Settemiglia - anno I, n°5

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Cronaca della Parrocchia

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Domenica 23 gennaio 2011 è arrivata, proveniente dalla chiesa del Gesù Nuovo di Napoli l’insigne reliquia di san Giuseppe Moscati, portata dal molto reverendo padre gesuita Giuseppe Gambino responsabile del culto del santo medico. La funzione religiosa è stata presieduta dal vescovo di Nola padre Beniamino Depalma. La chiesa era stracolma di fedeli provenienti anche dai vicini paesi. Erano presenti il sindaco di Scafati, dott. Angelo Pasquale Aliberti, con il gonfalone della città, il picchetto dei cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme con S.E. Cav. Gr. Croce Gen. Giovanni Napolitano, il presidente dell’Ass. Medica Tommaso Anardi, dott. Pasquale Contaldi, il gonfalone dell’UNITALSI di Pompei, un gruppo di disabili partecipanti alla “V giornata degli amici disabili” organizzata dall’associazione “Il Bambinello”, gli Scout del gruppo Scafati I. 27 Gen, Giornata della Memoria. Gli scout del clan Nautilus, come già l’anno scorso, nella chiesa grande hanno ricordato la Shoah preparando una serie di scene, che rappresentavano alcuni dei momenti più significativi di questa pagina nera dell’umanità e come ultimo quadro, un TG nel quale venivano presentati alcuni episodi di razzismo, intolleranza o discriminazione che tuttora avvengono. 30 gennaio. Alla santa messa delle ore 11,30 partecipano i Cavalieri del Santo sepolcro di Gerusalemme, delegazione di Scafati, che iniziano le loro attività presso la nostra parrocchia. 6 feb. Fiera scout. Il reparto maschile degli scout ha preparato nel piazzale antistante la chiesa dimostrazioni di cosa è in grado di fare: costruzioni con pali di legno, cucina da campo, percorsi ginnici e d’abilità con i nodi. 6 feb. Il gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo ha celebrato la preghiera di Effusione a chiusura dei seminari svolti. 11 feb. Si è ricordato la prima apparizione di NS di Lourdes a santa Bernadetta, con la santa messa ed una processione aux flambeau, durante la quale una statua della Madonna di Lourdes è stata portata nel parco parrocchiale seguita dai fedeli con le candele accese. 14 febbraio, festa di San Valentino. Tutte le coppie che si sposeranno durante l’anno, alle ore 20, sono state presentate alla comunità. 19 febbraio. Come di consueto il nostro vescovo, Beniamino Depalma, ha incontrato tutte le coppie prossime al matrimonio della nostra diocesi. Nel mese trascorso inoltre si registra il tutto esaurito per gli spettacoli in programma il 10 e 24 Febbraio con i “Ditelo Voi”, trio cabarettista di Zelig, e “Federico Salvatore” noto cantante napoletano. Nei mesi di Gennaio e Febbraio hanno ricevuto il battesimo Paolo, Francesco, e Rita. Nella comune fede del Signore Risorto ci uniamo al dolore delle famiglie di Aquino Teresa, Parisi Bianca, Cirillo Raffaele, Turriziani Vittoria e Vaccaro Iolanda.

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da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola Aut.ne Trib. di Napoli n. 3393 del 7/03/1985 Direttore Responsabile: MARCO IASEVOLI Coordinatore Redazione: DON GIUSEPPE DE LUCA Redazione: VINCENZO FIORENZA ENZO VITIELLO ALFONSO QUARTUCCI ELENA FIORENZA VINCENZO DONNARUMMA E-Mail ed Info: redazione@settemiglia.it Per leggere e scaricare le pubblicazioni precedenti: www.settemiglia.it di Rosaria Scotto

settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Periodico Mensile Anno I - N°5 Marzo 2011 Mail ed Info: redazione@settemiglia.it www.settemiglia.it

Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa

L’ASPETTO TERRENO DELLA QUARESIMA L’esperienza del limite nell’uomo La Quaresima è un bisogno di ognuno di noi… Viviamo per un anno intero presi da mille cose, siamo costretti nella morsa dei pensieri quotidiani, spesso frantumati dentro, nei nostri sentimenti, così tanto che ci avvinghiamo anche alla più piccola speranza di felicità o, almeno di serenità e, come naufraghi persi nell’immenso mare della vita, perdiamo di vista il fine per cui siamo stati creati: guardare ogni mattina, nel sole che nasce, l’abbraccio del Dio creatore, l’Amore che tutto perdona, il Padre della Misericordia. Nei “quaranta giorni” che ci separano dalla “sconfitta definitiva della morte”, abbiamo l’opportunità di raccoglierci nella “preghiera” più intima e profonda, quella preghiera che ci consente di vedere con occhi nuovi, pieni di fiducia, il mistero del “dolore” vissuto come “offerta sublime”, unica ed irripetibile. La quaresima ci conduce fin sotto la croce, dove ognuno di noi può ritrovare il senso della sua vita, dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti frantumati, delle sue ansie quotidiane. Là sotto, se ci lasciamo abbracciare dal Mistero della Risurrezione, avremo sperimentato direttamente in noi il “miracolo della vita”. Ciò, però, che della quaresima mi affascina di più, quello che mi coinvolge dal punto di vista laico e culturale, è l’immagine del deserto. Gesù vi si rifugiò per ben quaranta giorni prima di consegnarsi, mite agnello, nelle mani della (in)giustizia umana. Gli ebrei furono costretti a viverci da pellegrini per ben quarant’anni prima di entrare nella Terra promessa. I primi monasteri furono costruiti nel deserto per consentire ai monaci di vivere l’intimità con Dio e con la storia di Cristo. Il deserto, allora, proprio perché è il luogo dove ogni altro luogo scompare, diventa il non-luogo di Dio. Gesù, infatti, è nel deserto che ritrova la sua intimità spirituale con Dio Padre.

Mons. Rino Fisichella, Vescovo e Rettore della Pontificia Università Lateranense, così si rivolge ad un gruppo di giovani: “proprio per questo, perché tu possa conoscere chi sei in realtà, cosa Dio vuole da te, cosa gli altri chiedono e tu devi dar loro, Dio ti chiama a seguirlo nel deserto”. Chi entra nel deserto, quindi, ne esce vivificato, rinnovato, perché scende nel profondo della sua anima e vi trova Dio. Ma, mi chiedo, fuori dalla teologia del deserto e della quaresima, in che modo l’uomo può sperimentare e rappresentare la sua creaturalità, la sua essenza terrena? Può l’uomo trasferire il significato così profondamente teologico del deserto e della quaresima nella sua natura umana, nella sua vita quotidiana? Io credo di sì. Immaginiamoci per un momento nel deserto, soli, lontani da ogni rapporto umano, lontani da ogni fonte di vita se non quella della sussistenza. Cosa sperimentiamo? Personalmente io “mi” sentirei così come sono, “mi” vedrei così come sono e, forse, “mi” spaventerei del “mio” essere “infinitamente piccolo”. Il deserto, dunque, diventerebbe la mia quaresima perché mi aprirebbe alla percezione del mio essere “io” piccolo e limitato. Nello stesso momento, però, e questo sarebbe l’aspetto in assoluto più entusiasmante, si trasformerebbe in un luogo nuovo, un luogo dove il bisogno di vita si manifesta nella ricerca dell’altro. In altre parole, entrare nel deserto vuol dire attraversare un ponte, un ponte che unisce ognuno di noi all’altro. In questo senso la quaresima umana, il deserto dell’io-uomo-donna è la percezione del mio limite, ma anche la gioia di aver scoperto gli altri con i quali iniziare un percorso di collaborazione per la costruzione di una vita fatta di comprensione, di tolleranza, di rispetto, di accoglienza. Percepire il limite inteso in senso quaresimale

FRANCO CIPRIANO Deposizione stellare 2002 Acrilico e gesso su tela Cm 100x100 non è sentirsi schiavi della miseria umana ma partire da questa per aprirsi all’incommensurabile grandezza della reciprocità. Fondare la vita dell’uomo sul senso della reciprocità, dopo aver attraversato il proprio deserto e aver preso atto del limite che ci segna, significa restituire ad ogni singolo essere umano la sua dignità e ciò perché “IO”, finalmente in pace con me stesso, li riconosco come il mio “TU”. Ecco perché Cristo ha scelto la croce per sottoscrivere il suo patto d’amore con noi. La croce è l’incontro, l’intreccio del “deserto”, il non-luogo dove Dio si manifesta, con il “limite”, il non-luogo dove l’io-uomo-donna si manifesta a se stesso-a. Cristo assume su di sé la finitudine umana, la fa sua e la trasforma, la sublima nell’atto di Amore più grande che ci sia sulla terra: l’offerta di sé. Se l’uomo fa lo stesso gesto, assumendo in sé il suo stesso limite, riconoscendolo, in quello stesso istante ha accolto tutti gli altri suoi simili trasformando la sua vita in modo radicale e definitivo sublimandola nell’incontro quotidiano con gli altri. Vincenzo Fiorenza


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