Padelbiz #05-2025

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N.5/2025 - ANNO 4

DATI E STATISTICHE

10 IL REPORT TENNIS E PADEL 2024 DELLA FITP

INCHESTA ESCLUSIVA

12 LA CARICA DEI 101: NUMERI, TREND E CLASSIFICHE

SOCIAL

14 IL FANSOMETRO DEI CENTRI PADEL REPORTAGE

16 THE AMERICAN DREAM INTERVISTE

18 MICHELE FARINELLI DI PLAYTOMIC

PRODOTTO DEL MESE

20 LA NUOVA SERIE EXTREME DI HEAD

Il padel è sociale per natura. Il club che diventa un punto di aggregazione ha un vantaggio competitivo enorme. Michele Farinelli di Playtomic, pagg. 18-19

ANNIVERSARI

22 BABOLAT: 150 ANNI DI EVOLUZIONE

PADEL LEGAL

24 LA STAGIONALITÀ DELLA COPERTURA DEI CAMPI

FOCUS ON

26 NON DIMENTICHIAMOCI DELLA SCUOLA

CENTRO DEL MESE

28 PADELUS L'AQUILA

FOCUS SHOP

30 PADELAB ROMA

VISTO DAL COACH

32 IL PARADISO DOVE IL PADEL NON DORME MAI

SOTTO LA LENTE

34 LA DURA VITA DEL GIOCATORE PROFESSIONISTA

L’ANGOLO DEL MENTAL COACH

36 CARO DIARIO, TI SCRIVO

PADEL&TRAVEL

38 DAL MEDITERRANEO A BALI CON WEEBORA

SCAMBIO DI COPPIA

di Benedetto Sironi

Eccitante, coinvolgente, entusiasmante. Un vero toccasana per tenere vivo l’interesse e il coinvolgimento, combattere la routine e alimentare nuovi stimoli. No, non pensate male… non stiamo parlando di club privati o spericolate combinazioni poliamorose. Le uniche perversioni alle quali ci riferiamo sono quelle degli appassionati di padel e le coppie in questione sono quelle composte dai giocatori professionisti, in particolare i top player che ogni settimana o quasi girano il mondo per sfidarsi nel Premier Padel, del quale puntualmente vi raccontiamo anche sui vari canali di Padelbiz. Ma perché questa metafora volutamente un po’ provocatoria? Proviamo a spiegarlo.

In particolare nel Premier i colpi spettacolari non mancano quasi mai e ogni partita è una storia a sé. Inizia a esserci un “però” un po’ ingombrante: soprattutto nel padel maschile vincono praticamente sempre gli stessi. E le finali sono spesso un copione già scritto: Chingotto-Galán da una parte e Coello-Tapia dall’altra. Un dualismo peraltro spesso a senso unico, visto che in realtà i Golden Boys hanno vinto 16 sfide su 23 contro i Chingalan e, nel momento in cui scriviamo, hanno vinto nove trofei su 17 (ma in due non sono stati presenti per il boicottaggio di inizio anno). Nel caso delle donne la situazione è leggermente più variegata, ma Gemma e Delfi (con otto vittorie) e Ari e Paula (con quattro) risultano comunque dominatrici, anche se qui abbiamo altre due coppie che si sono tolte quest’anno la soddisfazione del primo posto (due volte Bea González e Claudia Fernández, una Sofía Araujo e Andrea Ustero).

Merito a loro, ovviamente. Ma la domanda che inizia a farsi strada è semplice: non si rischia l’effetto “routine” e una quasi completa mancanza di imprevedibilità perlomeno nella fase finale dei tabelloni? Insomma, la possibilità di un piccolo ma insidioso effetto “noia” potrebbe non essere esclusa e non basta un exploit come quello di Di Nenno e Augsburger al recente P1 di Madrid (che non a caso abbiamo scelto di omaggiare con la nostra foto di copertina) per invertire la tendenza. Certo, il resto delle coppie continua a offrire dinamismo nella rotazione dei propri compagni. Proprio Leo Augsburger e Pablo Cardona parevano tra gli indiziati a insidiare lo scettro dei quattro regnanti, ma si sono appunto separati per abbracciare nuovi progetti: Augsburger con Di Nenno e Cardona con Tello. Ma anche quest’ultima liaison è già finita: il primo formerà una coppia di notevoli rematori con Javi Garrido, mentre il secondo si affiancherà a Edu Alonso. In queste settimane vedremo altre succose novità come

Paquito-Jon Sanz, Javi Leal-Lucas Bergamini e Momo GonzálezFran Guerrero, tutti appartenenti a quel gruppo di giocatori che sta provando a entrare nella Top 8 del ranking mondiale.

Detto questo, tanti si chiedono quando le quattro coppie leader maschili e femminili si separeranno per dar vita a nuovi binomi che possano magari sparigliare un po’ le carte. In realtà, a volte già accade. Ecco perché sono da guardare con interesse le formule di eventi o circuiti alternativi e complementari al Premier Padel come la Reserve Cup, giunta a Marbella a settembre dopo l’esordio di gennaio a Miami. Un format nel quale la competizione si mescola al divertimento e allo show (se vi ricordate era proprio il tema di uno degli scorsi editoriali) e soprattutto dove è proprio lo “scambio di coppia” in senso padelistico a caratterizzare ogni match, con i top player che si mescolano dando vita a combinazioni inedite e suggestive. Una formula simile a quella della Pro Padel League (guarda caso anch’essa americana) ma anche della Hexagon Cup di Madrid, con team privati e otto squadre, ognuna composta da sei giocatori: una coppia maschile, una femminile e una Next Gen.

Chiudiamo con una domanda. Quanto incidono questi discorsi e ragionamenti sulla sana crescita del movimento padelistico? Certo ce ne sono altri probabilmente anche più importanti, dei quali parliamo proprio in questo numero, come la poca predisposizione per un gran numero di club ad adottare strategie di marketing solide e strutturate, che possano aiutare ad avere un’economia di scala migliore e a distaccarsi dall’unica fonte di ricavi caratterizzata dall’affitto dei campi. Eppure è proprio lì che si gioca il futuro. Secondo uno studio realizzato da FITP e BCG, il padel in Italia genera oggi un impatto economico diretto di oltre 600 milioni di euro l’anno. Ma il potenziale stimato è molto più alto: fino a 1,4 miliardi, considerando anche benefici indiretti e sociali. Peccato che oggi il 70% dei centri non superi i due campi e solo il 15% abbia un’area didattica organizzata. Che invece è sempre più importante per completare la proposta del centro. Tuttavia, come del resto avviene in ogni sport, anche il lato “mediatico” e ispirazionale dei campioni sul pubblico e l’effetto sorpresa e novità sono fattori decisamente importanti per tenere vivo l’interesse degli appassionati e soprattutto coinvolgere anche un pubblico nuovo. Quindi da una parte ben venga la “fedeltà”, se porta ai risultati, ma viva altrettanto l’infedeltà e lo scambismo se questo riaccende la passione. Beninteso, sempre di padel si sta parlando…

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Anno 4 - Numero 5w/2025 - Periodico mensile

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Questo numero è stato chiuso il 29 settembre 2025

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TORNEI

GIOCHI DEL MEDITERRANEO 2026: VIA LIBERA PER LA COSTRUZIONE DI CINQUE CAMPI A TARANTO

MERCATO

IL ROLAND GARROS HA RINNOVATO L'ACCORDO CON IL PREMIER PADEL FINO AL 2029

Il comune di Taranto potrà realizzare cinque campi da padel all'interno del futuro skate park, in vista dei Giochi del Mediterraneo 2026 che saranno ospitati proprio dalla città pugliese. Come riporta il sito di news locale l'intervento avrà un valore complessivo di circa 850.000 euro. I lavori dovrebbero concludersi in tempo utile per l’avvio dei Giochi, che si svolgeranno dal 21 agosto al 3 settembre 2026. L'edizione 2026 dei Giochi del Mediterraneo, manifestazione multidisciplinare che si svolge con cadenza quadriennale, sarà la 20esima nella storia e la prima a includere il padel nel suo programma.

LA HEXAGON CUP SI SPOSTA ALLA CAJA MAGICA PER LA TERZA EDIZIONE

Dopo due anni alla Madrid Arena, la Hexagon Cup si sposta per la terza edizione alla Caja Mágica, che sarà in programma dal 28 gennaio all'1 febbraio 2026. L'impianto che ospita già l'ATP e il WTA Masters 1000 di tennis da diversi anni, si è affermato come uno dei palazzetti più moderni d'Europa. "La Caja Mágica ci permetterà di elevare gli standard operativi e aumentare la capienza del pubblico", si legge nel comunicato della Hexagon Cup. "È lo scenario ideale per ospitare la prossima edizione del torneo, che conterà ancora una volta sulla presenza dei migliori giocatori del mondo, squadre di élite, intrattenimento e ospitalità".

FIP PROMISES, DAL 2026 LA NUOVA ERA DEL CIRCUITO RISERVATO ALLA NEXTGEN

CIRCUITI

Dal 2026, il circuito FIP Promises avrà un format diverso. La struttura globale si evolverà in circuiti continentali in tutte le categorie per Europa, America, Asia e Africa, a cui si aggiungerà un tour globale Under 18 formato da 10 tornei internazionali e un Master finale, la cui partecipazione sarà riservata ai giocatori con il punteggio più alto di ciascun circuito continentale. Verrà inoltre istituito, alla fine di ogni stagione e per i primi 10 giocatori del circuito globale, il FIP Promises Award, che offrirà loro l’opportunità di partecipare a eventi selezionati di Premier Padel e del Cupra FIP Tour per l’anno successivo.

Il Premier Padel continuerà sui campi del Roland Garros fino al 2029. L’iconicità degli impianti francesi, su cui si gioca a padel dal 2022, ha reso il torneo uno dei più prestigiosi del calendario, forte anche della sua storia tennistica, dell’atmosfera sempre molto affascinante e del suo status di Major anche tra i vetri. Il torneo della capitale transalpina, infatti, è uno dei quattro più importanti insieme alle tappe di Doha, Roma e Acapulco. Nell’ultima edizione, disputata tra l’8 e il 14 settembre, a trionfare sono stati Arturo Coello e Agustin Tapia tra gli uomini e Gemma Triay e Delfi Brea tra le donne.

ARJEN ROBBEN: ESORDIO CON VITTORIA NEL CUPRA FIP TOUR

Arjen Robben, ex campione con un passato con le maglie di Chelsea, Real Madrid e Bayern Monaco e grande appassionato di padel, ha disputato il suo primo torneo nel Cupra FIP Tour ottenendo anche la sua prima vittoria. Come sul campo da calcio, Robben gioca a destra per sfruttare il suo mancino, e nel tabellone di qualificazione al FIP Bronze di Westerbork (Paesi Bassi) lo scorso 28 agosto ha battuto, in coppia con il compagno Werner Lootsma, Ralph Boekema e Mark Weldmate (4-6 7-6 6-3), annullando sei match point e qualificandosi al main draw, dove però i due sono stati superati 6-1 6-0 da Sten Richters e Thijs Roper.

LA FIP ANNUNCIA L’AMATEURS TOUR CON ICIAR MONTES ALLA GUIDA

La commissaria tecnica della nazionale femminile spagnola, Iciar Montes, entra a far parte della FIP per guidare il nuovo Amateurs Tour, i cui dettagli saranno svelati nelle prossime settimane. Si tratterà di un circuito rivolto ai giocatori amatoriali di tutto il mondo, che vedrà nel suo team anche Silvia Jover, che coordinerà i campionati mondiali e continentali. La FIP ha scelto un curriculum di assoluto prestigio per guidare questo progetto nuovo e ambizioso. Montes, da giocatrice, è stata numero uno al mondo per 12 anni, ha conquistato nove titoli mondiali, e dal 2016 è diventata CT della selezione femminile spagnola.

BACK TO PADEL: QUATTRO BEST BUY DI PADEL NUESTRO

Superato il periodo del “back to school”, per tanti giocatori invece è il momento di tornare sul campo da padel con rinnovate energie, ma anche e soprattutto con l’attrezzatura adeguata. Pādel Nuestro ha scelto alcuni dei prodotti più richiesti in Italia per la campagna Back to Padel: racchette e scarpe che uniscono potenza, comfort e le migliori tecnologie, per garantire le massime performance.

La Adidas Metalbone HRD, pala di Ale Galán, è sinonimo di potenza esplosiva e personalizzazione grazie al sistema di pesi regolabili.

La Bullpadel Vertex 04 Comfort combina la forma a diamante con la tecnologia Fibrix per colpi potenti ma con meno vibrazioni.

La nuova Babolat Air Viper 2025 è sinonimo di leggerezza e dinamismo: costruzione in carbonio e tecnologia 3D Spin+ per più controllo sugli effetti.

Le Asics Gel Challenger 14 Padel sono le preferite dai giocatori italiani. Garantiscono ammortizzazione Gel, stabilità e grande aderenza.

Iciar Montes, commissaria tecnica della nazionale femminile spagnola

MILANO CITYLIFE: APRE UFFICIALMENTE LA GOLDEN GOOSE ARENA

Nel parco di CityLife, a Milano, prende forma il progetto della Golden Goose Arena, presentato due anni fa e portato avanti dallo studio di architettura di Fabio Novembre. La struttura è stata realizzata in collaborazione con CityLife spa e Atlante e si propone come uno dei centri più attraenti e moderni in assoluto nel nostro Paese, con spazi dedicati anche al wellness e al lifestyle. La gestione tecnica e organizzata sarà affidata a City Padel Milano, il centro fondato da Demetrio Albertini e che ora si è trasferito proprio sui nove campi della Golden Goose Arena. I campi sono già prenotabili attraverso l’app WeSmash e sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 24 e il sabato e la domenica dalle 8 alle 24.

A BARCELLONA INAUGURATO IL SECONDO BELA PADEL CENTER SPAGNOLO

Mercoledì 17 settembre Fernando Belasteguín ha inaugurato il suo nuovo Bela Padel Center a Barcellona. Situato nel Consorci de la Zona Franca, il nuovo club vanta 20 campi da padel (11 all’aperto e 9 al coperto firmati da Padel Galis), oltre al ristorante Casa Bela, una palestra attrezzata, spogliatoi e un negozio. Si tratta del centro più grande di Barcellona. All’evento di apertura hanno partecipato molti ospiti e vip: il pilota di Formula 1 Franco Colapinto, gli ex calciatori Raphinha, Thiago e Cambiasso, l’ex tennista David Nalbandian, e Tino Libaak, suo ultimo compagno di gioco. Il Bela Padel Center di Barcellona fa seguito dunque al centro già inaugurato nel 2020 ad Alicante, sempre in Spagna.

ITALIAN PADEL: UN CROWDFUNDING PER FINANZIARE L’ESPANSIONE INTERNAZIONALE

Per sostenere il progetto di internazionalizzazione, sabato 25 ottobre il produttore di campi Italian Padel aprirà un crowdfunding su Mamacrowd, in cui il fondatore Claudio Galuppini punta a raccogliere 4 milioni di euro: il 55% sarà destinato all’internazionalizzazione, il 30% allo sviluppo del network “Italian Padel Club” e al marketplace, il 5% allo sviluppo dei nuovi prodotti brevettati e il restante 10% per la gestione delle spese accessorie e l’incremento del capitale circolante allo sviluppo di nuovi prodotti. Il 65% destinati all’espansione internazionale verrà impiegato per la penetrazione in quattro Paesi definiti “core”: Regno Unito, Francia, Germania e Tunisia. Il restante 35% sarà destinato a 15 stati secondari e 20 minori. Questa strategia consente di consolidare la presenza in Paesi ad alto potenziale con piani personalizzati, di valorizzare la storicità dei mercati già serviti e di poter scalare in modo modulare e sostenibile, senza moltiplicare i costi fissi. Il target finale dell’operazione è l’installazione di 2.000 campi entro il 2030.

Claudio Galuppini, fondatore Italian Padel

FRANCIA: DALLA FEDERAZIONE PRESTITI SENZA INTERESSI PER COSTRUIRE 500 CAMPI

DECATHLON INAUGURA CINQUE PRO SHOP SPECIALIZZATI IN SPAGNA

La Federazione Francese di Tennis (FFT) ha lanciato l'iniziativa Boost Padel, con cui mira ad accelerare lo sviluppo dello sport con la costruzione di 500 campi nei club affiliati FFT. Si tratta di un prestito senza interessi, destinato ai progetti di quattro o più campi. Uno strumento che la Federazione vuole utilizzare per accelerare lo sviluppo del padel nelle aree urbane e rurali ancora poco attrezzate; sostenere lo sviluppo economico dei club affiliati e permettere la creazione di scuole dedicate, l’organizzazione di competizioni regionali e federali, e l’accesso alla pratica per tutti.

adidas ha stretto una partnership con Gamechangers, l’iniziativa internazionale promossa da Cupra e dalla Federazione Internazionale che ha l’obiettivo di scoprire e sostenere i giovani talenti padelistici. Gamechangers è una piattaforma di sviluppo che punta a ispirare, formare e dare visibilità a ragazzi e ragazze tra i 14 e i 20 anni che sognano di diventare professionisti. Con tappe confermate a Málaga, Madrid, Düsseldorf, Rotterdam, Milano e Acapulco, l’iniziativa internazionale culminerà in una grande finale a Barcellona, dove verranno selezionate le coppie vincitrici, che riceveranno una sponsorizzazione completa di adidas per un anno.

UDecathlon ha inaugurato cinque nuovi spazi Pro Shop totalmente dedicati padel all’interno di alcuni suoi negozi in Spagna. I nuovi Pro Shop, con una superficie media di 70 m², presentano una delle offerte più complete del settore e vanno oltre il marchio proprietario di Decathlon, Kuikma. L’azienda francese include infatti anche altri brand del settore come adidas, Babolat, Bullpadel, Head e Wilson. Le aree specializzate create ad hoc saranno seguite da consulenti tecnici esperti di padel, che per l’occasione hanno ampliato la propria formazione tecnica per offrire un’assistenza ancora più specializzata.

PPA: CAMBIAMENTI NEL CONSIGLIO DIRETTIVO, FEDERICO CHINGOTTO NUOVO PRESIDENTE

A seguito della recente decisione di Álex Ruiz e Martín Di Nenno di lasciare i loro incarichi di presidente e vicepresidente, entrano a far parte del Consiglio Direttivo della Professional Padel Association (PPA) Víctor Mena e Lucas Bergamini. Il nuovo presidente è invece Federico Chingotto. Attualmente, si sta lavorando a una possibile espansione del numero di membri del Consiglio e a una nuova struttura di governance che permetta di rafforzare la trasparenza e la partecipazione. Queste misure saranno presentate nella prossima Assemblea Generale, quando sarà anche esposto il piano strategico per l’ultimo trimestre del 2025 e per l’anno 2026.

INSIDE THE STORE

INNOVAZIONE, ESPERIENZA E COMMUNITY

In un solo anno Net Padel Store, uno dei negozi di padel più grandi d’Italia alle porte di Milano, è diventato un hub per appassionati, atleti, coach e curiosi a cura della redazione

n anno fa Net Padel Store apriva le sue porte per la prima volta a Milano, presentandosi come “il negozio di padel più grande d’Italia”. Oggi, a distanza di dodici mesi, non è solo uno store: è diventato un punto di riferimento per appassionati, coach, atleti e curiosi che hanno trovato in questo luogo un’esperienza unica e mai vista prima.

Non un semplice spazio espositivo, ma un vero hub del padel. Un campo indoor professionale integrato nel negozio permette di testare racchette e materiali in condizioni reali di gioco, trasformando l’acquisto in un momento tecnico e consapevole. A questo si affianca la consulenza personalizzata, che mette al centro il giocatore e le sue esigenze: non vendere un prodotto, ma guidare verso la scelta giusta. Ed è proprio questa combinazione che ha portato molti clienti a definire il punto vendita come “il parco giochi per gli appassionati”: un luogo dove ogni giocatore

può divertirsi a scoprire, provare e scegliere ciò che più lo rappresenta. Ma ciò che ha reso speciale questo primo anno non è solo il concetto innovativo dello store: sono state le persone. La community intorno a Net Padel Store è cresciuta grazie a demo day, tornei, collaborazioni e partnership con brand e realtà sportive che hanno arricchito il percorso, portando valore e creando connessioni autentiche.

Un anno che non si misura solo in quantità, ma in qualità: la qualità dei rapporti costruiti, della fiducia guadagnata e delle esperienze condivise.

E il futuro? Net Padel Store guarda avanti con entusiasmo: l’imminente lancio dell’e-commerce, tante nuove collaborazioni e l’idea di essere sempre più grandi. Perché la missione rimane la stessa del primo giorno: mettere il giocatore al centro, dentro e fuori dal campo.

Fabrizio Agnello e Marco Fusina, co-proprietari
Federico Chingotto

FRANCES TIAFOE ENTRA

COME AZIONISTA

NEI NEW YORK ATLANTICS

Il tennista americano Frances Tiafoe è entrato nella società di una delle squadre della Pro Padel League (PPL) come investitore e consigliere strategico, acquisendo circa il 3,3% delle azioni. La PPL ha recentemente raccolto 10 milioni di dollari in finanziamenti, destinati a professionalizzare la sua struttura con assunzione di figure come commissioner, cro e cfo, e creazione di una sede operativa stabile. Tiafoe guida un più ampio round di finanziamento superiore ai 2 milioni di dollari, che include anche investimenti del portiere Maarten Paes del FC Dallas (Major League Soccer, che ha già investito anche nel Ballers Social Club insieme ad Agassi) e dell’ex tennista professionista Gordon Uehling. L’accordo valuta gli Atlantics oltre 10 milioni di dollari.

MOMO GONZALEZ

DIVENTA AMBASSADOR DI WILSON

Momo Gonzalez è diventato un nuovo ambassador di Wilson. Per l'azienda americana lo spagnolo ora è il testimonial con la miglior posizione in classifica tra gli uomini, dato che Momo ora si trova al 13esimo posto del ranking FIP. Impegnato al fianco di Jon Sanz dall'inizio dell'anno, Gonzalez ha raggiunto come miglior risultato dell'anno le semifinali al P1 di Buenos Aires, mantenendo una buona regolarità nel corso dei mesi ma senza riuscire a raggiungere l'atto conclusivo in nessun torneo. Momo è universalmente riconosciuto come uno dei giocatori più spettacolari in assoluto sul circuito. In precedenza era legato a Puma.

PARTNERSHIP

PADEL MI AMOR, TRA CRESCITA E INNOVAZIONE

Il brand Padel Mi Amor consolida la propria presenza nel mercato sportivo con il lancio di nuove linee di felpe e tute dedicate al padel. L’azienda punta su ricerca e sviluppo di materiali innovativi che sappiano unire performance, comfort e design. La nuova collezione propone capi versatili, studiati per le diverse stagioni e per il crescente segmento indoor: tessuti traspiranti e leggeri per i mesi caldi, materiali più pesanti e trattati per il freddo, soluzioni elasticizzate con inserti in elastan per garantire libertà di movimento. Non mancano dettagli tecnici come cuciture piatte anti-irritazione e pannelli di ventilazione. Oltre alle performance, il brand valorizza lo stile come elemento distintivo: ampia gamma di modelli, con colori e design che mirano a intercettare gusti diversi, mantenendo un’identità sportiva contemporanea. Con questa strategia, Padel Mi Amor intende rafforzare il proprio posizionamento nel comparto apparel del padel, offrendo a retailer, distributori e operatori del settore prodotti che coniugano innovazione, durata e un’estetica riconoscibile.

TUTTI I NUMERI

DI UN SISTEMA VINCENTE

Tennis e padel rappresentano in Italia un'industria capace di generare 8,1 miliardi di euro d’impatto economico, con 6,5 milioni di praticanti e 18,3 milioni d’appassionati. Questo e tanto altro è ciò che emerge da un ricchissimo report della FITP, un unicum finora nella storia degli sport di racchetta di Davide L. Bertagna

Il Report Tennis e Padel 2024 rappresenta la prima edizione nella storia della FITP di uno studio che si pone come obiettivo quello di analizzare il contesto italiano dei principali sport di racchetta. L'analisi, condotta dal Centro Studi FITP con il coordinamento di Boston Consulting Group (società riconosciuta universalmente come leader nel settore della consulenza strategica), non si concentra solo sui numeri della Federazione, ma considera uno spettro più ampio, fotografando il fenomeno su tutto il panorama italiano e internazionale con un approccio scientifico finora inedito. In questo e nei prossimi numeri di Padelbiz andremo ad analizzare dettagliatamente tutti i numeri di un sistema (nel suo complesso) vincente.

UN MOTORE ECONOMICO DA 8,1 MILIARDI

Dal punto di vista economico, tennis e padel in Italia producono 1,2 miliardi di entrate fiscali per lo Stato e hanno un impatto combinato di 8,1 miliardi di euro, così suddiviso:

• 4,2 miliardi d’impatto diretto (l’insieme degli acquisti per beni e servizi all'interno del settore)

• 1,6 miliardi d’impatto indiretto (ovvero sulla catena di fornitura degli acquisti sostenuti nel settore)

• 2,3 miliardi di indotto (spesa derivante dal maggior reddito dei lavoratori impiegati direttamente e indirettamente nel settore)

La metà di questi 8,1 miliardi si può attribuire ai servizi professionali e alle infrastrutture sportive, dato che evidenzia l'importanza strategica di circoli e scuole tennis. Un aspetto che merita particolare attenzione è che dei 6,6 miliardi generati dal tennis si affiancano 1,5 miliardi derivanti dal padel, una cifra che testimonia come la disciplina, pur essendo più giovane, abbia già conquistato una fetta significativa del mercato italiano.

Nel Report emerge inoltre che gli eventi internazionali organizzati in Italia, principalmente dalla FITP, generano il 16% dell'impatto economico totale, mentre un ulteriore 9% deriva dai benefici sociali, ovvero i risparmi per il sistema sanitario e l'aumento di produttività dei lavoratori.

IL VALORE SOCIALE

Dal punto di vista dei benefici sociali, i dati del Report dimostrano come per ogni euro investito per la realizzazione delle attività inerenti il tennis, la società beneficia di 4,6 euro. Il tennis all'aperto risulta la disciplina con il più alto valore sociale in Italia, con un Social Return on Investment (SROI) di 5,3, calcolato come

rapporto tra il valore attuale netto dei benefici sociali e quello dei costi sostenuti (nel padel la stima è di 2,6 come SROI)

LA CRESCITA RECORD: OLTRE UN MILIONE DI TESSERATI

Il Report offre un quadro chiaro della crescita esplosiva del movimento nazionale. Per la prima volta nella sua storia, nel 2024 la Federazione ha registrato un numero di tesserati superiore al milione: 1.151.769, con un incremento del 266% dal 2020. Nel quinquennio 2019-2023, la FITP ha registrato un aumento dei tesserati del 136%, distinguendosi come la prima Federazione nel nostro Paese per crescita. Particolarmente significativo è il dato che emerge nel Report sulla specializzazione: dei 6,5 milioni di praticanti totali, 1,5 milioni si dedicano esclusivamente al padel, mentre circa 700.000 entrambe le discipline. Una segmentazione che testimonia come il padel abbia sviluppato una propria identità e un pubblico fedele, pur mantenendo sinergie e legami con il fratello maggiore.

L'INFRASTRUTTURA DIETRO IL SUCCESSO

In Italia si contano oggi 4.096 circoli affiliati (+29,3% negli ultimi cinque anni), distribuiti in modo abbastanza omogeneo lungo tutto lo Stivale con 1.834 strutture al Nord, 1.106 al Centro e 1.156 al Sud. Questi club ospitano complessivamente 9.323 campi da tennis e 4.982 da padel, cifra quest'ultima che evidenzia la rapidità con cui la disciplina ha conquistato spazio nell'offerta sportiva italiana. L'attività agonistica si è rivelata particolarmente intensa nel 2024: 6.352 tornei di tennis che hanno coinvolto 439.961 giocatori e 1.367 tornei di padel con 62.541 partecipanti. La FITP ha organizzato inoltre 26 competizioni a squadre di tennis (13.103 squadre iscritte) e 15 di padel (2.270 iscritti).

IL FUTURO INIZIA DAI PIÙ GIOVANI

Un dato particolarmente significativo per le prospettive del settore riguarda il movimento giovanile: 4.952 eventi del FITP Junior Program hanno coinvolto i bambini iscritti alle 2.553 scuole di tennis e padel censite nel territorio italiano nel 2024 (+34% dal 2020). Questi numeri testimoniano come la base del movimento stia crescendo in modo solido e strutturato. Il Report della FITP non fotografa solo il presente, ma delinea le fondamenta di un futuro in cui tennis e padel si confermano non solo come fenomeno sportivo, ma come vero e proprio pilastro dell'economia italiana. Per il padel, in particolare, i margini di crescita restano amplissimi, considerando che in soli pochi anni ha già conquistato una fetta da 1,5 miliardi di euro di un mercato in continua espansione.

4,2 MLD€

1,6 MLD€

IMPATTO DIRETTO insieme degli acquisti per beni e servizi all’interno del settore analizzato

IMPATTO INDIRETTO impatto sulla catena di fornitura degli acquisti sostenuti nel settore analizzato

IMPATTO INDOTTO

2,3 MLD€ spesa derivante dal maggior reddito dei lavoratori impiegati direttamente e indirettamente nel settore

AGGIUNTO

FISCALI

0,8 MLD€

0,2 MLD€

DIRETTO insieme

IMPATTO INDIRETTO impatto sulla catena di fornitura degli acquisti sostenuti nel settore analizzato

IMPATTO INDOTTO 0,5 MLD€ spesa derivante dal maggior reddito dei lavoratori impiegati direttamente e indirettamente nel settore 1,5 MLD€ IMPATTO ECONOMICO INDUSTRIA

POSTI DI LAVORO creati o mantenuti grazie al Padel

REDDITO DA LAVORO con impatto positivo sulle famiglie italiane

VALORE AGGIUNTO creato dalle attività legate al Padel

ENTRATE FISCALI

10.619 0,3

0,8

0,2

LA CARICA DEI 101:

NUMERI, TREND E CLASSIFICHE

Il mercato del padel vive una fase di assestamento. Ad affrontarne le conseguenze sono spesso e volentieri i negozianti, alle prese con i consueti problemi di marginalità e di prezzi al ribasso degli e-commerce. Anche se non mancano alcuni segnali positivi di Daniele Pansardi

Una violenta accelerazione di circa tre anni, poi una fase di assestamento altrettanto tumultuosa, e ora la ricerca di nuovi orizzonti sul medio-lungo termine, per un mercato più organico e sostenibile. Per un certo periodo di tempo, infatti, il commercio del padel è stata una grande e collettiva gara di velocità: negli ordini e negli acquisti, nelle aperture e nelle espansioni, e infine nelle svendite e nel mettere in sconto il maggior numero di racchette possibili. Questa straordinaria entropia generale ha avuto un impatto significativo soprattutto sulla rete di negozianti, che dopo gli ottimi numeri iniziali si sono ritrovati nell’occhio del ciclone per svariati motivi: la sovrapproduzione delle aziende che ha riempito i magazzini di tutti, i grandi e-commerce impegnati a salvare la propria liquidità con prezzi sempre più bassi e i molteplici canali di vendita che hanno creato una concorrenza difficile da gestire per i retailer, che comprende anche i circoli e gli stessi utenti privati con l’usato. Mentre l’alta marea si ritirava, dunque, rimanevano problemi e criticità che ancora oggi influenzano il lavoro di tutti gli operatori del settore. Lo abbiamo toccato con mano durante la nostra indagine di mercato de La Carica dei 101, in cui abbiamo intervistato 101 negozianti per capire insieme a loro come valutare l’annata 2024.

Trarne un giudizio positivo è piuttosto complicato. Nel giro di pochi anni, il mercato ha subito una svalutazione netta ed evidente a tutti per i motivi già elencati sopra, e che hanno portato i consumatori a comportarsi di conse-

NEL 2024 QUAL È STATO L’ANDAMENTO DELLE VENDITE DEI NEGOZI RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE?

guenza. La clientela si è dunque “abituata” a un mercato fatto di grandi sconti, difficile da contrastare per i negozianti, che si sono ritrovati a lavorare con marginalità ridotta e con la necessità di reinventarsi il più possibile per non basarsi solo sul mero commercio delle racchette. Un’operazione più facile a dirsi che a farsi: a differenza del tennis, nel padel il post-vendita ha infatti un peso inferiore e non ci sono corde da cambiare o da tensionare. Per essere attrattivi nei confronti dei giocatori, i negozianti hanno bisogno di possedere competenze elevate a livello tecnico ed essere attivi a 360 gradi su tutti i fronti: eventi, sponsorizzazioni, collaborazioni con maestri e circoli e organizzazione di tornei. C’è chi prova nuove strade come il noleggio, anche a lungo termine, una soluzione che potrebbe essere utile per convogliare sempre più persone in negozio. Anche perché la maggior parte dei giocatori, andando verso il tramonto del 2025, è ormai esperta e navigata e non si accontenta più di un servizio standard. Di questo, e molto altro ancora, hanno parlato i negozianti ascoltati nei mesi scorsi dalla redazione di Padelbiz: ecco cosa è emerso dalle 101 interviste realizzate. Nello specifico: 64 del nord, 18 del centro e 19 Sud e isole.

Le singole risposte sono visionabili sui numeri 1, 2, 3 e 4 di Padelbiz pubblicati nel 2025, oppure sfogliando o scaricando il magazine sul portale di MagNet inquadrando il QR Code.

QUALI SONO STATE LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE RISCONTRATE NEL 2024?

Saturazione del mercato

Concorrenza online e guerra dei prezzi

Clientela meno fidelizzata o attenta solo al prezzo

Difficoltà nel gestire gli stock

Costi elevati (affitti, fornitori, gestione)

Diminuzione del numero di giocatori nella zona

Margini ridotti

In un anno ancora complicato per i negozianti, l’andamento delle vendite è stato in calando per la maggioranza dei negozi intervistati. La nostra inchiesta evidenzia che:

• 42 negozianti hanno fatto registare una diminuzione nelle vendite;

• 37 hanno segnalato un incremento;

• 16 si sono mantenuti stabili.

• 6 non hanno specificato.

QUALI SONO STATI I FATTORI CHE HANNO MAGGIORMENTE INFLUENZATO GLI ACQUISTI NEL 2024?

Il prezzo e le promozioni in negozio sono di gran lunga i fattori più determinanti per chi entra in un negozio padel. In un momento storico dove il potere d’acquisto delle persone è inferiore, e l’offerta è ampia e al ribasso, gli acquirenti cercano perlopiù il miglior affare dal punto di vista economico. La competenza e i consigli dei negozianti restano comunque molto importanti, soprattutto tra chi riesce a instaurare un rapporto di fiducia con il cliente. Nelle scelte dei consumatori, tuttavia, a volte pesa anche un fattore irrazionale legato alla sola percezione delle qualità di un prodotto. 26 negozianti, inoltre, hanno sottolineato l’effetto che i giocatori professionisti possono avere sulla decisione di acquistare o meno una racchetta.

Il problema principale per i negozianti è stata la saturazione del mercato, dettata dall’eccessiva quantità di prodotto messa in circolo. I grandi e-commerce, come detto, causano un abbassamento dei prezzi che svaluta l’intero sistema, riducendo i margini di guadagno per i negozianti. Tutti i negozianti chiedono alle aziende di affidarsi di più ai negozianti specializzati, che possono indirizzare al meglio un utente verso la scelta migliore e seguirlo al meglio.

Prezzo e/o promozioni Consigli del negoziante

Qualità percepita del prodotto

Utilizzo da parte di un giocatore pro Test del prodotto

Estetica e design del prodotto Passaparola

Disponibilità immediata del prodotto

Livello principiante

Livello intermedio

Livello avanzato

La minore presenza di principianti tra i giocatori è ben rappresentata anche dalle categorie delle racchette più scelte in negozio. 52 negozianti ci hanno riferito che i loro clienti prediligono pale di livello avanzato, 45 hanno invece indicato la categoria intermedia, mentre il livello principiante viene scelto in maggioranza solo in quattro negozi.

QUAL È STATA LA FASCIA DI PREZZO DELLE RACCHETTE PIÙ ACQUISTATE?

Nel corso della nostra inchiesta abbiamo chiesto ai negozianti di indicarci i tre marchi più venduti nelle categorie “racchette”, “calzature”, “abbigliamento” e “borse/zaini”. Per realizzare le graduatorie, abbiamo applicato il seguente criterio:

54 negozianti su 101 hanno indicato la fascia di prezzo 150-249 euro come la più richiesta dai consumatori. Molti richiedono racchette di fascia intermedia, oppure puntano a modelli di alta gamma delle collezioni precedenti su cui possono ottenere degli sconti piuttosto importanti. Quasi un terzo dei negozianti ha indicato invece la fascia 251-300, mentre va sottolineato come la fascia entry level sia un po’ ai margini del mercato, anche per via di un ingresso sempre più ridotto di principianti.

• alla prima scelta indicata dal retailer abbiamo assegnato un punteggio di 10 punti

• alla seconda di 5 punti

• alla terza di 1 punto.

QUAL È STATO IL MARCHIO RIVELAZIONE DEL 2024?

ADIDAS HIROSTAR BULLPADEL ONE PADEL OXDOG BABOLAT FLOKY JOMA MIZUNO PALLAP SANE

Come di consueto, abbiamo chiesto ai negozianti di indicarci qual è stato a loro parere il marchio rivelazione del 2024. Intendiamo dunque un brand che può aver stupito il pubblico per le sue nuove uscite, per i rapporti intrattenuti con il rivenditore o più semplicemente per un ritorno nelle vendite inaspettato all’inizio dell’anno. In prima posizione si è classificata Head, davanti a Nox e Lok.

Per accedere al report completo de “La Carica dei 101”, con tutti i dati dell’inchiesta, contattare la redazione di Padelbiz scrivendo un’email a redazione@padelbiz.it

FOLLOWER O ENGAGEMENT?

Il Fansometro è un’occasione per monitorare la situazione sui social ed eventuali nuove tendenze. Questa volta tocca ai centri: chi è il più seguito su Instagram? E chi invece sa valorizzare di più la propria community?

Chi segue le riviste di MagNet ormai lo sa: ci piace raccontare l’attualità e le tendenze di settore mettendo i numeri al centro delle nostre analisi. Ci stimola in particolare stilare classifiche e osservare come brand, aziende e negozi reagiscono ai risultati ottenuti. A due anni di distanza, torniamo con il “Fansometro” dedicato ai centri padel, e qualche riflessione è inevitabile. Ridurre la creatività degli account a meri numeri sarebbe un errore. Per questo motivo, abbiamo pensato a più di una classifica dove chi sale sul podio non lo fa necessariamente per il numero di follower. Sui social, del resto, ciò che fa la differenza è trasformare la presenza numerica in una community attiva, partecipe e fedele, che sappia riconoscersi nell’identità e nei valori trasmessi da un club andando anche al di là dello sporadico ingresso. Il numero di follower, soprattutto per chi vende sui social il proprio servizio o prodotto, è un dato a cui bisognerebbe dare il giusto peso: in gergo è la cosiddetta "vanity metric", ovvero un indicatore numerico che da solo non restituisce informazioni utili a decretare il successo di una strategia. Possono rendere la copertina più accattivante, ma in fin dei conti hanno un’importanza relativa quando si vogliono realizzare analisi più approfondite. Chi riesce a creare con le proprie attività un reale senso di appartenenza ritroverà con molta probabilitàanche nel mondo digitale gli stessi risultati.

PROFILO

I RISULTATI

La classifica per follower mostra chi riesce a raggiungere più persone in termini numerici: Platys Center (15.138) guida la lista grazie a una community ampia e trasversale, seguito dall’Adriano Panatta Racquet Club (13.361) che inevitabilmente fonda gran parte del suo seguito sul nome e cognome del celebre ex tennista. Sul terzo gradino del podio si colloca il Country di Paderno Dugnano (10.976), il centro più grande d’Italia e una vera e propria istituzione nel milanese, noto anche per la qualità della ristorazione. Tuttavia, i follower da soli non bastano a raccontare la qualità della presenza social. È qui che la classifica per engagement rate* ribalta la prospettiva. Questo indicatore misura la partecipazione reale del pubblico – like, commenti, condivisioni – e ci dice chi davvero riesce a coinvolgere la propria community. In testa alla speciale graduatoria che tiene conto dell’ER, infatti, troviamo Venezia Padel Club (18esimo per follower) con uno spettacolare tasso di coinvolgimento del 9,95%, grazie a una strategia che si affida a reel professionali e collaborazioni efficaci per pubblicizzare le proprie attività (un esempio su tutti, quella con l’allenatore Claudio Bobadilla, che su Instagram vanta 85 mila follower). Padelife Roma è al secondo posto con il 5,31% a fronte di “soli” 4.600 seguaci. Le prime due posizioni, tuttavia, sembrano dei casi piuttosto isolati. Al

CLASSIFICHE INSTAGRAM

Per follower (aggiornate al 12 settembre)

USERNAME CITTÀ FOLLOWER

Platys Center @platyscenter Verona 15138

Adriano Panatta Racquet Club @adrianopanattaracquetclub Treviso 13361

Country Sport Village @countrysportvillage.it Paderno Dugnano (MI) 10976

Padel Zenter Milano @padelzentermilano Segrate (MI) 10609

Orange Marina Padel Club @orangeclub.it Cagliari 9861

Padel Hero @padelhero Parma-Pisa-Versilia 8193

Milano Urban Padel @milanourbanpadel Milano 7695

Bologna Padel @bolognapadel Castel Maggiore (BO) 7667

The Juggle @thejugglepadel Somma Lombardo (VA) 7403

Azul Padel Agnano @azulpadelagnano Napoli 7006

Red Padel Roma @redpadelroma Roma 6996

The Padel Resort @thepadelresort Como 6790

Country Club Racket World @countryclub_racketworld Castenaso (BO) 6320

Bola Padel @bolapadel_ Roma e Ancona 6311 27 Padel @27padelbg Bergamo 5805

7 Padel Village @7padelvillage Siracusa 5774

Rama Club @ramaclubofficial Napoli 5222

Venezia Padel Club @veneziapadelclub Venezia 5125

Arezzo Padel Club @arezzo_padel_club Arezzo 5095

Padel Palace @padel_palace Milano 5032

Palavillage @palavillage_torino Grugliasco (TO) 4727

Pro Parma & Pro Green Padel @pro_parma_pro_green_padel Parma 4683

Padelife Roma @padeliferoma Roma 4655

Azul Padel @azul.padel Pozzuoli (NA) 4639

Mammut Modena @mammut.modena Modena 4627

Villa Pamphili Padel Club @villapamphilipadelclub Roma 4169

Pianeta Padel Piacenza @pianetapadelpiacenza Piacenza 4140

ellepadelclub @ellepadelclub Mariano Comense (CO) 4013

MonClub Centro Sportivo @monclub.termoli Termoli (CB) 3952

Centro Padel Firenze @centropadelfirenze Firenze 3906

terzo posto, infatti, è ben distaccato Red Padel Roma, con un 2,16% che fa valere la sua ottima fama nella capitale. Solo un altro centro è appena sopra il 2% di ER (Villa Pamphili Padel Club, sempre a Roma), mentre appena in quattro superano l’1%. A testimoniare come sia necessario andare oltre il semplice numero di seguaci, c’è l’esempio del Padel Zenter: l’immagine e il volto di Zlatan Ibrahimovic hanno portato il club di Segrate al quarto posto per follower totali, ma senza che questo “tesoretto” restituisse poi dei valori concreti per engagement (ultimo sui 30 analizzati). In sintesi: la classifica follower fotografa la quantità, mentre quella per engagement rate racconta la qualità. E oggi, ciò che fa davvero la differenza non è avere tanti seguaci silenziosi, ma una community che partecipa e si riconosce in essa.

LO STATO DELL’ARTE

I centri sono i luoghi in cui si articola e si concretizza la passione per il padel degli amatori. Anche sui social, per questo motivo, il programma e le locandine dei tornei rappresentano uno dei mezzi principali d’ingaggio con gli utenti, sebbene non restituiscano quasi mai risultati di grande rilievo in termini numerici. Si tratta infatti di un contenuto poco coinvolgente, ma che all’interno di un piano editoriale è comprensibilmente molto gettonato. Bisognerebbe

*L’engagement rate si ottiene con il totale delle interazioni (like, commenti, condivisioni, salvataggi e clic) ricevute sui propri contenuti diviso per il numero di follower. Il risultato si moltiplica per 100 per ottenere la percentuale.

chiedersi, tuttavia, se il feed di Instagram è il posto giusto per far ottenere la massima visibilità a questi tornei, quando le chat di WhatsApp (strumento molto più diretto) e le app di prenotazione possono essere più incisive. Spulciando e analizzando i vari canali Instagram della classifica, notiamo che in pochi hanno creato un’immagine coordinata e coerente per il proprio profilo. I più attenti, invece, riescono anche ad avere un ottimo equilibrio tra contenuti più emozionali e coinvolgenti e quelli più informativi (tornei o promozioni dei club). I centri più efficaci online, infatti, sono quelli che riescono a raccontare anche la propria storia e il team di lavoro, piuttosto che limitarsi a promuovere solo i servizi. Pur avendo tutti del potenziale molto interessante di crescita, bisogna riconoscere anche che in pochi hanno realmente catturato la nostra attenzione per originalità, creatività nei contenuti o capacità di innovare il linguaggio, nonostante il padel si presti particolarmente bene a contenuti video di vario tipo e all’adozione di formati sempre nuovi. È vero che il community management dei centri padel si sviluppa spesso anche lontano da Instagram, come accennato prima parlando dei tornei, o semplicemente facendo toccare con mano la qualità dei propri servizi, ma una spinta in più dal social media marketing potrebbe sprigionare ulteriormente il potenziale inespresso.

Nota bene: consapevoli che ormai i centri padel in Italia sono circa 4.000, abbiamo analizzato i club in base ai database a disposizione della redazione. Qualora si noti la mancanza di un centro, che per numeri social dovrebbe essere compreso nella classifica, vi preghiamo gentilmente di segnalarcelo all’indirizzo email: redazione@padelbiz.it

CLASSIFICHE INSTAGRAM

Per engagement rate (aggiornate al 12 settembre)

PROFILO

Padel Firenze @centropadelfirenze

Arezzo Padel Club @arezzo_padel_club

Platys Center @platyscenter

Pianeta Padel Piacenza @pianetapadelpiacenza Piacenza

Bologna Padel @bolognapadel Castel Maggiore (BO)

27 Padel @27padelbg Bergamo

Adriano Panatta Racquet Club @adrianopanattaracquetclub

Orange Marina Padel Club @orangeclub.it

The Juggle Padel @thejugglepadel Somma Lombardo (VA) 0,56% Bola Padel @bolapadel_ Roma e Ancona

Padel Hero @padelhero Parma-Pisa-Versilia

Palavillage @palavillage_torino Grugliasco (TO)

Country Club Racket World @countryclub_racketworld Castenaso (BO) 0,40% 7 Padel Village @7padelvillage Siracusa 0,37%

Country Sport Village @countrysportvillage.it Paderno Dugnano (MI) 0,37%

Milano Urban Padel @milanourbanpadel Milano 0,37%

The Padel Resort @thepadelresort Como

Padel Palace @padel_palace Milano 0,36%

Pro Parma & Pro Green Padel @pro_parma_pro_green_padel Parma 0,35%

Padel Premium Rama Club @ramaclubofficial Napoli 0,32%

Padel Zenter Milano @padelzentermilano Segrate (MI) 0,17%

THE AMERICAN DREAM

Negli USA il padel è ancora agli albori, ma con un potenziale di crescita enorme. Tra strutture d’élite, tornei internazionali e interesse mediatico in aumento, il mercato statunitense attira sempre più attenzione. Il modello da seguire in questa fase? Senza dubbio il pickleball

dal nostro inviato Gabriele Marini

Sappiamo bene come il padel sia uno sport in fortissima crescita in tutta Europa, con mercati già maturi come Spagna e Italia e tanti altri in rapida espansione come Francia e Paesi Scandinavi. Ma ce nè è uno che più di tutti rappresenta la possibile svolta per il movimento sia a livello di espansione che di incassi. Stiamo parlando degli Stati Uniti. Il padel negli USA attualmente è uno sport ancora poco praticato, ma i trend sono tutti in crescita. Parliamo di circa 688 campi in 31 Stati di cui oltre la metà costruiti nel 2024, con un numero di giocatori attivi ampiamente oltre i 100.000 utenti e un interesse crescente. Numeri oggettivamente bassi se paragonati alle potenzialità di un mercato con grandi capacità d’investimento, ed è proprio per questo che la strategia messa in atto dai principali organizzatori mondiali punta tantissimo su questa espansione. Le iniziative in campo sono sempre maggiori e sicuramente quella di maggior effetto mediatico è stata la decisione del numero 1 del mondo Arturo Coello di prendere la residenza a Miami in Florida, stato che attualmente guida la classifica a stelle e strisce di campi da padel e giocatori attivi.

Come se non bastass, sono sempre più i tornei indipendenti che fanno tappa negli USA come la Pro Padel League e la Reserve Cup, che hanno attirato tutti i migliori giocatori del mondo con i loro ricchi montepremi. Infine, quest’anno per la prima volta il circuito Premier Padel ha fatto tappa a Miami sotto la supervisione tecnica di Fernando Belasteguín, una mossa annunciata dal presidente Carraro già lo scorso anno come strategica nell’espansione globale della disciplina. Ma quali sono gli ostacoli e le tematiche principali che saranno cardine nello sviluppo del padel negli Stati Uniti? Siamo andati nella meravigliosa struttura di Padel Haus di New York a parlare con il direttore tecnico Pablo Munoz, che ci ha raccontato dall’interno lo stato dell’arte americano. Entrando al Padel Haus ci si accorge chiaramente come il padel sia al momento uno sport di élite. Campi di ultima generazione, una club house con reception arredata in stile moderno e un ampio bar, spogliatoi con armadietti personalizzati, bagni più simili ad hotel con tanto di kit per doccia e barba e infine un’ampia zona lounge sopraelevata con giochi da tavolo, ping pong e divani in pelle. Non proprio la classica “cancha” argentina con i muri in mattoni e i campi tutti attaccati tra loro, a testimonianza dell’enorme differenza culturale nella percezione di questo sport tra Paesi latini e anglosassoni.

GLI OSTACOLI DELLA CRESCITA

Entrando poi nel punto di vista tecnico, la prima difficoltà è quella del reperimento di spazi funzionali a cifre ragionevoli. Nelle grandi città come New York è difficile trovare posti grandi dove installare campi da padel e facilities all’altezza degli standard richiesti dal pubblico, questo perché per la grande densità di po-

polazione le metropoli tendono a svilupparsi in altezza e gli ampi spazi necessari al padel sono rari e molto costosi. Questo comporta un innalzamento dei costi per gli utenti che si ritrovano a pagare anche 70 dollari per un’ora di gioco, cifra che per la capacità di spesa degli europei sarebbe proibitiva, ma che gli stipendi americani rendono sostenibile, anche se non per tutti. Il secondo ostacolo è quello della scarsa conoscenza del pubblico per mancanza di marketing a sostegno. Grazie alle iniziative di cui abbiamo parlat,o il padel sta iniziando a entrare lentamente nel novero dei tantissimi sport presenti negli USA, ma essendo un’attività di origine sudamericana non è così facile farlo “penetrare” in una cultura principalmente anglosassone. Il processo dovrà subire per forza di cose un adattamento, puntando verosimilmente sulla classe media per una rapida diffusione dal basso. Poi c’è il tema più grande, quello legato al pickleball.

IL MODELLO PICKLEBALL

Il pickleball negli USA non è una moda passeggera ma un vero e proprio movimento che ha travolto di prepotenza gli sport amatoriali, con un numero spaventoso di campi installati in tutto il Paese e una facilità di gioco davvero incredibile, basti pensare che solo nel cuore di Central Park si estendono una ventina di campi ready to play. L’esperienza, però può e deve essere di grande ispirazione per tutti coloro che vogliono promuovere il padel negli Stati Uniti. Certo l’installazione di campi per questo sport così popolare è davvero semplice in quanto basta convertire un campo da tennis sostanzialmente spostando le righe e il gioco è fatto. Ma la facilità intrinseca della disciplina, e la capacità d’intrattenere il pubblico, deve essere la chiave che anche il padel può utilizzare per espandersi a livello globale. Negli USA, infatti, tutti praticano sport fin da piccolissimi e l’utente amatoriale ricerca un’esperienza di veloce apprendimento capace di farlo socializzare, in una società che per sua natura, durante gli orari lavorativi lascia veramente poco spazio alle relazioni.

Il futuro del padel negli Stati Uniti passa dunque dalla corretta gestione di questi aspetti chiave. Innanzitutto cercare di abbassare un po’ i costi di fruizione per renderlo accessibile a più fasce della popolazione. In secondo luogo adattare il modello d’espansione del pickleball attraverso centri multi sport principalmente indoor (le differenze climatiche negli USA sono molto importanti tra Nord e Sud) e infine una sempre maggior quantità di iniziative promozionali che possano attrarre curiosi e sportivi. Se il padel saprà adattarsi alle caratteristiche del mercato americano, come ha fatto ad esempio la Formula 1, allora non ci sarà da sorprendersi se, nel giro di qualche anno, vedremo esplodere il numero di campi installati e di praticanti, generando un volano d’introiti che potrebbe proiettare la disciplina in una nuova dimensione.

Le coppie vincitrici di Miami: Gemma Triay/Delfina Brea e Federico Chingotto/Alejandro Galán
Una delle sedi di Padel Haus, tra i network più esclusivi degli Stati Uniti, situato a Brooklyn (New York)

COME MIGLIORARE LA GESTIONE DEI CLUB?

Lo abbiamo chiesto a Michele Farinelli, head of customer success di Playtomic per i mercati USA e Canada. Le strade da seguire sono digitalizzazione, scalabilità e diversificazione di Daniele Pansardi

L'intervista

Michele Farinelli

HEAD OF CUSTOMER SUCCESS PER I MERCATI USA E CANADA

Michele, dove sta andando il padel a livello internazionale?

Il padel ha già dimostrato di non essere una “moda”, ma un movimento sportivo con dinamiche uniche. A livello globale, stiamo passando dalla fase di entusiasmo spontaneo a quella della strutturazione professionale. Questo significa investimenti più mirati, focus sulla sostenibilità dei club e una maggiore attenzione all’esperienza del giocatore. È un passaggio fondamentale: l’hype non basta più, serve un modello scalabile. I numeri parlano chiaro:

- 3.282 nuovi club aperti nel 2024 (quasi nove al giorno), +26% rispetto al 2023

- 7.000+ nuovi campi, per un totale di 50.436 nel mondo;

- 92% di retention: chi prova il padel torna almeno una seconda volta.

Il Regno Unito è oggi il terzo mercato mondiale per fatturato, mentre gli Stati Uniti stanno vivendo una crescita più che raddoppiata, pur partendo da una base ancora piccola.

Cosa sta succedendo negli Stati Uniti e quali sono le differenze rispetto al mercato europeo?

Negli Stati Uniti il padel è ancora in fase di “early adoption”, ma il potenziale è enorme. La crescita è impressionante (+173% in un solo anno), ma il numero assoluto di campi resta limitato rispetto all’Europa. Questo significa che c’è spazio per chi investe ora, soprattutto in location strategiche e in partnership con operatori già radicati nel tennis, del pickleball o nel fitness. La differenza principale con l’Europa è la struttura del mercato: in Europa il padel è ormai integrato nel tessuto sportivo locale, con un’ampia base di club dedicati e una community molto attiva. Negli USA, invece, l’approccio è più ibrido: tanti campi nascono all’interno di country club, resort, strutture multi-sportive come primo esperimento. Questo cambia anche il modello di business, che spesso è membership-based piuttosto che pay-to-play, ereditato dal modello country-club. Un altro elemento distintivo è la percezione del padel: in Europa è visto come sport sociale e accessibile, negli

Stati Uniti tende ad avere un posizionamento inizialmente più “premium”. Ma è probabile che, come già successo altrove, emergeranno modelli più inclusivi e digitalizzati, anche aiutati da piattaforme che semplificano prenotazioni, pagamenti e tornei come Playtomic che stimolano la socializzazione e la creazione di community locali.

E negli Stati Uniti, come vedi il padel in relazione al pickleball?

Il pickleball è già un fenomeno di massa negli Stati Uniti, con milioni di praticanti e forte copertura mediatica. Questo crea opportunità e sfide per il padel. L’opportunità è che il pickleball ha educato la popolazione agli sport di racchetta sociali e veloci, mentre la sfida è la competizione per spazi e investimenti. Il padel dovrà posizionarsi come esperienza complementare, puntando sull’immagine internazionale e sull’elemento premium-social.

“Chi investe nella community, nelle academy e negli eventi esperienziali crea valore duraturo. Il padel è sociale per natura e il club che diventa un punto di aggregazione ha un vantaggio competitivo enorme”

Quali sono secondo te le chiavi per una crescita sana e duratura?

1. Mentalità imprenditoriale e visione a lungo termine

Troppi club sono ancora gestiti con logiche poco professionali. I mercati maturi, come Spagna e Italia, ci insegnano che senza un piano chiaro, KPI e un team competente si rischia di bruciarsi. Il padel va trattato come un prodotto sportivo con dinamiche moderne: community, retention, brand, pricing, digitalizzazione.

2. Tecnologia e dati

La tecnologia non è un accessorio, è un abilitatore. Le piattaforme di booking, i software di gestione, gli strumenti di BI devono essere integrati nei processi quotidiani. Il club che capisce il proprio utente grazie ai dati è quello che oggi cresce più velocemente e fidelizza meglio. Io l’ho vissuto in prima persona in Playtomic e lo vedo ancora ogni giorno.

3. Espansione internazionale con adattamento locale

Il padel ha potenzialità globali, ma va “localizzato”. Ciò che funziona a Madrid non è detto funzioni a Miami o Milano. Chi vuole esportare un modello

Il Bola Next Club di Ancona

“Il mondo del fitness e delle palestre, per via del suo modello membership + upselling di servizi premium, potrebbe fungere da esempio concreto per i club di padel”

deve rispettare il contesto, conoscere la cultura sportiva locale e costruire alleanze strategiche sul territorio. Servono operatori con mentalità internazionale ma sensibilità locale.

E il ruolo dei giocatori?

Il giocatore è al centro di tutto. Chi investe nella community, nelle academy e negli eventi esperienziali crea valore duraturo. Il padel è sociale per natura e il club che diventa un punto di aggregazione ha un vantaggio competitivo enorme.

Hai accennato a delle logiche “poco professionali” per quanto riguarda la gestione dei club. Secondo te, quali sono i problemi principali sotto questo punto di vista?

Molti club nascono dall’entusiasmo e visione imprenditori locali, ma senza una visione strutturata di business. I problemi più comuni che vedo sono:

• assenza di dati, le decisioni vengono prese “a sentimento” e non su KPI concreti (tasso di occupazione, retention clienti, ricavi medi per cliente);

• gestione manuale, ancora oggi ci sono club che lavorano senza il supporto della tecnologia;

• mancanza di diversificazione, molti club basano quasi tutto sul noleggio campo, senza sviluppare servizi complementari (academy, shop, eventi, corporate);

• assenza di customer experience e comunicazione, il socio/giocatore viene trattato come un semplice “affittuario del campo” e non come un cliente fidelizzabile.

Quando parli di modello scalabile, cosa intendi esattamente in termini pratici? Per me un modello è scalabile quando puoi replicarlo senza aumentare in modo proporzionale i costi di gestione, e ha processi standardizzati e digitalizzati, quindi meno dipendenza dalle persone e più automazione. È fondamentale generare ricavi ricorrenti con membership, abbonamenti a lezioni e pacchetti tornei. Un modello scalabile ti permette anche di crescere su più location mantenendo la stessa qualità e marginalità.

Quali sono i KPI più importanti da monitorare oggi per un club? Quali bisognerebbe introdurre per monitorare la scalabilità?

I KPI più importanti per me sono gli stessi che discuto settimanalmente con i nostri clienti:

• occupancy rate (ore giocate/ore disponibili);

• revenue per court per hour (quanto produce effettivamente ogni ora di campo);

• customer retention (quanti utenti tornano e con che frequenza);

• mix prodotti (quanto pesa il booking vs lezioni, tornei, pro shop, food & beverage).

Per monitorare la scalabilità, servirebbe introdurre anche:

• Customer Lifetime Value (CLV), ovvero quanto vale in media un cliente lungo tutta la sua relazione col club;

• Customer Acquisition Cost (CAC): quanto costa acquisirne uno nuovo.

• margine lordo per linea di business: capire se un torneo, una scuola o un accordo corporate portano profitto reale;

• tasso di digitalizzazione dei processi: % di prenotazioni/pagamenti gestiti online vs manuale.

Ci sono degli esempi concreti, magari mutuabili da altri sport, che un club sportivo può seguire per costruirsi un percorso sostenibile sul lungo termine?

Il mondo del fitness e delle palestre, per via del suo modello membership + upselling di servizi premium (personal training, corsi speciali, merchandising). Un club di padel potrebbe applicarlo con pacchetti lezioni, tornei esclusivi o corporate memberships. Anche il golf può fungere da buon

esempio, per il forte focus su community ed esperienze non solo sul campo, ma anche al di fuori. Qui il padel ha grande potenziale con club house, eventi sociali e networking.

Un consiglio per chi vuole investire oggi nel padel?

Circondarsi di persone competenti e non improvvisare. Il mercato sta selezionando: senza un progetto solido e scalabile sarà difficile emergere.

Cosa ti auguri per il futuro?

Che il padel resti accessibile, inclusivo e unificante. La professionalizzazione deve amplificare la sua magia, non snaturarla.

IL PL Padel Club di Caronno Pertusella (VA), dall'anima total black
Uno dei Reserve Club di Miami

PAROLA D’ORDINE: ATTACCARE

La nuova serie Extreme di Head è pensata per chi non si accontenta solo di giocare, ma vuole dominare il match. Tre modelli avanzati, tre look distintivi, un unico scopo. Testimonial d’eccezione della collezione è Paula “Dinamita” Josemaría, che porta in campo tutta l’energia di questa linea

Head ha annunciato il lancio della nuova serie Extreme 2025, una collezione altamente performante sviluppata per giocatori di livello avanzato con uno stile di gioco offensivo. Composta da tre modelli distinti, la collezione introduce importanti innovazioni in termini di materiali, struttura e tecnologie, per garantire massima potenza, precisione e stabilità in fase d’attacco. Con la nuova serie, il marchio austriaco ribadisce il suo impegno verso l’innovazione e le alte

EXTREME PRO

È il modello con la struttura più solida e avanzata della serie. Progettata per utenti di livello avanzato, ha una superficie d‘impatto in fibra di carbonio unidirezionale, che migliora la rigidità torsionale e genera massima potenza nei colpi overhead. La forma a diamante, il bilanciamento alto e il nuovo schema dei fori ottimizzato assicurano uno sweetspot efficace e un’ottima resa nelle situazioni d’attacco. Potenza, spin e aggressività sono assicurate grazie alle tecnologie Extreme Spin e Power Foam, oltre al cordino intercambiale e al Soft Butt Cap che assicura una presa più morbida e alla tecnologia Auxetic 2.0, che migliora il controllo e la sensibilità nei colpi.

EXTREME MOTION

Utilizzata dall’attuale numero 1 al mondo Paula Josemaría, Extreme Motion è una pala che offre l’equilibrio ideale tra potenza e maneggevolezza. Più leggera e facile da gestire rispetto al modello Pro, è ideale per giocatori di livello intermedio che prediligono uno stile di gioco offensivo con una pala decisamente più manovrabile. Questa racchetta possiede le stesse tecnologie chiave dell’intera serie: fibra di carbonio unidirezionale, Power Foam, Extreme Spin, nuovo Soft Cap, cordino da polso intercambiabile e tecnologia Auxetic 2.0, che migliora il feeling all’impatto con la palla e aumenta la sensibilità, il tutto in un design moderno ed essenziale. “Con la Extreme Motion 2025 mi sento libera d’attaccare in qualsiasi momento della partita. È potente, super maneggevole e mi dà totale sicurezza nei colpi dall’alto. Per il mio stile di gioco è semplicemente perfetta”, ha affermato Paula “Dinamita” Josemaría.

EXTREME TEAM

Completa la serie la Extreme Team, la pala più morbida e maneggevole dell’intera collezione. La superficie in fibra di vetro garantisce tocco e comfort ottimali e la struttura meno rigida facilita l’uscita della palla con il minimo sforzo. Ideale per coloro che prediligono uno stile di gioco offensivo, ma con il massimo comfort, questo modello mantiene tutte le caratteristiche distintive della linea, tra cui forma a diamante, bilanciamento medio-alto, nuovo schema dei fori, Power Foam, sistema di cordino da polso intercambiabile e tecnologia Auxetic 2.0.

prestazioni, con dei prodotti che si caratterizzano per un design all’avanguardia. “La collezione Extreme 2025 rappresenta un'evoluzione ingegneristica nella no stra serie di famiglie. È stata progettata per massimizzare la potenza e offrire al giocatore offensivo una sensazione solida e reattiva, senza compromettere controllo e precisione”, ha affermato Mirjam Gartner, marketing communication manager di Head.

EXTREME MOTION

Forma: diamante

Peso: 360 grammi

Bilanciamento: alto

Piatto: ibrido

EXTREME TEAM

Forma: diamante

Peso: 360 grammi

Bilanciamento: medio

Piatto: fibra di vetro

In foto: Paula Josemaría

La SCHIUMA Power Foam è stata progettata per massimizzare la potenza e il trasferimento di energia nei colpi d’attacco come smash, X3 e X4.

Il PIATTO ibrido, con un mix bilanciato di fibra di carbonio e vetroresina, unisce stabilità e potenza a sensibilità e controllo.

Il PESO elevato (370 grammi) garantisce massima stabilità e potenza nei colpi d’attacco, generando più inerzia all’impatto. Richiede un’ottima tecnica e una buona forza fisica per essere gestita al meglio, risultando ideale per giocatori esperti o di livello avanzato.

La TECNOLOGIA 3D di Head con decalcomania ruvida è stata pensata dai tecnici del marchio austriaco per massimizzare la rotazione e il grip sulla palla per effetti estremi.

Il BILANCIAMENTO alto permette di aumentare l’inerzia e la potenza nei colpi overhead, come smash e volée. Richiede più forza per essere gestita, ma esalta chi predilige uno stile offensivo.

150 ANNI DI EVOLUZIONE

Partendo da una curiosa e inaspettata richiesta, Pierre Babolat ha cambiato la traiettoria della propria famiglia. Dopo cinque generazioni e successi straordinari, l’azienda francese continua a essere uno dei grandi punti di riferimento per gli sport di racchetta

di Daniele Pansardi

A33 anni Pierre Babolat era già un imprenditore di grande successo a Lione. La Babolat & Monnier produceva budelli naturali per salsicce, ma era nota anche nei campi delle corde per strumenti musicali e suture chirurgiche. Salumi, musica e sanità: una poliedricità e una versatilità eccezionali e una reputazione invidiabile che si estendeva ben oltre il confine francese. È dal Regno Unito, infatti, che un giorno del 1875 arriva una richiesta che cambia per sempre la traiettoria della famiglia Babolat. George Gibson Bussey, un costruttore di racchette inglese per uno sport codificato da un anno, invia una lettera per richiedere la realizzazione di corde specifiche per la sua attrezzatura. Messa da parte l'iniziale sorpresa per la proposta così bizzarra, Pierre Babolat comincia a sperimentare: come si realizzano delle corde lunghe abbastanza da coprire un telaio, adatte a sostenere l'impatto continuo dei colpi di una pallina e durevoli nel tempo?

Dopo settimane di instancabile lavoro tra prove ed errori, nasce finalmente il prodotto rivoluzionario: le prime corde da tennis della storia. Un'intuizione geniale che trasforma l'expertise nei budelli naturali in una soluzione perfetta per le esigenze di questo sport emergente. Pierre Babolat diede così la sua prima dimostrazione di sphairistike, un termine che si traduce all'incirca come "l'arte di giocare con la palla". Questa complicata espressione greca era anche l'iniziale denominazione data dal maggiore Walter Clopton Wingfield allo sport di cui aveva appena scritto e brevettato le regole, ottenendo grande successo. Tranne che per il nome, che fu presto modificato e alleggerito in tennis.

IL SUCCESSO GLOBALE

L'innovazione di Pierre non rimane confinata nei laboratori lionesi. Col passare degli anni, il tennis conquista l'Europa e oltre, e con esso cresce la fama delle corde Babolat. È negli Anni '20 che il marchio francese trova i suoi primi, straordinari testimonial, ovvero i quattro moschettieri del tennis transalpino: Jacques Brugnon, Henri Cochet, René Lacoste e Jean Borotra, che con i loro 54 tornei del Grande Slam sono stati i primi grandi ambassador di Babolat a tutti gli effetti. I campioni spesso sono coloro che trainano il cambiamento e lo sviluppo tecnologico, per via delle loro esigenze sempre più sofisticate. Così fu anche per Babolat, perché a quel tempo i giocatori iniziarono a pretendere corde in budello naturale sempre più sottili ma con una tensione maggiore. La risposta di Babolat, guidata a quel punto dal figlio di Pierre, Albert, è uno dei prodotti ancora oggi più iconici nella storia del tennis: le corde VS (Very Superior), che negli anni hanno ampiamente tenuto fede al proprio nome. Seguiranno nel corso dei decenni anche le Elascord, le prime corde in nylon, ma soprattutto la costruzione di una rete marketing e vendite globale che porterà l'azienda a essere conosciuta in tutto il mondo.

"Per tutta la mia vita ho giocato con le corde in budello naturale di Babolat sulle mie racchette. Sono della qualità migliore in assoluto"

Björn Borg

Negli anni '70, sotto la guida di Paul Babolat, il marchio si associa in maniera indissolubile a Björn Borg, alla sua aura di mistero e al fascino dell'uomo di ghiac-

cio. Lo svedese diventa l'ambassador ideale delle VS, che utilizzerà per tutta la carriera, insieme ad altre icone come Arthur Ashe, Martina Navratilova, Jimmy Connors e Yannick Noah. Sono anni d'oro in cui Babolat consolida la propria supremazia nel mondo delle corde, accompagnando alcuni dei campioni più amati di sempre verso grandi trionfi.

LA PRIMA RACCHETTA

Pierre Babolat, esponente della quarta generazione della famiglia, porta il nome del fondatore e anche un pizzico della sua follia imprenditoriale. Nel 1994, infatti, è promotore di una svolta inaspettata: la presentazione del primo telaio proprietario. Una scommessa rischiosa, date le circostanze di mercato poco favorevoli. Anche per questo motivo, come ricorda Eric Babolat, "tutti gli altri erano occupati a occuparsi dei loro problemi per prenderci sul serio". A quel punto, era necessario cercare dei testimonial: i primi sono Fernando González e Kim Clijsters, ma è con Carlos Moyá che Babolat riesce a vincere il primo Slam da partner ufficiale di un giocatore, al Roland Garros nel 1998, grazie alla Pure Drive. L'azienda lionese dunque non è più solo sinonimo di corde eccellenti, ma si afferma anche come produttore completo di attrezzature da tennis.

L'AVVENTO DI RAFA

Al fianco di ogni sua routine, analizzata in tutti i dettagli durante gli anni, le racchette sono rimaste sempre lì. E soprattutto sono rimaste sempre integre. Rafael Nadal non ne ha mai spaccata una, un segno di autocontrollo invidiabile e senza dubbio un punto d'orgoglio per Babolat, che lo ha accompagnato sin da quando aveva nove anni. Il suo gioco così peculiare, con i diritti dal top spin esasperato e con la racchetta utilizzata come se fosse un lazo da cowboy, ispira l'azienda francese (guidata ora da Eric) nella creazione di telai specifici per il maiorchino. Nadal adotta quindi la Pure Aero, grazie alla quale può affinare ancora di più le sue rotazioni e che lo porterà alla vittoria del Roland Garros nel 2005 a soli 19 anni. Sul Philippe-Chatrier trionferà poi altre 13 volte. L'aura di una leggenda che cresceva anno dopo anno contribuisce inevitabilmente al lavoro di ricerca e sviluppo di Babolat, come nel caso delle corde RPM Blast in monofilamento, e alla creatività dell’azienda: le grafiche sgargianti delle Pure Aero Rafa, che lo spagnolo inizia a usare dal 2020, sono l’espressione di un legame indissolubile.

CARLOS ALCARAZ, L'EREDE

Quasi in perfetta continuità l'uno con l'altro, la pesante eredità del ventennio nadaliano è stata raccolta da un altro spagnolo. Che sul campo muove la sua Pure Aero con la leggiadria di uno spadaccino e la potenza di un gladiatore. Carlos Alcaraz è stata la manna dal cielo per Babolat, preoccupata per il dopo-Nadal ma abile a individuare nel 22enne un'icona del tennis del presente e del futuro. Da quella prima, coraggiosa sperimentazione di Pierre Babolat nel 1875 a oggi, l'azienda francese ha attraversato tre secoli accompagnando l'evoluzione del tennis stesso. Centocinquant'anni di innovazione, passione e eccellenza che continuano a scrivere la storia degli sport di racchetta.

Una foto del 1925 dagli stabilimenti di Babolat
Björn Borg nel 1979
Eric Babolat insieme a Rafael Nadal nel 2009

LA STORIA DI BABOLAT

Pierre Babolat, specializzato nella lavorazione di budelli naturali per industria alimentare, strumenti musicali e suture chirurgiche, riceve la prima richiesta di realizzare delle corde per racchette da tennis1925, la serie VS.

2008

L’anno in cui Nadal spodesta Federer dal n.1 del ranking, vincendo Roland Garros e Wimbledon.

Al fianco delle VS, l’azienda francese guidata da Paul Babolat sviluppa anche Elascord, corde in sintetico più abbordabili economicamente e specifiche per gli amatori.

2001

Babolat firma con Rafael Nadal un contratto internazionale, suggellando un rapporto che era già iniziato nel 1995.

Juan Lebrón, con Babolat dal 2016, diventa il primo spagnolo a raggiungere la prima posizione nel ranking mondiale del padel.

L'intervista

Roberto Guerini

COUNTRY MANAGER BABOLAT ITALIA

C’è stata un’evoluzione nel tempo nel modo in cui viene percepito Babolat in Italia, sia dai giocatori professionisti sia dagli amatori?

Per i professionisti, la collaborazione con atleti di alto livello, la partecipazione a eventi e tornei e l’innovazione continua dei prodotti hanno consolidato la reputazione del brand come sinonimo di qualità, performance e tecnologia all’avanguardia. Per gli amatori, invece, la percezione è cambiata grazie allo sviluppo di prodotti studiati per ogni livello di gioco, in grado di offrire prestazioni affidabili e valorizzare l’esperienza in campo. Questa attenzione a tutte le fasce di giocatori ha reso Babolat un marchio riconosciuto e apprezzato, capace di accompagnare ogni praticante nel proprio percorso.

Quali sono i valori che più identificano il brand per il pubblico italiano?

Per noi i valori che identificano il brand agli occhi del pubblico italiano sono principalmente tre: l’innovazione e la qualità del prodotto, la passione per gli sport di racchetta, e una vicinanza concreta al Field, realizzata tramite una sinergia con i consumatori molto attiva. Ciò si traduce in iniziative in collaborazione con i nostri partner commerciali come demo days, eventi, tornei, collaborazione con coach e circoli, e in un sostegno costante dei nostri atleti italiani.

Quali sono le differenze tra il mercato del tennis e quello del padel dal punto di vi-

Björn Borg vince il Roland Garros, il primo dei suoi 11 Grande Slam in carriera. Per tutta la sua carriera utilizzerà solo corde Babolat VS.

1998

Carlos Moya vince il Roland Garros. È il primo torneo del Grande Slam vinto da un giocatore con una racchetta Babolat.

Carlos Alcaraz, il più giovane n.1 della storia, rinnova con Babolat fino al 2030.

Arriva la prima macchina incordatrice elettrica, chiamata Cordynel. Un grande passo in avanti che permette di incordare al meglio le racchette, risparmiando anche una notevole quantità di tempo.

1994

Pierre Babolat decide di entrare nel mercato delle racchette, con una produzione limitata di soli tre linee, tra cui la Pure e la Soft.

Nello stesso anno in cui Rafa Nadal annuncia il ritiro, Carlos Alcaraz realizza la doppietta Roland Garros-Wimbledon.

sta di un brand come Babolat?

Il tennis in Italia è un mercato maturo, con dinamiche consolidate e una tradizione molto forte. Qui Babolat è riconosciuto come un marchio storico e tecnico, grazie a un posizionamento costruito negli anni e alla fiducia guadagnata sia tra i professionisti che tra gli amatori. Il padel, invece, ha un approccio completamente diverso: è uno sport giovane, con una crescita rapida e un pubblico molto eterogeneo. Ciò che lo contraddistingue è la sua dimensione sociale e inclusiva, che lo rende immediato e coinvolgente anche per chi non ha mai praticato sport di racchetta. Per un brand come Babolat significa non solo sviluppare racchette, calzature e attrezzatura di alta gamma per chi compete, ma anche creare prodotti pensati per facilitare l’ingresso e il divertimento dei nuovi praticanti. In questo senso, il padel ci offre l’opportunità di innovare continuamente e di intercettare una community in piena evoluzione.

Quanto ha influito la partnership con Juan Lebron nello sviluppo di Babolat nel padel? La partnership con Juan Lebrón è senza dubbio un asset di rilievo per il nostro ecosistema: El Lobo è un atleta di riferimento a livello internazionale e, come quattro volte campione del mondo, incarna i valori di eccellenza che guidano il nostro lavoro. Con lui abbiamo sviluppato una linea esclusiva dedicata, coinvolgendolo direttamente nei processi di ricerca e sviluppo. La racchetta Viper Lebron è la stessa che utilizza in campo, e abbiamo esteso la collaborazione a calzature, abbigliamento e borsone, che stanno performando molto bene sul mercato. Questo percorso riflette la nostra attenzione all’innovazione, alla qualità e alle esigenze di atleti e appassionati.

A Parigi Rafael Nadal vince il suo decimo Roland Garros
L'intervista completa su Padelbiz

LA STAGIONALITÀ DELLA COPERTURA DEI CAMPI

Una recente sentenza del TAR Lazio affronta la questione dei limiti della conservazione delle strutture destinate alla temporanea protezione dei terreni di gioco di Andrea Farano, avvocato in Milano

Per tutti noi di PadelBiz il mantra è sempre lo stesso: “il padel è uno sport indoor”. Per chi scrive questa rubrica, tuttavia, è fin troppo semplice constatare come le caratteristiche fisiologiche della nostra disciplina incontrino – in termini applicativi – sempre maggiori ostacoli, essendo di fatto penalizzate da una selva di vincoli amministrativi e disposizioni legislative: non è un caso che la questione della copertura delle strutture di gioco sia senza dubbio l’aspetto più dibattuto nelle aule dei Tribunali Amministrativi Regionali chiamati a dirimere questioni squisitamente padelistiche. Non c’è da stupirsi, quindi, se ancora una volta la nostra attenzione è stata catturata da una vicenda che vede protagonista il Meeting Club, sito in Comune di Genzano di Roma; e, come sovente accade, assistiamo alla sconfitta giudiziale per il centro sportivo. Si aggiunge dunque un nuovo capitolo alla sempre più ricca rassegna della giurisprudenza di settore, ma – come da usuale avvertimento – non ci si dimentichi che ogni sentenza viene emessa sulla scorta di vicende locali, con presupposti specifici: la pronuncia non sarà quindi automaticamente adattabile ad ambiti, verosimilmente, o almeno in parte, differenti. Allo stesso tempo, tuttavia, ogni giudizio è foriero di principi giuridici che, considerati nel loro insieme, possono fornire agli operatori del diritto gli strumenti interpretativi utili ad affrontare un contesto che si mostra quantomai litigioso.

L’ANTEFATTO

Il caso attiene alla realizzazione della “copertura temporanea e stagionale”, pari a 180 giorni, di due campi padel da parte del centro sportivo Meeting Club – sito all’interno del Consorzio “Le Ville di Nemi” e ubicato nel Comune di Genzano di Roma – oggetto di apposita SCIA. Con successiva nota prot. n. 18606/2024, il Comune, procedendo a “disapplicare il disposto di cui all’art. 7.16 del Regolamento Edilizio Comunale vigente" – che prevede, con riferimento ai manufatti stagionali il cui periodo di stagionalità abbia una durata superiore a sei mesi, la possibilità, per coloro che intendano rinnovare l’autorizzazione, di mantenere installata “la sola struttura del manufatto, eliminando la copertura e le eventuali protezioni perimetrali”, in quanto incompatibile con la normativa nazionale e regionale di riferimento (segnatamente, con gli artt. 4-bis della Legge Regionale n. 17/2016 e 6 del d.P.R. n. 380/2001) – disponeva che la predetta copertura, e la relativa struttura di sostegno, venissero completamente rimosse alla scadenza dei 180 giorni dall’inizio dei lavori. Il Club insorgeva contro il citato provvedimento, chiedendone l’annullamento: secondo la tesi del ricorrente non vi sarebbe infatti stata alcuna incompatibilità tra la disposizione comunale disapplicata, e quelle di cui agli artt. 6 del d.P.R. n. 380/2001 e 4-bis della L.R. n. 17/2016 (quest’ultima sarebbe in tesi una norma speciale, recante una disciplina di favore per le strutture sportive). A difesa del proprio operato, e a tutela dei propri interessi, si costituivano in causa il Comune di Genzano di Roma, nonché – a sostegno della posizione dell’ente pubblico – il Consorzio “Ville di Nemi”, nella cui area di competenza sorge l’impianto controverso.

L’INTERESSE AD AGIRE E LE CONTESTAZIONI DEL CONSORZIO Innanzitutto, il centro sportivo ha sollevato la questione preliminare dell’assenza di interesse ad agire in capo al Consorzio, non avendo quest’ultimo – a suo dire – dimostrato l’esistenza di un pregiudizio concreto e attuale derivante dalla permanenza della struttura di sostegno: il manufatto, infatti, non comporterebbe “alcuna alterazione né di sagoma né di volume, non riduce né impedisce alcuna visuale”, e si conformerebbe al “contesto urbanistico e paesaggistico del lotto”. Ebbene, lo statuto del Consorzio gli attribuisce diversi compiti e incombenze, tra i quali anche quello di “curare la perfetta osservazione da parte dei consorziati di tutte le norme fissate nei progetti esecutivi e inserite nei contratti di compravendita a tutela dell’armonia e dell’arricchimento paesistico”, con espresso riconoscimento della legittimazione ad agire “a tutela degli obblighi ai limiti di altezza, di cubatura, di rapporti di copertura, al rispetto del piano quotato originario, in atti dell’amministrazione, nonché del Comune”. Trattasi, dunque, dell’organismo deputato a garantire il rispetto delle condizioni di “vivibilità”, regolarità urbanistica e paesaggistica del territorio all’interno della lottizzazione residenziale, nell’interesse di tutti i soggetti consorziati. Ciò rilevato, secondo il Giudice la documentazione (anche fotografica) prodotta in causa attesterebbe che l’opera in questione

“è un’imponente struttura metallica di consistente mole e altezza, e dunque di notevoli dimensioni planimetriche e altimetriche, che impatta in modo evidente sul contesto (prettamente residenziale) in cui essa è ubicata e che il Consorzio si prefigge di salvaguardare (come da espressa previsione statutaria)”. Cosicché, nel suo intervento il Consorzio avrebbe dunque comprovato l’esistenza, in concreto, di un interesse di fatto al mantenimento del provvedimento gravato, e dunque di un di vantaggio – quand’anche indiretto e riflesso – che deriverebbe dalla reiezione del ricorso: e tanto sarebbe sufficiente a concretare il suo interesse a intervenire nel giudizio, a sostegno delle difese spiegate dall’amministrazione resistente.

LA DECISIONE

DEL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE

Chiarita la questione preliminare, il Tribunale affronta il merito della controversia, che sostanzialmente attiene al contrasto normativo tra le previsioni comunali e le disposizioni statali/regionali: non trattasi di faccenda di scarso rilievo, poiché dalla prevalenza delle une o delle altre discende la ricaduta pratica sugli obblighi gravanti sul centro sportivo. In altre parole, da un lato la norme di fonte legislativa (sia statale sia regionale) – pur consentendo l’installazione di opere rimovibili, dirette a soddisfare esigenze contingenti, e dunque temporanee e stagionali –prevedono l’obbligo di smantellarle al cessare del periodo di stagionalità, imponendo tuttavia la rimozione della struttura nella sua globalità, e dunque in tutte le sue componenti. La ratio delle richiamate disposizioni è quella di “garantire il ripristino, in maniera integrale, dello stato dei luoghi, una volta che sia cessata l’esigenza (temporanea e dunque provvisoria) alla cui soddisfazione il manufatto è asservito”. Di contro, l’art. 7.16 del Regolamento Edilizio Comunale circoscrive l’obbligo di rimozione alla sola “copertura” e alle “eventuali protezioni perimetrali”, consentendo per l’effetto la conservazione della “intelaiatura” del manufatto. Il Tar del Lazio, sezione seconda quater, nel dirimere la controversia sottopostagli ha respinto le tesi del club, così confermando il provvedimento comunale impugnato. Con la sentenza n. 2953 del 10 febbraio 2025 il Tribunale amministrativo – accertato il palese contrasto tra le suddette previsioni – ha infatti statuito la soccombenza della norma comunale, in quanto questa “legittimando il mantenimento dell’ossatura ('o scheletro') portante, cui sono ancorati i teli di copertura e le eventuali protezioni perimetrali (da rimuovere al termine dei 180 giorni)” avrebbe determinato “una situazione di fatto in cui lo stato dei luoghi viene ad essere inevitabilmente compromesso e alterato, in maniera stabile e duratura (e dunque anche una volta decorso il periodo di stagionalità in cui si manifesta l’esigenza –di natura contingente – alla cui soddisfazione l’intero manufatto è subordinato), in contraddizione con la ratio sottesa alle disposizioni di fonte legislativa ad essa sovraordinate”. All’atto pratico, al club è stata dunque impedita la conservazione anche della sola struttura portante della copertura dei campi (pur con eliminazione dei teloni e delle barriere laterali): una volta cessato il “periodo limitato di tempo” cui la stagionalità semestrale si riferisce, l’opera è da considerarsi come “inevitabilmente destinata a essere smantellata” nella sua interezza.

pillole di padel e diritto

NON DIMENTICHIAMOCI DELLA SCUOLA

L’affitto dei campi è ancora il prodotto chiave del business dei centri, ma non può essere l’unica strategia per esprimere tutto il proprio potenziale. Al suo fianco, lo sviluppo di un’area didattica è sempre più importante per completare l’offerta di Adelio Rosate, team e marketing manager di O&B Padel

“Del marketing non si può fare a meno”. Questa l’autorevole certezza di Philip Kotler, oggi ultranovantenne, docente per lustri alla Northwestern University di Evanston, nell’Illinois. L’affermazione del professore americano ci è parsa ancor più condivisibile, allorché, circa tre anni fa, abbiamo iniziato a identificare il mercato di questo sport e a comprenderne i tratti comuni a quelli di altri. La rapida e importante crescita del padel italiano ha reso più complesso il nostro lavoro ma, al tempo stesso, ha fornito materiale crescente di studio ed analisi, come dimostrato da quanto prodotto e pubblicato in questi anni come O&B.

IL MERCATO E I SUOI ATTORI: IL TRADE

L’osservazione di cosa si muove dentro i club e intorno al padel è quindi materia di nostro crescente interesse. Per il centro sportivo applichiamo la terminologia comunemente in uso nel marketing definendolo trade. Per il suo ruolo strategico e per la maggior difficoltà nel tratteggiarne il profilo, risulta essere l’attore più centrale e complesso, ancorché determinante perché il business del padel si consolidi. Ma come si compone, quale prodotto, vende (e “distribuisce”) il trade? Per rispondere nel modo più pertinente, abbiamo chiesto la collaborazione di alcuni centri da Nord a Sud dell’Italia che citiamo sotto e ringraziamo.

IL “PRODOTTO” SLOT E I SOTTOPRODOTTI COMPLEMENTARI

L’affitto dei campi certamente è il “prodotto” chiave nel business di un centro trade, con lo slot come unità di misura che identifica abitualmente la frazione temporale convenzionale di 90 minuti. Mentre il ruolo del produttore e del giocatoreconsumatore è palese, quello del trade risulta più complesso e vario. Proviamo ad analizzare cosa viene normalmente offerto dal trade assieme allo slot, per quei servizi che identifichiamo come sottoprodotti complementari e che, a seconda della loro funzione, classifichiamo in due tipi: diretti e indiretti. Per sottoprodotti complementari diretti, intendiamo quei servizi aggiuntivi al prodotto base, lo slot, che siano riconducibili direttamente al gioco attraverso l’affitto dei campi, ossia:

1. l’insegnamento;

2. la competizione;

3. lo sviluppo agonistico.

Va da sé, ad esempio, che il “sottoprodotto” bar lo classifichiamo negli indiretti. Lo slot campo richiama il padel, mentre il bar in un centro sportivo è comune a qualsiasi sport. Pensiamo sia utile fare questa precisazione, perché osservando lo sviluppo di alcuni centri abbiamo notato che questa distinzione, tra ciò che è direttamente riferibile al padel e quanto invece no, non sia molto chiara in diversi casi.

L’INSEGNAMENTO

In questa prima parte dell’analisi, vogliamo focalizzarci particolarmente su questa attività, che funge da base anche per le altre due. Ricordiamo che ci stiamo rife-

rendo a strutture grandi, dai 6 ai 10 campi, dove possano contemporaneamente convivere l’attività ordinaria di affitto e quella didattica, con quest’ultima in modo strutturato e rivolta contemporaneamente a più target, con corsi di gruppo per fasce di età, livello tecnico, agonistico e sesso (come emerge in seguito alle dichiarazioni dei maestri).

IL TRADE HA UNA STRATEGIA?

DOVE VI COLLOCA LA SCUOLA?

Nella pianificazione dell’attività di un centro, dovremmo operare una prima distinzione tra quanto è direttamente confacente al padel e quanto possa costituirne un supporto, più o meno pertinente. Qui entra in gioco il discorso del break even point, che a volte può diventare un avversario e “inquinare” la strategia e la politica commerciale. Questo tema porta a una considerazione complessa, da approfondire in altro contesto e che ha a che fare con il business plan fatto a monte in sede di valutazione del progetto. L’esperienza ci insegna che molti, tra coloro che hanno visto opportunità di business e intrapreso l’avventura di aprire centri nel momento del boom, hanno fatto prevalere la tempestività a discapito di ponderate analisi e relativi piani economico-finanziari. La conseguenza, a maggior ragione per centri di medio-grandi dimensioni, è quella di poter aver sovrastimato l’eventuale “saturazione dell’impianto”, e quindi i relativi ricavi.

Alcuni centri cercano di compensare organizzando tornei su tornei. Se siete iscritti alle chat dei vari centri, sarete diretti testimoni del numero davvero esorbitante di eventi proposti. Ma proviamo a fare una riflessione più articolata: qualsiasi iniziativa è in relazione all’obiettivo che sta all’origine. O, ancor meglio, l’obiettivo scaturisce da una visione, da cui far partire un’azione, sia di ampio respiro, o di contingente necessità, che prevede l’impiego di strumenti tattici quale per esempio il torneo amatoriale. L’impressione, tuttavia, è che alcuni si affidino quasi esclusivamente a questa attività, affidandosi dunque solo alla tattica. Una schizofrenia giustificabile solamente se dettata dall’impellente necessità di “fare cassa” e dare ossigeno alla prima voce del conto economico, ovvero i ricavi. Dobbiamo dire, che specie da chi ha investito in modo ingente, ci saremmo aspettati una visione più ampia, una cultura imprenditoriale che cercasse supporto anche nel marketing. Questo ha portato anche a una sproporzione nei calendari tra tornei (troppi) e scuola (poca). Facile quindi cadere in un loop, spinti dalla necessità di aumentare la vendita di slot, eludendo un’alternativa fondamentale e che compenserebbe il gap di saturazione con una valenza prospettica ben superiore, ovvero l’insegnamento.

Cosa serve ad una scuola? Ma bisogna chiedersi anche cosa si aspetta un giocatore da un centro. Un riferimento per migliorare le proprie prestazioni o un ristorante da Masterchef? È un errore diffuso, e comune a centri sportivi anche di altro genere, quello di cedere alla tentazione di disperdere risorse superiori alle necessarie. Siamo stati testimoni diretti in consigli di circoli in cui l’ordine del giorno era più concentrato sul ristorante che sulle lacune della scuola.

QUANDO POSSIAMO CHIAMARLA SCUOLA?

REGIONE PROVINICIA CITTÀ CENTRO N° CAMPI CAMPI INDOOR REFERENTE/I

Piemonte NO Novara Centro Kavallotta 6 5 Luca Bottini e Cesare Trapani

Lombardia MI Rho Verisport 6 6 Sarah Martignoni

Lombardia BS Desenzano del Garda The Padel Hub 6 6 -

Toscana FI Firenze Centro Padel Firenze 8 8 Ariel Mogni

Sicilia SR Siracusa 7Padel 12 10 Martina Meli e Giuseppe Forte

Lo abbiamo chiesto ad alcuni Maestri FITP, operanti in grandi centri, che ci hanno aiutato a tracciarne il profilo.

Ariel Mogni, argentino, maestro nazionale e coach nel Premier Padel, ha aperto tre centri di successo in Toscana, ponendo sempre al centro del progetto l’insegnamento strutturato. Il principale è il Centro Padel Firenze, dove i corsi sono programmati su quattro mesi. Ci sono i corsi agonistici con lezioni su singoli giocatori e di squadra, in gruppi di quattro persone. La stessa cosa avviene con l’agonismo amatoriale, con livelli di profondità tecnica diversa. Periodicamente vengono inserite delle lezioni specifiche sul singolo colpo e coordinamento nei movimenti. Inoltre, è stata introdotta una “free lesson”, in cui il giocatore si esercita sui colpi che ritiene di dover approfondire. Le lezioni singole sono pianificate su due archi temporali, da cinque e da dieci lezioni.

Luca Bottini, maestro e referente FITP per il Piemonte coadiuvato da Cesare Trapani nella gestione del centro Kavallotta di Novara, già intervistati nello studio rivolto alle accademie (vedasi Padelbiz n.3/2024), i quali si attengono alle indicazioni FITP sia nella suddivisione per età dei ragazzi sia per la relativa metodologia didattica.

Sarah Martignoni, maestra di grande esperienza e fra le prime a frequentare, per lunghi periodi, il padel spagnolo. Ora è in forza al

Verisport di Rho. Martignoni ci segnala un trend particolare nei corsi amatoriali. Alcuni giocatori, nella fretta di voler imparare, fluttuano su più centri e relativi insegnanti, con risultati immaginabili.

Martina Meli, cofondatrice di 7Padel di Siracusa. Nella struttura più grande della Sicilia, che conta 12 campi dei quali ben 10 coperti, si attengono alle indicazioni FITP per fasce di età e metodo. Vantano un team didattico di ben cinque insegnanti distribuiti sui tre livelli (un Maestro nazionale, tre Istruttori di primo grado e uno di secondo).

Andrea Fierro, Maestro dalla lunga esperienza e ora ingaggiato da Star Padel, ci offre una sintesi generale. Secondo lui, una scuola dovrebbe essere composta da uno staff con un Maestro Nazionale FITP alla direzione tecnica, un numero di almeno due-tre istruttori di 1° e 2° livello, divisi tra la gestione della categoria giovanile e i corsi serali per adulti.

Per i corsi la suddivisione gli allievi per fasce e livelli dovrebbe essere la seguente:

1. junior non agonisti (Under 14-16-18);

2. junior agonisti (Under 14-16-18);

3. adulti, corsi perlopiù serali, divisi per almeno due livelli di gioco (principianti e intermedi).

4. allenamenti adulti agonisti (che abitualmente partecipano a competizioni).

CONCLUSIONI ED ESEMPI VIRTUOSI

L’approfondimento sui centri ci porta a un’eccezione (che conferma la regola sui servizi complementari diretti). Solo due campi in un capannone, con un piccolo bar-fast food: parliamo di un centro che ha contagiato mezza val Cavallina, la Padel House Bergamo di Cenate Sotto, dove Carlo Cremaschi ha saputo unire competenze professionali alle tecniche agonistiche. In un bacino demografico medio, a pochi chilometri dal capoluogo, Carlo ha saputo promuovere il padel coinvolgendo e istruendo Vanessa e Daniele; insieme hanno dato vita ad un movimento che ha alzato sensibilmente il livello amatoriale e agonistico (con una sensibile incidenza del settore femminile), vincendo la Serie A2 con la squadra maschile nell’AWT Padel League e le categorie Bronze e Silver con la femminile nel Raft Padel.

Un altro esempio consolidato e strutturato, tornando ai centri di maggiore dimensione, è quello della scuola di Ariel Mogni a Firenze, che abbiamo già presentato qui sopra e in un precedente articolo (Padelbiz n.6/2024), dove ha dato un’impostazione tecnica di assoluto rilievo dai quali sono emersi giocatori e giocatrici di livello nazionale.

A quanto detto finora, aggiungiamo due considerazioni finali:

1. Bisogna ricordarsi che si sta vendendo un prodotto, o meglio un catalogo di prodotti (core e complementari) che devono avere attinenza stretta tra di loro. Puntare sul fare di tutto un po’ aiuta la cassa ma rischia di far perdere qualità dell’offerta e in particolare, nell’identità del centro;

2. La matrice di Boston, una delle pietre miliari del marketing, suggerisce quali debbano essere le precondizioni per il Cash Cow (fare cassa): avere un’alta quota di mercato e un mercato flat. Abbiamo più che l'impressione che in molti casi si proceda forse per impellente necessità di ritorno sull'investimento, quindi si cerca di “mungere la mucca ", prima che sia diventata tale.

O&B Padel è un osservatorio specializzato nel marketing legato al padel. Effettua indagini e sondaggi mirati su mercati nazionali e internazionali, si occupa di definire bacini di attrazione per centri e accademie e propone stime di mercato e business plan dedicati.

Chi volesse approfondire il nostro lavoro, può contattarci all'indirizzo mail: arosate@yahoo.com

La squadra femminile della Padel House Bergamo

PADELUS L’AQUILA: UNITI SI VINCE

Con l’apertura nel capoluogo abruzzese, si completa la proposta di un network di centri sportivi destinati a un futuro radioso di Andrea Farano

La chiave del successo di un club – padelisticamente parlando – la si deve cercare nel preciso punto d’incontro tra l’applicazione di consolidati principi manageriali, e quell’approccio spiccatamente tailor-made che ogni singola comunità e ogni differente territorio giocoforza richiedono. È su questo campo che si sta giocando la partita di PadelUs l'Aquila, giovane club abruzzese espressione di una visione imprenditoriale di più ampio respiro, che al vantaggio di una regia centralizzata (si veda il focus sul gruppo PadelUs), aggiunge l’attenta applicazione di politiche di promozione perfettamente calibrate sulla realtà in cui si colloca.

Il tutto senza dimenticare che la promozione del padel giovanile resta la primaria sfida da vincere.

L'intervista

Alessandro Arciprete

DIRETTORE TECNICO

Quando nasce questo progetto e come si sviluppa il percorso che vi ha condotto sino ad oggi? Il club - frutto della visione e iniziativa dei due soci e fondatori di PadelUs, Giulio Renoldi e Marco Daniele Dinu, originario dell’Aquila - è stato inaugurato il 3 giugno 2024, ma è di fatto operativo dal settembre successivo. Situato all’ingresso Est del capoluogo, il centro sfrutta un ampio spazio ex industriale, oggi riconvertito e pienamente restituito alla cittadinanza come luogo di sport, incontro e socializzazione.

Proviamo allora a tracciare un primo bilancio a un anno esatto dall’apertura. Premetto che il progetto di PadelUs L’Aquila ha una visione a lungo termine, e ci troviamo quindi soltanto all’inizio di un percorso di sviluppo del movimento padelistico cittadino e provinciale. Ciò detto, siamo molto soddisfatti del nostro percorso di crescita in questo primo anno, ma consapevoli di aver ancora tanto da realizzare. Parlando di bilanci, oltre 3.500 persone hanno conosciuto e apprezzato il club, l’unico circolo in provincia (e forse nella Regione) che può vantare ben otto campi interamente indoor, in quasi 4.000 metri quadri di struttura fissa, raffrescata d’estate e riscaldata in inverno, in un territorio noto per la rigidità delle temperature in gran parte dell’anno.

Su quali principi si regge il vostro modello gestionale?

Sicuramente il cuore del modello PadelUs sono le persone e l’approccio di accoglienza e relazione coi clienti da parte di tutto il personale del club. Ogni giorno, da mattina a tarda sera, un team di 10 persone, tra front office e istruttori, è sempre a disposizione dei giocatori, adoperandosi per coccolarli, coinvolgerli e far vivere loro la miglior esperienza di sport e socialità possibile. I processi di profilazione e gli strumenti digitali (come Playtomic, che utilizziamo in abbondanza quotidianamente) in questo contesto diventano meri strumenti, pur estremamente utili, al servizio del vero motore di PadelUs: il fattore umano, la comunicazione e le relazioni personali, elementi sui quali investiamo tanto tempo ed energie.

Quali sono le opportunità di crescita per il giocatore che vi sceglie?

La proposta didattica in PadelUs è pensata e articolata per tutte le età e livelli di gioco, proprio per favorire lo sviluppo sportivo sul territorio: agonisti, semi-agonisti, amatori, principianti o neofiti, Juniores e Under18. Oltre alle lezioni singole, abbiamo strutturato un’offerta di molteplici percorsi

individuali o di gruppo, così da garantire continuità formativa, con oltre 150 allievi ad oggi. Sul fronte juniores lavoriamo per sviluppare sempre più la cultura del padel giovanile, e progressivamente stiamo riuscendo a incrementare il numero di classi di under 16.

Su Padelbiz non ci stanchiamo mai di ripetere che questa è la principale sfida che dovrà necessariamente essere affrontata e vinta, se si vuole garantire un futuro al settore

Condivido, e condividiamo fortemente in PadelUs questa affermazione. Per dare maggiore visibilità a quella che di fatto è una nuova disciplina, abbiamo attivato collaborazioni con associazioni, scuole ed enti del territorio, e partecipato a eventi e fiere cittadine: cerchiamo di cogliere ogni opportunità per far provare ai ragazzi il padel, ospitandoli per lezioni introduttive gratuite, che auspichiamo si traducano prima in una passione sportiva e poi in una frequentazione costante del circolo. L’anno prossimo vorremmo entrare direttamente negli istituti, nell’ambito di programmi patrocinati e sostenuti dalla FITP, per dimostrazioni pratiche nelle palestre. Stringere un legame vero con il territorio d’appartenenza può e deve tradursi anche nello sviluppo di iniziative commerciali mirate: quali canali avete scelto di percorrere?

L’Aquila, prossima Capitale della Cultura, è una città che esprime una dimensione certamente cittadina, ma conserva anche i tratti tipici della provincia, oltre a essere caratterizzata da un tessuto sociale ed economico particolare, trovando spazio sul suo territorio la comunità universitaria, ma anche la scuola della Guardia di Finanza, così come le sedi di grandi aziende. Noi di PadelUs abbiamo deciso di sfruttarne la conformazione attraverso un’azione di marketing capillare, attivando un proficuo dialogo con tutti gli operatori per stringere partnership e convenzioni volte alla promozione sportiva, anche attraverso agevolazioni per enti, istituzioni (Università, Esercito, Finanza, Forze dell’Ordine) e realtà aziendali, che già ci hanno scelto come sede di tornei riservati o location per team building.

Per finire vorrei che ci dicessi quali potrebbero essere i prossimi traguardi del club. Se penso ai prossimi obiettivi, sicuramente desidero far crescere il programma under 16 e, in generale, il settore giovanile. Da sempre siamo una struttura affiliata alla Federazione, e quindi puntiamo a incrementare il dialogo con la FITP, con la promozione dei programmi formativi nazionali e regionali, quali stage e raduni. Siamo un partner ideale, considerate dimensioni e qualità della struttura, ma anche la nostra posizione: di fatto a 50 minuti dalla capitale, ma anche dalla costa adriatica.

Indirizzo

Via dell'Industria, snc - Bazzano, L'Aquila, Italy, 67100

Campi

8 indoor super panoramici

Servizi

Clubhouse

Area ristoro

Pro Shop Area bimbi

IN BREVE

Spogliatoi

Parcheggio

Orari di apertura

Lunedì – Domenica 09-00

Facebook: PadelUs L'Aquila

Instagram: @padelus_laquila Telefono: 3792330798

Mail: laquila@padelus.it

L'intervista CENTRO

IL NETWORK PADELUS

Giulio Renoldi

AMMINISTRATORE DELEGATO DI PADELUS

Abbiamo incontrato l’amministratore delegato di PadelUs, che ci ha illustrato i vantaggi di “fare rete”, e raccontato le sfide che si profilano all’orizzonte della sua azienda.

In quali aspetti gestionali e organizzativi si sostanzia l’appartenenza di un circolo a un network di centri sportivi?

La gestione di un club di padel è molto più complessa di quanto sembri: si va dalla definizione di processi operativi-amministrativi-accoglienza dei clienti, all’ideazione di un programma sportivo solido; dalla formazione del personale, alla gestione di costi energetici e di struttura, passando dalla fidelizzazione dei consumatori, fino al coordinamento di attività commerciali e operative. Singolarmente, un club può faticare a reggere tali tecnicalità: entrare in un network come PadelUs significa beneficiare di economie di scala, know-how condiviso e servizi centralizzati per tutte queste attività complesse. Ciò permette di sfruttare maggiori competenze a 360°, abbattendo i relativi costi e liberando tempo delle persone direttamente operative nel club. Noi mettiamo a disposizione un team che si occupa di amministra-

zione, marketing, aspetti gestionali e programmazione, pricing, sponsorship, digitalizzazione dei processi e formazione del personale, permettendo ai direttori sportivi o manager locali di concentrarsi su ciò che alla fine conta davvero: la qualità dell’esperienza per i giocatori e i clienti.

Quali sono le prospettive di sviluppo del gruppo PadelUs nei prossimi anni? Il nostro obiettivo è costruire un network italiano di eccellenza nel padel, con un modello sostenibile e scalabile, e soprattutto duraturo nel tempo grazie a una visione sportiva a lungo termine. Nei prossimi anni prevediamo una crescita sia organica, con lo sviluppo dei nostri club già esistenti (oggi tre sedi con 22 campi complessivi) e la creazione di alcuni nuovi centri, sia attraverso l’acquisizione di circoli esistenti sia accogliendo nel network altri operatori che vogliono fare un salto di qualità, o semplicemente essere supportati nel loro percorso. La prospettiva è di arrivare a gestire una rete di strutture distribuite nelle principali città italiane, partendo dal Nord e Centro Italia, con servizi sempre più integrati: academy di livello, programmi fitness e wellness, eventi corporate e amatoriali, merchandising e tecnologie digitali avanzate per migliorare l’esperienza dei giocatori. PadelUs vuole essere non solo un brand riconosciuto e riconoscibile, ma un ecosistema dove ogni club ottiene il supporto necessario per crescere, e dove ogni appassionato trova alti standard di qualità e professionalità, uniformi a ogni latitudine.

COESISTERE

Nel punto fisico e online: così Padelab Roma riesce ad arrivare sia al consumatore della capitale, tramite eventi e test racchette, sia agli appassionati di tutta Italia di Benedetta Bruni

Quello tra l’e-commerce e il negozio fisico non è sempre un matrimonio felice. Padelab Roma però ha saputo invertire questa tendenza senza snaturarsi: nato come punto vendita in una zona ricca di circoli, col tempo ha aperto anche una vetrina digitale per andare oltre i confini della capitale. La visibilità, come dice il titolare Carlo Caputo, è tutto, perché gli permette di confrontarsi con tutte le fasce d’età e ogni genere di giocatore. Ed è una strategia che ripaga perché da quando hanno aperto, proprio tre anni fa, i clienti che hanno aiutato sono oltre 2.000. Una propensione alla consulenza che, in futuro, gli fa sognare una propria accademia.

Carlo Caputo TITOLARE L'intervista

Quando è nato il negozio e su quali premesse?

Il 22 settembre abbiamo festeggiato il terzo anniversario del punto vendita. Trattiamo quasi tutti i brand principali, come adidas, Babolat, Bullpadel, Head, Starvie e Nox. Lavoriamo a 360 gradi, dall’abbigliamento alle scarpe fino all’oggettistica, seguiamo i club e le academy, forniamo materiale a tutti i centri della zona. Abbiamo anche sotto contratto qualche ragazzo molto interessante con cui stiamo cercando di formare la nostra accademia.

Il vostro si presenta prima di tutto come un “negozio online”. Quando avete deciso di puntare sull’e-commerce e perché? Quali strategie vi hanno aiutato di più a crescere?

Noi nasciamo come negozio fisico in un centro commerciale nella zona Eur di Roma, che è pienissima di circoli padel e tennis. All’attività in loco abbiamo associato anche quella online perché crediamo che l’e-commerce sia un biglietto da visita fondamentale, grazie al quale riusciamo ad arrivare in tutte le parti d’Italia. Ciò che ci ha aiutato di più è stato però il passaparola, la nostra presenza nei circoli e organizzare tornei, perché ci permette di presentare i prodotti con un rapporto diretto con i giocatori.

Come sono cambiate le vendite da quando avete introdotto l’e-commerce?

Per noi la visibilità è tutto: ci piace di più lavorare in negozio perché ci permette di confrontarci con ogni cliente, di qualsiasi genere e fascia d’età. E ciò che conta è la crescita costante che registriamo: basti pensare che, da quando abbiamo aperto, abbiamo seguito oltre 2.000 giocatori. A differenza dei grandi siti online, inoltre, noi lavoriamo con le aziende dirette e non abbiamo intermediari. Tutti i prodotti quindi sono sempre garantiti, escono direttamente dall’azienda e arrivano in negozio, non finiscono stoccati in un seminterrato chissà dove o per quanto tempo. Inoltre, siamo seguiti dalle aziende stesse anche in caso di problema o rottura di qualsiasi tipo.

IN

BREVE

Qual è il vostro cliente tipo che entra in negozio e quale quello che invece acquista online?

Quello del negozio è un consumatore puntiglioso: non gli basta leggere le recensioni, vuole anche vedere il prodotto, sentire le differenze di peso, il tipo di materiale, le sensazioni che prova. Inoltre forniamo un servizio noleggio con la prova racchetta direttamente in campo prima dell’acquisto. Il cliente online invece è interessato unicamente al prezzo, senza considerare se una pala è adatta a lui o meno. Non verifica né i pesi né la qualità del prodotto e infatti è spesso anche il giocatore che ha più problemi fisici. D’altra parte, è in negozio che si trovano le racchette migliori e più leggere, mentre sull’e-commerce è più facile riscontrare problemi.

Voi siete anche un centro Head. Qual è il vostro rapporto con il marchio? Organizzate eventi che si legano anche a Roma, magari tramite collaborazioni con centri e circoli?

Noi siamo legati a Head sia per la sua internazionalità che per la sua presenza sul mercato. Con loro c’è un dialogo continuo, giornaliero, che va dagli ordini ai consigli fino all’organizzazione di eventi dove portiamo il marchio anche fuori dai confini di Roma. In questi contesti possiamo vedere proprio quanto il padel sia sviluppato e partecipato nella capitale. Ahimè, quando usciamo dal Lazio però le cose cambiano: ci sono regioni dove il numero dei giocatori è più basso, sebbene comunque stiano crescendo.

Quali evoluzioni hai notato in questi tre anni?

Rispetto a tre anni fa il cliente conosce meglio i prodotti, ormai gioca da tempo e ha raggiunto un livello importante. C’è però una maggiore partecipazione femminile; anzi, si potrebbe dire che la proporzione è 50/50, mentre quando abbiamo aperto eravamo molto lontani da questi numeri. È l’aggregazione di questo sport a fare la differenza. La maggior parte delle clienti, inoltre, spesso gioca anche più degli uomini e segue più corsi.

Quali sono i vostri piani per il futuro?

Fare meglio, crescere e poi chissà, magari un giorno oltre allo store fisico aprire un centro sportivo targato Padelab.

Nome negozio: Padelab

Indirizzo: via Mario Rigamonti, 100, 00142 Roma RMpresso C/C I Granai

Numero di telefono: 339 7985510

E-mail: padelab.roma@gmail.com

Sito: padelabstore.it

Pagina Facebook: Padelab Roma

Pagina Instagram: @padelab_real

Numero sedi: 1

Titolare: Carlo Caputo

Anno di nascita negozio: 2022

Numero vetrine: open space

Metri quadrati totali: 75

Discipline trattate: padel e abbigliamento tennis

Marchi racchette trattati: adidas, Babolat, Bullpadel, Head, Nox, Starvie

Marchi calzature trattati: adidas, Babolat, Bullpadel, Head, Nox, Starvie

Marchi abbigliamento trattati: adidas, Babolat, Bullpadel, Endless, Head, Nox, Starvie

Marchi accessori trattati: adidas, Babolat, Bullpadel, Head, Nox, Starvie

Altri servizi: noleggio racchette, organizzazione tornei ed eventi aziendali

CRAZYQUICK LS PADEL

IL PARADISO DOVE

IL

PADEL NON DORME MAI

Al centro RM Grand Baie delle Mauritius si seguono ritmi diversi da quelli a cui siamo abituati: lezioni all’alba, slot da 75 minuti e una domanda in forte crescita. Un viaggio tra gestione, struttura e opportunità per i coach europei di Andrea Fierro

Amaggio 2025 ho partecipato a un viaggio di gruppo organizzato da World Padel Travel alle Mauritius, con l’obiettivo principale di fare una vacanza in un luogo esotico e quello secondario di visitare un centro sportivo su una piccola isola dall’altra parte del globo per osservarne la gestione e la qualità della struttura. Forse è una deformazione professionale, ma è interessante per me osservare il metodo d’insegnamento di altri colleghi, magari carpendone qualche punto di forza, analizzare i prezzi proposti dai centri e fare domande specifiche di problematiche gestionali allo staff.

A Mauritius ho avuto l’opportunità di fare due chiacchiere con Coline Aumard, direttrice generale e maestra di squash del centro RM Grand Baie. Questa

bellissima struttura di 6.000 mq, situata nella zona Nord dell’isola, ospita ben sette campi da padel (tre indoor, due outdoor ma coperti, e due outdoor) oltre a due campi da tennis outdoor, tre di squash, uno da pickleball, uno da calcio a 5 indoor e molto altro. RM Grand Baie è in espansione e il progetto prevede la realizzazione di una piscina e di un campo da padel da singolo indoor, che è molto richiesto.

La primissima differenza che ho potuto constatare sono le differenze negli orari considerati “caldi”, non nel senso di temperatura, ma nel senso di momenti di punta ovvero di maggior richiesta e affluenza di giocatori. Mentre il tipico orario di punta in Italia è ancora il post-lavoro, ovvero 18:00-21:30 con alcuni centri sportivi che sono riusciti a creare una buona richiesta la mattina pre-lavoro, il centro RM di Grand Baie ha una lista d'attesa di giocatori che richiedono degli slot fissi nelle fasce orarie 6:00-10:00 e 14:30-18:30.

I fattori determinanti sono principalmente due: una domanda ancora superiore all’offerta e una cultura più abituata all’attività sportiva pre-lavoro e durante la pausa pranzo. Per andare incontro alla richiesta, RM Grand Baie ha inoltre introdotto, con grande successo, gli slot da 75 minuti anziché da 90 minuti. Questo, come spiega la direttrice generale Coline Aumard, ha permesso di recuperare uno slot su tutti i campi la mattina senza grandi lamentele da parte dei clienti. Una lezione di padel individuale da 60 minuti ha un costo di circa € 50 (dipende anche dal cambio) e la direttrice ci tiene a specificare come sia difficile per i coach inserire nuovi allievi perché la richiesta di lezioni, dalle ore 7:00 di solito, è altissima.

Il centro vuole assumere istruttori europei disponibili a spostarsi alle Mauritius. La direttrice generale è alla ricerca di un head coach per il club RM Tamarin, che conterà cinque campi da padel oltre a quelli da tennis e pickleball. Ci sono grandi possibilità di crescita in RM e, se ti interessa candidarti, fammelo sapere: sarò felice di metterti in contatto.

ANDREA FIERRO

Sono nato e cresciuto sui campi da tennis a Milano, grazie alla passione di mio padre per questo sport, ed è diventata la mia professione intorno al 2005. Ho maturato molte esperienze all'estero (USA, UK, Spagna) lavorando anche nella prestigiosa Academia Sanchez-Casal di Barcellona. Proprio qui ho iniziato a giocare a padel per divertimento, senza sapere che da lì a pochi anni sarebbe diventata la mia professione una volta tornato in Italia. Sono Maestro Nazionale di padel della FITP e ricopro la posizione di direttore tecnico di STARPADEL con sede a Legnano.

VISTO DAL COACH

LA DURA VITA DEL GIOCATORE

PROFESSIONISTA

Dietro le quinte degli allenamenti dei fuoriclasse. Come si gestiscono i carichi di lavoro prima e durante la stagione?

Ci si allena di più individualmente o in coppia?

di Daniela Cipollone

Quando si parla di professionismo nel padel, il primo pensiero che salta in mente è quello della straordinaria differenza di talento nella qualità e quantità di colpi che differenziano i migliori giocatori al mondo dagli amatori. Ma quanto lavoro c’è dietro al gesto tecnico, all’intesa tra partner e a tutto il sommerso che permette a Tapia, Galan e soci di performare così bene? La risposta è ovvia: tantissimo.

Negli ultimi tornei Premier Padel abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con alcuni dei migliori allenatori del mondo, dal coach di Agustín Tapia, Martin Canali, a Gaby Reca che si prende cura di Bea González e Claudia Fernández, da cui è emerso che lo schema di lavoro dietro a questi grandi campioni è più o meno simile. La prima distinzione che si fa nella programmazione di un’annata è tra la preparazione durante la stagione e prima della stessa.

LA PRE-TEMPORADA

In off-season il lavoro individuale dei giocatori dura circa 5/6 ore al giorno, suddiviso tra parte tecnica e allenamento con il personal trainer. Ogni giocatore ha il suo schema di riferimento, ma in ogni caso la parte fisica è preponderante rispetto a quella tecnica con uno squilibrio intorno al 60/40% circa. Il perché ce l’ha spiegato Martin Canali quando ha affermato che Agustin Tapia non necessita tanto di migliorare la bandeja o lo smash, quanto di essere nelle migliori condizioni possibili per poter ripetere il gesto tecnico alla perfezione.

Oltre a questo lavoro c’è tutta la parte dedicata al recupero, alla fisioterapia e allo psicologo sportivo, aspetto quanto mai importante in uno sport come il padel.

IN STAGIONE

Durante la temporada, invece, gli allenamenti dipendono moltissimo dagli spostamenti tra un torneo e l’altro. Considerando che quasi tutti i professionisti vivono e si allenano in Spagna, per loro è estremamente più semplice allenarsi quando il circuito fa tappa in Europa piuttosto che negli altri continenti, perché tra viaggi e fuso orario c’è meno tempo di lavorare in campo. La parte più complicata del processo è certamente quella di coordinare il team che segue la coppia, in quanto quasi sempre ogni giocatore ha il proprio allenatore personale con il quale lavora individualmente. Condividere le strategie, insomma, diventa fondamentale.

Il primo passo è quello di individuare un capo allenatore, come per esempio Gustavo Pratto nella coppia Coello/Tapia. Pratto è l’allenatore di Coello con il quale lavora a Valladolid, mentre come abbiamo già detto Canali è quello del Mozart di Catamarca quando si allena a Barcellona.

Il capo allenatore ha il compito di dettare le linee guida del lavoro di tutto il team, compresi i personal trainer, i fisioterapisti e gli psicologici sportivi, in maniera tale che tutto il gruppo abbia ben chiari gli obiettivi da raggiungere. Il lavoro quotidiano è demandato poi ai singoli gruppi che contornano gli atleti professionisti, con continue verifiche e feedback costanti. Questo processo è fondamentale perché, al contrario di come sarebbe naturale credere, le coppie più forti del mondo non si allenano molto insieme.

ALLENAMENTI INDIVIDUALI O DI COPPIA?

Anche in questo caso è bene distinguere tra pre-temporada e stagione regolare. Nel primo caso la grande maggioranza del lavoro è individuale, quindi ognuno con il proprio team, per poi allenarsi in coppia per periodi continuati relativamente brevi. Durante la stagione, invece, l’allenamento congiunto solitamente avviene uno o due giorni prima del debutto in campo, in modo da avere il tempo necessario di provare le strategie tecnico-tattiche elaborate da tutto il team.

Infine, è interessante ricordare come ogni giocatore professionista di prima fascia sia contornato da un team di circa 5-6 persone. Chiaramente le cose cambiano e non di poco quando si scende attorno alla posizione 40 del ranking, se non altro per una questione di costi e di trasporto di tutta l’equipe. Il sempre crescente numero di persone che gravitano attorno ai giocatori professionisti ci fa ben capire come il padel abbia intrapreso una strada fatta di qualità del lavoro e visione comune, prospettiva imprescindibile per uno sport che ambisce a conquistare ancora maggiore spazio e visibilità.

Bea González e Claudia Fernández durante il P1 di Madrid
Arturo Coello e Agustin Tapia a Buenos Aires

CARO DIARIO, TI SCRIVO

Dai più piccoli agli adulti, tracciare i progressi e prendere appunti dopo ogni allenamento o partita è una pratica spesso sottovalutata. Eppure, per iniziare basta prendere solo carta e penna di Marcello Ferrarini

Quando andavamo a scuola, avevamo a disposizione un diario nel quale appuntavamo i compiti da fare a casa, le interrogazioni, le materie da studiare e i voti ricevuti, oppure gli strumenti didattici da acquistare e, perché no, anche per annotare e conservare riflessioni su nuove amicizie fatte, disegni e segreti amorosi. Rappresentava quindi un fondamentale strumento di supporto quotidiano, la mattina sempre presente all’interno del nostro zainetto o cartella di scuola, il pomeriggio invece appoggiato in bella vista sulla scrivania di casa. Per tutte le discipline sportive, tenere un proprio diario non solo risulta estremamente utile ma può diventare un ausilio strategico per chi pratica sport di racchetta, sia a livello amatoriale che competitivo. A tale proposito, già in ambito giovanile la FITP da diversi anni ha editato alcuni diari inseriti nel progetto Junior Tennis - Sistema Italia, redatti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”, distribuiti nelle scuole tennis e padel certificate e presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale. Si tratta nello specifico del Diario Red dedicato ai livelli Delfino e Super Delfino, quindi bambini dai 5 ai 7 anni che si affacciano per la prima volta al mondo degli sport di racchetta, quale strumento facile e divertente che accompagna l’allievo nelle sue prime esperienze e segna l’inizio di una entusiasmante avventura sportiva. Il secondo è il Diario Orange pensato per i livelli Cerbiatto e Super Cerbiatto, dove bambini e bambine, con una età compresa tra i 7 e 10 anni, imparano le tecniche di base registrando i propri progressi per diventare veri atleti. Un terzo Diario Green è indirizzato ai livelli Coccodrillo e Super Coccodrillo, ragazzi e ragazze dagli 11 ai 14 anni, per annotare gli ulteriori progressi ottenuti e le nuove tecniche di gioco per avvicinarsi a essere piccoli campioni. Infine, il quarto e ultimo Diario Yellow rivolto ai livelli Canguro e Super Canguro, ovvero adolescenti di 14 anni e oltre, i quali, dopo aver iniziato il proprio cammino nel mondo degli sport di racchetta e imparato colpi speciali e movimenti complessi, trovano in questo supporto didattico nuove strategie, progetti di gioco ed esempi di esercitazioni per migliorare le proprie prestazioni e diventare sempre più forti.

Anche per il mondo del settore Junior Padel - Sistema Italia, FITP e ISF hanno cominciato a pubblicare un primo Diario dedicato, al fine di accompagnare chi si approccia al padel giovanile, con l’intento di insegnare loro le basi di questo sport. Ne consegue che, se si comincia da bambini e ragazzi a tenere un proprio e personale diario del padel, anche in età adulta risulta fondamentale e importante annotare l’andamento del proprio percorso di crescita di gioco e non solo. Tenere un diario può offrire diverse opportunità ai giocatori, attraverso delle schede che possono essere utili sotto svariati punti di vista. Ecco qualche esempio.

Le copertine dei Diari del Tennis e Padel redatti dalla FITP

1. Tracciare i progressi, permettendo di annotare e verificare i miglioramenti nel tempo:

• colpi migliorati (es. volée, bandeja, servizio alla “T”, etc.);

• errori gratuiti ancora ricorrenti;

• risultati dei match o tornei.

2. Analizzare punti di forza e debolezza, annotando le sensazioni dopo gli allenamenti o le partite per comprendere al meglio il proprio gioco:

• cosa ha funzionato;

• cosa vi ha messo in difficoltà;

• come avete gestito mentalmente certe fasi e situazioni.

3. Monitorare la condizione fisica e mentale, per organizzare il lavoro e prevenire infortuni:

• forma fisica (stanchezza, dolori, recupero, etc.);

• motivazione o stress nei diversi periodi.

4. Pianificare e riflettere su cosa ha funzionato o no in allenamento e match per strutturare e definire gli obiettivi da perseguire:

• a breve-medio termine (es. migliorare la difesa a vetro nel prossimo mese, chiudere più punti con le palle alte nel prossimo trimestre, etc.);

• a lungo termine (es. arrivare in semifinale in un torneo TPRA nel corso dell’anno, vincere il torneo intra circolo a fine stagione).

5. Costruire consapevolezza e fiducia appuntando successi, anche piccoli, per aiutare a:

• aumentare la fiducia in sé stessi e l’autoefficacia percepita;

• ricordare momenti positivi;

• restare motivati, attenti e concentrati.

Anche per coach, preparatori mentali e fisici, il Diario del Padel risulta essere un validissimo ausilio, se condiviso in maniera disponibile e trasparente dai propri giocatori e allievi rappresenta infatti una fonte preziosa di dati oggettivi e soggettivi a supporto del proprio lavoro professionale, che permette di adattare i piani di allenamento in campo e le sedute in palestra, oltre che comprendere il vissuto in campo e tutto quello che non si vede dall’esterno.

Per diventare “grandi” in campo e fuori, come spesso accade a scuola, occorre pertanto studiare e allenare con metodo mente e corpo. In questo percorso, potrà di conseguenza aiutare avere uno strumento di analisi come il Diario del Padel (online ne esistono diversi anche ben strutturati) oppure creandolo da sé e personalizzandolo quindi per le specifiche esigenze di ognuno, nel quale trascrivere quello che può essere utile e di sostegno, annotando data e tipo di allenamento o partita, monitorando progressi e abilità, sensazioni fisiche e mentali, fissando obiettivi da raggiungere, colpi efficaci da migliorare, strategie utilizzate e risultati ottenuti, aggiungendo eventuali note e valutazioni tecnico/tattiche, emozioni o pensieri durante momenti chiave, oltre a cose da ricordare per le prossime volte. In sintesi, il personale Diario del Padel non sarà solo un registro tangibile e inequivocabile, ma un valido strumento di crescita personale, tecnica e mentale, aiutando indubbiamente a diventare giocatori più consapevoli, organizzati e motivati, per essere sempre più competitivi e vincenti.

MARCELLO FERRARINI

Sono Maestro Nazionale di Padel e Istruttore di Pickleball FITP e collaboro con club di padel tra Modena e Reggio Emilia. Ricopro l’incarico di Fi duciario Territoriale Padel nel Comitato Regionale Emilia Romagna. Ho la qualifica Instructor Professional PCR-Padel Coaches Registry, avendo conseguito l’International Padel Certification e frequentato clinic e corsi di formazione per l’insegnamento agonistico, over, under, fisico-motorio e mentale. Laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche, ho sviluppato Padel Player Program - ilpadel.org, un progetto didattico di programmazione strategica multilaterale e mental coaching in campo, nonché percorsi speciali rivolti a bambini e ragazzi DIR.

DAL MEDITERRANEO A BALI

CON WEEBORA

A Barcellona nel prestigioso club CNAB in riva alla Barceloneta, alla Rafa Nadal Academy di Maiorca con i suoi coach d’élite, oppure in Indonesia, dove padel e relax si intrecciano in un contesto esotico e rigenerante

Un’experience di tre giorni (venerdì, sabato e domenica) in uno dei club più esclusivi di Barcellona: il prestigioso club CNAB in riva alla Barceloneta, a soli 10 minuti dal centro città. Il programma prevede sessioni di allenamento mattutine e pomeridiane con coach professionisti per perfezionare tecnica e tattica, partite di padel per mettere subito in pratica quanto appreso e un torneo finale. Tra un match e l’altro, sarà possibile rilassarsi nelle piscine interne ed esterne, nella spa, in palestra e godersi la spiaggia appena fuori dal club.

MOBEON PADEL EXPERIENCE

WEEKEND ADULT PADEL CAMP ALLA RAFA NADAL ACADEMY Maiorca

Tre giorni e due notti (con arrivo il venerdì e partenza la domenica) in uno dei centri sportivi più prestigiosi al mondo: la Rafa Nadal Academy di Maiorca, con nove campi all’aperto e sette al coperto. Pensato per giocatori amatoriali, questo padel camp è studiato per migliorare tecnica, tattica e gioco di squadra in piccoli gruppi (massimo quattro partecipanti), seguiti da istruttori esperti. L’alloggio presso la Rafa Nadal Residence, situata all’interno dello stesso complesso, è opzionale e offre accesso alle piscine, alla palestra, alla spa e al rinomato Museo Rafa Nadal.

Un weekend intensivo presso la Rodri Ovide Academy, un club boutique con quattro campi semi-coperti nel cuore di Ubud, in Indonesia, immerso tra le colline di Bali, la foresta tropicale e le risaie terrazzate costellate da templi e santuari indù. In tre giorni, si alterneranno sessioni quotidiane di padel con coach di livello internazionale e attività rigeneranti come yoga, piscina, sauna, crioterapia e massaggi. L’esperienza è pensata per sviluppare o potenziare quella resilienza mentale che distingue i campioni, migliorando la concentrazione, la consapevolezza tattica in diverse situazioni di gioco e la capacità decisionale sotto pressione.

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