettronica è tutto più controllato e si cerca di prevedere qualsiasi evento. E’ successo tuttavia di dover ancora fare qualcosa di prettamente artigianale: capita di dover adattare delle carenature o piccole parti di telaio per delle modifiche fatte durante le prove, e si riscopre la manualità e il fatto che si lavora comunque su mezzi che sono dei veri prototipi. La squadra di tecnici è composta da circa 25 persone, considerando anche addetti stampa ed autisti, e tutto quanto si sposta su enormi tir. Oltre al team manager, ci sono il team di meccanici, i tecnici dell’elettronica, quelli delle sospensioni, poi c’è un gruppo di addetti all’hospitality, l’area relax dietro i box, dove tutti si riposano e mangiano e dove si trovano spesso vip ed ospiti del team. Settembre - Ottobre

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Meccanici selezionati in base alla capacita' Lavoriamo al top ed oltretutto il lavoro è logorante ed impone una certa resistenza allo stress. Basti pensare che non abbiamo che una settimana o due di vere ferie all’anno, il resto lo passiamo tra circuiti, alberghi ed aeroporti di tutto il mondo. Spesso capitano gare o test a distanza di una settimana, magari anche lontane tra loro. C’è anche la possibilità di essere chiamati per test non previsti durante la stagione invernale, bisogna sempre essere pronti. Questo rende difficili anche cose normalissime quali avere famiglia ed affetti.

La moto di Valentino in fase di assemblaggio

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Dove lo stress e' piu' forte. Durante le qualifiche è un primo momento top, il pilota entra in pista e torna ai box continuamente per prepararsi al giro veloce, dove tutto deve funzionare. In quei frangenti capita di dover cambiare le gomme (in 25 secondi si riesce a cambiare la ruota posteriore), fare modifiche a sospensioni o elettronica e verificare subito dopo le scelte fatte. Bisogna calcolare i tempi in modo maniacale, spesso il giro veloce viene tentato negli ultimi secondi dell’ora di prove ufficiali ed in quei momenti tutta la squadra è un vero fascio di nervi. Altro momento di massima concentrazione è tutto il pre-gara, ovviamente, ma anche la gara stessa: tutto può succedere, compresa l’evenienza che il pilota rientri ai box per cambiare moto (è sempre pronto il famoso muletto).

La tensione si allenta solo a fine corsa, quando lentamente si comincia a smontare il box, con la mente già al prossimo gran premio. “Come in tutti gli sport estremi”, secondo Dario Raimondi (Ducati) “ogni componente che contribuisce al risultato è a suo modo estremo, quindi il vivere a trecento all’ora dei piloti si poggia sul vivere fuori dagli schemi dei meccanici e di tutto il team. Si può dire che il box ed il pilota vivono la stessa tensione, anche se in tempi e modi diversi, il pilota in picchi brevi ed intensissimi, il resto del team diluita in tempi più lunghi, che mettono a dura prova la capacità di rimanere lucidi e non commettere alcun errore” Per Daniele Romagnoli (Yamaha) “oggi le corse, almeno ad alto livello, sono sempre più basate sull’elettronica e sul lavorare a comparti: ognuno si occupa del suo compito e questo rende le cose meno ‘romantiche’ di qualche anno fa.

Un meccanico in fase di montaggio di un muletto

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r, nelle 250 Casey Stone Un tecnico di

ni sulle sospensio maha al lavoro Meccanico Ya

Anche per quanto riguarda i motori c’è poco da inventare, ormai ci arrivano gia pronti e testati, non ci si trova più a far modifiche anche sperimentali su cilindri e marmitte, come capitava una decina di anni fa. Questo tuttavia non è che ci risparmi fatica ed ansie, visto che il pilota quando sfreccia a 300 all’ora deve poter contare sul fatto che tutti noi tecnici abbiamo dato il massimo. Penso anche che, se dovessimo fare il gioco su quanto vale il contributo del pilota o della moto, attribuirei più importanza alla performance del pilota, visto che si vede spesso la stessa moto guidata dai due piloti della stessa scuderia avere prestazioni anche molto diverse”. Una curiosità, entrambi gli intervistati hanno dichiarato di poter smontare e rimontare pezzo per pezzo una moto da corsa in circa 2/3 ore, circa il tempo che impiega un appassionato medio per dare una bella pulita alla sua moto e magari lubrificare la catena! Angelo Trani

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Il paddock ed i box, “ufficio” dei meccanici

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T-Touch

Polished Titanium Tecnologia all’avanguardia e moderna eleganza Grazie all’impiego della tecnologia tattile e alla sua facilità d’utilizzo, il T-Touch di Tissot rappresenta il segnatempo ideale per qualsiasi sportivo o amante dell’avventura. Questo orologio all’avanguardia è infatti dotato delle funzioni necessarie allo svolgimento di attività sportive all’aria aperta quali indicatore delle condizioni meteorologiche, altimetro, bussola, cronografo e sveglia, tutte accomunate da un livello di precisione professionale unito a una estetica analogica ed ergonomica e a un’interfaccia utente improntata alla massima intuitività. Il T–Touch nasce, infatti, proprio dall’esigenza di voler realizzare un segnatempo che potesse coniugare l’estetica e la funzionalità dei tradizionali segnatempo con le prestazioni tecniche di un sofisticato orologio sportivo. Grazie all’interfaccia utente intuitiva, l’attivazione di tutte le sue funzioni avviene attraverso un solo semplice gesto, elemento fondamentale per chi lo compie mentre sta svolgendo un’attività fisica più o meno impegnativa. La progettazione meccanica dell’orologio iniziò nel 1997 e, dopo

4 anni di sviluppo e industrializzazione, periodo ragionevolmente breve se si considera la natura innovativa del prodotto, il risultato fu un orologio che dimostrava la possibilità di riuscire a conciliare, in un unico prodotto, le esigenze apparentemente contraddittorie imposte dai dispositivi funzionali di uno strumento per attività sportive all’aria aperta e dal desiderio di creare un segnatempo di gusto classico e di facile utilizzo. Con un display che consente agli utenti di manipolare l’orologio senza dover far ricorso al manuale utente, il T-Touch è oggi, a 5 anni dal suo primo lancio, un orologio unico nel suo genere, di grande successo e in grado di soddisfare anche il pubblico sportivo più esigente. All’insegna di una costante innovazione, Tissot ha ampliato la linea T-Touch con una versione in titanio lucido, abbinata a un cinturino in pelle di colore bianco o azzurro e a un quadrante in madreperla di diverse tonalità. Un capolavoro di leggerezza, tecnologia ed eleganza.

Scheda tecnica • Cassa in titanio con lunetta girevole • Quadrante in madreperla • Vetro zaffiro tattile con finitura antiriflesso • Cinturino in pelle bianca o azzurra • Impermeabilità fino a 30 metri • Movimento elettronico al quarzo Tissot Swiss Made, calibro Tissot/ETA E40.305, autonomia di funzionamento della pila di 24 mesi, indicatore di durata della batteria, indicazione analogicadigitale di ore, minuti, secondi e data, orologio multifunzione. Disponibilità a partire da giugno 2005. Per ulteriori informazioni: 02 57597 1 www.tissot.ch

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Planare... su un prato verde A cavallo di un particolare biciclo, senza freni, lungo un prato come se si sciasse. Ora e' possibile con il Dirtsurf

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Xtreme stuff Chi avrebbe mai pensato di poter provare le stesse emozioni del surf e dello snowboard su superfici come l’erba, la sabbia, il cemento o l’asfalto. Bene, da qualche anno quello che poteva sembrare assurdo è diventato, invece, realtà grazie al Dirtsurf, una nuova disciplina sportiva, nata nel 1998 in Australia e lanciata alla fine del 2001. Costituito da due ruote in linea, un telaio interamente in alluminio tubolare e freni ad alta sicurezza, il dirtsurf è una tavola per tutti i tipi di terreno e per tutte le stagioni. Uno “skateboard stellare”, com’è stato definito dall’emittente americana CBS, che può essere usato on e off road. Veloce e divertente più di un normale skateboard, permette di raggiungere punte di elevata velocità, con un record di 105 chilometri orari in discesa. Il tutto nella più assoluta sicurezza grazie al sistema di frenata: il freno di servizio agisce sui cerchi da 20” ed è azionato in maniera progressiva dalla gamba tramite una leva, mentre quello di emergenza agisce immediatamente in caso di un’eventuale caduta e blocca la tavola . Si raccomanda, comunque, agli atleti l’utilizzo di tute protettive e l’uso di strade chiuse al pubblico.

Il dirtsurf è, inoltre, predisposto per l’attacco di una vela e del kite: si potrà così sfrecciare alla velocità del vento oppure eseguire numeri acrobatici d’ogni tipo. Eliminando i pendolamenti dovuti alla velocità, questa particolare tavola permette di raggiungere punte elevate del tutto paragonabili a quelle ottenute dal surf e dallo snowboard garantendo un controllo crescente al crescere dalla velocità. La pedana di appoggio è rivestita da una membrana antiscivolo e incorpora gli attacchi per gli straps in neoprene regolabili per l’aggancio dei piedi. L’innovativo sistema di funzionamento con 2 ruote in linea permette di provare le stesse sensazioni dello snowboard riproducendone fedelmente il movimento progressivo e ritmico. La ruota anteriore flottante, con sistema di sterzo, consente di girare con millimetrica precisione e con estrema sicurezza, rispettando le traiettorie impostate e permettendo di muoversi indifferentemente in discesa o in pianura.

Qualche tricks: Ollie: manovra base dello skate, consiste nel far leva sul tail con il piede posteriore per sollevare la tavola con il piede anteriore. Nollie: opposto dell’ollie, fa leva sul nose invece che sul tail. Wallie: un ollie eseguito con le ruote su una superficie verticale. Slide: ogni trick dove una parte scivola su qualche superficie. Spin: far ruotare la tavola orizzontalmente. Flip: far ruotare la tavola lungo il suo asse verticale. Grab: usare le mani per stringere qualsiasi punto della tavola mentre si è in aria.

Marianna Macis

Dati tecnici: Telaio: 7005 T6 Lega d’alluminio Colore: Argento anodizzato Ruota anteriore: Super East SE-130 (20” x 1.95”) Ruota posteriore: Kenda K-850 (20” x 2.0”) Piano d’appoggio: Rivestito in resina antiscivolo Freno principale: Sistema di frenata a leva brevettato: Supporto girevole con tubo di guida regolabile Freno d’emergenza: Leva di arresto automatico. Peso: 9 Kg. X3M03

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Airboard Dopo lo skate stellare, arriva lo skateboard volante. Veicolo per il tempo libero prodotto dall’Arbortech australiana, l’Airboard fa la sua prima apparizione durante la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Sidney 2000. Lo skateboard ad aria, inventato da un gruppo di ingegneri australiani, funziona a benzina verde, ha un diametro di 160 cm, un’altezza di 120 cm, una pedana alta 30 cm, una base di gomma, un peso di circa 100 chili e un prezzo che si aggira attorno ai 26 mila euro. Basta accenderlo, lasciar gonfiare la base di gomma fino a 5 cm, prendere i comandi e decollare. Spostando l’asse di equilibrio del corpo si possono compiere vere e proprie acrobazie. Il cuscino d’aria permette di sorvolare qualsiasi superficie solida per un’altezza massima di 4 cm e raggiungere una velocità massima di 35 chilometri orari sull’asfalto. Info su www.airboard.com.au

Come si sterza La ruota anteriore è montata su un perno flottante brevettato che permette alla tavola di curvare. Il principio è simile a quello del manubrio di una motocicletta: la ruota diventa stabile al crescere della velocità e per curvare basta spostare il peso del corpo e la tavola curverà automaticamente. Sull’erba è possibile cimentarsi in divertenti “derapate” facendo appoggiare la parte anteriore del telaio sull’erba.

Come si frena

Un po' di storia: Il primo skate è nato nel 1950. In quegli anni si produssero più di cinquanta milioni di tavole, ma, nonostante l’enorme successo, nel 1965 lo skate sparì dalla circolazione. Motivo? Incidenti fatali provocati da materiali scadenti. Le ruote in argilla, ad esempio, garantivano una corsa più liscia ma anche cadute rovinose. Fino a quando Frank Nosworty, nel 1970, progettò la prima ruota in uretano. Da allora, nuove innovazioni tecnologiche e soprattutto i nuovissimi skatepark, il primo dei quali fu inaugurato in Florida nel 1976, portarono lo sport agli allori della ribalta grazie anche a skaters come Bruce Logan, Russ Howell, Tom Sims, Gregg Weawer e Stacy Peralta.

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Il freno di servizio è azionato dalla leva che si trova dietro al piede posteriore e che agisce sulle ganasce sul cerchione della ruota. Fare pratica su una superficie piana inserendo il solo piede posteriore nello strap e spostando leggermente la gamba all’indietro in modo da attivare il freno. Provare poi lo stesso movimento su una pendenza limitata. Il freno di emergenza è azionato dal rilascio del bottone che si trova sotto al piede posteriore e ferma automaticamente la tavola in caso di caduta.

Piccolo difetto...? La risalita! Nell’attesa che anche in Italia si diffondano campi specializzati per la risalita, non vi resta che farvi trainare da un amico o farvela a piedi! Info su www. extremepower.it

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Un’avventura al limite del pericolo Dario Ferro e Mike Horne in balia delle rapide del Rio Colca

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DARIO FERRO ...dal mio diario: Arequipa, Perù. La cultura, le antiche rovine, la bellezza esotica fanno del Perù una terra straordinaria. Le montagne, le foreste, i deserti, i fiumi, la varietà dei colori, la musica Andina trasformano l’impero degli Incas in una terra di una bellezza unica. Per mia natura, ho sempre sognato il Perù per le sue montagne: la Cordillera Bianca, il sogno di molti alpinisti, con cinquanta vette al di sopra dei 5700 metri, il Pisco 5793mt e il Copa di 5159mt, le vette più facili da raggiungere e per questo le più frequentate. Per gli alpinisti più esperti, lo Huascaran 6768mt, la cima più alta del Perù, oppure il Chopicalchi 6356mt, l’Alpamayo e molte altre vette. Ma il Perù non è solo alpinismo, cultura o trekking, anche i fiumi hanno un ruolo importante, per la vita stessa degli abitanti e come richiamo di spedizioni DARIO internazionali. Un sogno FERRO per molti, anche per me, ma di più, molto di più per Mike Horne; da sempre il suo cuore batte per il Colca Canyon. Il Rio Colca si trova a circa cinquanta chilometri da Arequipa, nasce dalle Ande Peruviane e sfocia dopo 370 km nell’Oceano Pacifico. A Mike interessa la parte più difficile, la più selvaggia, quella che

DARIO FERRO attraversa il massiccio Andino, nei canyon con le pareti che si alzano nel cielo tra i tremila e i quattromila metri, il canyon più profondo del mondo; da affrontare con l’hydrospeed. Una follia, non ci crede nessuno, solo Mike, i gravi incidenti accaduti in quel tratto impetuoso non lo preoccupano minimamente, è forte, motivato, preparato. Lo aiuto a realizzare quella che diventerà anche per me una spedizione importante, unica. Altri amici dividono con noi questa grande avventura: Peter, Marteen, Luca, Alessandro, Javier, Manuel, Ronald e Steve. Partiamo da Lima eDARIO dopo venti ore, stivati dentro un pulmino FERRO caricato all’inverosimile, arriviamo ad Arequipa. A Majes River si cambia mezzo, a bordo di un camion quattro ruote motrici in dodici ore arriviamo ad Ayo, l’ultimo paese dove esiste la vita. Un giorno di marcia con muli, per scendere il dislivello e, finalmente, la striscia d’argento vista dall’albo si trasforma in fiume. Davanti a noi 60 km di rapide, davanti a noi l’ignoto, la consapevolezza

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DARIO FERRO di non poter uscire, il minimo incidente diventa un dramma, nessuno può permettersi un errore. I giorni si susseguono tra rapide di terzo, quarto, quinto grado. Mike fa impazzire tutti con le sue esibizioni in hydrospeed, al di sopra di ogni limite, oltre la follia, è un pazzo, un pazzo intelligente, un pazzo preparato ma sempre pazzo. Ho conosciuto pochi uomini con un carattere così determinato, ho lavorato con i migliori sportivi del mondo e sono pochi quelli in grado di stupirmi, Mike è fra questi, la sua determinazione e la sua rabbia gli creano una forza interiore senza paragoni. Molte notti passate accanto al fuoco, mentre gli altri dormivano, io e Mike parlavamo dell’acqua, del fiume, delle stelle più grandi che mai. Intorno a noi solo il rumore dell’acqua, che ci ha accompagnato per otto giorni, ogni minuto, ogni DARIO FERRO secondo, vissuto dall’alba al tramonto senza alcuna riserva. In un luogo spaventoso, ostile all’uomo, noi eravamo felici, volevamo essere là; era una nostra precisa scelta. Il quarto giorno, il campo fu costruito all’interno di una grotta e, per nostra scelta non avevamo le tende ma solo i sacchi letto. Fu un’intuizione che ci

salvò la vita. Durante la notte, infatti, un terremoto fece vibrare tutte le montagne e innumerevoli valanghe di massi precipitarono da oltre tremila metri e si infransero a pochi centimetri da noi. Lo spettacolo visto da quel luogo sicuro era fantastico, i miei occhi incontrarono quelli di Mike, non parlammo, in quel silenzio si intuiva quanto grande fosse stato il pericolo appena evitato. Il settimo giorno ci attendevano le maggiori difficoltà, le pericolose rapide del Reparaz Canyon, il passaggio più problematico di tutta l’impresa, sesto grado la valutazione, il massimo delle difficoltà in fiume. Un gelo assale la spedizione, il pericolo è tangibile, si vede, l’aria è pesante, si studiano vari passaggi, ad un tratto scopriamo le nostre paure. Solo Mike non ne ha, tutti noi ci fissiamo, sappiamo che li esiste il confine, puoi uscire sputato fuori dalla rabbia del fiume oppure rimanerci per sempre, era un gioco basato sulla nostra pelle, bisognava solo DARIO FERRO capire chi osava e chi no. Mike mi chiese se volevo rinunciare. Dentro di me era in atto una vera e propria guerra, non avevo una grande esperienza di fiumi, ma era sufficiente per comprendere che in trenta secondi mi giocavo tutto. Rifiutai di scendere, notai la soddisfazione di Mike, lui vuole amici alla sua altezza, ma non si rende conto che ciò non è possibile. Sul gommone

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DARIO FERRO io, Mike, Peter e Marteen. L’acqua impetuosa ci aspetta, ci guardiamo, cerchiamo di convincerci uno con l’altro, tutti per uno. Partiamo, sembra che il gommone sia spinto da una forza incontrollata, la portata d’acqua è incredibile, rapide ci aspettano, ci sfidano, urlano, urliamo anche noi, rabbia e potenza che escono dal nostro corpo, la sfida è in atto, ormai non si torna indietro. Arriviamo al passaggio chiave, l’acqua fa ciò che vuole, ci opponiamo con tutte le forze, il raft si gira, si solleva, salta su una roccia, si rovescia, siamo alla mercè del fiume. Io finisco sotto il carico, sbatto violentemente il capo su una roccia, per fortuna avevo il casco; la mia velocità sott’acqua è la stessa del gommone in superficie, non riesco ad uscire, in una mano la pagaia e nell’altra afferro la rete che blocca i materiali. DARIO FERRO Vedo la luce, ma il peso mi schiaccia sott’acqua, attimi interminabili, lunghissimi. Con tutte le forze che mi sono rimaste mi aggrappo alla rete e alla vita, esco finalmente da quella trappola e dall’alto delle rocce arrivano le corde di soccorso lanciate dai miei compagni; è andata, grande esperienza, al limite ma bellis-

DARIO FERRO sima, in quei momenti vedi il film della tua vita, sta a te decidere se vuoi continuare quel film. L’ultimo giorno è abbastanza tranquillo, rapide di quarto grado, con alcuni passaggi di quinto, usciamo dal fiume, usciamo dalla nostra spedizione, Mike è contento e deluso. Contento perchè ha realizzato un sogno, deluso perchè quel sogno era finito. Anch’io sono soddisfatto, ma triste, mi mancherà l’acqua, il fiume, il confine che ho trovato e che ho conosciuto. Siamo partiti amici ed a fine spedizione, con tutti i problemi DARIO che abbiamo FERRO avuto, siamo ancora più amici, che bello. La prima discesa del Colca Canyon con l’hydrospeed è stata fatta, ora vi sono altri fiumi che aspettano Mike, altri sogni, alla ricerca di quel limite che ognuno di noi possiede, che ognuno di noi può superare.

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Che cos’è l’hydrospeed E’ uno speciale bob inaffondabile che svolge funzioni di protezione e di aiuto al galleggiamento nella pratica del nuoto in torrente. In una breve lezione teorica si apprendono le manovre di base e i criteri da adottare per la scelta delle traiettorie di discesa. I gruppi, al massimo di 8 persone, sono accompagnati da una guida in hydrospeed e da un canoista. Basta avere una buona confidenza con l’acqua ed un minimo di allenamento, l’emozione ed il divertimento sono assicurati.

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Ars: novità Mido 2005 Anche quest’anno Asr sceglie Mido per presentare in anteprima il risultato della propria ricerca e produzione. Con le linee Arsenik (occhiali e maschere uomo e donna) e Black Sheep (occhiali e maschere bambino 0-12 anni), Ars propone modelli dall’anima sportiva che non rinunciano alle tendenze della moda. I colori, le lenti e le forme perfette per l’attività fisica risultano infatti altrettanto appetibili per chiunque desideri un accessorio tecnico e modaiolo da indossare in tutte le occasioni.

ideale per gli appassionati di Fitness e disponibile in versione beige, blu e nero, rappresenta il top della gamma dei nuovi prodotti Polar F poiché comprende tutte le funzionalità più avanzate, ideali per offrire agli amanti del Fitness un monitoraggio a 360° della propria condizione fisica. Tra le altre caratteristiche, il nuovo cardio comprende il file di allenamento con data e ora che tiene sotto controllo la durata dell’allenamento, le calorie consumate, la percentuale di grassi bruciati, il tempo trascorso in Target Zone, la frequenza cardiaca media ed è in grado, inoltre, di memorizzare il totale cumulato dei grassi e delle calorie bruciati durante il mese o la settimana. Altre funzioni: Frequenza cardiaca in bpm e in percentuale FC max; Target Zone manuale e automatica (bpm/%); Allarmi visivi e acustici per rilevare eventuali eccessi pericolosi della frequenza cardiaca; Onw Cal®, OwnZone®, OneCode® che consentono di utilizzare il cardio alla stregua di un vero “computer” in cui i principali parametri individuali dell’utente (peso, età, sesso, altezza, ecc.) vengono immagazzinati nella memoria del cardio: diario dell’allenamento, orario, datario, weekday, cronometro e impermeabilità a 30m. Inoltre, POLAR F6 offre la funzionalità Uplink/Soniclink che consente, registrandosi al sito www.PolarFitnessTrainer.com, di pianificare i propri allenamenti a seconda dei risultati che si desidera raggiungere e delle caratteristiche relative alla condizione fisica personale.

MTB Decathlon Cycle Women CS100: 28 funzioni per tagliare ogni traguardo Fornisce informazioni integrate sulle condizioni fisiche del ciclista e sulle performance registrate direttamente dalla bicicletta e garantisce la valutazione accurata della distanza, la velocità e la cadenza della pedalata, grazie agli appositi sensori, dotati di tecnologia wireless. Per praticare il proprio sport preferito in assoluta sicurezza è disponibile la funzionalità OwnZone® che identifica la frequenza di allenamento ideale in base alle condizioni fisiche del momento, avvertendo l’atleta degli eventuali rischi attraverso un segnale visivo e sonoro. Inoltre, grazie al programma OwnCal®, è possibile controllare il consumo delle calorie durante le pedalate.

creato appositamente per le donne che praticano il ciclismo nel tempo libero o in competizione. T-shirt aderente e short. Indossarlo significa mantenere la forma in sella ad una bici senza trascurare mai il look.

Sport Decathlon Cycle Women Questo completo composto da una maglia e da un cosciale a bretella è stato ideato per le donne che praticano ciclismo su strada.

CS200: design mozzafiato e tecnologia al top per il massimo delle performance. Il modello CS200 si differenzia dal CS100 in quanto offre 45 funzioni, un design moderno e originale color argento di grande impatto visivo e la connettività SonicLink™ che permette di scaricare sul sito www.polarcyclingcoach.com tutti i dati relativi alle proprie performance, per analizzarle e valutare i miglioramenti. Sarà inoltre possibile, grazie a questa piattaforma interattiva, avvalersi di un “allenatore virtuale” che sarà a disposizione degli amanti delle due ruote per fornire programmi di allenamento ad hoc. Il nuovo CS200 è inoltre caratterizzato dalla funzione speed pointer che indica la differenza tra la propria velocità media e quella istantanea. Il CS200 rappresenta la risposta ideale per i veri professionisti delle due ruote che desiderano ottimizzare la pratica del loro sport preferito, grazie alla funzione Cycling Intensity, che evidenzia il carico di lavoro in termini di Kcal/ora e Kcal/km consumate e consente di prevedere il dispendio energetico totale sulle lunghe distanze. X3M03

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Proprio come Ferrari, Acer è sempre all’avanguardia della tecnologia: entrambe anticipano di anni la concorrenza con prodotti che sono autentici oggetti del desiderio, dal design accattivante e dalla velocità mozzafiato, che incarnano passione, carattere e raffinatezza. Il fantastico case in fibra di carbonio del Ferrari 4000 cela una tecnologia a 64-bit all’avanguardia, una totale connettività wireless e un monitor widescreen. Potente, di classe ed efficace, il Ferrari 4000 ha la stoffa del vero campione. www.pleasing.it

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Foto di: Hervè Barmasse - Gianluca Bellin - Giovanni Pagnoncelli

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UP Project Trip One 2005 Vi raccontiamo alcuni episodi dell’impresa di Rampikino in Karakorum

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e n O p i r T t c e j o r P P U e n e n O O p i p i r r T T t t c c e j e j o r o r P P P U UP

Per passare da Islamabad a Skardu, punto di partenza per le montagne, ci sono due possibilità. La prima, quella che richiede più attitudine all’avere un “bel culo” (scusate la parola ma qui ci sta), è riuscire a prendere il breve volo aereo che dalla capitale porta diretto al piccolo aeroporto di Skardu. Un volo tra l’altro bellissimo, panoramico sulle cime del Nanga Parbat, sui colossi dell’area del K2 e soprattutto un volo rapido. Seconda possibilità per il turista è quella della leggendaria Karakorum Highway, la famosa strada di quasi 1000 km che collega il Pakistan alla Cina. Un viaggio tutto stradale ma decisamente fuori dal comune, lungo un percorso letteralmente intagliato nelle franose montagne che precedono il Karakorum vero e proprio. Qui l’ANAS non esiste: possibilità di frane, imboscate, forature, di finire giù nel fiume Indo se l’autista pakistano si addormenta o decide di fare troppo il “pelo” ai mezzi che arrivano dalla direzione opposta... E c’è una bella differenza di tempistica tra le due possibilità per Skardu: 1 ora con l’aereo, circa 25/30 ore con la strada. A noi è toccata la seconda ipotesi. Al mattino del 6 giugno il volo Isbd-Skardu veniva infatti annullato, sui monti sono arrivate le nuvole.

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Si carica quindi il minibus nel primo pomeriggio e si parte. Una mezza giornata fino a Besham e tutto il giorno seguente fino a Skardu si trascorre sui caldi sedili del minibus, vivendo al 100% cos’è il Pakistan che sale verso le montagne. Fortunatamente, inshallah è sempre la parola d’obbligo, i 750 km del viaggio filano tutti senza intoppi. Paesaggi aridi, una geologia impazzita, il voluminoso fiume Indo sempre inquietante che scorre sotto le ruote, l’autista che non sai mai come fa a non scontrarsi con i camion che ti vengono incontro. Come da programma al mattino partiamo tutti per i monti. Ezio ed Hervé salgono sul ghiacciaio e montano la tendina sotto la loro montagna, cercando di scrutare per bene la non facile via di misto che hanno individuato nei giorni scorsi. Giovanni e Gianluca cominciano invece il trasporto di materiale sotto il “Capucin” che sembra vicino ma invece richiede 3 ore di cammino su un pendio di neve

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ancora profonda. Dalla base del muro, ad oltre 5100 metri, confermano la bellezza della via che li impegnerà probabilmente tra due o tre giorni, ora vogliono riposare un po’. Io, Cristian e Checca invece siamo i più fortunati di oggi. Solo mezz’oretta di cammino e cominciamo la nostra via nuova sul pilastro dello Scudo del Chogolisa. Un primo tiro corto e veloce di 6a precede un ostico muro, fessurato ma molto verticale. Brenna non è ancora pronto per fare subito l’alpinista così mi cede l’onere di andare avanti anche sul secondo tiro. Ci metto quasi 3 ore, dapprima in arrampicata libera poi in artificiale con una lunga chiodatura sottile in una maledetta fessura cieca. Arrivo in sosta bello secco e maledico di non aver cominciato il nostro acclimatamento all’arrampicata su qualche classica via di

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V e VI grado. Sul tiro appena finito siamo probabilmente tra il 7a e 7b, così mi dice il “liberista” Cristian quando mi raggiunge in sosta. Lasciamo fissata una corda statica e tutto il materiale alla seconda sosta e dopo aver studiato il proseguimento di questa dura via scendiamo al campo dove cominciano i racconti della giornata in sala mensa. Saliamo in 3 verso lo Scudo, la cordata Brenna-Ongaro ed il sottoscritto che risalirà davanti a loro la corda statica, armato di videocamera. Il tentativo è ormai un po’ che l’annunciamo, Cristian vuole ripetere “all free” e tutto da capocordata questi 800 metri di rognoso granito. Con lui c’è quello che considero uno tra i più esperti arrampicatori da grande parete,

il “minimizzatore” Ongaro che per ogni evenienza sa che cosa fare. Cristian comincia la cavalcata e subito l’arte viene messa a dura prova dal secondo tiro di corda, un diedro arrotondato e svasato che, si sa, sarà uno dei tiri chiave della via. Aprirlo la prima volta era stato un lavoro certosino di chiodatura sottile a cui avevo aggiunto 3 spit per rendere meno pericolosa la futura libera. Tutta la via è stata concepita così. A metà tra l’alpinismo classico e la sua variante più sportiva. Ci eravamo divertiti (e impegnati) ad aprirla, adesso vorremmo che si divertisse Brenna con la sua straordinaria abilità

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Chi e'...

La Banda

Nome: Luca “Rampikino” Maspes Nato: a Sondrio il 5 agosto 1972 Specialità: Alpinista e arrampicatore, Guida Alpina, creatore di riviste e siti internet, videomaker di trasmissioni televisive di montagna. In arrampicata sportiva ha raggiunto livelli di 7b+ a vista e 8a+ lavorato, salendo in solitaria diversi tiri fino al 7a/7b. Curiosità: Sulle Alpi Centrali ha tracciato oltre cento nuove vie di roccia e ghiaccio e ripetuto in solitaria le più difficili. Iniziale amante della Patagonia (1995-1996-1997-2001) e successivamente del Karakorum (19981999-2004), dove ha salito una decina di pareti inviolate e montagne senza nome. Gli piace dirigersi verso tutto ciò che è nuovo e che, oltre alla bella cima, sa offrire anche il piacere di sentirsi “i primi in quel posto”.

Luca Maspes (Valmasino, Sondrio), Hervè Barmasse (Valtournenche, Aosta), Gianluca Bellin (Grigno, Trento), Cristian Brenna (Arese, Milano), Francesca Chenal (Aosta), Ezio Marlier (Aosta), Giovanni Ongaro (Poggiridenti, Sondrio), Giovanni Pagnoncelli (Induno Olona, Varese), Fabio Salini (Morbegno, Sondrio).

e n O p i r T t c rToripjeOnjeect Trip One arrampicatoria. Cristian sale sbuffando come un leone e rende chiara l’idea che riscaldarsi al mattino su questi gradi e a quest’altezza non è da tutti. Esce in sosta affiancato dalla mia videocamera. Da qui per 3 tiri di corda si prosegue sullo spigolo sospeso, una sorta di linea confinante tra un liscio placcone roccioso e gli strapiombi rossi sulla destra. Primi 50 metri insidiosi seguiti da un altro tiro di corda da sbuffo che si chiude in una fessura che aveva fatto tribolare Brenna durante l’apertura (gli mancava il friend giusto). Al 52esimo metro di questo lungo tiro, ormai sul facile, una scivolata del piede per poco non rispedisce Brenna di sotto. Ridacchiamo insieme in sosta mentre Giovanni viene su da

secondo come un razzo. L’inizio del quinto tiro è un match. Per due volte Cristian rischia il voletto e per due volte lo evita con una pressione di mani in opposizione, quasi volesse divaricare la fessurina che ha davanti agli occhi. Due svarioni che potevano costare il doversi calare e ripartire ancora sul tiro dal principio per salirlo “pulito” (queste sono le regole di oggi...) E poi c’è il tetto, il famigerato tetto che Brenna ha praticamente liberato ieri e che ha il più difficile passaggio singolo della via. Un lancetto in partenza, due prese insignificanti e un colpo d’equilibrio finale per prendere la fessura rovescia del tetto. Poi si traversa in dulfer rovescia maledicendo il fiatone che attanaglia. Dopo un sorso di reintegratori Cristian se lo mangia al primo tentativo. Hervé e Pagno

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intanto arrivano dall’alto. Hanno risalito il canale fino alla cima del primo pilastro e da qui si sono calati sulla via. Il primo pilastro è andato. Cristian lo svalica a piedi nudi, le precise scarpette d’arrampicata fanno già male. Sono passate più di 5 ore di scalata. Mai sotto il buon vecchio settimo grado e quasi sempre vicine al nono, rimodernizzato in 7b/7c. Punto la videocamera al massimo dello zoom e guardo Cristian negli “alpinistici” tiri sommitali. Lo inquadro nel diedro che aveva aperto lui stesso, probabilmente il tiro più difficile della parte superiore di “Up & Down”. Va su piano, lo immagino bello stanco dopo 600 metri di parete con queste difficoltà. Piano ma inesorabile. Al punto in cui i due dovrebbero uscire dalla parete. Contemporaneamente arriva un chiaro urlo dall’alto: il segnale che sancisce il bel successo di oggi. Hanno finito, adesso li aspettiamo per cena.

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foto: Lucia Rabino, Alberto De Chiesa, Paolo Scotta, Antonio Arrò

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Sul tetto dell’Europa con la mia “amata”…tavola La spedizione in Caucaso di Marco Galliano, snowboarder - alpinista

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Elbrus il tetto d’Europa

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Il monte Elbrus è un vulcano spento, la cui sommità è articolata in due cime, la Ovest, alta 5.642 m., e la Est di 5.621, inglobato nel Caucaso, catena montuosa che unisce il Mar Nero al Mar Caspio. Il Caucaso costituisce il confine naturale fra l’Europa sud-orientale e l’Asia. L’Elbrus si trova interamente nel territorio della Federazione Russa, nella Repubblica di Kabardino Balcaria

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o: salto con “gra b”

Stiamo attraversando l’Europa da nord a sud (San Pietro Burgo - Milano) e sto mettendo nero su bianco i ricordi di questi ultimi bellissimi 20 giorni di viaggio. Ci aspettano alcune ore di tranquillo e rilassante volo e sto rimettendo in ordine i files della memoria. Dopo le bellissime esperienze di due anni fa, prima in Turchia poi in Norvegia, questa volta è stata la Russia, più precisamente il suo estremo sud, il Caucaso occidentale ai confini con la Georgia, a regalarmi nuove emozioni e questi indelebili ricordi. Il motivo? La salita in primavera, e quindi con abbondanza di neve, al monte Elbrus. Siamo una comitiva piuttosto eterogenea, tutti sci-alpinisti doc, e ben allenati, più il sottoscritto, con snowboard e racchette da neve. Nonostante le grandi diversità caratteriali, di età e culturali siamo riusciti ad amalgamarci e creare un’amicizia, direi quasi complicità, grazie anche alla comune e sfrenata passione: neve più avventura.

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Sbarcare a Mosca in così poche ore mi ha fatto una strana sensazione, l’avevo sempre immaginata una capitale lontanissima, esotica, molto diversa. Intanto apprendiamo con disappunto che tutti i nostri bagagli risultano smarriti e così dobbiamo compilare un sacco di moduli per ottenere al più presto la consegna dei nostri indispensabili attrezzi ed equipaggiamenti da alta quota. Dopo due giorni e poche ore di aereo ci troviamo alla base della catena montuosa del Caucaso precisamente a Minaralnye Vody. Qui la ricchezza e la pulizia di Mosca sono lontane anni luce. Il grigiore padroneggia specie nei grandi palazzoni-dormitorio che da decenni

aspettano le necessarie manutenzioni. Sembra che tutto sia ancora fermo al Regime Sovietico, stupiti e increduli vediamo scorrere sotto i nostri occhi queste realtà per noi così lontane. Una breve sosta, poi giunti al capolinea ci imbarchiamo su un mezzo fuoristrada che dovrebbe portarci al rifugio Djalik. Qui siamo arrivati con molto ritardo e dopo una lunga camminata, dal momento che il nostro pulmino, certamente un residuato bellico, dopo un paio di chilometri ha deciso che questo era il suo ultimo viaggio.

Arrivati in questa piccola e fredda costruzione in legno, scopriamo che si tratta di una sistemazione di emergenza, il vero rifugio era stato travolto da una valanga un paio di mesi prima. Il mattino seguente, grazie ad un sole fantastico, prima gita al Passo Gumuchy (3.640 m.) con la vista inaspettata del mitico Elbrus in lontananza e una entusiasmante discesa in neve polverosa. Purtroppo nei tre giorni successivi le uscite in programma al Passo Mestia (3.850 m.) e al Passo Garabashi (3.900 m.) le abbiamo fatte sotto un’incredibile nevicata con una visibilità quasi nulla. Causa la troppa neve rinunciammo anche alla traversata che doveva portarci a Terskol, ai piedi dell’Elbrus, per l’alto rischio di valanghe, così con un altro mezzo fuoristrada, scendiamo a valle su questi 12 chilometri di strada impervia, interrotta da una piattaforma che scorre su una incredibile cremagliera. La mattina seguente ci aspetta la salita alle Rocce Pastukhov (4.700 m.), come uscita di acclimatamento, tempo infame, salita piuttosto “tirata” e discesa

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Chi e'... Nome: Marco Galliano Nato a: Saluzzo (Cn) il 2/11/1971 Professione: antiquario/restauratore Specialità: Backcountry. Affiancato dallo Snowboard Club Manta, è attualmente promotore ed organizzatore del MONVISO BACKCOUNTRY RACE & R.n.B. PARTY (Prima gara”open” internazionale in Italia di Backcountry). Team: Custom Made Hobby: Tutto quello che si può fare all’aria aperta. Curiosità: La sua auto è facile da riconoscere: dentro c’è sempre la sua tavola. Risultati da segnalare nel 2005: 1° classificato al “Signal D’Auris”- Auris en Oisans (Francia); 2° classificato al Vetan Classic (AO) e a Le Sappey en Chartreuse (Francia) Progetti futuri: Nell’estate del 2006 parteciperà ad una spedizione di sci alpinismo in Cina, nella catena montuosa del Pamir, al limite del grande deserto del Taklimakàn, dove, primo al mondo, tenterà con racchette e snowboard la salita al Muztagh-ata 7546 mt.

Cos' e' il Backcountry Backcountry è il termine generale con cui si indica il mondo del fuoripista e consiste nella risalita di una montagna con le racchette da neve e la discesa, a rotta di collo, con lo snowboard ai piedi. L’evasione dai percorsi battuti è accomunata sempre da uno spirito unico: la ricerca del “powder”, della neve fresca, del pendio immacolato. Pur essendo una disciplina molto giovane, ha radici antiche. Le racchette da neve, infatti, indispensabili per la salita, sono i più primitivi attrezzi che l’uomo ha utilizzato per le prime escursioni sulla neve. Ovviamente il connubio con lo snowboard rende questa neo-disciplina molto divertente e offre a tutti gli amanti della montagna la possibilità di viverla con una ventata d’innovazione. Fare fuoripista può essere in assoluto una delle cose più gratificanti per uno snowboarder, ma può essere anche una delle cose più pericolose. Per ridurre al minimo possibile il rischio, è bene conoscere la montagna e rispettarla.

fase di cambio di un atleta

05 del M.B.R.20 atleti dopo il via

quasi immediata, con un po’ di preoccupazioni riguardo al meteo. L’Elbrus ci concederà di calpestare la sua altissima cima? Il giorno dopo ci trasferiamo al campo base, presso le Barrels (3.750 m.). La sveglia suonerà in piena notte con partenze distinte, un gruppetto di noi alle 3 a l’altro alle 5. Inizio così la lunga salita (1.900 m. di dislivello) con un notevole zaino, tavola, piccozza e ramponi. Durante l’ascensione raggiungiamo e superiamo vari gruppi

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partiti dal rifugio Priut (4.500 m.). L’alba ci raggiunge alle rocce Pastukhov, con le prime luci l’ambiente è eccezionale anche se alcune tracce lasciate dai gatti delle nevi che arrivano fin qui per portare turisti più pigri di noi, rovinano un po’ questi immensi pendii. Tutti e undici, pur scaglionati, raggiungiamo l’obbiettivo, provando fortissime emozioni. La vetta ci offre un’eccezionale panorama a 360°, dove spaziando con la fantasia pare quasi di volare. Eh sì, un sogno avverato! Arrivare in vetta con la mia “amata” tavola è una grande soddisfazione. Ripen-

so ai lunghi allenamenti dei mesi scorsi, alle sensazioni provate durante la salita, a tutte le emotività che si vivono fino al momento culminante dell’arrivo in vetta, esperienze uniche forse indescrivibili, che porterò gelosamente dentro di me come un vero tesoro di viaggio. Il ritorno è un’unica, interminabile discesa fino a Terskol, 2.200 metri in un solo botto, la più lunga discesa (fin ora) mai fatta da tutti i componenti del gruppo! Verremo a sapere in seguito, che solo noi siamo saliti in cima con sci e snowboard. Marco Galliano by Freerider Team PEACE & POWDER

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E’ nata la Pista ciclabile del Danubio Sei un amante del cicloturismo? Da oggi è disponibile una guida dove troverai tutte le indicazioni utili per una gita in bici lungo la più famosa e

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amata pista ciclabile d’Europa. Quella tra Passau e Vienna è, infatti, una pista che presenta una tale varietà di paesaggi e culture che, con l’alternanza di valli silenziose, fertili pianure e magnifici monasteri, si rivela il tratto più originale del Danubio. 330 km di cartine precise, descrizioni affidabili dei informazioni sull’offerta culturale e turistica della zona con un ampio elenco di indirizzi per il pernottamento. Questa è la guida cicloturistica “Pista ciclabile del Danubio, Passau-Vienna”.

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percorsi e numerose piantine delle città oltre alle

OLTRE IL LIMITE

di Raffaella Ferrero Camoletto Nulla è impossibile al corpo, il solo strumento che ci permette di andare oltre i limiti del tempo, dello spazio e della cultura. Ma quali sono i cambiamenti più recenti che hanno attraversato la cultura del corpo contemporanea? Il libro di Raffaella Ferrero Camoletto, “Oltre il limite”, si pone proprio l’obiettivo di analizzare questi cambiamenti assumendo un particolare punto di osservazione: l’esame di alcuni sport emergenti, definiti anche alternativi rispetto al modello dominante dello sport agonistico. Kayak, rafting, parapendio, deltaplano, hydrospeed, paracadutismo, mountain bike, skateboard, snowboard sono solo alcune delle pratiche sportive “non convenzionali” che hanno conosciuto un successo crescente. Oggi sono, infatti, decine di migliaia le persone che praticano queste discipline, alla ricerca del limite e del rischio per una continua sfida con se stessi o anche semplicemente per un piacere estetico e giocoso, per cui al classico tennis o calcio prediligono, ad esempio, il bungee jumping, lanciandosi nel vuoto imbragati in un’armatura elastica. In questo nuovo tipo di pratiche sportive, da quelle più dure a quelle più ludiche ed espressive, l’autrice coglie il nuovo primato del corpo, non più “prigione dell’anima” ma contenitore del sé più autentico e gratificante.

Verde: tra le montagne del Friuli Venezia Giulia. Benvenuti in Friuli Venezia Giulia. Dove la magia delle Alpi è rimasta intatta, la cura degli uomini ha conservato immense foreste e i sentieri non conoscono confini. Dove lingue e dialetti diversi vi parlano al cuore, e i popoli e le culture si incontrano. Dove siete ospiti di una terra vera, fra gente unica che vi conquista.

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Xtreme stuff

Il Tuo Xtremo La rubrica dedicata alle imprese piu' estreme che Voi lettori avete vissuto

BMW M6 Una supersportiva purosangue

Vuoi diventare anche tu protagonista di Xtremestuff Magazine? Inviaci le storie con le fotografie migliori della tua esperienza sportiva. Ti daremo modo di raccontare a tutti i nostri lettori l'avventura che hai vissuto. Raccogli le tue foto e un breve racconto in un CD-rom e spediscilo direttamente alla redazione del giornale, oppure visitate il sito ufficiale. Per informazioni: info@xtremestuff.it

Vi voglio raccontare la mia esperienza di paracadutista sportivo. Mi sono iscritto ad un corso AFF nel maggio del 2003. Il corso prevedeva 7 lanci, ma al 4°, quando mi sono affacciato dall’aereo, il vuoto mi ha terrorizzato, ho provato la paura vera. Non ce l’ho fatta proprio a saltare e mi sono fatto riportare giù con l’aereo. Mi hanno detto che succede, che non c’è da preoccuparsi, ma io non sono più riuscito a trovare la motivazione e ho deciso di interrompere il corso. Non ho mai dimenticato quell’esperienza. Spesso mi trovavo con la testa in su a guardare il cielo e non mi perdonavo di non essere riuscito a realizzare il mio sogno. Ogni tanto incontravo Alex, il mio istruttore che, strana la sorte alle volte, abita a 30 metri da casa mia e non l’avevo mai visto prima del corso. Alex è stato bravo a non ricordarmi mai la mia “fuga” ma è stato ancora più bravo a tenere accesa le fiamma, raccontandomi le giornate trascorse in drop zone. Alle volte pensavo tra me: “chissà, forse un giorno... ma è passato troppo tempo”. Un bel dì, era passato un anno dal mio primo salto, Alex mi riconsegna il libretto dei lanci che non avevo ritiraX3M03

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to. Non so spiegare bene che cosa sia successo in quel momento, ma la fiamma mai sopita è diventata un vulcano. Ho deciso in quell’istante di tornare a saltare e di sconfiggere il senso di frustrazione che mi ero trascinato fino ad allora. Dopo alcune settimane ho ripreso il corso esattamente dove l’avevo interrotto e ho finalmente realizzato il mio sogno. Ora è trascorso un altro anno, quasi tutti i week-end vado a saltare al centro di Nettuno e sono felice di aver affrontato me stesso e vinto. Volare con il solo corpo è una sensazione che non si può spiegare ne comprendere, è gioia allo stato puro. Vedere il mondo da una prospettiva insolita, tuffarsi tra le nuvole, fare una capriola in caduta libera, non si può raccontare ma solo vivere. Cieli blu Vins

BMW M GmbH presenta la nuova M6, una Coupé di lusso in una prestigiosa veste sportiva. La grande BMW M6 Coupé è tra le più brillanti automobili del mondo ed è anche la Serie 6 più grintosa e potente in assoluto: cilindrata di cinque litri, dieci cilindri, 507 CV (373 kW) di potenza, 520 Nm di coppia e oltre 8.000 di regime massimo di rotazione del motore. In abbinamento alle straordinarie sospensioni, tarate esclusivamente per assicurare la massima sportività, il propulsore catapulta la BMW M6 ai livelli di una supersportiva purosangue. Contrariamente alle concorrenti, di solito a due posti secchi, la M6 ha l’abitabilità e il comfort di una tipica 2+2 nonché il livello di allestimento lussuoso tipico delle BMW del segmento Premium. La Coupé condivide con la BMW M5 il potente gruppo propulsore, punto di riferimento tra le berline sportive. Ora la BMW M6 definisce i parametri di riferimento nel

segmento delle potenti sportive 2+2 di lusso. Gli ingegneri non si accontentano soltanto della mera potenza del propulsore, ma riducono al tempo stesso il peso della carrozzeria e, di conseguenza, la massa da accelerare. Risulta così una M6 che ha qualità stradali fatte per i circuiti, mentre il suo comfort e gli equipaggiamenti sono adatti a tutte le strade del globo. Da notare anche lo stile elegante della carrozzeria, modificata solo in alcuni dettagli rispetto alla Serie 6 Coupé, in cui l’understatement tipico di tutti i modelli marchiati M colpisce l’osservatore. Le M5 e M6 sono gli unici modelli BMW con il V10, un raro esempio di propulsore a regime elevato montato su una berlina e una coupé di serie. Settembre - Ottobre

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