XtremeStuff Magazine

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Xtreme Stuff 210x280

22-03-2005

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MORBIDO COME UNA CREMA, CREATIVO COME UN GEL.

XTREMESTUFF MAGAZINE

NIVEA STYLING CREME-GEL

M Arzo / Apr i le - a n no 2 005

Numero 01 xt r e m e st u f f m a g azi n e € 4,50

Elena Paparazzo Anno I numero 01

La splendida capitana della Nazionale Basket

Marzo / Aprile 20 05

100Km Nel Sahara

il reportage della piu’ classica maratona estrema

NUOVO

“Struttura e definisce i tuoi capelli. Dalla consistenza morbida e piacevolissima, assicura un fissaggio a lunga durata senza incollare. Per uno styling così piacevole che non riuscirai a togliere le mani dai capelli.”

NIVEA STYLING. FISSA IL PIACERE SUI TUOI CAPELLI.

Paracadutismo

L’uomo sognatore Cosa aspetti ad iscriverti ad una scuola di paracadutismo? E' un’esperienza Xtreme assolutamente da non perdere!

Mauro Bole

Arrampicare e’ Arte si racconta per noi Mauro Bole detto “BuBu”

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Vegas 05

Dragon 05

Defender 05

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Modello: Dragon SDragon M Dragon L Lunghezza: 134 cm 134 cm 134 cm Larghezza: 36 cm 38,5 cm 43 cm Peso: 2,1 Kg 2,2 Kg 2,4 Kg Costruzione: High pressure step cap Special: Flex Tips Shaper: John Amundson

Modello: Defender MDefender L Lunghezza: 142 cm Larghezza: 38 cm Peso: 2,3 Kg Costruzione: High pressure step cap Special: Flex Tips Shaper: John Amundson

Kite Allround Disegnato per utilizzo con 5th Element e 4 linee Di utilizzo più immediato e facile nei salti Ottimo low end Grande stabilità in aria Ottima rilanciabilità dall'acqua Low aspect ratio Misure: 6, 7, 8, 10, 12, 14, 16, 18

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142 cm 41 cm 2,4 Kg

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sommarioX

Sommario Anno I - Numero 1 - Bimestrale Marzo - Aprile 2005 Editore e Pubblicità Publiteam s.r.l. www.publiteam.com Uffici e sede amministrativa Via Cagliari, 124 - 09028 Sestu (Ca) Tel. 070 261055 - Fax 070 230819 e-mail: info@publiteam.com Sede Legale Via Togliatti 78 09028 Sestu (Ca) Direttore editoriale e responsabile Gian Luca Corona gianluca@publiteam.com

11 L' uomo sognatore:

40 Elena Paparazzo:

Il paracadutismo conta sempre più praticanti in Italia. Se non ti sei ancora lanciato, ecco tutto ciò che devi sapere prima.

Davide De Filippi intervista il capitano della nazionale di basket femminile.

20 Percepire la forza di gravità: La vera storia del Bungee Jumping, dalle prime origini ai giorni nostri.

Redazione Patrizia Salaris Rosa Podda Manuele Concas Paolo Gianfanti

46 Arrampicare è un'arte: Conosciamo Mauro "Bubu" Bole, alpinista e arrampicatore estremo, un insolito testardo che fa sempre di testa sua. 11 L'uomo sognatore le suggestive foto in caduta libera di Roberto Mettifogo

Marketing Massimo Pieranunzi Art Director Alessandro Cirina Hanno collaborato Barbara Brighetti, Pietro Porcella David de Filippi, Gianluca Zucchelli Roberto de Maria, Damiano Ticconi Fotografie Archivio www.redbull.com Archivio www.terramia.it Zitoway Sort&Adventure Roberto Mettifogo, Ugo Zamborlini Dario Ferro, Fabio Dondri Antonio Baldisserotto Distributore per l’Italia Società Europea di Edizioni SpA Via G. Negri, 4 - Milano Stampa Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche Bergamo Arvato Ringraziamo Antonio Baldisserotto, Paola Furlan Gianfranco Mione, Staff REDBULL

24 100 Km nel deserto del Sahara:

30 La forza di una passione:

Silvana Lattanzio ci racconta la sua esperienza nello stuff della più classica delle gare estreme.

Il motociclismo femminile è in fortissima ascesa. Le protagoniste ci raccontano la loro passione per la moto.

In copertina: Photo: Roberto Mettifogo

Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta responsabilità alcuna per l’Editore. Xtremestuff Magazine è in attesa di registrazione presso il Tribunale di Cagliari.

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24 100 Km deserto del Sahara la maratona raccontata da Silvana Lattanzio


Xsummary

56 Ritratto di un Uragano:

63 Vertical Adventures racconta la sua storia l'esperto "rocciatore" Dario Ferro

Salvatore Vinci, l'inventore del Freestyle Motard... sarà vero!? Sicuramente stravagante sportivo dalle grandi doti.

63 Vertical Adventures: L'emozionante racconto della discesa del torrente della Brenva, in Val D'Aosta.

68 Hot Team: Peperoncino il più piccante gruppo di atleti triathlon Italiano.

82 I Segni dei Tempi:

94 Baby Hummer:

La storia dell'Uomo nella sua impresa estrema di misurare il Tempo. Dalla meridiana al sofisticato T-Touch di Tissot.

Arriva la versione "mini" del "gigante" americano, dimensioni più piccole ma la stessa anima ribelle.

86 Ruote Alternative: Sport che diventa stile di vita, lo skateboard entra nell'anima in tutte le diverse forme.

46 Arrampicare è un'Arte L'intervista al personaggio accompagnata dalle foto di: Fabio Dandri

40 Elena Paparazzo Il capitano della Nazionale del basket femminile intervistata per Xtremestuff

70 Le Grandi Cascate: Sport e avventura immersi nella natura nelle più grandi e imponenti cascate del mondo.

76 Vita da Cameraman: Dietro ogni sportivo c'è la mano di un'altro atleta che riprende la scena, riportando le immagini che noi conosciamo.

86 Ruote Alternative Uno sport che diventa lo stile di vita di chi lo pratica

... e molto di più! scoprite il nuovo magazine dello sport estremo raccontato da chi pratica l'estremo...

92 Comicità Irriverente: Iscallonarasa.com quando la comicità mette a dura prova la propria morale. Marzo - Aprile

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Editoriale Un sogno che diventa realta' Gentilissimo lettore, sono lieto di presentarti un nuovo Magazine, un Magazine che ha uno spirito giovane, il frutto del lavoro e della collaborazione di chi ha creduto in un sogno divenuto realtà. Un team che opera in sinergia, una redazione giovane che realizza con attenzione ogni area della rivista. Il nostro obiettivo è quello di farti vivere bellissime emozioni, raccontarti le imprese dei campioni che praticano le diverse discipline sportive, documentarti e informarti su le manifestazioni, gare, eventi, che si svolgono in giro per il Mondo. Indicheremo le scuole per prepararti ad affrontare le tue imprese e metterti alla prova. Metteremo a tua disposizione tutte le informazioni relative alle nuove attrezzature, materiali e mezzi all’avanguardia presenti nel mercato e come fare per averli. Saranno presenti delle rubriche dedicate alla preparazione psico-fisica, all’alimentazione, alla moda e ai viaggi. Insomma abbiamo cercato di realizzare un Magazine giovane, aggiornato, che tratti tutti gli sport “non convenzionali” e non solo, un mix di argomenti diversi, il filo conduttore di tutte le rubriche presenti in questo numero e nei prossimi è, e sarà, quello dell’insolito o particolare, tutto quello che è bello ma di cui si parla sempre poco. Resto a tua completa disposizione, con spirito costruttivo, aspettando il tuo commento ed un eventuale contributo per migliorare le nostre rubriche e realizzarne delle nuove. gianluca@xtremestuff.it

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Gianluca Corona direttore di Xtremestuff magazine



Nel Prossimo Numero Alcune anticipazioni degli articoli che stiamo preparando per voi...

Triathlon

o ____Duathlon. . . Tutte le informazioni per prepararsi al meglio, i prossimi eventi e i consigli degli esperti per essere al top con, mente e corpo…

Correre in paradiso reportage di una gara che per la prima volta si correrà ad Alghero, una Maratona Internazionale, e già alla prima edizione certificata FIDAL e AIMS. Vacanza e sport si incontrano!

Kite Surf sospesi sull’acqua, un aquilone in cielo, l’acqua sotto i piedi e il tuo corpo che li unisce: questo è il KITESURF, uno sport giovane e adrenalinico, l’estate è alle porte e noi ti diciamo dove praticarlo.

A scuola di enduro. . . siete appassionati di tassello ma con l’enduro non avete troppa malizia? Una nuova scuola vi aiuterà a migliorare le vostre qualità di fuoristradista. come, dove, e quando imparare ad usare la vostra moto da campioni.



TRIATHLON OFF-ROAD Evento sportivo cult negli Stati Uniti, XTERRA sbarca quest’anno per la seconda volta in Italia, a Villacidro in provincia di Cagliari. Nata a Maui, Hawaii sei anni fa, XTERRA è la combinazione geniale tra triathlon e mountain biking. Il grandissimo successo delle attività outdoor hanno reso XTERRA l’evento multisport più popolare tra gli atleti di tutto il mondo. Parte del circuito XTERRA Global Tour (con gare in Spagna,Nuova Zelanda, Australia, Canada e Saipan), il Tour Europeo comprende sei date (18.6 Republica Cecca; 26.6 Villacidro, Ca/Italia; 9.7 Achensee, Austria; 3.9 Euskadi, Spagna; 10.9 Titisee, Germania), tutte valide come qualificazioni per XTERRA WORLD CHAMPIONSHIP che si terrà ad ottobre a Maui, Hawaii. La gara italiana a Villacidro, in Sardegna, si articola in 1500 metri di nuoto nelle acque del lago Rio Leni, 30 km in mountain bike tra scenari mozzafiato e in 10 km di corsa lungo le rive del lago. Il montepremi previsto ammonta a diecimila euro. Le iscrizioni scadono il 10 giugno 2005. Tra i partecipanti alla gara figurano i più forti specialisti al mondo: Royce Kortekaas ( Xterra European Tour Champion 2003), Candy Angle F ( Xterra World Champion 2002), Andrew Noble ( Duathlon World Champion 1996), Giuseppe Solla (Hawaiian Airlines Double Age Group Champion 2004), e tantissimi altri campioni. Per informazioni/iscrizioni: www.xterraitaly.it


Xnews

ROMA No Limits

foto fornita da: Nika Comunicazioni

Dopo il grande successo della prima edizione Roma NoLimits lancia nuovamente la sfida: il prossimo 12 giugno ad Anguillara Sabazia si ritroveranno bikers, maratoneti e squadre di sopravvivenza alla scoperta di una nuova avventura all’insegna del survival. In questa prossima edizione saranno sempre tre le possibilità di partecipare all’evento: correndo a piedi l’Extreme Marathon per 42 chilometri e 195 metri, in sella ad una bici per 48 chilometri o con la squadra di amici nel Survivor Team di 3 persone attraversando a piedi un territorio di 35 chilometri, superando ostacoli e difficoltà lungo il percorso. Una nuova sfida alla natura e ai propri limiti, ma sarà anche un gioco, “estremo possibile” alla portata di tutti. Grazie al supporto della FISSS (Federazione Italiana Survival Sportivo e Sperimentale) il percorso di Roma No Limits garantirà un avventura in completa sicurezza anche per i meno esperti. Il montepremi complessivo di ben €30.000 sarà il premio finale per i migliori... per chi non si arrende mai! All’interno del sito internet www.romanolimits.com e ai numeri telefonici 06 3037669 3383529853 sarà possibile avere tutte le informazioni.

ING New York City Marathon © 2005 La Maratona. Il sogno di ogni maratoneta! Un evento unico, emozionante ed indimenticabile. Quest’anno si corre la 36a edizione della ING New York City Marathon®, 36.000 concorrenti, 2 milioni di spettatori, con Terramia pettorale garantito. La gara si svolge a Il Central Park, polmone di Manhattan:Questo polmone verde della città, oltre ad essere il luogo dov’è posto il traguardo della maratona, è anche il centro d’allenamento dei podisti della Grande Mela. Ogni giorno sono migliaia i podisti che ci corrono, e tra questi anche parecchie persone famose. Da non Perdere!!! Marzo - Aprile

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Photo: Roberto Mettifogo


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L’uomo sognatore Cosa aspetti ad iscriverti ad una scuola di paracadutismo? E' un’esperienza Xtreme assolutamente da non perdere! “Cosa spinge un uomo a volare?” E’ un desiderio tanto forte quanto inarrivabile: staccarsi dalla madre terra è un segno di distinzione divino, un privilegio proprio ed esclusivo degli abitanti dell’Olimpo. Ben lo sa Icaro che cadde per avvicinarsi troppo al sole e che tolse così agli uomini ogni futura speranza di librarsi sul mondo. Attraverso lunghi e travagliati secoli di storia, passando dalle macchine volanti di Leonardo fino al volo dei fratelli Wright, l’uomo si è sempre spinto oltre quei limiti che la natura di animale terrestre gli ha imposto. Non sarà tuttavia un luminare della scienza, né un fantasioso inventore a riaccendere la fiamma della speranza di quel sogno mai sopito: l’uomo non vuole volare con macchine e catafalchi, ma vuole farlo con il proprio corpo. Per questo motivo vogliamo che la storia non si dimentichi di Patrick De Gayardon, un piccolo grande uomo che un giorno tentò di volare con una strana tuta da pipistrello, sfidando così non solo gli Dei, ma anche le implacabili leggi di gravità. Pensando al sognatore francese, un’altra domanda ci rende curiosi non meno di quella già posta: “Cosa spinge un uomo a gettarsi da un aeroplano?” E’ giusto chiederselo perché sono tanti in Italia e nel mondo a praticare il paracadutismo o skydiving (letteralmente tuffo nel cielo) come lo chiamano in America. Il sogno del volo, la ricerca del limite, una paradisiaca visione della terra, la voglia di trasgredire o cos’altro? Difficile dirlo perché, forse, ognuno ha le proprie ragioni; di certo chi si cimenta in questo sport trasforma la propria vita. Non importa a quale casta sociale appartenga, né quale sia la professione o il mestiere che lo impegna dal lunedì al venerdì: nel week-end i paracadutisti sono una grande famiglia. Si vestono con tute colorate, spezzano lo stesso pane, dormono sotto

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lo stesso tetto e naturalmente volano nello stesso cielo. Il numero dei praticanti di questo sport, tra i più spettacolari dell’universo estremo, sale in Italia ogni anno di più, nonostante le difficoltà di un settore, quello aeronautico, in perenne debito di ossigeno. A rendere la vita ancor più difficile sono state le traversie che hanno portato, nel tempo, al rimpallo della gestione tecnico-burocratica a diversi enti, finita ora al Ministero dei Trasporti. Ha pesato anche un’incapacità cronica di autogestione dei paracadutisti stessi che non ha permesso di essere protetti da una propria ed autorevole federazione, come accade invece per altri sport dell’aria. Ora le cose pare vadano cambiando; speriamo che la burocrazia sappia stare al passo dei tempi come la tecnica ha dimostrato di esserlo. Il passaggio all’era del paracadutismo moderno avviene nei primi anni ‘80 con l’avvento dei primi paracadute a profilo alare. Questo avvenimento segna una svolta epocale poiché il paracadute, fino a quel momento di forma sferica e puro freno aerodinamico, diventa una “macchina aeronautica”. Grazie alla sua nuova pianta rettangolare, esso sfrutta il principio fisico della portanza che gli consente non solo di far atterrare

in piedi il paracadutista, ma anche di aumentare considerevolmente la manovrabilità e quindi la qualità e quantità degli spostamenti in volo. Da quel momento non si atterra più dove il vento ti porta ma, come un vero aeroplano, si vira a destra e a sinistra, si avanza e si plana per atterrare. Anche la caduta libera, parte fondamentale del paracadutismo, beneficia di questa ondata di rinnovamento: crescono le flotte aeree degli aeroclub e direttamente cresce la quota dalla quale “saltare” dall’ aeroplano. Proprio in quegli anni compaiono in Italia i primi PC6 Porter (meglio conosciuti come Pilatus) che agevolmente trasportano 8/10 persone a 3.500 metri di quota. Bisogna attendere invece la seconda metà degli anni ‘90 perché facciano la loro comparsa anche i primi bimotori. I vantaggi derivati dall’utilizzo di questi vettori sono subito evidenti: si sale fino a 4.500 metri e ci si può lanciare anche in gruppi da 20/25, poiché sono più potenti e capienti. Questo fattore ha dato la possibilità ad alcune nuove discipline di emergere e di affermarsi con successo: il caso più evidente é quello della specialità del free-fly che domina oggi la tendenza sul piano mondiale. Ma da dove si deve cominciare per provare l’emozione di tuffarsi da un aeroplano?


Xadrenaline

Divertirti dalla A alla W Dopo aver frequentato il corso,

di formazioni uniscono centinaia

ecco come potrai

di persone; il record del mondo

divertirti dalla A alla W :

attuale è di 372 paracadutisti.

Atmonaut Fly

Skysurf

Particolare disciplina in caduta

Lancio ed evoluzioni con una tavo-

libera con la caratteristica di un

la (simile ad uno snowboard). Il

volo con assetto angolato. Inventa-

team è composto dallo skysurfer e

to dagli italianissimi Frick, è stato

dal videoman. E’ la specialità resa

già riconosciuto dagli organismi

celebre da Patrick De Gayardon.

sportivi internazionali. Speed Skydiving Canopy Relative Work

Una pratica molto recente ma già

Formazioni a paracadute aperto.

con un campionato del mondo in

Sale sul gradino più alto del podio

corso. In nome omen: più si è velo-

la squadra che riesce ad eseguire

ci, più si vince. Il record attuale

il maggior numero di trasformazio-

supera i 500 kmh.

ni nel tempo prestabilito. Stile e Precisione Freefly

Appartiene alle discipline classi-

Volo libero con evoluzioni tridi-

che. Oramai praticata da pochis-

mensionali: in piedi, seduti e

simi atleti, consiste nel eseguire

soprattutto a testa in giù. Rappre-

individualmente movimenti prede-

senta il futuro del paracadutismo

terminati nel minor tempo possi-

mondiale.

bile ed atterrare colpendo con precisione un bersaglio di pochi

Freestyle

centimetri.

Una sorta di danza aerea con figure libere ed obbligatorie da

Swooping

eseguire lavorando in affiatamen-

Diffusissimo negli States, compren-

to con il proprio operatore video.

de diverse competizioni tutte basate sulla conduzione veloce di un

Parasky

paracadute ad alte prestazioni.

Una sorta di duathlon con sci e

Anche in Italia sta cominciando a

precisione in atterraggio con un

riscuotere grandi attenzioni.

punteggio combinato. Ovviamente si pratica sulla neve.

Wingsuit L’ultima scoperta di De Gayardon.

Relative Work

Si usa una tuta con speciali prolun-

E’ una specialità a squadre dove

gamenti alari che consente grandi

vince chi esegue il maggior nume-

spostamenti orizzontali durante la

ro di formazioni in caduta libera

caduta libera. Il tempo di free fall

in un tempo determinato. Le gran-

è così in pratica raddoppiata.

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Ferri del mestiere Aver la testa dura non basta: per praticare il paracadutismo è necessario il casco. Dopo la diffusione delle telecamere digitali di tipo handycam, è quasi impossibile trovare un paracadutista che non ne abbia montata una sul proprio casco. L’Evolution Pro rappresenta un casco da videoman allo stato dell’arte. Prodotto nell’Europa dell’Est, ma concepito e disegnato in Italia, l’Evolution Pro è costruito in fibra leggera con inserti in carbonio nei punti d’attacco del box contenente la videocamera e nella nervatura del casco stesso. Si presenta con ottime rifiniture e congiunzioni tra i diversi materiali che lo compongono, l’assemblaggio e la verniciatura non presentano pecche evidenti. Il look è accattivante anche per la base superiore piatta che serve per l’alloggiamento di un’eventuale macchina fotografica. Il box è costruito con gli stessi materiali del casco e accoglie senza problemi le videocamere più diffuse. Una volta indossata, il comfort è subito apprezzabile grazie al rivestimento interno in morbido vellutino, all’interno vi è la possibilità di alloggiare anche due altimetri acustici. La calzata del casco, disponibile in varie misure, è sicura e senza ondeggiamenti di sorta com’è indispensabile per evitare immagini fuori centratura. L’Evolution Pro è venduto accessoriato di mentoniera che contribuisce a renderlo ancora più stabile; installando anche una fotocamera, l’accessorio diviene indispensabile per il peso aggiuntivo che il casco deve sopportare. In caduta libera, l’impressione che abbiamo avuto provandolo, è di non avere niente in testa, confermando così l’impressione corretta che abbiamo avuto nel maneggiarlo a terra. L’Evolution che oltre alla linea Pro è disponibile in altre versioni, viene prodotto e distribuito dalla Tonfly (www.tonfly.com)

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Il corso A.F.F Vuoi imparare subito e volare per davvero? Da oggi si può anche in un solo week-end con un corso full immersion: Il corso A.F.F. E’ l’acronimo di accelerated free fall (corso accelerato di caduta libera), nasce negli States e si basa su una moderna metodologia d’insegnamento. Grazie a ciò si sono diminuiti i tempi d’apprendimento dell’allievo e si sono incrementati, nel contempo, i fattori di sicurezza legati alla corretta esecuzione di questa pratica sportiva. L’allievo viene messo in condizione di provare, dopo essere stato istruito con nozioni teori-

che, una caduta libera dalla massima altitudine disponibile (almeno 4.000 metri) ed un atterraggio con un proprio paracadute. Naturalmente egli sarà adeguatamente supportato dalla presenza di due istruttori che, in volo, lo seguiranno sino al momento dell’apertura. Da quel momento un altro istruttore lo seguirà da terra via radio per consentire un rapido apprendimento delle tecniche di naviga-

conseguimento del 7° livello, una totale padronanza della caduta libera, dell’uso e ripiegamento dei materiali e più in generale di un’autosufficienza che gli permetterà di saltare da solo e senza controlli. Tutti lanci del corso saranno filmati da un videoperatore in caduta libera e saranno un importante strumento di lavoro per istruttori ed allievo, in quanto permetteranno di compiere un’attenta disamina del

zione a paracadute aperto e di atterraggio. Il corso A.F.F. prevede 7 livelli di esercizi che vedranno via via diminuire il lavoro degli istruttori ed aumentare le capacità dell’allievo sino a raggiungere, al

lancio e correggere eventuali errori di posizione del corpo in caduta libera. Per trovare la scuola di paracadutismo più vicina a te: www.scuoladiparacadutismo.it

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scitto da: Paolo Gianfanti


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Un Volo in Tandem

Insieme indosserete una apposita imbracatura che contiene un grande e speciale paracadute in

Vuoi provare l’ebbrezza di un

grado di sopportare il peso di

lancio in caduta libera senza l’im-

due persone. Dopo circa 50” di

pegno di seguire un vero e proprio

caduta libera, l’istruttore aprirà

corso di paracadutismo? Il lancio

il paracadute e potrai goderti un

in tandem è quello che fa per te.

panorama stupendo. Con le nuove

Potrai volare in caduta libera da

tecnologie applicate ai materiali

4.000 o più metri con un istruttore

in uso alla scuole di paracaduti-

esperto e qualificato che ti porterà

smo più moderne, l’atterraggio

a terra senza alcun problema.

sarà soffice ed in punta di piedi.

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Il salto con l’elastico, oggi denominato Bungee Jumping, è una versione moderna di un antico rituale che tutt’ora viene praticato dalle Isole Vanuatu nella lontana Oceania. La Storia racconta: 1993 è l’anno del vero debutto di questa attività in Italia con alcuni lanci da Autogrù (foto) nella zona di Milano e Torino. A quell’epoca nessuno aveva ancora osato aprire un Centro permanente di bungee (ponte demaniale) e quindi Exploring in partnership con società francesi precursori di questa attività iniziò ad organizzare dei BUS-JUMP, ossia veri e propri torpedoni che partivano da Milano per arrivare a Grenoble. Nel solo 1993 oltre 1500 persone provarono il bungee in questo modo ed altre 500 in eventi mobili in Italia da Autogrù. 1994 nasce Exploring Bungee, è l’unica società professionistica, che per prima in Italia ha avviato l’attività del salto con l’elastico. Nello stesso anno apre il 1°Bungee center d’Italia e costruiscono una Bungee Tower di 50 metri a 2 bracci a Jesolo (VE), prima in Europa. 1995 inaugurano un nuovo Bungee Center a Veglio/Mosso (Biella) installando una postazione d lancio da un ponte alto152 metri, attualmente il più alto centro permanente d’Europa. 1998 per la prima volta in Europa viene proposto solo a 40 clienti selezionati già esperti l’HeliBungee,

"Percepire" la forza di Gravità una semplice risposta a chi si chiede cos’ e' il Bungee Jumping



lanci con elastico da Elicottero: quota di lancio 500 metri s.l.m. per un lancio di 400 metri con un elastico di oltre 90 metri d lunghezza. Nello stesso anno Exploring Bungee brevetta un sistema di sicurezza (Anti Elongation System) che rende l’elastico finalmente un Dispositivo di Sicurezza garantito e avvia l’attività produttiva anche per nuove applicazioni come l’industria del divertimento, produzioni teatrali e TV. 2003 nasce il Progetto ACROJUMP4, una struttura avvenieristica in alluminio di 100mq. alta 8 metri che permette di effettuare in tutta sicurezza salti e capriole fino a 8 metri d’altezza per tutte le età.

Eventi 2005 Sabato 4 Giugno, Exploring bungee srl festeggia i suoi 11 anni di attività ed ha deciso di regalare a suoi saltatori un grande evento: 12 ore consecutive di lanci e la sua particolarità è che si potrà saltare a un costo ridotto per i primi 50 iscritti, le iscrizioni sono aperte da poche settimane, per chi ha voglia di provare il brivido deve affrettarsi….. Buon Divertimento!

Per tutti coloro che vorrebbero provare l’ebbrezza, Attualmente il Bungee Center attivo è quello di VeglioMosso, un ponte alto 152 mt situato all’interno di una vallata circondato dalla natura e grazie alla sua imponente altezza permette di raggiungere durante il salto una velocità massima di 100 km/h. Ogni saltatore può decidere di saltare singolarmente oppure in coppia (tandem), con il limite di peso fissato a 145 kg, e può richiedere che venga effettuata una ripresa video. La stagione 2005 si aprirà la Domenica di Pasqua 26 Marzo 2005. www.bungee.it



foto di: Pierluigi Benini - ŠTerramia

100 km nel deserto del SAHARA Alla settima edizione la maratona conquista tutti nonostante le temperature


Xrunning Il fascino del deserto mi rapisce sempre e anche quest’anno, come parte dello staff, sono tornata nel Sahara tunisino alla 100 km. che, sempre più, sta diventando una classica nel mondo delle gare estreme. Mi sono innamorata perdutamente dei grandi spazi e dei cieli africani nel 2001 quando, come podista, ho partecipato alla corsa e per la prima volta mi sono sentita in intimo contatto con una natura incontaminata. Mi ritengo molto fortunata per aver potuto vivere l’esperienza del deserto da una prospettiva sia podistica sia organizzativa. Sono tutte e due esperienze estremamente faticose che hanno come comune denominatore la grande empatia che si crea con la gente, amicizie bellissime che durano negli anni. E ciò ripaga da ogni fatica. Questa 7° edizione è stata di grande successo, con il più alto numero di partecipanti e il più alto numero di nazioni rappresentate (oltre 13).

Mercoledì 9 marzo partiamo dall’ aeroporto Malpensa, destinazione Djerba. Già in aeroporto rivedo e riconosco i miei compagni di avventura. Baci e abbracci a gogo. Arrivati a destinazione, all’Hotel Homère, noi dello staff ci prepariamo ad accogliere l’arrivo dei podisti. Li vedo scendere dai pullman stanchi ma con una eccitazione e determinazione negli occhi: tutti, chi più chi meno, si sono allenati specificamente per questa sfida nel deserto e sono decisi ad arrivare alla meta finale (non ci sarà infatti nessun ritiro). C’è poi la formula “walking” , per camminatori che vogliono assaporare questa fantastica esperienza senza sottoporsi allo stress da gara. Saranno accompagnati da un responsabile dello staff con dromedari e mezzi 4x4 a disposizione per trasporto acqua e piccolo bagaglio. Giovedì 10 Marzo Al granaio fortificato di Ksar Soltane c’è la presentazione ufficiale dei membri dello staff e io mi sento orgogliosa di farne parte: per i prossimi giorni saremo i loro angeli custodi . Gira fra le persone un vassoietto col tipico tè verde, caldo e forte come queste terre . Pranzo su terrazzo panoramico ai confini del deserto, sole, umore alle stelle. Nel pomeriggio controllo Kit di sopravvivenza, assegnazione pettorali e prima notte al campo, nelle tende berbere vicino al paese di Chenini. Marzo - Aprile

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Xrunning

Venerdi 11 Marzo finalmente inizia la gara, da Chenini a Edduiri per un percorso misto e sassoso della lunghezza di 24 Km circa. La giornata è con un sole scintillante e io emozionantissima, nemmeno dovessi correre, assisto alla partenza sotto il mitico arco. Dall’organizzazione sono stata collocata al 2° check point, il 16 ° Km circa, per punzonatura e controllo pettorale. Al passaggio tifo per ogni podista, ancor di più per le retrovie che soffrono maggiormente. Sabato 12 marzo 18 Km da correre sotto un cielo plumbeo tipo “milanese” e con un forte vento che, chissà perché, tira sempre contro. Noi dello staff fingiamo una sicurezza e una serenità che in realtà non abbiamo: l’imprevisto, con un clima così, è sempre dietro l’angolo. Lungo il percorso i podisti addirittura provano l’ebbrezza rara della pioggia nel deserto. I tratti da correre si fanno sempre più sabbiosi e regolari, lunghi rettilinei a perdita d’occhio che mettono a dura prova psicologica il podista. E’ la fascia predesertica. Il vento si calma e in serata la tappa notturna si svolge sotto un magnifico cielo stellato che sembra ti cada addosso. Le balise luminose che segnalano il percorso completano l’affascinazione della situazione. Siamo a Campo Pozzo.

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Domenica 13 Marzo Oggi c’è la vera novità di questa 7° edizione: una tappa / maratona che, ascoltando gli umori dei podisti, proprio ci voleva per soddisfare le loro velleità. Caldo e sole in aumento ma d’altronde, nel deserto, bisogna pur provare il “brivido caldo” delle temperature davvero desertiche. Lunedì 14 Marzo Ultima tappa 26 Km, parecchi dei quali sulle dune. Siamo nel grande Erg con passaggio per il fortino della Legione Straniera per proseguire in direzione dell’oasi di Ksar Ghilane attraverso dune in continui saliscendi che mettono davvero a dura prova le gambe dei podisti. Sotto un sole di 42°C la tappa si rivela molto dura e io, che sono all’arrivo finale per la consegna della medaglia, della maglia da finisher e baci e abbracci di congratulazioni, accolgo gli atleti che si commuovono e si emozionano fin quasi alle lacrime per aver vinto la loro sfida personale. La sera grande festa per la premiazione e di nuovo noi dello staff veniamo presentati ai podisti che ci applaudono e ci ringraziano con grande calore. La cosa mi lusinga tantissimo e penso che il grande lavoro che c’è stato alle spalle di questa manifestazione (faccio parte dello staff cucina e abbiamo, per giorni, dato da mangiare a 17 persone) valga davvero la pena.


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Martedì 15 Marzo Ultimo giorno nell’oasi con spostamento a Djerba, Hotel Homère, previa tappa a Medenini. Sera festa grande con cena, foto e scambio di indirizzi. Riccardo Fogli, tra i finisher, chiama me, Patty ed Elena a cantare con lui ribattezzandoci le Zito Girls. Presto l’intera sala è contagiata e ci ritroviamo a cantare e ballare tutti insieme. Mercoledì 16 Marzo L’avventura è terminata, ognuno torna alla sua destinazione con già un po’ di nostalgia per i giorni passati ma sicuramente arricchiti da questa esperienza vissuta nell’ambiente più bello e fascinoso del mondo. Silvana Lattanzio info: www.terramia.com

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La forza di una passione Se pensate sia solo per "uomini" forse non conoscete le.... Motocicliste


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Una passione, quando è reale riesce a spingerti oltre ogni limite, riesce a farti superare ostacoli insormontabili e ogni genere di difficoltà, questo è quello che accomuna queste bellissime donne, la passione per la moto e il motociclismo. Passione condivisa in rete, confrontandosi, scambiandosi esperienze, informazioni, organizzando uscite, raduni e corsi; nasce così Motocicliste, Motoclub e Associazione Italiana, senza fini di lucro, supportata da un portale web www.motocicliste.net, tutto dedicato al mondo delle due ruote al femminile. Progettato e realizzato nel novembre 1998, il sito raggiunge oggi oltre 100.000 contatti al mese, con centinaia di pagine sui argomenti come: quale moto per iniziare, come prendere la patente, l’abbigliamento tecnico necessario, moto e ambiente, raduni, link, libri, fotografia, manutenzione, motoclub, news, pista, sport, storie, viaggi, bambini, eros, ecc. Dal sito nasce una community di motocicliste residenti in tutta Italia, e anche all’estero, di età varia, con diversi tipi di moto (dai 125 ai 1600 cc, dalle enduro alle supersportive, alle turistiche, alle custom, ecc.) e stili di guida, ma tutte con la stessa passione in comune: aver scoperto, chi da ragazzine, la maggior parte ormai adulte, cosa si prova a passare dalla sella posteriore di una moto al guidarla. Nel 2004 diventa anche Motoclub FMI ed ora conta oltre 5000 motocicliste iscritte, a formare una comunità interattiva, in costante contatto attraverso mailing list, forum dedicati, newsletter e grazie anche agli eventi che Motocicliste organizza ogni anno. Tra questi i Meeting Europei Motocicliste (con centinaia di partecipanti provenienti da tutta Europa), Corsi di guida per principianti, Corsi di Guida in pista, Corsi di fuoristrada, di supermotard, di trial, Corsi di Manutenzione, Corsi di comunicazione, fiere di settore, test di moto, raduni, gite, viaggi,

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ecc. sia esclusivamente rivolti alle donne che misti. E’ da questo movimento che nel 2004 nasce l’idea del primo Trofeo Italiano Motocicliste patrocinato dalla Federazione Motociclistica Italiana. Donne, esordienti e pilote, si danno bagarre in pista, in un trofeo che ha visto nascere e crescere nuovi talenti del motociclismo femminile. Con quale obiettivo? Dare la possibilità a tante donne di fare esperienza, sia tecnica che agonistica, prima di lanciarsi nel mondo del motociclismo sportivo con il necessario bagaglio di preparazione, per competere sullo stesso livello anche con i ragazzi. L’obiettivo è dunque quello di far avvicinare le donne all’agonismo a costi ridotti, pur con tutte le garanzie di un campionato regolarmente ammesso dalla Federazione; creare una palestra che consenta alle esordienti di fare esperienza prima di tuffarsi nelle competizioni aperte a tutti; e al tempo stesso di darne ampia visibilità in modo da fornire una bella vetrina che metta in luce e apra la strada a quelle fra le partecipanti che vorranno proseguire l’attività agonistica. Una iniziativa che si inserisce nell’ottica del Motoclub di promuovere sempre di più il motociclismo tra le donne e far crescere un segmento in forte evoluzione. Dopo il successo ottenuto nel 2004 con 60 pilote iscritte, quest’anno il Trofeo riparte con la sua seconda edizione. Prima gara a Misano Adriatico, 20 marzo. Sempre 5 le gare, che si concluderanno a Magione il 18 settembre.


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Quest’anno l’evento sportivo si arricchisce poi della copertura televisiva della RAI per tutte e 5 le tappe del trofeo, nonché di NUVOLARI: un riconoscimento del motociclismo femminile dal punto di vista sportivo, ormai finalmente ritenuto vero e proprio sport nazionale. Il motociclismo femminile infatti, in fortissima crescita in questi anni, sta diventando sempre di più sia un fenomeno di grande attenzione e fascinazione per il pubblico, sia una novità che si afferma dal punto di vista più propriamente sportivo, inserendosi in un settore che in Italia già gode di un grande seguito, grazie ai nostri campioni e marchi storici. E sempre sull’onda di questa passione, nasce nel 2005 anche il primo Trofeo Europeo di velocità femminile, la EUROPEAN WOMEN’S CUP. Pilote da tutta Europa, Italia, Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, Croazia, Norvegia... si confronteranno per la prima volta in un campionato femminile.

Il presidente del team "Motocicliste" Furlan Paola commenta i tempi


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Alcune domande... Abbiamo fatto alcune domande a Eliana vincitrice della coppa esordiente classe 600 e a Sara vincitrice della Coppa Esordiente Over. - Eliana riesci a descriverci alcune delle tue emozioni prima della gara? Vado in palestra con il cardio frequenzimetro. Quando, sul tapis roulant o sulla bici, visualizzo le immagini in pista di staccate, partenze, uscite di curva e traiettorie, il battito cardiaco si impenna, e io sorrido della sua sensibilità ai miei pensieri. Le mani un po’ mi tremano... e sono distratta, mi parlano ma non sento nulla, mi si parano davanti ma i miei occhi vedono altro. E quando diventa troppo da gestire, c’è un metodo per riportarmi alla determinazione: pensare alla tristezza che avrei sofferto se non avessi avuto questa opportunità, pensare alla passione che c’è dietro questo, alle persone che credono in me, a mio padre, a chi avrebbe voluto ma non ha potuto. Penso a quando sarà passato e ricorderò con nostalgia questi momenti... e a quando avrò l’esperienza tale da non patire più la paura da ignoto, sarò in grado di concentrarmi solo sulla mia prestazione e magari anche rimpiangere quest’acquolina inquieta... E il mio battito torna docile e pacato....ma le mani tremano ancora... - Come vivi l’attesa? Sto passando questi giorni in una sorta di rapimento visivo, immaginando le scene che si presenteranno Marzo - Aprile

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davanti ai miei occhi nei giorni della gara, quelle che rivedrò associandole ad essa. Non c’è ancora agitazione, ma una sorta di gustosa attesa. Ogni tanto smetto per ritornare al quotidiano, ma sono svampita come si dice siano le donne innamorate. - Ma chi te lo fa fare? Già.., le corse... - Ma ci vogliono un sacco di soldi... Io non ce li ho, eppure lo sto facendo lo stesso. - E come fai? Vuoi sapere come faccio? ... Avevo un pianoforte: l’ho venduto con piacere, 2.500 euro, più un fido di altri 2.500 euro. Faccio due lavori: uno come dipendente in una società di telecomunicazioni otto ore al giorno, la sera in un pub (questo può voler dire anche 14/15/16 ore di lavoro al giorno), calcola che vivo da sola quindi ho anche la spesa dell’affitto e la rata della moto. Faccio orari assurdi, certe volte dormo 3/4 ore a notte, però ora mi serve e lo faccio, spero di non farlo per sempre. Ho elemosinato i pezzi (scarico, catene, corone) in giro: la media è che per fortuna di quelli a cui chiedi uno su dieci ti calcola, anche quando non sei nessuno. La centralina l’ho cercata per mesi usata... e alla fine ho avuto il colpo di culo e l’ho trovata ad un prezzone su Portaportese. Ho chiesto agli amici, mi aiutano e mi supportano, sanno le mie condizioni economiche, il mio forum ha fatto una colletta... insomma, ci si arrangia, e si chiede. Ho più volte rischiato di rinunciare. Ho solo avuto la fortuna di avere gente che mi volesse bene e che avesse cuore, come il mio meccanico e quello che chiamo scherzosamente


Xwoman il mio team manager. Non so se avrò i soldi per fare tutte le gare, però ci provo e fino a che non posso proprio più muovere un passo non rinuncio. Questo è il mio sogno e prima che qualcuno o qualcosa me lo tolga devo “sanguinare”. Altre e altri mi hanno detto “ma tu sei pazza, ma chi te lo fa fare!” e io sorrido... Quelli che ti dicono “ma chi te lo fa fare” sono quelli che non hanno mai desiderato qualcosa veramente: è l’unico modo in cui mi spiego una frase del genere. - Sara, raccontaci com’è vincere la prima gara da esordiente. La prima gara della mia vita....è stata una miriade di emozioni... nel bene e nel male ma tutte stupende. Una gara in moto è come vivere per 3 giorni in un mondo a parte dove fuori non conta più niente ma tutto solo quando chiudi la visiera. Era la prima volta per me... tutto nuovo... tutto strano... tutto da farmi tremare, ma bellissimo. Dalle prove il venerdì dove il meccanico mi cazziava perché non riuscivo a vedere la lavagna... e dove ho fatto 20 minuti tirati raggiungendo i 203 battiti cardiaci… Dalle qualifiche super emozionanti dove cerchi di rubare decimi alle tue forze. Dove ti rendi conto che la moto che credevi tua non lo è più

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quando cerchi di dare il massimo e dove vedi che la tua esperienza di soli due anni di moto non sono nulla. Dove fai il tuo primo super volo... decollando a circa 150 all’ora sulla seconda del carro e dove sbatti in ogni angolo del tuo corpo ma quando ti alzi corri solo verso la moto e l’abbracci come se fosse lei a essersi fatta male. Dove la sera piena di lividi vorresti piangere e dire ma chi me l’ha fatto fare invece guardi avanti e pensi che non mollerai. Dove prima della gara tutti ti abbracciano e ti cullano mentre altri pretendono e altri ancora danno tutto per scontato. Ora lo so cosa si prova sulla griglia di partenza... lo sognavo da sempre e riesco ancora vederlo davanti ai miei occhi quel semaforo rosso che diventa la cosa più importante di tutte. Le prime 3 curve nel panico...dove 30 pilote ammucchiate possono fare davvero paura. Paura... paura come non avevo mai provato prima... di ricadere... di ribattere dove già faceva male... dove l’asfalto ora lo vedi più vicino e capisci che non stai dando il massimo... che ti sta sorpassando qualcuno che con tanta fatica avevi messo dietro nelle qualifiche ma non molli... stringi i denti e ci provi... perché solo cosi combatti contro la paura! E poi le lacrime e le amiche motocicliste che ti abbracciano... e il podio... la prima gara e essere sul podio accanto a Samuela De Nardi, perché anche se dentro sei delusa ti rendi conto che e’ la tua prima gara ma sei stata veloce... e allora coi fiori e la coppa in mano torni dal Team che ti sorride e pensi che quei lividi mi hanno insegnato a vivere oggi... e ora si parte... questo è solo l’inizio. www.motocicliste.it


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Arrampicare e’ Arte si racconta per noi Mauro Bole detto “BuBu”

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Photo: Ugo Zamborlini

Giornata di sole di inizio primavera. Una strada del centro. Dal fondo dell’isolato, sbuca lei. Siamo distanti una cinquantina di metri, ma i due ragazzi davanti al bar la notano.La notano eccome. Un castano dorato danza come un mantello a ritmo con il passo da dea consapevole. I ragazzi si sgomitano ammirati e commentano in modo da dar lavoro alla censura… Intanto lei avanza, ed entrambi meditano un approccioarrembaggio, scervellandosi su frasi ad effetto e cercando di apparire sciolti e gasati. E’ strano, a volte, come le certezza possano crollare in pochi istanti: ciò che fino a poco prima era il desiderio di scalare una vetta, può diventare sudditanza di fronte all’Everest. Infatti, ecco

i due potenziali scalatori riporre corde e piccozza, di fronte alla ragazza che ora è a pochi passi da loro, e li guarda dall’alto dei sui 193 centimetri; un’arrampicata impossibile! Elena Paparazzo, classe 1973, capitano della Nazionale di basket femminile e della Comense, è tanto conosciuta per le sue doti sportive, quanto per le sue qualità estetiche. Sicuramente una persona e un personaggio fuori dalla norma, grazie anche alla capacità di osservare il mondo… dall’alto. Ma chi è, nella quotidianità, la riservata (ma mai riserva!) Elena Paparazzo?


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...Un marziano Alta quasi due metri, fortissima in campo e con un fisico da schianto. Ecco a voi la splendida Elena Paparazzo, Capitano della Nazionale di Basket. Marzo - Aprile

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Nome: Elena Paparazzo Nata: a Roma 11-05-73 SpecialitĂ : Capitana della Nazionale di Basket.Capitana della Pool Comese 1872 Gioca nel ruolo di Pivot (centro). In 10 anni ha vito 6 scudetti con la sua squadra. Ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta e Barcellona. Argento agli Europei 1995. Argento ai Giochi del Mediterraneo 2001.


Xwoman Conosciamola meglio nei gusti e nelle preferenze. E nel modo di rapportarsi all’altro sesso. * Elena, cosa fai nel tuo tempo libero? Partendo dal presupposto che il mio tempo libero si riduce a poche ore, devo ammettere di essere abbastanza casalinga. Lo sport mi porta spesso in giro, così quando mi resta del tempo per me, non disdegno di dedicarmi alla mia casa. Mi piace cucinare, e rigenerarmi; magari anche andando al cinema, ma senza strafare. * Gli sportivi hanno vita morigerata, ma la curiosità è lecita: com'è la Elena by night? Più che “by night” potremmo parlare di Elena “serale”! Mi piace uscire, andare a cena fuori, ma non amo la discoteca. Sono più vicina ai pub, dove puoi bere qualcosa, ascoltare musica e scambiare due chiacchiere in compagnia. Vivo seguendo le regole di un’educazione sportiva, tra cui il non far troppo tardi, la sera. ma tutto sommato è il destino di tutti i lavoratori dipendenti: chi, dovendosi recare in ufficio, potrebbe fare le quattro del mattino? * Quanto curi la tua alimentazione e quali sono i cibi che preferisci? Innanzitutto devo ammettere di essere una grande golosa, e il giorno che smetterò di correre dietro alla palla, dovrò seriamente darmi una regolata, per non diventare sferica a mia volta! Sono dannatamente golosa di pasta e di dolci, guarda caso gli alimenti maggiormente calorici. Cerco di seguire una dieta mediterranea, ma allo stesso tempo non manca mai, né a pranzo, né a cena, qualcosa di dolce. * Intendi, ad esempio, un barattolo di gelato? Scusa, ma me l’hai letto in fronte?! * Più o meno. Altri peccati di gola? In realtà, mangiare mi piace parecchio, con una predilezione verso la cucina cinese. * E quali altri "peccati" ti concedi? (Ridendo) – Non ho vizi, o peccati, seri. Mi accordo qualche birra, che agli sportivi Marzo - Aprile

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può fare pure bene, perché consente il recupero di sali minerali. * D’accordo, ora che abbiamo rotto il ghiaccio, possiamo domandare qualcosa di più personale. Che cosa ti piace di un uomo? Eh! - (sospiro) – Non posso nascondere che la prima cosa che mi attrae è l’aspetto fisico. Se poi ci sono anche l’intelligenza e la simpatia, tanto meglio. Ma il primo impatto è certamente visivo. * Hai qualche canone di preferenza? Di solito, si sceglie “Alto, biondo, occhi azzurri…” Fermati alla prima. “Alto”! Poi viene il resto… * E agli uomini cosa pensi possa piacere di te? Sinceramente non lo so; forse stupisce il fatto che comunque una donna di oltre uno e novanta possa anche avere un fisico armonioso. * Campionessa in campo, anche di grinta. Nel rapporto con l'altro sesso, preferisci giocare all'attacco, o in difesa? Ossia, preferisci essere corteggiata, o prendere tu l'iniziativa? Mi piace essere corteggiata e coccolata. Anzi, ti dirò che in certe situazioni posso anche arrivare a stimolare i comportamenti, per ricevere coccole o corteggiamenti. Mi piace sentirmi al centro dell’attenzione, curata. Quando questo non avviene, si spegne qualcosa. * Torniamo sulla questione della statura. Hai mai avuto fidanzati più... alti di te? Quasi tutti lo erano. Tranne, forse, un paio… quand’ero più ragazzina… * E quelli più bassi si sentivano a disagio, per non essere in grado di metterti la mano sulla spalla, durante le passeggiate? Ma non erano così bassi! Erano

solo qualche centimetro meno di me. * Quindi, con te, l'italiano medio di uno e settanta è spacciato? Ahem… sì. Il fatto è che con la mia altezza, ho una presenza piuttosto ingombrante; per cui, vedo bene al mio fianco solo uomini con altrettanta prestanza. * Quanto è importante la bellezza estetica, al giorno d'oggi? Non si può dire che non sia importante. Fa sempre piacere guardare una cosa bella, ma la bellezza non è una cosa fondamentale. Il fatto che una persona non sia bellissima, può essere compensato da altre qualità, decisamente più rilevanti che non l’estetica. Credo, poi, che la bellezza, più che un fatto puramente visivo, sia il modo con cui riusciamo a valorizzarci agli occhi degli altri. * Ok, Elena. Un’ultima domanda: passeggi per strada, e vedi schiantarsi un’auto guidata da un uomo, a cui è venuto il torcicollo, a furia di guardarti. Cosa pensi? a) Mi ha riconosciuta come sportiva; b) Era meglio che mettevo la tuta: questa minigonna è troppo mini... ? La seconda! Non ho mai provocato incidenti automobilistici, ma devo ammettere che qualche volta ho riso, vedendo qualcuno che (a piedi) sbatteva contro un palo. Voi uomini siete così sensibili a certe cose… David De Filippi

In questo servizio fotografico Elena Paparazzo indossa l'abbigliamento di Rotterdam Industry ideato da Riccardo Occhinegro. Il volto alieno disegnato sui capi fu trovato su una lettera che il migliore amico di Riccardo, Baas Van Ekeren, lasciò prima di scomparire misteriosamente. Nel diffondere questo marchio si lancia un messaggio nello spazio, con la speranza di ritrovare Baas. Se gli alieni saranno sensibili alla bellezza statuaria di Elena, questo richiamo non passerà inosservato!


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Guida Alpina dal 1991. Inizia ad arrampicare da adolescente sulle rocce delle falesie triestine. Si appassiona intensamente all'alpinismo, praticando discese di sci estremo, solitarie, prime invernali e impegnative salite sulle pareti di roccia nelle Dolomiti. Prosegue il suo cammino alla scoperta dei passaggi più impegnati delle Alpi che gli consentono di accumulare sufficiente esperienza per lanciarsi, nell'inverno del 1999, in una nuova disciplina, il "Dry Tooling" (arrampicata mista di roccia e ghiaccio con l'uso di ramponi e piccozze) dove in due stagioni ridimensiona la scala delle difficoltà reinterpretando i sentieri più difficili di questa disciplina ed aggiungendone di nuovi. Nell'estate '99 corona il suo più grande sogno di rocciatore con la prima salita in libera della via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo, portando il decimo grado sulle pareti dolomitiche, impresa che lo ha lanciato ai vertici mondiali di questa specialità. Nel 2000 organizza la sua prima spedizione all'estero e, con l'apertura di una via nuova, porta il nono grado sopra i 5.000 metri, sulla parete sud dell'Esfinge nella Cordigliera Blanca in Perù. L'anno successivo parte per una spedizione in Pakistan e sulla parete est dello Shipton Spire (m. 5.850), nelle Torri del Trango, apre una nuova via di roccia e, per la prima volta nella storia dell'alpinismo, raggiunge l'obiettivo di portare il decimo grado sopra i 5.000 metri di Photo: Fabio Dandri


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Arrampicare è un'arte Impariamo a conoscere il nostro personaggio.... Mauro "Bubu" Bole

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altitudine. Dal 1999 partecipa alla "Ice Word Cup" ed arriva sui gradini più alti del podio. Inoltre, dal 2000 diventa un alpinista professionista. Collabora con le aziende più rinomate del settore, per alcune delle quali studia attrezzature specifiche. Nel maggio del 2001 riceve "La Grignetta d’Oro", premio attribuitogli da una giuria nazionale come miglior alpinista degli ultimi due anni. Nell'agosto 2002 riceve "Il Pelmo d’Oro", premio alla carriera. Oggi vivere la montagna è per lui una passione, una ragione di vita, una filosofia con la quale comunica, attraverso l’espressione di un gesto atletico, l’insieme delle proprie qualità. Questa è l’arte attraverso la quale l’uomo Mauro Bubu Bole si esprime. Un uomo che esprime un’immensa carica vitale. Il suo atteggiamento verso la vita è di quelli che catturano ed affascinano per la semplicità e la serenità con la quale affronta cose straordinarie. Vederlo appeso per un dito ad una parete di roccia che scivola via nel nulla, per oltre cinquecento metri, duellando con le leggi della gravità, attraverso l’armonia del suo gesto atletico, ci lascia con il fiato sospeso e l’inconfutabile desiderio di comprendere ciò che induca l’uomo a sfidare se stesso, completamente avvolto dall’elemento che più lo appassiona. Forse parlando con lui potremmo capire ciò che ci sfugge, come la presa precaria che a volte abbiamo sulle cose che ci ruotano intorno, per cercare di comprendere il perché di una scelta di vita così diversa da tante altre.

Chi e'... Nome: Mauro "Bubu" Bole Nato: a Trieste 21-05-68 Specialità: Arrampicata / Alpinismo Corporatura: Statura 1.72 peso 67 - 70 Kg Curiosità: Non fuma, ama ascoltare la musica ( sopratutto U2 ), ha una grande passione per il windsurf, mangia di tutto, e non si tira mai indietro ad una bella bevuta con gli amici. Dice di sè: "Sono un egoista, il solito testardo che fa sempre di testa sua... prima penso a me stesso, ma subito dopo arrivano le donne", ed aggiunge, "mi sembra di capire che la parete più difficile da salire sia il rapporto con gli altri alpinisti". Sito web: www.climbubu.com


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Alla scoperta del personaggio Bubu * Il soprannome “ Bubu” da dove viene, ha una storia particolare? Non lo so. Saranno una ventina d’anni che tutti mi chiamano così! Probabilmente hanno tratto ispirazione dal fumetto. Ricordi quell’orsetto che ha sempre voglia di giocare? Mi è simpatico questo nomignolo, semplice, buffo e facile da ricordare. Infondo rispecchia un po’ anche il mio carattere giocoso. * Per quale motivo sono la monta-

zione, e mai del tutto soddisfatto delle realtà oggettive. Credo sia una fortuna. Il giorno che vedrò la fine o la conclusione di qualche cosa, mi dovrò preoccupare! Mi piace pensare che l’alpinismo sia come l’arte, dove l’artista dipinge sulla sua tela con i suoi pennelli, i suoi colori, proprio come l’alpinista, che ha bisogno della sua speciale attrezzatura per arrampicare “a modo suo”. * Fra le tante specialità che hai

gna e l’arrampicata ad appassionarti più di ogni altra cosa? Io arrampico da ventidue anni, amo la montagna, ma sono molte le cose che mi appassionano. Non ho i paraocchi! Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Ad esempio, da una decina d’anni nutro una grande passione per il windsurf…e prima o poi farò un lancio con te! Come vedi c’è molto altro oltre la montagna per me. * So che hai contribuito a questo sport con l’apertura di nuove vie, con apporti tecnici per rendere l’arrampicata più sicura ed agevole. Che differenza c’è, secondo te,

affrontato in quale ti riconosci maggiormente, e perché? Io mi riconosco semplicemente nel gesto! Mi piace fare di tutto! Ogni singola disciplina ha fatto parte di un periodo più o meno lungo della mia vita. C’è una “specialità” nella quale non mi riconosco ancora però. Quella di padre di famiglia… ma forse un giorno arriverà anche questa. Dovrò essere ben allenato per affrontarla! * Fra le tue imprese ve n’è una in particolare che ti ha regalato le emozioni più grandi e più intense? Nell’estate del 2001 ho organizzato

fra coloro che si accontentano di quello che trovano e quelli che invece devono stravolgere le cose, metterle in discussione, migliorarle, cambiarle, come hai fatto tu? Trovo difficile fare un paragone con altri. Contribuire con nuove attrezzature all’evoluzione dell’attività, fa parte del mio approccio alle cose. Io non vedo mai una conclusione, un confine definitivo, una linea d’arrivo in ciò che faccio. C’è sempre spazio per il miglioramento. Ecco perché sono in continua evolu-

una spedizione in Pakistan nelle Torri del Trango su una guglia di quasi 6000 metri. In tre abbiamo aperto una via in arrampicata libera, su una parete verticale di 1000 metri. Questa via l’abbiamo chiamata: “Women and chalk”, (donne e magnesio). Le donne e la polvere che asciuga il sudore delle mani in arrampicata, due cose assolutamente indispensabili nella mia vita. Un nome perfetto per un’impresa così importante. Sono rimasto sconvolto da tante


Xinterview cose in quel paese, non solo dalle pareti delle montagne. * Quanto e come ti alleni? Con gli anni sempre meno… purtroppo i recuperi sono sempre più lunghi! Non mi sono mai allenato in maniera specifica, ma per fortuna sento sempre il desiderio di muovere questa macchina, soprattutto prima che si inceppi! * Che doti sono richieste, secondo te, per diventare un grande arrampicatore? Penso che certe doti, legate più ad una condizione mentale, siano un dono di natura! Il fisico si può costruire, meglio se da giovani. Poi, per alimentare il fuoco deve esistere, di base, una grande passione! * Hai detto che quando arrampichi perdi la cognizione del tempo. Che rapporto hai con il tempo nella vita di tutti i giorni, gli anni che passano, l’idea di invecchiare? Con il tempo ho un brutto rapporto! Mi sembra di essere sempre in ritardo…con la vita! Sono sempre di corsa, mi sembra che le cose mi scappino tra le mani! Sono un egoista…vorrei avere tutto e fare di tutto! Ma il tempo disponibile è quello che è! Con i piedi per terra sembro uno “schizzato”, invece, quando arrampico mi trasformo, sono come sotto l’effetto di un tranquillante…mi muovo con sicura lentezza ed incredibile tranquillità… Che sia una specie di “drogato” di sport e di natura che ha bisogno della sua dose giornaliera di adrenalina per stare tranquillo? Comunque sia, io mi sento molto fortunato ad essere come sono! * Che rapporto hai con la paura? Non mi crederai… ma io sono vera-

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Xinterview mente un fifone! Più passano gli anni e più ho paura, di molte cose, di tutto! Penso però che sia questione di abitudine alle situazioni: se sono attaccato ad un dito a cinquecento metri da terra (sempre con la corda sia ben chiaro) mi sento come in una botte di ferro, al sicuro, nel mio elemento! La maggior parte delle volte che mi trovo in macchina sulla strada penso a quanto facile sia farsi veramente male. Un attimo di distrazione, un stupido sbaglio, magari di qualcun altro, e sei rovinato per sempre!

scalata, di condivisione totale, nella quale magari cercherò di fare qualcosa per coloro che non hanno avuto la mia stessa fortuna. * Che consigli ti sentiresti di dare a chi si avvicina al tuo sport e alla passione per la montagna? Dare consigli è sempre una grossa responsabilità! Potrei dire di fare come ho fatto io: di vivere seguendo il proprio istinto ascoltando se stessi e non quello che ci viene imposto! Ma penso che questo consiglio valga per tutti, non solo per chi vuole arrampicare! * Se dovessi sintetizzare la tua

Per non parlare di quelli che mi sorpassano nella nebbia a chissà quale velocità! Non posso fare altro che esclamare: “guarda questo pazzo, ma dove crede di andare?” Magari è la stessa persona che viene a vedere una mia presentazione in qualche serata…e alla fine se ne va a casa dicendo: “ma guarda questo scemo dove va a cercarsela!” Manca un po’ di buon senso, non credi? C’è da domandarsi chi sia il vero folle fra i due? * Chi è dunque oggi Mauro “Bubu” Bole? Una persona normale, in equilibrio con se stesso, con una gran voglia di

passione per l’arrampicata in poche parole, come la descriveresti? Una miscela di mente e corpo che si muove in perfetta armonia con la natura! Si capisce che il livello tecnico e fisico nell’arrampicata sportiva si è alzato incredibilmente negli ultimi anni, ma si capisce anche che questa disciplina emoziona perché racconta sempre una storia di coraggio e risolutezza; un’esperienza da trasmettere, un sogno da coronare in equilibrio fra forza fisica e gravitazionale in quel mondo che loro, gli alpinisti, definiscono “dimensione verticale”. Ogni minima variabile dona un senso

vivere, ridere, ed amare! Un uomo che cerca di comunicare agli altri le proprie emozioni, paure, incertezze e che ha scelto di condurre una vita singolare, nella speranza che possa servire a qualcuno, oltre che a se stesso! * Cosa vedi nel tuo domani e cosa desideri per il tuo futuro? Questo è molto difficile da dire! Non so neanche cosa farò domani! Sono convinto che prima o poi mi stancherò di questo che chiamo “il mio egoismo”. Allora comincerà una nuova

diverso alle giornate dell’alpinista. Esiste sempre una nuova sfida da tentare , una nuova via da aprire. Dalle parole di Bubu traspaiono la sua umiltà, la sua determinazione e la grande stabilità che le accompagnano. Caratteristiche comuni a molti dei veri personaggi dell’estremo. Il rispetto per la natura ed il desiderio di fondersi con essa, dove l’atleta estremo ha un solo grande rivale: se stesso. Per questo motivo ci offre il modello di un campione diverso da molti altri, in perfetto equilibrio armonico con le proprie aspirazioni.

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La Grande Cu

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8. Il Riso - 7 aprile

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9. Le Zuppe e Minestre 12 aprile

e ancora... 10. I Formaggi 11. Gli Sfornati 12. Le Torte Salate 13. Le Salse e i Sughi 14. Le Torte e i Biscotti 15. I Dolci al cucchiaio 16. Gli Antipasti 17. Le Insalate 18. I Piatti di Frutta

19 aprile 26 aprile 3 maggio 10 maggio 17 maggio 24 maggio 31 maggio 7 giugno 14 giugno


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Photo: Zanda Lux


Xinterview

Ritratto di un un campione nel FreeStyle Motard Marzo - Aprile

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Un ragazzo pieno di energia, molto disponibile, difficile vederlo senza il sorriso stampato in faccia. Quando racconta le sue cose sembra che le parole siano troppo lunghe per la voglia di farcele stare tutte nel suo racconto pieno di aneddoti divertenti. Gira con un Mitsubishi Pick Up enorme, completamente modificato, le frecce sono quelle di una moto, niente paraurti, li ha persi su un argine. Nel vano posteriore ci sono, come trofei e ricordi, le gomme scoppiate delle moto. Ha uno stereo che farebbe invidia ai Pink Floyd in tournè per poter ballare quando ha voglia di farlo, senza dover fare gli orari assurdi della discoteca, tipo mininight ambulante. Dice che quel mezzo sia la sua casa sulle ruote, il suo ufficio… c’è tutto anche la graticola perché in Sardegna, mi spiega, ci si ferma in spiaggia e si cucina il pesce fresco in compagnia degli amici. Conosciamolo questo uragano. *…hai un soprannome vero? Si, qualcuno mi chiama Vinci, o Uragano ma se fai un anagramma del mio nome esce: VINCITORE! * Nel nome una promessa dunque! Quando hai iniziato

Nome: Salvatore Uragano Vinci Nato: a Cagliari il 25-02-1971 Specialità: Campione Freestyle Motard. Attualmente è l’unico che pratica questa disciplina da professionista.

ad andare in moto? Una passione trasmessami dalla mamma, appassionata di moto ed oggi la mia fan numero uno! A 6 anni giravo come un matto invasato su un Fantic Motor Super Racket nell’azienda di famiglia, inventandomi percorsi e saltando ogni genere di ostacoli. A 14 anni credo d’aver stabilito tutti i record di Cagliari e Provincia in Vespa. Impennate e derapate d’ogni genere che eseguivo anche con le moto degli amici che mi capitavano sotto mano. Ho imparato a correre scappando dalle pattuglie


Xinterview dei vigili che ora mi inseguono ancora, non più per multarmi, ma come sostenitori alle mie gare! * Quale è stata la tua prima gara? La prima l’ho fatta con un 250 Yamaha da Cross, con le gomme lisce, per mancanza di sponsor ovviamente! Ma ci davo dentro come un matto. * Un titolo vinto? Primo a Cagliari per il “TuttoSport Super Motard”. Ho faticato per arrivare primo perché non resistevo a fare staccate e numeri da freestyle. Tutti gli altri facevano curve pulite per guadagnare secondi, io arrivavo piegato strano, giocando sospeso fra legge di gravità e cavalli motore… ma passavo spesso avanti lo stesso e ho vinto. * Che cosa è il Freestyle Motard? Corri per vincere e non resisti alla tentazione di eseguire figure libere, con un equilibrio precario apparente. Poi scopri che il traguardo non è la “finish line” all’arrivo ma la vastità della tua fantasia creativa. E’ così che è nata questa nuova disciplina fra le mie mani. * E’ pericoloso? Già che ci penso, l’ultima volta che ti ho visto avevi un braccio ingessato! Sono caduto a piedi! In moto non mi sono mai fatto male…anzi, una volta sola, ma aveva torto marcio chi mi ha investito allo stop! * Com’è una motocicletta per il Freestyle Motard? E’ una moto di serie, la mia è una Honda CRF 450, fornita da Roberto Maxia (Motorvogue) omologata per la strada con qualche piccola modifica: rapporti corti, sospensioni messe a punto da Fabrizio Corda e Giorgio Miscali, cose del genere. Dopo ogni dimostrazione cambio molte parti meccaniche. Gomme che Marzo - Aprile

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scoppiano… tutto viene molto sollecitato durante le mie esibizioni. * Ne sei l’inventore? Sei l’unico che pratica questa disciplina per ora? Si potrei dire di essere l’unico. Momo, Fabio Momina, che fa lo speaker per tutte le gare di Cross, mi ha notato ad una gara ed io ho scoperto così di avere uno stile tutto mio e solo mio. C’è un amico di Pavia che ha iniziato a provare qualche figura. Max Manzo, campione di Super Motard, ci ha provato anche lui a fare qualche d’uno dei miei numeri, ma dice che sono cose che faccio solo io! Quindi devo credergli! * Allora sei tu che detti le regole del gioco?

Per ora direi di si. E successo così anche con il Freestyle Motocross per altri, diventando in seguito una disciplina che si è staccata dal Motocross classico, facendo storia a sé. Spero succeda anche con il Freestyle Motard. * Dai dei nomi alle tue figure? Mi piacerebbe trovare nomi in dialetto sardo, visto che sono DOC. Credo possa essere divertente. * Per esempio? “Sa Croccada”, la dormita, cioè quando mi appendo alla moto strisciando sull’asfalto sdraiato come se dormissi, o “Bruncu Annanti” camminare sulla ruota davanti, quando mi impenno sulla ruota anteriore… * Divertente… e dove trovi l’ispirazione per inventare nuove figure? Me le sogno! Si, è proprio così, le sogno di notte e poi di giorno le provo subito, magari confrontandomi anche con gli amici. A volte nascono a tavolino, fra una birra e l’altra fuori a cena. Altre invece, non saprei dire da dove arriva l’ispirazione. Viene e basta! * Dove si pratica? Servono pista o fondi particolari? Alle sei del mattino, prima che arrivino gli operai e gli autisti in azienda provo le figure nel piazzale. Il fondo ideale è d’asfalto, ma anche l’asfalto accidentato va bene, mi riesce lo stesso! * Bisogna allenarsi in qualche modo particolare per diventare bravi a praticare questa disciplina? Tutte le gare che posso fare le faccio, Motocross, Motard… ma credo che sia una cosa che ti arriva da dentro, una specie di feeling con la moto. * Costa molto? Si, costa molto, ma con le esibizioni e qualche sponsor me la cavo, pistoni,


Xinterview frizioni, gomme vanno cambiate ogni volta. * Pratichi altri sport, o questa è la tua unica grande passione? Lavoro un sacco… ma non è uno sport, vero? Procaccio cibo per la mia iguana... scherzi a parte, forse direi che la moto è la mia unica grande passione sportiva! * Che emozioni ti provoca questa disciplina? Mi tiene lontano dalla città, non faccio esperimenti per strada, li faccio nel mio cortile, o in pista. Poi mi piace il contatto con la gente alle esibizioni. Il loro entusiasmo mi da la carica. Io, la mia moto e il pubblico! Credo proprio di essere assuefatto all’adrenalina che mi procura! * Se dovessi descrivermela per convincermi a provare, cosa mi diresti? Insomma… perché proprio Freestyle Motard? E’ sicuramente un’emozione diversa. Dominare la moto per portarla agli estremi. Un motore che romba, l’asfalto che scorre e tu che lo sfiori su una ruota, col manubrio a terra… come se la forza di gravità per te non esistesse! Non è pericoloso, è un gioco di equilibri e di forze fra te ed il tuo potente destriero. Un mondo da vivere!

Salvatore mi ha persuasa! Non a provare, cosa che al momento riesce solo a lui. Sicuramente andrò a vede-

...Un motore che romba l'asfalto che scorre e tu che lo sfiori su una ruota col manubrio a terra ......…

re una sua esibizione. Se vi capita di sentire un motore che grida ribelle su di giri ed annusate l’odore delle mescole di gomma che si sciolgono sull’asfalto, saprete che c’è un Uragano in arrivo. Non perdetevelo!

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Photo: Dario Ferro

Bambini non crescete, crescere significa perdere i propri sogni. Una frase anonima, letta su una panchina a Biella, quando ero giovane. Sognare, la mia filosofia di vita, non posso e non voglio fare a meno di queste sensazioni, che mi accompagneranno per sempre. In quest’ottica è nata la mia ultima esplorazione di un torrente, la realizzazione di un’avventura fortemente voluta ma anche fortemente temuta. Obiettivo assolutamente non banale, in cui tecnica e fisicità si devono sposare, amicizia e passione sono una cosa sola. Per sei lunghi mesi ho controllato giornalmente con il binocolo, in orari diversi (al mattino verso le otto, al pomeriggio alle quattordici e di sera alle diciotto), per valutare la reale portata dell’acqua, che cambiava continuamente da un’ora all’altra, da un giorno all’ altro in base alla temperatura esterna, cercando anche di scoprire i segreti, di cio the a mio avviso sarebbe stata (se riuscita) la discesa piu lunga e difficile di un torrente delta Valle D’Aosta.ll torrente in questione si chiama Torrente della Brenva. Il nome è sinonimo di qualità e difficoltà. I1 Torrente della Brenva, nasce dal ghiacciaio di Entreves, tra 1’Aiguille D’Entreves e l’Aiguille della Brenva, a circa 2700 mt. di altitudine, il luogo: Massiccio del Monte Bianco. Una follia, con le poche persone alle quali avevo parlato del mio progetto, dicevano e quasi impossibile, nessuno è mai sceso da lassù, vuoi per il pericolo del ghiacciaio, vuoi per le continue scariche di sassi che precipitano dalle pareti sovrastanti. Gia, una bella sfida, ciò che ci vuole per farmi provare nuova adrenalina. Da troppo tempo non vivo una bella avventura, le ultime le avevo condivise con Mike Horn, del Sector No Limits Team, avevamo disceso il Rio


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Vertical

Adventures a scuola di montagna

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delle Amazzoni, in Amazzonia e il Colca Canyon in Perù con l’Idrospeed. Tempi sfuocati, che avevano bisogno di una nova linfa, per ricordarmi, che ho sempre vissuto di sogni e di avventure con amici. Ovviamente tutti i progetti, grandi o piccoli, belli o brutti, hanno una mente (sana o pazza) che li ha partoriti; ed infatti quasi come l’attesa di un bambino, è il tempo che mi ha occupato questo progetto. Ne ho parlato con tre miei amici che condividono la mia stessa passione, Alessandro Cerise, Istruttore di Canyoning A.I.C, Antonio (Toto) Pullia, Federico Mattioli, che per un imprevisto, all’ultimo istante ha ceduto il suo posto a Fabio Milleret, oltre che il torrentismo, facciamo tutti lo stesso lavoro, i “rocciatori”, ossia montiamo le reti, paramassi, paravalanghe, in montagna, lavoriamo tutto il giorno sulle corde. Passione e fantasia che prendevano contorni precisi ad ogni riunione. Durante l’ultima riunione con i miei compagni di viaggio (perchè di un viaggio si è trattato), duramente avevo detto: ”ora o mai più, dobbiamo scendere entro una settimana”. Avevamo rinviato più volte la discesa, la temperara esterna sempre più bassa, la neve scesa a basse quote, le giornate sempre piu corte imponevano una data, e avevo fermamente detto che sarei sceso anche senza tutti i componenti, la mia voglia di vivere quell’avventura cosi tanto desiderata, superava la noiosa attesa. Volevo assaporare quell’avventura che sapevo intensa e non vi era nessun motivo per attendere oltre, le condizioni erano ancora buone, ma potevano peggiorare in poco tempo. E finalmente arriva il momento tanto desiderato, io e Toto saliamo in funivia fino al Pavilion a quota 2174mt con tutto il materiale.


Xstory Decidiamo di salire (ovviamente a piedi) fino al ghiacciaio di Entreves, da dove nasce il torrente della Brenva, a circa 2800 mt, per trovare una via di salita, in quanto non ne esiste una e di notte con quasi quaranta chili a testa dentro gli zaini sarebbe stato difficile e faticoso cercare dei passaggi sicuri. Una ricognizione diventava quindi obbligatoria. Seguendo le tracce di sentiero lasciate dai camosci e stambecchi, riusciamo ad arrivare in due ore e mezza al ghiacciaio, ma è subito evidente che con gli zaini carichi ed al buio, sarebbe stato molto pericoloso salire per lo stesso percorso. Decidiamo quindi di fare una traccia di salita, mentre scendiamo, costruiamo ventidue omini di pietra alti quasi un metro ciascuno, un filo di Arianna che ci avrebbe condotto al ghiacciaio anche con poca visibilita. Ritorniamo al Pavilion soddisfatti del nostro sopralluogo e del lavoro svolto, alle ventuno, arrivano Alessandro e Fabio, mangiamo qualche cosa tutti insieme, li mettiamo al corrente di ciò che io e Toto abbiamo fatto e incominciamo a dividere tutti i materiali. Due trapani Hilti T6, tre batterie, 6 punte da 10 mm, tre da 8 mm, materiale per trenta soste, tre corde da 10 mm, lunghe 65 metri, semistatiche, farmacia completa, viveri per due giorni, pile frontali, telefono per il soccorso, maniglie, croll, shunt, carrucole e moschettoni, mute stagne con sopramuta speleo, scarponi da trekking, ovviamente caschi sempre in testa, avevamo tutto il materiale che serviva per fare una bella esperienza in totale sicurezza. Alle cinque di mattina partiamo, nella nebbia le nostre lampade frontali creano uno schermo piatto, non si vede nulla ed il terreno è reso pericoloso da un sottile velo di ghiaccio, la temperatura è di meno otto gradi. Gli omini costruiti il giorno prima, si rivelano la mossa vincente, in circa tre ore arriviamo al ghiacciaio. L’alba ci sorprende mentre infiliamo le mute lo spettacolo è bellissimo un mare di nubi sotto di noi, l’azzurro terso sopra le nostre teste, ad est tutte le sfumature che le nostre fantasie hanno sempre sognato. Io ho vissuto tante albe e tramonti in alta quota, essendo l’alpiMarzo - Aprile

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nismo e quindi la montagna, linfa per la mia vita, ma la natura riesce sempre a stupirmi ed emozionarmi. E’ ora, il rumore del trapano infrange un silenzio irreale, un’insulto alla riservatezza delle montagne, che con grande maestosità ci sovrastano, ma noi questa volta siamo saliti in montagna, per vivere un’avventura verticale in discesa e per scendere dobbiamo attrezzare; “credo the la montagna perdoni la violenza creata da quattro piccoli uomini ma con grandi aspirazioni”. Ci guardiamo intorno e soprattutto sotto di noi, riusciamo veramente a comprendere quanto è grande ciò che ci circonda e per ciò lo temiamo e lo rispettiamo. Prima calata di trenta metri, tutti i pensieri ormai hanno alla concentrazione assoluta, partiti!!, indietro non si torna. Le calate si susseguono, in un luogo fuori dal tempo, la temperatura rimane tra i meno otto/nove gradi, intorno a noi neve, ghiaccio, acqua, sopra di noi le montagne che sembrano osservarci ed a ricordarci dove siamo. Le teniche della corda singola e tutte le manovre sviscerate dalla Scuola Nazionale Canyoning dell’ A.I.C, della quale io faccio parte come Istruttore Formatore, ancora una volta si confermano vincenti! Dopo circa cinque ore di discesa ed aver divorato 700 metri di dislivello, ci concediamo una breve pausa. II mare di nubi ci avvolge ormai da ore, i nostri caschi, guanti e scarponi, sono coperti dal ghiaccio, le nostre facce sono rosse come peperoni, infreddoliti ma contenti di ciò che stiamo vivendo. Mangiamo qualche cosa, ripenso a tutti i miei amici che da lassù mi stanno osservando, quante strade hanno diviso la mia dalla loro, chissà nei loro cieli, cosa provano, cosa vedono, come vivono.


Xstory E’ un’attimo, la concentrazione si riattiva, si riparte Ci aspettano ancora almeno 500 metri di discesa, assolutamente non banali, visto le condizioni, freddo,ghiaccio etc. Il trapano ritorna a vivere, le punte da 10mm. continuano a morire; ne abbiamo rotte quattro, il granito del Bianco si rivela più duro della tecnologia anche se questo ci fa piacere, ci crea anche qualche preoccupazione, infatti abbiamo ancora due punte da 10 mm e due da 8 mm e poi, non ci voglio pensare, perchè se dobbiamo bucare a mano con il martello è meglio che chiamiamo i nostri genitori e li avvertiamo che torneremo tra un mese o giù di li. Il trapano lavora, gli armi si armano da soli, le corde escono dai kit boule e si dispongono perfette per la discesa, tutto va come deve, siamo attrezzati negli zaini, nel cervello a nel cuore, ipermotivati e questo ci rende molto forti. Arriviamo a circa duecento metri di dislivello dalla fine del Torrente, si intravvede la nostra macchina, portata gentilmente da Jacopo Bufacchi, guida alpina di Courmajeur. Vedo una strana euforia tra i miei compagni, decido di bloccare all’ istante questo stato euforico pericoloso. Capisco, che siamo stanchi, abbiamo freddo, non vediamo l’ora di finire, sono ormai 11 ore che siamo infilati tra queste montagne, capisco tutto, ma capisco anche che un minimo errore sarebbe un disastro. Ci aspettano ancora calate tra i 50/60 metri, il tutto ricoperto di ghiaccio, non possiamo permetterci errori, impongo a tutti, me compreso, la massima concentrazione. Ripartiti, anche l’ultima punta da

10mm ci abbandona, l’ultima calata compreso il mancorrente abbiamo bucato da 8mrr 65 metri di calata stupendi. Eccoci arrivati nel mondo orizzontale, la verticalità è alle nostre spalle, di fronte a noi la morena del ghiacciaio del Miage, sotto noi scorre la Dora delta Val Venj, ci stringiamo le mani e ci diamo grandi pacche sulle spalle. E’ fatta, un altro sogno realizzato, un’avventura pulita, fatta tra amici, che hanno messo a disposizione la loro conoscenza e tecnica per realizzare un bel progetto. Le congratulazioni di Massimo Datrino, Presidente delle Guide Alpine Valdostane, da un valore aggiunto a ciò che avevamo appena realizzato, la prima discesa del Torrente della Brenva, un sogno desiderato, amato, custodito, oggi realtà. Che bello, di questo voglio vivere, circondato da persone che hanno un cuore fantasia ed un pizzico di follia sempre presente; voglio vivere una vita intensa, voglio vivere di emozioni, voglio crearmi le emozioni, lo desidero come ventanni fa. Il desiderio non ha tempo e le emozioni non hanno un colore, io cerco di unire le due cose e dare a loro il colore azzurro del cielo, il verde smeraldo dei torrenti di montagna ed il bianco dei ghiacciai, questo è l’arcobaleno in cui vivo e respiro a del quale non posso farne a meno. Grazie di cuore ad Alex, Toto, a Fabio, che hanno permesso tutto ciò. Dario Ferro www.verticaladventures.it

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Hot Team peperoncino team una nota piccante nel panorama del Triathlon Italiano

Il team del nostro primo numero è piccante e brioso, attento alle evoluzioni della disciplina e alla preparazione fisica e atletica dei suoi componenti. Fondato da Gianfranco Mione atleta team manager da anni lavora con passione, dedizione e professionalità. Un capitano vulcanico, iperattivo, frizzante, anzi… “speziato”. Poco più che trentenne, capitan “Mioniko” inizia la sua carriera da triatleta a 18 anni: la sua società di pallanuoto (Torino 81-Cerea) apre una sezione di triathlon e lui, spinto dall’allora presidente Biglia, ci prova. Oggi, dopo 14 anni, Gianfranco è uno dei migliori triatleti

italiani, sicuramente il più “infuocato” di tutti, si allena, gareggia con successo, gestisce un intero team di campioni; campioni del calibro di VLADIMIR POLIKARPENKO un’atleta d’altri tempi, fisico asciutto e nello stesso tempo possente, è un ragazzo determinato e volitivo, disponibile e simpatico, la sua passione è lo sport, la sua dedizione negli allenamenti e nella vita di tutti i giorni è unica, gira il mondo con passione per essere uno dei triathleti più forti al mondo. Vladimir è stato fino novembre scorso il n° 2 al mondo attualmente e il n° 4, n° 1 in Italia e vincitore della coppa del mondo 2003.

Corre per il team italiano Peperoncino e per la sua Nazione l’Ucraina. Un team che ha raggiunto una notorietà al pari dei migliori a livello internazionale. Il triathlon è una disciplina che prevede il susseguirsi senza soluzione di continuità di tre sport: nuoto, bicicletta, corsa. Un connubio fantastico, richiede forza, concentrazione e tanta energia, una disciplina in grado di veicolare e trasmettere ideali di aggregazione, divertimento, benessere, libertà, movimento e natura, ideali che solo lo sport può trasmettere. Sport dotato di grande


Xteam spettacolarità, il triathlon si evidenzia per la crescita vertiginosa di tutto il movimento, testimoniata dall’aumento di manifestazioni e un crescente seguito di atleti giovanissimi. Sport che da la possibilità di cimentarsi su diverse distanze e consente un’ampia partecipazione ad atleti di tutte le età. Nato nel 1970 approdato in Italia nel ’74 Nel 2000 viene inserito nel programma Olimpico (Sidney), per poi continuare a diffondersi in un pubblico sempre più ampio. Il suo fascino è legato agli ambienti in cui si svolge e al fatto che l’atleta vive in sequenza, senza soste, con un unico sforzo, la fluidità del nuoto, la velocità del ciclismo e la resistenza della corsa. Preparate con cura tutto l’occorrente in zona cambio. Infilatevi la muta e, attraversando la spiaggia, avvicinatevi al mare: è lì che comincia la vostra avventura. Percorrete un chilometro e mezzo nuotando. Poi salite in bicicletta e pedalate vorticosamente per quaranta chilometri. Scendete al volo dal sellino, cambiate scarpette e lanciatevi negli ultimi dieci chilometri di corsa. Quando riuscirete a tagliare il traguardo davanti a tutti avrete compiuto una vera impresa e meriterete applausi incondizionati, grande onore e gloria! Le gare di triathlon olimpico si svolgono sulle distanze di 1.500 metri di nuoto, 40 Km di ciclismo e 10 Km di corsa. Ci sono poi gare di chilometraggio ben più consistente. E’ il caso dell’Ironman, che si svolge sulla distanza di 3.800 metri di nuoto, 180 Km di ciclismo e 42 Km di corsa. www.peperoncinoteam.it

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Fumo D'Acqua che Tuona Le cascate, maestosi muri d’acqua incorniciati da una natura lussureggiante, hanno sempre attirato l’attenzione del viaggiatore curioso. David Livingstone (1813-1873), missionario, medico e scienziato scozzese, esplorò per oltre trent’anni il continente africano. Nel 1855, dopo aver sentito parlare di una magnifica cascata, preparò una spedizione verso quelle che oggi conosciamo come Cascate Victoria, così battezzate da Livingstone in onore della regina d’Inghilterra, al confine tra Zambia e Zimbabwe. Chiamate dalla tribù Makololo “Mosi-oaTunya’”, e cioè “fumo d’acqua che tuona”, le cascate sono formate dal maestoso Zambesi, largo in quel punto 1700 metri, che nel periodo di piena ha una portata di oltre mezzo milione di metri cubi d’acqua al minuto. Le cascate possono essere raggiunte in aereo, auto e treno. Quest’ultima soluzione è la più comoda. Si viaggia sulle lussuosissime carrozze d’epoca del “Blue Train”, trainate da locomotive a vapore e si percorre il ponte in ferro, sospeso sulla gola Batoka, voluto da Rhodes nel 1900. Numerosi sono i punti panoramici, ma chi vuole avere una visione d’insieme e apprezzare interamente la grandezza delle Cascate Victoria e l’impeto dell’acqua che si riversa nelle gole, deve farlo dall’alto, o meglio, da un aereo. Magari con il “Flight of the Angels”, il volo su piccoli aerei da turismo che arrivano dagli stati vicini come Zambia, Sudafrica e Botswana. Chi ama le sensazioni da brivido può scegliere di volare su un bimotore della società Batoka Sky, con piloti professionisti ed in totale sicurezza. Le Cascate Victoria sono diventate negli ultimi la “Adrenaline Capital” dell’Africa meridionale. L’offerta è davvero ampia (vedi box!): whitewater rafting nella Gola Batoka; Bungi Jumping dai 111 metri del Victoria Falls Bridge; oppure abseiling, tandem kayaking e canoeing sullo Zambesi.

Le grandi Cascate Uno spettacolo naturale che sazia la fame di avventura e la sete di emozioni forti. Acqua nella forma piu' impetuosa e suggestiva.


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Victoria Falls White Water Rafting Alcune tra le più grandi rapide del mondo e scenari mozzafiato come il Bakota Gorge. Assolutamente da non perdere! Contattate gli specialisti del settore a Livingstone: Bundu Adventure; Safari Par Excellence www.safpar.com e Touch Adventure www.touchadventure.com

3, 2, 1 Bungi Victoria Falls Bungi Bridge: 111 metri di pura adrenalina africana! Il ponte segna il confine tra Zambia e Zimbabwe: non dimenticate il vostro passaporto! Shearwater Adventure www.shearwateradventures.com con base a Victoria Falls, offre diversi tipi di bungi: standard; Star Elevator; Shooting Star; Back Dive e Tandem. Da novembre a febbraio, il servizio potrebbe venire sospeso a causa delle piogge. I prezzi vanno da US$ 75 per una persona, a US$ 105 per un tandem bungi jump.

Riverboarding Il Riverboarding nasce a Queenstown, Nuova Zelanda nel 1989. Si tratta di “surfare” le rapide su delle body boards, accompagnati da una guida. Scegliete tra “High Water” (da febbraio a luglio) e “Low Water” (da agosto a gennaio): a seconda del livello di piena del fiume cambiano le rapide e quindi gli spots. Nella stagione di piena, si parte solo se il livello del fiume lo permette e solo su prenotazione; nella stagione più tranquilla le partenze sono quotidiane, con almeno due partecipanti. www.safpar.com

In Ultraleggero Batoka Sky a Livingstone, Zambia offre la possibilità di sorvolare le cascate Victoria a bordo di ultraleggeri. L’esperienza è davvero unica ed indimenticabile. Si può scegliere tra voli di 15 e 30 minuti. Per motivi di sicurezza non è possibile portare con sé la macchina fotografica. Le foto vengono fatte dal pilota tramite un apparecchio montato sull’ala dell’ultraleggero. www.batokasky.com

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Le cascate di Jimmy Angel Sono le cascate più alte del mondo: si tuffano nel vuoto per 979 metri dall’Auyan Tepuy, l’altopiano più vasto del Massiccio della Guayana, in Venezuela. Queste meravigliose cascate, note anche come Salto Angel, prendono il nome dall’avventuroso pilota americano Jimmy Angel, che nel 1937, mentre cercava una misteriosa miniera d’oro, fu costretto ad un atterraggio di fortuna sull’Auyan Tepuy. Angel e gli altri due membri della spedizione dovettero tornare indietro a piedi. Durante la discesa, che durò 11 giorni, Angel potè vedere di persona e quindi confermare l’esistenza di una cascata che sembrava cadere direttamente dal cielo. Fu poi una spedizione del National Geographic, nel 1949, a misurare con precisione la cascata, ma soltanto tre anni dopo, con la pubblicazione dell’articolo sulla spedizione stessa, le Cascate Angel diventarono note al grande pubblico. Oggi le cascate sono la più celebre meta turistica del Venezuela. Situate all’in-

Salto Angel e' la cascata piu' alta del mondo, uno spettacolo nello spettacolo. Gli Indios Pemones che vivono in questa regione raccontano da sempre la leggenda dell'Ayuan Tepuy: "Chi, se non gli spiriti che vivono sulla sommita' della montagna, poteva realizzare un'opera naturale cosa' impressionante?"

terno del Parco Nazionale di Canaima, richiamano ogni anno migliaia di visitatori. Il parco, a causa delle frequenti precipitazioni, offre una flora ricca e varia: la fitta foresta equatoriale si alterna a savane in quota. Con un po’ di fortuna si possono avvistare giaguari, tapiri e numerosissime colonie di pappagalli e tucani. Il parco non può essere raggiunto via terra. I voli di linea partono da Caracas e Ciudad Bolivar.


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Angel Falls Base Jumping E' un acronimo per Building, Antenna, Span, Earth: il nome descrive bene la differenza fondamentale tra questo tipo di salto e lo skydiving: invece di saltare da un aereo, i BASE jumpers lo fanno da punti fissi come palazzi, antenne, o precipizi. Saltare dalle Angel Falls è il sogno di ogni BASE jumper. L’americano Tom Sanders organizza da anni spedizioni alle Angel Falls, della durata di 7 giorni, in collaborazione con alcuni jumpers venezuelani. Il viaggio stesso è un’avventura: ci si sposta in aereo, elicottero, in canoa sul fiume, e poi si salta dalle cascate più alte del mondo! L’organizzazione pensa a tutto: ritiro bagagli, transfert, permessi, assistenza e logistica. Ogni partecipante ha a disposizione un solo lancio. Con l’elicottero dal campo-base nella giungla, si raggiunge il launch point, e in due/tre ore tutti i partecipanti (max 25) effettuano il proprio salto. Poi l’elicottero riporta tutti al campo-base. Per info: www.aerialfocus.com

Trekking-Avventura Il tour operator Angel Eco-Tour, con sede a New York e Caracas, offre la possibilità di trascorrere otto indimenticabili giorni, immersi nella natura, a stretto contatto con la tribù locale dei Pemòn. Il trekking si svolge all’interno del Canaima National Park: si cammina a piedi, si nuota, si percorre il fiume a bordo dei curiaras, grandi canoe locali. Consigliamo questo viaggio-avventura non solo agli amanti del trekking, ma anche a chi desidera conoscere culture diverse e ricche di tradizioni. Per info: www.angel-ecotours.com

La Grande Acqua Iguazu, nella lingua Guarani, significa “grande acqua”. E nessun altro nome descrive meglio quelle che sono le più maesose cascate dell’emisfero occidentale. Circa venti metri più alte delle cascate del Niagara, ampie il doppio, le cascate Iguazu sono formate da un sistema di 275 cascate che si estendende su circa 3 chilometri. Tanta bellezza e magnificenza stupirono anche Eleonor Roosevelt, moglie del presidente degli Stati Uniti, che durante una visita al Parco Nazionale scrisse solo due parole nel registro degli ospiti: “Poor Niagara!“. Le cascate Iguazu si trovano al confine tra Brasile e Argentina e sono state dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1986. L’Iguazu Falls National Park si estende su entrambi i versanti, ma mentre su quello brasiliano i punti dai quali ammirare le cascate sono più panoramici, il versante argentino offre accessi più vicini e percorsi più interessanti e lunghi. Gli ingressi al parco sono situati a Foz do Iguazu, in Brasile e a Puerto Iguazu, in Argentina. I periodi migliori per visitare le cascate Iguazu sono la primavera e l’autunno, da marzo a giugno: l’estate è infatti molto calda e umida e d’inverno il livello dell’acqua potrebbe essere basso.

La centrale idroelettrica di Itaipu Situata sul fiume Paranà, nel tratto che divide il Brasile dal Paraguay, 14 km a nord del ponte dell’Amicizia, operativa dal maggio 1984, quella di Itaipu è la più grande centrale idroelettrica in attività al mondo. L’area interessata al progetto si estende a sud, da Foz do Iguazu, Brasile a Ciudad del Este, Paraguay; a nord da Guairà, Brasile alle cascate Guairà, Paraguay. La capacità di Itaipu è enorme: 12.600 MW, con 18 generatori da 700 MW ciascuno. Nell’anno record 2000 ha prodotto 93.4 miliardi kWh, fornendo il 95% dell’energia utilizzata in Paraguay e coprendo il 24% del bisogno energetico del Brasile. Tra febbraio e maggio 2004 entreranno in funzione altre due unità da 50 e 60 Hz che porteranno la capacità di Itaipu da 12.600 a 14.000 MW. La centrale è aperta ai visitatori e l’ingresso è gratuito. Vengono offerte tre tipologie di visita: visita turistica, visita speciale e visita tecnica. La prima, per tutti, si concentra sulla parte esterna e viene effettuata a bordo di un autobus; la seconda, necessita di prenotazione e prevede tre fermate. La terza visita è destinata a tecnici del settore (ingegneri, studenti, meccanici etc). Da non perdere, la visita notturna con la centrale completamente illuminata.

Iguazu Falls Marzo - Aprile

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ANGEL

VICTORIA Programma di viaggio 1° - 2° giorno: arrivo su Johannesburg e partenza per Città del Capo, 3° - 4 giorno: escursione al Capo di Buona Speranza per la visita delle foche e dei famosi pinguini di Boulder. 5° giorno: trasferimento in volo verso Johannesburg e con la giuda italiana verso la città di Pretoria e la regione dello Mpumalanga 6° - 7° giorno: tour con la famosa Panorama Route, fotosafari a bordo di 4x4 guidati da ranger professionisti, nella Riserva Privata Kuname. 8° - 9° giorno: trasferimento in aereo per le meravigliose Victoria Falls. Nel pomeriggio un’indimenticabile crociera al tramonto sulle rive del fiume, durante la quale, si potranno avvistare animali all’abbeverata. 10° - 11° giorno: visita guidata delle spettacolari cascate che nascono dal fiume Zambesi 12° giorno: rientro in Italia a Milano in mattinata Tariffe Partenze di Aprile e Maggio da Milano per Johannesburg Durata 13 giorni e 10 notti Tour del Sud Africa incluse 2 notti alle cascate Vittoria Trattamento di mezza pensione Quota con volo di linea da Milano su base doppia A partire da € 2560,00 Passaporti, Visti e Vaccinazioni E’ necessario il passaporto con validità di sei mesi. Nessuna vaccinazione è obbligatoria. Per la zona del Parco Kruger è consigliata la profilassi antimalarica da Marzo ad Ottobre Fuso orario + 1 ora rispetto all'Italia (nessuna differenza quando vige l'ora legale).

Programma di viaggio 1° giorno: Italia – Caracas 2° giorno: Caracas – Parco Nazionale Canaima con Lodge e volo interno 3° giorno: volo interno dal Parco Nazionale verso Ciudad Bolivar con escursioni nel coloratissimo centro storico coloniale,recentemente ristrutturato,con guida in italiano. 4° giorno: volo interno da Ciudad Bolivar al Parco Nazionale Los Roques con le varie escursioni in barca verso gli atolli corallini del parco 5° - 7° giorno: Parco Nazionale Los Roques con altri atolli e un mare indescrivibile 8° giorno: Parco Nazionale Los Roques, Caracas e rientro in Italia. Tariffe Partenze di Aprile e Maggio da Milano per Caracas Durata 9 giorni e 7 notti Quota con volo di linea da Milano su base doppia A partire da € 2198,00 Passaporti, Visti e Vaccinazioni Per i cittadini italiani è sufficiente il passaporto in corso di validità con scadenza non inferiore a 6 mesi dalla data di arrivo in Venezuela. Non è richiesta nessuna vaccinazione obbligatoria, sono però consigliate quelle contro la febbre gialla e la profilassi antimalarica per chi si reca nelle regioni amazzoniche dell'Orinoco e della Guyana venezuelana. Fuso orario -5 ore rispetto all'Italia (- 6 quando vige l'ora legale).

Per Informazioni contattare: ALIMATHA VIAGGI alimathviaggi@libero.it tel. 045/7952122 fax 045/7952126

IGUAZO Programma di viaggio 1° - 2° giorno: Italia – Rio de Janeiro (con escursione alla famosa statua del Cristo Redentore alta 38 m, che sembra voler abbracciare la città e da cui si gode un magnifico panorama) 3° - 4° giorno: Visite facoltative a Rio compresa la famosa spiaggia di Ipanema e Copacabana, oppure effettuare la salita al famoso Pan di Zucchero,o alle isole tropicali. 5° giorno: Partenza in aereo per Iguassù, nel pomeriggio visita delle cascate dal lato argentino. 6° giorno: mattinata a disposizione per la visita facoltativa delle cascate del lato brasiliano, nel pomeriggio trasferimento all’aeroporto e partenza per Salvador de Bahia 7° - 8° giorno: visita di Bahia con le spiagge, la città vecchia e le chiese barocche. 9° giorno: trasferimento all’aeroporto e partenza per l’Italia, via San Paolo 10° giorno: arrivo in Italia nel pomeriggio. Tariffe Partenze di Aprile e Maggio da Milano per Rio de Janeiro Durata 10 giorni e 7 notti Quota con volo di linea da Milano su base doppia A partire da € 1650,00 Passaporti, Visti e Vaccinazioni E’ necessario il passaporto con almeno validità di sei mesi dalla data d’ingresso in Brasile. Per chi transita dagli Stati Uniti dal 01/10/03 è necessario il passaporto a lettura ottica. Nessuna vaccinazione è obbligatoria. Per la zona della foresta Amazzonica è consigliabile la profilassi antimalarica. Fuso orario -4 ore rispetto all'Italia (-5 quando vige l'ora legale).


Un solo vantaggio

Nessuna scorciatoia

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foto di: Ronchini Raider: Aron Pacifici

Vita da CameraMan Davanti ad ogni atleta ripreso corrisponde un atleta che riprende Quando vediamo qualsiasi gesto sportivo, soprattutto realizzato nell’ambito di una esperienza di sport estremi, quasi non facciamo caso al fatto che quella ripresa o quella foto è stata realizzata grazie a qualcuno che in quel momento era lì accanto all’atleta fianco a fianco con lui in quella impresa. La categoria dei cameraman “estremi” è una categoria a parte è l’esaltazione della inquadratura spettacolare, è l’utilizzo degli ultimi ritrovati della tecnologia, legata alle microcamere

ed al digitale. Attrezzature leggere e poco ingombranti per essere a tu per tu con il momento dell’impresa. In Italia la storia degli sport estremi è particolarmente giovane ma in forte espansione e così si stanno sempre più specializzando figure professionali di operatori che dedicano il loro lavoro alla realizzazione di riprese estreme. La ricerca di un cameraman estremo è senz’altro la spettacolarizzazione e la documentazione dell’immagine, ecco dunque l’utilizzo delle camere montate sui caschi dei rider,

sulle tavole e sulle vele da windsurf e kitesurf, ed ancora l’esaltazione di un angolo di ripresa particolarmente spettacolare e l’utilizzo di grandangoli per catturare salti ed evoluzioni da distanze molto ravvicinate. Una realtà che opera in Italia ormai da quasi 4 anni nel campo della video produzione sportiva è il marchio SPORTESTREMI.ORG, legato alla società Ang creazioni srl, che ha fatto di questa attività il suo core business, specializzandosi nelle riprese più improbabili sia in acqua


Xbackstage foto di: Luca Carta Raider: Alvaro Dal Farra

che in montagna. Nata per gioco dalla passione di tre ragazzi di Roma è oggi una realtà nel settore, una esperienza maturata sul campo che oggi la colloca come leader del mercato nelle riprese di sport estremi. Abbiamo avuto anche la possibilità di conoscere il producer di AnG, Damiano Ticconi ed il cameraman storico della società Daniele Faretto, impegnato in molte delle produzioni televisive della società, al seguito di tantissimi campioni delle varie discipline estreme e con loro abbiamo

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avuto modo di scoprire alcuni dei segreti di tale ambiente, le difficoltà che si possono incontrare nelle diverse situazioni limite che si incontrano in questo genere di lavoro. “La particolarità di tali produzioni, la necessità di operatori specializzati con esperienze dirette alle spalle e di attrezzature dedicate ed adattate a questo genere di produzioni, ha fatto sì che la AnG, dotata di una forte esperienza nel settore, in poco tempo abbia avuto la possibilità di collaborare con alcune importanti realtà televisive italiane attente alle nuove tendenze, come Real tv o Sky tv, nonché ad affiancare alcune delle

foto di: Andrea De Maria Sub: Daniele Fravretto

migliori aziende del settore per la realizzazione di materiale fotografico e video”; ci dice Damiano che poi analizza anche la situazione attuale, che è in costante e continua crescita, “L’attenzione sempre maggiore nei confronti dei target di tali discipline sportive, ha poi recentemente stuzzicato la voglia anche di moltissime aziende extrasettoriali che hanno impostato intere campagne pubblicitarie sfruttando l’impatto di lifestyle e di glamour che tali sport continuano ad esercitare sul pubblico dei più giovani”, una analisi attenta che ci permette di capire come in effetti il mondo degli sport estremi sia oggi

non solo un ambiente per pochi appassionati ma stia diventando qualcosa di più esteso, un modo di vivere lo sport a 360 gradi in grande libertà. Una passione che sta oggi vivendo un ricambio generazionale e che quindi vede ormai appassionati nelle diverse fasce d’età anche quelle che un tempo erano proiettate verso sport più tradizionali. Conoscendo meglio Daniele Favretto, scopriamo che tra le altre specialità Daniele ha una particolare esperienza come operatore subacqueo, e questo gli permette di seguire in particolar modo agli atleti di sport acquatici come il kitesurf , il suf ed il wind


Xbackstage surf, molto da vicino. Daniele, ci spiega, è entrato nelle acque di tutto il mondo, ha vissuto anche momenti particolarmente rischiosi soprattutto durante alcune riprese nelle acque hawaiane, dove correnti fortissime e la presenza di squali condizionano ulteriormente il lavoro di cameraman. “Quando sono uscito dall’acqua, al termine di una giornata di riprese, sono stato festeggiato dal resto della troupe come se avessi surfato un onda di 15 metri, - non sono molti, gli “stranieri” ad essere entrati con una attrezzatura video in quelle acque - in quei luoghi c’è una forte voglia di sfida ed allo

stesso tempo di grandissimo rispetto nei confronti del mare e decidere di affrontare quelle condizioni di onda è considerata una vera e propria iniziazione all’ acqua delle Hawaii”. Molte le insidie che si possono trovare in quelle acque e molti i pericoli, è necessario quindi molto coraggio ma anche e soprattutto una condizione ed una preparazione fisica ottimale… prosegue Daniele: “ovviamente prima di affrontare quella esperienza così radicale, mi sono preparato al meglio, sia fisicamente che mentalmente, mi sono immerso prima senza attrezzatura per un paio di giorni per capire e conoscere meglio quelle

acque e le maree e poi il terzo giorno ho affrontato con una maggiore sicurezza quell’oceano, imbracciando la mia fedele telecamera”. Grazie all’iniziativa di questi e di tanti altri ragazzi che in tutto il mondo svolgono questo mestiere, ognuno di noi ha la possibilità di gustarsi in televisione immagini mozzafiato, il gesto sportivo incorniciato in luoghi senza tempo, elementi come il mare e come la neve che restituiscono un senso di libertà e di avventura unici, e grazie a loro per un attimo ognuno di noi può vivere emozioni estreme. Damiano Ticconi www.sportestremi.org

foto di: www.snow-park.it

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I Grandi Lib

Dal 6 aprile ogni mercoledĂŹ in edicola un appuntamento tutto da degustare.


r i d e l Vi n o 1. La degustazione del vino

6 aprile

Uno strumento indispensabile per riconoscere profumi e sapori assaporando le infinite varietà aromatiche che si sprigionano da un calice di vino.

2. I vini rossi da invecchiamento

13 aprile

I grandi vini rossi da invecchiamento italiani, dal Brunello di Montalcino al Barolo, dall’Amarone all’Aglianico del Vulture.

3. I vini bianchi

20 aprile

I più famosi vini bianchi italiani, dal Tocai friulano al Greco di Tufo, dal Frascati al Verdicchio.

4. I vini rossi

27 aprile

I migliori vini rossi italiani, dalla Barbera al Cannonau, dal Cirò Rosso al Lambrusco.

5. I vini dolci

4 maggio

I grandi vini dolci italiani, dal Moscato al Passito, dal Brachetto al Vin Santo.

6. Spumanti e vini rosati

11 maggio

I vini spumanti e rosè italiani, dal Franciacorta al Prosecco, dal Brindisi Rosato al Montepulciano Cerasuolo.

7. Champagne

18 maggio

La storia, le modalità di produzione e la leggenda del più noto dei vini francesi.

…e ancora distillati, birre, aperitivi e cocktails! Il Giornale dedica una imperdibile collana, “I Grandi Libri del Vino”, al protagonista assoluto delle nostre cene, dei nostri pranzi, dei nostri

un libro che rivela tutti i segreti per riconoscere sapori e aromi, a “Champagne”, la storia, le modalità di produzione e la leggenda del più noto dei vini francesi. Per chi vuole riuscire a cogliere i sapori nascosti in un grande vino, scoprire il miglior vino da abbinare ai propri piatti, farsi una grande cantina. La prima uscita “La degustazione del vino” a solo 1€ in più*. Solo con Il Giornale.

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I segni dei tempi ...dal passato all’azienda Tissot “"Dapprima fu il tempo, poi vennero gli oggetti inventati per domarlo” Per migliaia di anni

to verrà usata la sabbia). I greci

in ogni momento, una misurazio-

sono state le fasi solari e lunari a

portarono la clessidra ad acqua ad

ne completa del tempo. Bisognerà

ritmare la vita dell’uomo. Poi la

un alto grado di perfezione. Alcune

attendere l’età medievale per vedere

necessità di frazionare meglio le

apparecchiature facevano emergere

i primi orologi. Alcuni fanno risali-

giornate ha portato all’invenzione di

un galleggiante con asta e indice,

re la data di nascita dell’orologio

meridiane, clessidre e altri metodi non

altre facevano cadere gocce d’ac-

al 1086, quando il mandarino Su

meccanici di misurazione del tempo.

qua su palette che ruotando muove-

Sung progettò e realizzò un orolo-

Le meridiane si diffusero in tutto il

vano ingranaggi e automatismi,

gio meccanico alimentato ad acqua;

mondo, fino a giungere all’utilizzo

oppure facevano più semplicemente

altri fanno risalire il primo orologio al

del raggio del sole. Con questo siste-

ruotare un quadrante segnatempo.

996, ad opera di un ignoto monaco

ma si progettarono varie tipologie di

Certamente il segnatempo più evolu-

occidentale. Ancora oggi la nascita

segnatempo e molti quadranti delle

to e completo per allora era la Torre

di questo straordinario strumento è

meridiane vennero variamente ornati

dei Venti di Atene: costruita nel II°

immersa nel mistero. Senza dubbio si

e arricchiti con frasi e motti latini,

secolo a.C. era dotata di quattro

arrivò all’orologio, come lo intendia-

oppure con poemi e eventi storici da

facciate con meridiane rivolte al

mo oggi, solo attraverso un insieme

ricordare, tanto da diventare veri e

sole che si illuminavano in successio-

lento di piccole modifiche e rimaneg-

propri quadri capolavoro, dipinti con

ne, segnando il tempo dall’alba al

giamenti, avvenuti in posti diversi,

grande maestria. La clessidra, altro

tramonto. All’interno dell’imponente

che permisero il passaggio dai rozzi

strumento di misurazione del tempo,

costruzione era installata un’enor-

strumenti di misurazione medievali

nacque, come dice il termine greco,

me clessidra ad acqua, complessa

a meccanismi sofisticati in grado di

per “misurare l’acqua” (solo in segui-

e piuttosto precisa, la quale dava,

misurare il tempo in modo assoluto.


Xtech 5 luglio 1964 – spedizione italiana sulle Ande: gli alpinisti hanno deciso di munirsi, durante la loro ardita impresa, di un orologio Tissot automatico superimpermeabile modello T12, creato dall’azienda orologiera svizzera per resistere ad una pressione di 12 atmosfere. Molte sono state le spedizioni storiche che hanno visto protagonista il Tissot T12 come, per esempio, la scalata dell’Everest nel 1963.

Presumibilmente i primi esemplari videro la luce in occidente sul finire del XIII secolo e ottennero una quasi immediata diffusione tanto che, per Dante, come si legge nel canto X e nel canto XXIV del Paradiso, l’orologio era già una realtà ben nota. Sappiamo con certezza, dalla Cronaca di Galvano Fiamma, che all’inizio del trecento (precisamente nel 1335) per la prima volta i milanesi sentirono il suono di un meccanismo che segnava automaticamente le ore. Infatti è noto che fino al quattrocento i quadranti, visibili sui campanili delle chiese, avevano solo le lancette delle ore, quella dei minuti verrà introdotta quando, per rendere ancora più precisa la misurazione del tempo, si cominciò a dividere le ore in sessanta piccole parti tutte uguali, dando vita così ai minuti. In breve tempo tutti i campanili d’Europa cominciarono ad essere abbelliti con orologi sempre più sfarzosi e complessi, alcuni oltre alle ore misuravano anche le fasi lunari o quelle zodiacali. Indubbiamente questo fu uno dei più grandi sconvolgimenti medievali, tanto che la nascita di un sistema di misurazione preciso e assoluto del tempo modificò l’assetto delle città e incrementò lo sviluppo delle attività produttive e commerciali. La civiltà si fece attenta al trascorrere del tempo, scandendo con precisione i ritmi

Con T-Touch, Tissot ha dato un’anima alla tecnologia più innovativa, racchiudendo le emozioni dei sensi in un design armonico ma senza compromessi. La solidità della cassa in acciaio é sottolineata dal quadrante nero, dove la “T” arancio aggiunge un tocco di tendenza cromatica. Impermeabile a 30 metri e dotato di cristallo in vetro zaffiro inscalfibile, é disponibile con bracciale in acciaio inox o cinturino in caucciù.

di lavoro e di produzione. Divenne

T Touch di Tissot é uno strumento di precisione e, insieme, un oggetto del desiderio dedicato ai moderni amanti dell’avventura: a quelli consapevoli che oggi é già domani.

orologi: in breve verranno creati gli

sempre più indispensabile conoscere in modo autonomo il trascorrere del tempo e per questo motivo nell’epoca rinascimentale si darà un ulteriore incremento alla manifattura degli orologi da muro e da tavolo, fino a arrivare alla creazione dell’orologio personale, divenuto ormai fondamentale. Un orologio da portare con 83

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sé durante i viaggi, dapprima appeso

nella foto: Carlos Suarez

all’interno della carrozza, legato al collo con una catenella o contenuto in una sacca, da appendere alla cintura. L’evoluzione però continuò inarrestabile e a questi primi pesanti, imprecisi e scomodi orologi “portatili”,

si sostitui-

rono i nuovi migliorati nei congegni meccanici, nelle dimensioni e nel peso. Con ulteriori sforzi di miniaturizzazione e continuo perfezionamento, senza mai stravolgere la basilare “organizzazione meccanica”, si giunge infine all’orologio da portare al polso. La manifattura si perfezionò a tal punto da dare origine a vere e proprie aziende di orologeria. In particolare l’interesse per l’orologeria si sviluppò nell’arco giurassiano francosvizzero, nella zona racchiusa tra Ginevra, Neuchatal e Basilea, denominata ormai la “vallata degli orologi” (il 50% degli orologi che si trovano sul mercato mondiale è nata in questa regione). Fra le aziende, disseminate in quest’area geografica, particolare fortuna ebbe la Tissot. Fondata a Le Locle nel 1853 da Charles-Felicien Tissot e dal figlio Charles-Emile, l’industria orologiera si avvalse dello spirito innovativo dei fondatori e del gusto spiccato per le manifatture raffinate. I Tissot ebbero il merito di imprimere alla loro azienda una forte cultura imprenditoriale, tanto che nel 1858 furono accolti alla corte dello Zar di Russia, sinonimo in quell’epoca di mecenatismo per tutto ciò che riguardava l’arte e la tecnologia. Fu proprio alla corte dello Zar che ebbe inizio il successo dell’orologio da tasca, caratterizzato dal particolare modello con cassa a “savonnette”. Nel corso di tutta la sua storia Tissot ha messo a punto prodotti eccellenti e molto apprezzati, sia nella tecnica dei movimenti che nella ricerca dei materiali e nel design. L’azienda ha affidato il suo indiscusso successo alla costante innovazione tecnologica

Tissot rappresenta oltre 150 anni di innovazione e di tradizione orologiera svizzera. Leader mondiale nel segmento dei modelli tradizionali, ambisce a offrire a un vasto pubblico una gamma di orologi di elevata qualità a un prezzo ragionevole. Nella veste di orologio ufficiale dei Campionati mondiali di ciclismo, motociclismo, scherma e hockey su ghiaccio, Tissot incarna i valori sportivi di prestazione, precisione e impegno ai limiti. Tissot fa parte dal 1983 di Swatch Group, il maggior produttore di orologi al mondo. Scheda tecnica • Movimento Swiss-Made Tissot/ETA E40.301 con indicazione analogica-digitale di ore, minuti, secondi e data, indicatore di durata della batteria e batteria con autonomia di 24 mesi • Vetro zaffiro tattile antigraffio e antiriflesso • Impermeabile fino a 30 metri di profondità • Cassa in titanio antimagnetico con lunetta girevole • Cinturino in gomma con chiusura di sicurezza e prolunga per sub


Xtech

nella foto: Sylviane Tavernier

sempre e comunque nel solco della

e scherma; come sponsor sportivo

bussola, termometro e cronometro; il

tradizione. Non a caso, la Tissot è

a livello locale in più di 150 paesi.

tatto sollecitato dal tocco leggero sul

sponsor ufficiale delle più importanti

L’azienda, partner dei Giochi Olim-

quadrante; il gusto raffinato e reso

manifestazioni sportive e da sempre

pici di Atene del 2004, ha presenta-

percepibile dal perfetto equilibrio tra

ha un rapporto privilegiato con lo

to per l’occasione una collezione di

stile e high-tech, che ha permesso a

sport. Attualmente Tissot ha scelto di

orologi appositamente ispirati all’ini-

Tissot di realizzare un orologio in

essere presente, con il programma di

ziativa. La costante ricerca di perfor-

grado di emozionare i nostri sensi.

sponsorship sportiva, come Official

mance ed innovazione ha portato

Particolarmente indicata per tutti gli

Timekeeper ed è partner a livello

alla creazione di un orologio che

sport estremi di alta montagna, come

internazionale di quattro discipline:

va oltre i confini della tecnologia. Il

il freeclimbig e discesa alpina, il

ciclismo, motociclismo, ice hockey

T-Touch di Tissot è più di un semplice

T-Touch è oggetto di desiderio per

orologio, offre sette funzioni diverse

tutti gli amanti dell’avventura. Ogni

attivabili premendo la corona e quin-

orologio Tissot ha una storia da

di lo schermo tattile. Semplicemente

raccontare, autentiche emozioni da

sfiorando il cristallo del quadrante

trasmettere ad ogni sportivo, infini-

è possibile attivare tutte le funzioni

te armonie che rendono solide le

innovative e riscoprire il piacere

performance tecnologiche di questa

dei cinque sensi: la vista stimolata

straordinario marchio. Così anche

dalle armoniose valenze del desi-

l’uomo giunge “puntuale” ai nostri

gn; l’udito attivato da un allarme-

giorni….e l’evoluzione della Tissot

sveglia che suona l’ora desiderata;

non finirà di lasciare “i segni dei

l’olfatto passa all’azione per “fiuta-

tempi”.

re” l’ambiente esterno, perché il TTouch funge da barometro, altimetro,

Rosa Podda Marzo - Aprile

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Ci sono molti modi per scivolare sulle ruote a tutta velocità usando solo la forza gravitazionale come propulsore per animare i mezzi sui quali ti muovi. Qui te ne suggeriamo alcuni:

Skate-Board La cosa potrebbe sembrare banale: una tavola piazzata sulle ruote e nulla di più! In verità non è così banale. Esiste tutto un mondo, con la sua filosofia, intorno al quale ruotano gli sport non inquinanti. Lo skate-board è addirittura considerato una forma d’arte moderna espressiva. Si da libero sfogo alla propria “creatività” per manifestare emozioni, doti di equilibrio ed agilità, usando le infrastrutture messe a disposizione dall’urbanistica; senza per questo disturbare la quiete pubblica. A questo proposito e bene svelare un dato piuttosto divertente: pare che il più forte acrobata dello skate sia uno scimpanzé. Se fosse vero, ti sentiresti pronto a sfidarlo? Esistono diversi tipi di tavole costruite in materiali compositi. Le lunghezze e le larghezze variano in base alla specialità scelta e spesso anche in base alla tua altezza e alla misura

Ruote Alternative quando lo sport diventa uno stile di vita

di scarpe che porti. Le ruote, non sono un dettaglio triviale. Hanno infatti diametri diversi, adatti alla resa che devono dare. In genere comunque misurano intorno ai 40-50 mm. Sono dotate di cuscinetti a sfera ad alto scorrimento, sia in ferro che in ceramica. Le tavole sono provviste di snodi, che permettono le inclinazioni dello skate e spesso sono persino ammor-

tizzate. Sotto la tavola ci sono due carrelli, posizionati proprio come due semiassi, ai quali sono fissate le ruote. Si trovano quasi alle estremità della tavola, rendendola manovrabile ed elastica nelle evoluzioni. Gli esperti dicono che per imparare a stare in piedi su una tavola ci vogliono solo pochi minuti, ma per diventare bravi, ed imparare ad


Xlifestyle

Photo: Archivo www.redbull.com

esprimere la propria arte, non basta una vita intera! “Tricks” le specialità estreme. Se non sai cosa sia un “nose grab”,un “hand plant”, un “lipslide”, un “kickflip” devi fare ancora qualche passo per avvicinarti al mondo dello skate acrobatico. Le figure vengono eseguite su rampe appositamente progettate negli skate park o su tutto ciò che offre

Una skate-board di buona qualità ti costa fra i 100 e i 200 € Casco, polsiere, gomitiere, ginocchiere e guanti devono diventare come una seconda pelle. Indossati sempre per non farti male! Anche le scarpe hanno un’enorme importanza e vanno studiate apposta per proteggere le caviglie, dare una buona aderenza e permettere di non perdere la sensibilità alla tavola. Ruote e scarpe si usurano molto e le dovrai cambiare spesso.

attrezzatura Marzo - Aprile

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Xlifestyle l’urbanistica come rampa o appoggio. Su www.coolboards.it troverai le spiegazioni sul come eseguire le figure libere di questa specialità. Ora non ti resta che provare! È molto divertente. E se ti appassioni potresti scoprire che estremo potrebbe anche voler dire arrivare in ufficio il lunedì mattina a bordo del tuo skate. Non ti costa nulla di bollo ed assicurazione, fai movimento, eviti gli ingorghi, non hai il problema di dove parcheggiare e se sei diventato un artista, dai anche spettacolo fra un semaforo e l’altro. L’unica spesa da affrontare è quella dell’attrezzatura.

Skate Off Road. Queste tavole si chiamano Mountain Boards e sono i fuori strada dello skate-board. Hanno ruote larghe che sporgono oltre l’estremità della tavola e dispongono anche di un sistema frenante azionabile a mano. Sono tavole più lunghe e più robuste di uno skate-board normale. Misurano in media 116 - 120 cm di lunghezza e 35 - 40 cm di larghezza. Queste tavole le userai per lanciarti a tutta velocità giù da montagne e lungo percorsi sterrati. Una mountain board costa intorno a 220 €. www.mountainboardz.com

mountain board Marzo - Aprile

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Street Luge Se lo skate non ti attira e alla posizione verticale, preferisci di gran lunga quella orizzontale, ecco la soluzione che fa per te. ISL - Italia Street Luge. Non ne hai mai sentito parlare? La prossima volta che ti allunghi da qualche parte, immagina di farlo a 10 cm da terra su un telaio di ferro o alluminio di 20 o 30 cm più lungo di te. Fino qui, dirai, nulla di strano! Ma fare il fachiro è cosa trascurabile in confronto all’emozione di una discesa su uno di questi slittini. Ora immagina di avere i piedi puntati in avanti, e di essere vestito, dalla testa ai piedi, da motociclista, compreso di casco e protezioni varie. Ecco che cominci a capire che non si tratta di una siesta, su un lettino alquanto scomodo, sotto l’ombra di una palma, con il tuo cocktail preferito in mano. Sappi che ora hai a disposizione quattro ruote di uno skate-board in materiale uretano ad alta tenuta, di un diametro compreso fra 50-102 mm, montate su due carrelli anch’essi rubati ad uno skate-board e saldati sotto alla tua nuova “sdraio” da corsa. Ecco che le cose prendono tutta un’altra piega ed iniziano a muoversi in una nuova direzione. Ora che l’hai finalmente capito, attaccati bene alle maniglie e appoggia i piedi e la testa sugli appositi piani d’appoggio. Preparati a lanciarti a tutta velocità da una bella discesa asfaltata. Oggi, niente siesta! Dimenticavo, ora che il divertimento è garantito, per invertire il processo, frenare e tornare sotto alla tua palma preferita a sorseggiare il tuo drink, avrai a disposizione diversi sistemi che potrai usare singolarmente o combinandoli fra loro. Questi sono l’uso dei freni a disco, quelli a tamburo, o il classico tampone di gomma su asfalto. Sono tutti azionabili a mano. Se necessario, userai anche la suola delle scarpe, rinforzata a dovere! No! Questo non è un incubo! Questo è uno sport federato e praticato da diversi appassionati. Esistono anche dei campionati. Se hai deciso di bandire la siesta pomeridiana, contatta la federazione o consulta il sito www.streetluge.it, è ora di rivedere il concetto di pennichella. Sdraiati su qualcosa di alternativo e vai alla ricerca di nuove emozioni, l’asfalto ti aspetta! Barbara Brighetti


"‰", "PlayStation" sono marchi registrati da Sony Computer Entertainment Inc. " " è un marchio di Sony Corporation. All rights reserved. EyeToy®: AntiGrav™ Game © 2004 Sony Computer Entertainment America Inc. Developed by Harmonix Music Systems. Published by Sony Computer Entertainment Europe. Patent(s) Pending. EyeToy is a registered trademark of Sony Computer Entertainment Europe. All rights reserved. *costo al min. IVA esclusa 11,88 centesimi - festivi e dopo le 18:30 4,75 centesimi.

EyeToy Antigrav. Skate the sky.

Lo avete fatto sul cemento, lo avete fatto sull’acqua, stavolta la vostra tavola sfreccia in aria. Muovetevi davanti alla telecamera EyeToy per guidare il vostro skater virtuale, attraverso 8 livelli da superare a colpi di trick e grindate. EyeToy Antigrav. La legge di gravità è stata abolita.

www.playstationplanet.it

Help Line 199 116 266* ‰ www.playstation-assistenza.it ‰ assistenza@playstation.it


Xinternet

Comicità Irriverente www.isallonarasa.com . . . Quando la comicita' mette a dura prova la propria morale Avvertenza di contenuti espliciti danno il benvenuto a partire dalla prima pagina, così si apre il sito internet di www.iscallonarasa.com, un vero è proprio archivio di innumerevoli rivisitazioni di grandi successi cinematografici americani dove, le voci e dialoghi dei personaggi sono stati magistralmente interpretati dai ragazzi autori di questo sito. Cinque amici incominciano per gioco con qualche esperimento per ridere tra loro, affascinati da altri video di “doppiaggi comici” trovati in rete fatti su film famosi del cinema o delle serie per la tv . Il gruppo, che da ormai più di tre anni sforna video e demenzialità di ogni genere, non mirava sicuramente ad un futuro cosi

ricco di successo come il presente può testimoniare. Cosi, doppiaggio dopo doppiaggio, il sito che raccoglie il vastissimo archivio si ritrova sulla bocca di tutta la città. Cagliari, città di sole e mare, regala vita alle fantasie del gruppo, e a macchia d’olio presto invade tutta l’isola con un passaparola che non osa fermarsi e sconfina sino a raggiungere non solo tutta l’Italia ma tutti i Sardi e simpatizzanti del genere sparsi nel mondo! I dialoghi rivisitati dai nostri ragazzi sono tutt’altro che composti ed educati; le voci dei personaggi come i protagonisti di “Beverly Hills”, il forte e coraggioso “Rocky” o magari il gruppo del “A-team” sino ad arri-

Un fotoromanzo tratto dalle scene del film "Rocky 3" rivisitato con i dialoghi del gruppo di iScallonarasa.com

vare a gli eroi de “Il Gladiatore”, diventano comuni semplici figure dal carattere ben marcato e ridefinito con una cadenza tipica del cagliaritano. Uno slang caratteristico della loro città carico di dialetto Sardo che rende ridicolo ogni singolo fotogramma, comprese le scene più drammatiche ed eroiche che si è abituati a vedere nella versione originale dei malcapitati film. I personaggi con parole cosi crude e, senza ombra di dubbio al limite della moralità, non fanno altro che rappresentare quelli che sono i modi di dialogare nel privato di tutti, sicuramente esaltato all’eccesso in alcuni filmati, dove i dialoghi vengono oltremodo farciti di termini forti e ben lontani dalla buona educazione. Ma che dire? L’effetto di questi filmati è sicuramente di successo e questo può solo dimostrare un’ affinità con il pubblico che segue il sito. Senza limite di età, ragazzo o ragazza, uomini e donne, tutti trovano un sorriso tra le pagine di questo sito che diventa “tormentone” tra i dialoghi di tutti i giorni, tra le battute a scuola o tra colleghi d’ufficio… Insomma, nel bene o nel male lascia un’impronta nel panorama demenziale della comicità online. Alessandro Cirina



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Baby Hummer ...tutti la vogliono!

E' ufficiale dopo l’Hummer H2 SUV, lanciato sul mercato italiano l’autunno scorso, la prossima estate arriva in Italia il “piccolo” Hummer H3, pur mantenendo lo stile inconfondibile del marchio americano e le medesime caratteristiche off-road, si presenta come un SUV dalle dimensioni e dalla cura degli interni più vicini alle esigenze e ai gusti europei. Questo nuovo modello continuerà a soddisfare le esigenze di chi ricerca nell’Hummer un segno distintivo, pur divenendo accessibile, grazie a dimensioni e costi, a una gamma più vasta di potenziali acquirenti. 4742 mm di lunghezza, 1897 mm di larghezza e un’altezza di 1892 mm, si accompagnano al nuovo Vortec 3.500 cinque cilindri da 220 CV / 164 kw a 5.600 giri. Queste caratteristiche rendono l’Hummer H3 adatto a qualsiasi percorso stradale, sia cittadino che off-road, e

assicurano una guida estremamente dolce e confortevole con una perfetta manovrabilità, oltre che consumi ridotti, circa 6,8 Km/l nel ciclo urbano e 8,5 Km/l in quello extraurbano, in base ai test preliminari GM. Il motore presenta caratteristiche tecnologiche d’avanguardia come il doppio albero a camme in testa, le valvole a fasatura variabile, il controllo elettronico dell’accelerazione, una massa ridotta e un contralbero d’equilibratura che riduce al minimo rumore, vibrazioni e ruvidezza, sarà disponibile con cambio manuale di serie a cinque velocità o con trasmissione automatica a quattro velocità a controllo elettronico Hydra-Matic 4L60-E. Tre gli allestimenti previsti, garanzia e assistenza stradale di 3 anni o 100.000 Km e soccorso stradale 24h su 24h per 3 anni su tutto il territorio europeo e un prezzo d’ingresso, a oggi indicativo, di € 45.000,00.




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