2014_dicembre_E foi de Borg

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www.societadeborg.it societadeborg@gmail.com Nuova edizione - Dicembre 2014 - Periodico edito dalla Società de Borg - Borgo SaN giuliaNo - riMiNi

ECHI SUL BORGO di Stefano Tonini (Presidente Società de Borg) � Un anno particolare sta giungendo al termine. Il tanto atteso 2014 con le celebrazioni “d’obbligo” per i 2000 anni del Ponte e la nostra Festa biennale sono oramai alle spalle, archiviate con soddisfazione. Ripercorriamo un po’ a ritroso il cammino fatto, sentendo ancora riecheggiare nella testa gli echi della Festa e le inevitabili tensioni del momento, mentre tra le mani abbiamo ancora qualche foglio da sistemare. Possiamo finalmente fare un bel sospiro rasserenante. La Festa in sé è stata apprezzata, goduta e vissuta appieno dai riminesi. L’omaggio al Ponte è stato caloroso, popolare e scoppiettante (come da tradizione). Ma se l’eco della Festa è il “suono” maggiormente distinguibile tra quelli che giungono dal Borgo, nel corso del 2014 ve ne sono stati altri che sono degni di nota e che vogliamo ricordare in questa breve sintesi di fine anno. Li citiamo alla spicciolata confidando che riecheggino anche tra i vostri ricordi recenti: il cortometraggio “E’ piop” girato interamente nel Borgo (ha vinto recentemente la Sezione Fulgor al Festival Amarcort 2014), la seconda edizione di “Esco in scarana” con i Viaggi di

George e l’incontro sull’alimentazione in collaborazione con la Casa di Cura Villa Maria, i nuovi murales di Troll, Eron e Ericailcane, gli eventi di Borgo Natale tra cui spicca la terza edizione di Borgo Solidale, una vera e propria festa del volonatariato e della partecipazione attiva dei cittadini. Alla base di questi piccoli e grandi eventi, c’è poi il lavoro quotidiano dell’associazione che vuole fare memoria e lasciare traccia del suo agire; lo facciamo tramite la pubblicazione del nostro giornale “E’ foi de Borg”, l’evoluzione del sito internet sempre più ricco di contenuti digitali (www.societadeborg.it) ed i costanti aggiornamenti della nostra pagina Facebook. Nuovi progetti sono già in cantiere, tenendo altresì conto delle evoluzioni urbanistiche che a breve impatteranno non poco sul nostro Borgo. La Società de Borg – ed in primis il suo Consiglio – si affaccia al nuovo anno con una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie possibilità. L’esito positivo della Festa ha dato nuovi impulsi tanto che non pensiamo solo al 2015 ma stiamo già progettando (o

Un documentario sul Borgo

E’ BORG, CHE PATACHEDI � Sotto le fitte nevicate del mese di febbraio sono state effettuate le prime riprese del documentario che la Società de Borg ha deciso di realizzare nel tentativo di fissare la storia e l’evoluzione degli abitanti del Borgo San Giuliano. Affidata la macchina da presa alle mani giovani ma già esperte di Alessandra Gori, riminese doc e già assistente alla regia di Ermanno Olmi, è partita la ricostruzione di un mondo che per larghi tratti non c’è più, racconti e narrazioni che i protagonisti di epoche ormai lontane hanno ricostruito con passione e coinvolgimento. Dai più anziani che ripercorrono scene di vita privata ed eventi storici cui conferiscono i colori e le atmosfere come i libri di storia non potranno mai fare, ai protagonisti di oggi che possiamo incontrare tutti i giorni nei vicoli e nelle piazzette del Borgo. Un documentario che sarà il testimone ai posteri di quella che è stata a tutti gli effetti

l’emancipazione di un luogo che nasce come luogo povero di Rimini per antonomasia, che subisce molteplici attacchi alla sua esistenza fisica, per poi trasformarsi in quartiere à la page, il tutto unicamente grazie agli sforzi di abitanti che probabilmente costituiscono una comunità irripetibile. A tutt’oggi l’eterogeneità di quella comunità è uno degli elementi che ne contraddistinguono la qualità della vita: nel passato infatti al Borgo si sono stratificate ondate successive di emigrazioni e immigrazioni così come esercizi commerciali presenti in loco dall’inizio del secolo scorso convivono anche con locali nuovi che animano le serate del nostro quartiere. É quindi il racconto di una comunità dal forte spirito identitario che era emarginata dal resto della città, una città che sentiva come distante se non avversa; per i riminesi il nostro era il luogo della miseria (e la miseria, si sa, incute timore). Una realtà che i riminesi

Ph Fabio Gervasoni

sognando) la Festa del 2016 come se la dovessimo realizzare domani. Camminando tra i vicoli del Borgo oppure “sorvolando” sui suoi tetti (come abbiamo imparato a fare con le splendide immagini del drone di Walter Nanni nella recente Festa de Borg) gli echi delle cose che abbiamo fatto in questi ultimi mesi, si mescolano con quelli vissuti e tramandati da chi ha fondato e animato la Società de Borg sin dalle sue origini oltre trentant’anni fa (non perdetevi la presentazione del documentario “E’ borg: che patachedi” di Alessandra Gori in programma il 5 gennaio 2015 al Cinema Tiberio).

CineMa TeaTRo TiBeRio

Lunedi 5 gennaio 2015, ore 21.00 ingresso libero

anteprima assoluta del documentario

e’ BoRG, CHe PaTaCHeDi non conoscevano e non praticavano; non sapevano nulla della solidarietà e vicinanza che univano gli abitanti di quella comunità compatta, ribelle, pronta ad integrarsi con altre culture, esperienza e stili di vita, capace di non subire passivamente le prepotenze del potere e di chi via via lo rappresentava, fossero lo Stato o la chiesa, il fascismo o il PCI.... É una piccola e coesa civiltà popolare, racchiusa in un fazzoletto di strade e piazzette, dapprima abitata quasi completamente da marinai, operai, fiaccheristi, facchini, manovali, da qualche negoziante e, da un certo punto in avanti, da tanti ferrovieri che all’inizio del Novecento erano l’unica forza organizzata capace di mobilitarsi per rivendicazioni e scioperi, infiammando Rimini ed il Borgo in primis. Qui l’esistenza quotidiana si svolgeva interamente all’aperto, in comunione con gli altri, nel bene e nel male, dove l’amicizia profonda poteva tramutarsi anche in improvvisa sopraffazione, dove tutto – dolore e gioie, incomprensioni e slanci – veniva vissuto sopra le righe, a voce alta. Poi l’Italia, Rimini, e lo stesso Borgo cambie-

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L’augurio di fine anno è molto semplice: vorremo che tutti questi “echi” fossero come degli ultrasuoni capaci di distruggere le nostre - piccole o grandi - incrostazioni. Una terapia benefica di ultrasuoni per sciogliere le relazioni tra gli abitanti di questo Borgo, che potrà dirsi davvero “bello e vivo”, non tanto per le sue feste, ma soprattutto per i suoi abitanti. Chi ha vissuto l’esperienza del Consiglio può essere testimone dei benefici di questa terapia. Gli esiti sono miracolosi. Sta ad ognuno di noi prestare orecchio e sottoporsi ai benefici influssi della “eco terapia borghigiana”. Buon anno! Regia di alessandra Gori Sarà presente la regista, borghigiana doc, aiuto regista di Ermanno Olmi in diverse opere, incluso il recente film “Ritorneranno i prati” dedicato alla tragedia della Prima Guerra Mondiale, che sarà proiettato il giorno 22 gennaio nella nostra sala. ranno notevolmente: il miracolo economica indurrà molti borghigiani a spostarsi nei nuovi quartieri residenziali sorti in città. Le case abbandonate diverranno sempre più fatiscenti; siamo nella seconda metà degli anni settanta, sembrava allora che fosse in atto un declino definitivo. L’amministrazione propone l’ennesimo tentativo di stravolgimento edilizio, al quale però si oppone la gran parte dei residenti. É proprio da quelle lotte, quasi miracolosamente, il Borgo ritrova slancio sulle proposte di un gruppo di giovani costituitosi spontaneamente, al di fuori di ogni appartenenza a partiti e istituzioni, coinvolgendo tutti per dare vita a una stagione di risanamento delle vecchie case, al recupero delle proprie radici e della propria identità, a partire dalla prima Festa del Borgo organizzata nel 1979. Le testimonianze raccolte, attraverso immagini, parole e volti, cercano di documentare, narrare ed interpretare la storia di questa borgata.

di Rossano Lambertini e Mario Pasquinelli

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Caldonatal Borgo Natale 2014

� Nel bel mezzo del gelido inverno ti puoi coprire quanto vuoi ma se continui a sentire freddo ti rimane solo una cosa da fare: scaldarti dentro. E tante sono le cose che ci possono scaldare, tante davvero: una buona tazza di cioccolato bollente, un vin brulè appena colato fumante nel tuo bicchiere, una canzone che ti regala un ricordo improvviso, un’emozione come un abbraccio o un gesto di umanità, un pensiero di solidarietà, l’idea che non si è mai soli... Tante cose possono concorrere a scaldare quest’inverno nel mese che porta al Natale. Abbiamo cercato di portare tutte queste cose al centro del nostro borgo attraverso una serie di

eventi raccolti sotto la definizione ormai nota di “Borgo Natale” (come recitano le luci delle feste all’ingresso del Borgo) in collaborazione con l’Associazione Commercianti. Tra gli eventi proposti direttamente dalla Società de Borg segnaliamo la giornata dell’8 dicembre 2014 che ha ruotato attorno alla mostra mercato “Borgo Solidale” dove protagoniste sono state le Associazioni di Volontariato del territorio da noi invitate per esporre i propri progetti. L’edizione 2014 di Borgo Natale è stata dedicata in particolare al sostegno di AROP (Associazione Riminese Oncoematologia Pediatrica) che ha sede presso l’unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale Infermi di Rimini. Con un fotoracconto ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato: accanto a chi abbiamo già citato, ringraziamo anche l’Associazione Marinando che in collaborazione con gli scout e Legambiente ha guidato una piccola spedizione di pulizia del nostro invaso proprio nella giornata dell’8 dicembre, Giuma - Giuliano Maroncelli autore del presepe galleggiante ai piedi del Ponte, i volontari delle associazioni e del Borgo.

Gli eventi di BorGonatale dal 7 dicembre 2014 al 6 gennaio 2015: - presepe galleggiante di Giuliano Maroncelli, sotto la prima arcata del ponte di Tiberio - casette di legno in via Ortaggi con proposte per i regali di Natale 14 dicembre: alberi di Natale e merenda nel Borgo - via Ortaggi Le scuole aderenti al progetto di Borgo Natale allestiscono gli alberi lungo viale Tiberio. Gli chef vi invitano ad un pomeriggio di laboratori e merende da leccarsi i baffi!!! 19 dicembre: Auguriamoci Buon Natale - Cinema Tiberio - cabaret di arte varia ed estrazione premi Lotteria BorgoNatale 2014

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21 dicembre: battitura all’asta (con l’intervento di personaggi famosi) delle Palle di Natale “V.i.p” e risultati della votazione l’albero più gradito - via Ortaggi 22 dicembre: consegna dell’albero vincitore al reparto di Pediatria. 5 gennaio: presentazione del documentario “E’ BORG: che patachedi” di Alessandra Gori, Cinema Tiberio 6 gennaio: Befana Borgo Run. Camminata borghigiana per famiglie alla ricerca delle Befane del Borgo. Il percorso di circa 1,5 km è facilmente praticabile dalle famiglie anche con passeggini. È l’evento conclusivo per le scuole che saranno chiamate a partecipare numerose con un premio speciale in materiale didattico. La manifestazione è organizzata da Grip Dimension, Challenge Rimini, Rimini Marathon.

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“E’ PIOP” Premiato al Festival Amarcort 2014 Il corto E’ PIOP vince la Sezione Fulgor del Festival Amarcort 2014

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� Il 5 gennaio 2014 avevamo presentato al Cinema Tiberio il cortometraggio “E’ Piop” della giovane riminese Gloria Allegrucci che era stato girato nell’estate 2013 tra le vie del nostro borgo. La Società de Borg e l’Associazione Commercianti si erano lanciati nel progetto non solo contribuendo al sostegno materiale ma anche fornendo comparse e suggerimenti alla sceneggiatura (soprattutto per la parte dialettale). Siamo veramente orgogliosi di questo primo premio e ci complimentiamo con il giovane staff che ha dato vita al progetto. “E’ Piop” di Gloria Allegrucci (a destra nella foto) un’avventura surreale, che sottolinea la riscoperta della forza di una lingua dialettale e del calore e della genuinità che essa porta con se. e’ PioP Regia: Gloria Allegrucci autore del Soggetto: Gloria Allegrucci, Fabio Magnani Sceneggiatura: Gloria Allegrucci Cast: Fabio Magnani e con: Francesca Airaudo, Sofia Curti, Domenico Manaò, Barbara Morelli, Giuseppe Bondi, Gianfranco Mancini, Davide Camporesi, Manuela Molari, Rita Ravagli, Giorgio Marzaloni, Lucia Bastianini, Sofia Zazza, Rosa Giulianelli, Anas Abdullah, Nadia Pagan, Stefano Allegrucci, Agnese Rapini, Chiara Amatori, Loredana Venturi Zolli, Alberto Banci, Marina Rondini, Marco Alvisi, Fabio Pellegrino, Giordana Farina Cortometraggio prodotto con il sostegno di: ass.ne “La SoCieTa’ De BoRG” Ass.ne “BORGO SAN GIULIANO”

Breve sinossi: È una calda mattina sul finire dell’estate quando un uomo, un turista, attraversa il Ponte di Tiberio di Rimini per addentrarsi in un piccolo Borgo: il Borgo San Giuliano. I colori, i profumi, le case, i dipinti catturano subito il suo interesse: sembra essere piombato in un magico luogo. Dopo aver scattato qualche fotografia e aver percorso le varie viuzze, decide che ormai è ora di tornare verso l’hotel dal quale è venuto per godersi un ricco pranzo. Ecco che però uscire dal Borgo diventa magicamente impossibile …

Tra i più amati dai riminesi c’era lui, il protagonista di “Amarcord” E’ scomparso “Titta”, l’avvocato Luigi Benzi, grande amico – fedele e leale – di Federico Fellini di Mario Pasquinielli, Giuliano Ghirardelli � Era lui il personaggio più popolare - “più riminese” di ogni altro nostro concittadino - capace e apprezzato in tutti gli ambienti della città: dall’elitario Casino Civico alle gradinate affollate e turbolente del nostro Stadio... La sua amicizia con Fellini ha fatto il giro del mondo, grazie soprattutto a quel capolavoro di Amarcord. Grande come avvocato e come affabulatore. E al contempo capace di conserPh Leonardo Fazioli vare, nella vita, una giusta misura: nessuna presunzione ed una disponibilità a spendersi in tante occasioni. Bastava telefonargli e lui arrivava, anche per piccoli ed improvvisati incontri. A noi del Borgo, a quelli legati alla Rimini più passata che futura, non poteva non piacere. E lui contraccambiava generosamente. Tanti sono gli episodi in cui Titta ci faceva da tramite: raccontandoci con profusione aneddoti e ricordi tratti dalla vita dell’amico Federico e dalla loro storia comune. Fellini, dalla testimonianza di Titta, non era stato in gioventù un frequentatore del Borgo, anzi sosteneva di non conoscerlo affatto. Solo negli ultimissimi anni della sua vita, tramite l’amico Benzi, che lo

scarrozzava a Rimini con la sua Cinquecento, sicuramente per un paio di volte capitò al di qua del Ponte. Alle tre di notte, in una Festa del Borgo, qualcuno riferì di aver visto Fellini, a bordo della piccola auto condotta da Titta, transitare per le stradine borghigiane. In un’altra occasione, di pomeriggio, sempre in macchina, risalendo via Forzieri, i due passarono accanto al Bar di Pierino, e gli avventori presenti riconobbero il Maestro manifestandogli ammirazione e stupore. Lo stesso Titta, nei suoi racconti, confermò l’episodio, precisando che Federico, lì per lì, disse che gli sarebbe piaciuto, venendo ad abitare a Rimini, passare qualche ora in quel clima e in quell’ambiente che tra l’altro, Benzi, gli aveva già descritto. L’altro personaggio riminese che aveva rapporti sia con Fellini che con il Borgo (c’era nato e poi negli ultimi anni ne era diventato un frequentatore assiduo) era Glauco Cosmi. Glauco ci disse più volte di aver parlato della Festa del Borgo all’amico Federico. La risposta e il consiglio del Maestro furono: “state attenti a non fare una patacata!”. E si trattava di un’affettuosa avvertenza. D’altronde anche Titta non aveva paura di sfiorare il ridicolo... tanto che il suo libro più conosciuto ha come titolo “Patachedi”.


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Ph Fabio Gervasoni

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XIX Festa de Borg Texture on Tiberio

In occasione della Festa de Borg 2014 (“Tiberio, Tein bota!”), oltre 30 artisti hanno vestito il Ponte con le loro immagini. Ve ne regaliamo un assaggio sperando sia stato divertente anche per voi ammirare il nostro Ponte, ormai così familiare, sotto una nuova luce.

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Un pane che ha fatto la Storia, buono da oltre un secolo Il Panificio Olivieri di Piazzetta Ortaggi è una delle attività storiche del nostro Borgo. Nel 2014 ha superato il centesimo compleanno di Alberto Biondi � Mi mancano le botteghe di una volta. Il loro aroma, il calore umano di chi sedeva dietro al bancone e intuiva già cosa avresti comprato. Purtroppo sono nato quando i primi supermarket avevano già stravolto la vecchia logica del commercio, falcidiando negozietti e piccole attività a gestione familiare. Eppure qualche eccezione resiste ancora, con tenacia. Una di queste è il panificio Olivieri di via Ortaggi, la cui storia pluricentenaria intreccia le proprie radici con quelle del Borgo e dei suoi abitanti. Per risalire al principio di questa saga familiare lunga quattro generazioni, occorre partire da quel remoto 1910 in cui Enrico Olivieri lasciò Santa Giustina e aprì il suo forno sulla riva sinistra del Marecchia. Dopo due anni nacque Gustavo, il primo a crescere tra i sacchi

di farina, e nel ‘39 il ragazzo non fece in tempo a sposarsi con Livia Bracconi che l’anno successivo dovette partire per la Libia. Era scoppiata la guerra. Prima che Gustavo Olivieri potesse tornare in via Ortaggi ne visse di cotte e di crude: dopo l’Africa venne spedito in Albania, poi cadde prigioniero dei tedeschi in un campo di lavoro; infine, nel ‘45, riuscì a raggiungere una Rimini in macerie. Durante i bombardamenti un ordigno destinato al Ponte di Tiberio era precipitato sul forno, ma la bomba non esplose. Una scheggia aveva però ferito il padre Enrico, che sfollato a Viserba morì d’infezione a Villa Salus. Bisognava ricominciare e con l’arrivo di Gilberto Olivieri, figlio di Gustavo, il panificio poteva contare su nuove forze. “Se si escludono i 5 anni in cui lo affittammo ai Guidi, il forno è sempre stato nostro. – racconta Gilberto mentre con la coda dell’occhio sbircia il figlio Gianluca e la moglie Pia, indaffaratissimi – La crisi? Una volta gli ordinativi degli alberghi erano il doppio e ora la gente consuma meno pane, perché sono cambiate le abitudini alimentari. La mazzata però ci è arrivata dagli iper, che vendono a basso costo un pane precotto che importano da fuori”. Con il profumo di spianata nel naso domando se ci sono dei giovani italiani disposti a lavorare nel panificio. Gilberto scuote la testa: “L’unico ragazzo venuto un anno fa era del Kosovo”. Quando esco dal forno, perplesso, mi chiedo se tra cent’anni non mangeremo tutti pane precotto.

Nella foto a sinistra, Pia e il figlio Gianluca con il loro consueto sorriso. Nella foto sopra, la bottega com’era un tempo (dall’archivio della famiglia Olivieri).

Augusto, le buone maniere e il buonsenso Ci ha lasciato di recente Augusto Berlini, uno dei fondatori della Società de’ Borg: un personaggio di grande equilibrio e saggezza, stimato anche per il suo impegno politico (nel Partito repubblicano) e professionale � Di Augusto Berlini ricordiamo soprattutto i suoi interventi a favore delle prime Feste del Borgo, in particolare il ruolo assunto assieme al compianto Enrico Ghinelli, tutt’e due nel Consiglio di Quartiere: pur essendo in minoranza si batterono per farci ottenere un finanziamento pubblico, una cifra non rilevante che però risultò decisiva per far decollare l’iniziativa, per incoraggiare i giovani del Comitato. Ma ascoltiamo Augusto in un’intervista che aveva rilasciato, nel 2005, a questo giornale: “Anch’io ero rimasto contagiato dall’entusiasmo dei borghigiani promotori di quell’evento, soprattutto durante i preparativi - particolarmente coinvolgenti e molto partecipati - che non lasciavano però capire cosa sarebbe diventata quell’iniziativa; il Comitato divenne in seguito associazione anche su mio impulso, con il compianto Federico Gorini come primo presidente; successivamente anch’io per cinque o sei mesi, nella quarta Festa, ricoprii quella carica.” Il suo impegno, il suo equilibrio – in anni in cui prevalevano spontaneismo e contestazione – risultò prezioso, tanto che in seguito Augusto venne nominato Presidente onorario della nostra Società. Di fatto, negli ultimi anni, la sua condizione fisica non gli

permise di frequentare assiduamente le riunioni che precedevano le manifestazioni borghigiane. Di quella intervista ricordiamo anche alcuni consigli e suggerimenti che ha voluto lasciare come in eredità ai giovani subentrati nell’organizzazione: “Varrebbe la pena di recuperare tutti i murales felliniani scomparsi, quello di via Padella, quelli delle piazzette Gabena e Pirinela che, insieme a riproduzioni anche su cartoni sagomati, comporrebbero una mostra originale e permanente sul grande Maestro; a Federico Fellini, poi, dovremmo dedicare un monumento, da collocare nel piccolo giardinetto adiacente al Ponte di Tiberio: una statua con il grande regista che guarda la sua città; alle spalle il Borgo, che idealmente lo sostiene e lo celebra con affetto.” La Società del Borgo si ritrova ampiamente in questi suoi proponimenti ed obiettivi, comuni a tanti di noi legati, da sempre, alla figura e all’opera del nostro grande concittadino. La realizzazione di un percorso legato alla memoria felliniana, all’interno del Borgo, costituita da nuovi murales e da pannelli che riprodurranno alcuni tra i vecchi dipinti murali, di pregio, scomparsi con gli anni, è in corso d’opera. Un percorso che verrà inaugurato nella prossima primavera.

Ed ecco la famiglia Berlini, protagonista nella vita di parrocchia. Da sinistra: Marcello, Natale (Lino), Augusto e Federico. Al centro, la mamma Ester.

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Una galleria a cielo aperto da ricostruire Tornano i murales nel Borgo (e non solo): pennellata dopo pennellata, si svelano le tracce di un nuovo percorso per immagini tutto da raccontare di Marianna Balducci opera del maestro che, da bravo sognatore, ha ancora il merito di aver ricostruito una Rimini quasi più vera del vero, nei suoi film. Al Ponte vero e proprio fa invece compagnia l’opera di Eron, sul muro della casa ad angolo con Via Marecchia. Dopo averci regalato un “Ponte di Tiberio gemello” che fa capolino dalla sponda opposta dell’invaso in omaggio a quello storico romano, questa volta Eron si è dedicato a una storia quotidiana, la storia di Ida Marzi, una delle prime donne frequentatrici del Circolo Primo Maggio (foto a destra). Il ritratto, pur nella straordinaria cura del dettaglio nel riprodurre la fisionomia di Ida, si nasconde in una altrettanto realistica nuvola scura che trasuda dalla piccola grata come un’infiltrazione sfuggita al controllo (e anche la grata, che è vera, è un espediente dell’artista, applicata appositamente ma con discrezione così da farci credere che sia sempre stata lì). “Soul of the wall” è il nome della serie a cui appartiene l’opera di Eron che già ci aveva dato un assaggio dello stesso gioco di richiami alla Biennale del Disegno (aprile-giugno 2014, Rimini).

� Passando in rassegna le pagine che su internet parlano del Borgo, in cerca di testi da archiviare e magari di qualche segnalazione che ci siamo persi per strada, inciampo continuamente negli articoli che identificano il Borgo San Giuliano come “borgo dei murales”. Faccio un sospirone e penso che, tra i tanti contenuti prodotti e diffusi anche in questi ultimi tempi, tra le tracce indicizzate sui motori di ricerca al primo posto rimangono comunque proprio quelle di quei muri colorati che, nella maggior parte dei casi, non esistono più. Da diversi anni la Società de Borg è in cerca della strada giusta per poter ricostruire quei percorsi di immagini (un protocollo che ne tuteli la conservazione, qualche fondo in più per sostenerne la realizzazione e manutenzione nel tempo, ecc.); da diversi anni facciamo i conti con quello che alla fine è il legittimo diritto di ciascun proprietario di intervenire su casa sua ‘come e quando vuole’. Pur con un po’ di frustrazione, probabilmente condivisa anche dagli artisti che sono stati gli artefici delle tante opere cancellate, non molliamo la presa e ci ha fatto piacere constatare che non siamo gli unici ad avere ancora fiducia in questo progetto. Ecco perché, accanto ai tanti articoli nostalgici che anche noi abbiamo dedicato a quella galleria a cielo aperto ormai ridotta all’osso con pochi ma ancora degni superstiti, questa volta possiamo finalmente dare spazio a un segnale nuovo. Proprio in occasione dell’ultima Festa de Borg, infatti, due opere hanno riaperto questo capitolo e, grazie alla disponibilità degli artisti e dei residenti, ora inaugurano quello che speriamo diventi presto il nuovo ciclo di murales del Borgo. Gli autori sono Eron e Teresio Troll: li conosciamo già da tempo, avevano già dipinto il Borgo, hanno un modo di lavorare diverso l’uno dall’altro, ma hanno entrambi una lunga esperienza nel raccontare storie per immagini. Con Teresio, già autore del murales dedicato a “Scureza” in piazzetta Pirinela, si riapre il dialogo col maestro Fellini: in via Padella c’è un Federico visionario che guarda con occhi accesi proprio il Ponte di Tiberio, rappresentato nel suo farsi, quando ancora le cinque arcate erano nude strutture in potenza (foto in alto). Sembra quasi che l’imponente monumento sia persino lui

voglia di stanare e riscoprire quelle già esistenti e, ci auguriamo, costituisca un ulteriore slancio verso la realizzazione di una nuova galleria a cielo aperto. A dare il buon augurio in questa direzione, proprio da poche settimane, si è acceso un altro segnale: il muro ai piedi dell’invaso, scenario di quell’arena naturale in cui abbiamo ambientato spettacoli ed eventi, è la destinazione di uno degli interventi promossi dall’Assessorato alla cultura della città e oggi indossa un nuovo vestito. La firma è quella di Ericailcane,

“Questi lavori si basano sul fenomeno percettivo conosciuto con il nome di Pareidolia. Si tratta di una tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate; l’associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani. La Pareidolia consente spesso di dare una spiegazione razionale a fenomeni apparentemente paranormali, quali le apparizioni di immagini su muri o la comparsa di persone in fotografie.” [Ufficio stampa Eron] Accanto alla scelta di interpretare un fenomeno così affascinante, sta anche l’attenzione al soggetto del murales e alla sua relazione con il luogo che andrà nuovamente ad “abitare” ed è questo che fa di un’opera su muro un’installazione “site specific”, pensata e nata proprio per quel luogo e che perderebbe parte della sua sostanza se riprodotta altrove. Ci piace notare come, fin da subito, complice anche la conformazione del Borgo stesso, queste tracce artistiche, come quelle già impresse in passato, siano spontaneamente diventate parte di un percorso, una caccia al tesoro, di tappa in tappa, stradina dopo stradina a vedere se li troviamo tutti questi “murales del Borgo”. Vedere tracce nuove ha risvegliato in molti la

artista di fama internazionale, che ha scelto il gallo e il pavone come protagonisti della sua opera (foto in basso): il primo, simbolo della tradizione romagnola; il secondo, di felliniana memoria (persino lui è un personaggio di “Amarcord”, in fondo) ma anche moderno guardiano del Ponte fino a non molti anni fa, a cui la comunità borghigiana si era tanto affezionata. Stanno vicini, becco a becco e c’è chi ha parlato di ideale scontro tra passato e contemporaneità, tra memoria popolare e vanitosa modernità, ma a me, questi due animali quasi archetipici, ben poco ricordano uno scontro, così rappresentati. Preferisco pensarli complici nell’oggi, intenti a stringersi la zampa e a scambiarsi un confortante, tollerante, tenero bacio.

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Viale TIBERIO 23 Rimini Borgo San Giuliano 0541-55290 335-1475167 francescazaghini@virgilio.it


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Una “fabula” romana per i duemila anni del Ponte Un giovane autore del Borgo pubblica una favola sulla costruzione del Ponte di Tiberio � Si chiama Alberto Biondi e sul suo profilo twitter (@alberto_biondi) si presenta così: Ascolto, leggo e traduco le parole della gente. Dopodiché, per capirla, scrivo. Giovanissimo, è già però molto attivo sul territorio e forse avrete letto diversi suoi pezzi su La Piazza di Rimini (lapiazzarimini.it). Abita nel borgo (ci siamo incrociati fin da bambini) e, dopo che ognuno aveva preso la sua strada e, pur a due passi l’uno dall’altra, ci eravamo un po’ persi di vista, è stata una piacevole sorpresa ritrovarlo ora che ‘siamo grandi’. Ci siamo reincontrati in occasione di un progetto per la scuola elementare ‘Decio Raggi’ (“Alla scoperta di noi stessi, del nostro borgo”, primavera 2014) dove, con ciascuna classe, avevo impostato un percorso che utilizzasse il disegno come strumento per conoscere la città e uno dei testi che ha fatto da traccia è stato proprio il

suo “Le Pietre di Tiberio” (Guaraldi, 90 pagg., E 8). Ancora non ne si conosceva il destino editoriale, ma di certo già si intuiva il grosso lavoro di Alberto per non farsi cogliere impreparato alla prima occasione di pubblicazione che per fortuna è arrivata presto. L’editore Mario Guaraldi ha creduto in questo piccolo omaggio al bimillenario del Ponte e ha deciso di pubblicarlo in un libretto tascabile arricchito da nove incisioni storiche realizzate a cavallo del Cinque e Ottocento. La collana in cui è edita la favola è la “One book/ One event”, ossia libri che vivono nello spazio di eventi organizzati contando su una diffusione a tiratura pianificata. “A volte la Storia con la -s maiuscola non offre delle risposte soddisfacenti a tutte le domande che vorremmo rivolgerle.” dice Alberto presentando il suo lavoro. “Purtroppo i reperti archeologici e le fonti archivistiche non potranno mai svelarci ogni piega del passato, perciò l’unico modo per valicare i limiti della ricerca storica e scoprire i giorni che furono è attraverso il racconto, il mito, la fantasia. Capire il

“LA [SUP]POSTA DEL CUORE” Per questa sera “basta far l’amore!” Caro Gnoli, non ti conosco di persona, anche se tutti (o quasi) mi parlano bene di te. Non abito a Rimini, ma nell’entroterra e precisamente a Verucchio, dove mi dicono che tu sia nato. Raccontano che la tua famiglia abitasse addirittura nel Castello; la cosa per te è servita a presentarti come un aristocratico, e da lì, forse, hai ereditato le buone maniere e la fortuna con le donne. Io invece non posso dire altrettanto, ho trent’anni e recentemente ho fatto “cilecca” per ben due volte e se la prima era giustificata dalla scarsa avvenenza dell’occasionale compagna, la seconda lo è di meno in quanto si trattava di una donna bellissima e sensuale. Secondo te, perché mi è capitata una cosa del genere? E, soprattutto, c’è un rimedio o un consiglio che tu possa regalarmi? E, permettimi di chiederti: a te è mai successo? Ci sono “scuole” o insegnati a cui rivolgersi, oltre a te? Con ammirazione, invio i miei più calorosi saluti il tuo Bell’Antonio Caro Antonio,

siamo tutt’e due di Verucchio, ma onestamente siamo un po’ diversi. Pazienza la donna brutta (che io ho comunque sempre onorato) ma di fronte ad una presenza femminile che è simile ad un’opera d’arte... penso che tu sia stato vittima della sindrome di Stendhal! Hai preso, secondo me, una brutta china, caro Antonio, e quando arriverai alla mia età (peraltro vissuta ancora in maniera vitale e virile) non oso dirti in quale condizione trascorrerai la tua maturità! La butto lì: hai provato con il Viagra? Se invece, il tuo, fosse solo un problema psicologico, dovresti fare come … quel gattino di cui ora ti racconto la storia. Un gattino di campagna (forse anche lui di Verucchio) scende a Rimini ad incontrare i suoi parenti. Due suoi cugini, gattini più esperti e intraprendenti, dapprima lo portano a sbafarsi con gli avanzi di un ristorante e di una pescheria (forse del Borgo?) e poi, a sera, ben sazi, gli propongono di andare a far l’amore; gli chiedono se l’avesse mai fatto e alla risposta negativa gli dicono: “Segui attentamente quello che facciamo noi...”. Si recano sotto un balcone e i due in-

di Gnoli

cominciano a miagolare guardando verso l’alto: “Miao, miao, miao...”. Un vero concerto. E il gattino, ripete anche lui “Miao, miao, miao...”. All’improvviso dal balcone lanciano una scarpa, che a va a colpire in testa il nostro gattino, mentre gli altri due velocemente si spostano. Imperterriti ricominciano ancora con il miagolio: “Miao, miao, miao...” . Di botto, ancora dal balcone, viene lanciato il contenuto di un vaso da notte, che ancora una volta becca in pieno il solito gattino sprovveduto. I cugini lo tranquillizzano: “Non è niente, non è niente...” E riprendono la serenata: “Miao, miao, miao...”. Stavolta dalla terrazza uno sparo squarcia l’aria, e a malapena il nostro piccolo eroe riesce a salvarsi. Ma i due cugini non si danno per vinti: “Dai, dai, continuiamo!” Il gattino, a questo punto, si ferma e rivolgendosi ai due istruttori: “Burdel, per stasera ho carghé sa!” (“Ragazzi, per questa sera ho fatto l’amore abbastanza!”). Come vedi, caro Antonio, le “scuole” servono a poco se dentro di te non possiedi quella sicurezza necessaria ad affrontare le tempeste dell’amore. Giovanni Pazzini, conte Gnoli da Verucchio P.S. Approfitto dell’occasione per smentire una diceria che circola presso il bar Alba. Il mio arrivo a Rimini sarebbe avvenuto a bordo di una “mastella”, durante una fiumana del Marecchia. Addirittura qualcuno mi avrebbe salvato, sotto il ponte di Tiberio, afferrandomi per i capelli, provocandomi così l’incipiente calvizie a cui sono stato soggetto. Non sanno, questi criticoni, che mi avrebbero fatto l’onore di accomunarmi alla stessa sorte di Mosè e di Romolo e Remo, che cambiarono il destino del mondo dopo il loro ripescaggio da un fiume. Con maggior modestia (che è, fra le tante mie virtù, quella più genuina), dicono anche che sono arrivato al Borgo nel modo più consono al lignaggio della mia casata: su una quadriga tirata da cavalli bianchi, con palafreniere al seguito. E adesso, sbóza sta’ pera...

di Marianna Balducci

vero attraverso il verosimile. La storia del Ponte di Tiberio accompagna Rimini da duemila anni. Eppure, sebbene di lui conosciamo moltissimo, la storia della sua costruzione resta ancora un mistero irrisolto. Cosa accadde tra il 14 e il 21 d.C. sulle sponde del fiume allora chiamato Ariminus? Chi fu l’architetto del Ponte voluto da Augusto ma terminato dal figlio Tiberio?” Da questi interrogativi e dalla grande passione di Alberto per la storia, nella quale si orienta con una spontaneità e disinvoltura invidiabili, si costruisce capitolo dopo capitolo questa favola, ambientata nell’Ariminum del I secolo d.C., che narra le vicende di Tiberio Lentigo, un giovane barbaro proveniente dalla sponda opposta del Mare Hadriaticus che naufraga sulla spiaggia della città e finisce, schiavo, nel cantiere del Ponte. Il ragazzino ha uno straordinario talento matematico e la sua abilità con i numeri gli sarà utile per diventare capomastro, inseguire l’amore per Gaia e riscattare così la sua libertà. La narrazione miscela equamente elementi storici e invenzione letteraria, personaggi di finzione e realmente esistiti, proponendosi non solo di raccontare con ironia la costruzione del un nostro monumento cittadino, ma anche una storia di pericolosi viaggi per mare, di ‘integrazione’ difficile, di scontro tra civiltà diverse e di amicizia. Sentendo parlare Alberto del suo lavoro, leggendo il suo libro, lavorando con lui nei giorni caldi della Festa de Borg (Alberto è uno dei candidati nuovi volontari che ci ha dato una mano proprio quest’anno e che ritrovate come firma anche nelle pagine di questo numero del Foi de Borg), mi è piaciuto vedere sempre lo stesso Alberto, autentico, gentile, sinceramente entusiasta: Alberto che con me allestisce i pannelli della mostra a cielo aperto della Festa ha la stessa luce negli occhi dell’Alberto che mi racconta come è nata la sua favola su Tiberio Lentigo e dove spera di vederla arrivare. Io l’ho vista intanto in libreria: alla Libreria dei Ciliegi, per esempio, è stato bello vederla proprio vicino al mio libro gioco illustrato “La Saraghina in gita”, sembrava si facessero compagnia e si augurassero buona fortuna. Lo stesso augurio lo rinnovo personalmente ad Alberto consigliandovi di andare a comprare il suo libro, magari anche per fare un originale regalo di Natale.

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