“SILONIANA. Pescina, la Marsica e il ritorno”

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SUPPLEMENTO al N. 508-510 aprile-giugno 2023 -Anno 44° Nuova Serie euro 15,00

SPECIALE PESCINA-ABRUZZO

Edizione internazionale Edizione internazionale

Ignazio Silone

Teatro San Francesco agosto 2023

qualunque società l’atto dell’anima é di darsi, trovarsi. che si dona” Vino e Pane

PESCINA, LA MARSICA E IL RITORNO

Conferenze Ignazio Silone (Teatro San Francesco)

Liliana Biondi – Fabrizio Politi − Angelo S. Angeloni − Alberto Vacca Alessandro Tenaglia – Stanislao de Marsanich − Sergio Venditti

TEMPO
Città di Pescina Ignazio Silone Provincia Dell’Aquila Città di Pescina Centro Studi Ignazio Silone
Città
di Pescina

TEMPO PRESENTE

RIVISTADI CULTURAFONDATADAIGNAZIO SILONE E NICOLACHIAROMONTE

DIRETTO RESPONSABILE

AlbertoAghemo

La Nuova serie della rivista ha ripreso le pubblicazioni dal 1980 per iniziativa e sotto la direzione diA�����

G. S������� †

COMITATO EDITORIALE

Italo Arcuri – Giuseppe Cantarano – Ester Capuzzo

Antonio Casu – Elio d’Auria

Mirko Grasso – Rossella Pace – Giorgio Pacifici

Gaetano Pecora – Vittorio Pavoncello - Sergio Venditti

COMITATO DEI GARANTI

Presidente: Emmanuele Francesco Maria Emanuele

Hans Albert - Alain Besançon - Natalino Irti - Bryan Magee

Hanno fatto parte del Comitato:

Enzo Bettiza - Karl Dietrich Bracher - Francesco Forte

Pedrag Matvejevic - Luciano Pellicani - Giovanni Sartori

REDAZIONE

Giuseppe Amari † - Angelo S. Angeloni - Patrizia Arizza

TEMPO PRESENTE aderisce al Cric

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Arretrati dell’anno precedente: il doppio

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Tempo Presente è una pubblicazione della

Fondazione Giacomo Matteotti ETS

Chiuso in redazione a Pescina il 30 giugno 2023

NOVITÀ

TEMPO PRESENTE

Rivista di cultura fondata da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone

SPECIALE PESCINA-ABRUZZO Supplemento al N. 508-510 aprile-giugno 2023

Anno 44° Nuova Serie

SILONIANA

PESCINA, LA MARSICA E IL RITORNO

ALBERTO AGHEMO

In questo numero…

Terra d’Abruzzo: Silone e il tema del ritorno p. 5

MIRKO ZAURI intervistato da Sergio Venditti

Un biennio straordinario di crescita della Città di Silone e Mazzarino p. 8

FILIPPO LA PORTA

Un disimpegno impegnato p. 12

LILIANA BIONDI

Il “cafone” di Silone e gli «strani fatti» di Fontamara p. 21

FABRIZIO POLITI

La perdurante attualità de La scuola dei dittatori

(e di tutto il pensiero siloniano) p. 34

ALBERTO AGHEMO

L’esilio e il ritorno. Silone, Chiaromonte e «Tempo Presente» p. 40

ANGELO S.ANGELONI

Chiesa e potere. Dante, Silone e Celestino V p. 58

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NARRAZIONE E RAPPRESENTAZIONE

ALBERTO VACCA

Un romanzo polifonico e politematico. IlsegretodiLucadi Ignazio Silone p. 104

ALESSANDRO TENAGLIA

Intervista. Dialogo teatrale con Ignazio Silone p. 131

CRONACHEABRUZZESI

STANISLAO DE MARSANICH

Il Parco Letterario Ignazio Silone e il patrimonio culturale della Città di Pescina p. 146

SERGIO VENDITTI

I grandi eventi dei Parchi Letterari abruzzesi presentato a L’Aquila il calendario per l’estate 2023 p. 151

L’immagine di copertina

ritrae Darina Elisabeth Laracy e Ignazio Silone a Zurigo nel

1944, poco prima del ritorno in Italia

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In questo numero…

RIVISTE D’ITALIA

PATRIMONIO NAZIONALE

SILONIANA PESCINA, LA MARSICA E IL RITORNO

Un giacimento di idee e tradizioni da tutelare

idee, saperi e tradizioni e sostenere

Alberto Aghemo

Alberto Aghemo

Esule per necessità e cittadino del mondo per naturale vocazione, Ignazio Silone ha tuttavia sempre coltivato un profondo, ostinato amore per la sua Pescina, per la Marsica e per l’Abruzzo come una forma di straordinaria e partecipe generosità e al contempo come un tributo dovuto alla sua propria sensibilità, alle sue radici, alla sua stessa umanità.

Nonostante, in occasione del suo rientro in Italia nel 1944 e in più occasioni successive, abbia manifestato gratitudine alla sua “seconda patria”, quella Svizzera che lo aveva generosamente accolto in una delle stagioni più cupe e drammatiche della sua tormentata esistenza, il desiderio di ricongiungersi ai suoi “cafoni” e a quella terra aspra e pur tanto amata da cui tutto era cominciato è sempre stato in lui vivissimo. Il “tema del ritorno”, che costituisce il filo conduttore dei saggi che troverete in questo numero speciale di «Tempo Presente» a lui dedicato, è il filo rosso che segna tutta la sua parabola ideale, politica e umana.

Anche «Tempo Presente», una delle sue creature più amate, è finalmente tornata a Pescina quando, lo scorso anno, grazie alla generosa ospitalità del Comune e del Centro studi Ignazio Silone è stata aperta nella Città marsicana la redazione abruzzese della rivista, intitolata alla

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memoria diAngelo G. Sabatini, storico direttore della seconda serie della testata per quarant’anni dal 1980 sino alla morte. Presentammo, allora, in occasione delle celebrazioni siloniane di agosto, il primo numero monografico dello «Speciale PescinaAbruzzo, dal titolo Siloniana. Luoghi e memorie di un protagonista del Novecento. In coerenza con quella prima esperienza editoriale e nel segno della continuità dell’omaggio a Silone e alla sua terra, torniamo ora, a un anno di distanza, con una nuova Siloniana dedicata, come recita il titolo integrale, a Pescina, la Marsica e il ritorno.

Il senso di un’eredità grande − vuoi culturale che ideale e valoriale − è ripreso dal sottotitolo Un giacimento di idee, saperi e tradizioni, da tutelare e sostenere, la cui trama si ritrova tutta nelle parole del sindaco Mirko Zauri che, nell’intervista raccolta da Sergio Venditti, ci racconta con legittimo orgoglio Un biennio straordinario di crescita della Città di Silone e di Mazzarino: due anni scanditi dalle numerose e qualificate iniziative di recente intraprese che hanno trovato il loro culmine nell’istituzione del Parco Letterario Ignazio Silone e nella candidatura di Pescina a Capitale italiana della Cultura per il 2025 che ha visto la città marsicana, in rappresentanza dell’intero Abruzzo, approdare alla selezione finale.

Una lettura di rara finezza intellettuale ed eleganza argomentativa della dimensione ideale di Ignazio Silone e della sua testimonianza civile e politica ce la offre, a seguire, Filippo La Porta nel brillante saggio Un disimpegno impegnato. Dalla dimensione ideale a quella territoriale delle radici − due sensibilità che spesso si sovrappongono fin quasi a identificarsi − ci riporta con grande efficacia l’intenso studio di Liliana Biondi che sviluppa un tema centrale nella parabola umana e letteraria del Nostro: Il “cafone” di Silone e gli «strani fatti» di Fontamara. Nella sua profonda e documentata analisi il tema del ritorno riaffiora con vigore come uno dei leit motiv della poetica siloniana.

Ma qualche traccia se ne può ritrovare anche nel filone politico, quando Silone affronta in modo assolutamente originale, con la forza di una sicura fede democratica accompagnata da una sferzante ironia, il tema del totalitarismo: è questa la lettura che ci propone Fabrizio Politi nella sua efficace lettura de La perdurante attualità de La scuola dei dittatori (e di tutto il pensiero siloniano).

Un “ritorno” è anche all’origine di «Tempo Presente», un’avventura intellettuale e ideale che due esuli, Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, prefigurano già nel periodo dell’esilio e coronano poi in patria nel secondo dopoguerra: a questa storia è dedicato l’articolo che segue, L’esilio e il ritorno. Silone, Chiaromonte e «Tempo Presente». Chiude la prima sezione del fascicolo un ampio e argomentato studio, di grande respiro storico-letterario e profondità di riflessione umana, di Angelo S Angeloni, dal titolo Chiesa e potere. Dante, Silone e Celestino V, dalla cui lettura si può trarre anche l’idea che il «gran rifiuto» di Pietro da Morrone altro non sia che un ritorno: non tanto alla dimensione dell’eremo, così lontana dai fasti del papato, quanto a un’idea di umanità genuina, integra, radicata nell’aspra terra appenninica.

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La seconda sezione del fascicolo − «Narrazione e rappresentazione» − ha una marcata dimensione letteraria e si apre con l’anticipazione di una più ampia analisi dedicata da Alberto Vacca a una delle opere centrali, forse quella letterariamente più alta del Nostro, sul tema Un romanzo polifonico e politematico. Il segreto di Luca di Ignazio Silone, intrigante introduzione al “segreto di un segreto”.

RIVISTE D’ITALIA PATRIMONIO NAZIONALE

Segue il testo integrale della pièce Intervista. Dialogo teatrale con Ignazio Silone, di Alessandro Tenaglia, già più volte rappresentata con successo nel corso degli eventi siloniani della scorsa stagione. Il testo si segnala per la felice sintesi tra narrazione drammatica e capacità evocativa della personalità di Silone, che emerge prepotentemente e a tutto tondo in un dialogo serrato e amaro, di rara, autentica umanità.

La parte conclusiva di questo numero − «Cronache abruzzesi» − propone un articolo di particolare interesse, Il Parco Letterario Ignazio Silone e il patrimonio culturale della Città di Pescina, del presidente dei Parchi letterari, Stanislao de Marsanich e, a conclusione, la puntuale “cronaca” di Sergio Venditti de I grandi eventi dei Parchi Letterari abruzzesi, calendario per l’estate 2023 di recente presentato a L’Aquila.

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BUONA LETTURA!
Un giacimento di idee e tradizioni da tutelare
In questo numero…

UN BIENNIO STRAORDINARIO DI CRESCITA DELLACITTÀ DI SILONE E MAZZARINO

CONVERSAZIONE CON MIRKO ZAURI

Il colloquio con il Sindaco della Città di Pescina è pianificato in coda a una riunione del Centro Studi Ignazio Silone – alla quale ha partecipato «Tempo Presente» − per preparare la “XXVI Edizione del Premio internazionale Silone”, che si svolgerà dal 19 al 22 agosto 2023. L’obiettivo è dare conto di due anni straordinari vissuti appassionatamente dalla comunità pescinese, a cavallo delle due edizioni del prestigioso appuntamento, promosso da una legge regionale del 1995, sollecitata dal sindaco protempore della Città, Vincenzo Parisse, ora presidente del Consiglio comunale e approvata dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo, guidato dall’On. Gianni Melilla. Un tandem di livello, che ha costituito la stessa presidenza del comitato promotore per la candidatura di Pescina a Finalista Capitale della Cultura 2025.

«Un’esperienza unica ed esaltante − ha dichiarato Zauri − che verrà ricordata a lungo, per il prestigio consolidato della nostra comunità, con il suo lungimirante dossier La Cultura non Spopola, che ha imposto a livello nazionale il tema dell’isolamento e del declino, non solo demografico, ma anche socio-economico, di interi territori

montani e deprivati, che proprio attraverso l’investimento prioritario sulla cultura possono invertirne il trend storico negativo».

E ancora il Sindaco ha illustrato, al di là dell’esito finale che ha visto la Città di Agrigento vincitrice, «il grande risultato raggiunto da parte di un piccolo centro delle aree interne abruzzesi, che però ha dato i natali a personaggi storici illustri, come il Cardinale Giulio Raimondo Mazzarino e della

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UN BIENNIO STRAORDINARIO DI CRESCITA DELLACITTÀ DI SILONE E MAZZARINO

LE RIVISTE DI CULTURA PATRIMONIO NAZIONALE

letteratura mondiale, come Ignazio Silone, fino ad Alfredo Proia, fondatore dell’Anica, l’industria cinematografia italiana e Padre Costituente, insieme a Silone. Lo stesso Parlamento europeo, grazie alla deputata abruzzese Elisabetta De Blasis, ci ha ospitato in una intensa tre giorni di incontri, convegni e interviste, promuovendo lì la nostra straordinaria proposta di Capitale della Cultura, a nome di tutte le aree interne dell’Ue. L’apertura da parte del MiC, con la Fondazione Scuola e Attività dei Beni Culturali dello stesso “Cantiere Città”, ha dato a tutte le città finaliste la prospettiva di recuperare alcuni progetti strategici, come RecuperArti, presenti nel nostro dossier. In tal senso un insieme di nuove prospettive già aperte con il varo, il 17 marzo 2022, del nuovo “Parco Letterario IS”, aderente al circuito nazionale, guidato dal presidente Stanislao De Marsanich».

integrata con il “Centro Studi Siloniani”. Un lavoro prestigioso, che ha visto così meglio coordinare il ruolo di tutti i soggetti di promozione dell’intero territorio, dalla cultura allo sviluppo sociale, economico, religioso e turistico. La Città di Pescina si può così considerare una versatile area di cerniera tra il Parco Sirente Velino, di cui fa parte, e una delle porte di ingresso dello storico Parco Nazionale d’Abruzzo, il più antico d’Italia, il PNLAM, che va celebrando il suo ricco programma del centenario dalla sua istituzione, guidato dal Prof. Giovanni Cannata».

«A un anno esatto da quella data –ha proseguito il sindaco Zauri − è stata discussa la prima tesi di laurea sul Parco Letterario, presso la Università Gabriele D’Annunzio di ChietiPescara (relatrice la Prof.ssa Silvia Scorrano), all’interno della splendida sala multimediale della “Casa Museo”,

Si tratta, insomma, di un vero e proprio salto di qualità, che certamente non è dovuto solo al dinamismo del suo primo cittadino, ma altresì generato dall’entusiasmo lievitato dalla grande esposizione mediatica della Città, fino al livello nazionale, su tutti i media, con servizi, articoli e video (dal Tg1 con Gianni Maritati al Tg2 e TgR e Buongiorno Italia, fino allo speciale su Ignazio Silone in onda sulla rete Rai 5 il 2 ottobre 2023).

In effetti, sottolinea Mirko Zauri: «il clima complessivo è stato arricchito da tanti valori aggiunti, a partire da una maggiore sinergia con la storica rivista “Tempo Presente” (fondata nel 1956 da Silone insieme a Nicola Chiaromonte) che ci accompagna in ogni evento, specie dopo l’apertura della sua redazione abruzzese, nel 2022, all’interno della biblioteca siloniana, predisponendo anche numeri speciali. Certamente tutta questa intensa attività

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è stata resa possibile in primis grazie al sostegno straordinario ricevuto negli ultimi anni dalla Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale di Roma, guidata dal presidente e mecenate siloniano, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, a cui dobbiamo eterna riconoscenza per aver sostenuto il magnifico restauro della “Casa Museo” di Secondino Tranquilli, seguito dal suo allestimento interno, inaugurato nel 2021».

«Dal 2022 al 2024 – sottolinea ancora il sindaco – ha avuto il sostegno della Fondazione presieduta da Emanuele una serie di ulteriori progetti strategici, tra cui quello concluso del “CyberSilone”. Fondazione Carispaq, d’altro canto, ha sostenuto altri progetti, con i quali si è inteso rafforzare l’avvio della promozione del neocostituito “Parco Letterario” siloniano, con la stampa di un bellissimo numero speciale della rivista “Tesori d’Abruzzo” e inoltre con una mostra iconica dei Volti di Pescina, con le

mille foto del noto artista oriundo Robert Presutti, fotoreporter del New York Times. Questa, insieme alla splendida Mostra Itinerante Siloniana è stata circuitata, sia a livello nazionale, all’interno della manifestazione Tourisma a Firenze e a Procida in occasione della nostra visita alla Capitale della Cultura 2022, rendendo lì omaggio altresì al novantesimo anniversario della morte, nel carcere dell’isola, di Romolo Tranquilli, l’amatissimo fratello minore di Silone. In più essa è risultata il “fiore selvaggio” all’occhiello nella visita svolta nella Città di Zurigo, per decenni la terra dell’esilio svizzero dello scrittore, tanto amata, dove scrisse Fontamara, incontrando le autorità cittadine, il mondo universitario e gli eredi della stampa storica dei migranti italiani, tra cui il giornale, “L’Avvenire dei Lavoratori”, che vide Silone Direttore sin dal 1933 e fino al ritorno in Italia, avvenuto nel 1944 per contribuire alla rinascita del Paese».

In conclusione, sindaco, nel sentire un grande orgoglio nelle sue parole, non si può non chiedere quali siano i nuovi traguardi, della sua amministrazione fino alla scadenza del suo mandato amministrativo nel 2025:

«Una grande corsa verso un futuro ancora più luminoso, che faccia di questo splendido borgo autentico e della rinomata “Città del Miele” una riconosciuta realtà storica, culturale artistica, ambientale e turistica, anche in vista del 2024, l’Anno del Turismo delle Radici, che auspichiamo possa

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Emmanuele F.M. Emanuele inaugura la casa natìa di Silone restaurata

UN BIENNIO STRAORDINARIO DI CRESCITA DELLACITTÀ DI SILONE E MAZZARINO

riportare qui tanti turisti e figli di questa terra, che sono dovuti emigrare in tanti Paesi, alla ricerca di un futuro migliore. Un futuro che per le nuove generazioni vorremmo che si costruisse qui, senza la fuga dei cervelli, ma semmai con la circolazione dei saperi, con i talenti sostenuti, anche attraverso spin-off universitari e startup giovanili, sui campi dell’innovazione e della conoscenzaavanzata,apartiredaiprogetti europei di Erasmus +, sui temi tipicamente siloniani della libertà e dei diritti umani fondamentali, tra cui la pace e la civile convivenza tra i popoli».

«Per questo – conclude Zauri −abbiamo pensato tra i temi prioritari di confronto dell’edizione 2023, le migrazioni e il contributo della Cultura, attraverso i Parchi Letterari, in tutta Europa. In tal senso la Regione Abruzzo, nell’ambito del riordino della Legge Quadro sulla Cultura, ha

riconosciuto (art. 37), proprio la nostra prima rete regionale dei quattro Parchi Letterari, compreso il nostro, il “Gabriele D’Annunzio”, “Il Benedetto Croce” e in ultimo “l’Ovidio”. Una sintesi avanzata e ambiziosa del nome di Pescina, passando per la storia del villaggio immaginifico di Fontamara, che dal Novecento ha saputo riscattare con dignità la sua storia, dalle tragedie del terremoto del 1915, superando le miserie dei ‘cafoni’del Fucino per costruire un futuro migliore per i propri figli, favorendo la crescita di tutta questa antica terra dei Marsi, di cui Pescina è stata per secoli il suo centro propulsivo, sia economico che sociale e soprattutto religioso. La nostra Città potrà presto essere ammirata anche dall’alto della sua sontuosa Torre Piccolomini (A.D. 1463), appena restaurata, che arricchirà il grande circuito culturale “Marsica Medievale”. La sintesi di tutte queste iniziative è un grande lavoro di promozione turistica, con un orizzonte strategico, inserendo stabilmente la Città nel circuito nazionale e internazionale della cultura e dell’arte, anche con l’ausilio di totem e della cartellonistica plurilingue, a partire dalla stessa uscita del casello autostradale, lungo l’autostrada “A25 (Roma-Pescara)”.

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La cerimonia di inaugurazione del Parco Letterario Ignazio Silone nella sala consiliare del Comune di Pescina

UN DISIMPEGNO IMPEGNATO

Filippo La Porta

Nessun impegno sociale esonera lo scrittore dalla probità del mestiere che consiste nell’uso onesto dell’intelletto (I. Silone, 1957)

In una Città libera, a mio parere, deve esserci posto anche per la Torre d’avorio (I. Silone, 1963)

Ignazio Silone ebbe importanti incarichi nel Partito Comunista Italiano, poi negli anni Trenta, dopo una drammatica rottura, ha smesso di fare politica attiva, salvo una milizia assai più blanda nei vari partiti dell’area socialista, a partire dal 1941 (della quale si trovano pochi cenni nella sua opera):

il suo impegno politico e civile, inteso nella accezione più ampia (di responsabilità verso la polis) l’ha continuato in altri modi, e specialmente attraverso la scrittura, sia narrativa che saggistica, e attraverso la direzione della più bella rivista italiana del dopoguerra, «Tempo Presente» (insieme a Nicola Chiaromonte).

1.Il fascino discreto del disimpegno Anzitutto una premessa autobiografica. Oggi, voglio confessarlo, mi attrae sempre più il disimpegno. Insomma, dopo una esistenza variamente “impegnata” dal punto di vista politico − con punte di “militanza” ferocemente settaria negli anni Settanta −, mi sento ora attratto dal disimpegno. In che senso? Disimpegno non come qualunquismo e indifferenza nei confronti degli altri. Semplicementecome il rifiuto di qualsiasi dover-essere, di ogni obbligo morale superiore, magari imposto dalla presunta Necessità della Storia (che poi qualcuno presume di essere l’unico a interpretare), e insieme l’affermazione di un’autonomia e indipendenza intellettuale, di una inviolabile libertà dell’individuo fondata sulla inappartenenza (una

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Guido Melis

UN DISIMPEGNO IMPEGNATO

LE RIVISTE DI CULTURA PATRIMONIO NAZIONALE

cosa guardata con sospetto nel paese dei familismi) e sulla distanza dal potere. Bisognerebbe riformulare il concetto stesso di impegno: impegno sì, ma verso cosa e verso chi?

Valdo

Proviamo a leggere Silone alla luce di questi dilemmi. La seconda frase posta in epigrafe è tratta da un breve saggio apparso su «Tempo Presente», nel settembre-ottobre 1963, Nichilisti e idolatri. Dopo il neorealismo. Qui descrive lucidamente le due tipologie, diverse eppure solidali, di atteggiamento degli intellettuali di fronte alla società del dopoguerra1: da una parte i «nichilisti», con la loro elegante visione pessimistica spesso autocompiaciuta, con la loro retorica dell’incomunicabilità, con il loro svenevole senso di una noia cosmica

(mentre nel dialetto abruzzese, ricorda Silone, neppure esiste la parola «noia», sconosciuta alla sua «gente sana e umile»), e dall’altra gli «idolatri», che di fronte alle difficoltà dell’esistenza e «all’eccesso di problemi della nostra epoca» cercano idoli protettori nell’ambito della politica, che in quel momento significa accettazione dell’«egemonia del partito comunista in ogni lotta progressista» (a cui si piegò anche Sartre).

2. Silone, Orwell e la torre d’avorio Orwell partì volontario per la Guerra Civile Spagnola nel 1936 andando a combattere nelle file del Poum, di orientamento trotzkista. Passando per Parigi volle incontrare l’amico Henry Miller che lo sconsigliò vivamente di andare in Spagna (aggiungendo che andarci era da «idioti») e di godersi la vita nella città francese. Ora, Orwell si ostinò nella sua decisione ma non condannò moralisticamente il “disimpegno” di Miller, il suo totale disinteresse per la Guerra Civile.Anzi, definì la sua posizione «l’insuperabile stadio dell’irresponsabilità». E ancora, scrisse che Miller «ha compiuto l’essenziale atto di Giona: lasciarsi inghiottire, restando passivo, accettando». Lo scrittore americano era come nel «ventre di una balena» (Silone avrebbe detto: in una torre d’avorio) e aveva tutti i diritti di fare scelte diverse. In Max e i fagociti bianchi Miller aveva scritto: «l’esser dentro una balena è un pensiero d’intima, accogliente, ospitale dimestichezza». La compren-

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Filippo La Porta

sione nasce dall’essere Miller vicino all’“uomo comune”: il suo Tropico «è il libro di un uomo felice», di uno che nonostante gli anni di fame, vagabondaggio e sconfitte «si accorge di godere la vita». La sua visione è affine a quella di Whitman, specie su un punto: un’accettazione quasi mistica delle cose come sono, della “banale vita quotidiana”, nonostante gli orrori della Storia. In quanto passivo all’esperienza, Miller può avvicinarsi maggiormente all’uomo comune rispetto a tutti gli altri scrittori, dato che anche l’uomo comune è passivo»: in un ambiente limitato ancora si sente padrone del suo destino, ma davanti ad avvenimenti più grandi è impotente come verso la natura, e dunque non può che lasciare che le cose gli accadano (dove per Orwell «uomo comune» è il derelitto, l’avventuriero sradicato, il declassé). Mentre l’autore di 1984 si arruola con i repubblicani spagnoli solo per una questione di «moral decency». Decency in inglese vuol dire più di “decenza”: decoro, dignità, precondizione di un’autostima minima.

3.

Silone in Uscita di sicurezza, e proprio nel saggio omonimo del 1949, racconta di una riunione clandestina di cospiratori sotto il fascismo, nel 1926, in un villino periferico milanese: un finto pittore, un finto architetto, una ragazza tedesca finta studentessa, un finto dentista, un finto turista spagnolo… Passano la notte a discutere. Prima il finto dentista si mostra stupi-

to, e anzi indignato, per aver visto una lunga fila di fronte alla Scala, per acquistare i biglietti del prossimo spettacolo: come si può andare a teatro e distrarsi «coi tempi che corrono, bisogna essere dei pazzi?».Alui replica il finto turista spagnolo che l’arte non è solo distrazione, e poi il finto pittore che nota come per i musicomani loro stessi, i cospiratori, apparirebbero come pazzi. È solo questione di punti di vista. Continua il pittore, accusato dagli altri di scarso impegno: «La mia testa è impegnata, certo, ma non i miei occhi… vorrei poter continuare a vedere le cose con i miei occhi». Così conclude: «Sulla rivoluzione proletaria io ho scommesso la vita… allo

La copertina della prima edizione

La scommessa
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stesso modo una mia cara compagna di scuola si è fatta monaca, scommettendo la sua vita sul Paradiso…».

Lo interrompe il turista spagnolo: «Avresti anche potuto scommettere, trovandoti in altre circostanze, per qualcos’altro del tutto diverso, che so io, la guerra, l’esplorazione del Polo Sud, l’assistenza ai lebbrosi, la tratta delle bianche, la fabbricazione delle monete false?». Il pittore rispose ridendo: «Perché no?» sempre aggiungendo la clausola importante, e cioè cercando di «mantenere gli occhi aperti»2. Silone si identifica per caso con il finto pittore? Sì e no. Credo che stia più con lui che con il turista, anche se sente il bisogno di dare al proprio pensiero una forma dialogica. Nel relativismo del pittore, sia pure portato all’eccesso (considera normale perfino scommettere su una causa ignobile, come la tratta delle bianche!) possiamo ritrovare gli anticorpi morali contro il fanatismo ideologico, di impronta storicistica, dei comunisti. Certo, non tutte le scelte – e gli azzardi – si equivalgono. Silone non aderisce a una morale formalistica di tipo kantiano, per cui conta solo l’obbedienza coerente a un imperativo categorico, qualunque sia. Non basta la dedizione personale a una causa per nobilitare la causa stessa. Possiamo e dobbiamo giudicare alcune scelte. Però sappiamo anche che ognuno cerca una risposta diversa all’assurdo dell’esistenza, e fa una “scommessa”. Nessuna scommessa può pretendere di essere l’unica giusta in assoluto.

Ogni azzardo, se compiuto in buona fede, contiene un destino e implica a suo modo una responsabilità. Come si dice nel film di Jean Renoir La regola del gioco (1939) il tragico della vita è che ciascuno ha le sue ragioni. La consapevolezza di una cosa del genere, unita allo sforzo di «continuare a vedere le cose con i propri occhi», impedisce al nostro impegno di diventare fanatico e privo di misura.

4. Il vocabolario semplice della moralità

Silone si definiva cristiano e socialista, ma – aggiungo – senza ideologia e senza teologia, di una religiosità che «nasce dalla pietra dura del Vangelo, e che l’esperienza quotidiana della sofferenza modella»3 e che si manifestò nell’incontro decisivo che, ragazzo, ebbe con don Orione. Quando deve dire le ragioni della propria scelta politica – il socialismo – Silone enuncia alcune verità elementari sulla condizione umana e ribadisce la propria adesione ai valori cristiani che significano soprattutto «responsabilità verso gli altri» o anche «riconoscersi nell’altro». Nel 1972 dichiara in un’intervista al «Messaggero»: «torno sempre più alla mia radice cristiana che ha ben poco e forse nulla da spartire con la Chiesa»4. Anche se, beninteso, il suo cristianesimo era pochissimo italiano − intendo nella modernità − vicino a quello tragico dei Bernanos, Perguy e Unamuno, mentre i modelli lontani erano san Francesco e Gioacchino da Fiore.

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UN DISIMPEGNO IMPEGNATO

Nell’Avventura di un povero cristiano contrappone la chiesa celestiniana, evangelica alla chiesa come potere temporale. In un ritratto di Gaetano Salvemini, del 1957, scrive che «il socialismo di Salvemini era il socialismo della povera gente», e in particolare della povera gente disorganizzata del Sud, «non ancora in grado di difendersi da sé contro lo sfruttamento e l’oppressione», di una grande massa di gente senza potere e senza voce. Di qui la «semplicità e chiarezza del parlare e dello scrivere», di quel grande socialista, che pure nella storia del nostro socialismo restò sempre un «combattente isolato» e un «franco tiratore»5. Silone in queste pagine ricorda a noi abitatori del terzo millennio che il socialismo difende la povera gente senza partito, senza sindacato, senza cooperativa, e perfino senza diritto di voto: tutti quelli che forse non sanno neanche di avere dei diritti e che sono privi di qualsiasi rappresentanza politica, gli invisibili e i sommersi. Si potrebbe dire che il socialismo, almeno come idea universalistica, riguarda non tanto una classe sociale determinata quanto la parte invisibile e sommersa di ognuno di noi, la sete di giustizia radicata per Silone nel cuore di tutti gli umili e onesti (una sete di giustizia che Proudhon, cui Silone si dichiarava vicino, considerò il presupposto fondamentale di ogni discorso socialista).

L’impegno di Salvemini era extrapartitico, del tutto laico, mai dogma-

tico o chiesastico, di chi «non rispetta le regole convenzionali del gioco»6 tanto da essere scambiato per un impegno di tipo anarchico. Del resto, il socialismo evangelico di Silone ha una curvatura anarchica, refrattaria a codici, istituzioni, ragioni di stato (e di partito), che si riflette nel suo ideale eremitico: “essere eremiti combattenti” (intervista al «Giorno» del 1969). Si trascinò fuori, come bene ha osservato Raffaele Manica, non solo da partiti e chiese, ma da ogni istituzione, compresa quella letteraria7 .

5. La alterità di Silone Il nome di Silone non compare mai tra quanti vengono evocati nel dibattito della sinistra. Troppo poco esotico? Troppo poco sofisticato? I suoi ri-

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Filippo La Porta

chiami alla fratellanza, ai cafoni, agli innocenti perseguitati e umiliati, alle vite di uomini non illustri, ai preti di periferia, alla gente comune – per niente eroica, anche se ricca di umanità – che vive ai margini della Storia, ai poveri, agli sfortunati e ai «fatti a pezzi dalla vita» (Aldo Capitini), suonano oggi come inattuali. Non siamo affatto sicuri che i valori di solidarietà e giustizia sociale possano trovarsi – come prima abbiamo visto – nel cuore dei diseredati, degli ultimi, di chi è letteralmente un “povero cristo”, un niente, uno scarto… Ora, potrebbe trattarsi di una generosa proiezione: su questo aspetto Silone è interamente dentro una sensibilità anarco-populista, mentre Marx diffidava del “proletariato straccione”, privo di coscienza e di partito, disorganizzato e instabile, tendenzialmente criminaloide e pochissimo solidale. Eppure, qualsiasi socialismo, anche il più moderno e riformista, non potrà fare del tutto a meno di un riferimento ai poveri cristi. Se fisicamente non li vediamo quasi più − benché i poveri assoluti, anche grazie al Covid, in Italia assommino a oltre cinque milioni − dovremo almeno riconoscere il “povero cristo” dentro di noi, ossia la nostra parte fatalmente esposta al male e alla finitezza, al caso e alla sventura. In una conferenza al liceo Tasso Silone dichiarò tra l’altro: «La dottrina cristiana è la più rivoluzionaria che sia mai stata formulata… una leva di propulsione della vita sociale… oltre che coscienza

della propria solitudine».

Anche come scrittore Silone è inspiegabilmente assente in alcuni manuali letterari. Eppure, a ben vedere è lui, e non Pasolini – che partecipò ben tre volte al Premio Strega ossessionando tutti gli amici e conoscenti per votarlo − lo scrittore più estraneo alle istituzioni e ai recinti letterari del nostro paese. Di fronte a Pasolini che aveva il terrore di «essere isolato e abbandonato» vengono subito in mente due figure di scrittori di quegli anni: Bianciardi e appunto Silone, davvero isolati, selvatici, non assimilabili, estranei alla società letteraria e ai suoi salotti.

In Italia Silone ha sempre stentato a trovare un vero riconoscimento critico. Mentre Fontamara resta un grande romanzo epico del Sud del mondo (tra l’altro amato da Faulkner ed Emilio Cecchi), la sua ruvida originalità veniva scambiata per piattezza e povertà stilistica, e volentieri lo si relegava nell’area depressa della letteratura dell’esilio o memorialistica. Eppure, aveva uno stile ben definito, basta riconoscerlo: non lo stile degli esteti e dei letterati ma quello “morale”8, che mette al primo posto, la ricerca della verità, l’interrogazione della vita, l’esame di coscienza, l’adesione alle cose, non il cerimoniale delle parole e lo scarto insistito dalla norma. Uno stile che non ha bisogno di essere oltranzista sul piano espressivo perché una qualche oltranza già la contiene.

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UN DISIMPEGNO IMPEGNATO

6. Essere se stessi (l’integrità)

Anche il sodale Nicola Chiaromonte aveva detto che in Italia, nel teatro della vita pubblica italiana, c’è posto per tutte le maschere, tranne che per l’essere se stessi. Così per Silone, il quale però sa bene che «per essere veri non basta essere sinceri». Quel fondamentale «essere se stessi» è, infatti, un punto di arrivo, il risultato di un onesto esame di coscienza e, nel caso di Silone, una personale conquista attraverso la scrittura. Potremmo dire, in termini junghiani (Silone nell’esilio svizzero frequentò molti junghiani): non tanto l’io quanto il sé (il centro della psiche, che include l’io, invece confinato alla sola parte conscia), e cioè un’autocoscienza più elevata, capace di integrare la propria alterità, la parte dell’Ombra, capace di ricomporre gli opposti che abitano dentro di noi entro un’unità più ampia. In Uscita di sicurezza osserva che le sue difficoltà di espressione non nascono dall’inosservanza delle regole del bello scrivere ma «da una coscienza che stenta a rimarginare alcune nascoste ferite, forse inguaribili, e che tuttavia, ostinatamente, esige la propria integrità».

7.Accettare il destino

Torniamo all’impegno: l’unico impegno di un intellettuale è per Silone quello irriducibile della sua coscienza, e in particolare consiste nell’«umile e coraggioso servizio della verità» (Discorso al Pen Club di Basilea, nel 1947), nell’«uso onesto dell’intellet-

to», che solo un comunista dogmatico − in quegli anni − poteva scambiare per disimpegno (il partito comunista pretendeva di avere il monopolio di qualsiasi critica dell’esistente). Ora proprio la retorica dell’impegno civile degli intellettuali si identifica storicamente con il servilismo verso il potere, con l’adesione supina a un partito politico − e alla sua propaganda − magari in vista di un vantaggio reciproco, e finisce nel tradimento della propria coscienza: occorre infatti «rifiutarsi di identificare la causa della verità con quella di un esercito» (sempre nel Discorso di Basilea). Se nel dopoguerra l’“impegno” coincideva con l’obbligo di schierarsi, di «suonare il piffero della rivoluzione» (come ebbe a direVittorini nel celebre scontro con Togliatti), Silone, come del resto Camus negli stessi anni, si sente impegnato soltanto nei confronti della società, non verso un partito o verso lo stato, e si tratta dell’impegno di non mentire. Silone, che pure ha militato in partiti politici anche con ruoli dirigenziali, ci spinge oltre la dimensione meramente politica: per lui il socialismo, che sopravvive in quanto tale a ogni fine delle ideologie, a ogni dio che è fallito, non era altro che «un’estensione dell’esigenza etica dalla ristretta sfera individuale e familiare a tutto il dominio dell’attività umana». Un’esigenza etica che si contrappone al «primato, in ogni forma di rapporti collettivi, della tattica e della furberia»9. E perciò «bastava applicare alla società i principi ritenuti

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validi per la vita privata». In un’intervista apparsa sulla «Fiera letteraria» nel 1954 alla domanda «Pensi che l’uomo possa vincere il suo destino?» risponde «Sì, se lo accetta»10. Qui abbiamo la misura esatta di quello che ho chiamato il “disimpegno impegnato” di Silone. Da un lato battersi ostinatamente contro le ingiustizie sociali, anche da soli (senza alcuna idolatria partitica, senza manicheismi, senza schierarsi una volta per tutte da una sola parte), denunciare la menzogna del potere con i

propri specifici mezzi intellettuali, dall’altro saper assegnare alla politica un limite, oltre le sue illusioni palingenetiche e sorti progressive: nell’esistenza resta pur sempre, accanto a una vocazione per la felicità, accanto all’accordo misterioso con l’ordine naturale, un fondo tragico (di cui la croce è immagine archetipica), un residuo incombustibile di dolore, di infelicità irredimibile, di non-senso, che occorre accettare lucidamente, come fanno il Sisifo di Camus e i protagonisti dei romanzi di Silone.

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DISIMPEGNO IMPEGNATO
UN

NOTE

LE RIVISTE DI CULTURA

Filippo La Porta

PATRIMONIO NAZIONALE

1 Cfr. I. Silone, Romanzi e saggi, «Meridiani» II, Mondadori, Milano 1999, pp. 1192-1206.

Fabrizio Politi

2 Ivi, pp. 798-801.

3 F. De Core, O. Gurgo, Silone, un alfabeto, Ancora del Mediterraneo, Napoli 2003, p. 41.

4 Silone, ivi, p. 1286.

5 Ivi, pp. 1293-1294.

6 Ivi, p. 1297.

7 Cfr. R. Manica, Exit Novecento, Gaffi, Roma 2007.

8 Cfr. R. Manica, op. cit.

9 I. Silone, «Meridiani» II, cit. p. 1123.

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10 Ivi, p. 1212.

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IL PARCO LETTERARIO IGNAZIO SILONE E IL PATRIMONIO CULTURALE DELLACITTÀ DI PESCINA

Guido Melis

«Sono comuni a ognuno i fatti veramente importanti della vita: il nascere, l’amare, il soffrire, il morire; ma non per questo gli uomini si stancano di raccontarseli»: queste parole di Ignazio Silone sono forse la migliore introduzione al Parco Letterario a lui dedicato dalla Comunità di Pescina.

In effetti non è tanto l’Autore di Fontamara a esserne il primo attore ma lo sono le persone che mantengono vivi i luoghi della sua ispirazione e che rientrano in un cammino condiviso con il Comune, il Centro Studi, il Premio e la Casa Museo Ignazio Silone, la sua rivista «Tempo Presente», l’Ente Parco Regionale Silente Velino, la Casa Museo Giulio Mazzarino e, insieme, le associazioni e le realtà produttive del territorio.

L’opera di Silone spazia tra il ricco patrimonio ambientale e culturale, materiale e immateriale che rendono questa parte della Marsica un mondo affascinante, a tratti impenetrabile; non sono luoghi immaginifici frutto di una fantasia letteraria ma posti reali, visitabili e percorribili lungo il sentiero all’ombra dell’imponente Torre Piccolomini e del campanile di San Berardo alla cui base, con una croce

di ferro appoggiata al muro e la vista del Fucino, in lontananza, riposa lo scrittore.

Il residente, il lettore più attento e anche il visitatore più distratto dispongono così di una chiave interpretativa unica. La memoria di intere generazioni si sovrappone a Pescina a elementi paesaggistici e formativi che meritano l’opera di sensibilizzazione

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IL PARCO LETTERARIO IGNAZIO SILONE E IL PATRIMONIO CULTURALE DELLACITTÀ DI PESCINA

LE RIVISTE DI CULTURA PATRIMONIO NAZIONALE

portata avanti da anni dal Centro Studi Ignazio Silone, a partire dalle scuole.

Più volte è stato sottolineato che tra gli obiettivi di un Parco Letterario c’è quello di raccontare l’evoluzione del paesaggio, non solo del panorama ma di quel paesaggio culturale che racconta il rapporto nel tempo tra l’uomo e il suo territorio. Così come la Gagliano del Cristo si è fermato a Eboli non è più la Aliano di Carlo Levi o la Galte di Canne al vento non è più la Galtellì di Grazia Deledda, anche Fontamara non è più la Pescina di Ignazio Silone.

luogo, che supera la netta separazione tra natura e cultura e che soprattutto prevede la partecipazione attiva delle popolazioni a un processo di riappropriazione della propria identità.

Il Parco Letterario mira a diventare più che un percorso del narrato, una cornice dove fare convergere le risorse di una comunità antica, desiderosa di raccontarsi, di accogliere e di proiettarsi con energia verso il futuro. Un mezzo di coesione sociale e di sviluppo locale che non si sovrappone ma si appoggia alle tante realtà locali di cui deve e non può che essere strumento. Un connubio perfetto per I Parchi Letterari che esprimono una evoluzione sensibile dell’idea di patrimonio, non più legato a monumenti isolati ma a un

L’evoluzione nel tempo del paesaggio diventa così comprensione del territorio, testimonianza dell’evoluzione dell’interazione tra uomo e ambiente e identificazione delle sensibilità locali, delle credenze e delle tradizioni. La storia di Pescina ne è forse uno degli esempi più commoventi. Dal prosciugamento del Fucino al terremoto della Marsica il paesaggio della millenaria Città di Silone e, prima di lui, di Giulio Mazzarino è cambiato totalmente ma rimane un libro aperto sul proprio passato, la propria spiritualità, la storia, i miti. Ma questo non basta.

Ricordo la prima volta che ho soggiornato a Pescina. Fu quasi un caso. Era estate e mi trovavo a Pescasseroli per il Premio Benedetto Croce dove incontrai il sindaco Mirko Zauri che mi invitò a non tornare a Roma ma a trascorrere un paio di giorni nella Città di Silone e Mazzarino. Arrivarci percorrendo la Valle del Giovenco al tramonto ha contribuito a rianimare in me l’entusiasmo dei primi tempi che si è trasformato immediatamente nel desiderio di partecipare a una programmazione condivisa.

In poco più di un anno la rete intera ha potuto assistere a un percorso straordinario che ha portato il piccolo paese della Marsica alla candidatura a Capitale Italiana per la Cultura. Un risultato eccezionale raggiunto dalla

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Comunità di Pescina grazie a un dossier il cui titolo deve restare bene impresso nella testa di ognuno di noi e che è stato condiviso dalla maggior parte delle Comunità che ospitano i 33 Parchi Letterari. La cultura non spopola riassume anche l’essenza di tutta la nostra rete. Una forza trainante sin dal giorno dell’istituzione del Parco Letterario protagonista da subito di un percorso dinamico e veloce che ha portato alla proposta del Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri di riconoscere con una legge i Parchi Letterari d’Abruzzo.

Così l’Anversa degli Abruzzi di Gabriele d’Annunzio, la Sulmona di Ovidio, Pescasseroli, Raiano e Montenerodomo con i Parchi Nazionali

d’Abruzzo Lazio e Molise e della Maiella riuniti nel nome di Benedetto Croce, insieme alla sezione di Sulmona di Italia Nostra, hanno creato una squadra che già fa scuola in altre regioni e all’estero. Una rete che insieme alla città di Silone e Mazzarino invita a intraprendere un viaggio reso reale dall’incontro con personaggi viventi che introducono a un racconto inseparabile dalle località che li ospitano. Una Cultura delle Comunità di un territorio fortemente diversificato e ricco di eccellenze storiche, ambientali e paesaggistiche uniche. Ma non è tutto.

Il messaggio che i Parchi Letterari vogliono diffondere è che ragazzi di oggi e quelli di ieri, devono potere

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Stanislao de Marsanich

IL PARCO LETTERARIO IGNAZIO SILONE E IL PATRIMONIO CULTURALE DELLACITTÀ DI PESCINA

guardare ai loro territori di origine con orgoglio; l’orgoglio di chi non vuole dimenticare le proprie radici e di chi vuole esserne protagonista. Lo ha ricordato più volte il sindaco Zauri in varie occasioni in Italia e all’Estero a partire dalla inaugurazione del progetto culturale “I Volti di Pescina tra Risorse, Vocazioni e Talenti”. Un censimento fotografico curato dal fotografo del New York Times Robert Presutti, abruzzese di nascita e newyorkese di adozione. Lo ha sottolineato all’Aquila, in occasione dei 200 anni dell’Amministrazione forestale, poi a Zurigo, luogo dell’esilio di Ignazio Silone, e ancora a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, e a Roma nelle sale del Ministero della Cultura e del Senato, solo per citarne alcune. Al ricordo dei più anziani è necessario associare una partecipazione diretta dei più giovani che devono potere usufruire di un valore aggiunto che concorra ad accrescere anche economicamente il loro percorso umano e professionale. La storia istituzionale, fatta di date e di eventi, si associa alla storia dei contadini del Fucino che si intreccia con l’epopea dei personaggi dell’opera di Silone. Non solo i ragazzi che partono oggi per studiare e lavorare ma i figli, i nipoti e i pronipoti di chi lasciò l’Abruzzo in passato, devono potere guardare a questi territori con orgoglio; l’orgoglio di chi non vuole dimenticare le proprie origini e che vuole anzi tornare a esserne parte anche fisicamente, fermarsi e magari tornarci a vivere.

Partendo dal principio che la cultura non è una merce, abbiamo ormai innumerevoli volte sottolineato quanto il nostro patrimonio culturale sia unico al mondo. Risorsa preziosa, irripetibile, non clonabile né de-localizzabile, sulla quale sarebbe colpevole non investire mezzi ed energie. I Parchi Letterari, che riuniscono ormai quasi 80 Comuni, sei Parchi Nazionali e altrettanti Parchi naturali regionali, Oasi e riserve, nelle oltre 500 manifestazioni annuali e nelle attività quotidiane, sono indirizzati proprio a questo: non sfruttare il territorio, ma bilanciare le necessità dei residenti e dei visitatori affinché questo genere di viaggio porti benefici a entrambi.

Il visitatore non vuole sapere solo nomi e date, ma interpretare il territorio e farne parte; vuole scoprire o riscoprire il perché quel luogo debba essere considerato unico rispetto a tanti altri nel mondo e perché valga la pena andarlo non solo a visitare, ma rivivere. È fondamentale quindi insistere sulla qualità dei servizi per introdurre alla storia, alla cultura, ai monumenti e al paesaggio di un posto. Per questo motivo è importante non sovrapporsi a realtà che già operano localmente, ma individuarne i punti di eccellenza e offrire l’opportunità di fare parte di una rete che abbia i requisiti qualitativi necessari per presentarsi, organizzata e strutturata anche fuori dai confini nazionali.

La cultura non spopola significa sostenere la coesione sociale delle comunità che popolano i borghi, le cam-

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LE RIVISTE DI CULTURA PATRIMONIO NAZIONALE

pagne ma anche i luoghi fortemente urbanizzati che hanno perso la propria identità; significa non solo apprezzarne le straordinarie ricchezze architettoniche e artistiche, ma conoscere e riconoscere l’importanza di tutto ciò che le circonda, a partire dalla filiera agroalimentare che a Pescina, come negli altri 32 Parchi Letterari in Italia e in Europa, è motore fondamentale per custodire il territo-

Fabrizio Politi

rio dall’abbandono nel nome di quella «infinità di uomini senza nome» che nei secoli hanno contribuito a creare una ricchezza culturale unica da difendere:

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…qualcosa che non è sanzionato, che non è codificato… e che è opera, diciamo così, del popolo, di un’intera storia, dell’intera storia del popolo di una città”. (Pier Paolo Pasolini, La forma della città, 1973).

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INTERVISTA CON IGNAZIO SILONE DIALOGO TEATRALE

I GRANDI EVENTI DEI PARCHI LETTERARIABRUZZESI PRESENTATOAL’AQUILAIL CALENDARIO PER L’ESTATE 2023

È stato presentato il 27 giugno a L’Aquila, al Palazzo dell’Emiciclo, il programma degli eventi estivi che interesserà i quattro Parchi letterari abruzzesi intitolati, rispettivamente, a Gabriele d’Annunzio (Anversa degli Abruzzi), a Benedetto Croce (Monte-

nerodomo, Pescasseroli e Raiano), a Ignazio Silone (Pescina) e a Ovidio (Sulmona). Il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, nel sottolineare l’importanza delle iniziative portate avanti, ha voluto rimarcare la volontà della Regione Abruzzo di so-

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L’Aquila, 27 giugno 2023. Da sinistra: Sergio Venditti, Mirko Zauri, sindaco di Pescina, l’assessore al Bilancio Mario Quaglieri e il presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Lorenzo Sospiri
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stenere i Parchi che, per la prima volta, hanno ricevuto il giusto riconoscimento con l’inserimento delTesto unico della Cultura sancendo l’impegno nella valorizzazione di questi luoghi, testimonianza fondamentale del lascito socio-culturale che i grandi autori abruzzesi ci hanno lasciato.

«I Parchi letterari rappresentano un elementodipuntaperlapromozionedel territorio regionale che potranno fare sponda con il consolidamento del ruolo della Film Commission», ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale.

Presente alla conferenza stampa anche l’assessore al Bilancio Mario Quaglieri, che ha sottolineato come questi progetti sono sempre ben accetti soprattutto perché realizzati facendo rete in maniera sinergica e produttiva e ha garantito l’impegno della Regione a trovare un adeguato sostegno economico nella nuova programmazione.

«Larete–hasottolineatoilpresidente nazionale dei Parchi Letterari Stanislao De Marsanich – è già attiva da tempo e sono moltissime le iniziative che si faranno e che coinvolgeranno l’Abruzzo. Il percorso intrapreso in questa regione sta diventando un esempio a livello nazionale anche per le altre regioni come Basilicata,Veneto e Lombardia. Si tratta di un eccellente esempio di lavoro di squadra e di rete che coinvolge tanti attori locali e dove tutto deve essere a favore delle comunità».

Mario Giannantonio (Parco letterariod’Annunzio)hapoispiegatocome gli eventi organizzati siano rivolti ai turisti ma anche ai residenti dei borghi

«che sono i veri custodi dei nostri luoghi nei quali si vuole fondere gli elementi culturali con quelli ambientali, paesaggistici e naturali. Inoltre, si vogliono così divulgare le opere di Silone, Ovidio e Croce anche, e soprattutto, tra le nuove generazioni. Portiamo avanti questo intenso lavoro in un’ottica di stretta collaborazione integrata che vede la partecipazione non solo dei parchi ma di tante associazioni».

«Il sostegno del presidente dei Parchi letterarinazionali–haaggiuntoPasquale D’Alberto (Parco letterario Croce) –è un elemento di grande soddisfazione. Vogliamoringraziareinoltreilpresidente Sospiri e l’assessore Quaglieri per il lorofattivoimpegnoesiamocertichela Regione potrà sostenerci in modo concreto per poter continuare a portare avanti le nostre iniziative».

Mirko Zauri, parlando per il Parco letterario Ignazio Silone) – valorizzare l’importanza dei nostri Parchi che rap-

«È molto importante – ha dichiarato
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Sergio Venditti

presentano senza dubbio elementi di sviluppo per far conoscere luoghi e bellezze del territorio. Questa stretta collaborazionetraiquattroParchiinoltre permetterà di raggiungere grandi risultati per tutta la regione». Il sindaco di Pescina ha poi spiegato come una studentessa dell’università D’Annunzio abbia redatto una tesi proprio sul Parco letterario intitolato a Silone.

Angelo Piccoli (Parco letterario Benedetto Croce) ha poi posto in evidenza l’iniziativa promossa a Montenerodomo con il Centro studi del Mezzogiorno che focalizzerà la sua attenzione sulle problematiche dei comuni montani che rappresentano il 70% delle comunità regionali. Si analizzeranno tanti temi ma si proporranno anche delle soluzioni grazie al contributo di docenti di livello nazionale e di tanti studenti che arriveranno dalle Università di Napoli, Teramo, L’Aquila, Pescara e Campobasso e che animeranno il centro in provincia di Chieti. Nel corso della conferenza stampa è stata annunciata inoltre l’organizzazione del primo Festival dei Parchi letterari d’Abruzzo che si svolgerà a Pescina il prossimo 1° ottobre.

È stato quindi congiuntamente presentato il primo calendario delle iniziative previste per l’estate del 2023. Que-

sti gli eventi in programma nel Parco Gabriele d’Annunzio ad Anversa degli Abruzzi: dal 29 luglio al 28 agosto, Esposizione Spazio Tempo Diversità: l’Arte è pace, è libertà, allestimenti e mostra a cura dell’artista Francisco Cordoba. 9 agosto, Filia Trio; 11 agosto, presentazione collana «Comete. Scie d’Abruzzo»; 12 agosto OasiWwf, I suoni del Sagittario – passeggiata musicale; 13 agosto Quartetto piano piano; 14 agosto a Castrovalva, Apeiron quartet; 16 agosto, The big pumpikin band; 17 agosto, Racconti d’Abruzzo; 20 agosto, Presentazione del libro Ipnagogia di Stefano Servillo.

Per il Parco Benedetto Croce: dal 17 al 22 agosto, seconda edizione della Scuola estiva del centro studi “G. De Thomasis” sui problemi del Mezzogiorno per studenti universitari e dottorandi.APescasseroli dal 27 al 29 luglio, 18esima edizione del Premio nazionale di cultura Benedetto Croce; a Raiano dal 31 agosto al 2 settembre, seconda edizione del Festival della Filosofia Animale razionale e politico – dibattito antropologico. Per il Parco Silone: a Pescina, dal 19 al 22 agosto, 26esima edizione del Premio internazionale Ignazio Silone. È in corso di definizione, infine, il programma degli eventi estivi organizzati dal Parco Ovidio di Sulmona.

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I GRANDI EVENTI DEI PARCHI LETTERARIABRUZZESI

XXVIEdizione

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Premio internazionale

Premio internazionale

Ignazio Silone

Pescina (AQ), Teatro San Francesco 19 - 22 agosto 2023

“In ogni tempo e in qualunque società l’atto supremo dell’anima é di darsi, di perdersi per trovarsi.

Si ha solo quello che si dona”

Ignazio Silone, da Vino e Pane

Via del Carmine - Sala Conferenze Ignazio Silone (Teatro San Francesco)

Città di Pescina Ignazio Silone Provincia Dell’Aquila Città di Pescina Centro Studi Ignazio Silone Provincia Dell’Aquila
Città di Pescina

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