La Via del Disegno Brutto

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Alessandro Bonaccorsi


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La maggior parte delle persone parla, scrive, pensa, ma non disegna. Ci hanno insegnato che disegnare è una cosa da bambini… o da artisti: che ci vuole poca sapienza o tanto talento per poterlo fare. E che saper disegnare è un dono, un po’ come saper cantare. Eppure, molti di noi, forse anche tu che hai questo libro tra le mani, cantano sotto la doccia, quando nessuno può sentirli: è una cosa intima che facciamo solo per il piacere di farla. E con i capelli fradici ci sentiamo come Billie Holiday, Mina, De André, Dalla! C’è un disegnare intimo, “un intervallo perduto”1 di silenzio che possiamo recuperare ritrovando la gioia del tracciare segni. Per alcuni non disegnare è come vivere con un arto amputato: si sente il prurito e ci si gratta il braccio che non c’è. Il riflesso non smetterà mai di richiamarci a quel periodo in cui, bambini, ci perdevamo nel mondo fantastico dei nostri segni, in cui sbrodolavamo la nostra immaginazione come se non ci fosse niente di più facile.



È un coraggio enorme quello che ci vuole per affermare di non saper fare, in un mondo che ci valuta in continuazione. Fare bene, fare male, sono i due estremi tra cui oscilla quotidianamente il pendolo del giudizio. Dovremmo fermarlo, eliminare l’oscillazione tra autostima e frustrazione, indugiare in uno stato di quiete e silenzio in cui potersi prefigurare tutto e il suo contrario. Disegnando, ti propongo di liberarti dai due concetti di giudizio e risultato, che influenzano la tua vita. Se riuscirai a farlo quando disegni, potresti riuscire a disfartene per sempre. Per iniziare questa liberazione ti chiedo di scrivere proprio qui sopra, in modo chiaro e deciso, la frase io non so disegnare. Affermare la tua non conoscenza ti permette, attraverso il dubbio e l’umiltà, di aprirti al sapere e alla ricerca della sostanza delle cose. Chi non sa fare può solo migliorare, chi è fermo troverà gioia nel camminare.

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Fai uno scarabocchio.

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Ma cosa è uno scarabocchio? È una macchia sulla pagina, un grumo confuso di linee, un andare casuale della mano, un elegante ricciolo, una forma spiraleggiante. Occupa tutta la pagina oppure risalta solitario nel suo centro; è ossessivo, chiuso, scuro, oppure è leggero, disteso, felice, chiaro. Nessuno può definire uno scarabocchio. Uno scarabocchio è. E basta.


Fai un altro disegno automatico seguendo le indicazioni precedenti, ma questa volta ascoltando musica, possibilmente strumentale: classica, contemporanea, esotica, scegli tu. Vedrai che la musica influenza il disegno e aumenta la tua sensazione di benessere.


Com’è andata? È probabile che ti sia lasciato trasportare dalla musica, in una sorta di trance estatica. Se è successo, hai sperimentato lo “stato di flusso”2: è il momento ispirato, lo stato di grazia in cui tutto va come deve andare. Disegnando puoi stare nel flusso. E più ci starai, più aumenterà il tuo benessere.



Nel processo generativo del disegno si è concentrati su come l’interagire dei segni si evolva in una forma via via sempre più grande o complessa: partendo da un unico segno, prende vita qualcosa che prima non c’era. Nei prossimi esercizi sarai coinvolto in un processo basato sulla ripetizione, in modo che l’intenzione sia esautorata. Saranno disegni che si autogenerano, così come sembrano fare le piante, secondo una volontà più alta che ci sfugge e che non comprendiamo. Non essendo più l’autore dei disegni, ma soltanto l’esecutore, ti sembrerà che tale processo possa continuare per sempre oppure trovare improvvisamente un suo esito soddisfacente. Sarai Madre Natura e donerai la vita, lasciando crescere i tuoi disegni senza intenzioni.

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Disegna un selciato. Hai presente quei sentieri fatti di pietre irregolari che attraversano i giardini? Ho giĂ posato io le prime pietre, puoi continuare a farlo tu. Riempi lo spazio con forme sempre diverse, ma mi raccomando, non devono toccarsi tra loro.


Hai riempito uno spazio senza preoccuparti della simmetria, affidandoti a ciò che veniva: il selciato funzionerà, la sua forma di griglia irregolare contrasterà bene l’ingrossarsi o il ridursi della terra durante le stagioni e renderà facile tagliare l’erba. Ti sei affidato. Perché la Natura non sempre opera in modi a noi comprensibili o gradevoli: non applica una simmetria a noi visibile, eppure il suo agire funziona. Questo principio regolatore e armonizzante assomiglia al Li del confucianesimo, o se preferisci all’essenza stessa del Tao. Adesso, prova a disegnare altre strutture non simmetriche e disarmoniche presenti in natura, che ti vengono in mente.

È probabile che i disegni che hai fatto ti abbiano ricordato forme conosciute, come la sezione di un albero, un fiore, i cerchi nell’acqua, parti di mappe ecc. Questo accade perché la Natura ripete i suoi schemi per generare le proprie strutture: scoprirle e capirle è una delle missioni che si è prefissato da sempre l’essere umano. Disegnandole puoi comprenderle anche tu.


Eccoli.4 Non sembrano cosĂŹ sconosciuti, vero?

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Disegna le modalità con cui due cerchi possono interagire tra loro. Due cerchi che si amano, che si odiano, che comunicano, solidarizzano, litigano, si ignorano, una volta un cerchio è prepotente e l’altro subisce, un’altra volta un cerchio è il maestro e l’altro il discepolo ecc.

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Forse è questo il modo in cui la nostra mente crea dei simboli: cercando di trovare forme e relazioni tra forme che possano spiegare concetti e fenomeni. Hai la possibilità di cambiare le dimensioni dei cerchi e di non farli sempre vuoti con un semplice contorno, ma anche pieni.

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Questi sono alcuni esempi di come è stato rappresentato il sole dagli esseri umani negli ultimi 40.000 anni.



Disegna un cervo.

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Cosa succede se guardiamo le cose da molto vicino? Disegna un prato visto da un gatto. Fatti gatto, acquattati tra l’erba, cammina piano, quasi strisciando: cosa vedi, di che dimensioni sono i fiori, i fili d’erba?Â


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Disegna un paesaggio fatto di niente. Prova a “modellareâ€? un paesaggio costruendolo attraverso dei segni astratti (linee, graffi, punti, piccoli scarabocchi, macchie ecc.). Devi procedere da un centro e man mano espandere il disegno senza sapere esattamente come potrĂ venire. Lasciati andare al gioco della creazione. Mi raccomando: non tracciare contorni, orizzonti o altre cose che possano fare da punto di riferimento. Sei nel Niente.

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Infine, disegna un omino nero, senza curarti del contorno. Tratteggia la forma che sai (una testa e quattro arti), lasciando che si riveli durante il disegno. Senza progetto nÊ troppo controllo. Hai creato il misterioso ma credibile omino d’ombra.

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Disegna la faccia dei tuoi trisavoli. Non sappiamo che faccia avessero i nonni dei nostri nonni. Prova a ricostruire, con disegno stilizzato, la faccia dei tuoi avi: avranno avuto il tuo naso, gli occhi di tua nonna, la fronte di tuo padre? Chissà ...

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Disegnare biglietti d’amore Di quelli da far trovare al mattino al tuo amore, appoggiati sulla tazzina del caffè, prima che lei (o lui) si svegli.

Disseminare disegni Questo è quello che mi piace di più: disseminare gli ambienti di disegnini. La tua casa o la casa di un amico, la scuola, la biblioteca, un ristorante, il treno, il circo, l’anagrafe, insomma qualsiasi posto ti venga in mente. Nascondi bigliettini e immaginati la faccia di chi li troverà. Magari farai il disegno giusto che cambierà in meglio la vita di una persona.

Litigare con i disegni Invece di strillare o di covare rabbia, disegna ciò che senti e attacca foglietti sul frigo, sulla porta di casa, in auto, dovunque sai che lui (o lei) potranno vederlo. Vedrai che sarà più facile fare pace.

Disegnare facce Questo è facile, viene bene, ci piace farlo, quindi perché non incentivarlo? Disegna le facce che vedi, quelle che ricordi, quelle che sogni, quelle che ti immagini e con lo stile che vuoi, con i colori che vuoi. Non stai facendo dei ritratti, stai solo catalogando facce.

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Disegnare cose astratte e poi usare i disegni per leggere il futuro Prova le virtù divinatorie dei disegni e dai interpretazioni a disegni automatici fatti senza senso. A parte fare figuroni alle cene con gli amici, potresti anche indovinarci davvero…

Disegnare i simboli che vediamo Quando siamo in giro vediamo un sacco di segni e simboli. Perché non annotarli disegnandoli su di un nostro quaderno dei simboli? E in questo modo imparare a capirli, a riconoscerli, a usarli. Rifare tutti gli esercizi del libro Sembra banale, ma perché non provare a rifare gli esercizi del libro? Alcuni funzionano una volta sola, altri funzionano meglio se ci esercitiamo molto. E poi riproporli in compagnia, a scuola, al parco, alle cene, durante il tè delle cinque... L’ultimo consiglio è: inventa degli esercizi, dei pretesti per disegnare, dei modi di comunicare o di giocare. E poi inviali a lavia@disegnobrutto.it: li pubblicherò sul sito in modo che tutti possano provarci.

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