syndicom - il giornale

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Nr. 1 23 gennaio 2015

www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione

il giornale

AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna

Insieme in movimento L’anno nuovo è purtroppo cominciato nel peggiore dei modi. La libertà d’espressione ha subito un attacco senza precedenti: nel mirino sono finiti vignettisti e redattori del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”. È importante come non mai in questo momento ricordare il ruolo fondamentale che ricopre la stampa all’interno della società civile e ricordare che le persone che operano in questo settore devono essere tutelate contro ogni forma di violenza e censura. Le manifestazioni di solidarietà di questi giorni sono senz’altro un bel segnale di vicinanza verso chi fa della libera informazione ed espressione la propria professione. Per syndicom il 2015 sarà indubbiamente un anno intenso. Le pressioni sui lavoratori in tutti i settori della Posta non accennano a diminuire, syndicom si sta impegnando per migliorare questa condizione. La trattativa per il CCL Posta sta proseguendo dopo l’interruzione voluta da syndicom che ha permesso di definire un nuovo mandato per la delegazione. La richiesta dei colleghi della Posta è molto chiara: nessun peggioramento è ammissibile. Anche nelle telecomunicazioni aumentano sempre più i casi di persone che lamentano di essere sotto stress a causa dell’eccessivo carico di lavoro. Continuano pure le difficoltà per i lavoratori dell’industria grafica che sono i primi a pagare il prezzo delle difficoltà che riscontra da tempo oramai il settore. Senza dimenticare il fatto che Viscom non rispetta i patti presi e continua a bloccare il processo per la dichiarazione di obbligatorietà generale del CCL, che permetterebbe a tutti i lavoratori delle aziende del settore di beneficiare delle condizioni lavorative previste appunto dal Contratto Collettivo di Lavoro. Inoltre Viscom è intenzionata a dare la disdetta dal CCL per peggiorare ulteriormente le condizioni nel settore della stampa di giornali. I giornalisti sono ancora senza contratto collettivo e per i comunicatori visivi restano le difficoltà nell’integrarsi nel mondo del lavoro e per resistere alla concorrenza sulle tariffe. L’anno che è appena iniziato sarà un anno difficile per tutto il mondo del lavoro. Ogni peggioramento delle condizioni di lavoro è giustificato dalla difficile situazione economica, come se l’economia fosse una scienza esatta e non dipendesse da precise scelte politiche ed economiche. Per meglio comprendere i meccanismi che regolano › continua a pag. 7

Telecomunicazioni

Ancora aperta la discussione sulla neutralità di internet   › Pag. 4

industria Grafica

La NZZ sempre più fuorilegge ha aggirato la procedura di consultazione   › Pag. 6

Ticino e svizzera

Per i media notifica agli ispettorati del lavoro di 16 cantoni   › Pag. 8

condizioni di lavoro alla posta sa

Oltre la metà dei dipendenti subisce forti pressioni

La pressione commerciale dietro agli sportelli postali non grava solo su alcuni sparuti lavoratori, ma ne riguarda oltre la metà. Questi sono i dati che emergono da un sondaggio syndicom. Le conseguenze sono allarmanti: calano spirito di squadra e voglia di recarsi a lavoro, e aumentano problemi di salute e timore di perdere il posto.   › continua alle pagine 2 e 3

© YVES SANCEY

editoriale

attualità e diritt i fondamentali

Una libertà, un cardine della democrazia, una professione

I colpi di mitraglia che hanno falcidiato 17 persone a Parigi tra le quali 4 giornalisti di “Charlie Hebdo” è una raffica che deve svegliare tutti gli attori della nostra società civile. Il mondo dei media deve, dal canto suo, interrogarsi e ricordarsi le proprie responsabilità. Dalla vicenda di Parigi nascono tanti interrogativi: tra questi è necessario e urgente discutere dell’importanza, la difficoltà e i rischi che si corrono nel fare il mestiere di giornalista. Qui, flagrante, abbiamo l’atteggiamento di un periodico che si è sempre voluto sentire libero, nei limiti legali,

da ogni tipo di pressione e che paga oggi con il sangue la difesa della sua libertà di espressione. Oggi però, scioccati da questo bagno di sangue commesso nella civilissima Europa, ci dimentichiamo che non sono gli unici. A pagare con la vita, a metterla a repen-

taglio o a rischiare la loro libertà ogni anno sono molti giornalisti e reporter in tutto il mondo. Stando a reporter sans frontières sono 66 i giornalisti uccisi nel 2014 (oltre cinque volte quelli di Parigi!), cui vanno aggiunti i loro assistenti (cameramen ecc.) e i blogger e gli attivisti › continua a pag. 5


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