syndicom - il giornale

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Nr. 2 20 febbraio 2015

il giornale

www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione

AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna

editoriale

Industria Grafica

economia

NO alla pressione sul per- La Seco smonta le eccezioni sonale e sulla clientela! presentate da Viscom contro il DOG

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Intervista a Gabriele Rossi: come un detective sulle tracce del movimento operaio › Pag. 12

La frenesia del lavoro ha conseguenze gravi

Ingranaggio infernale!

Per la prima volta in assoluto il sindacato syndicom ha condotto un’inchiesta sullo “sconfinamento del lavoro”. Le risposte dei 3500 partecipanti al sondaggio del ramo delle telecomunicazioni lo dimostrano: la rivoluzione digitale nel mondo professionale lascia dietro di sé una lunga scia dannosa per la salute. Bisogna agire con urgenza.   › Pagg. 2 e 3

© FOTOLIA

Lo scorso 20 gennaio la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale ha trattato un’iniziativa parlamentare intitolata “La Posta deve concentrarsi sul suo obiettivo imprenditoriale anziché vendere sempre più cianfrusaglie”. Depositata dal Consigliere nazionale UDC bernese Rudolf Joder, questa iniziativa chiede di modificare “il diritto in vigore di modo che la Posta non debba soltanto concentrarsi sul suo obiettivo imprenditoriale e limitarsi ad esso, ma debba anche rinunciare a commercializzare dei beni e servizi che non hanno niente a che vedere con la sua attività. La Posta potrà continuare a vendere dei beni e servizi che abbiano un legame diretto con il suo mandato effettivo”. Dopo averne dibattuto, la commissione ha rigettato questo testo con una piccola maggioranza di tredici voti contro dodici. Ma perché il Consigliere nazionale Joder vuole vietare alla Posta di vendere dei prodotti terzi? Per me ci sono due risposte. Innanzitutto egli agisce a nome degli ambienti economici, soprattutto dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam). Il giro d’affari annuale di circa 500 milioni di franchi realizzati dalla Posta in questo settore non è trascurabile ed è ovvio che faccia venire l’acquolina in bocca. Inoltre penso che l’iniziativa abbia un secondo fine, sostenuto ovviamente anche dalla destra economica: quello di limitare al massimo le attività della Posta al di fuori della spedizione e distribuzione delle lettere e dei pacchi. Vorrei ricordare che una frase chiave del testo dell’iniziativa stipula che la Posta deve “…concentrarsi sul suo obiettivo imprenditoriale e limitarsi ad esso…”. Il messaggio è chiaro, qui nel mirino non ci sono solo i prodotti › Continua a pag.4

Una folle corsa al ribasso che impoverisce il territorio e la forza lavoro › Pagg. 10 e 11

pensionati

Analizzando il lavoro alla posta: Intervista a Nicola Cianferoni

« Il sentimento d’impotenza genera sofferenze profonde»

© YS

La Posta Svizzera ha conosciuto enormi cambiamenti dopo la liberalizzazione del settore, negli anni 90. Il lavoro è soggetto a una permanente riorganizzazione, con ritmi e produttività che tendono ad aumentare. Qual è l’impatto sui dipendenti? La Posta prende in considerazione la salute degli impiegati postali? Che ne fa dei malati e degli infortunati? Ne abbiamo parlato con il sociologo Nicola Cianferoni.

Nicola Cianferoni, sociologo del lavoro, è attualmente ricercatore incaricato presso la Haute école de travail social et de la santé – EESP a Losanna. Ha condotto diverse indagini sulle ristrutturazioni, le condizioni di lavoro e le mobilitazioni collettive nei settori pubblici (La Posta) e privati (banche, industria, commercio al dettaglio). Il suo blog è: http://nicolacianferoni.wordpress.com.

La liberalizzazione del settore postale e l’aumento della produttività hanno accentuato i disagi sul lavoro. Quali sono le ripercussioni sulla salute degli impiegati postali? Nicola Cianferoni: Si può, in effetti, supporre che il disagio abbia un impatto negativo sulla salute, anche se è diffi-

cile da “misurare” scientificamente. Per meglio comprendere in quale momento si verifica un degrado della salute, e il ruolo che il lavoro riveste in questi casi, sarebbero necessari degli studi con un approccio “longitudinale” che permetta di seguire il personale a lungo termine.

Lei ha presentato un’inchiesta sul lavoro dei portalettere presso La Posta. Cosa ha potuto mettere in evidenza? Le mie ricerche presso un centro di elaborazione delle lettere hanno messo in luce l’espressione di un malessere sotto forma di disagio sul › Continua alle pagg. 4 e 5


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