Settemiglia - anno I, n°2 - Speciale Natale

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Speciale Natale

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“ESISTO PER STUPIRMI”

Forse un mattino andando in un'aria di vetro Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. [E. Montale, Ossi di seppia, 1925] Immaginate un uomo solitario camminare per un viale alberato, immerso nei profumi della natura, in un' aria frizzante e limpida, poi un presentimento, qualcosa lo fa voltare e all'improvviso ha una terribile rivelazione: “il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me”. E' un attimo perché il mondo riappare, “come s'uno schermo” ed ecco spuntare un albero qua, una collina di là e la realtà pian piano si ridisegna come se nulla fosse accaduto. Ma è troppo tardi perché quell'uomo ormai sa, è consapevole, ha un segreto che non può rivelare a coloro che non si voltano e, zitto, continua la sua stra-

da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Ossi di seppia Di Eugenio Montale Editore Mondadori Collana Oscar Poesia Del Novecento Data uscita 10/11/2003 Pagine CXXIII-268, brossura

da. Questo componimento di Montale è spaventoso, inquietante, oserei dire sconvolgente, poiché ci mostra una realtà vuota, una televisione spenta, e tanti uomini accoccolati in comode poltrone a fare zapping, come inebetiti, incapaci di guardarsi intorno, voltarsi. A questo punto immagino che vi stiate chiedendo come mai, in un giorno di festa come il Natale, si possa parlare di un argomento così terribile. Non bastano già tutte le disgrazie propinate dal TG? La risposta è semplice: è proprio in giorni come questi che noi possiamo iniziare a voltarci, a guardarci intorno con rinnovato stupore, a

spalancare gli occhi per scrutare il mondo e le sue pieghe con nuova consapevolezza; ma guardandovi intorno oggi non sarete come quell'uomo solo che trova il vuoto alle sue spalle, voi troverete volti, sguardi luminosi e festosi, sarete in casa con le vostre famiglie, o per strada immersi in un flusso di sconosciuti, in Chiesa o nel supermercato, poco importa perché ovunque voi sarete ormai avrete imparato a voltarvi, a guardare oltre, aprire le braccia verso il mondo perché, qualunque cosa noi ne pensiamo, esso è stupefacente. Elena Fiorenza

DA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA Vivo queste ore in ansia e con la paura della sofferenza; mi affido al Buon Gesù e al Cuore della Mamma Immacolata che non fa mancare la Sua voce materna che solo parla di amore e di coraggio. Maria è la madre che ripete anche a noi, e ad ognuno di noi, figli del nostro tempo: “non temete, non abbiate paura, Gesù ha vinto il male, ha sconfitto la morte”. Quanto abbiamo bisogno di questa notizia! Ogni giorno giornali, televisione, radio, raccontano un male ripetuto, amplificato, abituandoci a cose orribili, facendoci diventare quasi insensibili e drogandoci di negativo. Il cuore si indurisce e i pensieri diventano cupi. Maria con la Sua voce materna ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia e ci aiuta a riscoprire il valore e la dignità della persona. Ella ci invita a guardare i fratelli con gli occhi del Suo Figlio, con gli occhi della misericordia e dell'amore, soprattutto verso quanti soffrono, quanti sono soli e quanti sono disprezzati e sfruttati.

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Ella invita noi ammalati a riscoprire la dignità della vita e la sua pienezza anche nella sofferenza. Quando il buio offusca il nostro cammino e le tenebre sembrano stringerci nelle catene della morte, Ella sorge più bella dell'aurora e ci indica la via dell'amore, una via disseminata dalle croci ma non priva del Suo abbraccio materno. Allora con Lei tutto diventa più facile e salire sulla croce diventa più semplice anche quando i chiodi trafiggono le nostre carni e sembrano spingerci lontano da Dio. Allora non resta che affidarci a Lei e consegnarci completamente tra le Sue braccia certi che non mancherà di accompagnarci a Gesù. Gridiamo con Padre Pio "Dolce Mammina abbracciami, stringimi e fammi sentire le mani di Gesù e di Gesù Crocifisso". Amico mio con questi desideri nel cuore ti saluto affettuosamente e ti chiedo di pregare e di far pregare sempre per me e per tutti i fratelli di Casa Sollievo. A presto! Silvio

settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola Aut.ne Trib. di Napoli n. 3393 del 7/03/1985 Direttore Responsabile: MARCO IASEVOLI Coordinatore Redazione: DON GIUSEPPE DE LUCA Redazione: VINCENZO FIORENZA ENZO VITIELLO ALFONSO QUARTUCCI ELENA FIORENZA VINCENZO DONNARUMMA E-Mail ed Info: redazione@settemiglia.it Per leggere e scaricare le pubblicazioni precedenti: www.settemiglia.it

Periodico Mensile Anno I - N°2 Speciale Natale 2010 Mail ed Info: redazione@settemiglia.it www.settemiglia.it

Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa

IL SUO VOLTO, I NOSTRI VOLTI, LO STUPORE Con lo sguardo fisso su Gesù Cristo è presente ogni volta che si verifica un vero incontro, ogni volta che un po’ d’amore si manifesta, ogni volta che la giustizia o la verità sono servite con disinteresse, ogni volta che la bellezza incanta il cuore umano. Atenagora, patriarca ortodosso 1876-1972 Non è uno studioso dell’arte che sta guardando questa incisione; è piuttosto lo sguardo pieno di stupore di chi vuol tentare anche questa strada per parlare del Mistero dell’Incarnazione. La scena presenta l’adorazione dei Magi, impostata secondo i canoni classici, ridotta agli elementi essenziali ma non priva di qualche particolare come la sagoma del cammello, sullo sfondo a destra, e le imponenti rovine dietro la figura della Vergine. Il Bambino è raffigurato in atteggiamento solenne e maestoso, in atto di benedire gli astanti; egli è nudo per indicare la perfezione del suo essere pienamente uomo. Maria, che regge con la mano destra il libro della parola, gli sostiene il braccio, ad indicare il concorso e la responsabilità dell’uomo nel disegno della redenzione. La figura di Giuseppe, alle spalle di Maria, è qui proposta, come al solito, in disparte, come un vecchio dalla lunga barba bianca, mentre osserva la scena con espressione assorta. È questo il quadro in cui si colloca il “Volto” di Cristo: quello di una famiglia umana, con i rapporti e i vincoli di reciproco affetto che pongono ciascun membro in relazione agli altri. Il voler rappresentare il volto del Redentore è l’immediata conseguenza dell’ evento dell’Incarnazione. È un voler perpetuare con i mezzi della pittura della scultura e della stampa il più grande miracolo che il mondo abbia mai conosciuto: Dio si è fatto come noi.

Adorazione dei Magi CARLO MARATTA Camerino 1625 – Roma 1713 Acquaforte, cm 20,7x13,8

La contemplazione di questo Volto non solo svela il vero volto di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, ma ci dice anche quanto di comune ci può essere tra la creatura e il suo Creatore. La contemplazione del “volto” di Dio ci rivela, infatti, la nostra vera identità, redenta dalla morte, inondata di luce. C’è difatti qualcosa di noi in quel volto, quella pienezza di essere che noi non siamo, che appaga ogni nostra inquietudine. Non soltanto non conosciamo Dio se non per mezzo di Gesù Cristo – scriveva Pascal – ma non conosciamo nemmeno noi stessi se non per mezzo di Gesù Cristo. Non conosciamo la vita, non conosciamo la morte, se non per mezzo di Gesù Cristo. All’infuori di Gesù Cristo, noi non sappiamo né che cos’è la nostra vita né che cos’è la nostra morte, né che cos’è Dio né che co-

sa siamo noi stessi. Dobbiamo tornare alla scuola di Betlemme. Contemplando il piccolo Bambino, la fragile e umanissima apparizione di Dio nella nostra storia, dobbiamo imparare che cosa significhi essere uomini: significa essere gli “amati”, i “prescelti”, i “benedetti”, quelli ai quali è stato dato “il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). A Betlemme dobbiamo imparare che ogni uomo va trattato da Dio, poiché il Figlio di Dio ha voluto essere e farsi trattare da uomo. Là dobbiamo imparare che Dio è venuto a condividere la vita dell’uomo perché l’uomo diventasse “partecipe della natura divina” (cfr 2Pt 1,4). Ma a Betlemme abbiamo imparato pure che l’uomo deve essere tanto più amato, rispettato e onorato quanto più è debole, sofferente e indifeso. Dobbiamo lasciarci, però, guidare da Maria, perché noi non conosciamo la strada. Lei ci chiederà di inginocchiarci come i magi davanti al suo piccolo e, nella serenità, ci permetterà di guardare le cose e gli altri con uno sguardo nuovo, tranquillo, meravigliato, stupito. Ci permetterà di vedere che Dio, il Dio nato a Betlemme, non vuole toglierci niente, ma renderci perfettamente felici nella sua luce. E così, nella consapevole ammirazione dell’umanità del Figlio di Dio, l’appuntamento tra noi e Dio, tra il suo volto e i nostri, giungerà finalmente a compimento. Natale è accaduto duemila anni fa ma la nostra generosità e l’apertura del nostro cuore permette a Dio di nascere ogni giorno. Natale accade ora qui, ogni volta che un volto si illumina, accolto da noi, mostrando un tratto nuovo del volto di Dio che si svela a noi. Auguri! vostro don Peppino


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