Pet Family News La Ciotola Marzo

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MENSILE DI INFORMAZIONE E ANNUNCI SUL MONDO DEGLI ANIMALI

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o n i s s i b A L’ Il risveglio delle

tartarughe

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La Ciotola € 1,00 - ANNO IX - N.3 - MARZO 2010 - SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1 c.1, DCB Lucca



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La Ciotola

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La Ciotola € 1,00 - ANNO IX - N.3 - MARZO 2010 - SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1 c.1, DCB Lucca

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in salotto

L’Abissino Il risveglio delle

tartarughe

Direttore responsabile Giuseppe Brandani Redazione Viale Europa 1 55013 LAMMARI (LU) Tel 0583.470.140 info@laciotola.com Progetto grafico e composizione Giampiero Orsi Ilaria Ammazzini Serena Danti Lisa Calamari Collaboratori Angelica D’Agliano Roberto Allegri Alessio Arbuatti Dott.ssa Marta Avanzi Dott. Alessandro Bianchi Dott. Gino Conzo Angela Corti Dott. Alessandro Cozzi Dott.ssa Sabrina Dominio Dott. Angelo Gazzano Prof. Alessandro Gramenzi Dott. Diego Manca Cristiana Marangoni Dott.ssa Chiara Mariti Dott.ssa Silvia Macelloni Dott. Giovanni Melegari Dott. Marco Melosi Dott.ssa Federica Micanti Claudio Minoli Dott.ssa Francesca Papi

Il bello del giardino

Come abbonarsi: Tramite versamento di € 12,00 su c/c postale nr. 54166566 intestato ad EDIPET srl - Viale Europa 1 - 55013 LAMMARI (LU). Non dimenticare di riportare il tuo codice fiscale, se sei possessore di cane, gatto o altro animale da compagnia e (se lo possiedi) il tuo indirizzo e.mail.

Per la pubblicittà su questo giornale

MEDIATIC - via donizetti, 2 - 42100 Reggio Emilia (RE) Tel. 0522.383.620 - fax 0522.381.484 e.mail: pets@mediatic.it - www.mediatic.it

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Cosa mangiare in convalescenza

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La displasia del gomito

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Il Beagle

STAMPA Printedita Negrar (VR) REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI LUCCA n. 772 del 23/09/2002

pag. 4

La foto del MESE:

22 Stella Inviaci una foto divertente del tuo amico a quattro zampe... La pubblicheremo il mese prossimo! Inviare con il proprio indirizzo a: PET FAMILY NEWS Viale Europa 1 - 55013 LAMMARI (LU) oppure all’indirizzo e-mail: info@petfamilynews.itcom

Un drago in salotto

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Tartarughe: ritorno alla luce

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10.000 volte... GRAZIE!

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*Le foto inviate non verranno restituite

Le Rubriche

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I gatti fratelli: l’Abissino e il Somalo

Mamma, mi prendi un cane?

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Allevare una cucciolata

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Il veterinario risponde

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Prodotti in Primo Piano

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Dal WEB

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I’istruttore risponde

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Acquaforum

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Allevatori e Istruttori

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Esposizioni di Marzo

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Annunci

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Dog trekking

Se non è zuppa è... un buon pastone!

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ACQUARIO: istruzioni per l’uso

Piccoli pesci per ambienti estremi

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Il bello del giardino I

l prato è tenero e rigoglioso, l’acqua è ferma o appena increspata da un filo di vento. Eccoci qui, sulle rive di un altro mondo nel quale si ri-

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specchia il cielo. Le piante sommerse, le diverse varietà di nelumbo (fiore di loto), le ninfee, le piante palustri. E poi i pesci, dallo storione al pesce persico, per arrivare alle belle carpe giapponesi. Tutto questo è il lago “da giardino”, quel piccolo

mondo che si trova sempre a metà fra artificio e natura, fra arredo e paesaggio. Che non si capisce mai da chi sia stato creato, se davvero abbia visto la luce per mano umana, o se invece non sia nato da sé, per una fortunata genesi della quale nessuno può conoscere l’origine.

Un ambiente ospitale

Un laghetto ben riuscito è un miracolo di bellezza dove si scorge molto difficilmente la mano dell’uomo. Tuttavia il mantenimento di questo ambiente richiede molte cure e dedizione. In generale si può dire che i kit prefabbricati per costruire il proprio laghetto artificiale permettono di ricavare un piccolo spazio lacustre anche in giardini molto piccoli. Di solito si tratta di un’attrezzatura comprendente, tra l’altro, una vasca più o meno capiente di materiale tipo vetroresina. Questa soluzione è molto comoda per i piccoli spazi, tuttavia vale sempre la regola d’oro che più il laghetto è grande e meglio è. I litraggi elevati consentono infatti all’acqua di mantenersi pulita e inoltre permettono di ospitare molte piante, indispensabili per l’equilibrio dell’ecosistema laghetto.


I biofiltri per laghetto sono da acqui-

Flora...

Ecco alcune delle piante più gettonate per la buona riuscita di un laghetto.

Ninfee:

sono le piante acquatiche per antonomasia. Ne esistono davvero moltissime specie.

Loto:

è una pianta originaria dell’oriente, ma che ormai troviamo con molta facilità anche in Italia.

Piante palustri

Le palustri sono piante che vivono in zone umide oppure immerse in pochi centimetri d’acqua. Le piante palustri si differenziano dalle galleggianti in quanto queste ultime vivono galleggiando, appunto, sulla superficie dell’acqua. Tanto per citare qualche nome fra le piante galleggianti ricordiamo: Azzolla caroliniana, Callitriche palustris, Eichhornia crassipes, Ranunculus aquatilis, Urticularia vulgaris. Le piante sommerse, come dice il nome, vivono del tutto immerse in acqua. Queste piante sono molto importanti, perché permettono l’ossigenazione dell’acqua.

... e fauna

Sono davvero moltissime le specie d’acqua dolce che possono essere allevate nei laghetti. Qualche

starsi in relazione alle dimensioni del nostro specchio d’acqua. L’ideale sarebbe dotarsi di un sistema completo, capace cioè di depurare l’acqua meccanicamente e biologicamente. I filtri possono essere messi in funzione da una pompa (anch’essa proporzionata al litraggio del laghetto). Prima della messa in funzione e dopo ogni pulizia del filtro è importante attivare il materiale filtrante con dei prodotti specifici. In generale, più un laghetto è grande, meno problemi darà la pulizia dell’acqua. I laghetti con Koi, a partire da 10mila litri di capacità, possono vantare una manutenzione piuttosto facile.

esempio? Storione, Leucisco, Ghiozzo, Alburno, Carassio, Trota, Salmerino, Luccio, Cavedano, Vairone, Sanguinerola, Scardola, Tinca, Gobione, Barbo, Pesce persico, Sandra, Persico trota, Persico sole, Gambusia Cobite, Pesce rosso, Carpa, Carpa cinese, Siluro, Pesce gatto, Anguilla, Koi (Carpe giapponesi). Queste sono solo alcune delle specie più diffuse e apprezzate dagli amanti dei laghetti. Sebbene in molti casi si tratti di animali rustici, non dobbiamo dimenticarci che qualsiasi ospite sceglieremo avrà bisogno di cure specifiche. Anche se i pesci del laghetto vivono all’aria aperta non vuol dire infatti che possiamo dimenticarci di accudirli e prenderci cura di loro! Per questo i neofiti dovranno orientarsi su specie rustiche, e, se possibile, dovranno essere seguiti da un veterinario esperto o comunque da una persona già pratica dell’ “universo laghetto”.

Tutti gli accessori per il laghetto

Wave, marchio di Croci SPA dedicato all’acquariologia, propone una linea completa di prodotti e attrezzature per laghetti. L’assortimento comprende: - la pompa Wave Pond Stream, è capace di mantenere attiva una circolazione nel laghetto anche quando le condizioni non sono buone (presenza di alghe o detriti in sospensione); - la stazione filtrante multi-stadio Wave Pond Filter Turtle con sterilizzatore Uvc con luci Uv. In alternativa, si può installare Wave Pond Filter Mole 8000, con filtrazione multi-stadio biologica e meccanica; - la fontana galleggiante Wave Pond Wizard, per creare giochi d’acqua, composta da pompa, nebulizzatore e luci a led per ossigenare l’acqua;

Con Wave vai sul sicuro

- il faretto Wave Pond Halo Mini, completamente stagno e sommergibile, ad alta efficienza luminosa e basso consumo, oppure il set d’illuminazione con tre punti luci a led Wave Pond Halo 3 led. - lo sterilizzatore Uv-C, Wave Scudo Uvc, per l’eliminazione dei parassiti, germi patogeni e alghe monocellulari. Mantiene l’acqua limpida ostacolando la formazione di alghe fluttuanti. Completano la linea dedicata al laghetto gli alimenti Wave Pond specifici per i diversi tipi di pesci, la mangiatoia ad anello galleggiante e i liquidi per il trattamento delle acque (Wave Pond Refresh e Pond Algo End Bio).

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Tutto per il tuo laghetto Prodac International, azienda specializzata nella produzione di mangimi e trattamenti per l’acquario ornamentale, già da qualche anno ha ampliato la propria gamma con prodotti per laghetto come: mangimi per pesci, trattamenti anti-alga, fertilizzanti, materiali filtranti, test per l’acqua, pompe e getti e una mangiatoia. Particolare attenzione meritano i prodotti unici ed esclusivi di Prodac International, come

Fidati di Prodac Aquasaltz Pond: speciale miscela di sali ossigenanti che solleva lo sporco dal fondo del laghetto e lo spinge in superficie facilitando la pulizia per mezzo di un retino; Bluwater Pond: soluzione azzurrante che filtra la penetrazione dei raggi solari nell’acqua riducendo e rallentando la crescita di alghe; La mangiatoia Magic Food Pond è stata disegnata appositamente per Prodac International, che la distribuisce in esclusiva per tutta l’Europa. Può essere programmata fino a dodici somministrazioni, è dotata di un contenitore di mangime dalla capacità di un litro e di un dosatore con otto posizioni che consente di stabilire la quantità di mangime per ogni somministrazione. PRODAC INTERNATIONAL S.r.l. Via Padre Nicolini 22, 35013 CITTADELLA (PD) Tel. 0495.97.16.77 - Fax 0495.97.11.13 www.prodac.it info@prodac.it

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Acqua chiara

Un’acqua limpida è il primo indizio di un laghetto biologicamente “pulito” e in buona salute. Questo parametro, infatti, è molto importante per la vita di animali e piante ospiti. Dato che il laghetto è realizzato all’aria aperta, i parametri chimici dell’acqua variano continuamente: l’insolazione, la pioggia e il materiale organico (come foglie o altri resti vegetali) che possono cadere nel laghetto contribuiscono a aumentarne l’instabilità. Quando le risorse naturali del laghetto non riescono più a riportare nella norma i valori dell’acqua, si cade in una situazione di squilibrio che si manifesta con una forte crescita delle alghe e conseguenti danni a flora e fauna acquatica. Per non parlare degli effetti estetici, disastrosi. In questi casi, non resta che

correre ai ripari usando biocondizionatori e filtri che permettono di compensare gli squilibri, restituire la bellezza perduta e gestire il laghetto secondo principi naturali.

Lotta alle alghe

Per mantenere l’acqua limpida e al contempo garantire la salute dei pesci ci sono molti prodotti studiati apposta per il laghetto. Le sostanze aggreganti eliminano le alghe in sospensione e le impurità sempre presenti nell’acqua, oltre ad avere un ottimo effetto sui componenti nocivi contenuti solitamente nell’acqua del rubinetto (come il cloro e i sali disciolti). Altri prodotti, a base per lo più di acidi umici, riescono a evitare la formazione delle alghe, e mantenere in questo modo l’acqua limpida fin da subito e per molto tempo.


Le malattie dei pesci e l’eccessivo proliferare delle alghe sono quasi sempre una conseguenza di valori “sballati” dell’acqua del laghetto. Per chi non ha dimestichezza con i parametri dell’acqua ci sono in commercio dei semplici test che misurano, tra l’altro, temperatu-

ra e durezza dell’ambiente acquatico. Questi pratici strumenti dia-

gnostici ci permettono di capire se qualcosa non va ed eventualmente correre ai ripari. Ad esempio, un’acqua troppo calda (più di 25 gradi) può essere riportata alla giusta temperatura usando dei semplici giochi come cascatelle o fontane. Una scarsa durezza può essere corretta invece con dei prodotti specifici.

Molte preparazioni hanno anche una funzione protettiva nei confronti delle delicate mucose dei pesci.

Flora batterica... acquatica

Una delle armi migliori per la pulizia dell’acqua nel laghetto sono i filtri biologici. Grazie all’azione di speciali batteri depuranti possono essere eliminate con successo una grande varietà di sostanze nocive. Col tempo nel nostro la-

ghetto si creerà una naturale flora batterica capace di smaltire le sostanze contenute nell’acqua del rubinetto e nell’acqua piovana (si pensi alla nocività del cloro o del rame!), che spesso si rivelano aggressive per la fauna acquatica.

prodac 7


Originaria del Giappone, la carpa Koi assomiglia a un grosso pesce rosso. Simbolo di coraggio, perseveranza e determinazione, la carpa giapponese è stata selezionata per essere guardata dall’altro, mentre nuota con la sua innata eleganza nelle acque calme di un laghetto (che dovrà essere per forza di grandi dimensioni). Attualmente una delle realtà maggiori per l’allevamento di carpe

koi e produzione di ninfee si trova in Israele. Si tratta di un’attività nata da un antico kibbutz, fondato negli anni Trenta da un gruppo di giovani tedeschi, che oggi utilizza macchinari d’avanguardia ed esporta specie ornamentali in tutto il pianeta. Per molti appassionati un laghetto non è un laghetto se non ospita almeno un esemplare di carpa Koi, la splendida carpa giapponese. Anche se si tratta di una specie rustica, questo ani-

Sera Koi Professional La ricerca Sera ha scoperto che i pesci soggetti a notevoli variazioni di temperatura durante l’arco dell’anno hanno un fabbisogno di sostanze nutritive molto variabile in base alle diverse stagioni. E’ stata proprio questa nuova conoscenza a rivoluzionare completamente l’alimentazione delle “regine del laghetto”, le carpe Koi, con la creazione della linea sera KOI Professional. Gli innovativi sera KOI Professional mangime per la primavera e l’autunno, mangime per l’estate e Spirulina mangime per i colori, sono formati da due parti preparate separatamente. Sera è così riuscita a produrre un cibo energetico “2 in 1” che offre un’alimentazione adeguata in primavera, in estate e in autunno.

Il menù per tutte le stagioni

Tutti i mangimi della linea sera KOI Professional hanno un elevato contenuto delle alghe Spirulina ed Ematococco, molto importanti per l’intensità e la brillantezza dei colori delle Koi e con una spiccata azione rafforzante del sistema immunitario. La nuova confezione in busta richiudibile e resistente alla luce garantisce la massima protezione degli ingredienti, tra cui le preziose vitamine e gli acidi grassi insaturi. SERA ITALIA Srl Via Gamberini 110 - 40018 SAN PIETRO IN CASALE (BO) Tel. 051.6661333 www.sera.it info.seraitalia@sera.biz

male presenta comunque alcune esigenze specifiche. Tanto per cominciare, date le dimensioni (possono anche superare il metro di lunghezza), le Koi necessitano di molto spazio: una Koi lunga mezzo metro ha bisogno di un metro cubo (1000 litri) d’acqua. Per questo motivo i laghetti prefabbricati non sono quasi mai adatti per ospitare carpe giapponesi.

Anti gatto

Altro accorgimento molto importante: i laghetti per le Koi vanno quasi sempre fatti con le rive molto ripide. Questo per evitare brutti incidenti alle carpe, che potrebbero restare imprigionate nelle zone di acqua bassa, riservate alle piante palustri. Le rive ripide (meglio verticali) sono inoltre preziosi deterrenti nei confronti dei gatti, che, si sa, sono da sempre appassionati pescatori. Riassumendo possiamo quindi dire che il laghetto Koi deve avere una profondità media tra 50 cm e 1 metro. Ricordiamoci che il punto più profondo dovrà essere almeno un metro e mezzo o due. Per aiutare i pesci a passare l’inverno all’aperto si può ricorrere ad apparecchiature specifiche (è sufficiente mantenere l’acqua a una temperatura costante di 20 °C). Nel laghetto riscaldato i pesci sono attivi per tutto

l’anno (devono essere alimentati regolarmente!).

Serre

Come alternativa al riscaldamento si possono usare coperture come quelle delle serre. Il materiale coprente dovrà comunque permettere il ricambio dell’aria. Anche in questo caso i pesci non attraversano la fase di riposo invernale (non è un problema, le koi non ne hanno bisogno) e restano attivi fino alla primavera successiva. Le carpe giapponesi consumano più ossigeno rispetto a molti altri pesci. Per questo il loro allevamento dovrà tenere conto di alcuni accorgimenti importanti. Per prima cosa, nell’acqua del laghetto non dovranno cadere foglie morte o altri detriti. Il materiale vegetale che marcisce infatti consuma molto ossigeno (che poi manca ai pesci). Inoltre: se la temperatura è alta diminuisce l’ossigeno disciolto in acqua, e per di più le Koi consumano più ossigeno per la digestione. Nel laghetto koi dovrebbero esserci pochi pesci. Prima di introdurre i pesci bisognerebbe valutare anche le loro dimensioni una volta adulti. Inoltre i pesci dovrebbero essere alimentati con parsimonia: il cibo non consumato, infatti, inquina l’acqua e favorisce una crescita eccessiva delle alghe.



ALIMENTAZIONE

Cosa mangiare… in CONVALESCENZA Dott.ssa SABRINA DOMINIO - Medico Veterinario

L’aminoacido più importante è la glutammina, indispensabile per il buon funzionamento del sistema immunitario e per proteggere l’intestino dall’attacco dei batteri.

Quando si scopre che il nostro amico a quattro zampe è affetto da una grave malattia o deve riprendersi da un brutto intervento chirurgico, la sua dieta passa in secondo piano, mentre tutte le attenzioni vengono riversate sulle terapie e sugli esami di controllo che dovrà effettuare…

L

a denutrizione è un fenomeno spesso sottostimato nel cane e nel gatto in convalescenza: in uno studio americano effettuato su 276 cani ricoverati, ben il 73% riceveva un apporto energetico inferiore al fabbisogno minimo. Invece, è stato scientificamente dimostrato che un’alimentazione specifica è in grado di accelerare il processo di guarigione, in quanto aiuta il sistema immunitario del nostro animale a reagire, potenzia l’effetto dei farmaci somministrati e stimola la riparazione di organi e tessuti.

Disappetenti

In genere, è opportuno introdurre una dieta specifica quando il vostro animale sta mangiando poco o per nulla (anoressia) da più di tre giorni. In questo caso,

infatti, l’organismo è quasi sicuramente debilitato. Tramite un’analisi del sangue, il vostro veterinario di fiducia sarà in grado di valutare lo stato di nutrizione dell’animale.

Spontaneamente…

Il metodo più semplice ed immediato per nutrire il nostro amico convalescente consiste nell’incoraggiarlo a mangiare spontaneamente. In questo modo, si provoca il minor stress possibile all’animale. Il problema è che bisogna dedicare molto tempo al momento del pasto e non tutti possono permetterselo. Inoltre, sono molti i casi in cui l’animale non

riesce proprio a mangiare, a causa della malattia di cui è affetto o delle sue complicanze. Come primo tentativo si può mettere un pezzetto di cibo di fronte alla bocca, in modo da stimolarlo a deglutire.

… o per forza

Se questo metodo non porta a risultati, potete preparare una pappa liquida, mescolando la scatoletta o le crocchette tritate con acqua tiepida, e somministrarla tramite una siringa senz’ago. Nel cane dovete mettere il becco della siringa nell’angolo della bocca, mentre nel gatto è meglio inserirla a livello dei denti incisivi.



ALIMENTAZIONE Le proteine e gli aminoacidi di un alimento specifico devono apportare dal 30 al 50% dell’energia, per evitare che le masse muscolari perdano di tono.

Ultima spiaggia?

In caso di animali molto debilitati, è consigliabile il ricovero presso un centro veterinario ben attrezzato, in cui i medici specialisti provvederanno ad alimentarlo tramite la nutrizione enterale o parenterale. La nutrizione assistita va iniziata entro le ventiquattrore dalla diagnosi di denu-

trizione e non va utilizzata come “ultima spiaggia”, ma come supporto alle terapie convenzionali.

Alti consumi

Teniamo sempre presente che un animale malato, anche se non si muove, ha un fabbisogno energetico più alto di quello a riposo, perché utilizza una parte delle

GreenMeat Equilibria Da alcuni anni stiamo assistendo ad un espandersi della sensibilizzazione riguardo i problemi comportamentali del cane e del gatto. La Medicina Comportamentale, infatti, sta assumendo sempre più interesse sia da parte del veterinario che del proprietario dell’animale e i moderni mezzi di comunicazione stimolano sempre più curiosità in merito.

energie per lottare contro la malattia. Per fare un esempio, un cane di 15 Kg ricoverato per una grave infezione, ha un fabbisogno energetico giornaliero di 900 Kcal, mentre ne necessiterebbe di poco più di 500 se fosse in salute e rimanesse tutto il giorno a riposo.

Riso bollito

L’alimento dell’animale convalescente deve essere molto ricco di grassi che possono costituire fino al 30% dell’energia; questi valori non hanno controindicazioni se vengono somministrati per brevi periodi e se l’animale non soffre di problemi al pancreas. Un’alternativa può essere una pappa casalinga, preparata con pollo senza pelle e riso bollito e successivamente frullata, che risulta essere molto digeribile e gradita all’animale.

Aminoacidi Dopo una lunga analisi e attenta diagnosi, il veterinario decide la terapia, fatta di particolari attenzioni e osservazioni, ma anche di uso di prodotti con lo scopo di abbassare la soglia di sensibilità dello stato ansioso, causa primaria dello scatenarsi delle turbe comportamentali. Marpet, molto attenta alle evoluzioni di mercato legate ai problemi di salute di cani e gatti, da tempo ha studiato e sperimentato prodotti che possono alleviare questi problemi. L’azienda presenta quindi una nuova linea di nutraceutici denominata Equilibria: combinazione di un alimento umido, GreenMeat Equilibria, monoproteico in 6 gusti (Cavallo, Anatra, Pollo, Selvaggina, Coniglio, Vitello), che da solo rappresenta un ottimo alimento per tutti i giorni, mentre abbinato alle compresse di ImunoLine Equilibria si rivela un grande MARPET SRL contributo alla serenità dei nostri animali. Via Bovazecchino 3857/A 45021 BADIA POLESINE (RO) Tel. 042.55.94.699 Fax 042.55.94.804 info@marpet.it - www.marpet.it

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Un altro fattore nutritivo molto utile per ristabilire un organismo malato sono gli aminoacidi, che costi costi-

tuiscono la materia prima per la sintesi delle proteine, che in questa condizione patologica vengono largamente consumate.

Omogeneizzati

I nucleotidi, contenuti soprattutto nella carne e nel lievito di birra, sono gli elementi che costituiscono il DNA, dove viene conservato tutto il corredo genetico delle cellule. Diversi studi hanno dimostrato che somministrare queste sostanze in un animale malato può stimolare il suo sistema immunitario. Come alternativa, è possibile utilizzare gli omogeneizzati per bambini, perché sono molto graditi anche dagli animali inappetenti, che li assumono volontariamente. Sono però tassativamente sconsigliabili nel lungo periodo, perché presentano diverse carenze di fattori nutritivi, sono squilibrati nei rapporti tra vitamine, minerali ed aminoacidi e spesso è presente la polvere di cipolla, che risulta essere tossica per i gatti. Le vitamine del gruppo B sono importantissime per il metabolismo degli altri fattori nutritivi e non devono mai mancare nella dieta dell’animale malato.



SALUTE

Negli articoli precedenti abbiamo introdotto il concetto di displasia e abbiamo imparato come riconoscere, diagnosticare e prevenire quella d’anca. Prima di vedere insieme le soluzione mediche e chirurgiche per i problemi di displasia, tratteremo un’altra forma di disturbo dell’accrescimento, meno conosciuta ma non per questo meno grave: la displasia di gomito.

La displasia del gomito I

l gomito è un’articolazione molto importante: la maggior parte del peso del cane grava infatti sugli arti anteriori, che forniscono supporto non solo a spalle e torace, ma anche a testa e collo. L’articolazione del gomito è formata da tre ossa che devono combaciare perfettamente tra loro: omero, radio e ulna. L’omero va a costituire la parte superiore dell’articolazione, radio e ulna quella inferiore; questi ultimi partecipano all’ ”incastro” con il radio.

Per ANMVI Dott. Marco Melosi - Dott..ssa Silvia Macelloni - Medici Veterinari

Una gestione oculata Per avere un gomito perfettamente funzionante e sano, la crescita di queste ossa deve essere sincrona e senza problemi nella formazione e nell’accrescimento delle cartilagini che rivestono le superfici articolari. Come per l’anca, anche nella displasia di gomito esistono componenti geneLa congruenza articolare è il corretto combaciare dei capi articolari, la salute è data da un perfetto accrescimento di capi ossei, cartilagini, legamenti, muscoli. La displasia di gomito si manimani festa nelle prime fasi di vita del cane, in genere tra i quattro e i nove mesi di età. Cause della displasia di gomito possono essere un non sincrono accrescimento di radio o ulna (cattiva distribuzione del carico articolare che si concentra in alcuni punti) o un problema di accresciaccresci mento di alcune zone della cartilagine articolare.

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tiche e ambientali che possono influire sullo sviluppo della patologia. Per questo il cucciolo dovrebbe avere pedigree esente da displasia di gomito e dovrebbe essere alimentato e gestito con attenzione (valgono le stesse indicazioni date per la displasia d’anca). Carichi pesanti Un’articolazione congruente e sana lavora bene e sopporta in modo ottimale il peso del cane. Un’articolazione non perfettamente combaciante o “difettosa” sarà debole in alcuni punti e provocherà una distribuzione sbilanciata dei carichi con conseguente errato accrescimento delle ossa e delle cartilagini in alcune zone. Sotto controllo Avendo a disposizione un elenco di razze a rischio displasia, è consigliabile



SALUTE effettuare in queste e nei cani di grossa taglia e a rapido accrescimento delle radiografie di controllo intorno ai quattro-sei mesi di età. Le radiografie possono essere tranquillamente effettuate nella stessa sessione di quelle per la prevenzione della displasia d’anca, sempre in sedazione. A testa alta In tutti i cuccioli e cuccioloni è importante osservare l’andatura, che deve essere fluida. In una zoppia di un solo arto anteriore in genere il cane tende ad alzare Nel cane displasico la parte mediale (cioè quella parte del gomito che guarda l’altra zampa) o la parte laterale (opposta alla precedente) possono apparire gonfie ed essere dolenti alla palpazione.

la testa quando carica il peso sull’arto dolente, per alleggerirne lo sforzo. In piedi o seduto, potrà tenere la zampa ruotata verso l’esterno o sottrarla al carico (arto in fuori rispetto alla perpendicolare delle altre zampe); il gomito può essere tenuto allargato e talvolta la zampa può essere così dolente da essere sollevata da terra. Occhio ai cuccioli Anche se ciò può sembrare strano, se la zoppia è bilaterale può risultare meno riconoscibile; l’andatura sarà meno fluida e il cucciolo tenderà a non voler camminare molto e ad evitare di correre e saltare. In alcuni casi ci si accorge del problema in seguito a zoppie comparse dopo salti o corse. Come già abbiamo detto negli articoli precedenti, mai sorvolare sulla

zoppia di un cucciolo e mai trascurare i traumi, anche se piccoli: potrebbero essere la spia di problemi più gravi! Rischio artrosi Qualunque siano la causa e la localizzazione della displasia le parole d’ordine sono prevenzione e precocità di intervento. Per la diagnosi ci si può rivolgere al veterinario di fiducia che, in base ad anamnesi, visita clinica ed esame radiologico, potrà formulare una diagnosi di displasia certa o sospetta, consigliando un’eventuale terapia medica o chirurgica. La displasia di gomito predispone, quanto e più di quella d’anca, a uno sviluppo precoce di artrosi e, di conseguenza, a dolore e riduzione d’uso dell’arto colpito. Se scoperta precocemente può essere corretta o trattata in modo tale da rallentare la comparsa dell’artrosi.

AL VIA LA “STAGIONE DELLA PREVENZIONE 2010!” La campagna di prevenzione veterinaria è rivolta ai proprietari di cani e gatti che, per tutto il mese di marzo, potranno accompagnare il loro animale per una visita di controllo gratuita presso i Medici Veterinari dell’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani). Per il quinto anno consecutivo l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani promuove una campagna di sensibilizzazione alla prevenzione veterinaria insieme a Hill’s Pet Nutrition, leader mondiale nella nutrizione e dietetica clinica di cani e gatti. Sono circa tremila gli ambulatori veterinari che aprono le porte ai cani e gatti di tutta Italia. L’anno scorso, grazie alla Stagione della Prevenzione, ben 14.000 pets sono stati visitati dai medici veterinari dell’ANMVI.

La Stagione della Prevenzione è patrocinata dal Ministero della Salute e dalla Federazione Nazionale Ordini Veterinari (FNOVI). Come fare per approfittare di questa formidabile occasione? Basta collegarsi al sito

www.stagionedellaprevenzione.it per individuare il medico veterinario territorialmente più vicino fra quelli che aderiscono all’iniziativa. Oppure chiamare il numero verde (attivo dal 1 marzo): 800189612. 28



il l’accoglienza nei canili dei randagi, l’obbligo del microchip – ben venga dunque anche la stagione della prevenzione, intesa come un mezzo per la “corretta gestione della salute dei nostri cittadini a quattro zampe”. Che in definitiva è anche tutela della salute pubblica.

o z z e r p a h n o n La loro salute Al via la campagna Anmvi e Hill’s per la salute dei pet. Sottosegretario Martini: “Italia paese d’eccellenza per il benessere animale”. MILANO – Un mese dedicato alla tutela della salute dei nostri amici animali. È stata presentata a Milano la quinta Edizione di Stagione della Prevenzione, la campagna promossa dall’Anmvi (associazione nazionale medici veterinari italiani) e da Hill’s Pet Nutrition, col patrocinio della Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari e del Ministero della Salute. Come funziona Per tutto il mese di marzo i nostri amici a quattro zampe potranno beneficiare di una visita generale presso uno dei molti ambulatori veterinari associati Anmvi, reperibili su tutto il territorio nazionale colle18

gandosi a: www.stagionedellaprevenzione.it o telefonando al numero verde 800189612. Tutto intorno ai pet Una volta individuato il veterinario più vicino si potrà prenotare una visita che consisterà in un esame obiettivo generale senza ulteriori analisi e senza uso di strumenti. A fine visita il padrone potrà ricevere in omaggio la Guida alla prevenzione, 60 pagine di consigli per la cura del proprio animale, con una sezione speciale dedicata al cucciolo e al gattino; il Calendario per ricordare tutte le attività di profilassi e controllo da eseguire durante l’anno per difen-

dersi contro le malattie più comuni; infine una serie di buoni prova e coupon per l’acquisto di prodotti Hill’s. Quelli che amano gli animali Che la Campagna sia un successo lo dicono i numeri: si parla di 2831 veterinari aderenti per 14mila visite solo nel 2009. A questo proposito, grande soddisfazione è stata espressa dal sottosegretario Francesca Martini, che nell’occasione ha sottolineato come “la sfida è fare diventare il nostro Paese un’eccellenza in termini di benessere animale”. Oltre alle numerose normative emanate dall’onorevole Martini – per fare qualche esempio l’eliminazione delle black-list, le iniziative per l’educazione del proprietario, l’ordinanza contro le gare d’appalto inique per

Anmvi è la principale realtà associativa dei medici veterinari italiani. La federazione annovera al suo interno la più grande società scientifica veterinaria d’Europa (Scivac), che riunisce circa 11mila medici veterinari che si occupano di clinica di animali da compagnia ed esotici. Aderiscono all’Anmvi medici di tutti i comparti professionali, per un totale di 15mila veterinari. Hill’s Pet Nutrition è leader nella nutrizione e dietetica clinica di cani e gatti. Da oltre 50 anni è al fianco di veterinari per ricercare e sviluppare prodotti sempre all’avanguardia. Con sede in Kansas (Usa), in Italia è presente dal 1989. I prodotti Hill’s sono disponibili solo nei negozi specializzati per animali domestici e nelle cliniche veterinarie.


V R

il eterinario isponde Rubrica a cura della Dott.ssa FEDERICA MICANTI - Medico Veterinario

La mia cagnolina, una Yorkshire di 9 anni, è stata operata urgentemente di piometra chiusa. Prima dell’intervento era abbattuta, mangiava poco e aveva i globuli bianchi a 70.000 circa. Adesso mangia, fa i suoi bisogni normalmente ed è abbastanza attiva. Ieri l’emocromo ha evidenziato 78.000 globuli bianchi e il veterinario ha cambiato molecola di antibiotico. Oggi però la mia cagnolina ne aveva 94.000! Il veterinario ci ha detto che questo numero elevato non è proporzionato “alla sua buona salute”. Così le ha rimesso la flebo (per “aiutarla a scaricare queste tossine”). La cagna non ha febbre. Volevo un parere... sono preoccupatissima. Vanessa

news

La Ciotola

Semplicemente!

Cara Vanessa, la piometra, soprattutto se chiusa, è molto pericolosa perché l’utero diventa una sacca piena di pus e quindi di tossine, che vengono assorbite dall’organismo dell’animale con danneggiamento di organi come i reni. Più tempo il cane rimane in questa condizione patologica più rischia la vita. I globuli bianchi aumentano e dopo l’intervento rientrano nella norma dopo un periodo variabile di tempo. Nel caso della tua cagnolina è abbastanza strano che i globuli bianchi aumentino in questo modo. Se continuano a salire mi viene il dubbio che ci possa essere qualche altro problema. Magari fai fare alla tua cagnolina qualche analisi, per assicurarti che tutto vada bene. Salve, mi chiamo Giuseppe e sto per diventare padrone di un Labrador. Oggi il cucciolo che ho scelto compie 60 giorni e l’allevatore mi ha appena detto che al momento al piccolo è sceso solo un testicolo. Il cane ha il pedigree e i genitori (che ho visto) sono in ottime condizioni e senza malattie. Cosa mi consiglia? Devo attendere ed essere fiducioso oppure dovrò rassegnarmi a un’imminente operazione? Grazie, Giuseppe. Ciao Giuseppe, ti dico subito che alla nascita i testicoli dovrebbero essere già nella loro sede definitiva, ossia in quell’involucro esterno che si chiama scroto. A volte effettivamente c’è un ritardo nella “discesa” dei testicoli dall’addome, altre volte questa non si verifica affatto. Comunque sappi che man mano che si và avanti con i mesi di vita del cucciolo è sempre meno probabile che ciò accada. Esistono dei farmaci che si può provare a somministrare ma a mio parere sono poco efficaci. Quindi se decidi di prendere quel cucciolo, potresti essere costretto a sottoporlo ad un intervento chirurgico per asportare il testicolo ritenuto in addome. Inoltre sarebbe preferibile che tu non lo facessi riprodurre, trattandosi di un’anomalia che può essere trasmessa alla progenie.

...come abbonarsi per un anno alla nostra rivista! Basta andare all’ufficio postale più vicino e compilare un bollettino postale di 12 euro sul C/C nr.54166566 intestato a EDIPET SRL Viale Europa 1 - 55013 LAMMARI (LU) Nella causale scrivi “abbonamento a PET FAMILY - LA CIOTOLA”, se sei possessore di cane, gatto o altro animale da compagnia, il tuo codice fiscale e, se lo possiedi, il tuo indirizzo e-mail.


Il Beagle è un cane simpatico ed elegante, che ha avuto una grande diffusione a partire dagli anni ’80, entrando nel cuore della gente con la sua aria da cucciolo, ma sapendo dare anche affetto e grandi soddisfazioni, e bene adattandosi a diversi stili di vita.

CACCIATORE DI LEPRI

Il Beagle I

l Beagle è un segugio Inglese impiegato storicamente per la caccia in muta della lepre. Era utilizzato per le attività venatorie a piedi senza fucile, ossia il Beagling, e non, come alcuni

credono, per la caccia a cavallo della volpe, in cui erano invece impiegati i Fox-Hound, simili solo nel colore, ma di taglia notevolmente più grande. Leggendari Riferimenti a segugi di piccola taglia nelle isole Britanniche pare si trovino già nelle canzoni dei bardi celtici, così come si suppone che i capostipiti provenissero dalla Francia al seguito delle legioni Romane, e fossero già presenti in Grecia all’epoca di Senofonte (430-355 a.C.). Le origini del Beagle sono sconosciute e sono avvolte nelle nebbie della leggenda. Elizabeth Beagle Le prime notizie storiche su questi cani si riferiscono al periodo di Elisabetta I Tudor (1533-1603) che si dice possedesse una muta di Pocket Beagle (25 cm al garrese) alcuni dal pelo duro, che diverranno poi famosi come Elizabeth Beagle. Con il passare del tempo vengono selezionati soggetti di taglia maggiore, più rapidi e potenti, che meglio si adattano ai nuovi terreni agricoli, spesso contornati da muri o siepi. Socievoli Il fatto che per secoli il Beagle sia stato allevato

in muta, ha esaltato sia le sue venatorie sia l’indole socievole ed espansiva. Come in molte razze di segugi, si è conservato l’istinto naturale alla predazione, che comporta, dal punto di vista del carattere, indipendenza, iniziativa, intelligenza, tenacia ed esperienza. Il Beagle è un cane fiero, espansivo con tutti, non aggressivo, attento e tenero ma allo stesso tempo indipendente e pieno d’iniziativa. Perseveranti Per convivere correttamente con un Beagle, occorre stabilire sin dall’inizio delle regole di convivenza, e applicarle con fermezza e perseveranza, senza farci impietosire dal suo sguardo languido. La famiglia dovrà essere per il Beagle come una muta, con le sue attività e le sue regole; sarà pertanto normale portarlo con noi per la passeggiata, lo shopping, la cena, le ferie e altro. In questo modo si otterrà un cane ben educato ma in ogni caso vivace, attivo, e affettuoso. Ugola d’oro Nella caccia il Beagle si dimostra collaborativo nel lavoro di muta, ma anche intraprendente nel risolvere da solo i tranelli del


La razza così come la conosciamo è il frutto della selezione e standardizzazione avvenuta a partire dagli inizi del 1900, che ha trasformato il Beagle in un simpatico compagno per la famiglia, con un non sopito istinto per la caccia.

selvatico. Grazie al suo pelo corto ma compatto, ha la possibilità di inoltrarsi anche dove la vegetazione è fitta e intricata di rovi, sempre con la coda alta dalla punta bianca che segnala la sua posizione al cacciatore. Una volta sulla traccia sfoggia una voce armoniosa (detta singing Beagle) e si distingue per l’instancabile perseveranza con cui bracca la preda per ore ed ore. Attualmente, oltre che per la caccia della lepre, è impiegato anche per la caccia del coniglio e del cinghiale. Patti chiari Le doti necessarie al proprietario di un Beagle per

ottenere il meglio dal proprio cane sono: fermezza, pazienza e perseveranza. La fermezza è indispensabile per non lasciarsi intenerire dal suo sguardo dolce e concedergli di conseguenza deroghe che rischiano di diventare con il tempo pericolose. La pazienza serve ad accettare le sue continue trovate, mentre la perseveranza serve a mantenere nel tempo un rapporto di gioco sereno e costruttivo che renda accettabile la disciplina e le piccole costrizioni quotidiane. Questo misto di dolcezza e fermezza è indispensabile sia quando il cane è in famiglia sia quando è a caccia. La sfida è instaura-

Corse sfrenate Un po’ di movimento quotidiano contribuisce a mantenerlo in forma. Il Beagle riesce a scaricare tutta la tensione muscolare con una corsa sfrenata di pochi minuti, dopo di che si dedicherà al gioco e alla perlustrazione del luogo. Si consiglia pertanto di utilizzare le apposite aree protette presenti in molte città o comunque parchi o prati che non siano vicino a strade o altri pericoli. Come tutte le razze da seguita, il beagle tende ad allontanarsi dal padrone piuttosto che ad avvicinarsi, per cui è bene sin da cucciolo abituarlo a tornare al richiamo, dandogli inizialmente qualche premio. Questo esercizio ci permetterà di avere il cane sotto controllo anche quando lo liberiamo durante le passeggiate, prestando sempre attenzione ai pericoli o alla presenza di animali selvatici che potrebbero risvegliare istinti predatori.

re un rapporto d’amicizia sincera e leale, ma a patti ben chiari. Autopulente La razza non ha aspetti morfologici forzati, ed è stata ben selezionata nel tempo, perciò non evidenzia specifici problemi di salute. Il beagle è un cane rustico, maneggevole per la taglia, e non richiede cure particolari. La struttura del pelo rende il manto in parte idrorepellente e anche se bagnato non trattiene lo sporco: basta poco perché ritorni morbido e pulito. Non ha problemi d’alimentazione: da adulto tende ad ingurgitare tutto ciò che è commestibile e nella maggiore quantità possibile. Fino all’anno di vita il Beagle ha bisogno di una alimentazione ricca e abbondante, per sostenere il suo

rapido accrescimento, ma superato l’anno conviene adottare una dieta controllata ed equilibrata evitando i fuori pasto. Compagnoni Una particolarità della razza che è bene conoscere, prima di procedere all’acquisto, è che, a causa del suo carattere compagnone, il Beagle soffre la solitudine. Per questo è sconsigliato a chi pretende di lasciarlo diverse ore in casa da solo. Ben presto avreste un cane triste e scontroso che per combattere la noia scaricherebbe le sue frustrazioni su mobili e tappeti. Il Beagle può imparare ad attendere il padrone alcune ore ma non l’intera giornata, a meno che non abbia uno spazio tutto suo, preferibilmente un bel giardino, meglio ancora se con un compagno di giochi.

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SCHEDA Può superare il metro e mezzo di lunghezza, è vegetariana ma se viene disturbata dà del filo da torcere a chiunque: l’iguana è un sauro di tutto rispetto. E anche uno dei rettili più venduti in assoluto. La prima cosa che bisogna dire a tutti quelli che vorrebbero adottare un’iguana è... di pensarci bene. Questi splendidi animali, comunemente venduti nei negozi sotto forma di simpatiche lucertoline, in realtà sono destinati a diventare rettili di grosse dimensioni. Se in natura possono arrivare anche a 2,5 m di lunghezza, non è raro trovare esemplari adulti di un metro e mezzo e anche oltre! Inoltre ospitare un’iguana non è affatto un impegno a breve termine: questi sauri,

Un

DRAGO in salotto

se allevati nelle condizioni giuste arrivano tranquillamente ai 15 anni di età (in altre parola vivono quanto e più di un cane).

Ampi spazi

Considerata la mole che il nostro amico squamoso potrà raggiungere una volta adulto, è chiaro che la prima cosa a cui dovremo pensare sono gli spazi. Un’iguana ha bisogno di un terrario di tutto rispetto, il che significa dire addio praticamente a una delle stanze del vostro appartamento! Tanto per dare qualche cifra, basti dire che un terrario destinato essea un’iguana dovrà esse

re grande non meno di 2,5x1,7x1 m, a meno che non vogliate relegare il vostro amico in una vera e propria prigione nella quale crescerà frustrato e infelice.

Arboricoli

L’altezza del nostro terrario è un parametro molto importante. Questi rettili, infatti, hanno abitudini arboricole e quindi devono avere la possibilità di arrampicarsi. Ne consegue che anche l’arredamento del nostro “angolo tropicale” dovrà tenere conto di questo aspetto: sì dunque a rami e mensole, che dovranno fare le veci degli

ANGELICA D’AGLIANO

alberi. Per garantire una bassa dispersione del calore e dell’umidità, inoltre, sarebbe bene che il nostro terrario fosse realizzato in legno e in vetro, che sono i materiali migliori per questo scopo. Se non siete esperti di bricolage fatevi aiutare da un buon falegname.

Clima tropicale

I parametri forse più importanti di cui dovrete tenere conto per crescere la vostra iguana sono l’umidità e la temperatura. L’umidità Il nome scientifico dell’iguana è Iguana iguana, comunemente è anche chiamata iguana dai tubercoli. Come dice il nome, si tratta di un sauro della grande famiglia delle Iguanidae.


SCHEDA dovrà essere sempre molto alta (70-80%): il metodo più economico per raggiungere lo scopo è spruzzare ogni giorno terrario e ospiti con delle nebulizzazioni di acqua tiepida. Non sarebbe male, inoltre, lasciare dell’acqua a disposizione dell’animale, in modo che possa bagnarsi quando lo desidera. Il riscaldamento può essere ottenuto con delle lampade, che però non devono trovarsi troppo vicine al nostro rettile (potrebbe ustionarsi!). La soluzione migliore è sistemare lo spot a un’estremità del terrario. In questo modo man mano che ci si allontana dalla lampada si creeranno zone a diversa temperatura, ossia una calda a circa 34 gradi, una media a circa 30 gradi e una fresca a circa 25 gradi: sarà la nostra iguana a scegliere il posto che più le aggrada!

Ma quanto mi costi?

Per la notte ci sarà inoltre bisogno di mantenere caldo l’ambiente (non meno di 21 gradi) ma dovranno anche essere spente le luci: è quindi necessario munirsi di una lampadina a raggi infrarossi o una di quelle a bulbo blu denominate anche “notturne”. Last but not least, durante la brutta stagione, quando non è possibile l’esposizione al sole, dovremo pensare anche a una buona fonte di raggi UV, come i neon UVA e UVB. Un discorso a parte, poi, meritano i consumi. Essendo, come detto, necessario un ambiente di grosse dimensioni, anche le lampadine per il riscal-

damento e illuminazione diurna dovranno avere un alto wattaggio (anche 200 W)... il che si ripercuoterà con effetti disastrosi sulla vostra bolletta elettrica.

Vegetariani

Le iguane si nutrono in prevalenza di erbe, verdure e ortaggi (per il 95%), ma anche di fiori e frutta (il restante 5%). Alcuni sostengono che in natura questi animali mangino anche insetti. È tuttavia prudente evitare di dare insetti o proteine animali alle iguane in cattività perché numerosi studi hanno dimostrato come già una quantità superiore al 5% di proteine animali nella dieta possa perfino portare a morte questi splendidi rettili.

dunque erba medica (si trova sotto forma di pellettato, va bene quella che si dà ai conigli); verdure come insalata rossa, rucola, cime di rapa, cicorione, lattuga romana, indivia, scarola, erbette e bietole; ortaggi tipo carote, zucchine, piselli, peperoni, fagiolini e asparagi. In piccola quantità possiamo aggiungere anche fiori e frutta, in particolare mele, fragole, banane, fiori di ibisco, di zucca o di dente di leone, pere, uva, kiwi. Anche se spesso viene indicata come il cibo più adatto ai rettili vegetariani, la semplice lattuga sarebbe invece un alimento da evitare, perché priva

Fiori di ibisco

La dieta ideale dell’iguadell’igua na dovrebbe comprendere I rettili che troviamo in commercio sono allevati in grosse fattorie, farms, situate in Centro e Sud America. Oltre a essere venduti sui mercati statunitensi ed europei come animali da compagnia, questi rettili vengono sfruttati anche per la carne e le uova abitualmente consumate nei paesi di provenienza.

L’iguana è diffusa dal sud del Canada al sud dell’Argentina, in Madagascar e nelle isole Figi e Tonga; i luoghi in cui l’iguana è davvero di casa, però, sono la parte meridionale del Messico fino al Perù, il Brasile e il Centro America.

di principi nutritivi (praticamente è solo acqua!). Saltuariamente infine possiamo somministrare vegetali come cavoli o spinaci. Facciamo attenzione, però: queste verdure sono ricche di ossalati, che potrebbero inibire l’assorbimento del calcio!


SCHEDA

L’Abissino e il Somalo

I “gatti fratelli” L’Abissino è uno dei gatti di razza più antichi: è annoverato infatti tra le venti “razze fondatrici”, quelle che vennero esibite pubblicamente alla prima esposizione felina mondiale al Crystal Palace di Londra nel 1871. La razza venne riconosciuta ufficialmente in Inghilterra nel 1982 e i primi standard furono stilati nel 1929. Il nome di questa razza deriva dal fatto che i primi esemplari – tra cui probabilmente anche il gatto che venne esposto al Crystal Palace – vennero importati in Inghilterra nel 1868 da militari britannici al loro rientro dalla guerra combattuta in Abissinia (l’odierna Etiopia). Vengono menzionati con questo nome, Abissini, fin dal 1872 in articoli di giornale che commentano l’esposizione al Crystal Palace. Abissino è la razza che contende all’Egyptian Mau l’onore di essere la discendenza diretta dei gatti degli antichi Egizi adorati dai faraoni. L’Abissino assomiglia molto alle raffigurazioni e sculture dei gatti dell’antico Egitto che ritraggono un felino elegante, muscoloso, dal bel collo arcuato, grandi orecchie e occhi a mandorla. La sua struttura scheletrica coincide inoltre con quella dei gatti mummificati ritrovati nelle antiche tombe egizie e ci sono notevoli somiglianze con alcuni gatti selvatici africani studiati nel corso del XIX secolo o presenti ancora oggi in questo continente.

Maria Grazia Bregani - Presidente CIGAS

Due cuori e una capanna La storia del Somalo è strettamente intrecciata a

Somalo

quella dell’Abissino. Nel periodo tra le due guerre mondiali e soprattutto in seguito all’ultima, l’Abissino, come molte altre razze, corse il rischio di estinguersi. Per preservare la razza gli allevatori ricorsero ad incroci tra i pochissimi esemplari rimasti, ma utilizzarono probabilmente anche altri gatti. Indesiderati Iniziarono a comparire in cucciolate di Abissini anche cuccioli a pelo lungo che, nei primi anni, vennero trattati come un prodotto. In seguito l’interesse per questi ‘Abissini a pelo lungo’ crebbe negli anni finché, negli anni ’60, alcuni allevatori americani, sia negli Stati Uniti che in Canada, iniziarono un lavoro di selezione specifico su questi gatti. L’allevatrice statunitense Evelyn Mague coniò per l’Abissino ‘a pelo lungo’ il nome di Somalo (dalla zona contigua all’ex Abissinia) e si adoperò per diffondere questa nuova razza che venne riconosciuta dalla CFA nel 1979 e dalla FIFe, in europa, nel 1982. Esattamente cent’anni dopo il riconoscimento


SCHEDA dell’Abissino. Accoppiamenti mirati… per la salute L’Abissino/Somalo non è un gatto particolarmente fragile; non necessita quindi di cure e attenzioni particolari rispetto alle altre razze o ai gatti comuni. Come quasi tutti i gatti di razza, quindi selezionati, può soffrire di alcune malattie genetiche, che è però cura di un allevatore serio evitare grazie ad accoppiamenti mirati. Niente bagni Essendo un gatto a pelo corto, l’Abissino non necessita di cure particolari: una spazzolata con l’apposita spazzola (di gomma) una volta alla settimana è pienamente sufficiente. In sostituzione della spazzola si possono usare un panno di pelle di daino o le mani inumidite, da far scorrere nella direzione del pelo. Il gatto non necessita di essere lavato, a meno che non sia un gatto che deve essere portato in esposizione. Il pelo più lungo del Somalo, particolarmente evidente su spalle, coda, pantaloni, richiede qualche cura in più. E’ sufficiente pettinarlo e spazzolarlo, usando il cardatore per sciogliere i pochi nodi che si possono formare, per avere un gatto in perfetta forma.

L’Abissino e il Somalo sono considerate “razze sorelle”, poiché il somalo altro non è che la variante a pelo lungo dell’abissino… essere fatto ingrassare. La sua naturale tendenza al movimento lo aiuta a mantenersi spontaneamente in forma: per questo motivo gli si deve offrire l’opportunità di muoversi, giocare e curiosare a suo piacimento. Per verificare la forma, basta prendere in braccio il gatto stendendone il corpo (o guardarlo dall’alto mentre è in piedi): la pancia non deve sporgere dalla linea ideale che congiunge spalle e anche; insomma, deve essere un gatto dal corpo tubolare. La dose giornaliera di cibo che si raccomanda per tutti i gatti della stessa taglia (due scatolette monodose al giorno o il corrispettivo in crocchette) è più che sufficiente anche per l’Abissino e il Somalo. Liberi e felici Contrariamente a quanto si trova spesso scritto, non è vero che l’Abissino/Somalo abbia bisogno di grandi

Tubolare L’Abissino/Somalo è un gatto vorace, ma non deve Un Abissino/Somalo sano, tenuto ed alimentato con cura, regolarmente vaccinato e controllato dal veterinario può cioè superare anche i 15 anni di età. Evitate di offrire sempre lo stesso tipo di cibo (soprattutto se è costituito da un unico alimento): il gatto potrebbe andare incontro a carenze alimentari.

spazi o di un giardino per essere felice. Se il gatto è nato e cresciuto in casa, questa sarà per lui uno spazio sufficiente. E’ assolutamente necessario però lasciarlo libero di muoversi a suo piacimento: costringerlo in spazi angusti (o peggio gabbie), impedirgli di correre e saltare liberamente lo snaturerebbero e lo farebbero soffrire. Vita di famiglia Quello di cui questi gatti hanno realmente bisogno sono l’attenzione e l’affetto delle persone con cui vivono: per essere felici devono poter partecipare alla vita della famiglia, condividerne attività e spazi. Se non si può garantire questo, è meglio cercare un gatto di una razza più schiva e solitaria. Tante coccole Questo gatto ha un carattere molto aperto e cordiale,

non teme gli estranei e le novità. Per questo è particolarmente adatto a famiglie con bambini, con cui condivide volentieri il gioco. E’ un amico esigente per quanto riguarda le attenzioni: per essere felice deve potersi sentire a tutti gli effetti un membro della famiglia e richiede coccole e attenzioni. Voce gentile L’Abissino/Somalo convive facilmente con altri gatti o altri animali, a cui di norma si abitua senza problemi. Partecipa completamente alla vita familiare e ama fare le cose che facciamo noi, condividendo quindi sia i momenti di quiete che di attività. Non è un gatto particolarmente chiacchierone, anche se spesso usa vocalizzi apposta per comunicare con noi; ha una voce gentile ed emette un rumore particolare (come se tubasse) per esprimere il proprio buon umore. Fa spessissimo le fusa, che sono molto rumorose, dà testate e leccate di affetto, oltre ad amare particolarmente stare sulle spalle dei propri beniamini.


IN VETRINA

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delle articolazioni. L’alimento può essere utilizzato come tale o inumidito con acqua e brodo tiepidi. Si consiglia di sostituirlo gradatamente al cibo usuale e di verificare le dosi in base alle specifiche esigenze. Nuova linea Superpremium Trainer, per un gatto...naturalmente felino. Trainer Personal da 2 Kg: Light/Sterility 19,90 NOVAFOODS S.R.L. Via Pecori Giraldi 59 - CASTELGOMBERTO (VI) Tel. 0445.941494 Fax 0445.941522 info@novafoods.it - www.novafoods.it


DAL WEB

Su Innovet Blog displasia dell’anca e riproduzione selezionata La riproduzione selezionata nell’allevamento del cane, recentemente introdotta con un nuovo disciplinare dall’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana), prevede che i cani possono essere utilizzati come riproduttori non solo se il loro albero genealogico documenta l’appartenenza di razza, ma soprattutto se rigidi controlli diagnostici hanno decretato l’assenza di patologie su base genetica, come, ad esempio, le displasie articolari. In questo modo, il pedigree del cane di razza diventa un documento che, oltre alle origini del soggetto, testimonia anche la selezione effettuata sui suoi genitori, per quanto riguarda gli aspetti sanitari. Di questo tema molto importante per la salute dell’intera popolazione canina del nostro Paese, se ne parla sul nuovissimo blog ufficiale di Innovet (http://blog.innovet.it), con un’intervista rilasciata dal noto ortopedico Aldo Vezzoni, Presidente di FSA (Fondazione Salute Animale).

Cresci con Hill’s! Sono online i due nuovi siti di Hill’s Pet Nutrition dedicati ai cuccioli e ai gattini: si tratta di www.hillspet.it/cucciolo e www.hillspet.it/gattino, ricchi di informazioni, approfondimenti e strumenti interattivi... per scoprire tutto quello che c’è da sapere per la crescita dei nostri piccoli amici! I due portali si rivolgono ai proprietari che desiderano prendersi cura al meglio dei propri cuccioli di cani e gatti fornendo un supporto gratuito a 360° per la gestione e la cura del proprio animale. Registrando il proprio cucciolo/gattino sul sito è possibile ricevere la newsletter Hill’s ricca di informazioni e curiosità per tenersi sempre aggiornati durante la sua crescita, e partecipare al concorso Cresci con Hill’s*... e VINCERE 1 anno di alimenti Hill’s! Servizio Consumatori: 800 701 702 www.hillspet.it

InnovetBlog rappresenta un nuovo strumento di comunicazione in grado di instaurare tra Innovet ed i propri utenti (veterinari, proprietari o semplicemente “pet lover”) un canale informativo bidirezionale. Visitando il blog, chiunque può intervenire con propri commenti su vari temi di salute animale lanciati da Innovet. L’obiettivo è quello di condividere le conoscenze di Ricerca ed Innovazione maturate dall’azienda nel settore della Medicina Veterinaria, allargando a macchia d’olio la discussione e ricavando utili indicazioni e suggerimenti per futuri sviluppi nel campo della salute e del benessere animale. Sul blog è, inoltre, disponibile un nuovissimo servizio online di assistenza clienti, attraverso il quale inoltrare qualsiasi richiesta di informazione o commento sull’utilizzo dei prodotti Innovet. Visita e intervieni su InnovetBlog all’indirizzo http://blog.innovet.it

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Fotografa e vinci le “ricette italiane tutte da mordere”

Attraverso il suo portale internet Giuntini di Città di Castello vi indirizza su come alimentare al meglio i vostri pet. Il sito www.conagit.it contiene, infatti, notizie aggiornate sui prodotti dell’azienda, consigli per l’alimentazione di cani e gatti, indicazioni su dove reperire i prodotti Giuntini. Nel forum della community http://community.conagit.it/ gli utenti possono discutere di animali, di alimenti e di cucina italiana per cani e gatti. Tutti proprietari di Fido e Micio possono inoltre partecipare al concorso fotografico Il muso del Mese: è sufficiente inviare un’immagine dei vostri beniamini (attenzione al formato richie-

sto!) e sperare che le venga assegnato il riconoscimento per la foto più particolare. La foto vincitrice viene pubblicata per 30 giorni sulla home page del sito e il fotografo premiato con una fornitura mensile di cibo Giuntini per l’amico pet ritratto. Insomma, vale proprio la pena visitare www.conagit.it e scoprire le “Ricette Italiane Tutte Da Mordere” di Giuntini di Città di Castello.


Ritorno alla luce IL RISVEGLIO DAL LETARGO DELLE TARTARUGHE TERRESTRI Chi possiede delle tartarughe di terra alla fine dello scorso autunno le avrà viste interrarsi in giardino per iniziare il letargo invernale. Le tartarughe, infatti, come tutti i rettili dipendono dal calore del sole per fornire energia al loro metabolismo, e con il freddo non riuscirebbero a sostenere le loro attività fisiologiche. Sprofondate nel terreno, le tartarughe restano in una sorta di animazione sospesa, rallentando il metabolismo all’estremo e sopravvivendo grazie alle riserve corporee accumulate alimentandosi durante il periodo caldo e all’acqua accumulata nella vescica. 28

uando, in primavera, la temperatura ambientale risale sopra i 10°C, l’organismo del rettile inizia a rimettersi in moto. Il letargo non è un tranquillo sonno invernale, ma un periodo potenzialmente molto rischioso se non si svolge in maniera ottimale. Se la temperatura

Marta Avanzi - Medico Veterinario è rigida, arrivando a zero gradi o meno, i tessuti si congelano causando danni di vario grado, come paralisi, cecità, lesioni cerebrali. Se la temperatura è troppo elevata a causa di un inverno particolarmente mite, la tartaruga consuma le sue riserve ad un ritmo troppo rapido, producendo

L’anoressia post letargo è un serio problema, che va affrontato prontamente perché le probabilità di ripresa sono sempre minori quanto maggiore è il tempo trascorso senza assumere cibo. Quindi, se si osserva che la tartaruga non riprende a mangiare va fatta visitare senza indugio.

nel contempo una quantità eccessiva di tossine. Al risveglio sarà emaciata e disidratata, e stenterà a riprendersi. Bassi consumi Se il letargo si è svolto in condizioni ideali, la tartaruga, avvertendo l’aumento della temperatura


CURIOSITA’ Le tartarughe di terra devono sempre avere a disposizione un contenitore d’acqua a cui accedere liberamente, abbastanza largo da permettere loro di immergersi completamente, ma per la prima settimana è consigliabile metterle in acqua quotidianamente per stimolarle a bere e urinare.

ambientale, inizierà a ri riattivare il metabolismo e uscirà all’aperto. Il calore e la luce del sole sono indispensabili per sti stimolare i suoi processi vi vitali e “rimettere in moto” l’organismo. Durante il letargo la tarta tartaruga è vissuta sfruttando le sue riserve corporee ma grazie all’estremo rallentamento del metabolismo dovrebbe aver subito una perdita del peso corporeo piuttosto limitata, non superiore al 10% in condizioni normali. Bagno tiepido La prima necessità che ha la tartaruga al momento del risveglio, insieme al calore del sole, è quella di poter bere, per reidratarsi ed espellere le tossine. Pertanto, all’uscita dal letargo si deve prendere la tartaruga e farle fare un bagno tiepido, mettendola in un contenitore di acqua il cui livello superi di poco il piastrone, per evitare rischi di annegamento. Entro un paio d’ore la tartaruga dovrebbe bere e urinare, dopo di che la si può togliere dall’acqua. Poter reintegrare le riserve idriche perse durante il letargo è di fondamentale importanza, ma il bagno

è utile anche per stimolare l’animale ad espellere le tossine accumulate durante il sonno invernale urinando. La vescica infatti nelle tartarughe ha una parete permeabile, che permette di riassorbire l’acqua, ma anche le sostanze di scarto accumulate durante l’inverno. Erbe di campo. Le tartarughe dovrebbero riprendere ad alimentarsi entro una settimana dal risveglio. L’alimentazione ideale delle tartarughe di terra è rappresentata da erba e piante di campo (tarassaco, piantaggine, trifoglio ecc.), senza alcuna aggiunta di verdure commerciali (come insalata e pomodori) o peggio di alimenti innaturali e dannosi (come pane o carne). Senza fame Se la tartaruga non riprende ad alimentarsi spontaneamente entro una settimana siamo di fronte ad una condizione patologica detta anoressia post letargo. Le cause possono essere diverse, ad esempio un consumo eccessivo delle riserve corporee dovute ad una temperatura eccessiva durante il letargo, un clima troppo freddo dopo il risveglio o una malattia.

Ambiente controllato Il trattamento dell’anoressia post letargo consiste nel porre il rettile in un ambiente controllato, un terrario che offra condizioni di temperatura, umidità e luce ideali, nel reidratare quotidianamente l’animale e, dopo aver normalizzato la funzione renale, nell’iniziare a som-

ministrare alimenti con un sondino, per riattivare il metabolismo. In genere si eseguono degli esami del sangue per valutare in modo approfondito lo stato fisico della tartaruga. Inoltre si trattano eventuali problemi concomitanti, come le infezioni. In genere, con le cure adatte la tartaruga riprende ad alimentarsi e può ritornare al suo giardino.

Ecco un esempio dei problemi di salute che compaiono più spesso dopo il letargo. Lesioni da freddo. Sono lesioni agli occhi o al sistema nervoso causate da temperature troppo basse. Si manifestano con cecità e quindi mancata assunzione di cibo, incapacità di muovere uno o più arti, testa deviata da un lato, movimenti in circolo. Stomatite necrotica (infezione della bocca). La cavità orale è infiammata e piena di materiale purulento. La condizione è dolorosa e impedisce alla tartaruga di alimentarsi. Rinite (infezione respiratoria). Si manifesta con uno scolo dalle narici che può essere mucoso o purulento, spesso accompagnato da occhi chiusi e disinteresse per il cibo. Lesioni causate dall’attacco di roditori. Ratti e topi possono aggredire la tartaruga ibernata causando lesioni devastanti, fino all’asportazione completa degli arti.

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MENSILE DI INFORMAZIONE E ANNUNCI SUL

Vi siete presi a cuore la no-stra rivista, avete deciso di abbonarvi. E adesso siete più di ottomila lettori, in tutta Italia. Per questo noi di Pet Family-La Ciotola vogliamo dirvi grazie almeno diecimila volte: proprio come il numero di abbonati che ci siamo ripromessi di raggiungere di qui alla fine dell’anno. Forse molti di voi non lo sanno, ma sono trascorsi nove anni

La C da quando Pet Family-La Ciotola ha visto la luce. Allora la rivista si chiamava semplicemente “La Ciotola”, aveva un formato diverso, era in bianco e nero e non poteva certo contare il numero di appassionati che raccoglie oggi intorno alle sue colonne. Eppure i

10.000 volte... grazie!

S

iete entrati nell’ambulatorio del vostro veterinario speranzosi o proccupati, in compagnia del vostro amico a quattro zampe, dei vostri inseparabili compagni pennuti, pelosi o squamosi. E mentre attendevate il turno per la visita veterinaria vi siete soffermati a guardare il nostro giornale, che era lì, apposta per voi. L’avete visto esposto sul banco del vostro pet shop di fiducia, ne avete presa una copia nella toilette di Fido o Micio. Avete imparato a conoscerci, ad apprezzarci.

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I nostri numeri Pet Family-La ciotola viene inviata ogni mese a 4980 negozi e toilette 5034 ambulatori e veterinari 488 aziende di settore 720 allevatori 348 associazioni oltre 8mila privati con un incremento del 14 per cento nell’anno 2008/2009


UNCI SUL MONDO DEGLI ANIMALI

news

La Ciotola nostri punti di forza c’erano già tutti: un linguaggio chiaro, capace di proporre un’informazione qualificata ma accessibile a tutti; una distribuzione capillare e mirata (negozi di settore, ambulatori veterinari, associazioni animaliste), ma soprattutto l’idea che alla base di una rivista impegnata nel mondo della pet press dovesse esserci un’ottica di amore e rispetto nei confronti dei nostri amici. Non per nulla il nostro

slogan è sempre stato: “La passione e il rispetto per gli animali”. Da quel lontano 2001 le cose sono cambiate molto e in meglio. Ci siamo dati una nuova veste grafica, più agile e scattante. Abbiamo avviato collaborazioni importanti con associazioni di respiro nazionale e internazionale come ANFI (Associazione nazionale felina italiana), APNEC (Associazione professionale nazionale educatori cinofili), AIPA (Associazione italiana pesci e acquari), ANMVI (Asso-

le associazioni A richiesta delle associazioni, Pet Family-La ciotola è spedita a 349 istruttori Apnec, 2822 associati Anfi. Inoltre circa 11mila copie sono distribuite attraverso associazioni di volontariato e aziende.

chi ci ama... ...ci segua: tra “amatori affezionati” e “amici occasionali” Pet Family-La Ciotola stima di avere ogni mese 90.000 lettori con circa 1200 nuovi contatti mensili ogni mese. ciazione nazionale medici veterinari italiani), AAE (associazione Animali Esotici) Sezione Conigli. Siamo riusciti ad allargare in maniera praticamente illimitata il nostro bacino d’utenza grazie al nuovo sito internet. Su www.petfamilynews.it si possono trovare articoli sempre nuovi e interessanti sulla salute dei nostri amici animali redatti da veterinari, dottorandi e ricercatori che operano in tutta Italia. La nostra redazione, composta da grafici, giornalisti, esperti di settore, propone ogni mese approfondimenti, dossier e servizi su tutto ciò che riguarda il “vivere pet”. Da questo mese è attivo un forum aperto a tutti i pet lovers per scambiarsi impressioni, commentare

i nostri articoli, proporre argomenti nuovi e, perché no, fare amicizia. Nella sezione “Piccoli artisti” e “Album di Tobia” i lettori possono pubblicare le immagini più belle dei loro amici. Sul sito è inoltre presente un “Rac “Racconto a puntate” al quale tutti possono partecipare inviando i loro scritti via mail all’indirizzo: redazione@petfamilynews.it Da oggi il mondo Pet Family News è anche su facebook: basta iscriversi al gruppo Pet Family-La Ciotola per pubblicare da subito in rete le immagini dei vostri compagni di vita e conoscere di persona noi che realizziamo ogni mese la rivista che adesso tenete fra le mani... e insieme a noi altre centinaia di persone accomunate dalla nostra stessa passione. Per tutto quello che ci date, per l’affetto che ci mostrate, mese dopo mese, vi diciamo grazie... anzi, diecimila volte grazie! Lo staff (bipede e quadrupede) di Pet Family-La Ciotola.

lettori bestiali Da aprile la nostra redazione estrarrà a sorte un “lettore bestiale”, che verrà intervistato da un nostro giornalista e riceverà in regalo un abbonamento a Pet Family-La ciotola.

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EDUCAZIONE

Mamma, mi prendi un cane?

Capita che a volte i bambini inizino a chiederci con una certa insistenza, di “aggiungere un posto a tavola”: magari dopo aver visto un cane in tv, dopo esser stati al cinema, dopo aver sentito l’amichetta raccontare delle sue avventure con il proprio cane...

A cura di Flavia Baccile Educatrice/Rieducatrice APNEC

Un grosso impegno

Per certi bambini sensibili all’interazione con una specie diversa da noi, pelosa, morbida, sempre pronta al gioco, alle passeggiate, quella di adottare un cane potrebbe essere effettivamente la scelta giusta. Non dobbiamo però mai dimenticare che dietro tale scelta c’è un essere vivente per certi aspetti simile e per altri diverso dall’uomo, con esigenze ben precise (e legittime!) da soddisfare quotidianamente: uscire, correre e relazionarsi al meglio con il mondo che abbiamo scelto per lui. Questo richiede impegno, tempo, motivazione e conoscenza del nostro amico. 32

Impegno che non possiamo assolutamente pensare su misura esclusiva del nostro bambino.

Una scelta matura

Molte volte i bambini diventano anelli di congiunzione tra il mondo degli adulti e quello dei cani. Una scelta ponderata, matura e consapevole farà sì che i nostri figli impareranno cosa significa prendersi cura di un altro soggetto. In questo modo cresceranno a loro volta scoprendo insieme a noi come ci si occupa del cibo, delle spazzolate, delle coccole, dei giochi in giardino, in cameretta e delle corse

sfrenate al parco col loro nuovo compagno.

Riflettiamo

Molte volte dietro quel “Mamma mi prendi un cane?” non c’è la comprensione reale di cosa comporti tale richiesta. Non può esserci a monte la consapevolezza che quel cane andrà portato in passeggiata anche con la pioggia e il freddo, con l’influenza stagionale in

casa, nonostante i compiti e i giochi con gli amici. Da parte di noi adulti, quindi, non dovrebbe esserci solo la volontà di esaudire il desiderio, a volte estemporaneo, del nostro bambino, ma una lunga valutazione in merito ai reali cambiamenti che l’arrivo di un cane in


EDUCAZIONE casa comporterà per tutti i membri della famiglia.

Luci e ombre

Prima di dare inizio a un vero e proprio nuovo rapporto, bisognerebbe esser pronti a considerare ed accogliere, all’interno di questa meravigliosa nuova avventura (proprio come accade tra noi esseri umani), i momenti di condivisione, di gratificazione, di complicità, di soddisfazione, ma anche quelli di frustrazione, fatica, stanchezza, che tale rapporto creerà, le giornate di sole e quelle piene di nubi.

Una visione d’insieme

Per godere appieno dell’amicizia di un compagno a quattro zampe bisognerebbe partire con il piede giusto, con una “…il rispetto delle differenze è la legge stessa dell’amicizia.” Daniel Pennac

scelta consapevole delle caratteristiche psicofisiche del cucciolo o cane adulto che stiamo accogliendo e provare a interrogarsi sulla compatibilità di tali caratteristiche con la nostra indole, con le nostre dinamiche, con i nostri tempi, insomma con quello che siamo e che possiamo dare. Fermarsi all’aspetto esteriore del nostro cucciolo o cane adulto può impedirci di avere una visione di insieme su chi abbiamo davanti, e molto spesso scelte di tale natura condannano quel presunto rapporto ad una convivenza di superficie, negativa per tutti i soggetti coinvolti.

La legge dell’amicizia

In molti paesi stranieri è già di prassi la scelta di un cane attraverso l’assistenza di un professionista in grado di valutare la compatibilità tra la famiglia interessata e l’“elemento cane”. Questo è un approccio assolutamente necessario per evitare equivoci, malintesi, errori grossolani e ridurre al minimo i problemi futuri che ogni rapporto ha insito in sé. Scegliere di convivere con il Cane dovrebbe voler dire scegliere di “scoprire il Cane”, quello giusto, giorno dopo giorno, accettandone le diversità, le differenti competenze e provare a farle nostre nella vita di tutti i giorni come nelle situazioni straordinarie.

L’istruttore

risponde

Egregio istruttore, ho un meticcio di pastore di circa 4 anni. E’ un cane buono, grande guardiano, che non mi ha mai dato problemi di sorta. Sino a oggi. E’ accaduto un fatto, recentemente, che per me è fonte di grande preoccupazione. La scorsa settimana, infatti, Teo, il mio cane, mentre si tro trovava in giardino, è passato un cane. Ovviamente, come fa abitualmente si è avventato contro la recinzione. A quel punto, visto che erano le prime ore del pomeriggio e temevo che disturbasse i vicini, mi sono avvicinato al cane e l’ho preso per il collare per portarlo via. Proprio a quel punto il cane si è girato e mi ha addentato la mano. Il danno fisico non è stato rilevante perché non ha stretto molto, ma moralmente mi ha distrutto. Non mi piace che il mio cane, col quale ho un buon rapporto, inizi a mordermi, e spero proprio che questo non sia l’inizio di un rapporto conflittuale. Cosa ne pensa? Grazie. Luigi - Pesaro Egregio Signor Luigi, penso proprio di poterla rassicurare: il suo cane non è diventato improvvisamente aggressivo nei suoi confronti. L’episodio che riporta, infatti, riguarda una forma di aggressività che noi chiamiamo “aggressività ridiretta”. Ciò che la caratterizza è il fatto indirizzarsi verso un obiettivo diverso da quello primario contro il quale essa era diretta e la mancanza di consapevolezza, cioè l’incapacità di capire quello che sta facendo in quel preciso istante. Può capitare, infatti, che un cane impedito a rivolgere la sua aggressività verso un altro cane o una persona protetti da una rete o da un cancello, si giri ringhiando o addirittura morda la mano del padrone che lo sta trattenendo o un altro cane che si trova accanto a lui. Il consiglio che posso darle è quello di evitare le situazioni a rischio perché questo comportamento è manifestazione di una risposta non condizionabile. L’unica cosa da fare, pertanto, è quella di intervenire distraendo il cane al primo segnale di risposta inappropriata, impartendo un secco comando, se ha il pieno controllo sul cane, o interrompendo l’azione provocando un rumore improvviso o spruzzando dell’acqua. A cura di Aldo Violet Educatore e Rieducatore Cinofilo APNEC

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Continuano i nostri suggerimenti per affacciarsi al mondo dell’allevamento del gatto. Diamo uno sguardo a pedigree, cure generali e attrezzatura…

Razza pura

La conoscenza dei pedegree viene spesso sottovalutata. Molta gente non sa cosa guardare in un pedegree. Il fatto che un animale ha un pedegree, non sempre significa che è un esemplare di razza pura. In alcune razze, il crossbreeding (incrocio tra razze) è concesso. Per alcune razze i libri genealogici sono an34

una cucciolata La grande sfida (parte II) cora aperti e i gatti senza un pedegree che abbiano grandi somiglianze con una razza, possono essere usati negli incroci. Esistono regole severe per regolamentare questi incroci, le quali descrivono quali gatti si possono o non si possono usare.

Ereditari o congeniti?

I difetti genetici compaiono in tutti gli esseri viventi. Alcuni difetti sono molto dannosi mentre altri

di Lies Klöster (traduzione a cura di Sonia Campa)

richiedono un trattamento a vita. I difetti genetici o ereditari non sono come i difetti congeniti. I difetti ereditari vengono trasmessi dai genitori ai figli. I difetti congeniti possono essere genetici, ma possono essere causati anche da influenze esterne. Se la madre si ammala durante la gravidanza, o se viene esposta a sostanze tossiche durante la stessa, questo può influenzare la crescita e lo sviluppo dell’embrione.

Vogliamo le prove!

I test per i difetti genetici dovrebbero essere sempre eseguiti da un veterinario d’esperienza o uno specialista! Se siete alla ricerca di un test veloce e consultate il veterinario “all’angolo della strada” potreste buttare i vostri soldi. Al giorno d’oggi, numerosi veterinari si specializzano in differenti campi, per cui cercate di trovare un veterinario che sia specializzato nel difetto per cui


a

volete testare il gatto, e preferibilmente uno che abbia molta esperienza nell’area. Quando considerate l’idea di comprare un cucciolo, sarebbe bene chiedere sempre della salute dei genitori. L’allevatore ha testato i suoi animali per i difetti che ricorrono nella razza? Se non lo ha fatto, perché? Se lo ha fatto, chiedete delle copie dei risultati! Un allevatore che non abbia niente da nascondere sarà felice di mostrarvi i risultati dei suoi test.

Guanti bianchi

Ogni allevatore ha il suo modo di accomodare i cuccioli. Ascoltate tutto ciò che vi viene detto e cercate delle idee che funzionino al meglio per voi. Numerose circostanze determinano il modo in cui i cuccioli vengono ospitati:

la vostra casa, le disponibilità della vostra zona (alcuni prodotti sono disponibili in Europa e non in America e viceversa) e… i vostri animali. Per esempio: potete fare la più bella cuccia che sia mai esistita ma se la mamma decide di partorire sul vostro letto non vi resta che correre all’armadietto del bagno, afferrare degli asciugamano e cercare di salvare il vostro materasso. Ricordate che una mamma contenta è anche la mamma migliore per i cuccioli.

Al pulito

Per la cuccia-recinto dei cuccioli è meglio usare del tessuto bianco per il fondo. Molte mamme puliscono i loro piccoli appena si sporcano. Questa è un’ottima cosa ma se un cucciolo ha delle feci anormali può volerci un po’ prima che realizziate che qualcosa non va. Fogli bianchi o cuscini hanno il vantaggio di farvi notare le macchie lasciate dalle feci e stabilire se il colore è normale o no. Riguardo alle cucce, potete cercare soluzioni alternative alle costose proposte offerte dai pet store. Cercate nei magazzini di negozi vasche o tinozze che possano essere usate come cucce.

Per quanto riguarda i tiragraffi, le creazioni fai-date in legno, corda di sisal e avanzi di moquette faranno al caso vostro.

Colpi… di spazzola

Quando si pensa alle cure richieste da un gatto, la maggior parte delle persone pensa a fornire il cibo, acqua e cure mediche. A questo proposito, il miglior cibo che possiate dare al vostro gatto è uno di marca premium e non un marchio da supermercato. Meno ovvii sono gli aspetti relativi alla toelettatura. A volte i gatti hanno bisogno di un taglio delle unghie, di una spazzolata del mantello o di un bagno. Che il gatto necessiti di un bagno o giusto di una spazzolata dipende dalla razza e dal gatto stesso. Ci sono molte informazioni in Internet su come lavare un gatto e quali prodotti usare, ma potete chiedere un consiglio anche ad allevatori esperti.

Maschietto o femminuccia?

E’ davvero comodo essere in grado di determinare il sesso dei cuccioli. Non sareste i primi allevatori a chiamare un maschio “Lady” o una femmina

“Tarzan”. In generale, la distanza tra le aperture genitali è più piccola nelle femmine che nei maschi. Inoltre le femmine hanno una striscia calva tra le aperture genitali, mentre un maschio a una zona di pelo. La presenza di capezzoli, invece, non dice nulla circa il sesso dei cuccioli!

Niente paura

Socializzare i cuccioli significa abituarli ad affrontare qualunque cosa possano incontrare nella loro vita futura. Ciò non vuol dire che un cucciolo ben socializzato non avrà mai paura di niente o che tutti i cuccioli di un allevatore reagiranno allo stesso modo in situazioni simili. Ogni cucciolo ha la sua individualità e reagisce a suo modo. Quel che potete insegnare ad un cucciolo è di non aver paura di rumori forti, come quello dell’ aspirapolvere, del campanello, della radio, della televisione o delle persone che alzano la voce. Potete anche insegnargli i diversi modi con cui lo maneggerete più avanti; bastano 10 minuti al giorno per avere ottimi risultati. Ma ovviamente, potete trascorrere anche più tempo con i cuccioli...

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Dog trekking S ANGELICA D’AGLIANO

Un urlo secco, preciso, lacera l’aria del primo mattino: “Mush!”. È come una fucilata: i cani si animano, scattano in avanti con tutti se stessi, si lanciano lungo i sentieri ancora coperti di rugiada. Dietro di loro, attaccati al lungo guinzaglio, i padroni li seguono in fila indiana. È così che comincia l’avventura...

ubito la sensazione è di essere in mezzo a un gran caos. Dappertutto le urla dei musher (cioè i conduttori): “Gee!” (gira a destra); “Haw!” (gira a sinistra). Avanti a ciascuno di loro – fieri, forsennati – i cani ascoltano i comandi dei padroni e si lanciano all’impazzata lungo i sentieri di montagna. Se non fossero attaccati col guinzaglio ai loro compagni umani (che spesso e volentieri pesano il quadruplo rispetto a loro) si direbbe che stiano per spiccare il decollo. Così la scarpinata ha inizio. Nei primi tratti è difficile trovare il passo, alcuni (bipedi) ansimano, fanno fatica a seguire il proprio compagno, altri sono più allenati. Alla fine però si stabilisce un ritmo, la velocità di marcia giusta per tenere allo stesso passo uomini e cani. Grazie! Intanto si snoda il paesaggio intorno. Le vallate, i fiumi, i boschi. La natura è vicina e bellissima. Quando il gruppo si ferma per riposare (i teli stesi sulle rive del lago, la gente che ride e scherza, i cani che giocano), i musher accarezzano i loro compagni. Li stanno ringraziando: senza di loro non ce l’avrebbero mai fatta. I cani festeggia-

no i loro amici, scodinzolano, mostrano tutta la loro gioia: hanno capito perfettamente. Allenamento estivo. Il dog trekking è una disciplina piuttosto recente, nata dallo sleddog (vale a dire la corsa delle slitte trainate da cani), che serviva agli atleti per allenarsi durante l’intero arco dell’anno. Nel dog trekking il conduttore è agganciato al proprio cane tramite un lungo guinzaglio, che viene fissato in vita. A quel punto il più è fatto. Sì perché il dog trekking, praticato ai suoi livelli più semplici, altro non è che un’uscita insieme al nostro cane che corre avanti a noi. Proprio per questo motivo il dog trekking può essere praticato da tutti, senza alcuna restrizione per quanto riguarda la razza e l’età del nostro amico peloso. Un amico educato Nel caso in cui partecipiamo a uscite collettive, magari coordinate da personale specializzato, il dog trekking può diventare un’ottima occasione per impartire alcune semplici regole di educazione di base e instaurare un legame ancora più profondo col nostro amico a quattro zampe. Il rapporto di rispetto reciproco (e soprattutto di fiducia) che si forma durante le uscite “in tandem”, infatti, permette al padrone di diventare un vero e proprio punto di riferimento per il proprio amico. Un cane bene educato durante


terreni molto accidentati, o se il nostro amico è particolarmente delicato, possono essere utili anche le “scarpette” protettive: all’inizio molti cani storcono il naso, ma dopo un po’ imparano ad accettarle.

le sessioni di dog trekking sarà anche un ottimo compagno nella vita di tutti i giorni: potrà essere portato tranquillamente a passeggio e accompagnare il proprio padrone in qualsiasi posto, senza causare alcun problema. Quello che serve Si è visto che l’attrezzatura necessaria per praticare il dog trekking è davvero minima. Entrando più nello specifico possiamo dire è sufficiente un guinzaglio robusto (è detto linea di traino), che non deve essere mai allungabile. Un

capo del guinzaglio sarà fissato alla cintura del conduttore (o musher), spesso tramite un ammortizzatore elastico, l’altro capo sarà agganciato alla pettorina del cane. La cintura dovrebbe essere sempre molto alta, imbottita (salva la schiena), e munita di moschettoni (molti adoperano quelli da alpinismo. In generale basta che abbiano la chiusura di sicurezza e che siano robusti). Alcuni musher usano il collare per il proprio amico al posto della pettorina. Se si sceglie il collare non dovrà mai essere a strozzo. In caso di

In team è meglio! Praticare il dog trekking, anche ai livelli più semplici, è estremamente facile e divertente. Per toccare con mano la materia, tuttavia, in Italia esistono molte scuole che mettono a disposizione personale specializzato (medici veterinari, educatori cinofili, atleti di sleddog). È in questi posti che si impara come muoversi, quali sono i comandi, come usarli. Voglio fare di più... Per chi fosse già innamorato del dog trekking e volesse giocare al rialzo c’è il dog bike. In un’immaginaria scala che parte dal dog trekking e arriva allo sleddog vero e proprio, il dog bike rappresenta il secondo scalino che permette di cimentarsi con una “mini muta”. Bastano una mountain bike colle-

L’ottima robustezza dei pannelli del box è unita alla zincatura a caldo che garantisce eccellente resistenza all’usura. I pannelli coibentati parete e tetto oltre che garantire un ottimo isolamento al caldo e al freddo sono in lamiera preverniciata e rivestiti con pellicola in Pvc. Montaggio facile e veloce con videocassetta o dvd.

gata alla linea di traino dei cani, caschetto, un buon mix di prudenza e voglia di mettersi in gioco ed è fatta. Dato che si lavora a velocità superiori, i nostri amici dovranno già conoscere bene le regole del dog trekking (seguire il percorso, girare, fermarsi a comando). E se non c’è neve? Parente stretto del dog trekking e del dog bike, il dog kart è più propriamente chiamato sleddog su erba. Si fa con speciali carrelli muniti di freni e nasce come il dog trekking dall’esigenza di allenare i cani da slitta anche quando non c’è neve. Alle nostre latitudini è diventato un vero e proprio sport, che richiede una muta di cani già esperti nel traino e che abbiano almeno un buon leader che sappia ricevere gli ordini e guidare il gruppo. Al dog kart, come succede per tutti gli altri sport e discipline in campo cinofilo, si deve arrivare per gradi, abituando i propri compagni pelosi a esercizi di complessità via via crescente.

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Se non e’ zuppa e’…

UN BUON PASTONE! Dott. GINO CONZO - Medico Veterinario Specialista in Patologia Aviare

Olio di riso

L’intero composto sarà ancora più apprezzato dal pappagallo se verrà “condito” con qualche goccia di olio di riso, uno dei migliori oli vegetali grazie al suo contenuto in gamma orizanolo, elemento dalle proprietà antiossidanti. Gli integratori formulati in polveri idrosolubili sono molto indicati per essere immessi nei pastoni e nelle zuppe, dal momento che penetrano facilmente nei succhi della frutta e dei legumi e in questo modo sono più facilmente assimilabili dagli uccelli.

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N

ell’allevamento del canarino e di altri piccoli passeriformi è molto comune utilizzare pastoni per integrar integrarne l’alimentazione. In commercio ne esisto esistono di vari tipi, ma la caratteristica comune a tutti i pastoni è quella di essere costituiti per lo più da farinacei (pangrattato, sottoprodotti del panificio o di pasticceria, e altro) a cui vengono aggiunti oli vegetali per renderli più appetibili per gli uccelli. Al pastone commerciale generalmente gli allevatori mescolano altri elemen elemen-

ti come semi germinati o cotti, uovo sodo o caseina, per renderli ancora più appetibili e più ricchi dal punto di vista nutrizionale. Le variabili sono davvero tante dal momento che ciascun allevatore ha la propria “ricetta”. Il pastone è un alimento molto importante in particolare durante il periodo dell’allevamento dei nidiacei: è più facilmente digeribile, inoltre è un ottimo mezzo in cui inserire vitamine, aminoacidi o minerali per integrare ulteriormente la razione alimentare dei volatili e permettere una crescita migliore ed un più rapido svezzamento dei


Principali ingredienti di una zuppa per pappagalli: FRUTTA

LEGUMI

CEREALI

ORTAGGI

ALTRO

Mela, pera, kiwi, banana, ciliegia, pesca, albicocca, agrumi, fragola, papaia, mango.

Fagioli, ceci, piselli, lenticchie, soia.

Riso, frumento, orzo, avena, farro, mais.

Carota, pepepeperone, cetriolo, fagiolini, zucchina, broccoli, spinaci.

Cous cous, frammenti di biscotti, pan grattato, yogurt, uovo sodo

piccoli. Anche nel mantenimento dei pappagalli “pet” il pastone trova un ottimo impiego e anzi può far parte della dieta giornaliera di questi animali per tutto l’anno.

Macedonia

Come già ricordato più volte su queste pagine, la corretta alimentazione dei pappagalli in cattività è un elemento cruciale per assicurare loro una lunga vita. La preparazione giornaliera di una “zuppa” di legumi e cereali cotti, insieme a una “macedonia” di frutta fresca permette di inserire nella dieta importanti elementi nutritivi e allo stesso tempo renderla varia e interessante per il pappagallo.

Cous cous

La preparazione della “zuppa” o “pastone” per pappagalli richiede poco

tempo e può comprendere diversi ingredienti. La frutta va tagliata a pezzetti (ricordarsi di escludere l’avocado che è tossico), inoltre va rimosso il nocciolo dalle ciliegie. Anche gli ortaggi vanno tagliati a pezzetti e possono essere offerti crudi (ad eccezione delle patate). I legumi, invece, dopo essere stati in ammollo per alcune ore, vanno bolliti almeno per mezzora (un’ora nel caso della soia) per renderli più digeribili ed eliminare le sostanze antinutrizionali in essi contenute. E’ possibile anche utilizzare legumi in scatola: se non si tratta di preparazioni specifiche per volatili, però, vanno accuratamente sciacquati per eliminare sale o altri condimenti. I legumi sono molto più graditi se somministrati tiepidi. Il cous cous è un elemento che può trovar posto nel pastone e, grazie

alla sua capacità di assorbire liquidi, permette di “asciugare” pastoni troppo acquosi.

Umido

Tutti gli ingredienti vanno mescolati insieme; ne deriverà una preparazione molto varia e colorata che sicuramente incontrerà il favore del pappagallo. E’ preferibile offrire la

zuppa al mattino quando il pappagallo è più affamato e quindi più disposto ad accettare nuovi alimenti. Trattandosi di un cibo umido occorre ricordare di non lasciarlo a lungo a disposizione del pappagallo. Rimuoveremo il pastone dopo 3-4 ore (anche meno in estate) per evitare lo sviluppo di muffe potenzialmente dannose.

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ACQUARIO

Acquario ISTRUZIONI PER L’USO A cura di AIPA

È bene dirlo fin da subito: chi volesse fare a meno delle piante potrebbe de destinare la vasca ai pesci dei grandi laghi africani, che vivono perfettamente senza vegetazione acqua acquatica. Si tratta però di al allestire un acquario un po’

speciale e certamente (agli occhi di molti) assai meno decorativo.

Insostituibili

Non si deve commettere l’errore di vedere nelle piante d’acquario semplicemente degli oggetti

no in parte, certi prodotti inquinanti che si formano in ogni acquario attraverso i normali processi biologici che vi hanno luogo. Le piante forniscono ai pesci rifugi e delimitano i loro territori. In poche parole, le piante

Come procedere Per prima cosa estrarre la pianta dal vasetto.

Si proceda con un delicatissimo risciacquo della pianta sotto un flusso leggero di acqua a temperatura ambiente. Raccomandiamo la massima attenzione per evitare lacerazioni alle foglie o danneggiamenti ai fusti.

A questo punto è indispensabile rimuovere ogni residuo del substrato che accoglieva la pianta nel vasetto, ogni parte del fogliame che possa essere stata danneggiata o si sia deteriorata, eventuali lumachine che avrebbero effetti nocivi sull’acquario.

Si ringrazia:

e

foto Jan Ole Pedersen

d’arredo. In un acquario le piante svolgono funzioni importanti, che non possono essere soddisfatte con pari efficacia da accessori tecnici.

contribuiscono a tenere pulita l’acqua e mantengono le sue caratteristiche su valori ottimali per la vita dei pesci.

Acqua viva

Possiamo ottenere una vegetazione rigogliosa e abbondante soltanto a tre condizioni. Dobbiamo introdurre fin dal primo momento tante piante, in modo da copri-

Le piante arricchiscono l’acqua di ossigeno, indispensabile per i pesci e i tanti microrganismi presenti in un’acqua “viva”. Le piante eliminano, alme-

Regole d’oro


o

ACQUARIO

re la superficie di fondo dell’acquario per circa il 70%; dobbiamo utilizzare inizialmente piante faci facili da coltivare e di rapida crescita; infine, è necessario preparare il materiale di fondo e l’acqua in modo da offrire alle piante perfette condizioni ambientali per la loro crescita. Il tutto sarà accompagnato da un’adeguata illuminazione.

Meglio abbondare…

Spesso si fa l’errore di risparmiare sull’acquisto delle piante. Si tende ad iniziare con pochi esemplari con la conseguenza che non solo questa scarsa vegetazione stenta a crescere e a svolgere le sue funzioni, vitali per l’acquario, ma quasi sempre dopo poco tempo si assiste a una proliferazione di al-

ghe antiestetiche. Ben presto ricoprono piante, rocce e sabbia. Queste alghe non soltanto sono nemiche dichiarate delle piante, ma inquinano l’acqua, rendendola sempre meno vivibile per i pesci. Uno dei principali fattori che fanno apparire difficile la gestione di un acquario è proprio la carenza di piante fin dall’inizio.

Fondo verde

La maggior parte delle specie vegetali è venduta in vasetti che contengono un numero variabile di piante a seconda del tipo di fogliame. Molto approssimativamente si può calcolare che per coprire circa il 70% della superficie di fondo di un acquario lungo 1 metro si dovranno acquistare da 30 a 40 vasetti. A questo punto si posiziona la pianta nelle sedi create sul fondo e si ricoprono le radici con una “montagnetta” di sabbia (rialzata rispetto al livello del fondo, per essere certi che le radici siano completamente sotterrate e per dare sostegno al fusto). Da ultimo riempiamo con l’acqua facendola entrare nell’acquario attraverso il filtro biologico (se presente) o utilizzando un piatto da cucina posto sotto il getto dell’acqua, per evitare che si abbassi il livello del fondo nel punto in cui l’acqua cade.

Dopo aver ben pulito la pianta, tagliare 1-2 mm. della parte terminale delle radici. Questa operazione serve a rafforzare le radici stesse e a rendere più efficace l’assorbimento del fertilizzante e delle sostanze nutritive da parte della pianta Ora che la nostra vegetazione è pronta per essere inserita nell’acquario, accertiamoci di aver creato un fondo di almeno 7-8 cm e di aver realizzato dei piccoli buchi nella sabbia, con l’aiuto delle dita o di una pinza, che possano accogliere le radici della pianta. Come si vede, per il momento niente pesci nel nostro acquario; il loro acquisto potrà avvenire soltanto dopo qualche giorno, meglio se dopo una settimana dall’allestimento, per lasciare il tempo al piccolo ecosistema acquatico di “maturare”. E’ utile ricordarsi sempre che ci vuole pazienza per avere un acquario funzionante e che è fondamentale rivolgersi ad un negoziante di fiducia e competente che sappia consigliare al meglio.

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GLI ANABANTIDI Piccoli pesci per ambienti estremi

La Famiglia degli Anabantidi è diffusa nel sud est asiatico e parte dell’Africa equatoriale e susu bequatoriale. Tra i generi più noti vanno ricor ricordati Betta, Colisa, Trichogaster ed Helostoma. Si tratta di pesci molto diffusi in acquariofilia. Alcuni, come il “pesce del paradiso”, sono stati tra i primi ad essere allevati grazie alla loro grande resistenza e adattabilità, resa possibile da caratteristiche uniche, come il caratteristico organo respiratorespirato rio definito labirinto.

I

l labirinto è il risultato dell’adattamento alla vita in acque limacciose e povere in ossigeno, come le tipiche risaie e pa paludi dell’Asia sud orienta orientale. Tale organo si sviluppa progressivamente durante la vita dell’animale infatti di solito gli avannotti di dipendono esclusivamente dalla respirazione bran branchiale. Un acquario che voglia riprodurre il biotopo tipi tipico di queste specie, deve ispirarsi all’ambiente della

Alessio Arbuatti Facoltà di Medicine Veterinaria Università degli Studi di Teramo

risaia del sud est asiatico, (un ambiente noto per ospitare più di 100 specie animali) che spesso è unita mediante canali artificiali ai corsi d’acqua che l’alimenta.

Vegetazione fitta

A questo scopo si utilizzerà una pompa di ricircolo per creare una bassa circolazione dell’acqua e una vegetazione spesso fitta che si può ottenere mediante la piantumazione con Hygrophila sp., Limnophila sp., Ninphaea sp., Salvinia sp., Lemna sp., Utricularia sp. Una bassa illuminazione, un fondo in sabbia o ghiaia fine, un’acqua con pH 5-6 e dalla bassa durezza creeranno un ambiente ottimale.



Nidi di bolle

L’alimentazione degli Anabantidi è varia, ma generalmente in natura si nutrono di alimenti in sospensione sulla superficie: invertebrati, larve e componenti vegetali sono apprezzate. Di conseguenza in cattività saranno ben accetti sia mangimi in scaglie sia cibo surgelato di origine animale correttamente vitaminizzato. Ciò che rende questi pesci estremamente interessanti dal punto di vista comportamentale è l’aspetto riproduttivo; infatti costruiscono nidi di bolle.

Abbraccio

Anche se vi sono differenze tra specie e specie, in linea generale il maschio costruisce un nido di bolle galleggiante e successivamente avviene l’accoppiamento con la femmina in

una specie di “abbraccio” che è parte di una complessa fase di corteggiamento ed accoppiamento. Le uova vengono rilasciate dalla femmina, fecondate dal seme maschile ed il maschio le raccoglie ponendole nel nido.

Aggressivi

Generalmente dopo questa fase si consiglia la rimozione della femmina dalla vasca per evitare fenomeni di aggressività da parte del maschio. Va detto, infatti, che spesso gli Anabantidi manifestano aggressività intraspecifica nei confronti di soggetti dello stesso sesso e di sesso opposto in particolari periodi dell’anno. Successivamente alla raccolta delle uova, il maschio curerà il nido ossigenando le uova e prendendosene cura fino alla schiusa.

L’aggressività intraspecifica di alcune specie di Anabantidi, come il Betta splendens, noto appunto come: “pesce combattente” è conosciuta da secoli in Thailandia e in altre nazioni dell’Asia orientale. In questi paesi è usanza comune allevare pesci maschi da combattimento. Le scommesse clandestine e gli scontri tra i pesci vengono fatti anche per strada e in posti improvvisati. Purtroppo tale comportamento andrebbe represso ed invitiamo tutti coloro che si recano in queste nazioni a non assistere a tali inutili e brutali spettacoli che spesso si concludono con la morte di uno dei due soggetti. Localizzato nella zona soprabranchilale, il labirinto è formato da un’espansione vascolarizzata dell’osso epibranchiale della branchia e favorisce l’assorbimento dell’ossigeno nel circolo sanguigno.

a cura di ALESSIO ARBUATTI

Ciao Alessio, come è possibile fare una diagnosi di una malattia batterica in un pesce d’acquario? Salvo, Trapani.

Gentile Alessio, ci sono rischi di contrarre la salmonellosi attraverso l’acqua dell’acquario? Jennifer, Monza.

Ciao Salvo, innanzitutto si può far una diagnosi clinica che consiste nella valutazione dei segni clinici dell’animale vivo, colpito dalla malattia. Purtroppo molte forme batteriche danno, in vivo, una sintomatologia simile e non sono facilmente differenziabili ad occhio, anche perché spesso, più specie batteriche possono trovarsi contemporaneamente sulla stessa lesione. L’animale morto invece può essere sottoposto ad una valutazione necroscopica (si disseziona il pesce); una istologica, valutando l’aspetto dei tessuti ed una microbiologica che consiste nella messa in coltura di campioni prelevati dall’animale. Questi vengono messi su piastre batteriche e si va a valutare,dopo un certo periodo, la tipologia di batteri cresciuti aiutandosi anche con appositi tests biochimici e/o molecolari. Saluti Alessio. Per i tuoi quesiti scrivi a: AQUAFORUM - LA CIOTOLA 55013 LAMMARI (LU) oppure: info@petfamilynews.it

Ciao Jennifer, in realtà il rischio salmonellosi non è ancora ben studiato in ambito acquario logico, vi sono però un paio di lavori pubblicati su apposite riviste scientifiche riguardanti la presenza di salmonella in acquario. In un sono stati intervistate 56 persone che erano state infettate da Salmonella paratyphi di tipo 1 ed hanno riscontrato che il 60% dei soggetti colpiti aveva avuto contatto diretto con pesci d’acquario o acquari (negozi o privati), prima di contrarre l’infezione. Questo dato andrà sicuramente approfondito da altri studi epidemiologici e sulla patogenesi e via di trasmissione della malattia. Una corretta attenzione cura ed igiene personale, specialmente dopo aver fatto manutenzione in acquario, è sempre raccomandabile, in quanto l’acquario è un vero e proprio ecosistema non solo di specie ittiche e vegetali, ma anche batteriche che, a volte, possono causare problemi all’acquariofilo.

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L’ALBUM Tobia di

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Dero

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17 Aprile SASSARI Gruppo Cinofilo Sassarese Tel. 079-238031

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Esposizioni REGIONALI

11 Aprile MILANO Gruppo Cinofilo Milanese Carlo Speroni Tel. 02-76008814

25 Aprile ROMA Gruppo Cinofilo Capitolino Tel. 06-4067413

RADUNI

10 Aprile GRAZZANO VISCONTI (PC) BRACCO ITALIANO Società Amatori Bracco Italiano Tel. 0377-801022 LA TOLLARA (AL) Cieb Sezione Piemonte Tel. 010-714850 11 Aprile FRASCAROLO (PV) RETRIEVER Retriever’s Club Italiano Tel. 347-3780393 PIOMBINO (LI) COCKER SPANIEL INGLESE Club Italiano Spaniel Tel. 0185-700470 VOLTA MANTOVANA (MN) CHOW CHOW Ass. Nazionale Italiana Chow Chow Tel. 02-9660308 14 Aprile MASTRATI (CE) BASSOTTO Amici Bassotto Club Tel. 0523-852081 18 Aprile ANGRI (SA) Sas Faito Tel. 081-7540269 BENTIVOGLIO (BO) MASTIFF BULLMASTIFF Club Italiano Del Molosso Tel. 081.5316851 PIAZZOLA SUL BRENTA (PD) Bci Gruppo Veneto Centrale Tel. 3485444432 ROMA PICCOLO LEVRIERO

Benedetti Animali

ITALIANO Circolo Del Piccolo Levriero Italiano Tel. 06-3723363 SCISCIANO (NA) MASTINO NAPOLETANO Società Amatori Mastino Napoletano Tel. 081-8441024 24 Aprile BURAGO DI MOLGORA (MB) SETTER INGLESE Gruppo Cinofilo Desiano Tel. 02-48020407 MOLINARA (BN) POINTER Sis Delegazione Benevento Avellino Tel. 0824814165 RAVENNA Kci Delegazione Emilia Romagna Tel. 059-530720 RAVENNA CHOW CHOW SETTER INGLESE SETTER IRLANDESE SPRINGER SPANIEL SAN BERNARDO Gruppo Cinofilo Ravennate Tel. 0544-400130 RAVENNA RHODESIAN RIDGEBACK Rhodesian Ridgeback Club D’Italia Tel. 039-9275103 RAVENNA GOLDEN RETRIEVER

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Retriever’S Club Italiano Tel. 347-3780393 ROMA BORDER COLLIE Italian Border Collie Club Tel. 0385-82412 TELESE TERME (BN) SETTER INGLESE Sis Delegazione Benevento Avellino Tel. 0824-860608 25 Aprile BURAGO DI MOLGORA (MB) POINTER Gruppo Cinofilo Desiano Tel. 02-48020407 CASTELVETRO PIACENTINO (PC) Sas Valpadana Tel. 0523-824298 CASTIGLIONE DEL LAGO (PG) TERRIER Società Italiana Terriers Tel. 055-7878070 MASSENZATICO (RE) MAGYAR VIZSLA Associazione Magyar Vizsla Club Italiano Tel. 0522-924017 VALEGGIO SUL MINCIO (VR) BOVARI SVIZZERI Club Italiano Amatori Bovari Svizzeri Tel. 348-6628862

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gli animali da compagnia sono fonte di appagamento,serenità ed affetto disinteL’ultimo libro di Diego Manca ressato. Che cosa sarebbe oggi l’uomo se non Il titolo di questo libro è stato ispirato dall’espressione schietta e liberatoria che un anziana signora disse men- avesse vicino gli animali? tre stringeva fra le braccia il suo affezionato cagnolino Grazie alle storie narrate dall’autore, è possibile cogliere tutto il lato “umano” Billy, così si chiamava, che aveva dovuto affrontare un rischioso ma inevitabile intervento e si era da poco degli animali e dei grandi benefici che ci donano. Abbaimo molto da imparare risvegliato dall’anestesia. Per lei il suo beniamino non era solo fonte di compagnia e comprensione, ma anche dai nostri amici a quattro zampe: non finiranno mai di stupirci e chissà cos’altro un’inesauribile elisir di giovinezza e buonamore. In effetti, nella nostra epoca così segnata dall’individua- ancora sarà scoperto grazie allo studio del loro comportamento. lismo, dalla competizione sfrenata e dalla solitudine,


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